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Cessione ai privati di ABD: il gruppo Verde ha ottenuto in questa sessione di consiglio 4 importanti risposte ad altrettante interrogazioni di attualità

In sintesi, dalle risposte del Presidente Kompatscher abbiamo saputo:

  1. Che la valutazione del valore di ABD è costata alla Provincia 120.000 €. Che la Provincia dopo il referendum ha continuato a finanziare ABD con contratto di servizio per queste cifre: nel 2016 5,2 milioni, nel 2017 3,9 milioni, nel 2018 3,6 milioni.
  2. Che per la vendita c’è ancora tempo. Infatti la gara prevede che il decreto di assegnazione (firmato il 13/5/2019) non sia efficace finché non sono verificati i requisiti della società, cosa non ancora avvenuta. Quindi non è ancora cominciato il “conto alla rovescia” dei 60 giorni entro cui deve essere firmato il contratto di vendita. C’è tutto il tempo per approvare una legge provinciale per limitare il traffico aereo e vietare ogni allungamento della pista!
  3. Aspetti finanziari: la perdita nel bilancio della Provincia in caso di vendita. Kompatscher ha confermato che nel bilancio provinciale, capitolo “partecipazioni in imprese controllate”, ABD è iscritta con un valore di 37.155.797 €. Se viene venduta questa partecipazione diventa zero e una sola volta, sul capitolo “alienazioni di partecipazioni” comparirà la cifra di 3,8 milioni. La differenza tra i due valori è eclatante e difficile da giustificare.
  4. E se la Provincia ci ripensasse e non vendesse più, i vincitori della gara potrebbero far ricorso e chiedere danni? No, ha risposto Kompatscher. Nel bando di gara è previsto che la Provincia possa annullare la cessione in ogni momento senza alcun indennizzo, se non i costi dovuti alla partecipazione alla gara.

Conclusione: la Provincia ha ampi spazi, sia di tempo che giuridici, per fare una legge di limitazione del traffico aereo e addirittura per ripensarci su tutta l’operazione.

Qui interrogazioni e risposte.

Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Come possiamo trovare strade diverse rispetto a quella dell’eliminazione, con soluzioni adeguate che tutelino persone, attività umana, habitat, animali e piante.

In generale la biodiversità e la sua tutela vengono riconosciuti come obiettivi auspicabili da parte della politica e della società. Eppure la protezione della natura e delle specie nasconde spesso anche duri conflitti. Negli ultimi anni ne abbiamo avuto conferma in varie situazioni, soprattutto quando si tratta di grandi carnivori e tutela delle persone e delle attività umane. L’Alto Adige/Südtirol non viene risparmiato né dai dibattiti attualmente in corso a livello internazionale, né dalla presenza di grandi carnivori, come l’orso o il lupo. Un tempo questi animali, importanti per un giusto equilibrio della biodiversità, sono stati sterminati ed eliminati dal nostro territorio. Attraverso programmi di ripopolamento e non solo ora tornano anche sulle nostre montagne. Altre specie animali “pericolose” sono state salvate dall’estinzione grazie a misure di tutela e a vasti programmi di sensibilizzazione (si pensi sono ai serpenti velenosi). Accanto al messaggio positivo per la tutela delle specie esiste anche il rifiuto e a volte addirittura la rivolta contro la presenza dei grandi predatori. Sappiamo che l’accettazione di questi animali diventa sempre difficile quando l’esistenza degli allevatori e degli agricoltori di montagna e dei loro animali viene minacciata. E ogni volta si urla e si chiede di sterminarli (parole chiave: per un Sudtirolo libero dai lupi e dagli orsi).

Noi siamo convinti che questi conflitti vadano risolti non in modo totalitario, ma piuttosto con il coinvolgimento di tutta la società. Chiediamo quindi di tornare a un approccio oggettivo e concreto rispetto al problema e si affidi il problema della convivenza con i grandi carnivori a un adeguato Piano di gestione. Con questo obiettivo abbiamo presentato una mozione che verrà discussa in questa settimana di Consiglio provinciale. È necessario inoltre sostenere la protezione delle greggi, stanziare indennizzi adeguati per coloro che subiscono danni, avviare formazioni specifiche per agricoltrici e agricoltori. Per animali particolarmente problematici, l’eliminazione mirata, così come prevista dalla legge, non è un tabù.

Un’informazione equilibrata e una corretta attività di sensibilizzazione ricolloca il tema così polarizzante di lupi e orsi in quello più ampio delle specie animali e vegetali protette e a rischio di estinzione. Anche qui si deve e si può fare di più. E a questo mira la seconda mozione dei Verdi presentata questa settimana.

Niente di nuovo in Consiglio provinciale.

Il ritorno sulle Alpi dei grandi carnivori era annunciato da tempo dalla scienza e la Provincia aveva tutte le possibilità per arrivarci preparata. Il Gruppo Verde in consiglio provinciale ha proposto fin dal 2012 mozioni per l’istituzione di un “gruppo di lavoro sui grandi predatori” (nel 2012 e nel 2014) con scienziati, allevatori e sindaci e per un “Piano di gestione per i grandi predatori” (nel 2014). Ogni volta la maggioranza ha respinto queste proposte.

Ecco una sintetica cronistoria:

11 maggio 2012, Mozione 480: “Gruppo di lavoro sui grandi predatori”. 4 sì. 10 no, 6 astenuti. Respinta.

13 gennaio 2014, Mozione n. 38 “Gruppo di lavoro sui grandi predatori”. 14 sì, 14 no. Respinta.

23 ottobre 2014, Mozione n. 244: “Un piano di gestione per i grandi predatori”. 4 sì, 13 no, 9 astenuti. Respinta.

Così la Provincia è arrivata impreparata a questo appuntamento, aspettando che venisse attaccata la prima pecora per cercare di correre ai ripari, quando ormai rabbia e paura rendono più difficile una argomentazione pacata e scientifica.

Ma non è mai troppo tardi per riprendere in mano la questione offrendo soluzioni pragmatiche, rassicuranti e realistiche. Torniamo dunque a proporlo con una mozione che – non a caso – porta il titolo: “Grandi predatori: piano di gestione per la tutela dell’attività umana e delle altre specie animali”. Poiché, accanto al mantenimento della biodiversità, ci pare ora urgente porsi l’obiettivo della protezione delle greggi, del sostegno agli allevatori, della tutela dell’agricoltura di montagna. Vogliamo indicare una strada che rassicuri chi lavora in montagna e dimostri che una gestione del fenomeno è possibile nell’interesse di tutti e tutte.

Proteggere le greggi, sostenere gli allevatori e le allevatrici di montagna

Noi vogliamo tutelare le agricoltrici e gli agricoltori di montagna, senza dover sterminare il lupo una seconda volta. Sulle malghe svizzere si fa da oltre 10 anni attività di protezione delle greggi. Pastori, cani e steccati proteggono le pecore dall’attacco dei lupi. Queste pratiche ed esperienze positive si possono attuare anche in Sudtirolo e i costi devono essere coperti dalla mano pubblica.

Gli attacchi verificatisi nelle scorse settimane non devono più ripetersi. Gli allevatori hanno bisogno di ogni sostegno da parte della mano pubblica per poter portare sugli alpeggi greggi e mandrie senza troppe preoccupazioni. Da due decenni, in tutta Europa si stanno facendo ricerche per capire come pastorizia e grandi predatori possano convivere. I ricercatori hanno definito una serie di misure che nel frattempo vengono messe in pratica con successo in Germania, Austria e Svizzera.

Le greggi devono essere protette. Tutta la società è chiamata ad attuare soluzioni insieme alle agricoltrici e agli agricoltori di montagna. Pastori, cani da guardia per le greggi e steccati sono costosi e le spese necessarie devono essere coperte da finanziamenti pubblici. Le esperienze sulle malghe svizzere dimostrano che questo tipo di protezione delle greggi funziona, con soddisfazione di tutte le persone coinvolte.

Le perdite vanno risarcite subito e nel modo meno complicato possibile. Nel caso di attacchi gli esperti devono intervenire prontamente recandosi sul posto, rilevando l’entità del danno e il risarcimento deve essere erogato dall’amministrazione all’agricoltore colpito in tempi rapidi.

La formazione è necessaria e importante. Tutte le persone coinvolte, come il personale forestale, allevatori e cacciatori, devono ricevere una formazione adeguata. Solo con delle conoscenze complete si possono elaborare e attuare insieme delle soluzioni adeguate.

Monitoraggio della diffusione di lupi. Lupi e orsi devono essere monitorati costantemente con le metodologie più moderne da parte del servizio forestale. La guardia forestale in Sudtirolo è organizzata in maniera capillare e già oggi è munita di persone con esperienza in grado di garantire questo servizio.

Non spaventarsi di fronte a misure drastiche. Se tutte le misure preventive non fossero sufficienti ed esemplari problematici causassero danni, allora deve esserci la possibilità di misure drastiche come la cattura e lo spostamento se non l’abbattimento vero e proprio, messo in atto secondo le regole vigenti in modo rapido e professionale.

La rabbia degli agricoltori e delle agricoltrici di montagna è ben comprensibile, anche perché finora è completamente mancata l’istituzione di un piano di gestione dei grandi carnivori. I motivi perché questo non sia stato ancora possibile saranno probabilmente disparati, ma non riusciamo a liberarci dalla sensazione che gli sforzi degli uffici competenti vengano ostacolati su più fronti.

L’Alto Adige/Südtirol ha fino a oggi risolto problemi ben più grandi. Società, agricoltori, amministrazione e politica devono accogliere i consigli di esperti e scienza, mettere a disposizione i fondi necessari, investire in formazione ed educazione e non lasciare sole le persone in prima linea, allevatori e agricoltori di montagna.

“L’allevamento delle pecore secondo me è molto importante in Alto Adige, costituisce un fattore importante per la biodiversità sui nostri alpeggi”, così Peter Gasser, veterinario di Malles “i “pifferai”, che con i loro slogan populisti come Alto Adige libero dai lupi intontiscono l’opinione pubblica, dovrebbero sapere che nel contesto italiano e europeo questo non è possibile. Continuare a negare l’evidenza costituisce invece il vero pericolo per le nostre greggi.”

 

Sapere che cosa è a rischio.

Le generazioni di mezza età si ricorderanno dei poster esposti in tutti i luoghi immaginabili in cui era riportata una selezione di animali e piante protetti e a rischio di estinzione. Questi poster avevano per prima cosa il compito di diffondere l’immagine e il nome di questi animali e piante ma erano anche un invito a tutte e tutti a prendersene carico.

Oggi accanto ai poster esistono mezzi di comunicazione ancora migliori per diffondere e fissare il sapere e la consapevolezza nei confronti della natura, compresi esemplari di flora e fauna bisognosi di tutele particolari. In una mozione proponiamo di attivarci in questa direzione. Il nostro ricco bilancio provinciale deve essere a disposizione anche di quelle creature che devono poter continuare a far parte dell’ambiente sudtirolese.

Bolzano, 03/06/2019

 

Brigitte Foppa         Riccardo Dello Sbarba            Hanspeter Staffler          Peter Gasser

La legge provinciale sull’ordinamento del personale parla chiaro: per il rinnovo dei contratti collettivi bisogna per prima cosa fare attenzione „alla salvaguardia del potere di acquisto delle retribuzioni” e solo in un secondo momento si passa alle trattative su orario di lavoro, premi di prestazione e buoni pasto.

La legge provinciale prevede che per il rinnovo dei contratti collettivi bisogna tenere conto delle “tendenze generali dell’economia e del mercato del lavoro”. Nel 2015 i sindacati si erano mostrati molto disponibili nei confronti della Giunta e avevano rinunciato a un riequilibrio del potere d’acquisto, poiché allora lo sviluppo economico era piuttosto critico.

A causa di una congiuntura positiva, sia a livello europeo che sudtirolese, l‘economia sta ora fiorendo e il mercato del lavoro dell’Alto Adige / Südtirol è prosciugato. Ora è tempo di riequilibrare le condizioni base previste dalla legge in cui per prima cosa viene il pareggio della perdita di potere d’acquisto subita negli ultimi 8 anni.

È arrivato il momento di compensare in modo generoso la perdita del valore d’acquisto subita negli ultimi anni e anche di dare qualche cosa in più, visto il fiorire della situazione economica. Anche i lavoratori e le lavoratrici sia del pubblico che del privato hanno il diritto di godere di questa congiuntura economica positiva. Il bilancio provinciale è oggi di 6 miliardi di Euro e la Giunta ha ora il dovere di mettere a disposizione del personale degli asili e delle scuole , delle case di riposo e degli ospedali, dei Comuni e della Provincia i mezzi finanziari necessari di almeno 150 milioni all’anno.

Bolzano, 03.06.2019

Cons. Prov.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

Helmuth Renzler ha criticato in questi giorni i sindacati dicendo che secondo lui la decisione di interrompere le trattative non è stata una mossa molto intelligente. Questa dichiarazione fatta da un rappresentante dell’ala sociale della SVP è assolutamente incomprensibile. La Giunta con la sua tattica di contrattazione vuole solo distogliere l’attenzione dalle questioni davvero importanti.

Il contratto collettivo intercompartimentale si compone principalmente di due parti: la parte obbligatoria e quella facoltativa. Normalmente si iniziano le trattative partendo dalla contrattazione della parte obbligatoria legata alla perdita di valore d’acquisto dovuta all’inflazione. Le tabelle con gli stipendi base devono essere aumentate di conseguenza. Questo è essenziale! Solo in una seconda fase si deve passare alla ridefinizione della parte facoltativa dei contratti collettivi con aspetti aggiuntivi come buoni pasto, Laborfonds, Sanipro o premi di produzione.

A causa della perdita del valore d’acquisto degli stipendi e dei salari subita negli ultimi otto anni è necessario un aumento generale degli stipendi di almeno il 10% e questo deve essere regolamentato nella parte obbligatoria. Siccome però la Giunta non sembra essere disposta a investire 150 milioni all’anno per questa operazione, prova ad adescare i sindacati con la seconda parte facoltativa e mette così il carro davanti ai buoi. I buoni pasto, i Laborfonds e Sanipro sono interessanti punti di contrattazione aggiuntivi, ma sono appunto solo aggiuntivi!

Nessun sindacato può accettare alla lunga questo modo scorretto di contrattazione ed è quindi più che comprensibile che i sindacati abbiano abbandonato il tavolo delle trattative. Sono stati costretti a farlo per dare un segnale chiaro alla Giunta: prima si discuta in modo onesto e corretto della parte obbligatoria con un aumento generale di almeno il 10%. Solo in seguito i sindacati saranno sicuramente disposti anche a discutere della parte facoltativa.

In tutta Europa le contrattazioni di svolgono in questo modo: prima la parte obbligatoria, poi quella facoltativa. In Germania tra il 2010 e il 2018 c’è stato un aumento nell’impiego pubblico del 23%. In Austria per lo stesso arco di tempo si è provveduto a un aumento del 15%. In Alto Adige / Südtirol i salari e gli stipendi in confronto sono saliti appena del 3%!

Bolzano, 30.05.2019

Cons. prov.

Hanspeter Staffler

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Nella proiezione PowerPoint preparata dall’Agenzia per l’Ambiente per una Conferenza stampa datata 23.11.2016 sulla prima valutazione del Piano Clima effettuata nel 2016 leggiamo che “Oltre il 40% della popolazione risiede in Comuni dotati di un piano di tutela del clima e risparmio energetico”.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:
1. Quanti e quali sono i Comuni della Provincia dotati di un Piano di tutela del clima e risparmio energetico? Se ne chiede una lista.

Bolzano, 29.05.2019

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Qui puoi scaricare la risposta della Giunta.

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

L’ultima norma di attuazione sulle concessioni idroelettriche assegna alla Provincia la competenza di emanare una legge che regola anche le grandi concessioni.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

1. Intende la Giunta provinciale presentare un disegno di legge provinciale sulle grandi concessioni idroelettriche?
2. Se sì, entro quando?
3. Sono già cominciati i lavori preparatori? Se sì, che punto sono?
4. La Giunta intende coinvolgere nella preparazione altri soggetti della società civile interessati al tema? Se sì, chi esattamente?
5. Quali grandi concessioni idroelettriche sono già scadute e sono gestite in regime di proroga? Si chiede: l’anno di scadenza e la società che le gestisce in proroga.
6. Quali grandi concessioni idroelettriche scadranno nei prossimi 5 anni e da chi sono gestite?

Bolzano, 29.05.2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui puoi scaricare la risposta della Giunta.

MOZIONE

Gli/le ambientalisti/e lo dicono da decenni. Gli esperti lo scrivono ormai ufficialmente dando tempi sempre più stretti (il rapporto IPCC-ONU dà tempo all’umanità fino al 2030 per limitare la crescita della temperatura globale a 1,5°). I/le giovani ce lo ripetono da mesi e scendono in massa per le strade per urlarlo: non c’è più tempo da perdere! A livello locale eventi climatici estremi e concentrati nel tempo, (inverni secchi, seguiti da tempeste furiose, cali improvvisi di temperature, violente raffiche di vento, ecc.) ce lo ricordano in modo sempre più evidente. Il clima è la nostra risorsa più preziosa e dobbiamo tutelarlo. Non possiamo permettere che le temperature continuino a salire, ne va della sopravvivenza di tutto il pianeta e l’Alto Adige/Südtirol può e deve fare la sua parte.

Già nel 2011 la giunta ha approvato un piano per il clima, da attuare entro il 2050, che contiene obiettivi e misure per uno sviluppo sostenibile del Sudtirolo. Una strategia e un piano d’azione dunque in buona parte già esistono. Ma i tempi e gli obiettivi non sono più adeguati, il 2050 è troppo distante, gli obiettivi lì espressi non sono abbastanza ambiziosi e non corrispondono a quanto deciso a Parigi (secondo l’IPCC nel 2050 bisogna arrivare ad avere un footprint climatico di 0 tonnellate di CO2 a persona, il piano così com’è invece punta a un footprint climatico di 1,5 tonnellate di CO2 a persona) e le misure previste e messe in opera fino a ora non sono sufficienti. È tempo di rielaborare il piano del 2011, adeguandolo alla situazione in rapido cambiamento. In una risposta a una interrogazione consiliare si legge che una prima valutazione del piano è già stata fatta nel 2016 e nell’estate 2019 ci sarà un passaggio intermedio prima della seconda valutazione prevista nel 2021. A noi sembra un’ottima occasione per abbreviare i tempi e rafforzare tutte le misure possibili per affrontare l’emergenza climatica il più presto possibile.

Il Consiglio provinciale impegna pertanto la Giunta provinciale:

  1. A riconoscere e dichiarare lo stato di emergenza climatica e ambientale.
  2. A rielaborare il Piano per il clima 2050 rivedendone gli obiettivi e le misure, per contribuire alla limitazione dell’aumento della temperatura globale a 1,5° entro il 2030 e per ridurre a 0 tonnellate di CO2 l’impronta ecologica di ogni persona entro il 2050.
  3. A dare priorità nel piano a misure per il risparmio energetico, alla diminuzione dell’uso di plastica usa e getta, alla riduzione drastica del trasporto individuale e di merci su gomma.
  4. A incentivare i Comuni ancora privi di piano climatico a dotarsi di uno e a coinvolgere tutti i Comuni nell’implementazione di misure climatiche e ambientali di loro competenza.

Bolzano, 29.05.2019

Cons. prov.

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

MOZIONE

Già 7 anni fa, nel 2012, l’Associazione tutela ambiente val Venosta aveva ricevuto i risultati di analisi di laboratorio su campioni d’erba che confermano le paure diffuse nella popolazione riguardo alla salute di alunni e alunne. Residui di nove diversi fitofarmaci, cioè di sostanze che dovrebbero proteggere le piante, sono stati trovati nell’erba intorno alla scuola elementare di Tarces, e in grandi concentrazioni. Sono state rilevate le seguenti sostanze: dithianon, 6-benziladenina, ditiocarbammati, rame, cyprodinil, penconazol, chlorpyriphos etil, fluazinam e imidacloprid. Alcune di queste sostanze sono dannose soprattutto in combinazione con altre, particolarmente per gli organismi in fase di crescita, che per il minore peso corporeo ne risentono più degli adulti.

Come gruppo Verde abbiamo reagito nel 2013 presentando una mozione che prevedeva il controllo periodico della presenza di pesticidi nei cortili scolastici. La maggioranza ha respinto la mozione nella seduta consiliare del 13 marzo 2014 rimandando a uno studio svolto su incarico della Giunta provinciale (ai sensi della delibera n. 1133 del 27 luglio 2013). Tale studio doveva rilevare se i pesticidi hanno un effetto negativo sulla salute delle persone. Dopo vari rinvii lo studio è finalmente stato presentato il 1° agosto 2017, con la conclusione che non sussistono pericoli gravi.

È tuttavia risaputo che i fitofarmaci utilizzati sui terreni agricoli per combattere insetti, erbacce o malattie fungine possono essere trasportati per tratti anche lunghi tramite evaporazione, vento e
precipitazioni. Mentre nei prodotti agricoli si analizza regolarmente un’eventuale presenza di residui di pesticidi, mancano ancora i rilevamenti sulla possibile contaminazione di luoghi pubblici o giardini privati adiacenti ai terreni agricoli.

Ora lo studio “Pesticide contamination and associated risk factors at public playgrounds near intensively managed apple and wine orchards”, pubblicato a maggio 2019 sulla rivista “Environmental Sciences Europe” ha prodotto dei nuovi risultati. Nello studio è stata analizzata la contaminazione da deriva di pesticidi degli spazi pubblici confinanti con terreni agricoli.

Per lo studio sono stati selezionati in modo casuale 71 parchi giochi pubblici in quattro aree dell’Alto Adige (val Venosta, valle Isarco, val d’Adige e Bassa Atesina). Sui campioni d’erba prelevati è stata analizzata l’eventuale presenza di 315 pesticidi. L’autrice Caroline Linhart afferma che la particolarità dello studio consiste non solo nella misurazione dei residui dei pesticidi, ma anche nell’analisi dei fattori sottostanti (distanza dal frutteto o vigneto, direzione e forza del vento, radiazione solare).

Il tossicologo e coautore Peter Clausing, di Pestizid Aktions-Netzwerk (PAN Germany), sostiene che i residui nei campioni di erba rappresentano un problema anche se le persone non mangiano l’erba. Il 92% dei pesticidi riscontrati agisce infatti a livello ormonale e può interferire con il sistema endocrino delle persone e creare disturbi, cosa problematica soprattutto nei bambini. Clausing afferma che simili interferenti endocrini possono contribuire all’insorgere di malattie croniche come obesità, diabete o anche tumori.

Risultato principale dello studio: i parchi giochi in val Venosta sono quelli più frequentemente contaminati da pesticidi mentre quelli in Bassa atesina registrano la concentrazione più alta.

Le analisi hanno anche dimostrato che la concentrazione di pesticidi rilevata è più elevata nei parchi giochi più vicini ai terreni agricoli. Inoltre elevate precipitazioni e vento moderato sono collegati a una maggiore concentrazione di pesticidi.

Secondo l’autrice dello studio i risultati dimostrano che i parchi giochi analizzati dovrebbero avere una distanza minima di 100 metri dai terreni agricoli per evitare quanto più possibile una contaminazione da pesticidi. In caso di vento moderato o forte, i pesticidi possono essere trasportati fino a 300 metri di distanza. A seconda dell’irraggiamento solare sono possibili anche concentrazioni più elevate.

Anche la legislazione europea si occupa di questa tematica. La direttiva n. 2009/128 del Parlamento europeo recita: “In altre aree come i parchi e giardini pubblici, i terreni sportivi e le aree ricreative, i cortili delle scuole e i parchi giochi per bambini […] i rischi derivanti dall’esposizione ai pesticidi sono elevati. In queste aree, l’uso di pesticidi dovrebbe essere vietato o ridotto al minimo.”

Inoltre nel 2019 il Parlamento europeo ha approvato la “Risoluzione del Parlamento europeo del 12 febbraio 2019 sull’applicazione della direttiva 2009/128/CE concernente l’utilizzo sostenibile dei pesticidi”. Al punto 61 del suddetto documento il Parlamento europeo “invita la Commissione e gli Stati membri a vietare l’utilizzo dei PPP nelle aree frequentate dal grande pubblico o da gruppi vulnerabili di cui all’articolo 3, paragrafo 14, del regolamento (CE) n. 1107/2009”.

Al punto 62 “invita la Commissione e gli Stati membri a prestare particolare attenzione alla protezione dei gruppi vulnerabili di cui all’articolo 3, paragrafo 14, del regolamento (CE) n. 1107/2009,
considerando in particolare l’attuale assenza di protezione dei residenti delle zone rurali che vivono in prossimità delle colture; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a proporre divieti
immediati sull’uso dei pesticidi entro una distanza considerevole dalle abitazioni dei residenti, dalle scuole, dai campi da gioco, dagli asili nido e dagli ospedali”.

In Alto Adige vi è urgente necessità di intervenire. Molte scuole e parchi giochi si trovano nelle immediate vicinanze di aree a frutticoltura intensiva in cui si usano pesticidi. Bisogna fornire una risposta alle paure e preoccupazioni di molti genitori.

Pertanto il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di svolgere regolari controlli sulla presenza di pesticidi nei cortili scolastici e nei parchi giochi dell’Alto Adige.
  2. I controlli sono vincolanti per tutti i cortili scolastici e i parchi giochi che confinano con terreni coltivati in modo intensivo o che non rispettano la distanza minima di 100 metri raccomandata dallo studio.

Bozen, 29.05.2019

Consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ

Il 4 luglio 2018 il Consiglio provinciale ha approvato la mozione 668/16 che impegnava la Giunta: a varare entro un anno un progetto di eco-acquisti elaborando un proprio modello che, ispirandosi anche alla esperienza della vicina provincia di Trento e di altre città italiane ed europee, abbia lo scopo di giungere in provincia di Bolzano alla stipula di un accordo volontario con i soggetti della distribuzione organizzata finalizzato soprattutto a ridurre a monte – al momento della distribuzione e dell’acquisto – la quantità di rifiuti prodotta, in primo luogo sotto forma di imballaggi, e di favorire un modo più sostenibile di esercitare il commercio e di fare la spesa”. Alle soglie dell’anno passato da questa approvazione,

 Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. A che punto è l’elaborazione del progetto citato dalla mozione?
  2. Quali passi concreti sono già stati fatti?
  3. E’ già stato prodotto del materiale scritto o comunque visibile e consultabile in merito?
  4. Quando si intende varare definitivamente il progetto per gli eco-acquisti?

Bolzano, 28 maggio 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui puoi scaricare la risposta della Giunta. E la nostra replica.

INTERROGAZIONE.

Il 21 dicembre 2018 il gruppo Verde ha presentato l’interrogazione intitolata: “Spostamento di cubatura nel comune di Corvara”, cui è stato attribuito il numero 63 del 2018, che ha avuto la seguente (non) risposta: “si comunica che al comune di Corvara con nota dd. 4.1.2019 n. prot. 6742 è stato chiesto di rispondere alla domanda posta dall’interrogazione. Sino ad oggi non abbiamo avuto nessuna risposta dal comune di Corvara. Si presume quindi che ai sensi della comunicazione n. 82/2016 del Consorzio dei comuni, non voglia rispondere all’interrogazione”.

 Questa risposta non ci convince per due motivi.

Il primo è che, data la delicatezza della materia, la Giunta provinciale avrebbe fatto bene non a “presumere”, ma a chiedere al comune se davvero non ha la volontà di rispondere oppure se solo ha bisogno di più tempo.

Il secondo motivo è che ci sono domande a cui la Giunta provinciale stessa dovrebbe essere in grado di rispondere, poiché ricadono sotto la sua competenza o comunque riguardano campi su cui dispone delle necessarie informazioni. Facciamo alcuni esempi:

Domanda 1: l’eventuale piano delle zone di pericolo viene approvato dalla Giunta Provinciale.

Domanda 2: per “atto giuridico” si tratta principalmente di un atto di competenza della Giunta provinciale: o di approvazione del “piano delle zone di pericolo” o in sua assenza del PUC,  che classifica delle aree come a rischio; la Giunta dovrebbe anche sapere se le baite in questione rientravano in queste aree.

Domanda 5: il trasferimento di cubatura ha a che fare con la legge urbanistica provinciale 13/97, art. 107.

Domanda 10:  analoga alla 2.

Domanda 13: analoga alla 5.

Domanda 15: analoga alla 5, ma qui si tratta di quesito sulla nuova legge provinciale “Territorio e paesaggio”.

Riproponiamo dunque la medesima interrogazione, chiedendo alla Giunta provinciale:

  1. Di chiedere formalmente al comune di Corvara se davvero non ha intenzione di rispondere a questa interrogazione e in questo caso se c’è una motivazione;
  2. Di rispondere come Giunta provinciale almeno alle domande di sua competenza.
  3. Di vedere se le è possibile, come Giunta provinciale, fornire comunque informazioni utili in possesso dell’amministrazione provinciale anche sulle domande non direttamente di sua competenza.

Questa dunque l’interrogazione originaria:

Interrogazione n. 63/2018

Spostamento di cubatura nel comune di Corvara

Diversi media hanno parlato di un caso di spostamento di cubatura che riguarda 4 malghe attinenti al maso Rönn nel comune di Corvara. Il caso è stato riportato prima dal settimanale FF, poi dal quotidiano Tageszeitung, dalla Rai e dal portale Salto.bz. I media hanno informato che le cubature originarie si trovavano da un lato presso il passo Gardena a 1,3 km di distanza dalla nuova ubicazione (il comune di Corvara ha rilasciato la concessione edilizia per 2 nuove baite il 15.11.2013) e dall’altro lato nella cosiddetta “Mure von Corvara”, ad ovest del paese a 4,2 km di distanza dalla nuova ubicazione (concessione edilizia per 2 nuove baite del 05.05.2015).

Come noto, in casi come questi si applica la legge urbanistica provinciale n. 13 del 1997 (che resterà in vigore fino al gennaio 2020), in particolare l’art. 107, commi 12, 13, 13 bis e 13 ter. Questo articolo sul “Verde agricolo e alpino” è uno dei più tormentati, più volte modificati, contestati e discussi di tutta la legge, che si presta a diverse interpretazioni e ha creato una situazione di forte incertezza del diritto.

I giornali hanno riportato le opposte argomentazioni delle diverse parti, ma di molte non è stata chiarita la documentazione che ne sta a supporto e che è fondamentale per capire se nella procedura tutto era in ordine. Per avere chiarezza ed esercitare la nostra istituzionale funzione di controllo sugli atti della pubblica amministrazione chiediamo alla giunta provinciale le informazioni che ci mancano per poter valutare il caso.

Si chiede quindi alla giunta provinciale:

  1. Il comune di Corvara ha un piano delle zone di pericolo? Se sì, in quale data è entrato in vigore? Se no, quali altri strumenti definiscono le zone a rischio nel territorio del comune di Corvara, ai fini dell’applicazione della legge urbanistica provinciale n. 13 del 1997, art. 107?

SULLE DUE MALGHE IN ZONA PASSO GARDENA:

  1. In base a quali atti giuridici l’area in cui sorgevano le due preesistenti malghe in zona Passo Gardena è stata dichiarata zona di pericolo?
  2. Con la documentazione utilizzata nel corso della procedura di autorizzazione dello spostamento della cubatura delle due malghe in zona passo Gardena era stata presentata la documentazione attestante il fatto che esse si trovavano in una zona di pericolo?
  3. Alla delibera del comune di Corvara del 15.11.2013 per la realizzazione delle 2 nuove baite è allegata la documentazione attestante il fatto che esse si trovavano in una zona di pericolo?
  4. Entro quale area, ai sensi della vigente Legge urbanistica provinciale, poteva avvenire il trasferimento della cubatura delle due baite in zona passo Gardena? La cubatura poteva essere spostata in tutto il territorio comunale oppure in un ambito territoriale più ristretto?
  5. In base a quali criteri e valutazioni è stata autorizzato lo spostamento della cubatura delle ex malghe in zona passo Gardena proprio nell’area dove effettivamente è avvenuta?

SULLA ESISTENZA DELLA EX MALGA IN ZONA “Mure von Corvara”:

  1. In base a quali atti giuridici è stata dimostrata l’esistenza effettiva e/o la distruzione dopo il 1° ottobre 1997 della preesistente malga in zona “Mure von Corvara”, nel rispetto del comma 12 dell’articolo 107 della vigente Legge urbanistica provinciale (n. 13/97)?
  2. Nella documentazione allegata alla procedura di autorizzazione dello spostamento della cubatura della ex malga in zona “Mure von Corvara” era stata presentata la documentazione che confermava che essa era effettivamente esistente ai sensi del comma 12 dell’articolo 107 della vigente Legge urbanistica provinciale (n. 13/97)?
  3. Alla delibera del comune di Corvara del 5.05.2015 per lo spostamento di cubatura della ex malga in zona “Mure von Corvara” è allegata la documentazione attestante il fatto che essa era effettivamente esistente ai sensi del comma 12 dell’articolo 107 della vigente Legge urbanistica provinciale (n. 13/97)?

SULLA CLASSIFICAZIONE COME ZONA DI PERICOLO DELLA EX MALGA IN ZONA “Mure von Corvara”:

  1. In base a quali atti giuridici l’area in cui sorgeva la preesistente malga in zona “Mure von Corvara” è stata dichiarata zona di pericolo?
  2. Nella documentazione allegata alla procedura di autorizzazione dello spostamento della cubatura della ex baita era stata presentata la documentazione attestante il fatto che essa si trovava in una zona di pericolo?
  3. Alla delibera del comune di Corvara del 05.05.2015 per la realizzazione delle 2 nuove baite derivanti dalla cubatura della ex baita in zona “Mure von Corvara” è allegata la documentazione attestante il fatto che essa si trovava in una zona di pericolo?
  4. Entro quale area, ai sensi della vigente Legge urbanistica provinciale, poteva avvenire il trasferimento della cubatura della ex baita in zona “Mure von Corvara”? La cubatura poteva essere spostata in tutto il territorio comunale oppure in un ambito territoriale più ristretto?
  5. In base a quali criteri e valutazioni è stata autorizzato lo spostamento della cubatura della ex baita in zona “Mure von Corvara” proprio nell’area dove effettivamente è avvenuta?

POSSIBILITA’ DI UTILIZZO FUTURO DELLE NUOVE BAITE COME “ESERCIZI PUBBLICI PER LA SOMMINISTRAZIONE DI PASTI E BEVANDE NELLE AREE SCIISTICHE”.

  1. Alle quattro baite di nuova realizzazione, o a una o più di esse, (autorizzate con la concessione edilizia del comune di Corvara in data 15.11.2013 e 05.05.2015), che si trovano tutte ai bordi di piste da sci esistenti o in progetto, sarà teoricamente applicabile l’articolo 34 comma 1 della nuova legge “territorio e paesaggio”, trasformandole così in “esercizi pubblici per la somministrazione di pasti e bevande nelle aree sciistiche”?

 Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Di chiedere formalmente al comune di Corvara se davvero non ha intenzione di rispondere a questa interrogazione n. 63/2018 e in questo caso se c’è una motivazione;
  2. Di rispondere come Giunta provinciale almeno alle domande di sua competenza contenute nella citata interrogazione n. 63/2018.
  3. Di vedere se le è possibile, come Giunta provinciale, fornire comunque informazioni utili in possesso dell’amministrazione provinciale anche sulle domande della interrogazione n. 63/2018 non direttamente di sua competenza.

Bolzano, 28 maggio 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.