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MOZIONE.

Da anni si verifica sempre più spesso che la primavera arriva molto presto, poi però un’ondata di freddo investe la provincia e per breve tempo ripiombiamo in inverno. Le temperature spesso
estremamente basse sono un problema per gli alberi da frutta che sono già in fioritura. Questo fa sì che per diverse notti di fila da una parte all’altra della provincia si senta il ronzio dei motori dell’irrigazione antigelo. La mattina le piante dei frutteti appaiono avvolte da una copertura di ghiaccio. Dove non è possibile usare questo sistema, si ricorre spesso ai cosiddetti fuochi antigelo, tra cui le candele, per dare calore alle piante.

Mentre i frutteti ghiacciati non sono solo ben protetti, ma formano anche un paesaggio di rara bellezza, le candele e i fuochi antigelo hanno effetti ben più sgradevoli. Il giorno dopo le nottate di gelo le valli sono coperte da nuvole di fumo scuro che emanano un cattivo odore e causano difficoltà respiratorie alle persone. Accanto alle candele antigelo, che normalmente contengono cera paraffina, viene spesso bruciato materiale assai più dannoso per l’ambiente: si tratta di combustibili composti in parte da legno che però contengono anche gasolio e oli esausti per l’accensione. La
normativa vigente consente l’uso di candele antigelo realizzate con paraffina, se impiegate in modo corretto, mentre invece vieta l’utilizzo di miscele di oli esausti, legno e gasolio. Queste miscele sono verosimilmente le principali responsabili dell’inquinamento atmosferico con fumo, fuliggine e polveri sottili.

Questa produzione di fumo e fuliggine fa aumentare in modo esponenziale le polveri sottili, come documentano le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria nei giorni in cui vengono impiegate

La legge provinciale 16 marzo 2000, n. 8, prevede regole per l’accensione di fuochi antigelo. Il comma 3 dell’articolo 13 recita: “Sono in ogni caso consentiti i fuochi accesi con combustibili idonei nelle colture agricole, al solo scopo di prevenire le gelate.” La finalità di questi fuochi non è quindi la produzione di fumo, ma piuttosto di calore.

È ammesso l’utilizzo di
• candele antigelo
• legno secco anche in forma di cippato, pellet o bricchetti di legno pressato.

La regolamentazione è stata illustrata alle associazioni di categoria nella circolare dell’Ufficio aria e rumore e dell’Ufficio frutti-viticoltura del 21/4/2020.

Come si osservava all’inizio, per via del cambiamento climatico in atto, nei prossimi anni assisteremo ancora spesso a questo tipo di fenomeni. Bisogna quindi trovare una strategia utile per la
popolazione e per l’industria della frutta.

Per questi motivi, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

1. di fare in modo che la popolazione coinvolta sia tempestivamente informata attraverso i mezzi di comunicazione e i social network nei casi in cui si preveda di utilizzare candele antigelo;
2. di informare e sensibilizzare gli agricoltori sulle norme vigenti per quanto riguarda i combustibili che si possono utilizzare e quelli invece vietati;
3. di impiegare l’autorità forestale per controlli nelle notti di gelo al fine di evitare abusi nell’utilizzo di combustibili e a tutela della salute di chi vive nelle vallate.

BZ, 17.05.2021

Consiglieri provinciali
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

INTERROGAZIONE.

Ci risulta che l’intendenza scolastica di lingua italiana stia valutando l’ipotesi di ridurre il numero di insegnanti di sostegno per alunni/e disabili. Le attuali 4 ore di sostegno a settimana per ogni alunno/a certificato/a ai sensi della legge n. 104/1996 verrebbero ridotte a tre ore per alunno/a nel prossimo anno scolastico 2021-2022, con una riduzione quindi del 25% del monte ore e quindi dei docenti di sostegno. All’Istituto De Medici di Bolzano, dove ci sono 57 alunni/e certificati/e, il taglio sarebbe di 40 ore, equivalenti a 2 docenti di sostegno in meno.
La causa dei tagli risale ai provvedimenti nazionali di riduzione della spesa pubblica e alla legge provinciale del 2010 che di fatto ha bloccato gli organici nelle scuole della Provincia di Bolzano. La riduzione interesserebbe in questo momento però solo la scuola di lingua italiana, perché questa negli ultimi anni (proprio a partire dal 2010) ha visto crescere il numero di alunni e di classi a fronte del blocco dell’organico. Per adesso il taglio non riguarderebbe invece la scuola di lingua tedesca solo perché, al contrario di quella italiana, negli ultimi anni ha invece conosciuto una riduzione di alunni e classi e dunque risente meno del blocco degli organici.
Nella scuola italiana invece l’effetto del blocco degli organici si sente già da qualche anno, proprio a causa della continua crescita del numero di alunni/e. E così l’intendenza sarebbe costretta a fare economie sul numero dei docenti, risparmiando soprattutto su docenti che lavorano in co-presenza. Negli anni scorsi è toccato agli insegnanti di laboratorio, dal prossimo anno toccherebbe ai docenti di sostegno per alunni/e disabili.
L’assurdo di tutto questo è che a fare le spese di questi risparmi sono proprio gli alunni e le alunne più fragili, cioè chi ha disabilità o difficoltà nell’apprendimento, persone che una scuola degna di questo nome – cioè che non vuole lasciare indietro nessuno – dovrebbe cercare di sostenere in ogni modo. Non si può risparmiare sulla disabilità!

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Si conferma che nella scuola di lingua italiana si sta ipotizzando per il prossimo anno scolastico la riduzione da 4 a 3 ore a settimana per alunno/a disabile certificato/a ai sensi legge 104/1996?
  2. Da cosa dipende precisamente la necessità di questi tagli?
  3. È esatto che in questo momento i tagli riguardano solo la scuola di lingua italiana? Se sì, per quale motivo?
  4. Se no, quale sarebbe la dimensione del taglio nelle scuole di lingua tedesca e ladina?
  5. Il taglio prevede riduzioni anche dei collaboratori e delle collaboratrici all’integrazione? Se sì, in quale misura?
  6. Le autorità scolastiche si sono confrontate con le organizzazioni sindacali e/o le associazioni di volontariato e delle famiglie delle persone disabili per affrontare il problema? Se sì, quando e con chi è avvenuto questo confronto e quali proposte alternative ai tagli hanno avanzato i sindacati e le organizzazioni consultate? Se invece questo confronto non è avvenuto, per quali motivi l’Intendenza non si è ancora confrontata con le persone direttamente toccate dal problema, cioè le rappresentanze degli/lle insegnanti, del volontariato e delle famiglie?
  7. Ha elaborato l’Intendenza ipotesi di soluzione che non riducano il monte ore di sostegno per alunno/a, che già oggi è drammaticamente insufficiente? Se sì, quali sono queste ipotesi di soluzione?
  8. Come intende l’Intendenza scolastica italiana far fronte al prevedibile aggravarsi nei prossimi anni del problema della carenza di organici a fronte di una scuola che è destinata a crescere anche in futuro?

BZ, 14.05.2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Indicazioni nei menù di mense e ristoranti sulla provenienza dei prodotti alimentari utilizzati: il Consiglio provinciale approva con 29 voti favorevoli.

Con l’approvazione della nostra mozione, integrata con un emendamento concertata con i rappresentanti dell’agricoltura della SVP (Vallazza, Noggler, Locher), facciamo un importante passo avanti per maggiore consapevolezza sulla provenienza dei cibi, per la valorizzazione dei prodotti locali, per una vera libertà di scelta delle cittadine e dei cittadini, per la qualità di vita degli animali.

“Tutela dell’ambiente e agricoltura possono collaborare, e bene – ha commentato Brigitte Foppa in chiusura di dibattito – lo abbiamo dimostrato con il compromesso raggiunto per questa mozione”. L’impegno è quello di andare verso sempre più trasparenza sui menu delle mense pubbliche e dei ristoranti, con meno peso burocratico possibile per le aziende e più qualità per chi mangia.

Qui sotto il testo approvato:

Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale ad adoperarsi affinché

1) sia resa obbligatoria l’indicazione dell’origine per le seguenti categorie di prodotti offerti in tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, al fine di garantirne la tracciabilità:

  • prodotti a base di carne: prosciutto, Speck, fettine di carne pronte, salami e insaccati (indica-zione del principale ingrediente, presente in una percentuale superiore al 50%);
  • prodotti a base di latte: latte, burro, ricotta, for-maggi, altri prodotti in cui il latte è l’ingrediente principale (in percentuale superiore al 50%);
  • uova e prodotti a base di uova;
  • frutta e verdura, succhi;

2) l’origine degli ingredienti sia indicata nei menù o resa nota mediante avvisi o fogli informativi. L’indicazione dell’origine deve essere precisata tra parentesi accanto all’ingrediente principale nell’elenco degli ingredienti ovvero immediatamente vicino. Nel caso delle uova, deve essere indicato anche il metodo di allevamento;

3) il rispetto della disposizione sull’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari sia verificato nel corso dei controlli d’igiene;

4) l’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti alimentari in tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande sia attuata entro il 2022;

5) le organizzazioni turistiche e l’IDM sostengano tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande nell’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari.”

BZ, 13.05.2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

L’ASL, vista l’ingente volume di investimenti della Provincia nella sanità, dovrebbe essere in grado di garantire prestazioni sanitarie organizzate con buon senso, risparmio di risorse, tempi ragionevoli e a misura dei bisogni dei pazienti. Ma sappiamo che non sempre è così. Conosciamo in generale i problemi organizzativi e l’annosa questione del sistema informatico. Ma a volte serve un caso concreto ed emblematico per rendersi conto visivamente della situazione.
Come questo caso che ci è stato riferito dall’interessato, una persona degna di fede. Questo paziente di Bolzano, su prescrizione dello specialista oncologo, doveva effettuare (in preparazione della successiva visita di controllo) due accertamenti TAC con mezzo di contrasto per torace e addome.
Essendo consapevole degli esami che l’attendevano, ha cercato di prenotare ambedue gli accertamenti in contemporanea, in modo da effettuare le due TAC in un unico appuntamento con un’unica somministrazione di mezzo di contrasto (con risparmio anche economico ed ottimizzazione di personale).
Ha dovuto però constatare che attualmente non risulta prevista la possibilità di prenotare due accertamenti in contemporanea, benché la cosa dovrebbe essere medicalmente fattibile e ragionevole.
Gli è stato dunque detto che avrebbe dovuto prenotare due appuntamenti diversi di cui uno, in quel momento, era disponibile a Merano ed uno a San Candido.
Ma i disagi non finivano qui. Se avesse accettato i due diversi appuntamenti, infatti, per poi ritirare i risultati avrebbe dovuto recarsi di persona una seconda volta a Merano e San Candido e portarli poi alla visita di controllo a Bolzano, poiché i rispettivi referti non sono disponibili a livello informatico, anche se le due radiologie e l’oncologo lavorano per la stessa ASL – in tre comprensori diversi.
Di fronte a questa prospettiva, il paziente ha desistito e cercato altre strade.

Si chiede pertanto alla Giunta provinciale:

  1. Considerando gli esami da fare:
    a. Era tecnicamente fattibile, secondo le tecnologie mediche disponibili, eseguire le due Tac a torace e addome in contemporanea con un’unica somministrazione di mezzo di contrasto (con risparmio economico e ottimizzazione dell’impegno di personale)?
    b. Se era tecnicamente possibile, perché organizzativamente non è stato possibile? Il paziente ha ricevuto indicazioni carenti o errate dal CUP, o ha capito male? Poteva trovare la strada per ottenere le due prestazioni in contemporanea? Oppure per adesso non è proprio possibile, e per quali ragioni?
    c. Ritiene la Provincia che questo sia un disservizio a cui bisogna mettere rapidamente rimedio? Se sì, cosa si intende fare e in quali tempi?
  2. Non ritiene la Provincia che una soluzione potrebbe essere che allo specialista che ha in cura un paziente sia data la possibilità di prenotare direttamente la successiva visita di controllo e anche gli ulteriori accertamenti specialistici necessari a questa (visite ulteriori e diagnostica strumentale) minimizzando così il disagio del/le paziente? Se questa è la soluzione ottimale, che cosa si intende fare per realizzarla e in quali tempi?
  3. Considerando il problema del ritiro dei referti:
    a. Era tecnicamente possibile secondo le tecnologie informatiche oggi disponibili in Asl rendere possibile il ritiro on line di tutti i referti di esami, in qualsiasi reparto di qualsiasi comprensorio essi siano stati fatti?
    b. Se è tecnicamente possibile, perché organizzativamente non è stato possibile? Il paziente ha ricevuto indicazioni carenti o errate, o può aver capito male? Poteva trovare la strada per ottenere i referti on line senza farsi un doppio nuovo viaggio? Oppure per adesso non è proprio possibile, e per quali ragioni?
    c. Ritiene la Provincia che questo sia un disservizio a cui bisogna mettere rapidamente rimedio, rendendo possibile e facile il ritiro on line di tutti i referti di esami, in qualsiasi reparto di qualsiasi comprensorio essi siano stati eseguiti? Se sì, cosa si intende fare e in quali tempi?
  4. In attesa delle opportune soluzioni, non ritiene la Provincia che la mancata possibilità di effettuare gli accertamenti nel proprio comprensorio e l’impossibilità di ottenere per via informatica i referti debbano comportare un rimborso al/la paziente delle spese di viaggio e della perdita di tempo?
  5. Non ritiene la Provincia che, una volta riconosciuta la necessità e l’urgenza di risolvere queste e altre incongruenze organizzative, l’Assessore competente debba definire con la Direzione aziendale degli obbiettivi annui cogenti, da rendere pubblici in modo trasparente, legando al raggiungimento di questi obbiettivi precise conseguenze sulle incentivazioni premianti dei/lle dirigenti responsabili?
  6. 6. Qual è attualmente – e se esiste com’è accessibile e pubblicizzata – la catena gerarchica di dirigenti responsabili e i canali di comunicazione a disposizione del/della paziente per la segnalazione tempestiva di problemi e disservizi, in modo che gli/le utenti possano contribuire attivamente ai processi di miglioramento? Se questa catena di precise responsabilità e questi canali di accesso e comunicazione non esistono, o sono carenti, che cosa si intende fare per crearli o migliorarli, ed entro quando?

BZ, 12.05.2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Quando si parla di generi alimentari, rappresentanti del mondo dell’ambientalismo e dell’agricoltura riescono a collaborare molto bene. Un esempio positivo lo portiamo in Consiglio provinciale questa settimana.

Brigitte Foppa e Manfred Vallazza hanno lavorato contemporaneamente e in parallelo al tema dell’indicazione d’origine dei prodotti alimentari, soprattutto nel settore della ristorazione. Entrambi hanno consegnato rispettivamente una mozione, a breve distanza di tempo. La mozione Verde (Foppa, Dello Sbarba, Staffler), in discussione nel corso della corrente seduta di maggio, propone di rendere visibile la provenienza (origine e luogo di macellazione) degli alimenti di origine animale usati per la preparazione dei pasti nelle mense pubbliche. La mozione dei consiglieri SVP Vallazza, Noggler e Locher va nella stessa direzione e chiede l’indicazione di origine anche per frutta, verdura e succhi.

“Abbiamo agito con pragmatismo e ci siamo messi d’accordo” dichiarano Foppa e Vallazza “e facciamo anche un passo avanti: nell’emendamento ora firmato in maniera congiunta estendiamo il provvedimento anche ai ristoranti.” I rappresentanti SVP del mondo dell’agricoltura e il Gruppo Verde sono convinti che questo provvedimento farà una grande differenza nella consapevolezza alimentare. “La gente vuole sapere da dove viene la cotoletta che trova nel suo piatto al ristorante o le patate nel piatto di suo figlio a scuola. Si tratta di un diritto sacrosanto e permette una vera libertà di scelta” dichiara Brigitte Foppa. Manfred Vallazza da parte sua ribadisce l’importanza di questa consapevolezza per l’economia e l’agricoltura locale: “Per prima cosa penso ai contadini e ai loro prodotti di alta qualità. Se le persone vengono correttamente informate, molte di loro opteranno sicuramente per il cibo proveniente dal loro territorio – in questo modo sosteniamo anche i cicli regionali e la produzione e trasformazione agricola realizzate in provincia.”

La mozione 435/21 è all’ordine del giorno per giovedì 13.05.2021.

INTERROGAZIONE.

Nel giugno del 2019 si scoprì che per un presumibile errore di programmazione il nuovo ospedale in costruzione a Bolzano disponeva di un fabbisogno energetico insufficiente. Fu incaricata una società per progettare e realizzare la soluzione per la nuova centrale di trasformazione dell’energia da alta a media tensione. Il tutto però ha comportato un notevole ritardo nel programma di costruzione e riorganizzazione dell’ospedale di Bolzano. In una intervista di allora l’assessore Widmann così descriveva la situazione: “Mi hanno detto che ce l’avremmo fatta per il 2025. Ma ho ribattuto che la centralina avrebbe dovuto essere pronta per il 2020, altro che 2025! Mi impegno a farcela per il 2021”.
In realtà l’opera – stando ai comunicati della Provincia di ottobre 2015 – avrebbe dovuto essere costruita indicativamente tra il 2017 e la fine del 2019. Visto che il problema riguardava i quattro piani superiori della nuova clinica, il trasferimento del gruppo operatorio e di altri reparti lì destinati, previsto per il 2019, fu rimandato a centrale elettrica ultimata ed operativa.
Ciò ha comportato per alcuni anni la dislocazione separata del servizio di urgenza ed emergenza in un edificio e le sale operatorie e diversi reparti nell’altro edificio, con conseguenti disagi per i/le pazienti e un sensibile aggravio di lavoro e maggiore complessità organizzativa per l’ospedale stesso, fatto di cui all’epoca si lamentarono gli stessi medici. “Vuol dire che diventeremo dei “runner” – dichiararono a suo tempo i sanitari sul quotidiano Alto Adige – molti di noi sono giovani e ce la possono fare. E la questione pesa anche sui pazienti gravi che dovranno essere spostati a tempo record da una parte all’altra dell’ospedale”. Fu chiesto quindi di potenziare il servizio dei portantini.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. A che punto è la centrale elettrica del nuovo ospedale? Per quando sarà operativa e con quale ritardo rispetto al programma originario?
  2. A che punto è il trasferimento previsto dei reparti e del gruppo operatorio nel nuovo ospedale? Per quando verrà ultimato e con quale ritardo rispetto al programma originario?
  3. Sono state accertate le cause, e le relative responsabilità, dell’insufficiente approvvigionamento elettrico scoperto nel 2019?
  4. La Provincia ha calcolato il costo aggiuntivo complessivo che questo problema e il relativo ritardo dei tempi ha provocato all’ente pubblico?
  5. Se vi è un costo aggiuntivo, già calcolato o comunque da calcolare, la Provincia intende rifarsi di questo sulla ditta incaricata dei lavori, o questo costo ricadrà sull’ente pubblico? In entrambe le alternative, si richiede su quale base giuridica poggia la risposta in un senso o nell’altro.

BZ, 11.05.2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

Attualmente all’esame della Conferenza dei servizi in materia ambientale giace la domanda della “Wipptaler Bau” per la ripresa della coltivazione della cava “Lochen” in Val di Fleres, frazione Anichen, comune Brennero.

Il progetto (n. 13132PT) è stato trasmesso il 22 dicembre 2020 al Comune e ha un impatto rilevante: su un’area di 7,5 ha dovrebbe essere estratto materiale per 280.000 m3, con migliaia di viaggi di camion per trasportarle. Rumore e polveri sono un rischio sia per il modello di turismo sostenibile a cui la valle ha affidato da tempo il proprio futuro, sia per l’agricoltura, in particolare per le colture biologiche avviate con successo nell’ultimo decennio.

La procedura di autorizzazione è regolata dalla Legge provinciale n. 7 del 2003, “Disciplina delle cave e delle torbiere”. In questa legge, all’articolo 3 comma 2, si legge: “All’atto della presentazione della domanda di cui al comma 1 va allegata l’autorizzazione da parte del proprietario del suolo. L’ufficio provinciale competente per le cave e le miniere trasmette la domanda al comune territorialmente interessato, la cui commissione edilizia esprime un parere entro 30 giorni”.

Mentre in occasione di un precedente progetto del 2013 la popolazione era stata debitamente informata e consultata (e il progetto era stato bocciato dalla Commissione edilizia e poi definitivamente archiviato), stavolta del nuovo progetto gli abitanti di Anichen e della val di Fleres non sono stati informati e hanno preso atto della situazione a fatto compiuto, dopo il parere del 9 febbraio 2021 – stavolta di approvazione – della Commissione edilizia del comune.

La proprietà dell’area appartiene alla “Waldinteressentschaft Pflersch” con circa 142 soci: già informare queste 142 famiglie avrebbe significato informare praticamente tutta la valle.

E va ribadito un aspetto: essendo stato bocciato e poi archiviato (ci risulta su domanda della stessa Wipptaler Bau che ha dichiarato di voler rinunciare al suo progetto di allora) il precedente progetto, il progetto che ora porta il numero 13132PT è a tutti gli effetti un NUOVO progetto, poiché rispetto al passato (la cava non è più coltivata dal 1997) cambiano sia le caratteristiche del progetto stesso, sia perché tutt’intorno, a distanza di anni, la valle è profondamente cambiata ed ha scelto uno sviluppo economico e sociale che potrebbe essere gravemente danneggiato dalla ripresa dei lavori.

Essendo dunque un nuovo progetto, proposto in un nuovo contesto socioeconomico, non può essere fatta valere né l’informazione né eventuali pareri o autorizzazioni dati in precedenza su progetti a suo tempo bocciati e poi archiviati. La procedura su un nuovo progetto dovrebbe quindi essere ripresa dall’inizio.

Va infine rilevato che l’area della cava è inserita nel Piano provinciale delle zone di pericolo come zona rossa di rischio idrogeologico, cioè il livello di massimo rischio.

 

Tutto ciò considerato, si chiede alla Giunta provinciale:

SUL DIRITTO DELLA POPOLAZIONE AD ESSERE INFORMATA:

  1. Prima della decisione da parte della Commissione edilizia esisteva un dovere di informazione della popolazione della valle, o almeno dei confinanti, sul progetto citato? Se non esisteva, in base a quale normativa?
  2. Se invece esisteva questo dovere di informazione, questo è stato ottemperato e in che forma?
  3. Se non è stato ottemperato, ciò invalida la decisione della stessa commissione edilizia?

SULLA NECESSARIA AUTORIZZAZIONE DA PARTE DELLA “WALDINTERESSENTSCHAFT PFLERSCH”

  1. La legge provinciale 7/2003 prevede che ““All’atto della presentazione della domanda di cui al comma 1 va allegata l’autorizzazione da parte del proprietario del suolo”. Alla nuova domanda sul nuovo progetto per la cava Lochen era allegata questa “autorizzazione da parte del proprietario del suolo”, in questo caso la “Waldinteressentschaft Pflersch”? Se non era allegata, la domanda va considerata non valida?
  2. Se invece era allegata questa autorizzazione, in quale data questa autorizzazione è stata deliberata e/o firmata? Si tratta forse di una autorizzazione data alcuni anni fa (Delibera della Vollversammlung dell’anno 2015) sul progetto precedente, già bocciato dalla commissione edilizia e poi archiviato su richiesta stessa della società promotrice? Se così fosse, essendo l’attuale progetto a tutti gli effetti un NUOVO PROGETTO, l’autorizzazione data a un progetto precedente non dovrebbe essere considerata non valida e dunque non valida anche la domanda stessa?
  3. Se era allegata questa autorizzazione ed essa è stata deliberata/firmata in connessione col nuovo e attuale progetto, da quale organo della “Waldinteressentschaft Pflersch” è stata deliberata e/o firmata? Solo dall’Obmann, o dal consiglio di amministrazione, oppure dalla assemblea plenaria dei soci (Vollversammlung), o da chi altro?
  4. Il fatto che l’autorizzazione fosse deliberata e/o firmata dall’organo indicato nella risposta alla domanda precedente è in linea con quanto previsto dalla legislazione vigente in materia e/o con lo statuto stesso della “Waldinteressentschaft Pflersch”? Se sì, in base a quale normativa? Se no, l’autorizzazione – e quindi la domanda – deve essere valutata come non valida?
  5. In particolare, una autorizzazione per un progetto di questo genere non deve essere deliberata dalla assemblea plenaria (Vollversammlung) della “Waldinteressentschaft Pflersch” con una maggioranza dei 2/3 dei voti, come previsto dall’articolo 10 dello Statuto della stessa “Waldinteressentschaft Pflersch” e come del resto già accaduto nell’anno 2015 sul precedente progetto? Se c’era questo obbligo e non è stato ottemperato, l’autorizzazione – e quindi la domanda – deve essere valutata come non valida?
  6. Prima di dare la propria autorizzazione, l’organo della “Waldinteressentschaft Pflersch” che l’ha firmata/deliberata aveva almeno l’obbligo di informare con atti ufficiali i confinanti e/o i 142 soci della stessa “Waldinteressentschaft Pflersch”? Se no, in base a quali normative? E Se sì, ciò è avvenuto e come? Se c’era questo obbligo e non è stato ottemperato, l’autorizzazione – e quindi la domanda – deve essere valutata come non valida?

SUI PARERI TECNICI NECESSARI IN UNA “ZONA ROSSA”:

  1. Poiché l’area interessata dal progetto si trova in una zona rossa di rischio idrogeologico,
    1. Serve un parere geologico per autorizzare il progetto? Se sì, quando e da chi deve essere dato questo parere? Se deve essere presentato insieme alla domanda, è stato fatto? Se no, la domanda deve essere valutata come non valida o perlomeno carente?
    2. Serve una verifica di compatibilità idrogeologica? Se sì, quando e da chi deve essere fatta questa verifica? Se deve essere presentata insieme alla domanda, è stato fatto? Se no, la domanda deve essere valutata come non valida o perlomeno carente?

 

Bolzano, 7 maggio 2021

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

La Giunta regionale con delibera n. 83 del 5 maggio 2021 ha nominato il nuovo CdA di Pensplan, di cui la Regione detiene il 97,3% della partecipazione. Lo statuto di Pansplan indica con precisione i requisiti che devono avere le persone nominate a dirigere questo importate strumento finanziato con denaro pubblico e chiamato a erogare importanti servizi alla popolazione. In particolare, l’articolo 19 comma 5 così recita:

“5. Oltre ai requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia previsti dall’art. 11 del D.lgs. n. 175/16 e s.m., i componenti dell’Organo amministrativo devono aver operato nell’ambito dell’amministrazione, direzione o controllo in società, imprese pubbliche e/o private. Altrettanto qualificante, si considera l’attività di colui che oggettivamente sia particolarmente competente in determinate materie aventi attinenza o comunque funzionali al settore in cui opera la Società”.

Con la citata delibera la Giunta regionale ha nominato le seguenti persone negli organismi indicati:

Consiglio di Amministrazione di Pensplan Centrum S.p.A.:

  • dott.ssa Johanna Vaja – in qualità di Presidente;
  • dott. Matteo Migazzi – in qualità di Consigliere, dando indicazione al Consiglio di
  • Amministrazione di attribuirgli tutte le deleghe;
  • avv. Maurizio Roat – in qualità di Consigliere;

Collegio sindacale

  • dott. Antonio Borghetti – Presidente;
  • dott.ssa Viktoria Rainer – Sindaco effettivo;
  • dott. Egon Mutschlechner – Sindaco effettivo;
  • dott.ssa Lorenza Saiani – Sindaco supplente;
  • dott.ssa Vera Hofer – Sindaco supplente.

Nella delibera non vengono indicati i criteri per cui sono state scelte queste persone né i titoli che dimostrano che tali persone hanno i requisiti indicati dall’art. 19 comma 5 dello statuto di Pensplan. Neppure nella documentazione inviata dalla giunta alla commissione legislativa regionale competente per un parere su queste proposte era chiarito questo aspetto: alla commissione sono stati mandati semplicemente dei curriculum vitae, senza altro commento. E la commissione (col voto contrario del nostro gruppo Verde) ha votato semplicemente sì a questi nomi, senza redigere un documento di motivazione (come invece prevede la legge che parla di “parere motivato”).

Con la stessa delibera la Giunta regionale ha pensato bene di aumentare immediatamente i compensi spettanti a chi ricopre queste cariche. In particolare:

per il/la consigliere/a da 12.000 € a 14.999 €

per il/la presidente restano 50.000 €

per il/l’amministratore/trice delegato/a da 55.000 € a 69.999 €

Tenendo conto che diversamente dal passato, nel nuovo CDA i ruoli di presidente e amministratore delegato saranno separati, e che quest’ultimo sommerà il compenso di AD con quello di consigliere, si ha il seguente aumento del costo del CDA: da 129.000 € a 150.000 € all’anno.

Anche per questa scelta la delibera 83/2021 non offre nessuna motivazione.

Si interroga pertanto la Giunta regionale per sapere:

  1. Le persone nominate nel CDA di Pansplan hanno i requisiti indicati dall’articolo 19 comma 5 dello Statuto? Si chiede, per ogni singola persona nominata, di indicare fatti ed elementi che dimostrino il possesso di tali requisiti e cioè: Hanno operato nell’ambito dell’amministrazione, direzione o controllo in società, imprese pubbliche e/o private? Hanno svolto attività che attestino che queste persone sono particolarmente competenti in determinate materie aventi attinenza o comunque funzionali al settore in cui opera la Società?
  2. Quale motivazione ha l’aumento dei compensi dei componenti del CDA? Si chiede la motivazione per le singole cariche e una motivazione anche per l’aumento del costo dell’intero CDA.
  3. Risulta che uno dei nominati è dipendente della Regione, in particolare è Capo della Segreteria del Presidente. Esiste anche in Regione la norma. O la consuetudine, secondo la quale un dipendente dell’ente se viene nominato in un CDA di una società partecipata dall’ente stesso svolge questo suo incarico GRATUITAMENTE?

 

Bolzano, 10/05/2021

Cons. reg.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Lucia Coppola

CONFERENZA STAMPA.

La Giunta provinciale sta per approvare un “Programma di sviluppo turistico” che darà di nuovo il via libera alla moltiplicazione di strutture e letti. Criterio per autorizzare gli ampliamenti sarà la classificazione di ogni comune in base al grado di sviluppo turistico. La cosa più assurda: la Giunta usa ancora la classificazione fatta ben 14 anni fa! Come se in questo periodo il panorama turistico non fosse completamente cambiato. Nella mozione che verrà trattata in questa sessione del Consiglio, il Gruppo Verde chiede alla Provincia di rivedere con urgenza questa classificazione alla luce dei dati attuali.

 

Un mese fa la Giunta provinciale ha approvato il nuovo “Regolamento sull’ampliamento dei pubblici esercizi” (delibera n. 203 del 2 marzo 2021). Qui vengono indicati i criteri che saranno alla base del “Programma per lo sviluppo del turismo” che la Giunta approverà entro l’estate 2021 e con il quale (dopo l’attuale breve stop) la Provincia darà di nuovo il via libera all’ampliamento anche quantitativo degli esercizi, compreso l’aumento del numero dei letti. Un parametro fondamentale per la realizzazione di nuovi letti turistici è la classificazione dei Comuni a seconda del loro grado di sviluppo turistico: a seconda che i diversi Comuni siano classificati come “fortemente sviluppati”, “sviluppati” o “economicamente depressi” avranno più o meno possibilità di aumentare la capacità ricettiva.

E qui sta la sorpresa: il Gruppo Verde ha esaminato attentamente la delibera di approvazione del “Regolamento sull’ampliamento dei pubblici esercizi” ed ha scoperto che anche in questo nuovo Regolamento la Provincia continua ad applicare pari pari la identica classificazione di sviluppo turistico dei Comuni fissata nel 2007! Come se in questi 14 anni nulla fosse cambiato!

Invece in questo periodo il panorama turistico ha subito una autentica rivoluzione, che la mozione del Gruppo Verde dimostra sulla base delle più recenti statistiche. Comuni classificati nel 2007 e anche oggi come “depressi” hanno conosciuto invece un vero boom di pernottamenti e strutture (Glorenza + 147%, Prato allo Stelvio + 67% ecc…), e lo stesso è accaduto in diversi comuni classificati come “sviluppati” (Avelengo + 105%, Marebbe + 46%…), mentre molti altri hanno perso capacità ricettiva. Anche in cima alla classifica degli “altamente sviluppati” si sono avute ascese e discese, con l’antica regina Merano che è stata scavalcata da diversi comuni delle Dolomiti.

“È assurdo voler decidere il futuro turistico dei comuni sulla base di un quadro vecchio di 14 anni che non corrisponde più alla realtà!” commenta il primo firmatario Riccardo Dello Sbarba.

Con questa mozione Il Gruppo Verde impegna la Giunta provinciale a rivedere al più presto la classificazione dei Comuni aggiornandola alla situazione attuale, prima di elaborare il “Programma per lo sviluppo del turismo” e di affidare a un gruppo tecnico il compito di preparare la base analitica necessaria per questa rielaborazione.

 

BZ, 10.05.2021

 

Cons.prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

CONFERENZA STAMPA.

In una mozione che verrà presentata nel corso della settimana di Consiglio provinciale dall’11 al 14 maggio, il Gruppo Verde propone di favorire e incentivare maggiore trasparenza sui prodotti alimentari utilizzati nelle mense pubbliche.

Lo scandalo del giugno 2020 attorno al focolaio di Covid-19 esploso nel mattatoio Tönnies nel Nordreno-Vestfalia in Germania ci ha mostrato come possano essere terribili le condizioni di lavoro e di vita di persone e animali in quei luoghi. In questa triste occasione tante cittadine e tanti cittadini altoatesini hanno anche appreso che la carne venduta nei banchi delle nostre macellerie dei supermercati non proviene da animali allevati e macellati sul territorio altoatesino, ma invece da grandi mattatoi di altri Paesi europei. I certificati di qualità dei prodotti animali non aiutano e danno anzi un falso senso di sicurezza.

Sempre più persone però vogliono sapere da dove viene il cibo che acquistano e che consumano. Dichiarare in modo trasparente da dove provengono i prodotti dà alle consumatrici e ai consumatori una grande libertà di scelta ed è vantaggioso anche per le ditte produttrici: le aziende che puntano sulla trasparenza vengono guardate con grande interesse. E anche l’agricoltura locale ne trarrebbe grande beneficio. Per lo meno nei negozi le consumatrici e i consumatori hanno la possibilità di vedere la provenienza della bistecca sulla confezione. Nelle mense, invece, per le pietanze che vengono servite pronte, questo non è possibile.

“Nella nostra mozione chiediamo di dichiarare la provenienza dei prodotti di origine animale usati nelle mense pubbliche. Sarebbe un primo passo nella giusta direzione. In altri paesi come la Svizzera si fa già, e con grande apprezzamento, anche nella ristorazione privata” spiega Brigitte Foppa.

Una proposta simile è stata già discussa a ottobre 2019. Allora la maggioranza aveva rifiutato la proposta con grande convinzione. Siamo curiosi di vedere se nel frattempo le cose, e le posizioni, sono cambiate.

Allegati:
Mozione Indicazioni nei menù delle mense sui prodotti di origine animale utilizzati
Verbale discussione 2019

 

BZ, 10.05.2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler