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COMUNICATO STAMPA.

Sempre più spesso ci arrivano in queste settimane di emergenza Covid-19 racconti sconvolgenti di persone che proprio adesso muoiono nelle case di riposo. Rappresentano una gran parte delle persone decedute per il Coronavirus. Ma non si tratta solo di statistiche.

Ci arrivano storie di abbandono e di morti solitarie senza nessun conforto dei familiari. Ci arrivano racconti di parenti che non sono stati informati o che sono stati informati solo troppo tardi del peggioramento improvviso delle condizioni di salute dei loro cari. Ci raccontano di somministrazioni di medicinali senza che ne sia stato chiesto il consenso.

Sentiamo e leggiamo ogni giorno del sovraccarico disperato del personale di cura e di condizioni di lavoro insostenibili. Possiamo immaginare quanto sia complicata la situazione, soprattutto quando molte persone colpite devono essere curate nella stessa struttura dove anche il personale è decimato.

Pensiamo quindi che sia importante e necessario sostenere e con ogni mezzo le strutture e tutelare il loro personale, in modo che tutte/i possano svolgere il loro compito al meglio, anche in questi tempi eccezionalmente difficili.

Da tempo cerchiamo di richiamare l’attenzione sul tema delle strutture in cui la libertà personale è limitata per i motivi più diversi. E abbiamo anche presentato un disegno di legge. Il DDL n. 20/19-XVI prevede che la difensora civica oppure una commissione indipendente faccia visita a queste strutture, senza preavviso e possa così dare dei consigli. In Austria questo mandato si chiama “controllo preventivo dei diritti umani” e si è dimostrato essere uno strumento efficace per il miglioramento delle condizioni di molte strutture. Tra le altre cose ha anche contribuito ad alleggerire il tabù, a portare il tema all’opinione pubblica e ad aprire un dialogo sui diritti delle persone con necessità particolari e nella fase finale della loro vita.

Proprio nella situazione attuale ne abbiamo bisogno più che mai.

Poiché proprio in questo momento in Consiglio provinciale si sta elaborando un disegno di legge sulle istituzioni di Difesa, ci impegneremo affinché il controllo preventivo dei diritti umani venga affidato alla Difesa civica. Perché i diritti umani devono valere fino alla fine.

COMUNICATO STAMPA.

Ieri è stato un Consiglio provinciale straordinario, in tutti i sensi. I consiglieri e le consigliere si sono riuniti per approvare un pacchetto di misure del valore di 200 milioni – e sul tavolo si sono trovati un emendamento che aggiungeva alle entrate altri 300 milioni!
Il Gruppo Verde ha chiesto immediatamente chiarimenti: “Si tratta di un amento del 150%!” ha osservato subito il consigliere Staffler.

Il presidente Kompatscher ha spiegato che i 300 milioni aggiuntivi sono per misure e provvedimenti per i quali una base giuridica esiste già e verranno impiegati a copertura sia di delibere già approvate che di delibere future per affrontare la crisi sanitaria e le sue conseguenze economiche e sociali.
“La distribuzione di questi fondi deve essere socialmente equilibrata, su questo eserciteremo con rigore la nostra funzione di controllo”, ha detto la capogruppo Brigitte Foppa.

La situazione d’emergenza in cui ci troviamo ha bisogno di decisioni rapide, di procedure snelle e di compattezza. Ma il controllo del Consiglio non può mancare! Il Gruppo Verde chiede quindi di mantenere un continuo e trasparente flusso di informazioni e opinioni tra Giunta e Consiglio. “Ci prendiamo l’impegno di tenere sotto controllo le delibere, valutando dove verranno incanalati i finanziamenti. Famiglie, soggetti socialmente più deboli e non da ultimo ambiente e clima non possono essere ancora più sacrificati nella situazione attuale. Democrazia e pluralismo devono rinascere. Noi non molliamo!”, è questo il compito che si prendono i consiglieri Foppa, Dello Sbarba e Staffler il giorno dopo la prima seduta di Consiglio provinciale in tempi di Covid19.

BZ, 16.04.2020

COMMENTO DI HANSPETER STAFFLER.
Il filosofo Peter Sloterdijk parla in „Der Zeit“ di Governi dei decreti che improvvisamente in tutto il mondo, e così anche da noi, hanno preso il timone. Attualmente si governa con decreti. E che ne è della democrazia?

La Giunta provinciale, la settimana scorsa, ha preso diverse decisioni come “giocatore” unico, senza coinvolgere la squadra, intesa come Consiglio provinciale.

In una democrazia, questo modo di procedere è accettabile solo in situazioni straordinarie e solo per un periodo molto breve. E questo periodo ora è terminato.

Il 15 aprile la Giunta ha presentato al Consiglio provinciale un primo pacchetto per la gestione della crisi covid19 per un valore di 500 milioni. Di questi, 200 milioni servono per coprire i crediti delle aziende, prestiti e la cassa integrazione. Gli altri 300 milioni invece il Consiglio provinciale li ha affidati alla Giunta come cassa di porto con cui può prendere provvedimenti urgenti senza consultare il Consiglio provinciale. Si tratta di una pratica totalmente inconsueta e anche pericolosa, che non si deve ripetere.

L‘UE, lo Stato, la Provincia preparano grandi pacchetti finanziari per salvare interi settori economici che annaspano e per la stabilizzazione di posti di lavoro. La Giunta ha già comunicato che nei prossimi anni ci sarà bisogno di molti miliardi per garanzie finanziarie, contributi di capitale, misure economiche e cassa integrazione. Questi provvedimenti verranno preparati nei prossimi mesi.

Secondo me, quindi, è arrivato il momento di chiedere una maggiore partecipazione democratica su tutti i livelli. Oltre alle associazioni di categoria bisogna coinvolgere anche le associazioni dei consumatori e le associazioni ambientaliste. Le voci di iniziative popolari vanno ascoltate e le loro proposte vanno prese sul serio.

La prima fase della crisi covid19 è passata, e così deve finire anche il governo dei decreti. I parlamenti europei e il Consiglio provinciale devono tornare al timone! Subito!

Hanspeter Staffler

Covid-19 – Provvedimenti: contenuti e sfide

La crisi sanitaria e l’isolamento di massa causati dal Covid-19 stanno avendo serie conseguenze anche economiche e sociali in tutto il mondo. Oltre ai pacchetti finanziari previsti a livello statale, la Giunta altoatesina sta impostando un pacchetto di misure da un miliardo per salvare l’economia e per sostenere le famiglie e le persone socialmente più deboli.
Che cosa contengono questi provvedimenti? I soldi arrivano davvero dove c’è bisogno? Quali ambiti mancano all’appello? E quali sfide ci aspettano?
Ne abbiamo parlato martedì 14 aprile alle ore 17:30 insieme a Stefan Perini, direttore del IPL Istituto Promozione Lavoratori.

Qui potete visualizzare il raccolto e ascoltare anche il commento finale.

Covid-19 – Misure di salvataggio dell’UE

Giovedì 16 aprile alle ore 17:30 invece abbiamo parlato delle misure dell’unione europea. La settimana precedente i ministri delle finanze dell’UE si sono accordati per un pacchetto di misure di salvataggio da 500 miliardi di Euro. Quali sono i contenuti di questo pacchetto? Quali conseguenze ha per l’UE e per i singoli Stati membri? Cosa resta da fare? E quali sono i rischi che corriamo?
Jamila Schäfer, vice presidente e coordinatrice internazionale dei Verdi tedeschi Bündnis 90/Die Grünen ci ha dato un input sulla tematica.

Qui potete visualizzare il raccolto e ascoltare anche il commento finale.

 

Il progetto Green Meeting Point viene accompagnato della cooperativa sociale Blufink, che, alla fine di ogni dialogo, riassume nel “raccolto” gli input, le domande e i commenti emersi.

COMUNICATO STAMPA.

Dopo anni di progetti, valutazioni ambientali, valutazioni economiche, dubbi politici, finalmente la decisione è presa: la Giunta ha rifiutato il progetto di collegamento tra il comprensorio sciistico austriaco di Kaunertal con Valle Lunga.
I Verdi Grüne Verc hanno seguito l’intera vicenda, fin dalle prime proposte di progetto, con attenzione e costanza e a più riprese. Hanno richiamato la Giunta alla tutela di un patrimonio paesaggistico e naturalistico unico come quello presente in Valle Lunga, che da anni ha investito con successo in un turismo dolce e rispettoso. “Finalmente le proteste e le richieste non solo dei Verdi, ma anche di tante associazioni e persone della Val Venosta, sono state ascoltate e possiamo mettere una bella pietra sopra questo progetto” commenta soddisfatto Hanspeter Staffler. Questo collegamento tra il versante austriaco e quello sudtirolese non ha mai corrisposto ai criteri di sostenibilità necessari per un territorio fragile e prezioso come quello alpino e le diverse valutazioni, sia ambientali, che economico-sociali non hanno fatto altro che confermarlo. La politica doveva semplicemente prenderne atto e rispettare le valutazioni degli esperti. E così è stato fatto.
In questo periodo difficile e sospeso, finalmente una buona notizia!

BZ, 15.04.2020

INTERROGAZIONE.

Tra le decisioni di recente prese dalla giunta provinciale c’è anche quella, proposta dall’assessore Bessone, di vendere una serie di immobili di proprietà della Provincia. Tutto ciò per ottenere risparmi e capitale liquido. Per i risparmi però dipende molto dall’attuale utilizzo dei singoli immobili: se sono inutilizzati il risparmio dei costi è comprensibile. Diverso il caso di immobili utilizzati da uffici o enti per i quali va trovata un’altra sistemazione: se ci sono risparmi o meno lo possiamo sapere solo alla fine.

In particolare, tra gli edifici da vendere si ipotizza anche quello che attualmente ospita il museo archeologico, in via Museo 43 a Bolzano. Da tempo si parla di nuova destinazione del museo, ma finora non ci risulta deciso nulla. Ricordiamo che tra le offerte pervenute ce ne sono alcune che prevedono un cambio radicale di sede (Virgolo, ex Pascoli ecc…) mentre altre prevedono un allargamento degli spazi in edifici circostanti all’attuale sede, che verrebbe mantenuta.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. L’edificio che attualmente ospita il museo archeologico, in via Museo 43 a Bolzano, è tra quelli che la Provincia metterà in vendita?
  2. Se sì, a quanto verrà masso in vendita l’attuale edificio?
  3. La contropartita da parte di chi acquista sarà offrire e predisporre una nuova sede del Museo archeologico?
  4. Che succede se il valore della nuova sede del museo archeologico sarà superiore (come probabile) o inferiore al valore dell’edificio in via Museo 43? Ci sarà un conguaglio?
  5. Se questo conguaglio comportasse un esborso da parte della Provincia per coprire il maggior valore della nuova sede, dove starebbe in questo caso il risparmio per la mano pubblica?
  6. Ma come è possibile immaginare una simile transazione se la Provincia non ha ancora deciso per quale progetto optare per la nuova sede del museo archeologico, considerando anche che alcune proposte prevedono di utilizzare anche l’attuale sede che la Provincia vorrebbe cedere?
  7. Quanto ricordato alla domanda precedente significa che la Provincia ha già deciso per quale proposta optare? Se sì, qual è la proposta scelta? Quando è stata fatta la scelta, con quale procedura e con quale atto di deliberazione?
  8. Se invece non è stata ancora fatta la scelta per la nuova sede del museo archeologico, quando sarà fatta, con quale procedura e con quale atto di deliberazione?
  9. Quali sono i tempi programmati per portare a termine l’operazione di cessione dell’edificio in via Museo 43 e poi aprire la nuova sede altrove? Ci sarà un’interruzione delle attività per il pubblico del museo archeologico?

Bolzano, 13.04.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Con o senza Corona, alcune cose sembrano non cambiare mai nella nostra provincia. Solo così riusciamo a spiegarci come mai la data delle elezioni comunali non sia stata stabilita in un processo democratico, ma imposta dal vertice della SVP.

Non c’è stato nessuno confronto con gli altri esponenti politici in Consiglio provinciale, nessuna discussione trasparente. Una decisione presa da un solo partito perseguendo evidentemente solo i propri interessi.

Per il Presidente della provincia, per la giunta e i sindaci una data così sembra quasi ideale: potrebbero trasformare in voti i consensi raccolti dal superamento della crisi e dall’approvazione del pacchetto di misure di salvataggio che avverrebbero proprio poco prima di suddetta data elettorale. Potrebbe essere la campagna elettorale più a buon mercato della storia per la SVP.

Un altro effetto collaterale, che alla SVP farebbe certamente comodo, sarebbe la fatica doppia che le liste civiche dovrebbero sostenere. Per prima cosa bisognerebbe raccogliere le firme e sbrigare tutte le faccende burocratiche in piena estate, a luglio. In secondo luogo, subito dopo la crisi tante persone non avranno letteralmente il tempo per impegnarsi politicamente. Chi si deve preoccupare della propria azienda, del posto di lavoro e della famiglia non potrà dedicarsi a nessuna campagna elettorale.

Ma anche indipendentemente da riflessioni politiche, questa data è assurda. A oggi nessuno può ancora dire cosa succederà nei prossimi mesi. Devono essere proprio cambiati in quei giorni i rappresentanti comunali? Proprio quando arriveranno le misure finanziarie da applicare a livello comunale? Proprio quando viene richiesto di stare uniti ci si chiede di lanciarci in una campagna elettorale? Noi pensiamo di no.

Oggi dobbiamo puntare a riattivare le strutture democratiche a livello comunale. Consigli comunali e commissioni devono ricominciare a lavorare e ad assicurare così la volontà delle cittadine e dei cittadini nelle decisioni che riguardano il loro paese.

Le elezioni possono essere fatte benissimo a dicembre o all’inizio dell’anno prossimo. O per lo meno insieme al referendum costituzionale, anche se questo per la SVP significherebbe perdere il “bonus da Corona virus”.

Felix von Wohlgemuth, Marlene Pernstich

COMMENTO DI HANSPETER STAFFLER.

L’Italia e l’Alto Adige hanno un sistema sanitario finanziato dalle entrate fiscali e che garantisce a ogni cittadina e cittadino il diritto a usufruire in ogni momento e gratuitamente dell’assistenza sanitaria. I servizi sanitari sono un diritto civile fondamentale.

Sui giornali italiani, in questi giorni, si legge spesso del sistema sanitario messo al tappeto: letti di terapia intensiva smantellati, sostegno sempre maggiore da parte di molti politici alle strutture private e la chiusura di moti piccoli ospedali di periferia. La Lombardia in questo si è distinta in maniera particolare.

Il dibattito sulla finanziabilità del sistema sanitario altoatesino ci accompagna ormai da anni: ci ricordiamo che nel 2015 la Giunta ha provveduto a chiudere interi reparti, soprattutto negli ospedali periferici di San Candido, Silandro e Vipiteno. Dobbiamo ringraziare la rivolta del personale degli ospedali e di buona parte della popolazione se i nostri ospedali non sono stati totalmente sacrificati alla logica del risparmio.

Eppure, sappiamo che i sistemi sanitari italiano e sudtirolese sono molto meno cari di quelli di Germania, Austria o Svizzera. Si fa quindi strada il sospetto che i politici responsabili non abbiano sempre avuto sott’occhio il bene comune, quanto piuttosto gli interessi economici di determinate lobby.

Abbiamo del personale fantastico nei nostri ospedali che in questa crisi si sta comportando in maniera esemplare: medici, mediche, infermieri, infermiere, personale tecnico e di laboratorio, addette/i alla cucina e alle pulizie tengono operative ed efficienti le strutture sanitarie e di cura. Dobbiamo fare in modo che tutte queste persone restino nel nostro sistema sanitario pubblico e per questo dobbiamo dare loro premi adeguati e contratti collettivi migliori.

Crisi Covid-19: il dopo è anche il prima. Ogni centesimo investito nel sistema sanitario è ben investito. Perché solo un sistema sanitario finanziato decentemente può salvarci da eventuali crisi future.

Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

Con l’Ordinanza presidenziale contingibile e urgente nr. 16/2020 del 02.04.2020, il Presidente della Provincia e Commissario Speciale per l’emergenza COVID-19 ha ordinato “a tutto il personale addetto alla vendita al dettaglio nelle attività consentite, di essere munito di dispositivi di protezione individuale (DPI) forniti dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige”.

Risulta che attualmente siano 20.000 i DPI in distribuzione da parte della Provincia, nel numero di due per ogni dipendente delle aziende del commercio al dettaglio che sono aperte anche nel corso dell’epidemia di coronavirus.

Si tratta di mascherine in tessuto lavabili e quindi riutilizzabili. La richiesta può essere presentata attraverso un modulo al sito internet www.oberalp.com/it/protezionecivile-aziende . Il procedimento viene svolto dal centro logistico della ditta Oberalp. Il costo delle mascherine per le aziende che ne hanno diritto e nel numero di 2 per dipendente è coperto dalla Provincia. I costi relativi alla spedizione e alla logistica, invece, vengono assunti dalle associazioni imprenditoriali che fanno capo al Südtiroler Wirtschaftsring, alla CNA/SHV, alla Confesercenti e alla Federazione Tabaccai. Le imprese non associate sostengono invece direttamente i costi di spedizione.

La ditta fornitrice è la Oberalp di Bolzano, il materiale proviene dalla Cina e ciascuna mascherina viene venduta al prezzo di € 3,50. Il costo di cui si fa carico la Provincia per le 20.000 mascherine in distribuzione si dovrebbe aggirare dunque intorno ai 700.000 €.

Nella pagina internet dove si fa l’ordinazione si legge: “Con l’ordinanza d’emergenza n. 16/2020 del 2 aprile, il Presidente della Giunta Provinciale ha imposto che dispositivi di protezione individuale saranno distribuiti a tutto il personale del commercio al dettaglio. Le mascherine sono messe a disposizione dalla SABES; la Protezione Civile è stata incaricata di organizzare la distribuzione ed a tal fine utilizza questo portale.

Hanno diritto alla fornitura tutte le aziende che sono autorizzate a svolgere la loro attività di vendita perché incluse nell’elenco dei codici ATECO autorizzati. Sono disponibili due mascherine in tessuto lavabile e quindi riutilizzabili per ogni dipendente, che vengono inviate alle aziende tramite corriere. Se l’azienda richiedente è membro di una delle associazioni di categoria sottoelencate, le spese logistiche e di spedizione saranno coperte dalla sua associazione. In caso contrario le spese di spedizione sono da pagare in contrassegno”.

Nel testo della Ordinanza n. 16/2020 abbiamo sottolineato il termine “dispositivi di protezione individuale (DPI)” poiché non si tratta di una definizione qualsiasi, ma di una precisa fattispecie di prodotto o attrezzatura protettiva che deve corrispondere alle norme di conformità vigenti nell’Unione europea e come tale essere certificata da istituti autorizzati e riconosciuti.

Da quanto ci risulta, di mascherine dotate di una certificazione europea esistono i seguenti modelli:

  • mascherine modello FFP2 e FFP3 certificate secondo la norma di conformità EN 149/2001
  • mascherine chirurgiche monouso certificate secondo la norma di conformità EN14683:2005

Ovviamente la certificazione attesta anche l’uso che si deve fare di queste mascherine, il grado di protezione che garantiscono, se questa protezione riguarda la persona che la indossa verso l’esterno oppure le altre persone, oppure entrambi e infine se e quali precauzioni aggiuntive siano o non siano necessarie a chi usa queste mascherine (come la distanza ecc…). Chi usa questi prodotti deve essere consapevole delle loro caratteristiche, per usarli bene per sé e per gli altri ed evitare quindi di propagare l’infezione, o venire a sua volta infettato.

Per questi motivi, riteniamo importante che sia chiarito molto bene se le 20.000 mascherine in distribuzione ai dipendenti di esercizi di vendita al dettaglio abbiano una certificazione ufficiale, oppure no, e se hanno una certificazione, di che tipo essa sia. Dalle notizie finora pubblicate non abbiamo trovato chiarimenti su questo, mentre sul “Dolomiten” abbiamo letto la dichiarazione dell’amministratore della ditta Oberalp: “Die Oberalp Gruppe ist kein Experte für Sanitärgüter und Zertifizierung in diesem Bereich”. Neppure il generico foglietto di istruzioni allegato alle mascherine (vedi allegato) dà chiare informazioni sulle caratteristiche del prodotto e sulla sua certificazione, né se si tratti davvero di “dispositivi di protezione individuale (DPI)”, ma si limita a illustrare come esse devono essere lavate e conservate.

D’altra parte, il testo della Ordinanza n. 16/2020 parla esplicitamente di “dispositivi di protezione individuale (DPI)” e – immaginando che nell’Ordinanza questi termini siano stati inseriti nella piena consapevolezza del loro significato – questo renderebbe necessaria la corrispondente certificazione. Ricordiamo che, essendo le mascherine adottate, pagate e distribuite dalla Provincia, la Provincia stessa si è assunta una grossa responsabilità nei confronti di tutte le persone che useranno queste mascherine considerandole “dispositivi di protezione individuale (DPI)”.

Chiarire se queste mascherine siano davvero DPI certificati o meno ci sembra indispensabile dopo quanto successo con gli atri dispositivi protettivi rivolti al personale sanitario e che poi hanno avuto valutazioni critiche da due enti europei di certificazione come la “DEKRA Testing and Certification GmbH“ di Hessen e l’” Amt für Rüstung und Wehrtechnik” di Vienna.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Le 20.000 mascherine in distribuzione a spese della Provincia a tutto il personale addetto alla vendita al dettaglio nelle attività consentite, come previsto dalla Ordinanza presidenziale contingibile e urgente nr. 16/2020 del 02.04.2020, ha la certificazione di “dispositivo di protezione individuale (DPI)” secondo quanto richiesto dalla ordinanza citata?
  2. In particolare sono certificate secondo la norma di conformità EN 149/2001?
  3. Oppure sono almeno mascherine chirurgiche certificate secondo la norma di conformità EN14683:2005?
  4. Se le mascherine sono prive delle certificazioni citate alle domande precedenti, sono dotate di qualche altra certificazione di “dispositivo di protezione individuale (DPI)”? Da chi è rilasciata? È riconosciuta nei paesi dell’Unione Europea?
  5. Se invece le mascherine NON hanno alcuna certificazione, né di “dispositivo di protezione individuale (DPI)” né di altro, se ne deve dedurre che non sono idonee a quanto previsto dalla Ordinanza presidenziale contingibile e urgente nr. 16/2020 del 02.04.2020, che parla espressamente di obbligo per il personale addetto alla vendita al dettaglio di indossare “dispositivi di protezione individuale (DPI) forniti dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige”?
  6. Se le mascherine NON hanno la certificazione di “dispositivo di protezione individuale (DPI)”, come si giustifica che la Provincia e/o l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige le ha adottate, pagate e messe in distribuzione ai sensi della citata Ordinanza?
  7. Se le mascherine NON hanno la certificazione di “dispositivo di protezione individuale (DPI)”, riportano almeno l’avvertenza “non è un dispositivo di protezione individuale” come ci risulta riportino le mascherine distribuite ad esempio in Veneto?
  8. Se le mascherine attualmente in distribuzione NON sono fornite della necessaria certificazione che attesti che si tratta di “dispositivo di protezione individuale (DPI)” come disposto dalla Ordinanza n. 16/2020, e poiché il generico foglietto di istruzioni allegato alle mascherine (vedi allegato) riguarda esclusivamente il modo in cui esse devono essere lavate e conservate, ma non il loro uso in situazioni col pubblico, non ritiene la Provincia di essersi assunta una grossa responsabilità nell’adottarle e distribuirle? Ritiene la Provincia che sia opportuno chiarire in modo esplicito, innanzitutto a chi le riceve e le usa, di che tipo di materiale si tratta, come va usato e quale tipo di protezione esso garantisce per sé e per gli altri?

Bolzano, 08.04.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

PRIVATI! Conseguenze dell’isolamento di massa

Oltre a effetti sulla salute e sull’economia, il Covid-19 ha degli effetti anche sulla personalità. L’isolamento delle singole persone, la privazione della sfera pubblica e il ritiro forzato nella sfera privata per alcune persone può essere positivo, altre si arrangiano, per altri ancora la sfera casalinga può essere addirittura pericolosa. Convivenza con parenti violenti, con persone ammalate, solitudine, impoverimento, labilità, dipendenza – sono solo alcune delle situazioni che possono portare ai limiti psichici. In queste settimane tali situazioni sono ancora più nascoste del solito e talvolta diventano esplosive per le singole persone che si trovano a viverle e a gestirle.

Ne abbiamo parlato martedì 7 aprile nel nostro Green meeting points con la psichiatra Elda Toffol. Qui potete visualizzare il raccolto e ascoltare anche il commento finale di Blufink.

Dopo averne parlato con Elda Toffol, abbiamo dialogato sul tema con lo psicologo Erwin Steiner, giovedì 9 aprile alle ore 17:30. Qui potete visualizzare il raccolto e ascoltare il commento .

 

Il progetto Green Meeting Point viene accompagnato della cooperativa sociale Blufink, che, alla fine di ogni dialogo, riassume nel “raccolto” gli input, le domande e i commenti emersi.