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COMUNICATO STAMPA.

Il Gruppo Verde ha portato oggi in Consiglio provinciale un ordine del giorno chiedendo maggiore autonomia per i Comuni nell’elaborazione dei regolamenti edilizi comunali.

In questi giorni i comuni si rompono la testa sui i regolamenti edilizi comunali. Molti comuni scelgono una sorta di “disobbedienza civile”, introducendo nei loro regolamenti edilizi comunali norme non previste dal regolamento provinciale e la Provincia sarà obbligata prima o poi a dare una copertura giuridica a questi regolamenti se non vuole un proliferare di contenziosi.

Con questo ordine del giorno, il Gruppo Verde ha posto il tema e l’assessora Kuenzer ha riconosciuto che il problema esiste. Abbiamo quindi accettato la proposta di osservare come si evolverà la situazione e di verificare in autunno come si saranno sviluppate le cose a livello comunale. La votazione è stata così sospesa.

“Ci prendiamo l’impegno di riportare in aula la mozione in autunno, sicuri che nei prossimi mesi crescerà la pressione di comuni, cittadine e cittadini sulla Provincia per ottenere una maggiore autonomia a livello comunale, perché a volte i Comuni sono già più avanti rispetto al regolamento edilizio tipo elaborato dalla Provincia” ha concluso il primo firmatario Riccardo Dello Sbarba.

Bolzano, 2/7/2021
Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Dopo due mesi dall’inizio della trattazione di questa mozione ce l’abbiamo fatta! Il Consiglio provinciale ha accolto la proposta del Gruppo Verde, rielaborata in collaborazione con la SVP, con cui si dà avvio alla distribuzione di assorbenti gratuiti nell’ambito di progetti pilota di educazione sessuale nelle scuole medie. Un piccolo passo nella giusta direzione.

“Una donna spende in media più di 2.000 Euro per questi prodotti. Per molte donne, soprattutto per quelle più giovani, si tratta di una spesa considerevole e a volte non se la possono nemmeno permettere” commenta la prima firmataria Brigitte Foppa. “Continueremo a impegnarci affinché gli assorbenti vengano messi a disposizione gratuitamente in tutte le scuole e anche nei luoghi pubblici”.

 

Bolzano , 1.7.2021

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Con Delibera n. 301 del 30.03.2021 la Giunta provinciale ha approvato il “Regolamento edilizio tipo” previsto dall’art. 21 comma 5 della legge provinciale n. 9 del 2018, “Territorio e paesaggio”. Da tale regolamento tipo discende poi il regolamento edilizio comunale che deve essere deliberato da ciascun Consiglio comunale.
Il regolamento edilizio comunale è un documento fondamentale per il futuro sviluppo dei comuni e per la possibilità di operare di imprese, cittadine e cittadini.
La esigenza presente nella Lp 9/18 di avere regole omogenee per tutta la Provincia, al fine di evitare disparità di trattamento, è certamente giustificata. Tuttavia, questo principio deve essere contemperato con la giusta autonomia che deve essere riconosciuta ai Comuni in un sistema che considera la sussidiarietà come proprio principio fondante. Non è infatti pensabile che tutti i 116 comuni adottino il “Regolamento tipo” provinciale con una semplice operazione di copia e incolla.
Su alcune limitate scelte il “Regolamento tipo” lascia esplicitamente spazi di scelta ai comuni, come ad esempio in tema di verde o di inquinamento luminoso.
Resta tuttavia il fatto che in molti comuni i regolamenti edilizi adottati in precedenza contenevano importanti norme innovative e addirittura più virtuose di quanto previsto dal “Regolamento tipo”, che comprensibilmente si è mantenuto su un insieme di regole adottabili da tutti i comuni. Dagli spazi comuni nei condomini per favorire la mobilità ciclabile o il superamento di barriere architettoniche, alla sistemazione negli edifici di quanto occorre per la raccolta differenziata dei rifiuti (le cui regole tra l’altro variano da comune a comune), dalle norme per incentivare il co-housing a quelle per realizzare nelle aree private parchi giochi per bambini, fino alle regole per le antenne di trasmissione: sono solo alcuni esempi tratti dai regolamenti edilizi di diversi comuni che sarebbe illogico cancellare solo perché il “regolamento tipo provinciale” non le ha previste. Con l’effetto, tra l’altro, di un ineguale trattamento tra imprese o cittadine e cittadine che hanno operato per tanti anni con i precedenti regolamenti comunali, e quindi hanno dovuto rispettare queste norme, e chi opererà coi nuovi regolamenti edilizi che queste norme non contengono.
È certamente interesse della Provincia consentire ai comuni di fare meglio, se ne hanno la volontà, rispetto a quanto dettato dal “Regolamento tipo”.
Per “fare meglio” intendiamo una cosa precisa: adottare disposizioni migliorative di standard urbanistici e paesaggistici volte a perseguire con più rigore, coraggio e coerenza gli obbiettivi che la stessa legge provinciale “Territorio e paesaggio” indica al suo articolo 2: ad esempio garantire alla popolazione un’elevata qualità di vita e di lavoro, uno sviluppo sostenibile del territorio, maggiore tutela del paesaggio, spazi pubblici dove posso generarsi coesione e solidarietà sociale, migliori servizi di vicinato, qualità edilizia, mobilità non inquinante, non consumo di suolo, risparmio energetico e produzione di energia rinnovabile (implementando tra l’altro il nuovo quadro normativo europeo e statale sull’autoconsumo e le comunità energetiche).
Sono questi solo alcuni dei principi – citati a titolo di esempio – contenuti nell’articolo 2 della Legge provinciale “Territorio e paesaggio”, per il raggiungimento dei quali (e solo per questo fine) dovrebbe essere lasciata ai comuni la possibilità di adottare regole più virtuose dello standard provinciale, a partire dalla possibilità di conservare nei nuovi regolamenti edilizi comunali quelle norme più virtuose già presenti nei regolamenti precedenti.
Sarebbe incomprensibile che con una applicazione troppo rigida del “Regolamento edilizio tipo provinciale” i comuni che finora si erano dotati di norme più avanzate debbano fare passi indietro.
Del resto, da diversi comuni è venuta la richiesta di poter mantenere nei nuovi regolamenti norme sensate e virtuose già presenti nei regolamenti precedenti. A questa richiesta ci pare importante rispondere positivamente.

Tutto ciò considerato, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale:

a predisporre gli strumenti normativi utili (se necessario anche modificando la delibera n. 301 del 30.03.2021 “Regolamento edilizio tipo”) affinché i comuni che lo desiderano possano, nel nuovo “regolamento edilizio comunale” approvato ai sensi delle Legge provinciale n. 9 del 2018, mantenere norme del precedente regolamento edilizio comunale e/o introdurvi nuove norme, a condizione che:
1. tali norme integrative non siano in contrasto con quanto previsto dal “Regolamento edilizio tipo” provinciale;
2. tali norme integrative abbiano l’obbiettivo dichiarato di perseguire in modo più efficace e virtuoso le finalità che la Legge provinciale n. 9 del 2018 “Territorio e paesaggio” indica chiaramente nel suo articolo 2.

BZ, 02.07.2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

Nell’area fra la stazione ferroviaria, piazza Verdi e piazza Walther a Bolzano è attivo da diversi mesi il gigantesco cantiere per la realizzazione del progetto WaltherPark. Tra scavi e demolizioni, durante le quali è stata trovata e smaltita anche una notevole quantità di amianto, le polveri e il rumore non lasciano tranquille le persone che abitano nell’area. Adiacenti al cantiere ci sono diversi esercizi commerciali, uffici e condomini abitati, tra cui uno in via Alto Adige a cui il cantiere praticamente “si appoggia” che ospita ben 52 famiglie.
Basta una piccola visita in questo condominio per accorgersi che su finestre e balconi si deposita quotidianamente una quantità notevole di polveri che vanno quotidianamente rimosse e che questa polvere continua, unita al rumore dei numerosi grandi macchinari, costringe per gran parte della giornata le persone a starsene chiuse in casa senza poter aprire le finestre o sostare sui balconi. In previsione dell’estate questa non è una situazione facile.
Su richiesta di queste famiglie la direzione del cantiere ha da tempo avviato un canale informativo che comunica periodicamente alle cittadine e ai cittadini l’evolversi dei lavori. Ma le operazioni sono talmente tante e di tali dimensioni che è facile sorgano problemi quotidiani che preoccupano chi abita nella zona. Molte persone non sanno come comportarsi e a chi rivolgersi, e non conoscono esattamente quali siano le prescrizioni che dovrebbero essere state fissate nel provvedimento di autorizzazione ottenuto dal cantiere in sede di VIA (Valutazione di impatto ambientale). Per questo va fatta chiarezza su diversi aspetti.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Quali sono le prescrizioni imposte in sede di valutazione di impatto ambientale al cantiere del WaltherPark? Si chiede una sintesi chiara di tali prescrizioni a tutela della salute e della qualità della vita delle persone che vivono e lavorano nel quartiere interessato.
  2. Oltre alle prescrizioni della VIA, ci sono per un cantiere di queste dimensioni ulteriori prescrizioni che sono imposte da altre norme, provinciali, nazionali o europee, volte alla tutela di chi abita e lavora nelle zone interessate?
  3. Oltre alle prescrizioni citate nelle risposte alle domande 1 e 2, ci sono altre prescrizioni o limitazioni che un’autorità come il Sindaco o il Presidente della Provincia può imporre a un cantiere come questo, per risolvere problematiche, anche momentanee, emerse durante i lavori? Se sì, può chi abita e lavora nei dintorni richiedere l’adozione di tali prescrizioni aggiuntive (anche momentanee)? Qual è la prassi da seguire? Ci sono già esempi di simili decisioni, o per ora non ce n’è stato bisogno?
  4. Chi è titolare del controllo sul rispetto delle prescrizioni citate nelle risposte alle due domande precedenti? Il Comune? La Provincia? O entrambi gli enti congiuntamente?
  5. A quali uffici in particolare è demandato il controllo di cui sono titolari gli enti citati nella domanda precedente? Se ci sono diversi uffici titolari del controllo per aspetti differenti, si prega di indicare la tematica e l’ufficio corrispondente.
  6. Come avviene il controllo? Esistono controlli periodici svolti d’ufficio, oppure i controlli avvengono “su chiamata”, oppure sono possibili entrambe le fattispecie? E per i controlli “su chiamata”, chi ha il diritto di richiedere il controllo?
  7. Quanti controlli d’ufficio sono stati svolti nel cantiere WaltherPark, quando sono stati effettuati e quali esiti hanno dato?
  8. Quanti controlli “a chiamata” sono stati svolti nel cantiere WaltherPark, quando sono stati effettuati, chi ha chiamato (non si chiede nomi ma categorie tipo: condomini, commercianti, esercenti bar…), qual era il problema e quali esiti hanno dato?
  9. Quale iter deve seguire un cittadino o cittadina che abbia un problema derivante dai lavori del cantiere per chiedere l’intervento delle autorità competenti, indicate nelle risposte alle domande precedenti?
    Si richiede cortesemente di allegare alla risposta a questa interrogazione il testo del (o il link al) “il provvedimento autorizzatorio unico provinciale comprensivo del provvedimento di VIA del cantiere WaltherPark”.

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

ANFRAGE ZUR SCHRIFTLICHEN BEANTWORTUNG.

Immer wieder regt sich Protest seitens der Anrainer:innen, wenn Umlaufbahnen in der Nähe von Wohngegenden gebaut werden bzw. bereits errichtet sind. Derzeit betrifft es Meransen, vor einiger Zeit war es Welschnofen, wo eine Umlaufbahn mitten in eine Wohnzone gestellt wurde.
Die 10er-Kabinenbahn Welschnofen Laurin 1-Frommer Alm fährt von der Talstation in Welschnofen zur Frommer Alm hinauf. Die Bahn von Doppelmayr befördert mit einer maximalen Geschwindigkeit von 6 Metern pro Sekunde in ca. 11 Minuten eine Höchstzahl von 1.800 Personen pro Stunde. In unmittelbarer Umgebung der Talstation liegt eine Wohnsiedlung, die hauptsächlich von Einheimischen bewohnt wird.
Die Lärmbelastung für die Anrainer:innen ist beachtlich. An der Talstation gibt es verschiedene Arten von Geräuschen: ein tiefes Brummen, ein kontinuierliches Rauschen, das Klappern der Rollen, wenn die Kabinen darüber gleiten. Einige dieser Geräusche werden von den Instrumenten der Geräuschmessung gar nicht erhoben, sie stellen nichtsdestoweniger eine den ganzen Tag andauernde Belastung für die Anrainer:innen dar.

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Wie viel hat die Bahn bei ihrer Errichtung gekostet? Wie hoch war der Beitrag des Landes? Wie wurde der Beitrag begründet?
  2. Wie sieht es mit der Auslastung der Bahn aus? Wie entwickelt sich die durchschnittliche Förderleistung pro Stunde im Jahresdurchschnitt der Jahre seit der Einrichtung der Bahn?
  3. Warum wurde eine Bahn mit dieser Förderleistung in Welschnofen gebaut? Welche Überlegungen standen dahinter?
  4. Gab es Auflagen für den Lärmschutz, da die Bahn in unmittelbarer Umgebung einer Wohnsiedlung gebaut wurde? Wenn nein, warum nicht?
  5. Hat die Landesregierung Kunde von Anrainer:innen, die von der Bahn in ihrer Lebensqualität beeinträchtigt werden?
  6. Gab es Messungen vor Ort, um die Belastung zu erheben? Welche Daten hat man hierzu? Wie wird der entstandene Lärm erklärt?
  7. Gibt es Bestrebung der Besitzergesellschaft, das Lärmaufkommen zu mildern? Wird es hierfür ebenfalls Landesförderung geben?
  8. Was kann getan werden, um die anwohnende Bevölkerung zu schützen?
  9. Hat man, auch jenseits der Bahn in Welschnofen, in der Landesverwaltung Erfahrungen im Bereich Psychoakustik? Werden diese Aspekte bei der Bewertung von Lärmbelastung in Südtirol mitberücksichtigt?

Bozen, 01.07.2021

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

ANFRAGE ZUR SCHRIFTLICHEN BEANTWORTUNG.

Am 15.06. beschloss die Landesregierung, ein Landeskoordinierungskomitee für den Organisationsablauf der Olympischen Spiele einzurichten. Aufgaben des Komitees sind unter anderem die „Überwachung des Mobilitäts- und Verkehrsplans“; weiters soll es darüber wachen, dass keine Sanktionen zu Lasten des Landes entstehen.
Das Interessanteste im Beschluss ist jedoch nicht der beschließende Teil selbst, sondern was so nebenbei in der Einleitung Erwähnung findet. Unter anderem ist von „Anpassungen der Infrastruktur der Arena in Antholz“ die Rede. Nun kann man sich unter „Anpassungen“ so ziemlich alles vorstellen: Von kleinen Reparaturarbeiten bis zur gewaltigen Potenzierung sind der Vorstellung hier keine Grenzen gesetzt.
Im Beschluss erwähnt wird auch der „Host-City-Contract“, in dem unter anderem festgelegt ist, dass alle an der Organisation der Spiele Beteiligten gesamtschuldnerisch für die Mitorganisatoren mithaften. Auch darunter kann man sich alles oder nichts vorstellen. Klarheit, welche Risiken Südtirol hier konkret eingeht, bringt der Beschluss allerdings nicht.

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Was besagt der Mobilitäts- und Verkehrsplan für Olympia 2026?
    a. Von wem wurde der Plan verfasst und welche Stakeholder daran beteiligt?
    b. Wir bitten um Aushändigung des Planes.
  2. Was sehen die „Anpassungen der Arena in Antholz“ vor?
    a. Sind diese „Anpassungen“ definitiv oder können in einem zweiten Moment noch weitere Dinge „angepasst“ und erweitert werden?
    b. Betreffen diese „Anpassungen“ auch eine Vergrößerung der Arena?
    c. Wenn ja, in welchem Ausmaß?
    d. Wenn nein, ist diese Entscheidung endgültig?
  3. Welche sind die konkreten finanziellen Risiken, die Südtirol mit der Unterzeichnung des „Host-City-Contracts“ eingeht?
  4. Was wird unternommen, um diese Risiken zu minimieren?
  5. In welchem Austausch steht Südtirol mit den anderen olympischen Partnern in Mailand/Cortina, um nicht Gefahr zu laufen, die Schulden Dritter „ausbügeln“ zu müssen?

Bozen, 01.07.2021

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Un primo passo è fatto. Il Gruppo Verde ha portato oggi in trattazione in Consiglio provinciale un documento voto che aveva come obiettivo quello di motivare lo Stato a elaborare una legge sulle catene produttive. In questo modo verrebbero responsabilizzate le aziende a garantire i diritti umani e ambientali lungo tutta la filiera produttiva.
Al momento gira una petizione a livello europeo che noi condividiamo e che sostiene che ogni persona ha il diritto ad avere sul mercato solo merce prodotta nel rispetto dei diritti umani.
Con la maggioranza è stato concordato un emendamento per concentrare la parte deliberativa sul campo d’azione degli Stati, ma allo stesso tempo per responsabilizzare le aziende e i consumatori e le consumatrici. “Non si può migliorare il mondo guardandolo da una sola prospettiva. È necessario trovare un’alleanza tra diversi attori, in questo caso consumatori/consumatrici, aziende, ma anche gli Stati e gli accordi internazionali”, sostiene Brigitte Foppa, prima firmataria della petizione. Una buona giornata per la sostenibilità, anche se c’è ancora spazio per migliorare: La mozione è stata approvata con 30 voti a favore.

Bozen, 30.6.2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Riccardo Dello Sbarba

ANFRAGE ZUR SCHRIFTLICHEN BEANTWORTUNG.

Das Vermögensamt veröffentlicht auf der Internetseite des Landes eine lange Liste der Landesimmobilien: www.provinz.bz.it/land/landesverwaltung/verwaltung/immobilienvermoegen.asp.
Diese Listen beinhalten zwar Aussagen über Nutzungs- bzw. Pachtverhältnis, daraus geht jedoch nicht hervor, wie viele und welche Immobilien derzeit ungenutzt sind.
Im Artikel 51 des neuen Gesetzes Raum und Landschaft wird im Gemeindeentwicklungsprogramm die „Erhebung der leerstehenden Gebäude und der vorhandenen ungenutzten oder aufgelassenen erschlossenen Flächen und die Festlegung der Ziele und Fristen für deren Wiederverwendung“ festgelegt.

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Wie viele und welche Immobilien im Landesbesitz stehen derzeit leer? Wir bitten um eine Auflistung der einzelnen Immobilien mit Angabe von Leerstandsbeginn und der vermutlichen Leerstandsdauer.
  2. 2. Gibt es eine Festlegung der Ziele und Fristen der Widerverwendung der leerstehenden Immobilien des Landes?
    a. Wenn ja, wie sollen die einzelnen Immobilien genutzt werden?
    b. Wenn nein, wird an der Festlegung der Wiederverwendungsziele und -fristen gearbeitet?
  3. 3. Für wie viele und welche Immobilien des Landes gibt es derzeit keine Pläne zur zukünftigen Nutzung?

Bozen, 26.05.2021

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

In Europa circola una petizione per inserire nelle Costituzione europea sei nuovi diritti fondamentali. Tra questi spiccano il diritto a un ambiente e un clima sano e il diritto ad avere sul mercato solo merce prodotta nel rispetto dei diritti umani. Sull’onda di questa iniziativa il Gruppo Verde presenta in Consiglio provinciale due mozioni.

Check per il clima: quanto sono compatibili con il clima le sovvenzioni alle imprese private?

Nel dicembre 2020, i capi di Stato e di Governo dell’UE hanno concordato di ridurre entro il 2030 del 55% le emissioni rispetto al 1990. Secondo il Green Deal Europeo (GDE) tutti i Paesi dell’UE dovranno raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Proteggere il clima non è però solo compito dello Stato, ma anche dei vari enti locali, della società e delle aziende private che sono chiamate ad aumentare gli sforzi per ridurre le emissioni.

Ogni anno la Provincia autonoma di Bolzano eroga al settore produttivo consistenti somme di denaro sotto forma di sovvenzioni. Questi fondi sono trasferimenti di capitale alle imprese private o vengono impiegati per infrastrutture pubbliche di trasporto e per l’edilizia pubblica di vario genere. Se questo miliardo investito ogni anno vada a vantaggio del clima oppure no, al momento nessuno è in grado di dirlo.

“Noi chiediamo che i finanziamenti pubblici destinati al settore privato, vengano sottoposti al più presto a una verifica sulla loro compatibilità climatica – spiega il primo firmatario Hanspeter Staffler – e che in futuro le attività economiche che incidono negativamente sul clima non ricevano più sostegni dalla mano pubblica”.

L’Italia ha bisogno di una legge sulle filiere: per il settore tessile, ma non solo

Poiché viviamo in un mondo globalizzato, le filiere di produzione sono sempre più complesse e distribuite a livello globale. La storia di una maglietta “made in Italy”, ad esempio, parte dall’Africa dove viene coltivato il cotone, passa dall’India dove il cotone viene filato, prosegue in Cina dove il filato viene trasformato in tessuto, poi arriva nell’Europa dell’est dove la maglietta viene cucita. E solo a questo punto viene spedita in Italia dove viene confezionata e venduta.

Nelle campagne di sensibilizzazione per un consumo sostenibile si fa sempre appello ai consumatori e alle consumatrici, che con le loro scelte hanno il potere di indirizzare il mercato. Scegliere un prodotto sostenibile da tutti i punti di vista può fare la differenza. Questo però è possibile solo se i consumatori e le consumatrici sono messi nelle condizioni di poter seguire passo dopo passo una complessa catena produttiva che semplicemente non viene narrata. Così purtroppo il cotone viene spesso coltivato con l’uso di sostanze nocive e le condizioni di lavoro di chi raccoglie il cotone, lo fila, lo tesse e lo cuce non sono rispettose dei diritti umani.

“Per questo motivo è giunto il momento che lo Stato italiano agisca ed elabori una propria legge sulle filiere di produzione.al fine di prevenire le violazioni dei diritti umani e i crimini contro l’ambiente” sostiene Brigitte Foppa, prima firmataria della mozione. Il Gruppo Verde propone quindi al Consiglio provinciale di sollecitare Governo e Parlamento italiani a elaborare una legge sulle filiere per le imprese italiane che le obblighi a garantire il rispetto dei diritti umani e della natura lungo tutta la loro catena produttiva, dalla genesi fino alla vendita.

 

BZ, 29.06.2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Riccardo Dello Sbarba

 

Considerazioni finali sulla Commissione d’inchiesta di Brigitte Foppa.

(Le mie riflessioni conclusive sono state in buona parte inglobate nella relazione del Presidente della Commissione d’inchiesta Franz Ploner. La relazione è stata bocciata dalla maggioranza SVP-Lega Salvini ed è la base della relazione di minoranza della Commissione.)

Dopo un anno in cui la commissione ha ascoltato un gran numero di attori coinvolti nell’approvvigionamento e nella distribuzione delle maschere protettive di oberalp, riassumo quelli che considero i risultati più importanti per la relazione finale del lavoro della Commissione d’inchiesta. Sono giunta a una conclusione, a una supposizione e una questione che è rimasta irrisolta fino alla fine.

1. “Un’anima buona ha inviato questa e-mail” – La constatazione

I vertici dell’azienda sanitaria non hanno informato immediatamente il personale sul problema delle maschere protettive. Questo ha esposto il personale sanitario a un serio pericolo.

Dopo essere stati informati che le maschere protettive fornite dalla Cina non soddisfacevano i necessari standard di qualità, i vertici dell’Asdaa non hanno immediatamente trasmesso l’informazione ai responsabili dei comprensori. Le informazioni sono arrivate ai direttori medici degli ospedali per iniziativa individuale di una dipendente e si è cercato di annullarle, di nasconderle o di imporre ai destinarari l’obbligo di riservatezza. “Un’anima buona ha mandato questa e-mail”. Questa azione può essere riassunta con questa dichiarazione di uno dei medici consultati. Il problema è chiaro. Spetta al datore di lavoro provvedere alla sicurezza sul lavoro. Se questo non può essere garantito per ragioni ovvie (per esempio una pandemia?) e il dipendente è esposto a un rischio particolare, il datore di lavoro deve in ogni caso informare immediatamente i dipendenti di questo possibile pericolo – anche perché possano reagire in qualsiasi modo. Questo è precisamente ciò che è stato omesso. L’affermazione dell’assessore: “Ma la protezione è stata data e questo è provato anche dalle cifre dell’infezione” (udienza del 09.04.2021) è il contrappeso cinico a un atteggiamento responsabile e trasparente, che sarebbe consigliabile soprattutto in tempi difficili.

2. “C’era un grande bisogno” – La mia ipotesi

Le persone che si definiscono eroi hanno difficoltà ad ammettere gli errori. O meglio, non si voleva creare il panico.

Una narrazione di base di questo tipo è stata ripetuta in tutta una serie di audizioni. Nel marzo 2020, il sistema sanitario dell’Alto Adige, come molti altri sistemi sanitari nel mondo, è stato travolto da una catastrofe imprevedibile. Questo è indubbiamente vero, anche se abbiamo anche sentito più volte che c’erano stati avvertimenti che lasciavano intendere che presto ci sarebbero stati dei momenti di difficoltà, in cui si chiedeva se l’equipaggiamento di protezione fosse sicuro, ecc. Il questo contesto catastrofico si è arrivati alla carenza di attrezzature di protezione e questa carenza viene descritta come una grande emergenza. Bisognava accontentarsi. E così si è ricorso ad amici e conoscenti (Oberrauch, Engl) e in questo modo si è stati in grado di procurarsi l’equipaggiamento protettivo. I singoli protagonisti di questa operazione non si sono fatti sfuggire l’occasione di diventare degli eroi. Metafore di guerra hanno sottolineato la messa in scena, che così è stata anche raccontata dai media. Il fatto che il materiale non fosse utilizzabile avrebbe fatto crollare miseramente la narrazione del salvataggio. Non ce lo si lo poteva permettere. Questa è la prima ipotesi sul perché non hanno dato l’allarme dopo che è stato chiaro che i DPI non erano all’altezza.

La seconda ipotesi, alternativa alla prima, ma molto più probabile, si basa sul presupposto che la gravità della situazione sia stata subito correttamente valutata dopo le perizie negative sulle maschere protettive cinesi, ma che la decisione sia stata presa in favore del principio “l’importante è non scatenare il panico”. I vertici dell’azienda sanitaria possono aver soppesato il fatto che sarebbero potuto insorgere incertezze o persino il rifiuto a prestare servizio se si fosse saputo della scarsa qualità dei DPI. Così è stata fatta la scelta di tenere nascosta la verità. La linea difensiva, riassumibile nella ripetuta affermazione “Avremmo dovuto distribuire i sacchi dell’immondizia?” (per inciso, una domanda sentita ripetutamente dalle voci ascoltate dell’azienda sanitaria) conferma questa ipotesi. Un tale atteggiamento può essere umanamente comprensibile, anzi, forse vale anche il principio del male minore. Il fatto è che nessuno dei responsabili ha mai ammesso una tale considerazione. Piuttosto, sono rimasti fermi sulle loro posizioni: avremmo dovuto distribuire sacchi della spazzatura? E: eravamo in grande difficoltà.

3. “Era solo la mia lista dei desideri” – La questione irrisolta fino alla fine

Non è ancora chiaro come si sia arrivati al secondo ordine di oberalp del valore di circa 25 milioni di euro.

Il 23 marzo 2020 arrivava a Vienna la prima spedizione dell’ordine oberalp. Ancora prima che arrivasse a Bolzano, la sera del 23 marzo, alle 23:12, l’azienda sanitaria (o qualcuno nell’azienda sanitaria, o anche qualcuno ai vertici della politica della Provincia) ha deciso di fare un secondo ordine. (“Alle 23:12 arriva l’ordine del dott. Kaufmann per un altro grande ordine. Alle 23:19 Engl conferma l’ordine via mail”. – questa la versione di Heiner Oberrauch). Oggi questo ordine viene negato da tutti, azienda sanitaria, dipartimento, Giunta provinciale. Non c’è nemmeno un documento ufficiale al riguardo. L’ordine mai ordinato aveva una portata finanziaria immensa, cioè circa 25 milioni di euro. Fino alla fine la commissione d’inchiesta non è riuscita a chiarire, come sia potuto succedere che una “lista dei desideri” (“L’ultima cosa che so riguardo a questo secondo ordine, che di fatto è la questione centrale, è la mia lista dei desideri o dei requisiti, che ho consegnato. Non so nient’altro, poi non sono stato più coinvolto. “. – Marc Kaufmann all’udienza del 19/11/20) sia diventata un ordine di tale grandezza. Né il direttore generale dell’azienda sanitaria, né l’assessore, né il capo della task force, né i responsabili degli acquisti, né il presidente della provincia ne sanno nulla. Ci può essere un equivoco su 25 milioni? Se è così, che tipo di relazione stretta doveva esistere affinché un imprenditore anticipasse denaro puramente sulla base della fiducia, senza alcun contratto? Ma nemmeno per il primo ordine la relazione Asdaa-oberalp è del tutto chiara, poiché anche questo sembra basarsi su un contratto non firmato – è la cosa è piuttosto insolita per un’amministrazione pubblica.

Questo scenario, con le sue conseguenze molto spiacevoli per l’impresa oberalp, ci permette di avere uno sguardo più disincantato sulla gestione e sulla direzione politica del servizio sanitario in Alto Adige.

Una leadership chiara, procedure stabilite democraticamente, trasparenza e responsabilità chiaramente accettate sono le caratteristiche normali di un’azienda che funziona bene. Una tale cultura dimostra il suo valore anche nelle emergenze. Alla luce di quanto ascoltato nel corso dei lavori di questa Commissione d’inchiesta non sembra essere proprio il caso dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nel caso Covid -dispositivi di protezione – 2020.

Brigitte Foppa/BZ/19.05.2021