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INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Nell’articolo 17 della L.p. n. 9 del 2018, Territorio e paesaggio, il comma 5 prevede quanto segue:
“(5) Salvo prescrizioni contrastanti del piano paesaggistico, gli edifici destinati ad abitazioni, esistenti dal 24 ottobre 1973 con una volumetria di almeno 300 m3 all’interno di superfici individuate quali verde agricolo e non appartenenti ad un maso chiuso, possono essere ampliati fino a 1.000 m3.”. Questa formulazione non specifica se i 1000 m³ aggiuntivi siano calcolati solo sopra terra, oppure facendo la somma della cubatura sopra e sotto terra. In una analoga norma che riguarda i masi chiusi, (art. 37 comma 4) la dizione “volumetria complessiva” suggerisce la somma di quanto viene realizzato sia sopra che sotto terra.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. L’ampliamento di 1000 m³ di cui al comma 5 dell’articolo 17 della L.p. 9/2018 va calcolato solo considerando la nuova cubatura sopra terra (con la cubatura sotto terra esclusa, dunque “libera”), oppure va considerata sia la cubatura in più realizzata sopra terra che quella sotto terra? Oppure valgono altri criteri di calcolo per arrivare ai 1000 m³ e se sì, quali?
  2. In base a quale normativa è stata formulata la risposta alla domanda 1?

Bolzano, 24 febbraio 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Chiunque può accedere a Internet e usare i mezzi di comunicazione social per lanciare messaggi, esprimere la propria opinione, raccontare storie, lanciare iniziative e proprio questo è il bello della rete. Purtroppo però ancora troppe persone sono poco consapevoli dell’effetto che un messaggio espresso in rete può provocare. E a volte gli effetti sono vere e proprie ondate di violenza. Seppur a parole, seppur filtrata da uno schermo, chi subisce questi attacchi vive un’esperienza di vera violenza fisica.

Bisogna dire basta e fare di tutto per creare uno scudo difensivo efficace a protezione di ogni persona che viene offesa, discriminata, attaccata sulla rete.

Ogni persona può essere vittima di questo odio, tuttavia esso colpisce di più donne e ragazze e contro di loro la violenza assume immancabilmente i caratteri del sessismo. Soprattutto le donne esposte nella sfera pubblica (politiche, giornaliste, docenti, ecc.) quando vengono criticate, vengono molto spesso attaccate sul loro aspetto e sul loro corpo con l’obbiettivo di umiliarle e di zittirle. Lo notiamo tutti i giorni: donne di destra e di sinistra, di qualsiasi professione, se esposte pubblicamente, prima o poi vengono colpite e sbeffeggiate per il loro aspetto fisico. Se poi osano prendere posizione su temi sensibili come diritti di genere, migranti, rifugiati e minoranze linguistiche o religiose, gli attacchi diventano sempre più violenti e sessisti. I social media sono il mezzo più rapido e meno controllato su cui questi attacchi vengono lanciati e diffusi. Sappiamo che anche tutte le donne presenti nel nostro Consiglio provinciale ne hanno fatto prima o poi esperienza sulla loro pelle e a tutte loro esprimiamo la nostra solidarietà.

Nel 2020 Amnesty International Italia ha reso pubblici i risultati di una ricerca chiamata Barometro dell’odio – Sessismo da tastiera. La ricerca è stata svolta tra novembre e dicembre 2019 e ha preso in analisi i contenuti relativi a 20 personalità note, 10 donne e 10 uomini, valutando complessivamente 42.143 commenti. Dall’analisi è emerso che il 14% dei commenti risulta essere offensivo, discriminatorio o hate speech. Quando però il tema oggetto della discussione è “donne e diritti di genere” l’incidenza dei commenti offensivi sale al 29%.

Le donne vengono attaccate più spesso, rispetto agli uomini e uno su tre di questi attacchi risulta essere di carattere sessista. Negli attacchi personali alle donne il tasso di hate speech è del 2,5%, mentre per gli uomini è del 1,6 per cento. Se si tratta di personaggi promotori dei diritti delle persone Lgbt, i commenti di odio sfiorano il 40%.

Il tema è quindi di attualità e sempre più pressante. In Alto Adige esistono progetti nelle scuole, coadiuvate da centri specialistici come il Forum Prävention, contro il cyberbullismo e per l’uso consapevole dei social media. Tuttavia, la scuola non può fare tutto e ogni progetto scolastico può moltiplicare la sua efficacia solo se al suo esterno si affermano il ripudio della violenza e una cultura del dialogo. Serve quindi un intervento a largo raggio nella società e nella pubblica opinione e qui la Provincia trova il suo spazio di azione.  Le persone offese non vanno lasciate sole e la stessa Provincia ha la possibilità di promuovere azioni per prevenire l’odio e scoraggiarlo, per promuovere una cultura del dialogo, per creare un ambiente solidale e protettivo, per diffondere esempi di solidarietà, non violenza e coraggio civile, per motivare uomini (questi particolarmente importanti, poiché le vittime in maggioranza sono donne!) e donne a fare da testimoni contro l’odio e il sessismo.

Tutto ciò considerato, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  1.  A realizzare – in stretta collaborazione con i diversi soggetti interessati, come ad esempio il comitato per le pari opportunità, rappresentanti dei media, comitato provinciale per le comunicazioni, artisti e artiste, persone attive per i diritti umani, Università di Bolzano, consulta degli studenti, consulta dei genitori, associazioni impegnate per i diritti e il rispetto, enti e centri di competenza e così via – una campagna di sensibilizzazione per una comunicazione rispettosa e non violenta, contro l’odio e la violenza sessista sul web.
  2. A coinvolgere, dal mondo della politica, della cultura, del giornalismo, dell’arte, uomini (soprattutto) e donne, disposti a rendersi testimonial per una tale campagna di sensibilizzazione.
  3. A diffondere la campagna di sensibilizzazione per una comunicazione rispettosa e non violenta, contro l’odio e la violenza sessista sul web su tutti i mezzi di comunicazione disponibili sul territorio provinciale (giornali, testate online, TV, radio, socialmedia, ecc.)

 

BZ, 15.02.2021

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Lunedì 15 febbraio 2021 si è tenuta la seduta straordinaria di Consiglio provinciale. Al centro del dibattito c’era una mozione presentata dall’opposizione per ottenere un maggiore coinvolgimento del Consiglio provinciale nelle decisioni della Giunta per gestire la pandemia. Dopo un dibattito acceso e a momenti surreale (accompagnato dalla protesta della gente in piazza) la maggioranza ha accolto la proposta.

Vedremo se questa misura contribuirà a trovare dei provvedimenti più efficaci e soprattutto accettati e sostenuti dalla popolazione. “Il nostro vero nemico è il virus. Solo insieme, attenendoci alle misure di precauzione e investendo in una comunicazione chiara e coerente riusciremo a vincerlo” lo abbiamo ribadito con forza nel corso del dibattito.

Per prima cosa: comunichiamo chiaramente i criteri con cui vengono decisi i provvedimenti. Sono criteri europei? Sono quelli che si usano a Roma? O abbiamo i nostri propri criteri? Importante è capirlo – e spiegarlo.

Abbiamo istituito una commissione di esperti a livello provinciale: usiamola bene. Da quello che ci è dato sapere, finora il loro contributo nella presa delle decisioni della Giunta è stato ininfluente. Abbiamo investito soldi e speranze in questa commissione. Perché le indicazioni di esperte e di esperti possono essere decisive, non solo per l’individuazione delle misure più corrette, ma soprattutto per poterle spiegare alle cittadine e ai cittadini.

Ammettiamo i nostri errori. La Giunta ha fatto tanti errori. La situazione eccezionale rende più che umano fare errori. L’importante è ammetterlo e imparare da questi. Vedremo se un maggiore coinvolgimento del Consiglio porterà dei miglioramenti in questo senso.

Basta illudere le persone. Secondo noi l’errore da non ripetere assolutamente è quello di illudere e dare alle persone false speranze. Per guardare al futuro, abbiamo bisogno di realtà, anche se fa male. Perché è solo sulla realtà che si possono fare progetti, non sulle illusioni.

Il “Sonderweg” dell’Alto Adige è fallito. Iniziamo da qui: facciamo un bagno di umiltà, guardiamo a chi ha fatto meglio, impariamo, facciamo rete con altre regioni, a Nord e a Sud, e guardiamo avanti.

#noicisiamo

BZ, 16.2.2021

I Consiglieri provinciali Verdi

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Ci viene riferito da persone che per motivi di celiachia devono alimentarsi con prodotti senza glutine che l’acquisto di tali prodotti pone ancora dei problemi. Ad esempio ci sono farmacie che nonostante ripetute richieste non forniscono un listino prezzi per poter scegliere quali prodotti ordinare. Pretendono che la/il cliente arrivi già con una lista di ordinazioni pronta. C’è poi il problema che presso la grande distribuzione i buoni non sono spendibili e che il negozio più fornito di Bolzano, Glutenfreeworld, presso il quale molti celiaci si riforniscono, vende i prodotti spesso con prezzi superiori del 50% rispetto ai supermercati.
Nel resto d’Italia i buoni si possono spendere anche fuori dalla regione di residenza. In provincia di Bolzano purtroppo non ci sono prodotti freschi senza glutine, (fatta eccezione per Ultner Brot che però fa solo pane e biscotti). In altre parti d’Italia la dieta dei celiaci è molto più varia e sana, in quanto la disponibilità di prodotti freschi come pasta, brioches, pane e derivati è ampia.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Quale è la direttiva alle farmacie sulle necessità di trasparenza dei prezzi dei prodotti senza glutine, considerando che buoni per celiaci sono soldi pubblici?
  2. Quali sono le direttive e le prospettive sulla spendibilità dei buoni presso la grande distribuzione, al fine di ottenere prezzi più equi?
  3. Per quali ragioni i buoni per celiaci erogati in Provincia di BZ sono al momento spendibili solo in Provincia?
  4. Quali sono le direttive e le prospettive sulla spendibilità dei buoni fuori Provincia (anche a Trento non si possono spendere)?

BZ, 16.02.2021

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

COMUNICATO STAMPA.

Nella seduta straordinaria del Consiglio provinciale tenuta oggi, l’opposizione ottiene un importante successo: passa la mozione dell’opposizione unita, cofirmata anche dalla maggioranza, che impegna la Giunta, ed in particolare il Presidente a tenere periodici incontri istituzionali con il collegio dei capigruppo, a condividere regolarmente le informazioni sull’evoluzione della pandemia, a informare in ogni caso prima di assumere decisioni importanti il Consiglio provinciale del contenuto e delle ragioni delle stesse, e di riferire all’inizio di ogni seduta del Consiglio provinciale sull#andamento della pandemia.

La scarsa comunicazione, la mancata trasparenza, le decisioni spesso criticate dagli stessi membri della giunta – tutto questo condito da un vertiginoso espandersi dei contagi in Alto Adige: una situazione insostenibile. Nella giornata odierna si è quindi tenuta su richiesta delle opposizioni una seduta straordinaria del Consiglio provinciale. Dopo un ampio dibattito, maggioranza e opposizione hanno trovato un accordo firmato dai capigruppo di tutte le forze politiche che va a definire la “collaborazione costruttiva” tra le istituzioni per quanto riguarda le misure correlate alla pandemia: periodici incontri istituzionali tra Landeshauptmann e capigruppo, condivisione delle informazioni sull’evoluzione della pandemia all’inizio di ogni seduta del Consiglio provinciale e in ogni caso prima di assumere decisioni importanti. Il Consiglio provinciale torna così a rivestire il ruolo centrale che il nostro statuto gli assegna.
L’accordo raggiunto rappresenta un primo passo importante per ottenere una migliore collaborazione tra maggioranza e opposizione e con la Giunta provinciale. Tuttavia questo accordo non significa che la Giunta non dovrà assumersi le sue responsabilità circa la gestione deficitaria della crisi pandemica vista finora.

Firmato: Le forze di opposizione all’interno del Consiglio provinciale

La prima ondata di Covid di questa primavera ha portato la vita economica a un arresto improvviso e i lavoratori hanno dovuto affrontare la riduzione di ore di lavoro e la perdita di reddito. L’Italia ha fatto ricorso alle macchinose istituzioni degli ammortizzatori sociali e ha creato una cassa integrazione guadagni in deroga per chi non rientrava in alcun istituto esistente. In questo modo si prometteva un rapido aiuto. Chi è stato fortunato ha ottenuto un’integrazione salariale anticipata direttamente dai datori di lavoro, per tutti gli altri è iniziata l’attesa. Per molti sono seguiti mesi senza reddito. Al momento la procedura di pagamento diretto dell’indennità salariale richiede ancora ca. 3 mesi. Tuttavia, i costi della quotidianità come l’affitto, la spesa ecc. non possono essere sospesi. I lavoratori che percepiscono un’indennità salariale sostitutiva per un periodo di tempo più lungo devono fare i conti con pesanti perdite di reddito. Questa situazione non può continuare. L’attuale sistema di cassa integrazione e fondi alternativi non è adatto a coprire periodi lunghi di integrazione salariale. Visto che il costo della vita in Alto Adige è di gran lunga il più alto d’Italia, la provincia deve e può intervenire finanziariamente istituendo una compensazione supplementare.

Diamo sicurezza ai lavoratori stagionali

Il settore turistico è tra i più colpiti. Da qui si possono vedere e valutare i limiti della sicurezza sociale. I lavoratori stagionali, che non sono stati in grado di trovare lavoro a causa della crisi e fino a ora hanno percepito l’indennità di disoccupazione, sono ora privi di indennità di integrazione salariale. Anche se da Roma potrebbe arrivare una soluzione, è necessario prendere dei provvedimenti rapidi a breve termine, da pensare anche come compensazioni provinciali. A medio termine, sono necessarie misure di supporto stabili, in modo che anche i lavoratori stagionali possano avere una certa sicurezza per il futuro. Anche qui la Provincia può intervenire.

Ad ogni modo, si deve puntare a contratti annuali. Al momento, è prassi che alla fine della stagione i residui accumulati di ferie e permessi vengano rimborsati e che i dipendenti arrivino all’inizio della stagione successiva richiedendo l’indennità di disoccupazione. Questi tempi vuoti sono quindi pagati da tutti i contribuenti, e questo comporta un consistente spostamento dei contributi pagati a favore del settore turistico. A medio termine sarà necessario avviare una ristrutturazione del settore turistico. Bisogna parlare di alternative. Per esempio, si potrebbe considerare un fondo separato di cassa settoriale, simile a quello dei lavoratori dell’edilizia, che sia a carico del settore turistico, cosicché la copertura finanziaria delle stagioni “morte” non sia a carico di altri settori. Questo alleggerirebbe anche la pressione dall’attuale sistema sociale.

Ammortizziamo le conseguenze dei licenziamenti

In maniera preventiva sarebbe possibile anche agire in materia di licenziamenti. Al momento c’è il blocco dei licenziamenti e quelli che vengono comunque effettuati sono coperti da prestazioni speciali tramite pagamenti di indennità d’uscita. Anche in seguito alla crisi e dopo che il blocco dei licenziamenti verrà revocato, sarà importante mantenere queste prestazioni speciali, almeno per un periodo transitorio. Per non imporre questi costi ai datori di lavoro, la Provincia potrebbe farsene carico e ammortizzare così i costi per le aziende.

Investiamo nella formazione per il riorientamento lavorativo

Le condizioni del mercato del lavoro erano cambiate in modo radicale già prima della pandemia. Oggi, 40 anni di servizio all’interno della stessa azienda sono cosa rara. La crisi provocata dal covid ha accentuato ancora di più questi grandi cambiamenti. Sarà quindi necessario avviare iniziative per accompagnare le persone in percorsi di riorientamento e di ricollocazione. Dobbiamo spingere in formazione continua e riqualificazione in modo da rinforzare e facilitare la vita alle lavoratrici e ai lavoratori. Anche su questo la Provincia può intervenire per compensare la perdita di guadagno su un periodo più lungo per persone costrette a riorientarsi professionalmente.

Stabiliamo regole chiare per l’home-office

In questo periodo c’è stato un grande lancio del home-office. In parte verrà mantenuto anche dopo la crisi. Per questo, sono necessarie regole chiare, sia per le aziende che per i dipendenti, soprattutto per quanto riguarda la copertura dei costi. Ma bisogna agire anche a livello locale. Per molte famiglie lavorare da casa non è l’ideale, per via di spazi spesso limitati e attrezzature private non adeguate. Prendiamo quindi in considerazione spazi di co-working per permettere il lavoro decentralizzato. In questo i Comuni possono e devono attivarsi.

Acceleriamo la diffusione della fibra ottica

Inoltre, bisogna accelerare la diffusione della rete in fibra ottica. La strategia di collegare prima le zone artigianali, e solo dopo il resto, non corrisponde più alle necessità emerse da questa crisi. Il piano di espansione deve essere ripensato, perché anche le famiglie hanno bisogno di Internet veloce per poter lavorare a distanza nel modo più ottimale.

Marlene Pernstich
Co-Portavoce Verdi Grüne Vërc
Consulente del lavoro

COMUNICATO STAMPA.

Giovedì 11 febbraio la 3a commissione legislativa discute il disegno di legge presentato dal Gruppo verde per cambiare la legge sugli appalti, affinché le opere edili pubbliche possano diventare vere promotrici di opere d’arte. In questo periodo di crisi è interesse dei diversi settori trovare un modo di collaborare e di sostenersi a vicenda.

Un mondo senza cultura e senza arte – niente musica alla radio, niente teatri, niente musei per non parlare dei cinema- è impensabile per la maggior parte di noi. Eppure, troppo spesso il lavoro di artiste, artisti, operatrici e operatori culturali viene ridotto a semplice offerta per il tempo libero a cui si può facilmente rinunciare. Lo vediamo anche in questo periodo di crisi e a questo atteggiamento bisogno porre rimedio.

Una possibilità per iniziare a farlo sono gli appalti pubblici. Questi possono e devono essere, in modo deciso, promotori e sostenitori di arte e cultura. Ad esempio, con opere d’arte inserite all’interno degli edifici. Già nel 1949 è stata approvata la cosiddetta “Legge 2%”, una legge statale che prevedeva di corredare di un‘opera d’arte ogni edificio pubblico. Con gli anni questa legge è stata man mano svuotata, ma il suo spirito è rimasto vivo. Da ultimo la sua attuazione è diventata di competenza delle Regioni.

L’Alto Adige si è più o meno preso carico di questa responsabilità con la legge sugli appalti del 2015. Qui si legge che una determinata percentuale del costo di un’opera edilizia può essere usata per delle opere d’arte con cui corredare l’edificio. Tuttavia, questo passo della legge sugli appalti, con l’uso del verbo “può” risulta opzionale. Il Gruppo Verde intende cambiare questa situazione e propone un disegno di legge apposito che verrà discusso giovedì 11 febbraio in terza commissione legislativa. La parola “può” viene quindi sostituita con la parola “deve”: in futuro deve diventare così obbligatorio corredare edifici pubblici con opere d’arte. “Istituire una collaborazione vincolante tra edilizia e mondo dell’arte potrebbe essere un passo concreto da parte della politica per sostenere e promuovere lo sviluppo culturale, artistico ed economico dell’Alto Adige” commenta la prima firmataria Brigitte Foppa.

Siamo curiosi di vedere come andrà la discussione in Commissione legislativa. Ultimamente sembrava ci fosse condivisione sul fatto che l’arte e la cultura vadano sostenute di più. Mai occasione fu più propizia per passare dalle parole ai fatti.

Bolzano, 10.02.2021

Il disegno di legge Arte negli edifici pubblici
L’interrogazione Künstlerische Gestaltung öffentlicher Bauten

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Il dottor Werner Beikircher, anestesista nella terapia intensiva dell’Ospedale di Brunico, ha dichiarato al Morgengespräch della Rai dell’8 febbraio scorso, che i 100 letti di terapia intensiva dichiarati dall’assessore competente sarebbero una cifra “lontana dalla realtà”. Infatti, non basta avere letti o macchinari, bisogna anche avere personale per gestirli e secondo Beikircher quello disponibile basta al massimo per 50 letti. Questo numero è fondamentale perché è un indicatore della tenuta o meno delle nostre strutture sanitarie da cui dipendono poi decisioni come il lockdown. A livello nazionale l’allarme scatta già quando il 30% dei letti effettivamente disponibili è occupato.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Quanti pazienti al massimo e contemporaneamente possono essere adeguatamente assistiti da personale specializzato nelle stazioni di terapia intensiva dell’Alto Adige? (si chiede quindi non posti letto teorici, ma effettivi, operativi, efficacemente gestibili nel senso inteso dal dott. Beikircher).
  2. Come si arriva concretamente alla valutazione di cui alla risposta precedente?
  3. Ha cercato la direzione sanitaria o l’assessore un confronto con il dott. Beikircher per chiarire questo punto importante? Se sì, qual è stato il risultato del confronto?

Bolzano, 8 febbraio 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Secondo l’ultimo provvedimento d’urgenza emanato da Kompatscher, dopo le vacanze di carnevale le scuole materne e i servizi alla prima infanzia verranno riaperti. Siccome la catena di trasmissione non viene controllata tramite i test, né nelle scuole, né negli asili, dovremmo usare la settimana di vacanza per attivare un semplice sistema di preallarme. Chiediamo che dopo il 22 febbraio venga testato il personale delle scuole materne almeno una volta alla settimana: in questo modo si potrebbero individuare i focolai in modo da attivare i provvedimenti necessari a isolarli. Questo sistema di preallarme dovrebbe essere attivato anche nelle scuole elementari e alle medie, non appena scolari e scolare rientreranno in classe. „In questa delicata fase dobbiamo fare di tutto per anticipare gli eventi – afferma il consigliere provinciale Hanspeter Staffler- nelle scuole materne e in quelle elementari, dove ci sono così tanti bambini insieme, è importante individuare e neutralizzare le infezioni il prima possibile. Se non ci riusciamo, continueremo a essere in balia degli eventi“.

INTERROGAZIONE.

Con il Recovery Fund (“Un piano per la prossima generazione”) l’UE vuole attivare la ricostruzione dopo i danni causati dalla pandemia covid. Il cuore del piano è costituito dalle strutture di recupero e di resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF).

In una prima versione L’Alto Adige ha presentato allo Stato 47 progetti del volume complessivo di 2,4 miliardi di Euro. Una delle sei “missioni” riguarda la „giustizia sociale e territoriale, la parità di genere”. In questa missione è collocato ca. 1/10 dei fondi richiesti ed è suddivisa in tre parti:

  • Edilizia sociale (1 progetto – risanamento e costruzione di edifici sociali – 21 Mio. Euro)
  • Scuole e formazione professionale (4 progetti, tra i quali la casa della formazione continua, risanamento energetico di convitti e scuole private, misure architettoniche per la formazione professionale, formazione digitale in aree periferiche – tot. 172 Mio)
  • Campagna Brand Südtirol (1 progetto – realizzazione di un brand complessivo– 77 Mio Euro).

Ora, già nel corso della prima ondata della pandemia in primavera si è preso atto di come siano le donne a essere le vere perdenti di questa crisi. In brevissimo tempo sono state rimosse dallo spazio pubblico e hanno dovuto sopportare il peso maggiore di home office, didattica a distanza e isolamento. Le statistiche mostrano in modo impietoso che la maggior parte dei posti di lavoro persi va messo sul conto delle donne. Ci chiediamo come si può fare per attutire questi colpi terribili. Il Recovery Plan sarebbe uno strumento perfetto e il bilancio di genere una prassi ideale. Il bilancio di genere (gender budgeting), quindi la presa in considerazione nei bilanci pubblici delle esigenze dei diversi generi, è stata acquisita dalla Giunta provinciale ancora nel 2006. Eppure, sembra finito nel dimenticatoio. Proprio come le donne, ci viene da dire.

Con una interrogazione vogliamo confrontare la Giunta con le seguenti domande sul Recovery Fund:

  1. Come si intende perseguire la parità di genere con questi progetti? (D’altra parte la parità di genere è pur sempre di uno dei tanto decantati obiettivi per lo sviluppo sostenibile).
  2. Che cosa c’entra la “Campagna Brand Südtirol” con la questione della parità?
  3. Il gender budgeting era già stato adottato dalla Giunta provinciale nel 2006 come parte della strategia di gender mainstreaming. Come si intende integrare la pratica del gender budgeting nella struttura del Recovery Plan?
  4. Quali dei 47 progetti vanno almeno per la metà a favore delle donne?

BZ, 08.02.2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler