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–        Webinar die verdi tedeschi/europei su cosa può fare l’UE per sostenere l’Italia
–        Serve solidarietà europeo in questa crisi
–        I verdi tedeschi ed europei sostengono gli Eurobonds
–        Gli incentivi per sostenere l’economia in questa crisi devono però sostenere un’economia sostenibile, la lotta contro la crisi climatica deve andare a pari passo
–        Webinar condotto da Alexandra Geese, europarlamentare tedesca che ha vissuto 20 anni in Italia. Partecipa dai verdi del Sudtirolo Pascal Vullo che possiede i due passaporti.

Venerdì 27.03 sera i verdi tedeschi hanno organizzato un webinar con partecipazione dal Sudtirolo sulla questione: “Emergenza coronavirus: cosa può fare l’UE per sostenere l’Italia? Tra sanità e misure economiche“.

La serata è stata condotta da Alexandra Geese, Europarlementare tedesca che ha vissuto più di venti anni in Italia. Alexandra Geese ed i partecipanti del webinar hanno discusso con Elisabetta Groppelli virologa e professore assistente in Sanità Globale presso la University of London ed Andrea Ercoli consulente del lavoro dello Studio Associato Cerioli Ercoli, Lombardia.

Durante la discussione è stato ribadito che serve solidarietà europea in questa crisi. Un primo segno di solidarietà europea viene dalla Germania, che accoglie pazienti di terapia intensiva dalle zone più colpite dell’Italia e della Francia.

“Visto che in Germania adesso mancano i lavoratori che per esempio raccolgono gli asparagi che solitamente vengono dai paesi dell’est europa, anche i tedeschi attualmente si rendono nuovamente conto quanto sono dipendenti da un mercato europeo”, dice Alexandra Geese.

I verdi tedeschi ed europei sostengono gli Eurobonds. “Un singolo stato europeo non può essere attaccabile. Ma i fondi europei mobilizzati adesso dall’Europa devono sostenere un’economia sostenibile. La lotta contro il coronavirus deve andare a pari passo con la lotta contro la crisi climatica” commenta Geese.

È apparso durante il dibattito che la crisi coronavirus sia come una lente di ingrandimento che fa venire a galla diversi problemi più o meno noti come la dipendenza di mascherine e ventilatori da fuori dall’Unione Europea e il grande problema del lavoro sommerso. Questo comporta che in questo periodo di crisi tante persone rischiano di rimanere senza copertura dai sistemi di sicurezza sociale.

Alexandra Geese parlando delle ultime iniziative a Bruxelles informa che il parlamento europeo ha per esempio appena approvato dei provvedimenti per deviare fondi europei finora non utilizzati per le zone europee più colpite dal coronavirus. A questo si aggiunge un provvedimento che visto che attualmente tanti aerei continuano a volare anche se sono voti per non perdere i “slot” fra gli aeroporti ha modificato questa regola che danteggia inutilmente sia le compagnie aeree che il clima.

Il partecipante da parte dei Verdi Alto Atesini Pascal Vullo, che possiede sia il passaporto tedesco che quello italiano, conclude dopo questa esperienza di webinar: “Non solo una forte dimostrazione di solidarietà europea ma anche la crescita di formati digitali durante questa crisi potrebbero ravvicinarci a livello politico-europeo”

Pascal Vullo

COMUNICATO STAMPA.

Questa settimana il Gruppo Verde ha dato il via agli incontri digitali che abbiamo chiamato “Green Meeting Point”. Si tratta di incontri in videoconferenza periodici aperti a simpatizzanti e interessati nei quali è possibile superare l’isolamento politico di questo periodo e tenere acceso, sviluppandolo, il dibattito.

Tramite la App di „Zoom“, giovedì 26 marzo 25 persone hanno dialogato sul tema della solidarietà e della responsabilità in questi tempi di crisi. Il teologo morale Martin Lintner ha dato un input iniziale sulla responsabilità del singolo nei confronti del tutto e partendo dalla teologia della liberazione lo ha indirizzato alla responsabilità soprattutto nei confronti di chi è più debole. Riconoscere i limiti della propria responsabilità fa parte di questo.

Interrogativi, considerazioni e un appello

Interessanti sono stati gli interrogativi che sono stati posti. Che fare quando si vedono comportamenti scorretti e però anche noi stessi siamo in giro “illegalmente”? Fino a dove può arrivare il controllo e la limitazione della libertà?
È emerso chiaro come la separazione dei poteri sia di vitale importanza per assicurare e tutelare uno stato di diritto e che ci dobbiamo impegnare sempre per mantenerla. Osserviamo al momento su diversi livelli la tendenza ad annullare questa separazione – dalla legislazione per gestire la crisi fino a una società in cui tutti si sentono “sceriffi”.
Un aspetto di questa inclinazione è evidenziato dal fatto che si tende a parlare di questa crisi come se fossimo in guerra. Forse questo deriva dal fatto che questa situazione eccezionale risveglia ricordi collettivi dai tempi della guerra – oppure si può spiegare con il fatto che decreti e leggi di emergenza possono essere giustificati solo con una guerra. Qualsiasi sia la spiegazione, constatiamo che la terminologia bellica è entrata nelle dichiarazioni politiche e descrive situazioni che con la guerra non hanno nulla a che vedere. Si parla in continuazione di “guerra al virus”, di “fronte, di “armi”, ecc. Addirittura il Presidente Kompatscher ha recentemente parlato di “bazooka” riferendosi alle necessarie misure finanziarie.
Pensiamo che non faccia bene alla situazione presente con tutte le sue difficoltà. Quindi il nostro appello: facciamo attenzione, in tutte le nostre lingue. A tutti i media, ai politici e alle politiche chiediamo di smetterla di parlare di guerra, ma invece di parlare di una malattia che non possiamo vincere con le “armi della guerra”, ma che dobbiamo affrontare con la solidarietà e la responsabilità, per tutelare la vita delle persone.
Piccoli gesti di cura e attenzione in questi tempi particolari. Anche di questo ha bisogno la politica. Noi non molliamo.

Il prossimo Green Meeting Point si terrà martedì 31 marzo alle 17:30. C’è spazio per circa 30 persone che potranno chiedere i dati d’accesso a [email protected]

CONFERENZA STAMPA.

Oggi nel primo pomeriggio si è svolta la prima videoconferenza tra il Presidente Kompatscher e i Capigruppo del Consiglio provinciale. La settimana scorsa il Gruppo Verde aveva lanciato la proposta di questo “scambio minimo” e si esprime soddisfatto della sua concretizzazione. “Il confronto parlamentare e il flusso di informazioni tra le forze politiche non deve essere interrotto, nemmeno in tempi di crisi. La democrazia non è in quarantena” commenta la capogruppo Brigitte Foppa.
In questo primo incontro in videoconferenza, i Verdi hanno chiesto chiarimenti su due temi emersi in queste ultime settimane in varie conversazioni video con la base: il primo riguardava la presenza dei militari in Alto Adige, sul loro numero, se fossero aumentati, e sui loro compiti e competenze.
Il Presidente Kompatscher ha spiegato che al momento ci sono in Alto Adige 40-50 soldati, che non si tratta di una presenza aggiuntiva e che l’esercito ha solo un compito di assistenza alle forze dell’ordine.
In secondo luogo, la capogruppo ha chiesto informazioni riguardo le limitazioni delle uscite all’aperto. “Regolarmente ci chiamano persone, anche esperte in materia, che temono che la mancanza di movimento, di sole e di aria possa avere conseguenze sulla salute psichica e fisica delle persone” ha spiegato Foppa.
Per il Gruppo Verde la disposizione a rimanere a casa e a mantenere l’isolamento è assolutamente fuori discussione.
La questione su come viene trattato il bisogno di movimento per la salute delle persone è molto delicata e deve essere parte del ragionamento sulla salute pubblica.
Il Presidente ha fatto presente che nel decreto Conte sono inclusi i motivi di salute come ragioni eccezionali per allontanarsi da casa. In merito alla discussione su cosa significhi “nelle immediate vicinanze della propria abitazione” Kompatscher ha ribadito che si è rinunciato appositamente a una indicazione in metri. Questo per fare appello alla responsabilità personale di ognuno di noi.
Lo condividiamo pienamente, confidando che tutte e tutti adotteranno un comportamento attento e responsabile nei confronti del proprio vicino, della vicina, dei propri familiari, delle persone anziane e di tutta la società.

Lo scambio necessario tra Giunta e minoranza è ricominciato. Noi non molliamo.

Lettera aperta al Presidente Kompatscher.

 

I più alti rappresentanti politici di tutto il mondo, tra cui la Cancelliera Angela Merkel, parlano della crisi attuale come della più grande crisi dalla Seconda guerra mondiale.

Il Coronavirus ha cambiato tutto in pochissimo tempo. Alcuni sono nel panico, altri in profonda depressione, a volte paralizzati dallo shock.
Altri pensano che quando tutto sarà finito tutto riprenderà vita di prima e le attività potranno ricominciare regolarmente. L’economia si riprenderà…

Chi guarda più lontano, invece, vede la crisi attuale anche come un’opportunità per un cambiamento radicale della nostra cultura e dei nostri stili di vita, un’opportunità per una politica eco-sociale e sostenibile.

La sospensione in cui viviamo oggi, proprio in tempo di quaresima, può essere usata come periodo di riflessione. Il reddito di base sarebbe per tutte e tutti una visione che consente di uscire dalla logica del capitalismo neoliberale, che da decenni è la causa principale delle terribili distruzioni ambientali e dell’ingiusta distribuzione delle risorse del nostro mondo.

L’argomento che di solito viene usato per confutare la proposta di un “reddito di base incondizionato” per tutte e tutti è che non possa essere sostenibile finanziariamente, soprattutto ora, in questa crisi economica.

Se però la politica reagisce in modo così impegnato e interviene così come sta facendo in queste settimane contro il Coronavirus, allora si possono trovare facilmente vie anche per l‘introduzione del reddito di base e per il suo finanziamento. In questo nostro Alto Adige ci sarebbero risorse sufficienti. Ma ce ne sono sempre troppo poche per la brama e la smoderatezza di chi è già ricco/a.

Servirebbe naturalmente una diversa e più equa politica fiscale. Alcuni esempi su come potrebbero e dovrebbero essere trovate risorse:

  • Con una tassa sulle transazioni finanziarie per tutti coloro che fanno i soldi con i soldi, ottenendo dal denaro profitti esorbitanti;
  • Con una tassa sulle speculazioni con le quali i ricchi diventano sempre più ricchi [secondo uno studio Oxfam, 42 (!) miliardari possiedono tanto quanto mezzo mondo];
  • Una decisa tassa ecologica, anche per fare in modo che la nostra madre terra possa riprendersi. Il 29 luglio 2019 c’è stato l’”Earth Overshoot Day”, il giorno in cui l’umanità ha consumato quello che la terra riesce a rinnovare in un intero anno.

Se la politica fiscale si muove in questa direzione, allora il lavoro potrebbe essere completamente libero dalle tasse, allora non saremmo più sotto la pressione del produrre a qualsiasi costo e di consumare a più non posso. E di conseguenza verrebbero sprecate meno risorse.
Bisogna iniziare da una tassa unica a livello europeo. L’Alto Adige potrebbe farsi “profeta nel deserto”. Siamo abituati a dichiararci orgogliosamente primi della classe. Perché non farlo per una volta con un’idea eticamente fondata che potrebbe portare a un cambiamento benefico per l’intera umanità?

Soprattutto, che cosa provocherebbe il reddito di base?

  • Più libertà e giustizia
  • Meno paure esistenziali
  • Un’enorme riduzione burocratica nella politica economica e sociale
  • Meno pressione per un’occupazione al 100%, possibilmente di tutti
  • Più dignità per ogni persona.

Il “reddito di cittadinanza” italiano e l’“Hartz IV” tedesco non sono soluzioni, perché comportano strutture super burocratiche e perché si basano su una falsa politica dell’occupazione con costrizione al lavoro.

Egregio Presidente Kompatscher,
abbia il coraggio di fare i primi passi verso un reddito di base incondizionato per tutte e tutti!

La strada è sicuramente lunga e non la si potrà percorrere tutta da un giorno all’altro. Ma in tutto il mondo ci sono già degli esempi interessanti con risultati importanti.

Dovremmo prenderli in considerazione, non dimenticando che anche in Alto Adige sono già stati fatti alcuni piccoli passi.

Nel 2012 la Provincia (con l’assessore Richard Theiner) aveva istituito un tavolo insieme alle parti sociali, che aveva elaborato una proposta su come trasferire in un pacchetto unico sotto la Provincia tutte le attuali prestazioni sociali di base di Provincia, Regione e Stato e su come tutto potesse essere trasportato in un sistema riformato e semplificato. Il “reddito di cittadinanza” andrebbe integrato in questo nuovo sistema.

La semplificazione e la riunificazione delle prestazioni sociali di base sono previste anche nell’accordo di governo firmato per la legislatura 2018-2023.

Quel che serve è una svolta nella cultura amministrativa, per smantellare gli inutili e sempre più complicati apparati che spesso finiscono per trasformarsi per cittadine e cittadini in degradanti percorsi a ostacoli burocratici.
La sicurezza incondizionata dell’esistenza di ogni persona è un diritto fondamentale, inserito nella dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1948 – non a caso proprio all’indomani della Seconda Guerra mondiale.

Sepp Kusstatscher
Ex Co-Portavoce Verdi Grüne Vërc

Regionalgesetzentwurf .

Die Verfassung der Republik Italien besagt im Art. 51: „Alle Staatsbürger beiderlei Geschlechts haben unter gleichen Bedingungen gemäß den vom Gesetz bestimmten Erfordernissen das Recht auf Zutritt zu den öffentlichen Ämtern und zu den durch Wahl zu besetzenden Stellen. Daher fördert die Republik die Chancengleichheit von Frauen und Männern durch spezifische Maßnahmen“ Der letzte Satz des Absatzes wurde in den Art. 51 mit Verfassungsgesetz Nr. 1 vom 30. Mai 2003 eingefügt. Das beweist, dass man sich zu Beginn des 21. Jahrhunderts bewusst wurde, dass die Gleichstellung der Frauen im Bereich der politischen Ämter keineswegs umgesetzt war und konkrete Maßnahmen notwendig waren.

Wenn man die Daten zur gleichberechtigten Vertretung von Frauen und Männern in Wahlämtern betrachtet, so sieht man, dass wir weiterhin von einer echten Ausgewogenheit entfernt sind. Dies betrifft in besonderem Maße die Gemeindeebene. In Südtirols Gemeinderäten sind derzeit noch nicht einmal 1/5 aller Mandatare Frauen. Ihnen stehen 80,5 % Männern gegenüber. Die 10 Bürgermeisterinnen haben 106 männliche Kollegen (in Prozenten 8,6 : 91,4). Im Trentino ist die Situation nur leicht besser: 27,8% Gemeinderätinnen gegenüber 72,2% männlichen Kollegen, die Bürgermeisterinnen sind im Trentino 20 von 176 (11,4%).

GemeinderätInnen Südtirol GemeinderätInnen Trentino
weiblich männlich weiblich männlich
459 1.893 681 1.767
19,5% 80,5% 27,8% 72,2%
BürgermeisterInnen Südtirol BürgermeisterInnen Trentino
weiblich männlich weiblich männlich
10 106 20 156
8,6% 91,4% 11,4% 88,8%

Quelle: Die Frau in der Europaregion Tirol-Südtirol-Trentino (2019)

 

Wir stellen also eine gravierende Unausgewogenheit der Geschlechterrepräsentanz in den Gemeinderäten unserer Region fest. Bereits seit Längerem versucht man mit verpflichtenden „Geschlechterquoten/Frauenquoten“ diesem Ungleichgewicht entgegenzutreten. Der Ansatz ist, durch eine verpflichtende Präsenz von Frauen erstens alle Parteien oder wahlwerbenden Listen dazu zu bringen, weibliche Kandidatinnen zu finden und zu unterstützen. Zweitens soll durch die Präsenz von mehreren Frauen ein diversifiziertes Angebot von Kandidatinnen geschaffen werden, damit nicht eine einzige (oder gar keine) Frau zur Wahl steht. Drittens geht es aber in erster Linie um das Ziel, das Gemeinwesen von Männern und Frauen gemeinsam verwalten zu lassen.

Das Gemeindewahlgesetz der Region Trentino-Südtirol, zusammengefasst im Einheitstext des Regionalgesetzes vom 3. Mai 2018 (KODEX DER ÖRTLICHEN KÖRPERSCHAFTEN DER AUTONOMEN REGION TRENTINO-SÜDTIROL) mit den durch die Regionalgesetze vom 8. August 2018, Nr. 6, vom 1. August 2019, Nr. 3 und vom 16. Dezember 2019, Nr. 8 eingeführten Änderungen sieht für die Gemeindewahlen in Trentino-Südtirol eine verpflichtende Frauenquote vor. Allerdings handelt es sich hier in Wirklichkeit nur um die Minimalverpflichtung, eine Frau bzw. eine Person des „anderen“ Geschlechts auf der Liste vertreten zu haben. Das verpflichtende „Drittel“ bezieht sich nämlich nicht auf die effektive Kandidatenanzahl der Liste, sondern nur auf die zur Verfügung stehenden Listenplätze. Wird das „Frauendrittel“ nicht besetzt, so bleiben die Listenplätze eben leer und eine einzige Frau kann Dutzenden Männern gegenüberstehen (in Bozen etwa ist eine Liste mit 46 Männern und 1 Frau – oder umgekehrt theoretisch möglich).

Im Landtagswahlgesetz des Landes Südtirol wurde hier 2017 nachgebessert. Die Kandidatenliste für den Südtiroler Landtag bleibt zu einem Drittel der effektiven Kandidatinnen und Kandidaten dem anderen Geschlecht vorbehalten.

Dieser Ansatz wird mit dem vorlegenden Regionalgesetzentwurf auf die Gemeindewahlen übertragen.

Die Anzahl von Kandidatinnen oder Kandidaten eines Geschlechts von zwei Dritteln wird nicht mehr auf die mögliche Höchstzahl der Kandidatinnen und Kandidaten angesetzt, sondern auf die effektive Anzahl der Menschen, die auf einer Liste kandidieren.

Weiters wird einem weiteren möglichen Missstand entgegengetreten, nämlich, dass die Listenspitzen vom überrepräsentierten Geschlecht eingenommen werden. Es wird in Diskussionen immer wieder darauf hingewiesen, dass sich Frauen nur als „Listenfüllerinnen“ fühlen, wenn sie kandidieren. Der RGE sieht deshalb vor, dass im ersten Drittel der Liste Kandidatinnen und Kandidaten alternieren. So wird zum einen die Mindestanzahl von Kandidatinnen oder Kandidaten eines Geschlechts von einem Bruchteil besser auf das wahre Geschlechterverhältnis der die Liste vertretenen Menschen angepasst und zum anderen am Listenbeginn, der wahlstrategisch bedeutend ist, ein auch schon rein visuelles Gleichgewicht der Geschlechter hergestellt.

Die vorgesehenen Folgen von Nichteinhaltungen sind an die derzeitigen Bestimmungen des Gemeindewahlgesetzes angepasst worden.

Die Einbringerin erhofft sich durch diese Neuregelung eine Erneuerung und Diversifizierung des demokratischen Lebens in den Gemeinden unserer Region.

Bozen, 02.03.2020

Regionalratsabgeordnete

Brigitte Foppa

 

 

 

Regionalgesetzentwurf  Nr. xx/XVI “ Gleichberechtigung von Frauen und Männern beim Zugang zu Wahlämtern ”

Art. 1

(Gleichberechtigung von Frauen und Männern beim Zugang zu Wahlämtern) 

  1. Artikel 240 des Regionalgesetzes vom 3. Mai 2018 (KODEX DER ÖRTLICHEN KÖRPERSCHAFTEN DER AUTONOMEN REGION TRENTINO-SÜDTIROL) mit den durch die Regionalgesetze vom 8. August 2018, Nr. 6, vom 1. August 2019, Nr. 3 und vom 16. Dezember 2019, Nr. 8 eingeführten Änderungen ist wie folgt ersetzt:

„(Artikel 240 – Gleichberechtigung von Frauen und Männern beim Zugang zu den Wahlämtern)

  1. Für die Zwecke der Gleichberechtigung beim Zugang zu den Wahlämtern müssen die Kandidatenlisten Vertreterinnen und Vertreter beider Geschlechter umfassen.
  2. In jeder Kandidatenliste darf keines der beiden Geschlechter mit mehr als zwei Drittel der Kandidaten vertreten sein, wobei eventuelle Bruchteile auf die nächste Einheit auf- bzw. abgerundet werden.
  3. In Listen, die mindestens sechs Kandidaten enthalten, müssen im ersten Drittel die weiblichen Kandidatinnen und männlichen Kandidaten abwechselnd gereiht werden, wobei für die Drittelberechnung eventuelle Bruchteile auf die nächste Einheit auf- bzw. abgerundet werden.
  4. Unbeschadet der Bestimmungen laut Artikel 237 Absatz 3, Artikel 238 Absatz 3 und Artikel 239 Absatz 5 kann für die Kandidatinnen entweder nur der Geburtsname angegeben oder der Zuname des Ehegatten hinzugefügt werden.
  5. Bei der Überprüfung und Zulassung der Kandidatenlisten überprüft die zuständige Bezirkswahlkommission bzw. Bezirkswahlunterkommission den Anteil der Vertreter eines jeden Geschlechts in den Kandidatenlisten. Bei Nichteinhaltung der Bestimmungen laut Abs. 1 weist sie die entsprechende Liste zurück.
    Falls in einer Liste einer der Anteile höher als zwei Drittel ist, werden die Kandidaten des überrepräsentierten Geschlechts von der Liste gestrichen, beginnend beim letzten Kandidaten ebendieses Geschlechts auf der Liste. Von dieser Streichung wird abgesehen, falls ein Kandidat des unterrepräsentierten Geschlechts von der Bezirkswahlkommission bzw. der Bezirkswahlunterkommission aus anderen Gründen nicht zu den Wahlen zugelassen wird. Falls die Streichung bewirkt, dass die Zahl der Kandidaten einer Liste niedriger ist als die für die Zulassung erforderliche Mindestzahl, so wird die Liste zurückgewiesen.
    Falls in einer Liste laut Abs. 3 die Kandidatinnen und Kandidaten im ersten Drittel nicht alternierend gereiht sind, so nimmt die Bezirkswahlkommission bzw. die Bezirkswahlunterkommission die Reihung im ersten Drittel der Liste von Amts wegen vor, indem sie die ersten Kandidaten des unterrepräsentierten Geschlechts alternierend zwischen die des überrepräsentierten reiht, beginnend beim zweiten Listenplatz und bis das erste Drittel der Liste erreicht ist.

Art. 2

(Aufgaben der Bezirkswahlkommission bzw. Bezirkswahlunterkommission im Zusammenhang mit Art. 1)

  1. In Artikel 244 des Regionalgesetzes vom 3. Mai 2018 (KODEX DER ÖRTLICHEN KÖRPERSCHAFTEN DER AUTONOMEN REGION TRENTINO-SÜDTIROL) mit den durch die Regionalgesetze vom 8. August 2018, Nr. 6, vom 1. August 2019, Nr. 3 und vom 16. Dezember 2019, Nr. 8 eingeführten Änderungen wird der Abs. 1 Buchstabe a) folgendermaßen ersetzt:
  2. Sie führt die im Artikel 240 Absatz 6 vorgesehenen Amtshandlungen durch und weist die Listen zurück, die dem Art. 240 Abs. 1 zuwiderlaufend nicht Kandidaten beider Geschlechter umfassen.
  3. In Artikel 244 des Regionalgesetzes vom 3. Mai 2018 (KODEX DER ÖRTLICHEN KÖRPERSCHAFTEN DER AUTONOMEN REGION TRENTINO-SÜDTIROL) mit den durch die Regionalgesetze vom 8. August 2018, Nr. 6, vom 1. August 2019, Nr. 3 und vom 16. Dezember 2019, Nr. 8 eingeführten Änderungen wird in Abs. 1 der Buchstabe a)-bis mit folgendem Wortlaut eingefügt:

a)-bis) Sie prüft ob die Kandidatenlisten entsprechend Art. 240, Abs.2 einen angemessenen Anteil an Kandidaten beider Geschlechter aufweisen. Falls in einer Liste einer der Anteile höher als zwei Drittel ist, werden die Kandidaten des überrepräsentierten Geschlechts von der Liste gestrichen, beginnend beim letzten Kandidaten ebendieses Geschlechts auf der Liste. Von dieser Streichung wird abgesehen, falls ein Kandidat des unterrepräsentierten Geschlechts von der Bezirkswahlkommission bzw. der Bezirkswahlunterkommission aus anderen Gründen nicht zu den Wahlen zugelassen wird. Falls die Streichung bewirkt, dass die Zahl der Kandidaten einer Liste niedriger ist als die für die Zulassung erforderliche Mindestzahl, so wird die Liste zurückgewiesen.

  1. In Artikel 244 des Regionalgesetzes vom 3. Mai 2018 (KODEX DER ÖRTLICHEN KÖRPERSCHAFTEN DER AUTONOMEN REGION TRENTINO-SÜDTIROL) mit den durch die Regionalgesetze vom 8. August 2018, Nr. 6, vom 1. August 2019, Nr. 3 und vom 16. Dezember 2019, Nr. 8 eingeführten Änderungen wird in Abs. 1 der Buchstabe a)-ter mit folgendem Wortlaut eingefügt:

a)-ter) Sie prüft, ob in den Listen mit über 6 Kandidaten die Bestimmung laut Art. 240 Abs. 3 eingehalten wird und im ersten Drittel der Liste die weiblichen Kandidatinnen und männlichen Kandidaten abwechselnd gereiht werden. Falls in einer Liste dies nicht erfolgt ist, so nimmt die Bezirkswahlkommission bzw. die Bezirkswahlunterkommission die alternierende Reihung im ersten Drittel der Liste von Amts wegen vor, indem sie die ersten Kandidaten des unterrepräsentierten Geschlechts alternierend zwischen die des überrepräsentierten reiht, beginnend beim zweiten Listenplatz und bis das erste Drittel der Liste erreicht ist.

 

Art. 3

(Inkrafttreten)

  1. Dieses Gesetzt tritt am Tag nach seiner Veröffentlichung im Amtsblatt der Region in Kraft.

 

Bozen, 28.02.2020

 

Regionalratsabgeordnete

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

In tutte le edicole dell’Alto Adige sono state distribuite gratuitamente sciarpe scaldacollo acquistate dalla Provincia presso la ditta Texmarket nel numero di 300.000 a un prezzo che risulta essere stato di € 700.000. In questo momento, l’aspetto che ci interessa di più è quello della utilità o meno di tali oggetti (sugli altri aspetti etico-politici ci sarà tempo per chiedere chiarezza dopo la fine dell’emergenza pandemia).
La Giunta li ha presentati come oggetti non risolutivi, né equivalenti alle mascherine di utilizzo medico, ma comunque utili a difendere se stessi e gli altri dalla diffusione dei virus per via aerea. Questo orientamento è stato plasticamente confermato dal fatto che in alcune conferenze stampa membri della Giunta si sono presentati indossando lo scaldacollo.
Tuttavia, altre autorevoli voci hanno messo in serio dubbio l’utilità di questo oggetto, Nella edizione del 22 marzo del quotidiano Alto Adige, e contemporaneamente in una interista sulla Rai regionale, la presidente dell’ordine dei medici Monica Oberrauch ha affermato che “Quelli scaldacollo servono a poco o niente”. In una nota la dottoressa Oberrauch ha consigliato di usare semmai mascherine chirurgiche. “Qualsiasi altro tipo di protezione – ha continuato – non certificato dal punto di vista scientifico non può essere consigliato. Questo vale anche per foulard, sciarpe, scaldacollo ecc.… In nessun caso poi l’adozione di una mascherina può indurre alla sensazione irrazionale di essere protetti. C’è il rischio che ciò induca a trascurare misure igieniche essenziali”.
Un altro aspetto critico della distribuzione gratuita di scaldacollo da parte della Provincia è stata la vera corsa alle edicole che è avvenuta nella speranza di ottenerlo: tanto che a metà mattinata del sabato 21 marzo la maggior parte delle edicole aveva esaurito le scorte. Ma tutto questo ha senso nel momento in cui si invitano le persone a “restare a casa” a meno di non avere gravi necessità?
Visti questi aspetti dunque ci si chiede su quali basi, e su quali pareri scientifici, si sia basata la Provincia per decidere l’operazione di acquisto e distribuzione degli scaldacollo alla popolazione. Si auspica infatti che ci sia una certificazione ufficiale, o almeno parere fondato E SCRITTO, in cui qualche autorità sanitaria, o qualche esperto medico-scientifico, abbia confermato l’utilità di questo oggetto e si sia preso la responsabilità della sua adozione.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Possiede la Provincia una certificazione ufficiale, o almeno un parere scritto di una qualche autorità sanitaria, o qualche esperto medico-scientifico, che ha attestato l’utilità di acquistare e distribuire alla popolazione 300.000 scaldacollo al fine di tutelare se stessi e gli altri dalla diffusione dell’epidemia di Coronavirus, o almeno da ridurre in modo dimostrabile il rischio di contagio? Se esiste questo parere, se ne chiede una copia.
  2. Chi si è assunto, nella Giunta provinciale, la responsabilità politica di proporre e decidere di acquistare e distribuire alla popolazione 300.000 scaldacollo in funzione di protezione antivirus? È stata una decisione del solo assessore alla sanità? È stata concordata dall’assessore competente col Presidente della Giunta? Oppure è stata ratificata dall’intera Giunta e se sì, in quale data e con quale atto?
  3. Con quali atti amministrativi, e firmati da chi, è stato deliberato l’acquisto degli scaldacollo e con quali atti amministrativi, e firmati da chi, è stata disposta e organizzata la sua distribuzione alla popolazione?
  4. Come è nata l’iniziativa dell’acquisto e distribuzione degli scaldacollo? È nata su proposta della Provincia alla ditta interessata, oppure è la ditta produttrice che si è mossa per prima offrendo gli scaldacollo alla Provincia in funzione anti-epidemia?
  5. Comunque sia, la ditta produttrice ha fornito alla provincia una certificazione o una documentazione ufficiali e scritte, magari firmata da qualche autorità sanitaria o da qualche esperto medico-scientifico, che attestasse l’utilità degli scaldacollo per frenare la diffusione del virus? Se sì, da chi era firmata questa documentazione? Se ne chiede una copia.
  6. Se alle domande 1 e 5 la risposta è negativa, è cioè se non esiste – cioè non è stata presentata dalla ditta produttrice né acquisita dalla Provincia per sua iniziativa – alcuna certificazione ufficiale, e nemmeno un parere scritto di una qualche autorità sanitaria, o qualche esperto medico-scientifico, che attesti l’utilità dell’uso degli scaldacollo in funzione anti-epidemia, a quale scopo la Giunta, o l’assessore alla sanità, hanno deciso l’operazione scaldacollo? È stato valutato da parte della Provincia il rischio di assumere una iniziativa che risultasse Alla fine inutile, o addirittura controproducente? E quali considerazioni a proposito di questi rischi hanno convinto la Provincia a procedere ugualmente?

Bolzano, 22.03.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

Nella sua risposta alla nostra interrogazione n. 687/20 del 22.01.2020, il Presidente Kompatscher spiega che “la Giunta provinciale con delibera n. 445 del 15 aprile 2014 ha disposto il trasferimento al Demanio dello Stato – ramo trasporti-aviazione civile, dei terreni (165.503 mq) di proprietà della società ABD (già oggetto di conferimento da parte di STA Spa, con decorrenza dalla data di stipula del relativo rogito notarile.
Quello che ci interessa è sapere se questo rogito notarile è stato firmato, oppure no: cioè se i terreni sono passati al Demanio statale, oppure sono ancora di proprietà della società ABED, nel frattempo privatizzata.
E proprio la privatizzazione dovrebbe aver creato un interesse della provincia affinché questi terreni vengano demanializzati. Infatti, nella stessa delibera 445/2014 era previsto che, in caso di cessazione dell’attività aeroportuale, “tali aree ora destinate alla demanializzazione a favore dello Stato vengono restituite a titolo non oneroso alla Provincia” che li ha finanziato a suo tempo il loro acquisto tramite STA.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. È stato stipulato il rogito notarile in forza del quale i terreni di proprietà ABD (165.503 mq già oggetto di conferimento da parte di STA Spa) sono stati trasferiti al Demanio dello Strato? Se sì, in quale data?
  2. Se il rogito non è stato ancora firmato, questo vuol dire che i terreni sono ancora proprietà della società ABD?
  3. La delibera che disponeva il trasferimento al Demanio è dell’aprile 2014, in sostanza sei anni fa. Come mai a distanza di 6 anni non è ancora stato firmato il rogito? Che cosa lo impedisce?
  4. Quando si prevede che venga firmato il rogito?
  5. La Giunta provinciale ha interesse a che questo rogito sia stipulato e, se sì, che cosa sta facendo perché ciò avvenga nel più breve tempo possibile?
  6. O invece la Giunta provinciale non intende intervenire in questa questione, e se non intende farlo, per quale ragione? Non ritiene che la demanializzazione sia nell’interesse della Provincia? Oppure non può? E perché?

Bolzano, 21.03.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

Restare a casa è l’obbligo per tutti per cercare di combattere la diffusione della pandemia da Coronavirus. Il problema è che non tutti questa casa ce l’hanno. Le associazioni di volontariato di Bolzano stimano che almeno 200 persone si trovino in strada e dormano in tende, sotto i ponti o in altre sistemazioni di fortuna. Questo li espone maggiormente al contagio.
Ma anche per chi è ricoverato in una delle strutture di accoglienza, in quella che si è chiamata “emergenza freddo” (sia in strutture allestite dal pubblico, sia in strutture messe a disposizione da privati), o nei CAS più grandi per quanto riguarda i profughi, la situazione è difficile. Quelle strutture non sono state concepite per garantire il “distanziamento sociale”, e nemmeno le stringenti misure di prevenzione, disinfezione e protezione fisica che sono ora imposte dalla lotta al virus.
Intervenire in queste situazioni è interesse di tutti poiché significa contrastare la diffusione dell’epidemia. Il volontariato da solo non può certo far fronte alla nuova emergenza e ha bisogno di un forte aiuto pubblico, come hanno spiegato le associazioni di volontariato nella loro lettera del 20 marzo 2020.
Tutti questi problemi sono stati fatti presente in una lettera ufficiale del 20 marzo 2020 firmata dalle associazioni del volontariato e inviata a Provincia, Comune di Bolzano (il più toccato dal fenomeno), commissariato del Governo, forze dell’ordine e UNHCR.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Quali interventi e misure sono state attuate dalla Provincia, in collaborazione con i Comuni, per garantire alle persone senza tetto un adeguato ricovero dove anche loro possano sottrarsi alla pandemia, evitare di diffondere l’infezione e dunque poter “restare a casa”? Inoltre, quante persone e quali comuni sono state/i interessate/i da questi interventi e misure?
  2. Se ancora non sono state prese misure specifiche per persone senza tetto, intende la Provincia introdurle e se sì, quali, con quale tempistica, in quali comuni e per quante persone?
  3. Quali interventi e misure sono state attuate dalla Provincia, in collaborazione con i Comuni e il mondo del volontariato, per garantire alle persone presenti nelle esistenti strutture di accoglienza (sia per senza tetto che per profughi, sia pubbliche che private) per garantire in queste strutture una adeguata prevenzione contro il diffondersi dell’epidemia da Coronavirus? Inoltre, quante persone e quali comuni sono state/i interessate/i da questi interventi e misure?
  4. Se ancora non sono state prese misure specifiche per le strutture di accoglienza già esistenti, perché ciò finora non è stato ritenuto necessario? Intende la Provincia introdurle e se sì, quali e in quali strutture sia pubbliche che private?

Bolzano, 21.03.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMMENTO DI BRIGITTE FOPPA.

 

Il Sindaco di San Lorenzo di Sebato ha pubblicato su facebook una foto di ragazzini del suo Comune che, contro ogni regola e logica, si erano radunati su una panchina. Come Sindaco, in modo vagamente minaccioso (“io so chi siete, voi sapete chi sono io”), lancia un monito ai ragazzi a scusarsi con lui via mail entro il giorno successivo e li intima di indicare un lavoro socialmente utile da svolgere prospettando, in caso contrario, conseguenze.

I volti dei ragazzi sono stati cancellati dal Sindaco; ma si sa, in un piccolo paese ognuno si riconosce anche solo dai vestiti e dalle bici.

Il sindaco non si è limitato a rimproverare i ragazzi, ma li ha processati, giudicati ed ha scelto lui le pene.

Ma soprattutto li ha messi alla berlina, esponendoli alla condanna pubblica.

La vicenda non è di grande rilievo, ma mi impone delle riflessioni.

Stiamo attraversando un momento molto difficile, drammatico e delicato. C’è il concreto pericolo che alcuni equilibri sociali si spezzino. Dobbiamo tutti fare uno sforzo per cercare di comprenderlo, questo momento.

Adesso tutti dipendiamo dagli altri.

Dal fatto che tutti si comportino in maniera solidale e responsabile.

Ci vuole adesione sociale ma, allo stesso momento, distanza fisica. Questo è già di per sé una contraddizione, tanto che molti di noi avvertono una fortissima lacerazione mai conosciuta prima.

I responsabili politici hanno deciso di mettere al primo posto la distanza fisica, per arrestare l’onda dei contagi. Hanno fatto bene. È giusto così. Teniamo però presente che più questa imposizione non è condivisa ma imposta (e anche solo per questo è importantissimo mantenere vivi i meccanismi democratici!), più facilmente si inaridisce la coesione sociale.

Ne vediamo i primi segni.

Cominciano a sorgere episodi di “giustizia” fai-da-te. Si iniziano a confondere i ruoli. I cittadini giocano a fare i poliziotti, i sindaci si auto-proclamano giudici. Si intravede la tendenza a concedersi delle deroghe nella suddivisione dei poteri, anche nei livelli più bassi.

Le persone iniziano a sorvegliarsi a vicenda. Ci sono i primi segnali di una società del sospetto.

Mi sono prefissata di rileggere il libro di Philip Zimbardo sull’effetto Lucifero.

Nel famoso esperimento di Stanford lo scrittore aveva simulato con i suoi studenti una prigione e nel giro di pochissime ore sia le “guardie” che “i prigionieri” si sono totalmente fusi con i loro ruoli. L’esperimento è degenerato, tanto che Zimbardo, che guidava l’esperimento, è diventato il “direttore del carcere” senza accorgersene.

Io Zimbardo l’ho sentito raccontare questa storia a Berlino, in una conferenza sul coraggio civile nelle società autoritarie; e penso sempre di più che questo di adesso sia un buon momento per riflettere sulla nascita dei meccanismi sociali autoritari e sulla possibilità di interromperli.

Il teologo morale Martin M. Lintner, che ho interpellato su questo argomento, ritiene che la solidarietà si spezza se non sono più chiari i limiti della propria responsabilità. Se la singola persona dimentica che è lei stessa ad essere responsabile per il bene di tutti, e non il vicino.

Non si tratta perciò di fare il guardiano della responsabilità degli altri, ma di prendere sul serio, fino in fondo, la propria di responsabilità.

È per questo che spiare, denunciare, mettere alla gogna sono meccanismi che mi fanno paura. Perché alla fine servono soltanto per distogliere lo sguardo da noi stessi.

Mentre scuoto la testa indignata, puntando il dito su chi non si attiene alle regole, posso evitare di confrontarmi con me stessa, i miei istinti, i miei buchi neri. E posso addossare, con disprezzo, la responsabilità all’altro.

Sì, tra giustizia fai-da-te e coraggio civile ci sono dei limiti molto precisi.

Io mi batto, e lo farò sempre, per il coraggio civile.

In altre lingue viene tradotto anche con „coraggio sociale“ o “coraggio morale”.

È di questo coraggio che ora abbiamo bisogno.

Tanto bisogno.

 

21.03.2020

Brigitte Foppa

INTERROGAZIONE.

Il 6 febbraio in piazza Magnago sono stati consegnati 10 nuovi veicoli elettrici con cella a combustibile a idrogeno modello Hyundai Nexo. I veicoli sono stati acquistati dalla società di trasporto pubblico SASA e saranno noleggiati a lungo termine a una decina di utenti: fra questi soggetti pubblici e privati, come la stessa Giunta provinciale altoatesina, Eurac Research, Alperia, A22, IDM, Centro sperimentale Laimburg e, tra i privati, Microtec e Camping Moosbauer. Altre 10 auto elettriche con cella a combustibile furono acquistate nel 2013.

Si chiede:

  1. Quanto sono costate le ultime 10 auto a idrogeno e quanto costarono le 10 acquistate nel 2013
  2. Attraverso quali canali sono stati finanziati questi acquisti? Solo con fondi europei, o la Provincia ha coperto una quota di suo?
  3. Quali soggetti hanno attualmente in uso queste 20 auto a idrogeno? Si chiede l’elenco completo e la natura societaria.
  4. Qual’è la forma di utilizzo/noleggio adottata per le auto date in uso a terzi diversi dalla Provincia e quali sono i prezzi di noleggio? Se i prezzi e/o le formule di noleggio sono diversi da soggetto a soggetto, si chiede l’elenco dettagliato dei soggetti con le corrispondenti forme di noleggio e le relative tariffe di noleggio.
  5. A chi vanno gli introiti di questo noleggio? Gli introiti sono vincolati a determinati investimenti oppure sono a libera disposizione del soggetto che li incassa?
  6. Attraverso quale procedura sono stati scelti i SOGGETTI PUBBLICI a cui affidare le 20 auto all’idrogeno a noleggio?
  7. Attraverso quale procedura sono stati scelti i SOGGETTI PRIVATI a cui affidare le 20 auto all’idrogeno a noleggio?
  8. A proposito della scelta dei SOGGETTI PRIVATI, non sarebbe stato obbligatorio – o comunque preferibile e corretto – ricorrere a una gara, poiché non è da escludere chi vi fossero anche altri soggetti interessati a partecipare al progetto, oltre a quelli scelti?
  9. A proposito della scelta dei SOGGETTI PRIVATI, quali sono i motivi per cui sono stati scelti proprio quei soggetti e non altri? Per ogni soggetto privato scelto per il noleggio di una delle 20 auto a idrogeno si chiede adeguata motivazione della scelta.

Bolzano, 11 febbraio 2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler