Home2019 (Page 24)

In una mozione voto rivolta ai parlamentari, il Consiglio provinciale approvò all’unanimità la proposta che possano essere fissati limiti di velocità non solo per motivi di sicurezza, ma anche di salute.

Nella commissione trasporti della Camera si discute in questi giorni della riforma del codice della strada. I parlamentari Svp hanno presentato diverse proposte, come per esempio la n. 193 sulle multe o la n. 192 sui radar per il controllo della velocità, entrambe firmate dall’on. Schullian. Lo stesso Schullian in una corposa proposta di legge ha proposto ben 25 modifiche al codice della strada, tra cui anche all’articolo 142 che tratta di limiti di velocità.

Un’occasione d’oro per mettere all’ordine del giorno della Camera anche le ragioni della protezione della salute e dell’ambiente.

Il Consiglio provinciale ha ampiamente trattato la materia nel gennaio 2016 grazie a una mozione voto del Gruppo Verde. Infatti, quando si parla di limiti alla velocità, viene sempre ricordato che la legge italiana prevede come unico motivo solo quello della sicurezza stradale. Se non si cambia questa normativa, ogni tentativo di fissare limiti alla velocità anche per motivi di salute o ambiente è destinato a fallire.

La consapevolezza di quanto la velocità e l’inquinamento dell’aria siano strettamente legati (+ velocità = + emissioni nocive) e di quanto l’inquinamento metta a rischio la salute, soprattutto in valli come le nostre attraversate da autostrade e superstrade, ha convinto il Consiglio provinciale ad approvare all’unanimità la nostra mozione nella seduta del 12 gennaio 2016. La mozione chiede che anche in Italia doventi possibile fissare limiti alla velocità non solo per motivi di sicurezza,ma anche di tutela della salute e protezione dell’ambiente. La mozione, rivolta al parlamento, già il 2 febbraio 2016 è stata, come prevede la legge, trasmessa alla Camera e in particolare ai parlamentari altoatesini allora in carica tra cui Schullian e Gebhard, firmatari in questi giorni delle proposte di modifica del codice stradale in commissione trasporti.

Purtroppo in nessuna delle loro attuali proposte c’è traccia di quanto chiesto loro dal Consiglio provinciale. E’ davvero incomprensibile che parlamentari altoatesini presentino alla Camera proposte di riforma del codice stradale senza per nulla tenere conto dell’incarico dato loro dal Consiglio provinciale. Dimenticanza? Intenzione? Arroganza? Oppure magari arriverà un nuovo disegno di legge che conterrà finalmente queste proposte?

All’Alto Adige, e soprattutto alle migliaia di persone che vivono lungo l’autostrada e le principali arterie di traffico, resta ancora una debole speranza che i parlamentari altoatesini si facciano carico dell’incarico ricevuto.

Bolzano, 15/02/2019 – consiglieri provinciali Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hanspeter Staffler

MOZIONE

Nonostante il teorico obbligo al bilinguismo in Alto Adige, cittadini e cittadine lamentano che nella comunicazione non sempre viene rispettata la madrelingua delle persone coinvolte. La cosa risulta essere piuttosto problematica soprattutto in ambito sanitario, dove le tematiche sono spesso sensibili e con un coinvolgimento emotivo forte.
A tale proposito, a marzo 2017, abbiamo posto delle domande alla giunta in una interrogazione d’attualità. Dalla risposta dell’assessora è emerso che per garantire una comunicazione nella lingua richiesta dal paziente, quando il/la medico/a non sono in grado di offrirla direttamente, intervengono spesso le infermiere o altro personale medico o di cura presente in reparto. Nella risposta non è nemmeno chiaro in che modo il/la paziente possa rendere nota quale lingua preferisca per la comunicazione. A quanto ci risulta dall’esperienza personale non esiste al momento un modulo o una qualsiasi altra forma orale o scritta in cui questo venga appurato sistematicamente.

Nella primavera 2018 il dibattito si è riacceso in seguito alla segnalazione di una signora alla quale era stato richiesto da parte del medico il pagamento di 20 Euro per la traduzione di un referto. Senza entrare qui nel merito della questione specifica, nel dibattito che ne è scaturito altre persone hanno raccontato di varie esperienze in cui avevano avuto difficoltà a comunicare e a capire i medici curanti e che a tal fine avevano dovuto aspettare la disponibilità di altri medici o infermiere/i in grado di comunicare nella lingua desiderata. Oltre alle lamentale sono emerse anche alcune proposte concrete tra cui anche quella di un servizio di interpretariato a disposizione di cittadini e cittadine bisognose di cure.
Riteniamo che una comunicazione chiara sia sempre molto importante, a maggior ragione in ambito medico e ospedaliero, quando le persone affrontano spesso situazioni difficili sia dal punto di vista fisico che emotivo. Le infermiere e gli infermieri svolgono sicuramente un lavoro encomiabile sia nel loro compito di cura che in quello di tramite linguistico, quando richiesto, ma quest’ultimo non fa parte a oggi delle loro mansioni, né della loro formazione.

Tradurre è un’attività molto complessa, che richiede una formazione specifica, un’attenzione costante e studio continuo. In ambito medico, poi, oltre alle conoscenze lessicali, la comunicazione esige empatia e grande attenzione, soprattutto quando le informazioni da dare sono tristi o complesse.
Ricordiamo inoltre che da anni si discute in Alto Adige del problema della carenza di personale medico. La questione è sicuramente complessa, ma in buona parte viene attribuita sempre più all’obbligatorietà del patentino di bilinguismo.

La situazione ideale sulla quale si basano il nostro sistema sanitario e la proporzionale è che tutto il personale medico o infermieristico sia in grado di parlare correntemente entrambe le lingue. Ma come tutti/e sappiamo, siamo ben lontani dal raggiungere questo obiettivo, anche perché, giustamente, prima che alle conoscenze linguistiche si dà priorità alle competenze e all’esperienza medica. La crescente carenza di medici provenienti dal territorio obbliga all’assunzione di persone provenienti da fuori, chi viene da fuori spesso parla solo una delle lingue ufficiali e passano anni prima che possa raggiungere un reale stato di “bilinguità” e così gli/le utenti continuano a non avere quell’assistenza nella loro lingua madre a cui hanno diritto.

In altri Paesi ci sono esperienze molto positive volte ad andare incontro a una società sempre più multiculturale. Ad esempio lo Städtisches Klinikum München mette a disposizione dei e delle pazienti un servizio di interpretariato interno che copre ben 35 lingue. Questo viene garantito da oltre 100 collaboratrici e collaboratori con formazione di base medica o infermieristica con conoscenze linguistiche da madrelingua. Tale servizio supporta il personale della clinica nella comunicazione con pazienti e loro parenti, ma può essere richiesto gratuitamente dai pazienti stessi. I collaboratori e le collaboratrici addetti al servizio hanno la possibilità di riscattare le ore di straordinari, ricevono un’apposita formazione e hanno la possibilità di seguire corsi di aggiornamento.

Fino a quando non saremo in grado di raggiungere l’obiettivo del bilinguismo medico, riteniamo dovremmo attrezzare altrimenti le nostre strutture ospedaliere, sia per garantire sul breve periodo il diritto a ricevere le informazioni sanitarie nella lingua scelta, sia per avviarci concretamente verso un vero bilinguismo formando il personale nella maniera più adeguata.

Per questo motivo, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

  1. A inserire, nel percorso provinciale di formazione infermieristica, dei corsi facoltativi di interprete/traduttore che diano a infermiere e infermieri gli strumenti per farsi da tramite anche linguistico tra medico/a e paziente, quando necessario.
  2. A proporre nei programmi di formazione continua sanitaria dei corsi di interprete/traduttore specifici aperti a personale medico e infermieristico.
  3. A prevedere dei bonus (economici o di altro tipo) aggiuntivi riservati a chi frequenta i corsi sopracitati.
  4. Sul breve periodo a inserire tra il personale ospedaliero la figura del/lla interprete a disposizione di quelle situazioni in cui il/la medico/a non sono in grado di comunicare nella lingua richiesta dal/la paziente.
  5. A prevedere un modo, possibilmente scritto, in cui il/la paziente possa espressamente dichiarare la lingua nella quale desidera essere informato/a e ricevere la documentazione scritta.

Bolzano, 05.02.2018

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Esperte/i da tutto il mondo e ora anche quelle/i del Museo naturale altoatesino mettono in guardia dalla perdita massiccia di biodiversità. La moria delle api diffusa ormai in tutta Europa non è che la punta dell’Iceberg.

I bavaresi danno l’esempio: l’iniziativa popolare “Salvate le api” ha raggiunto in brevissimo tempo il numero di firme necessario. Più di mezzo milione di persone hanno sostenuto con la loro firma la tutela della biodiversità, l’ecologizzazione dell’agricoltura e la riduzione dell’uso di pesticidi chimico-sintetici.
L’intento dei cittadini e delle cittadine bavaresi deve valere ancora di più per noi sudtirolesi. Da noi l’intreccio tra agricoltura intensiva, turismo e zone residenziali è molto più stretto rispetto ad altre regioni. Le derive dei pesticidi vanno ben oltre i confini dei campi, finiscono nelle zone abitate e su quelle naturali. Molti esperti temono che le derive possano avere effetti negativi sulla salute degli animali e delle persone. La moria delle api e la rilevante diminuzione delle farfalle sono un chiaro segnale di conflitto ecologico.
All’Alto Adige farebbe bene concentrarsi con tutte le energie a una Svolta ecologica 2030. Avremmo già dovuto iniziare da tempo a impostare in maniera più ecologica la frutticoltura e la viticoltura e a gestire gli allevamenti in modo più adeguato al territorio. Solo così possiamo prevenire il possibile conflitto tra agricoltura e popolazione coinvolta e frenare la perdita di biodiversità.
Da sempre sono il Bauernbund e la Giunta a decidere della politica agricola nella nostra provincia. I politici e le politiche, i funzionari e le funzionarie responsabili sono vivamente invitati/e ad avviare finalmente dei provvedimenti chiari per una Svolta ecologica 2030!

 

Bolzano, 13/02/2019 – consiglieri provinciali Hanspeter Staffler, Brigitte Foppa e Riccardo Dello Sbarba

DISEGNO DI LEGGE PROVINCIALE n. 9/19

Modifica della legge provinciale 19 marzo 1991, n. 5

La Provincia di Bolzano è impegnata da sempre nella cooperazione allo sviluppo con progetti propri, o sostenendo quelli di associazioni e volontari, in diversi paesi del Sud del Mondo. Nel corso del tempo si è consolidato un ottimo gruppo di funzionari e funzionarie provinciali che alla professionalità aggiungono la passione e l’impegno personali e una rete di associazioni che continuano a gettare un ponte di solidarietà tra il nostro territorio e il resto del pianeta. Il risultato sono progetti la cui caratteristica principale consiste nel fatto che le risorse disponibili sono impegnate tutte a beneficio di chi ne ha bisogno.

Paradossalmente, però, tale settore rappresenta ancora una sorta di “Cenerentola” tra le voci del bilancio annuale della Provincia. I fondi disponibili vengono decisi anno dopo anno senza un vincolo preciso. Così, da 25 anni la media degli investimenti è stata di circa 2 milioni all’anno. Se si calcola l’inflazione, il valore reale dell’investimento è dunque diminuito progressivamente.

Su pressione di diverse associazioni, della Caritas, dell’OEW e dello stesso “Comitato provinciale per la cooperazione allo sviluppo” (che è nominato dalla giunta provinciale stessa) nel 2016 e 2017 l’investimento è finalmente salito a circa 4 milioni. Per il 2018 invece l’impegno è di nuovo calato a 3.5 milioni di euro.

Negli ultimi anni si è discusso molto in Europa, e anche in Alto Adige, del tema della migrazione e su un punto l’opinione è unanime: uno dei modi per affrontare questo fenomeno è quello di creare le condizioni per uno sviluppo durevole nei paesi di provenienza.

A questo fine, nel settembre 2015 più di 150 leader internazionali si sono incontrati alle Nazioni Unite e hanno approvato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, i cui elementi essenziali sono i 17 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS/SDGs, Sustainable Development Goals)”, che mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza, a promuovere sviluppo sociale ed economico nei paesi terzi, ad affrontare i cambiamenti climatici e costruire società pacifiche entro l’anno 2030.

Questi obbiettivi ONU sono esplicitamente citati nell’accordo per il governo provinciale sottoscritto da SVP e Lega, che indica il programma per la XVI legislatura 2018-2023. “La Giunta provinciale – recita l’accordo SVP-Lega – punta a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dalle Nazioni Unite (UN sustainable development goals). Per il perseguimento di tali obiettivi l’Alto Adige si assume responsabilità a livello sovraregionale ed internazionale, mediante la partecipazione attiva a progetti di cooperazione e collaborazione allo sviluppo”.

Prendiamo dunque sul serio questo impegno. Che cosa possiamo fare come Provincia? Un obbiettivo che ci riguarda direttamente è l’ultimo, il n. 17, che fissa l’impegno finanziario richiesto ai paesi avanzati e che così recita: “Garantire l’intervento dei paesi sviluppati al fine di adempiere pienamente agli obblighi di assistenza allo sviluppo ufficiali, tra cui l’impegno di raggiungere l’obiettivo di destinare lo 0,7% del PIL all’aiuto pubblico allo sviluppo  ai paesi in via di sviluppo e comunque di prendere in considerazione l’ obiettivo di fornire almeno lo 0.20 % di PIL per i paesi meno sviluppati ”.

Con le cifre messe a disposizione finora, l’Alto Adige resta ben lontano da questo obiettivo: sul nostro PIL provinciale, che ammontava nel 2018 a 23 miliardi di euro, 3,5 milioni rappresentano solo lo 0,015%!

Se invece si dovessero prendere sul serio “gli obiettivi di sostenibilità fissati dalle Nazioni Unite (UN sustainable development goals)” citati dal programma della nuova Giunta provinciale, la Provincia dovrebbe mettere a disposizione somme pari allo 0,7% del nostro PIL, che per il 2018 dovrebbero corrispondere a 161 milioni (lo 0,7% di 23 miliardi), o almeno pari allo 0,2% del PIL per i paesi meno sviluppati, che corrisponderebbero a 46 milioni!

Lo scopo di questo disegno di legge (che modifica la legge provinciale n. 5/1991 sulla cooperazione allo sviluppo) è più modesto: ancorare a una quota fissa del bilancio provinciale l’investimento per la cooperazione internazionale, impegnando nel comma 1 la Provincia a destinare a questo scopo almeno lo 0,25% del bilancio annuale (attualmente l’investimento si aggirerebbe intorno ai 12,5 milioni all’anno, che corrispondono allo 0,05% del nostro PIL – ben lontano dalle cifre necessarie a raggiungere sia lo 0,7%, sia lo 0,2% richiesti dall’Onu), valorizzando ed incrementando così un settore di eccellenza della nostra amministrazione.

Nel comma 2 la proposta di legge cita esplicitamente gli obiettivi di sostenibilità fissati dalle Nazioni Unite (UN sustainable development goals), impegnando la Provincia a aumentare progressivamente il proprio impegno per raggiungerli, ma lasciando alla Giunta provinciale di stabilire con una certa libertà l’entità di questo aumento.

Qui trovate il disegno di legge completo.

Bolzano, 12.02.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Da mesi vengono denunciati i problemi della posta in Alto Adige: carenza cronica di personale e decisioni da parte della direzione senza il coinvolgimento dei diretti interessati contribuiscono al malfunzionamento.

Nel 2017 la Giunta ha firmato un contratto con Poste Italiane in cui erano previsti dei pagamenti di circa 10 milioni di Euro per gli anni 2017, 2018 e 2019. Se davvero questi pagamenti non sono stati effettuati – come sembra – allora la responsabilità per la misera situazione del servizio postale ricade anche sulla Giunta provinciale.
La vera tragedia, accanto all’insoddisfazione dei cittadini e delle cittadine, riguarda il trattamento riservato da Poste Italiane alle proprie collaboratrici e ai propri collaboratori. Da anni nella Posta in Alto Adige vige una grave carenza di personale e l’assunzione di nuovi addetti non è sufficiente. La Val Pusteria da sola avrebbe bisogno di ulteriori 70 postini e postine e il lavoro in eccedenza viene scaricato sui lavoratori e sulle lavoratrici in servizio.
Inoltre le decisioni aziendali e organizzative vengono prese senza nessun coinvolgimento di collaboratrici e collaboratori. In un’azienda moderna dovrebbe essere normale la possibilità da parte del personale di dire la propria sui cambiamenti organizzativi.
L’introduzione di nuovi orari di lavoro a partire dalle 8:30 è stata imposta dall’alto senza tenere conto della specificità della realtà sudtirolese. Finora i postini iniziavano a distribuire la posta alle 7. Iniziando ora alle 8:30, invece che a colazione il giornale si può sperare di leggerlo direttamente a merenda.

L.-Abg.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

È successo di nuovo: una politica è stata insultata brutalmente attraverso internet – con l’aggravante che gli attacchi sono stati aizzati da un altro politico, seppur appartenente a un partito diverso (in questo caso la Lega).
Ma noi andiamo oltre il caso concreto dell’assessora di Bolzano Marialaura Lorenzini, a cui esprimiamo tutta la nostra piena solidarietà, per portare l’attenzione su un valore che ci sembra oggi più importante che mai: il rispetto.

La parola “rispetto” deriva dal latino “respectare”, guardare indietro, avere riguardo. Come Verdi siamo animati dal bisogno di avere riguardo per la natura, di tutelare il creato, come lo chiamano i/le credenti tra di noi. Rispetto nei confronti di ciò che è sorto, rispetto verso la vulnerabilità della terra e delle creature che ci vivono sopra e dei loro habitat. Questo sta alla base del nostro pensiero e delle nostre azioni politiche.

Anche le relazioni tra le persone ci sembrano però sempre più caratterizzate dalla mancanza di rispetto. Senza dubbio possiamo constatare l’aumento delle tensioni nella società. Cambiamento e sviluppo, migrazioni, messa in discussione delle vecchie regole, nuove forme di comunicazione – tutto questo crea paure e sospetto. A maggior ragione è dunque importante dare voce ai nuovi problemi e verbalizzare i conflitti.

In tutto questo prendiamo atto che il tono delle discussioni negli ultimi anni è diventato sempre più grezzo. Aggredire verbalmente delle persone solo perché sono diverse, o perché appartengono a una minoranza, o perché hanno un’opinione discordante è diventata purtroppo una cosa “normale”. Una rozzezza particolarmente accentuata si può osservare nel dibattito politico, soprattutto in internet e sui social media. Probabilmente si pensa di attaccare la personalità politica, in realtà si colpisce la persona, l’essere umano. E si ferisce.

In molte cittadine e cittadini cresce l’insofferenza contro questo abbrutimento. Solo che spesso, come singola persona spesso non si sa che cosa fare contro questa ondata di razzismo, sessismo, rifiuto e ostilità.
Per questo vogliamo provare a offrire una voce fuori dal coro, perché la resistenza all’odio e all’abbrutimento è di vitale importanza per una società libera.

Pensiamo a più rispetto, soprattutto su tre livelli:

  1.  Rispetto nei confronti della natura e dell’ambient
  2.  Rispetto nei confronti delle minoranze, delle diversità, delle opinioni altrui
  3.  Rispetto nei dibattiti pubblici e in politica.

Per dirlo in maniera chiara abbiamo pensato di puntare su un mezzo un po’ antiquato ma che sta tornando in auge: l’adesivo. L’adesivo “respect” è a disposizione di chi lo desidera presso l’Ufficio verde (Bolzano, Via Bottai 5) oppure lo si può ordinare via e-mail ([email protected]) – ed è fatto per essere attaccato nei luoghi in cui questo valore basilare sia stato leso oppure semplicemente per esporlo rendendo visibile la propria opinione.
Nell’Ufficio verde sono a disposizione anche delle magliette con cui è possibile testimoniare questa richiesta di più RESPECT! portandola direttamente sul proprio corpo.
Nelle prossime settimane vogliamo portare in evidenza questa richiesta con dei manifesti diffusi in tutto il capoluogo. Noi crediamo che fare politica sia anche impegnarsi socialmente ed essere da esempio etico.
Per questo, anche dopo le elezioni provinciali, ci vogliamo impegnare con costanza e decisione per tutelare e tenere alto un valore di vitale importanza per tutta la società: il rispetto, appunto.

La recente proposta di Thomas Baumgartner, presidente di Anita (Associazione degli autotrasportatori) di sospendere il divieto di transito notturno sull’autostrada del Brennero a medio termine porterebbe solo a un aumento del traffico. Abbiamo bisogno di provvedimenti nuovi e più efficaci.

Dobbiamo essere solo contenti che il Tirolo pensi a misure a favore della salute della popolazione residente lungo l’asse del Brennero. Provvedimenti come il divieto di transito notturno e il traffico alternato contribuiscono per lo meno in parte ad alleggerire l’inquinamento acustico e dell’aria in modo da renderlo sopportabile per le persone direttamente coinvolte.

E nonostante queste misure, i valori dell’inquinamento dell’aria in Val d’Isarco superano annualmente quelli minimi consentiti. Per questo non è il momento di togliere provvedimenti e limitazioni, ma bisogna pensare a misure nuove e più efficaci.

Un aumento notevole del pedaggio per i mezzi pesanti (ad esempio raddoppiando quello attuale) e una riduzione dei limiti di velocità per tutti i mezzi sono misure più che mai necessarie e non possono più essere ritardate. L’aumento del pedaggio per i TIR ridurrebbe il traffico deviato, che al momento gli esperti valutano essere il 40% die mezzi. La riduzione dei limiti di velocità per tutti i mezzi di trasporto alleggerirebbe le emissioni nocive.

La sospensione del divieto di transito notturno renderebbe probabilmente il traffico più fluido a breve termine, per poi però attirare ancora più mezzi pesanti a medio termine. Già oggi transitano per il Brennero ben 2,5 milioni di TIR all’anno, un triste record tra le tratte di transito alpine.

Cons. Prov.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

Bolzano, 7.2.2019

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ

Su quanto successo all’inceneritore di Bolzano esistono diverse versioni ed è bene fare chiarezza.

Si chiede:

  1. E’ vero che nei giorni scorsi la Guardia di Finanza si è presentata all’inceneritore di Bolzano per acquisire documentazione?
  2. Se sì, in quale veste l’ha fatto? Si è presentata in veste di polizia giudiziaria? Se sì, c’è una indagine in corso e chi e perché l’ha promossa? Quale documentazione è stata acquisita?
  3. Come è sembrato di capire da alcuni servizi giornalistici, è forse la stessa Agenzia per l’ambiente che ha richiesto l’intervento della Guardia di Finanza? Se sì, che cosa ha costretto l’Agenzia, che ha funzioni di controllo sull’inceneritore e dunque poteva rivolgersi direttamente a Eco Center, a rivolgersi invece alla Guardia di Finanza? Forse Eco Center prima di allora non forniva le informazioni necessarie all’Agenzia? In questo caso si chiede di specificare quali richieste dell’Agenzia non siano state in precedenza soddisfatte da Eco Center.
  4. La Giunta provinciale ritiene che i fatti cui si riferiscono le risposte alle domande precedenti dimostrino che qualcosa non va nei rapporti tra Agenzia dell’Ambiente e Eco Center? Se sì, che cosa non va? E che cosa intende fare la Giunta per ripristinare rapporti corretti tra i due soggetti citati?

Bolzano, 7/2/2019

Consiglieri

Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui è possibile scaricare la risposta della Giunta

INTERROGAZIONE DI ATTUALITÁ.

Nel comunicato del 6.2.19 si legge che “Il recente controllo al termovalorizzatore riguarda la quantità di rifiuti conferita”. La stampa ha riportato la notizia, mai smentita, che nel 2018 sarebbero stati bruciati rifiuti per 135.000 tn, mentre la capacità massima dell’impianto è di 130.000. Una parte dei rifiuti proviene dal Trentino in forza di un accordo che trae origine dalla tesi di Eco Center che l’inceneritore non avrebbe avuto abbastanza rifiuti da bruciare e era sottoutilizzato. Adesso invece pare sovra-utilizzato!

Si chiede:

  1. Quante tonnellate di rifiuti ha bruciato l’inceneritore nel 2018? Quante tonnellate di essi provenivano dal Trentino?
  2. Se nel 2018 l’inceneritore ha bruciato oltre la sua capacità di 130.000 tonnellate, come mai c’è stato questo aumento rispetto agli ultimi anni? E’ stato solo l’apporto del Trentino, oppure è aumentata anche la quantità dei rifiuti prodotta in Alto Adige? Si chiedono i dati degli ultimi 5 anni, divisi per frazione di rifiuto e provenienza dello stesso.
  3. Che cosa intende fare ora la Provincia per riportare l’attività dell’impianto entro i suoi limiti?
  4. La Provincia intende rinegoziare i termini dell’accordo col Trentino, riducendo la quantità di rifiuti importati nell’inceneritore di Bolzano, o addirittura terminarlo anticipatamente poiché è venuta meno la ragione per cui, come Alto Adige, è stata accettata l’importazione di rifiuti fuori provincia?
  5. Nel caso l’accordio venga confermato, visto che comunque ha durata di 5 anni, intende la Provincia farlo terminare a scadenza, oppure vuole prolungarlo per altri 5, possibilità prevista nell’accordo stesso?

Bolzano, 7/2/2019

Consiglieri

Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui è possibile scaricare la risposta della Giunta.

MOZIONE

Nonostante il teorico obbligo al bilinguismo in Alto Adige, cittadini e cittadine lamentano che nella comunicazione non sempre viene rispettata la madrelingua delle persone coinvolte. La cosa risulta essere piuttosto problematica soprattutto in ambito sanitario, dove le tematiche sono spesso sensibili e con un coinvolgimento emotivo forte.

A tale proposito, a marzo 2017, abbiamo posto delle domande alla giunta in una interrogazione d’attualità. Dalla risposta dell’assessora è emerso che per garantire una comunicazione nella lingua richiesta dal paziente, quando il/la medico/a non sono in grado di offrirla direttamente, intervengono spesso le infermiere o altro personale medico o di cura presente in reparto. Nella risposta non è nemmeno chiaro in che modo il/la paziente possa rendere nota quale lingua preferisca per la comunicazione. A quanto ci risulta dall’esperienza personale non esiste al momento un modulo o una qualsiasi altra forma orale o scritta in cui questo venga appurato sistematicamente.

Nella primavera 2018 il dibattito si è riacceso in seguito alla segnalazione di una signora alla quale era stato richiesto da parte del medico il pagamento di 20 Euro per la traduzione di un referto. Senza entrare qui nel merito della questione specifica, nel dibattito che ne è scaturito altre persone hanno raccontato di varie esperienze in cui avevano avuto difficoltà a comunicare e a capire i medici curanti e che a tal fine avevano dovuto aspettare la disponibilità di altri medici o infermiere/i in grado di comunicare nella lingua desiderata. Oltre alle lamentale sono emerse anche alcune proposte concrete tra cui anche quella di un servizio di interpretariato a disposizione di cittadini e cittadine bisognose di cure.

Riteniamo che una comunicazione chiara sia sempre molto importante, a maggior ragione in ambito medico e ospedaliero, quando le persone affrontano spesso situazioni difficili sia dal punto di vista fisico che emotivo. Le infermiere e gli infermieri svolgono sicuramente un lavoro encomiabile sia nel loro compito di cura che in quello di tramite linguistico, quando richiesto, ma quest’ultimo non fa parte a oggi delle loro mansioni, né della loro formazione.

Tradurre è un’attività molto complessa, che richiede una formazione specifica, un’attenzione costante e studio continuo. In ambito medico, poi, oltre alle conoscenze lessicali, la comunicazione esige empatia e grande attenzione, soprattutto quando le informazioni da dare sono tristi o complesse.

Ricordiamo inoltre che da anni si discute in Alto Adige del problema della carenza di personale medico. La questione è sicuramente complessa, ma in buona parte viene attribuita sempre più all’obbligatorietà del patentino di bilinguismo.
La situazione ideale sulla quale si basano il nostro sistema sanitario e la proporzionale è che tutto il personale medico o infermieristico sia in grado di parlare correntemente entrambe le lingue. Ma come tutti/e sappiamo, siamo ben lontani dal raggiungere questo obiettivo, anche perché, giustamente, prima che alle conoscenze linguistiche si dà priorità alle competenze e all’esperienza medica. La crescente carenza di medici provenienti dal territorio obbliga all’assunzione di persone provenienti da fuori, chi viene da fuori spesso parla solo una delle lingue ufficiali e passano anni prima che possa raggiungere un reale stato di “bilinguità” e così gli/le utenti continuano a non avere quell’assistenza nella loro lingua madre a cui hanno diritto.

In altri Paesi ci sono esperienze molto positive volte ad andare incontro a una società sempre più multiculturale. Ad esempio lo Städtisches Klinikum München mette a disposizione dei e delle pazienti un servizio di interpretariato interno che copre ben 35 lingue. Questo viene garantito da oltre 100 collaboratrici e collaboratori con formazione di base medica o infermieristica con conoscenze linguistiche da madrelingua. Tale servizio supporta il personale della clinica nella comunicazione con pazienti e loro parenti, ma può essere richiesto gratuitamente dai pazienti stessi. I collaboratori e le collaboratrici addetti al servizio hanno la possibilità di riscattare le ore di straordinari, ricevono un’apposita formazione e hanno la possibilità di seguire corsi di aggiornamento.

Fino a quando non saremo in grado di raggiungere l’obiettivo del bilinguismo medico, riteniamo dovremmo attrezzare altrimenti le nostre strutture ospedaliere, sia per garantire sul breve periodo il diritto a ricevere le informazioni sanitarie nella lingua scelta, sia per avviarci concretamente verso un vero bilinguismo formando il personale nella maniera più adeguata.

Per questo motivo, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

  1. A inserire, nel percorso provinciale di formazione infermieristica, dei corsi facoltativi di interprete/traduttore che diano a infermiere e infermieri gli strumenti per farsi da tramite anche linguistico tra medico/a e paziente, quando necessario.
  2. A proporre nei programmi di formazione continua sanitaria dei corsi di interprete/traduttore specifici aperti a personale medico e infermieristico.
  3. A prevedere dei bonus (economici o di altro tipo) aggiuntivi riservati a chi frequenta i corsi sopracitati.
  4. Sul breve periodo a inserire tra il personale ospedaliero la figura del/lla interprete a disposizione di quelle situazioni in cui il/la medico/a non sono in grado di comunicare nella lingua richiesta dal/la paziente.
  5. A prevedere un modo, possibilmente scritto, in cui il/la paziente possa espressamente dichiarare la lingua nella quale desidera essere informato/a e ricevere la documentazione scritta.

Bolzano, 05.02.2018

Cons. prov.

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler