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INTERROGAZIONE.

Come noto, per frenare la diffusione dell’epidemia da Coronavirus il Governo ha disposto la chiusura della maggior parte dei negozi, eccetto quelli alimentari, di generi di prima necessità, le tabaccherie, le edicole dei giornali ecc. Chi vende alimentari, però, sia nei piccoli negozi che nei grandi supermercati, spesso vende anche piccoli utensili da cucina, materiale di cancelleria (quaderni, penne…) fino a calze, calzini ecc. Questi negozi (e supermercati) di alimentari sono l’unica possibilità per una persona in questo periodo anche per acquistare piccoli oggetti tra questi “generi vari”, utili per la vita quotidiana. A un certo punto, però, chi andava a fare la spesa si è accorto che gli scaffali non alimentari erano costellati di cartelli con su scritto: “prodotti non in vendita”. Quindi, da quel momento in poi una persona poteva comprare le patate ma non il pelapatate e una famiglia doveva far fare i compiti ai figli, ma non poteva comprare penne e quaderni?
Che cosa era successo?
Era successo che un negozio (pare in Pusteria) era stato sanzionato proprio perché aveva venduto quaderni oltre che pane, latte e verdure. Da quel momento in poi tutti i negozi e i supermercati della provincia hanno “sbarrato” gli scaffali di “generi vari”. La cosa è apparsa a molti assurda: perché impedire a una persona di comprare un colino per the, o un quaderno per scuole, in un supermercato che comunque è aperto per tutti gli altri generi, mentre sono completamente chiusi tutti gli altri negozi di cancelleria, di articoli da cucina e così via?
La questione è stata segnalata alla Giunta provinciale. Così, per porre rimedio a questa assurda situazione è arrivata la “ORDINANZA PRESIDENZIALE CONTINGIBILE ED URGENTE” n. 16/2020 del 2 aprile 2020. In essa il “Presidente della Provincia e Commissario speciale per l’emergenza COVID-19” al punto e) “ORDINA” questo: “Ai gestori dei negozi di vicinato (“Geschäften des Kleinhandels” in tedesco) è consentita la vendita di soli generi alimentari e beni di prima necessità, ivi inclusi gli articoli di cartoleria e altri oggetti di consumo giornaliero”.
Quindi: solo i “negozi di vicinato” sono autorizzati a vendere quaderni e penne, ma non i supermercati. E dove sta il confine tra “negozio di vicinato” e supermercato? Il supermercatino di paese è “negozio di vicinato” e il supermercato di Corso Libertà a Bolzano non lo è? Nel primo si può acquistare anche i quaderni e generi vari (quindi speriamo anche il pelapatate) e nel secondo no? Ma, essendo ovunque chiusi i negozi specializzati in cancelleria, dove comprerà un quaderno una persona che abita a Bolzano in corso Libertà?
Non si capisce la ratio di una simile norma, che autorizza solo una parte dei negozi di alimentari e generi vari di vendere materiale di cancelleria e nega la stessa cosa a un’altra parte, mentre le condizioni di contesto sono identiche in entrambi i casi.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Che cosa intende il “Presidente della Provincia e Commissario speciale per l’emergenza COVID-19” per “negozi di vicinato” (“Geschäften des Kleinhandels” in tedesco) ai sensi dell’“ORDINANZA PRESIDENZIALE CONTINGIBILE ED URGENTE” n. 16/2020 del 2 aprile 2020?
  2. Che ragione ha autorizzare solo ai suddetti “negozi di vicinato” la vendita anche di “articoli di cartoleria e altri oggetti di consumo giornaliero” e non anche a tutti gli altri esercizi, soprattutto supermercati nei maggiori centri urbani, legittimamente aperti per la vendita di “generi alimentari e beni di prima necessità”?
  3. Esiste una normativa statale che fissa la distinzione fatta al punto e) della “ORDINANZA PRESIDENZIALE CONTINGIBILE ED URGENTE” n. 16/2020 del 2 aprile 2020, oppure questa distinzione è dovuta alla volontà del “Presidente della Provincia e Commissario speciale per l’emergenza COVID-19”?
  4. Visto che su tutto il territorio provinciale vigono le stesse norme sulla chiusura dei negozi di generi diversi da quelli autorizzati, non ritiene il “Presidente della Provincia e Commissario speciale per l’emergenza COVID-19” che la distinzione fatta al punto e) comporti un diverso trattamento tra aree della nostra provincia, a svantaggio soprattutto dei centri urbani maggiori?
  5. Intende il “Presidente della Provincia e Commissario speciale per l’emergenza COVID-19” correggere questa distinzione e ripristinare pari condizioni su tutto il territorio?

Bolzano, 03.04.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMMENTO DI HANSPETER STAFFLER.

La vecchia signora Europa sta iniziando a muoversi: la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è scusata con l’Italia tramite una lettera aperta.

Nel testo, pubblicato integralmente su “La Repubblica”, riconosce la situazione drammatica che i territori del Nord Italia stanno affrontando e si rammarica del fatto che l’UE abbia reagito con ritardo e con tanti tentennamenti. Ma ora al primo posto dell’agenda europea ci sarebbero solidarietà e aiuti per Italia, Spagna & con. E fin qui, tutto bene.

Ma l’UE da sola non è in grado di sollevare gli Stati membri dalla crisi. C’è bisogno di fondi aggiuntivi, nella forma di Eurobonds o Coronabonds che tutti gli Stati europei devono assumere, insieme. E per questo è necessario l’accordo di tutti i governi.

Il problema sono però alcuni capi di governo, che si dichiarano contrari agli strumenti finanziari di solidarietà. In Germania la CDU/CSU blocca qualsiasi responsabilità solidale, la SPD è disponibile al confronto e i Verdi hanno fin dall’inizio della crisi sottolineato che si tratta di un discorso globale e che ora l’Europa deve agire unita.

Il primo ministro olandese Rutte si è dichiarato fermamente contrario a questi strumenti finanziari di solidarietà e internamente è stato duramente criticato: Politici, economisti, addirittura banchieri si stanno esprimendo a favore dei Coronabonds. Si dice che Rutte sia un pragmatico e che sia anche in grado di cambiare opinione. Allora bisogna continuare a lavorarci.

Lucrezia Reichlin, professoressa della Buisiness School of London, ha elaborato, con un gruppo di esperti, una proposta di finanziamento e ritiene che sia urgente e necessario applicare una soluzione solidale come i Coronabonds. Altrimenti, sostiene la Reichlin, l’UE e l’Euro rischiano il disfacimento.
Lo vogliamo? Io no!

Reddito di base incondizionato

Abbiamo dedicato la seconda settimana dei nostri green meeting points al reddito di base.

Martedì 31 marzo ci siamo incontrati per dialogare, riflettere, guardare avanti. Questa volta Marlene Pernstich e Sepp Kusstascher ci hanno dato un breve input su “Per un reddito di base incondizionato: una visione in tempi di crisi”.

Qui potete visualizzare il raccolto e ascoltare il commento finale.

 

Giovedì 2 aprile abbiamo continuato a raccogliere idee su come svegliare e nutrire la voglia di questa idea visionaria: “Reddito di base: sogno e strategia” con Judith Hafner e Sepp Kusstatscher.

Qui potete visualizzare il raccolto e ascoltare il commento finale.

 

Il progetto Green Meeting Point viene accompagnato della cooperativa sociale Blufink, che, alla fine di ogni dialogo, riassume nel “raccolto” gli input, le domande e i commenti emersi.

 

In più qualche link e alcune informazioni aggiuntive:

  • Petizione Online sul reddito di base in Europa
  • „Radikal gerecht” di Thomas Straubhaar
  • “Non con i miei soldi” di Andrea Baranes, Ugo Biggeri, Andrea Tracanzan, Claudia Vago, Domenico Villano
  • “Reddito di base in Africa” di Sandro Gobetti, Federico Maggiulli, Luca Santini
  • “Gemeinwohl-Ökonomie” di Christian Felber
  • Raccolta di pensieri e riflessioni sul reddito di base in Alto Adige di Karl Tragust
  • Lettera aperta di Sepp Kusstatscher

INTERROGAZIONE.

Aribnb non è più (se mai lo è stato) un romantico sistema di condivisione della propria casa con ospiti di passaggio, ma la più grande piattaforma di affitti brevi del mondo, con un’offerta di milioni di posti letto. A tutti è capitato di utilizzare questa piattaforma per soggiornare altrove e fin dalla prima esperienza diventa chiaro che molti alloggi sono destinati esclusivamente all’affitto, che singole persone spesso offrono più alloggi e che oltre al compenso per il locatore, c’è da pagare i costi di pulizia e il servizio della piattaforma stessa, che ha migliaia di dipendenti sparsi in ogni luogo dove opera. Tutto ciò non è di per se illegittimo, ma, se l’attività si configura come quella di affittacamere, deve essere regolata come si deve e deve sottostare a una serie di obblighi, in modo che non si crei una concorrenza sleale con altre analoghe attività di tipo ricettivo che a tali obblighi sono sottoposte.

Chi ha utilizzato questa piattaforma sa anche che in alcuni posti viene chiesto un documento di riconoscimento agli affittuari e in altri posti no, in alcuni viene chiesta la tassa di soggiorno e in altri no. Esistono infatti diverse regole nelle diverse città del mondo. In molte, a partire da dove il fenomeno è nato, cioè San Francisco, le autorità pubbliche hanno tentato di dare regole a questa attività sorta “spontaneamente” al di fuori dei modelli di ospitalità consolidati e normati.

Per questo ci pare importante fare il punto per quanto riguarda il nostro territorio.

Tutto ciò premesso, si chiede alla Giunta provinciale:

A quali obblighi e condizioni sottostà chi in provincia di Bolzano offre il proprio alloggio su piattaforme come Airbnb o simili? Oltre agli obblighi o condizioni che verranno eventualmente indicate nella risposta, si chiede anche, in particolare:

  1. E’ fissato un limite massimo di giorni/anno, oltre il quale l’attività viene classificata come quella vera e propria di affittacamere?
  2. Vige l’obbligo di avere una licenza per affittare? Se sì, chi la rilascia?
  3. Vige l’obbligo di registrare l’alloggio offerto? Se sì, dove viene registrato?
  4. Vige l’obbligo di dichiarare/registrare via via il singolo affitto, il periodo, il numero di ospiti, il ricavato? Se sì, dove viene registrato?
  5. Vige l’obbligo di pagare la tassa di soggiorno? Se sì, quanto e con quali criteri?
  6. Esiste una forma, anche molto semplificata, di contratto? Se sì, quale?
  7. E’ possibile offrire un alloggio convenzionato su una piattaforma tipo Airbnb? Se sì, a quali condizioni? Se no, vengono fatti controlli che ciò non accada, da chi e con quale periodicità e metodo?
  8. In generale, esiste nell’amministrazione provinciale un ufficio che si occupi di questo tipo di fenomeno, controlli il suo sviluppo e monitori le modalità con cui opera? Se sì, qual è l’ufficio o il soggetto competente? Se non esiste, non ritiene la Provincia opportuno istituire questa competenza e affidarla a un soggetto idoneo a svolgerla?

Bolzano, 31.03.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

Anche in provincia di Bolzano si è diffuso l’uso di offrire alloggi e affittare alloggi tramite piattaforme come Aribnb. Si tratta di una attività operante nel campo della ricettività turistica ma è nata al di fuori dei modelli di ospitalità consolidati e normati e per questo ancora non ben conosciuta nelle sue dimensioni e modalità. Tuttavia, conoscere un fenomeno così importante è condizione per poter operare, per capire vantaggi e rischi per l’economia locale, per studiare forme di regolamentazione. A molti di noi è capitato di utilizzare queste piattaforme per viaggiare e ci siamo accorti che il fenomeno è molto diversificato (anche in funzione delle diverse normative vigenti nei diversi paesi, regioni e città). Per questo sarebbe utile avere un quadro di questa realtà in provincia di Bolzano.

Tutto ciò premesso,

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Quali informazioni ha ad oggi la Provincia, o le associazioni turistiche, sulla realtà in provincia di Bolzano di piattaforme come Airbnb o simili? (per le risposte si può prendere un anno di riferimento, specificando quale). Si sa, in particolare:
    • In totale, in provincia di Bolzano quanti alloggi vengono offerti tramite piattaforme come Airbnb? E a quanti posti letto corrispondono questi alloggi in totale?
    • Quanti giorni all’anno in media viene affittato un alloggio attraverso questo tipo di piattaforme in provincia di Bolzano?
    • Distinguendo per fasce le durate medie di locazione (ad es. meno di 30 giorni, tra 30 e 60 giorni, tra 60 e 90 giorni, tra 90 e 120 giorni, più di 120 giorni), quanti alloggi di quelli offerti nella nostra provincia rientrano nelle varie fasce?
    • Quanti di questi alloggi sono seconde case e quanti invece alloggi dove vive abitualmente anche il locatore?
    • Quant’è il giro di affari che nella nostra provincia ruota attorno a piattaforme tipo Airbnb? In particolare, c’è una stima di quanto sia il guadagno totale annuo dei locatari e quanto vada in totale all’anno ad Airbnb per il servizio?
    • Quanti sono i singoli locatori che offrono in affitto più di un alloggio, magari distinti per fasce (es. quanti offrono un solo alloggio, quanti fino a 5 alloggi, quanti fino a 10 alloggi, ecc.).
  2. La Provincia ritiene opportuno svolgere una ricerca accurata, magari affidando questo compito a Astat, per avere dati e informazioni più complete sul fenomeno degli alloggi per affitti brevi come Airbnb?

Bolzano, 31.03.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

La Giunta provinciale ha dichiarato che intende attenuare le gravi conseguenze economiche dell’attuale crisi con un vasto pacchetto di provvedimenti. È bene e importante adottare adesso misure rapide e non burocratiche, per garantire la sopravvivenza delle imprese e di conseguenza dei posti di lavoro – in altre parole, per il futuro. Ogni giorno di ritardo causerebbe gravi danni. 

Ma c’è un altro settore che attualmente non è al centro dell’attenzione dei media, ma non per questo meno importante, ovvero il settore artistico e culturale. Questo campo – importante per la vita sociale come lo è un’agenda piena di ordini per un’impresa- è stato uno dei primi settori dell’economia a essere colpito dalla crisi del corona virus e sarà anche quello che soffrirà più a lungo.

Concerti disdetti, teatri chiusi, progetti rinviati: la vita culturale in Alto Adige si è per lo più fermata. Ciò è tanto più grave in quanto la cultura è in gran parte caratterizzata da condizioni di lavoro precario. In passato, quasi nessuno ha avuto la possibilità di costruire riserve finanziarie. Le conseguenze economiche, soprattutto per gli artisti che lavorano in proprio, sono quindi devastanti. La loro esistenza è semplicemente minacciata dalla mancanza di onorari e stipendi. La chiusura forzata di diverse settimane ha già causato grandi danni, in parte irreparabili, alla scena locale e ciò che ora viene distrutto è difficile o addirittura impossibile da ricostruire.

Ora servono chiari impegni finanziari per i lavoratori autonomi e per le microimprese del settore, un sostegno di liquidità e garanzie per assicurare la sopravvivenza dei nostri artisti nei prossimi mesi, nonché un aumento significativo del budget culturale per evitare una conflagrazione nel settore culturale. Istituzioni di formazione continua, centri giovanili e biblioteche dovrebbero essere integrati in questo programma di salvataggio per mantenere l’arte, la cultura e gli artisti, vivi e capaci di essere vissuti in questo tempo. 

Le misure adottate finora in questo settore sono più un segno di mancanza di pianificazione che un ambizioso pacchetto di aiuti. Il “finanziamento” di 600 euro per progetti artistici online non può essere descritto in altro modo. Registi, insegnanti di musica, scultori o autori devono caricare un video di 3 minuti su Facebook per chiedere aiuto? Chi dà questi suggerimenti, o non capisce molto di arte, o, come penso, non ha tempo per occuparsi intensamente di questo settore.

Sarebbe quindi utile che nei prossimi mesi l’assessore Philipp Achammer si dedicasse esclusivamente all’economia e all’educazione e che la cultura avesse invece una sua, esclusiva, voce forte. In questa fase, gestire tutti e tre i reparti con le migliori prestazioni possibili non è possibile per una sola persona. 

Oggi, in questa crisi, l’arte e la cultura hanno più che mai bisogno di una rappresentanza sicura di sé, che affronti i problemi del nostro comune paesaggio culturale – tedesco, ladino e italiano – e che metta tutte le sue energie nella ricerca di soluzioni. 

Oggi abbiamo bisogno del coraggio di permettere nuove idee e di intraprendere percorsi alternativi per poter continuare ad avere un panorama culturale vivace anche domani. Per l’arte, per il futuro e per noi stessi.

Felix von Wohlgemuth
Co-Portavoce Verdi Grüne Vërc

INTERROGAZIONE.

Per affrontare il problema di un’adeguata sistemazione alle persone senza fissa dimora la Provincia in un primo momento ha puntato sull’ex Alimarket. Erano anche cominciati i lavori (documentati da servizi della Rai), ma poi la cosa si è interrotta perché, risulta dai media, le autorità sanitarie non avrebbero considerata idonea la soluzione.
D’altra parte neppure alcune delle strutture che già accolgono senzatetto e profughi appaiono idonee a contrastare il diffondersi dell’epidemia. Ad oggi, 31 marzo 2020, non ci risulta che a tutti questi problemi sia stata trovata una soluzione definitiva.
C’è chi ha avanzato l’idea di utilizzare a questo scopo gli alberghi, che attualmente sono vuoti, dove ciascuna persona o gruppo familiare potrebbe ricevere una stanza separata.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Per quali ragioni è stata abbandonata la soluzione ex Alimarket?
  2. Perché il parere delle autorità sanitarie non è stato acquisito PRIMA di decidere la soluzione ex Alimarket (e cominciare i lavori), ma è arrivato solo DOPO? Come sono andate le cose?
  3. Dopo questo disguido, sono stati definiti con le autorità sanitarie criteri standard per l’accoglienza di senza tetto o profughi in questo periodo di epidemia?
  4. Come valuta la Provincia l’ipotesi di utilizzare alberghi attualmente vuoti per sistemare le persone senza tetto e profughi?

Bolzano, 31.03.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa

COMUNICATO STAMPA.

Oggi iniziano i primi incontri dei gruppi di lavoro del Consiglio provinciale dedicati ai temi particolarmente legati dal Covid19, naturalmente per videoconferenza. L’iniziativa è partita dal Capogruppo SVP Lanz e il Gruppo Verde accoglie con favore la proposta di collaborazione. Proprio in tempi di crisi coinvolgere tutti in iniziative sovrapartitiche è il giusto modo di procedere. Per i Verdi, Hanspeter Staffler parteciperà oggi al gruppo di lavoro dedicato a economia e lavoro, mentre Brigitte Foppa parteciperà a quello dedicato alla salute.
Sui provvedimenti economici, Hanspeter Staffler visionerà e valuterà la situazione e le proposte della Giunta.

Sulla sanità Brigitte Foppa porterà le seguenti proposte del Gruppo Verde:

1) Realizzazione di uno studio a campione
I dati che ci vengono comunicati giornalmente riguardano sempre i nuovi casi testati positivamente di Covid19, le guarigioni e i decessi. Per ora non si sa ancora niente sulla percentuale di contagi nella popolazione. Le conoscenze della medicina basata sull’evidenza consigliano però di aumentare urgentemente questa percentuale per poter prendere dei provvedimenti politico-sanitari sensati ed efficaci. Paesi come la Norvegia stanno già andando in questa direzione.
Proponiamo quindi di estrapolare la percentuale di contagi attraverso uno studio campione rappresentativo. La cosa migliore sarebbe quella di fare il tampone e il test degli anticorpi su un campione di persone rappresentativo della popolazione. Nel concreto si potrebbe incaricare l’Istituto di medicina generale della Claudiana di effettuare lo studio.

2) Test di anticorpi a tappeto
Come sappiamo, i tamponi che vengono fatti oggi ci dicono se è in atto un’infezione oppure no. Questo è importante per isolare le persone colpite e per tutelare chi sta loro vicino. Purtroppo non sappiamo nulla su se e quante persone siano già immunizzate contro il Covid19. Sarebbe molto importante da sapere, in primo luogo per quelle persone che lavorano in ambiti sanitario e sociale e poi anche per chi lavora a contatto con altre persone, ad esempio nel settore alimentare. Questo sarebbe importante da sapere affinché si possa iniziare ad allentare le misure di limitazione delle uscite, iniziando da coloro che sono già immunizzati e che quindi non rappresentano più un pericolo. Si può anche pensare a ulteriori test volontari. Molte cittadine e cittadini sarebbero sicuramente disponibili.

3) Tutela delle persone nelle strutture
Ci arrivano notizie sul fatto che ancora ci sono a disposizione pochi dispositivi e vestiti di sicurezza. Bisogna pensare anche ai volontari attivi nelle strutture sanitarie e sociali, oltre che ai dipendenti, soprattutto nelle case di riposo. È necessaria una efficace protezione anche per quelle persone che operano in situazioni difficili come nella gestione dei senzatetto o che lavorano in stretta convivenza nei centri di accoglienza.

Si tratta di superare questo periodo in maniera efficiente per la salute di tutte le persone che vivono nella nostra Provincia. E di abbreviare il più possibile questo periodo di isolazione per tenere al minimo quelli che possono essere altri effetti collaterali per la salute delle persone.

31.03.2020

COMMENTO DI HANSPETER STAFFLER.

L’Èuropa è a un bivio: per molte famiglie questo è un periodo tragico, e anche nell’Unione europea si sta rischiando una vera tragedia. O l’Unione Europea affronta questa crisi unita, oppure corre il grave rischio di disgregarsi.

Il Coronavirus ci tiene tutti sotto scacco, a livello italiano, europeo, mondiale. Al momento si tratta principalmente di una sfida medica, ma presto ci saranno da affrontare grandi sfide economiche e sociali. E saranno enormi.

L’Europa si è sempre presentata come una comunità di valori solidali, in cui il libero movimento di persone, beni e servizi avrebbe unito gli Stati e i loro cittadini. I Paesi europei ne hanno approfittato molto negli anni buoni. Ora però i tempi non sono più così buoni, piuttosto che alla logica del profitto si dovrebbe ora dare la precedenza al pensiero della solidarietà, secondo il quale i Paesi più forti dal punto di vista economico aiutano quelli più deboli, i Paesi meno colpiti dal virus aiutano quelli più colpiti.

Al momento cosa sta succedendo? Italia, Spagna, Francia e altri Paesi chiedono alla UE degli strumenti finanziari solidali come gli Eurobond, altrimenti detti coronabond. Sono bond di debito assunti dalla UE, distribuiti secondo una chiave di crisi ai vari Paesi e infine ripagati dalla UE. È così che i Paesi europei meridionali pensano debba funzionare una solidarietà europea. E anch’io la penso così!

Purtroppo i Paesi del Nord, soprattutto Germania, Austria e Olanda si dicono contrari a questo patto di solidarietà. Preferiscono farsi “gli affari loro” per far sì di far superare al meglio possibile la crisi al proprio sistema economico e sociale. Questa politica del “prima vengo io” dei paesi nordici crea in quelli del Sud delusione, rabbia e sfiducia. Le persone rischiano di perdere la fede nel progetto europeo, senza speranza e fiducia l’Europa rischia di appassire.

E allora spingiamo insieme per una solidarietà europea, per strumenti finanziari solidali, per i coronabond!!!

Hanspeter Staffler

Rarely before has a crisis of such scale impacted so many, in such a short time, across our planet. This is an unprecedented challenge to our societies, which humanity must face together. Solidarity and ambitious cooperation, not nationalism or egoism, will ensure we come out of this crisis stronger and wiser. We must leave no one behind and face this together with open hearts.

Questa settimana i Verdi Europei insieme al Gruppo Verde del Parlamento Europeo si sono riuniti per uno scambio sulla situazione e sulle reazioni politiche alla crisi attuale.
Anche i Verdi sudtirolesi hanno partecipato all’elaborazione di una presa di posizione come risposta comune Verde alla crisi causata dal COVID-19.
Osserviamo con preoccupazione gli sviluppi che destano di nuovo divisioni all’interno dell’Unione e che invece di generare solidarietà riportano all’irrigidimento di egoismi nazionali.

Insieme, solidarietà e azioni collettive sono i contenuti centrali della nostra reazione politica alla pandemia. Le richieste di aiuto non possono restare inascoltate. Un forte coordinamento da parte delle istituzioni europee può gestire e configurare in modo più efficiente la ricerca scientifica, oltre che la produzione e l’utilizzo di strumenti medici e sanitari. Aiuti finanziari devono essere garantiti senza condizioni. Democrazia e diritti umani devono essere tutelati.
Nessuna vita umana, nessuna regione, nessuno stato deve essere lasciato solo in questa situazione. Solo insieme, con forza e solidarietà europee unite possiamo risolvere e superare la crisi.
Qui sotto trovate la traduzione della dichiarazione. Qui potete leggere l’originale in lingua inglese.

Marlene Pernstich
Co-Portavoce Verdi Grüne Vërc

 

La risposta degli European Greens alla crisi “COVID-19”

Raramente una crisi di tale portata ha colpito così tanti, in così poco tempo, nell’UE e in tutto il nostro pianeta. Si tratta di una sfida senza precedenti per le nostre società, che l’umanità deve affrontare insieme. La solidarietà e la cooperazione ambiziosa, non il nazionalismo o l’egoismo, ci garantiranno di uscire da questa crisi più forti e più saggi. Non dobbiamo lasciare nessuno indietro e affrontare questa sfida insieme con cuore aperto.

Noi, i Verdi europei, siamo uniti per fare la nostra parte nella risposta alla pandemia. Insieme,

  • Esprimiamo la nostra totale vicinanza a tutti coloro che sono stati infettati dal virus e che stanno lottando per la loro vita e per i loro familiari e amici; condividiamo il dolore di coloro che hanno perso i loro cari a causa della malattia.
  • Affermiamo la nostra solidarietà e il nostro profondo apprezzamento per coloro che stanno rischiando la vita nel prendersi cura di quanti sono stati colpiti dal virus. È inestimabile il contributo che stanno dando alle nostre società; questo non deve essere e non sarà dimenticato. Allo stesso modo, non potremo mai ringraziare abbastanza tutti i lavoratori che assicurano la continuità dei servizi essenziali, mettendo in gioco ogni giorno la propria salute.
  • Salutiamo le iniziative e le soluzioni creative della gente comune e della società civile organizzata in tutta l’UE che stanno aiutando le nostre società ad affrontare la nostra nuova realtà quotidiana. Apprezziamo profondamente anche il ruolo delle amministrazioni locali e delle altre istituzioni in prima linea nella gestione di questa crisi.
  • Plaudiamo alle manifestazioni di solidarietà che abbiamo visto tra i Paesi e le regioni. Allo stesso tempo, deploriamo fortemente la mancanza di solidarietà da parte degli Stati membri dell’Unione Europea, dimostrata durante questa crisi, in particolare verso l’Italia, la cui richiesta di forniture mediche è rimasta senza risposta, e verso la Spagna, anch’essa pesantemente colpita dalla situazione attuale. Chiediamo a tutti gli Stati membri e alle istituzioni dell’UE di coordinarsi insieme a tutti gli Stati europei al fine di garantire la massima produzione e l’uso più efficiente delle forniture mediche, lo scambio di informazioni e di competenze, il sostegno economico e il mantenimento della libera circolazione delle merci per evitare possibili carenze di beni di base.
  • Il settore privato ha mostrato brillanti esempi di reattività e creatività nel rispondere alla crisi. Ma anche qui si sta assistendo a tentativi di trarre indebito vantaggio, sfruttando le legittime ansie della popolazione. In particolare, ci opponiamo fermamente a tutti i tentativi di raccolta in massa di dati personali, sia da parte di istituzioni private che pubbliche.
  • Riconosciamo che i governi dell’UE stanno ora agendo, con sincero impegno, per individuare il modo migliore per superare la crisi sanitaria e le sue conseguenze sociali ed economiche. Ovunque i Verdi siano al governo o all’opposizione, non risparmiamo alcuno sforzo per contribuire agli obiettivi comuni.
  • Siamo tuttavia gravemente allarmati dalle azioni unilaterali di alcuni governi dell’UE, in particolare per quanto riguarda le misure di emergenza. Qualsiasi restrizione ai diritti fondamentali e ai diritti umani deve essere il più possibile limitata nella sua durata, e in ogni caso efficace ma non sproporzionata. Siamo molto preoccupati per i tentativi di alcuni governi di trarre benefici politici dalla pandemia. La crisi non deve essere usata come pretesto per distruggere i controlli e gli equilibri democratici, né i diritti sociali e del lavoro. I governi devono dare prova di responsabilità e i poteri straordinari devono essere applicati con equilibrio e misura.
  • Accogliamo con favore gli impegni già assunti a livello UE dalla Commissione e dalla BCE di fare “tutto il necessario” per mitigare le conseguenze economiche e sociali di questa crisi, in particolare per quanto riguarda la sospensione del Patto di stabilità e crescita e il Piano di “quantitative easing” della BCE, ma riteniamo che si debba fare di più. In particolare, chiediamo sostegno finanziario per gli Stati membri più duramente colpiti, attraverso sovvenzioni e prestiti a basso interesse, senza alcuna condizione politicamente pericolosa. I governi e le istituzioni dell’UE dovrebbero lavorare insieme per istituire con urgenza gli Eurobond per contribuire a raccogliere i fondi necessari per le politiche sanitarie e di assistenza sociale.
  • Esortiamo inoltre gli Stati membri e l’UE a coordinarsi per prevedere misure adeguate per prevenire ingenti perdite di posti di lavoro e per stabilizzare il reddito dei lavoratori colpiti, in particolare dei più vulnerabili. Per il periodo immediatamente successivo alla crisi avremo bisogno di un pacchetto di investimenti che si concentri sulle piccole e medie imprese, sui lavoratori individuali e che contribuisca a orientare la nostra economia verso una transizione sociale ed ecologica.
  • Riconosciamo la dimensione globale di questa crisi e apprezziamo la solidarietà offerta ai Paesi europei da molti Stati non europei. Allo stesso modo, la solidarietà dell’UE non deve fermarsi ai confini dell’UE, l’UE deve fornire gli aiuti umanitari necessari e le migliori risorse mediche in particolare ai Paesi del Sud del mondo. L’UE deve garantire la massima collaborazione con l’OMS e altri organismi internazionali per sviluppare una risposta medica efficace (cooperazione nella ricerca sui vaccini, ecc.) e per condividere tale ricerca.

Nell’affrontare la crisi, crediamo che la nostra bussola comune debba essere guidata dai seguenti elementi:

  1. Dobbiamo garantire collettivamente che nessuno venga lasciato indietro, specialmente coloro che sono più vulnerabili all’interno e ai margini delle nostre società. La gestione della crisi non deve in alcun modo approfondire l’ingiustizia e l’esclusione. Auspichiamo in particolare che la gestione di questa crisi non allontani l’UE e i suoi Stati membri, insieme ad altri Paesi europei, dall’agire con urgenza e responsabilità per alleviare il peggioramento della situazione nei campi profughi delle isole greche. I campi profughi di queste isole devono essere evacuati per garantire a tutti un accesso sicuro alle cure sanitarie, alla quarantena e ad altre misure adeguate contro il coronavirus.
  2. Una risposta efficace, efficiente e duratura alla crisi richiede un’azione collettiva. Proteggere le vite significa lasciarsi alle spalle gli stretti interessi nazionali o economici. In questo senso, se da un lato rendiamo omaggio agli sforzi di coordinamento compiuti finora dalle istituzioni dell’UE, dall’altro auspichiamo un più forte ruolo di leadership.
  3. Per trovare risposte alla crisi dobbiamo agire e pensare fuori dagli schemi abituali, in particolare in termini di politica macroeconomica. Le organizzazioni, le leggi, le regole e le procedure devono essere fatte per servire la vita, non il contrario.
  4. I sistemi sanitari pubblici, gratuiti e ben finanziati sono e devono rimanere una spina dorsale dei nostri sistemi di welfare e l’UE deve impegnarsi per una maggiore cooperazione tra di essi e per meccanismi che li sostengano ulteriormente. Occorre fare in modo che questa crisi sia l’occasione per una maggiore integrazione europea, verso un’Europa più forte, più verde e più sociale.

Dobbiamo sapere che, da come gestiamo questa crisi e dalla nostra capacità di coordinarci e di sostenerci reciprocamente, dipenderà il futuro: si produrrà un danno irrimediabile al progetto europeo e alle nostre democrazie così come le conosciamo o, al contrario, l’uno e le altre potranno rafforzarsi.

Siamo convinti che, una volta superata questa crisi, non si possa e debba tornare alle vecchie politiche, e che tanto meno la crisi vada usata come alibi per politiche di austerità dure come dopo la crisi finanziaria globale.

Come il cambiamento climatico, che rimarrà una sfida urgente ed esistenziale, la pandemia mette profondamente in discussione il modo in cui le nostre società sono organizzate, il modo in cui viviamo su questo pianeta e una serie di politiche convenzionali. Abbiamo più che mai bisogno di una nuova bussola; in questa prospettiva, la crisi “COVID-19” rafforza l’assoluta necessità di iniziative di trasformazione come un coraggioso Green Deal europeo e un massiccio reinvestimento in servizi pubblici di qualità, soprattutto nel settore sanitario.
Solo così questa crisi porterà a società più giuste, più sostenibili e più democratiche.