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MOZIONE

Con gli attuali prezzi immobiliari è estremamente difficile – se non impossibile – che ragazzi, ragazze e giovani possano permettersi di pagare uno spazio abitativo proprio al di fuori dell’abitazione dei genitori. Sia sul mercato degli affitti, sia per quanto riguarda l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione, è raro o proprio impossibile trovare prezzi accessibili.

Il mercato più importante è quello degli affitti, ma anche qui i prezzi sono al limite del finanziabile. Nell’ultima “indagine sui giovani” (collana Astat 220, 2017), un buon terzo (38,5%) dei giovani tra i 23 e i 25 anni dichiara di investire una parte delle proprie uscite nel settore dell’abitare. Se guardiamo ai giovani tra i 20 e i 22 anni, il dato scende al 28%.

Per poter diventare autonomi e responsabili, i giovani non devono vivere con i genitori. Inoltre, per motivi organizzativi, economici ed ecologici è necessario che chi inizia un lavoro, chi sta svolgendo una formazione e chi studia possa risiedere nelle vicinanze del luogo in cui si svolge la formazione ovvero vicino al posto di lavoro. Per i tanti giovani che cercano una casa, i convitti risolvono solo parzialmente il problema.

Nel rispetto della tutela ambientale e a fronte delle limitate risorse paesaggistiche dell’Alto Adige si dovrebbero evitare ulteriori consumo e impermeabilizzazione del suolo.

Per questi motivi appare opportuno e giustificato introdurre incentivi fiscali per la locazione di immobili alle persone giovani. In cambio, chi affitta si dovrebbe impegnare a non superare un canone di locazione socialmente sostenibile e adeguato a ragazzi, ragazze e giovani. Per incentivare questa disponibilità, l’ente pubblico potrebbe riconoscere alle locatrici e ai locatori una riduzione dell’imposta municipale immobiliare nella stessa misura in cui viene concessa per altre finalità sociali quali ad esempio quelle perseguite dalle organizzazioni senza scopo di lucro (ONLUS), ma anche per altri fini quali le destinazioni d’uso agricole.

Pertanto il consiglio provinciale impegna la giunta provinciale

ad abbassare allo 0,2% l’imposta municipale immobiliare sulle abitazioni affittate a persone che al momento della stipula del contratto di affitto abbiano tra i 18 e i 26 anni; l’aliquota agevolata viene mantenuta fino alla prima scadenza del contratto, per un massimo di cinque anni; il presupposto per l’applicazione di questa aliquota agevolata è che il canone concordato non superi il 75% del canone provinciale.

Bolzano, 5.2.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

MOZIONE

Il 2° comma dell’art.4 della Legge 91/1992 Nuove norme sulla cittadinanza regola l’acquisizione della cittadinanza italiana per le/i nuove/i cittadine/i. Vi è previsto “l’acquisto della cittadinanza per lo straniero nato in Italia che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente dalla nascita fino alla maggiore età e dichiari di volerla acquisire entro un anno dal raggiungimento della maggiore età”.

In presenza dei suddetti requisiti, è possibile acquisire la cittadinanza italiana rendendo una dichiarazione innanzi all’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di residenza entro il 19° anno. L’atto viene iscritto nei registri di cittadinanza e annotato nell’atto di nascita dell’interessato.

La procedura prevista è questa: la persona che ha questo diritto entro il compimento del 19°anno, previo appuntamento, deve presentarsi all’ufficio di Stato Civile del Comune di residenza, per rendere dichiarazione di voler acquistare la cittadinanza italiana. L’ufficiale dello Stato Civile iscrive la dichiarazione nei registri di cittadinanza e provvede ad annotarla sull’atto di nascita dell’interessato. Successivamente alla verifica delle condizioni, (nascita in Italia e residenza ininterrotta dalla nascita fino al momento della dichiarazione) trascrive nei registri di cittadinanza l’esito dell’accertamento effettuato dal Sindaco, lo annota sull’atto di nascita e comunica all’ufficio anagrafe, elettorale, leva, alla Questura e al Casellario Giudiziale la variazione di cittadinanza.

Per un cittadino o una cittadina straniera la piena integrazione si raggiunge quando acquista la cittadinanza del paese in cui risiede. Tale diritto è sottoposto a condizioni molto severe e corona un processo riuscito di integrazione, inserendo la persona in un contesto di diritti e doveri precisi e uguali a qualsiasi altra cittadina e cittadino. La cittadinanza di un paese rafforza il sentimento di appartenenza alla società in cui si è chiesto di essere accolti.

Particolarmente importante è l’ottenimento della cittadinanza da parte di figli nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri, le cosiddette seconde generazioni. È sui giovani e sulle giovani che riesce o fallisce una buona politica di integrazione. In Italia questa possibilità è data dalla normativa sopra citata, ma si può cogliere solo per un breve tempo: entro il 19° anno di età.

Il rischio che il/la giovane neomaggiorenne si lasci sfuggire questa occasione per mancanza di informazione è alto. Per questo le istituzioni hanno il compito di informare le persone interessate sul loro diritto, poiché l’ottenimento della cittadinanza è un fondamentale passo di integrazione e dunque è anche interesse pubblico dell’intera società che venga realizzato.

Per questi motivi,

il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

a garantire che ogni persona, nata in Italia da genitori stranieri e residente in provincia di Bolzano, al compimento del 18° anno di vita venga adeguatamente informata, anche con una comunicazione scritta a lei indirizzata, sul suo diritto a richiedere la cittadinanza italiana entro il 19° anno di età e sulla procedura prevista per ottenerla.

Bolzano, 4 febbraio 2019

Consiglieri provinciali

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

MOZIONE

Da un sondaggio realizzato dall’AFI emerge che 8 padri su 10 vorrebbero passare più tempo con i propri figli. Il numero dei padri che usufruisce del congedo facoltativo di paternità nel 2016 è stato del 20,5%, mentre nel 2011 erano ancora solo il 13%. Ciò dimostra che con le condizioni giuste c’è una disponibilità dei padri a condividere con le madri l’esperienza dell’essere genitori in modo paritario.

Un ostacolo su questa strada è tuttavia costituito dalla limitatezza dei diritti riconosciuti a chi voglia usufruire del congedo di paternità.

Per il settore privato, la legge riconosce ai padri il diritto a solo 4 giorni di congedo di paternità (retribuiti al 100% da usufruire entro i primi 5 mesi dalla nascita della figlia o del figlio), obbligando i datori di lavoro a concedere tali giorni ai padri che ne facciano richiesta. Molto spesso tanti papà non sanno nemmeno dell’esistenza di questo loro diritto e del dovere del datore di lavoro di riconoscerlo.

In Paesi europei come la Svezia, dove l’80% dei padri usufruisce del congedo parentale, sono le stesse aziende a incentivare queste scelte, anche perché gli uomini tornano al lavoro con un’altra motivazione e avendo acquisito competenze importanti di organizzazione e conciliazione, di cui beneficiano le aziende stesse.

La provincia prevede già un Audit per le aziende che intendono andare verso delle politiche aziendali di sostegno alla conciliazione famiglia lavoro. Pochi però sono i criteri che valutino positivamente l’incentivazione parentale da parte dei padri.

La situazione sopra descritta non permette ai padri di poter usufruire dell’importante diritto a una paternità vissuta pienamente e toglie ai figli e alle figlie il diritto ad avere una figura paterna davvero presente. Al contempo anche le madri ne vengono penalizzate: dai dati raccolti periodicamente dalla ripartizione lavoro risulta che sono centinaia le donne che in provincia di Bolzano si dimettono dal lavoro nel periodo di gravidanza o entro il primo anno di vita del/la bambino/a. Tre anni più tardi, solo ca. la metà risulta nuovamente occupata.

 Per questi motivi,

Il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale:

  1. A concordare insieme al Comitato per le pari opportunità, alla Consigliera di parità e alla Camera di commercio una campagna di informazione e sensibilizzazione al tema del diritto al congedo parentale per i padri.
  2. A intervenire presso il Governo italiano per aumentare a almeno 15 giorni le giornate in cui il padre ha diritto a richiedere il congedo di paternità retribuito al 100%, col conseguente obbligo per il datore di lavoro di concederlo, senza che questi giorni vadano a discapito della maternità obbligatoria e senza che possano essere trasferibili alla madre.
  3. A potenziare il processo Audit famiglia e lavoro inserendo nei criteri di valutazione delle aziende degli standard che riguardano il sostegno e l’incentivazione dei congedi parentali per i papà.

Bolzano, 4 febbraio 2019

Firmato Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

MOZIONE

Nell’anno scolastico 2016/17 le giovani altoatesine e i giovani altoatesini iscritti nelle scuole superiori di lingua tedesca erano 13.263, quelli nelle scuole in lingua italiana 5.941 e quelli nelle scuole delle località ladine 524. In quell’anno 2.411 hanno sostenuto l’esame finale in una scuola media superiore tedesca, 982 in una italiana e 78 in una ladina.

Molti continuano la formazione in un istituto d’istruzione superiore. Nell’anno scolastico 2015/2016 5.945 altoatesine e altoatesini erano immatricolati in università italiane e 6.601 in atenei austriaci. Altre studentesse e altri studenti (numero non rilevato dall’ASTAT) studiano in Germania, in altri Paesi dell’UE e in Paesi non appartenenti all’UE. I requisiti d’accesso richiesti ai diplomati e alle diplomate delle scuole medie superiori tedesche sono tuttora diversi rispetto a quelli richiesti ai diplomati e alle diplomate delle scuole in lingua italiana.

  • Negli istituti superiori austriaci non viene applicata una direttiva unitaria. Nella maggior parte di questi istituti i diplomati e le diplomate di scuole superiori italiane devono presentare uncertificato di conoscenza linguistica, mentre in altri basta il diploma di maturità. Tendenzialmente è però richiesta la certificazione linguistica.
  • Per accedere alle facoltà di medicina le diplomate e i diplomati di scuole medie superiori italiane non sono equiparati a quelli delle scuole tedesche, che rientrano nella quota riservata agli austriaci, mentre i primi sono trattati alla stregua di chi proviene dagli altri Paesi dell’UE.
  • In Germania (nonostante 13 anni di lezioni di tedesco!) si devono presentare attestati con il livello di conoscenza della madrelingua (C1, e in parte persino C2), ma a seguito della delibera della conferenza permanente dei ministri dell’istruzione dei Länder del 2 giugno 1995 i diplomati e le diplomate delle scuole superiori tedesche dell’Alto Adige ne sono esenti.

Tutto ciò rappresenta una per certi versi grave disparità di trattamento e condiziona le prospettive future di numerose/numerosi giovani di madrelingua italiana, ma anche tedesca (oppure di altre
lingue o i plurilingui), che per vari motivi hanno deciso di frequentare scuole superiori di lingua italiana.

Tutto ciò premesso,

il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

di avviare trattative a livello internazionale ai fini di una futura equiparazione, e in modo particolare,

  • di lavorare per una soluzione unitaria per gli istituti di istruzione secondaria superiore in Austria, per quanto riguarda il riconoscimento automatico del diploma di maturità conseguito in
    Alto Adige nelle scuole superiori in lingua italiana;
  • di lavorare per ottenere l’equiparazione dei diplomi delle scuole superiori italiane con quelle tedesche ai fini dell’accesso alle facoltà di medicina in Austria, di modo che entrambi diano
    accesso alla quota riservata ai cittadini austriaci/alle cittadine austriache;
  • di ottenere dalla conferenza permanente dei ministri dell’istruzione dei Länder che i diplomi conseguiti presso le scuole superiori di lingua italiana dell’Alto Adige siano equiparati a quelli
    delle scuole in lingua tedesca e non si debbano presentare ulteriori attestati di conoscenza linguistica.

04.02.2019

Consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

MOZIONE

Nel suo accordo di coalizione la Giunta provinciale ha voluto dare importanza alla “conservazione del Creato” e “della biodiversità” inserendole entrambe nel preambolo.

Tuttavia si tratta di nobili obiettivi contraddetti dalla realtà dei fatti, in quanto in Europa il numero delle specie di insetti è calato del 45% ca. o è già a rischio estinzione. I motivi di questa diminuzione sono molteplici e uno di questi è la mancanza di spazi vitali e fonti di nutrimento sufficienti.

La creazione di aree ricche di polline e nettare è un modo semplice per contrastare efficacemente questo fenomeno. In esse gli insetti trovano cibo e luoghi per la nidificazione. Per questo motivo è
auspicabile che il maggior numero possibile di spazi pubblici sia configurato in modo da attirare gli insetti utili.

Spesso nei Comuni ci si preoccupa di curare il lato estetico di spazi verdi e aiuole spartitraffico, ma non sempre queste aree sono sistemate in modo da servire anche come habitat naturale per gli
insetti.

Sarebbe senz’altro utile se i Comuni mostrassero maggiore sensibilità da questo punto di vista.

L’iniziativa del Baden-Württemberg è interessante e merita considerazione: Città e Comuni possono già iscriversi al nuovo concorso “Blühende Verkehrsinseln” per aiuole spartitraffico fiorite, al quale si partecipa portando all’attenzione pubblica rotatorie lungo strade sovracomunali e comunali, e aree di sosta risistemate negli ultimi tre anni o destinate a essere riqualificate. Il cambiamento deve però avvenire all’insegna di un habitat più favorevole agli insetti utili e quindi favorire la biodiversità. In palio c’è il titolo di “Goldene Wildbiene” (ape selvatica d’oro) del Baden-Württemberg che verrà per la prima volta assegnato nell’estate 2019.

In questo Land si è convinti che la perdita di biodiversità si possa fermare solo lavorando tutti assieme, garantendo così la sussistenza alle generazioni future. Una riqualificazione naturalistica di rotatorie e aree di sosta non è molto onerosa e i suoi effetti positivi perdurano nel tempo. In tutto il territorio il marchio assegnato diventa sinonimo di spazi verdi in ambito stradale a cui è stato attribuito un riconoscimento in quanto costituiscono un prezioso habitat per gli insetti.

Il premio per i Comuni selezionati è una targa che rende stabilmente visibile l’impegno localmente profuso. Tutti i premiati vengono poi anche inseriti nel sito internet del ministero dei trasporti come paladini della tutela della biodiversità. La fioritura delle aiuole spartitraffico unisce l’utile al bello, trasformando semplici aree in importanti spazi vitali per gli insetti. Queste zone rinaturalizzate non richiedono grande manutenzione e i Comuni non devono ricorrere all’uso di pesticidi. Inoltre, grazie ai fiori selvatici diventano vivaci macchie di colore per il piacere di abitanti e turisti.

Le modalità di svolgimento del concorso sono molto semplici e una giuria di esperte ed esperti sceglie i Comuni da premiare tra tutte le segnalazioni pervenute.

Seguendo l’esempio descritto

il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di indire un concorso o assegnare un premio a livello provinciale, incentrato sulla promozione della biodiversità nella pianificazione comunale creando habitat che attirino gli insetti;
  2. di premiare ogni anno un Comune oppure ogni due anni tre Comuni che si sono dedicati con impegno alla sistemazione dei loro spazi pubblici creando habitat che attirano gli insetti;
  3. di diffondere e sostenere con misure idonee il premio e il messaggio alla base dell’iniziativa, vale a dire la varietà delle specie e la biodiversità.

Bolzano, 01.02.2019

Consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

In questa legislatura gli eletti e l’eletta in consiglio provinciale si metteranno in ascolto dei cittadini e delle cittadine in diverse città e comuni della Provincia. Sarà un’opportunità per entrare direttamente in contatto con Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba e Hanspeter Staffler, far conoscere loro problemi e difficoltà, dare loro idee e spunti da portare avanti a livello provinciale. Non serve prendere appuntamento, basta passare il giorno, nel luogo e all’ora annunciati.

La prima occasione sarà già la settimana prossima, lunedì 4 febbraio. A Bressanone (Portici maggiori 14, Sala Egger) dalle 16:30 alle 18 ci saranno Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba e i Consiglieri Comunali dei Verdi di Bressanone; a Merano (Portici 204) invece ci sarà Hanspeter Staffler insieme ai rappresentanti Verdi in Consiglio Comunale a Merano dalle 15:30 alle 17.

Queste occasioni di ascolto e di scambio avranno luogo indicativamente una volta al mese e verranno organizzate in collaborazione con i gruppi verdi locali.

DISEGNO DI LEGGE PROVINCIALE n. 8/19

Modifica della legge provinciale 18 agosto 1988, n. 33

La stragrande maggioranza delle donne oggi In Alto Adige/Südtirol partorisce in ospedale. A questa modalità esistono poche alternative, anzi, una sola: quella del parto a domicilio. Mentre però il costo per il parto effettuato in ospedale è coperto dal servizio sanitario, quello per il parto a domicilio è quasi interamente a carico delle gestanti. Su un costo complessivo che può variare dai 2.000 ai 3.000 € (esattamente come il costo di un parto vaginale in ospedale: 2.003 € presso l’ospedale di Bolzano, 4.103 € presso l’ospedale di Vipiteno), attualmente la provincia concede infatti alle madri che optano per un parto in casa un contributo di 516 €.

Già questa condizione di partenza non ci sembra garantire quella libertà di scelta delle donne, su come e dove partorire, compreso nel diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione dei Diritti umani. La scelta di partorire in casa diventa quindi un piccolo/grande investimento che non tutte possono permettersi. Dal momento che alcuni punti nascita negli ospedali periferici della nostra provincia sono stati chiusi, il ventaglio di possibilità assistenziali si è ristretto ancora di più, poiché in questo modo viene preclusa anche la possibilità di scegliere l’ospedale più vicino o quello dalle metodologie più congeniali a ogni donna.

Studi effettuati negli Stati Uniti e presentati alla seconda Conferenza Internazionale sui Diritti umani nel Parto (tenutasi in Belgio nel 2013) dimostrano che l’assistenza del parto a casa riduce sia il tasso di parti prematuri, sia il tasso di tagli cesarei, con migliori esiti in termini di salute materno-fetale e con un potenziale di risparmio sotto il profilo della spesa sanitaria. Anche per motivi economici, dovrebbe quindi sussistere interesse da parte dell’ente pubblico a rendere accessibile a tutte la scelta del parto in casa.

In altre realtà, sia in Italia che all’estero, esistono già delle altre modalità e strutture che vanno ad arricchire e integrare le due alternative possibili sul nostro territorio. Si stratta delle cosiddette Case Maternità e Nascita. Le troviamo in Germania, ma anche a Milano, Bologna, Como, Genova, Torino, Firenze e sono delle piccole strutture private in cui donne e coppie possono essere accompagnate da ostetriche e altre figure professionali fin dall’inizio della gravidanza. Sono strutture ben connesse con la rete sanitaria e ospedaliera locale e fanno parte dell’assistenza di base in un sistema orientato alla salute delle persone. Al momento non esiste una regolamentazione statale delle case nascita, ma altre regioni come la Lombardia, le Marche e l’Emilia Romagna già alla fine degli anni novanta o all’inizio degli anni 2000 hanno approvato in proposito un regolamento regionale apposito.

In attesa che anche in Provincia di Bolzano si proceda ad analoga regolamentazione, pensiamo comunque che l’unico modo per aumentare la libertà di scelta alle singole donne su come, dove partorire e da chi farsi assistere sia quello di prevedere lo stesso tipo di agevolazione economica o rimborso per qualsiasi tipologia di assistenza al parto scelta da ogni donna, nel rispetto delle proprie necessità e sensibilità.

Presentiamo quindi questo disegno di legge per ampliare la possibilità di ottenere un rimborso spese per parti assistiti che avvengono al di fuori dell’ospedale. Un piccolo passo per il diritto delle donne a scegliere liberamente dove partorire e da chi farsi accompagnare.

Bolzano, 30.01.2019

Qui trovate il disegno di legge.

Consigliera provinciale
Brigitte Foppa

Il disegno di legge è stato respinto in commissione il 15.04.2019 e verrà ridiscusso in aula.

INTERROGAZIONE

Il nuovo inceneritore di Bolzano è stato messo in funzione nel luglio 2013 sulla base di una precisa Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) .

Nel gennaio del 2017 la Provincia autonoma di Bolzano e quella di Trento hanno sottoscritto un “Accordo di Programma per un utilizzo sostenibile dell’impianto di termovalorizzazione di Bolzano e del biodigestore di Cadino” al cui articolo 3 è previsto che:

“La Provincia autonoma di Trento conferirà, a partire dall’1 gennaio 2017 (1/01/2017), al termovalorizzatore di Bolzano una quantità annua compresa tra le 15.000 (quindicimila) e le 20.000 (ventimila) ton./anno esclusivamente di rifiuto secco residuo (indifferenziato), codice CER 200301, riconoscendo all’Eco-Center Spa, gestore dell’impianto, una tariffa per il trattamento di 101,00 (centouno) €/ton che rimarrà fissa per tutta la durata del presente accordo, salvo l’insorgere di eventi imprevedibili o per factum principis”.

Si chiede alla giunta provinciale:

  1. In che modo questo accordo è stato rispettato dall’inizio del conferimento dei rifiuti del Trentino a Bolzano?

SULL’ACCORDO COL TRENTINO E LE QUANTITA’ CONFERITE:

  1. Per ogni anno dall’entrata in vigore dell’accordo a oggi, quante tonnellate/anno complessive di rifiuti provenienti dal Trentino sono state smaltite dall’inceneritore di Bolzano?
  2. Se la risposta alla domanda precedente dovesse eccedere la quantità massima di 20.000 (ventimila) ton./anno oppure essere inferiore alle 15.000 ton./anno previste dall’accordo del 2017, perché ciò è avvenuto e in base a quali normative?
  3. A proposito della risposta alle domande n. 2 e 3, la Provincia di Bolzano si è premurata di acquisire su queste eventuali variazioni (come previsto dall’art. 5 dell’accordo) il parere del Comitato di coordinamento intercomunale? O perlomeno Ecocenter ha informato il comitato, e/o i comuni interessati, e/o la Provincia?

SULL’ACCORDO COL TRENTINO E LA TIPOLOGIA DI RIFIUTI CONFERITI:

  1. Per ogni anno dall’entrata in vigore dell’accordo a oggi, quale tipo di rifiuti provenienti dal Trentino sono stati smaltiti dall’inceneritore di Bolzano? In particolare, è stata rispettata la clausola per cui doveva essere tutto rifiuto secco indifferenziato, codice CER 200301, oppure c’erano materiali anche di altro tipo e, se sì, in quale quantità e in base a quale normativa è stato trattato anche l’altro tipo di rifiuto?
  2. A proposito della risposta alla domanda n. 5, se vi sono stati scostamenti nella tipologia dei rifiuti da quanto previsto, la Provincia di Bolzano si è premurata di acquisire su queste eventuali variazioni (come previsto dall’art. 5 dell’accordo) il parere del Comitato di coordinamento intercomunale? O perlomeno Ecocenter ha informato il comitato, e/o i comuni interessati, e/o la Provincia?

SUL FUNZIONAMENTO DELL’IMPIANTO DALL’ENTRATA IN ESERCIZIO:

  1. Per ogni singolo anno, e per ogni singolo mese dall’entrata in funzione del nuovo inceneritore fino a oggi, quale quantità complessiva di rifiuti, provenienti sia della provincia di Bolzano sia (negli ultimi anni) dal Trentino, è stata smaltita dall’inceneritore di Bolzano?
  2. In base ai dati forniti alla domanda precedente, sono state finora sempre rispettate le prescrizioni della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) sul funzionamento dell’inceneritore, sia per quanto riguarda le quantità di rifiuti da trattare, sia per quanto riguarda la loro tipologia?
  3. Si ritiene che in futuro debbano essere modificate alcune modalità dell’attuale utilizzo o carico dell’inceneritore, e se sì, in che senso e in quali tempi?
  4. A proposito delle risposte alle domande n. 7, 8 e 9, Ecocenter ha informato e/ consultato il comitato, e/o i comuni interessati, e/o la Provincia? E la Provincia di Bolzano si è già premurata di acquisire su questi argomenti il parere del Comitato di coordinamento intercomunale?

Bolzano, 29 gennaio 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

MOZIONE

All’inizio del giugno 2017 la consigliera di parità della Provincia autonoma di Bolzano ha presentato al Consiglio provinciale la sua relazione sull’attività svolta nell’anno precedente. Nel suo lavoro la consigliera di parità indaga su tutti i casi di discriminazione diretta o indiretta sul posto di lavoro e a tal fine valuta la situazione occupazionale delle donne e degli uomini nelle imprese con più di 100 dipendenti.

Ogni due anni viene pubblicato un rapporto al riguardo, secondo quanto stabilito dal comma 1 dell’articolo 46 del decreto legislativo n. 198/2006 (“Codice delle pari opportunità tra uomo e donna,
a norma dell’articolo 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246”): “Le aziende pubbliche e private che occupano oltre cento dipendenti sono tenute a redigere un rapporto almeno ogni due anni sulla
situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni e in relazione allo stato di assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica, di altri fenomeni di mobilità, dell’intervento della Cassa integrazione guadagni, dei licenziamenti, dei prepensionamenti e pensionamenti, della retribuzione effettivamente corrisposta.” Se le aziende non trasmettono questo rapporto scaduto anche il termine prorogato, scattano le sanzioni che in certi casi possono arrivare fino alla sospensione per un anno dei contributi eventualmente concessi (vedi l’articolo 46, comma 4 del D.Lgs. n. 198/2006).

L’ultimo rapporto del novembre 2016 sulla situazione occupazionale in provincia di Bolzano, predisposto dall’IPL e pubblicato dalla consigliera di parità, contiene informazioni importanti per quanto riguarda lo stato di attuazione della parità nel mondo lavorativo altoatesino. Il rapporto conferma il persistere del cosiddetto soffitto di cristallo. Sono soprattutto le difficoltà a conciliare famiglia e lavoro a impedire alle donne di fare carriera. Nel complesso per le donne è alquanto più difficile arrivare a ricoprire posizioni ai vertici. Oltre a ciò sono spesso le donne ad essere assunte con contratti a tempo determinato, e in genere devono aspettare più a lungo per ottenere un contratto a tempo indeterminato. Alla loro precarietà contribuisce inoltre un part time imposto e non scelto. E infine sono prevalentemente le donne a usufruire del congedo parentale, restando così più a lungo lontane dal lavoro.

Al punto 5 della relazione della consigliera di parità sull’attività svolta nel 2016 si legge: “Sulla base di questi risultati, nel 2016 si è iniziato, con le associazioni sociali, a elaborare piani d’intervento. Nel 2017 saranno resi noti i dati dell’amministrazione pubblica.” Il campo di indagine viene così esteso alla pubblica amministrazione e, sulla base di quanto rilevato, la consigliera in collaborazione con le associazioni sociali decide le misure necessarie al fine di arrivare alla parità tra uomo e donna nelle aziende.

Così, l’analisi della situazione non è però completa perché, sulla base della normativa attuale ai sensi dell’art. 27 della legge provinciale n. 5/2010 e dell’art. 46 del D.Lgs. n. 198/2006, il rapporto analizza solo la situazione nelle aziende con un certo numero di persone assunte, e queste aziende da sole non bastano a fornire un quadro complessivo, visto che in provincia ci sono soprattutto aziende con meno di 100 dipendenti, e queste ultime formano una parte importante dell’economia locale (l’80% delle imprese altoatesine ha meno di 50 dipendenti e il 30% ha un numero di dipendenti che va da 10 a 49 – fonte ASTAT – situazione riferita al 2014). Il rapporto sulla situazione del personale in futuro dovrebbe occuparsi anche delle piccole e medie imprese (PMI) che hanno un numero di occupati superiore a 10 e inferiore a 50 (vedi l’articolo 2 dell’allegato alla raccomandazione della Commissione europea del 6 maggio 2003 relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, n. C (2003) 1422). Anche in queste aziende andrebbe rilevata la situazione per quanto riguarda la parità tra uomo e donna, per avere un quadro più ampio ed esaustivo e adeguare meglio gli interventi necessari. E questo bisogno è stato anche evidenziato dalla consigliera di parità Morandini in occasione della presentazione della sua relazione.

Pertanto il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica l’ufficio di presidenza

  1. di estendere il rapporto della consigliera di parità sull’equiparazione tra uomini e donne nelle aziende dell’Alto Adige con più di 100 dipendenti anche alle piccole e medie imprese (da 15 a 100 dipendenti); le modalità e i parametri verranno elaborati da un gruppo di lavoro diretto dalla consigliera di parità;
  2. questo rapporto funge da base per l’elaborazione di misure volte ad attuare la parità di genere sul posto di lavoro.

Bolzano, 22.01.2019

Consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Riccardo Dello Sbarba

I Verdi bolzanini hanno votato all‘unanimità le loro nuove co-portavoce : Rosina Ruatti, naturalista ed insegnante di scuola superiore e Sonja Abrate, biologa e consulente ambientale. Presenti anche i due consiglieri provinciali Foppa e Dello Sbarba assieme al co-portavoce Planer
Seguono nell’incarico Corinna Lorenzi ed Erica Fassa, che sono state calorosamente festeggiate e ringraziate dal gruppo per il grande lavoro da loro svolto negli ultimi tre anni.
Tra le priorità per Ruatti ed Abrate ci sono una maggiore presenza nei quartieri per ascoltare di più le istanze della popolazione ed una particolare attenzione all’ambiente cittadino.
Già per le prossime settimane sono previste diverse iniziative, a consultare sul sito dei Verdi.