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COMUNICATO STAMPA.

Un primo passo è fatto. Il Gruppo Verde ha portato oggi in trattazione in Consiglio provinciale un documento voto che aveva come obiettivo quello di motivare lo Stato a elaborare una legge sulle catene produttive. In questo modo verrebbero responsabilizzate le aziende a garantire i diritti umani e ambientali lungo tutta la filiera produttiva.
Al momento gira una petizione a livello europeo che noi condividiamo e che sostiene che ogni persona ha il diritto ad avere sul mercato solo merce prodotta nel rispetto dei diritti umani.
Con la maggioranza è stato concordato un emendamento per concentrare la parte deliberativa sul campo d’azione degli Stati, ma allo stesso tempo per responsabilizzare le aziende e i consumatori e le consumatrici. “Non si può migliorare il mondo guardandolo da una sola prospettiva. È necessario trovare un’alleanza tra diversi attori, in questo caso consumatori/consumatrici, aziende, ma anche gli Stati e gli accordi internazionali”, sostiene Brigitte Foppa, prima firmataria della petizione. Una buona giornata per la sostenibilità, anche se c’è ancora spazio per migliorare: La mozione è stata approvata con 30 voti a favore.

Bozen, 30.6.2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Riccardo Dello Sbarba

ANFRAGE ZUR SCHRIFTLICHEN BEANTWORTUNG.

Das Vermögensamt veröffentlicht auf der Internetseite des Landes eine lange Liste der Landesimmobilien: www.provinz.bz.it/land/landesverwaltung/verwaltung/immobilienvermoegen.asp.
Diese Listen beinhalten zwar Aussagen über Nutzungs- bzw. Pachtverhältnis, daraus geht jedoch nicht hervor, wie viele und welche Immobilien derzeit ungenutzt sind.
Im Artikel 51 des neuen Gesetzes Raum und Landschaft wird im Gemeindeentwicklungsprogramm die „Erhebung der leerstehenden Gebäude und der vorhandenen ungenutzten oder aufgelassenen erschlossenen Flächen und die Festlegung der Ziele und Fristen für deren Wiederverwendung“ festgelegt.

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Wie viele und welche Immobilien im Landesbesitz stehen derzeit leer? Wir bitten um eine Auflistung der einzelnen Immobilien mit Angabe von Leerstandsbeginn und der vermutlichen Leerstandsdauer.
  2. 2. Gibt es eine Festlegung der Ziele und Fristen der Widerverwendung der leerstehenden Immobilien des Landes?
    a. Wenn ja, wie sollen die einzelnen Immobilien genutzt werden?
    b. Wenn nein, wird an der Festlegung der Wiederverwendungsziele und -fristen gearbeitet?
  3. 3. Für wie viele und welche Immobilien des Landes gibt es derzeit keine Pläne zur zukünftigen Nutzung?

Bozen, 26.05.2021

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

In Europa circola una petizione per inserire nelle Costituzione europea sei nuovi diritti fondamentali. Tra questi spiccano il diritto a un ambiente e un clima sano e il diritto ad avere sul mercato solo merce prodotta nel rispetto dei diritti umani. Sull’onda di questa iniziativa il Gruppo Verde presenta in Consiglio provinciale due mozioni.

Check per il clima: quanto sono compatibili con il clima le sovvenzioni alle imprese private?

Nel dicembre 2020, i capi di Stato e di Governo dell’UE hanno concordato di ridurre entro il 2030 del 55% le emissioni rispetto al 1990. Secondo il Green Deal Europeo (GDE) tutti i Paesi dell’UE dovranno raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Proteggere il clima non è però solo compito dello Stato, ma anche dei vari enti locali, della società e delle aziende private che sono chiamate ad aumentare gli sforzi per ridurre le emissioni.

Ogni anno la Provincia autonoma di Bolzano eroga al settore produttivo consistenti somme di denaro sotto forma di sovvenzioni. Questi fondi sono trasferimenti di capitale alle imprese private o vengono impiegati per infrastrutture pubbliche di trasporto e per l’edilizia pubblica di vario genere. Se questo miliardo investito ogni anno vada a vantaggio del clima oppure no, al momento nessuno è in grado di dirlo.

“Noi chiediamo che i finanziamenti pubblici destinati al settore privato, vengano sottoposti al più presto a una verifica sulla loro compatibilità climatica – spiega il primo firmatario Hanspeter Staffler – e che in futuro le attività economiche che incidono negativamente sul clima non ricevano più sostegni dalla mano pubblica”.

L’Italia ha bisogno di una legge sulle filiere: per il settore tessile, ma non solo

Poiché viviamo in un mondo globalizzato, le filiere di produzione sono sempre più complesse e distribuite a livello globale. La storia di una maglietta “made in Italy”, ad esempio, parte dall’Africa dove viene coltivato il cotone, passa dall’India dove il cotone viene filato, prosegue in Cina dove il filato viene trasformato in tessuto, poi arriva nell’Europa dell’est dove la maglietta viene cucita. E solo a questo punto viene spedita in Italia dove viene confezionata e venduta.

Nelle campagne di sensibilizzazione per un consumo sostenibile si fa sempre appello ai consumatori e alle consumatrici, che con le loro scelte hanno il potere di indirizzare il mercato. Scegliere un prodotto sostenibile da tutti i punti di vista può fare la differenza. Questo però è possibile solo se i consumatori e le consumatrici sono messi nelle condizioni di poter seguire passo dopo passo una complessa catena produttiva che semplicemente non viene narrata. Così purtroppo il cotone viene spesso coltivato con l’uso di sostanze nocive e le condizioni di lavoro di chi raccoglie il cotone, lo fila, lo tesse e lo cuce non sono rispettose dei diritti umani.

“Per questo motivo è giunto il momento che lo Stato italiano agisca ed elabori una propria legge sulle filiere di produzione.al fine di prevenire le violazioni dei diritti umani e i crimini contro l’ambiente” sostiene Brigitte Foppa, prima firmataria della mozione. Il Gruppo Verde propone quindi al Consiglio provinciale di sollecitare Governo e Parlamento italiani a elaborare una legge sulle filiere per le imprese italiane che le obblighi a garantire il rispetto dei diritti umani e della natura lungo tutta la loro catena produttiva, dalla genesi fino alla vendita.

 

BZ, 29.06.2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Riccardo Dello Sbarba

 

Considerazioni finali sulla Commissione d’inchiesta di Brigitte Foppa.

(Le mie riflessioni conclusive sono state in buona parte inglobate nella relazione del Presidente della Commissione d’inchiesta Franz Ploner. La relazione è stata bocciata dalla maggioranza SVP-Lega Salvini ed è la base della relazione di minoranza della Commissione.)

Dopo un anno in cui la commissione ha ascoltato un gran numero di attori coinvolti nell’approvvigionamento e nella distribuzione delle maschere protettive di oberalp, riassumo quelli che considero i risultati più importanti per la relazione finale del lavoro della Commissione d’inchiesta. Sono giunta a una conclusione, a una supposizione e una questione che è rimasta irrisolta fino alla fine.

1. “Un’anima buona ha inviato questa e-mail” – La constatazione

I vertici dell’azienda sanitaria non hanno informato immediatamente il personale sul problema delle maschere protettive. Questo ha esposto il personale sanitario a un serio pericolo.

Dopo essere stati informati che le maschere protettive fornite dalla Cina non soddisfacevano i necessari standard di qualità, i vertici dell’Asdaa non hanno immediatamente trasmesso l’informazione ai responsabili dei comprensori. Le informazioni sono arrivate ai direttori medici degli ospedali per iniziativa individuale di una dipendente e si è cercato di annullarle, di nasconderle o di imporre ai destinarari l’obbligo di riservatezza. “Un’anima buona ha mandato questa e-mail”. Questa azione può essere riassunta con questa dichiarazione di uno dei medici consultati. Il problema è chiaro. Spetta al datore di lavoro provvedere alla sicurezza sul lavoro. Se questo non può essere garantito per ragioni ovvie (per esempio una pandemia?) e il dipendente è esposto a un rischio particolare, il datore di lavoro deve in ogni caso informare immediatamente i dipendenti di questo possibile pericolo – anche perché possano reagire in qualsiasi modo. Questo è precisamente ciò che è stato omesso. L’affermazione dell’assessore: “Ma la protezione è stata data e questo è provato anche dalle cifre dell’infezione” (udienza del 09.04.2021) è il contrappeso cinico a un atteggiamento responsabile e trasparente, che sarebbe consigliabile soprattutto in tempi difficili.

2. “C’era un grande bisogno” – La mia ipotesi

Le persone che si definiscono eroi hanno difficoltà ad ammettere gli errori. O meglio, non si voleva creare il panico.

Una narrazione di base di questo tipo è stata ripetuta in tutta una serie di audizioni. Nel marzo 2020, il sistema sanitario dell’Alto Adige, come molti altri sistemi sanitari nel mondo, è stato travolto da una catastrofe imprevedibile. Questo è indubbiamente vero, anche se abbiamo anche sentito più volte che c’erano stati avvertimenti che lasciavano intendere che presto ci sarebbero stati dei momenti di difficoltà, in cui si chiedeva se l’equipaggiamento di protezione fosse sicuro, ecc. Il questo contesto catastrofico si è arrivati alla carenza di attrezzature di protezione e questa carenza viene descritta come una grande emergenza. Bisognava accontentarsi. E così si è ricorso ad amici e conoscenti (Oberrauch, Engl) e in questo modo si è stati in grado di procurarsi l’equipaggiamento protettivo. I singoli protagonisti di questa operazione non si sono fatti sfuggire l’occasione di diventare degli eroi. Metafore di guerra hanno sottolineato la messa in scena, che così è stata anche raccontata dai media. Il fatto che il materiale non fosse utilizzabile avrebbe fatto crollare miseramente la narrazione del salvataggio. Non ce lo si lo poteva permettere. Questa è la prima ipotesi sul perché non hanno dato l’allarme dopo che è stato chiaro che i DPI non erano all’altezza.

La seconda ipotesi, alternativa alla prima, ma molto più probabile, si basa sul presupposto che la gravità della situazione sia stata subito correttamente valutata dopo le perizie negative sulle maschere protettive cinesi, ma che la decisione sia stata presa in favore del principio “l’importante è non scatenare il panico”. I vertici dell’azienda sanitaria possono aver soppesato il fatto che sarebbero potuto insorgere incertezze o persino il rifiuto a prestare servizio se si fosse saputo della scarsa qualità dei DPI. Così è stata fatta la scelta di tenere nascosta la verità. La linea difensiva, riassumibile nella ripetuta affermazione “Avremmo dovuto distribuire i sacchi dell’immondizia?” (per inciso, una domanda sentita ripetutamente dalle voci ascoltate dell’azienda sanitaria) conferma questa ipotesi. Un tale atteggiamento può essere umanamente comprensibile, anzi, forse vale anche il principio del male minore. Il fatto è che nessuno dei responsabili ha mai ammesso una tale considerazione. Piuttosto, sono rimasti fermi sulle loro posizioni: avremmo dovuto distribuire sacchi della spazzatura? E: eravamo in grande difficoltà.

3. “Era solo la mia lista dei desideri” – La questione irrisolta fino alla fine

Non è ancora chiaro come si sia arrivati al secondo ordine di oberalp del valore di circa 25 milioni di euro.

Il 23 marzo 2020 arrivava a Vienna la prima spedizione dell’ordine oberalp. Ancora prima che arrivasse a Bolzano, la sera del 23 marzo, alle 23:12, l’azienda sanitaria (o qualcuno nell’azienda sanitaria, o anche qualcuno ai vertici della politica della Provincia) ha deciso di fare un secondo ordine. (“Alle 23:12 arriva l’ordine del dott. Kaufmann per un altro grande ordine. Alle 23:19 Engl conferma l’ordine via mail”. – questa la versione di Heiner Oberrauch). Oggi questo ordine viene negato da tutti, azienda sanitaria, dipartimento, Giunta provinciale. Non c’è nemmeno un documento ufficiale al riguardo. L’ordine mai ordinato aveva una portata finanziaria immensa, cioè circa 25 milioni di euro. Fino alla fine la commissione d’inchiesta non è riuscita a chiarire, come sia potuto succedere che una “lista dei desideri” (“L’ultima cosa che so riguardo a questo secondo ordine, che di fatto è la questione centrale, è la mia lista dei desideri o dei requisiti, che ho consegnato. Non so nient’altro, poi non sono stato più coinvolto. “. – Marc Kaufmann all’udienza del 19/11/20) sia diventata un ordine di tale grandezza. Né il direttore generale dell’azienda sanitaria, né l’assessore, né il capo della task force, né i responsabili degli acquisti, né il presidente della provincia ne sanno nulla. Ci può essere un equivoco su 25 milioni? Se è così, che tipo di relazione stretta doveva esistere affinché un imprenditore anticipasse denaro puramente sulla base della fiducia, senza alcun contratto? Ma nemmeno per il primo ordine la relazione Asdaa-oberalp è del tutto chiara, poiché anche questo sembra basarsi su un contratto non firmato – è la cosa è piuttosto insolita per un’amministrazione pubblica.

Questo scenario, con le sue conseguenze molto spiacevoli per l’impresa oberalp, ci permette di avere uno sguardo più disincantato sulla gestione e sulla direzione politica del servizio sanitario in Alto Adige.

Una leadership chiara, procedure stabilite democraticamente, trasparenza e responsabilità chiaramente accettate sono le caratteristiche normali di un’azienda che funziona bene. Una tale cultura dimostra il suo valore anche nelle emergenze. Alla luce di quanto ascoltato nel corso dei lavori di questa Commissione d’inchiesta non sembra essere proprio il caso dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige nel caso Covid -dispositivi di protezione – 2020.

Brigitte Foppa/BZ/19.05.2021

COMUNICATO STAMPA.

Il Consiglio Regionale continua a degradare, grazie alla Lega Salvini. Dopo la necessità di far pressione per settimane, prima che il segretario questore Savoi lasciasse il suo incarico, oggi è stato raggiunto un nuovo livello di bassezza. Il consigliere Denis Paoli della Lega Salvini, nel suo intervento sull’elezione di Fugatti a Presidente della Regione, ha attaccato la consigliera Myriam Atz-Tammerle, arrivando a consigliarle un migliore stile nel vestire, dicendo letteralmente “Non siamo a un pigiama party”. Nel corso della seduta sono volati volgarità e insulti (“Non dire ca..ate”, “Non rompere i …”) verso le consigliere. Le colleghe sono intervenute a difendere la consigliera esprimendole la solidarietà e respingendo le parole di Paoli. La cons. Foppa ha invitato il cons. Paoli a scusarsi. Le “scuse” gli sono state visibilmente strappate, di pentimento non c’era neanche l’ombra. Questo non può essere accettato, così non si può andare avanti.

TN, 25.06.2021

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler
Lucia Coppola

ORDINE DEL GIORNO N. 2 al disegno di legge provinciale n. 85/21.

In Alto Adige c’è sempre più bisogno di alloggi a prezzi accessibili. Per potersi permettere un appartamento di proprietà, nella maggior parte dei casi occorre essere in due. Questo vale ovviamente anche per l’edilizia abitativa agevolata. Non è compito dello Stato, di un’autonomia o di un’amministrazione pubblica controllare quale tipo di relazione vi sia fra queste persone e quali accordi abbiano preso tra di loro. Per questo motivo, è anacronistico premiare determinate scelte di vita, assegnando punti aggiuntivi al momento della presentazione di una domanda per un’agevolazione edilizia. Eppure, il regolamento di attuazione della legge sull’edilizia abitativa agevolata del 1998 prevede punti in più per le coppie appena sposate. È ora di adeguare queste norme alle esigenze attuali e di concedere i punti aggiuntivi a tutti coloro che presentano congiuntamente una domanda di contributo per un’agevolazione edilizia e che hanno la stessa residenza.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di porre fine all’esplicito trattamento preferenziale riservato alle coppie sposate riguardo all’assegnazione dei punti per le agevolazioni edilizie;
  2. di assegnare cinque punti a due persone con la stessa residenza che presentano una domanda di agevolazione edilizia.

 

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

 

ORDINE DEL GIORNO N. 3 al disegno di legge provinciale n. 85/21.

Il personale sanitario è esposto a una pressione enorme, e questo non soltanto in seguito alla crisi da Coronavirus e non solo in Alto Adige. Lo stipendio non è però minimamente commisurato agli
sforzi lavorativi richiesti. Nel peggiore dei casi questa situazione può portare a un burnout, la forma più estrema di affaticamento. Ma anche senza diagnosi molti, in particolare tra il personale
infermieristico, accusano un carico di lavoro eccessivo, stanchezza e sfinimento. La municipalità di Vienna ha comunicato che un numero non da sottovalutare di infermiere e infermieri durante la
pandemia è stato sottoposto a uno stress talmente elevato che sta considerando di cambiare lavoro. Vista la carenza di personale sanitario che si sta già registrando in Alto Adige, la nostra provincia non può assolutamente permettersi di finire in questa situazione. Il personale va tutelato e sostenuto nel migliore dei modi nell’esercizio della sua professione.

Un mezzo per prevenire tale fenomeno è la supervisione. Si tratta di focalizzarsi sia sull’interazione del team di lavoro, ma anche sull’attività lavorativa in quanto tale, in modo da rendere i processi lavorativi più umani ovvero più efficaci. La possibilità di una supervisione dovrebbe essere messa a disposizione del personale sanitario a intervalli brevi e regolari e durante l’orario di lavoro. Per raggiungere un risultato ottimale si dovrebbero prevedere sia delle supervisioni individuali sia del team nel suo insieme, che riguarderebbero l’ambiente lavorativo più stretto.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma  di Bolzano incarica la Giunta provinciale

di prevedere, ogni due mesi, per il personale sanitario, delle RSA e delle strutture di cura pubbliche, la possibilità di partecipare, su base volontaria e durante l’orario normale di lavoro, a una supervisione individuale e di tutto il team.

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

 

ANFRAGE ZUR AKTUELLEN FRAGESTUNDE.

In den vergangenen drei Monaten wurden die landesweit wichtigsten Brutstätten der Wechselkröten, die sich im südlichen Areal des Flughafens befanden, durch Bauarbeiten zerstört. Bei der Verlängerung der Landebahn wurden die Wassergräben durch Bagger zugeschüttet. Dabei wurden nicht nur viele adulte Tiere der Wechselkröte getötet, sondern es wurden auch deren Brutstätten vernichtet. Beides ist laut FFH-Richtlinie nicht erlaubt. Die Grüne Fraktion hat die Landesregierung bereits mehrmals aufgefordert, die Bauarbeiten einzustellen, den Naturfrevel zu sanieren und die Verantwortlichen zur Rechenschaft zu ziehen. Bisher hat die Landesregierung nichts unternommen.

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Seit wann sind der Landesregierung und der zuständigen Naturschutzbehörde die Vorkommen der Wechselkröte im südlichen Teil des Flughafens bekannt?
  2. Welche Einträge in Datenbanken, welche Studien und Untersuchungen zur Wechselkröte liegen der Landesregierung seit wann vor? Wir ersuchen um Auflistung der Daten und um Aushändigung etwaiger Studien und Untersuchungen.

Bozen, 21.06.2021

Landtagsabgeordnete
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

PRESSEMITTEILUNG.

Mit Einführung des Green Pass wird auch das Angebot der Nasenflügeltests, die bisher kostenfrei in den Testzentren durchgeführt wurden, eingestellt. Diese Tests haben für den Green Pass keine Gültigkeit und sind somit nicht zielführend.

Das kann man nachvollziehen.

Nicht nachvollziehen kann man indes, dass die Antigentests, die hierfür gültig wären, nicht kostenfrei angeboten werden, sondern nur gegen Bezahlung in Anspruch genommen werden können. In Deutschland werden in den Testzentren gratis die Antigentests angeboten, die zum Beispiel für die Rückkehr nach Südtirol notwendig sind. „Diesem Beispiel sollte auch unser Land folgen“, so die grünen Landtagsabgeordneten. „Wir unterstützen die Impfkampagne des Landes, erinnern jedoch auch daran, dass bis dato nicht für alle Altersgruppen die Impfung uneingeschränkt empfohlen wird. Das führt zum Beispiel für Familien mit Kindern zu wirtschaftlicher Benachteiligung. Wenn die Jugendlichen den ihren Altersgruppen entsprechenden Tätigkeiten nachgehen sollen, so müssen die Familien die Kosten dafür übernehmen.“

Gerecht ist das nicht, familienfreundlich ebensowenig. Wir fordern das Land auf, die Antigentests, wie vormals die Nasenflügeltests gratis zur Verfügung zu stellen, für all jene, die sie brauchen.

Bozen, 24.06.2021

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Da poco, i cittadini e le cittadine devono effettuare i pagamenti che riguardano la pubblica amministrazione attraverso la piattaforma “PagoPA”. Secondo i Comuni dell’Alto Adige non è possibile
mettere a disposizione altri sistemi di pagamento. Di per sé la notizia non fa troppo scalpore, se non fosse che i pagamenti mediante PagoPA implicano delle commissioni che con altri sistemi di pagamento, ad esempio la domiciliazione bancaria, non vanno sostenute. A questo si aggiunge che in PagoPA le commissioni non sono elencate durante il processo di pagamento, ma la brutta sorpresa arriva soltanto alla fine dell’operazione.

È interessante il fatto che in Italia le aziende private non possono imporre ai consumatori e alle consumatrici spese per l’utilizzo di strumenti di pagamento (cfr. Codice del Consumo, d. lgs. 206/2005, art. 62). Di fatto quindi la mano pubblica utilizza metodi che ai privati sono vietati: ovvero trasferisce il costo delle operazioni di pagamento sui consumatori e sulle consumatrici. Secondo il Centro tutela consumatori utenti non importa che non siano i Comuni stessi bensì i fornitori di servizi finanziari a incassare questi soldi. Per i cittadini e le cittadine in ultima analisi la cosa non cambia.

La fatturazione tramite PagoPA dà luogo anche a implicazioni bizzarre. Pare che nei Comuni non sia possibile pagare le spese per rifiuti, acqua e bonifica con una sola bolletta. È necessario avviare tre operazioni di pagamento distinte, sempre tramite PagoPA, e pagare tre volte le commissioni per l’utilizzo di questo sistema.

La pubblica amministrazione avrebbe invece la possibilità di utilizzare sistemi meno onerosi per i consumatori e le consumatrici. Ma di solito questa opportunità semplicemente non viene offerta alla cittadinanza. I Comuni, infatti, si rifanno all’Autorità garante della concorrenza e del mercato che pare prevedere l’esclusività di PagoPA. Si tratta però soltanto di una parte di verità. Perché la stessa Autorità garante precisa in un comunicato stampa del novembre 2020 che è possibile utilizzare altri metodi di pagamento oltre a PagoPA. Anzi, i Comuni hanno addirittura la possibilità di premiare i cittadini e le cittadine che effettuano i pagamenti tramite la loro banca. Questo “premio” prevede, ai sensi del Codice dell’amministrazione digitale, una riduzione del 20% dell’aliquota.

Per questo motivo nulla impedisce alle amministrazioni dell’Alto Adige di offrire ai cittadini e alle cittadine altri sistemi di pagamento per pagare le fatture. Le amministrazioni sono addirittura incoraggiate in questo senso dall’Autorità garante e possono “premiare” i cittadini e le cittadine se utilizzano altri metodi di pagamento. Per non parlare del fatto che la pubblica amministrazione non si può permettere di non applicare gli standard della tutela dei consumatori e delle consumatrici imposti invece all’economia privata.

Per questi motivi, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

di attivarsi con i Comuni e il Consorzio dei Comuni affinché nella pubblica amministrazione dell’Alto Adige oltre a PagoPA venga offerta almeno un’altra modalità di pagamento che non comporti commissioni.

BZ, 23.6.2021

Consiglieri provinciali
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba