INTERROGAZIONE.

Nella pagina di Wikipedia dedicata all’aeroporto di Bolzano è scritto che la Provincia di Bolzano “è peraltro socia dei vicini “Aeroporti del Garda” (Verona e Brescia) con quote pari al 6,664% del capitale e finanzia trasferimenti low cost tra gli aeroporti del Garda e l’Alto Adige”. Poiché noi Verdi abbiamo sempre sostenuto che, invece di potenziare il fallimentare aeroporto di Bolzano sarebbe stato meglio promuovere, per chi non può fare a meno di volare, collegamenti comodi con i grandi aeroporti vicini, la notizia ci sembra da verificare e approfondire.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. La Provincia ha finanziato o finanzia “trasferimenti low cost” da Bolzano a altri aeroporti? Se quanto riportato da Wikipedia non è vero, intende la Provincia intervenire per correggere l’informazione errata?
  2. Se invece è vero, si chiede la lista degli aeroporti collegati con questi trasferimenti co-finanziati dalla Provincia, il periodo di tempo in cui questi finanziamenti sono avvenuti, le imprese di trasporto o le agenzie viaggi che hanno organizzato i trasferimenti, il numero di passeggeri che hanno usufruito di questo servizio e la spesa sostenuta dalla Provincia a questo scopo (indicando se possibile quanto hanno ricevuto ciascun operatore che ha organizzato i trasferimenti).
  3. Quali di questi co-finanziamenti per trasferimenti verso altri aeroporti è ancora in vigore nel momento attuale? Si chiede la lista degli aeroporti collegati, la frequenza delle corse finanziate, il nome delle imprese che organizzano i viaggi.
  4. La Provincia intende continuare a co-finanziare questi trasferimenti o vi è una data di scadenza, e se sì quale?

Bolzano, 7 agosto 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE.

Nella pagina internet della Provincia di Bolzano, nella sezione dedicata alle partecipazioni societarie, risulta ancora la quota del 3,58% alla società “Aeroporto V. Catullo di Verona Villafranca SpA” decisa con la LP n. 2 del 1991. Nel momento in cui si è riacceso il dibattito sull’impegno o meno della Provincia sul trasporto aereo, vale la pena di fare il punto anche su questa partecipazione. Anche perché risulta che la società che gestisce l’aeroporto di Verona nel 2018 abbia avuto un deficit significativo (con una perdita, se non andiamo errati, di circa 6 milioni?).

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. La partecipazione della PAB alla società “Aeroporto V. Catullo di Verona Villafranca SpA” era tra quelle per cui era prevista la dismissione? Se sì, come mai non è stata già dismessa?
  2. Entro quando la Provincia intende dismettere la partecipazione alla società “Aeroporto V. Catullo di Verona Villafranca SpA”?
  3. È vero che la società “Aeroporto V. Catullo di Verona Villafranca SpA” ha chiuso il bilancio del 2018 con un deficit? Se sì, di quanto esattamente?
  4. Dai deficit registrati nel corso degli anni dalla società, e in particolare dal deficit con cui ha chiuso il 2018, sono derivare conseguenze finanziarie per la Provincia di Bolzano? Se sì, quali?
  5. Risulta che negli anni passati la partecipazione della PAB fosse superiore. Quali variazioni ha avuto nel corso del tempo la partecipazione della PAB sul totale della società “Aeroporto V. Catullo di Verona Villafranca SpA” e a che cosa è dovuta la sua riduzione (cessione di una parte delle quote, non partecipazione a ricapitalizzazioni o altro)?
  6. A quale valore in euro questa partecipazione è iscritta nel bilancio della PAB e in quale capitolo? E quali variazioni ha subito questo valore nel corso del tempo? Se c’è stata una perdita di valore, a cosa è stata dovuta?
  7. Se invece di dismetterla, la PAB intende mantenere questa partecipazione nella società “Aeroporto V. Catullo di Verona Villafranca SpA”, a quale scopo lo fa?
  8. In passato la Provincia di Trento aveva avviato colloqui con l’aeroporto di Verona per realizzare un collegamento diretto via treno, con il prolungamento di un binario derivato dalla ferrovia esistente fino dentro l’aeroporto, la possibilità di effettuare il check-in bagagli già alla stazione di partenza ecc… La PAB ha notizie in merito, o ha in qualche modo partecipato ai lavori su questo progetto, che potrebbe essere anche per l’Alto Adige una alternativa, per chi proprio non può fare a meno di volare, al fallimentare aeroporto di Bolzano?

Bolzano, 7 agosto 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

 

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE.

Come noto, al bando di gara per la dismissione dell’intero pacchetto azionario detenuto dalla Provincia nella società ABD airport Spa si è presentato un solo acquirente, la società ABD Holding Srl, che ha offerto la cifra messa a base d’asta, cioè 3,8 milioni di euro. Si è dunque trattato di una gara con offerta unica, in sostanza senza concorrenza. In questi casi la normativa prevede la possibilità (quando non l’obbligo) per la Pubblica Amministrazione di indire di nuovo la gara in modo da avere una pluralità di offerte e grazie alla concorrenza ottenere un risultato migliore per l’interesse pubblico.

Per spiegare questa tesi facciamo un breve escursus giuridico.

L’attuale Codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 50/2016) non reca alcuna previsione espressa. Il Codice – sul punto – prevede in senso ampio la possibilità per le stazioni appaltanti di “… non procedere all’aggiudicazione se nessuna offerta risulti conveniente o idonea in relazione all’oggetto del contratto. Tale facoltà deve essere indicata espressamente nel bando di gara o nella lettera di invito” (art. 95, comma 12 che riprende la precedente disposizione dell’art. 81, comma 3 del vecchio Codice n. 163/2006).

Inoltre, il medesimo art. 95, comma 1, stabilisce che i criteri di aggiudicazione “… garantiscono la possibilità di una concorrenza effettiva”.

Il quadro normativa si completa se consideriamo che ancora che oggi vige l’art. 69 del R.D. n. 827/1924; tale disposizione, infatti, non risulta formalmente abrogata (cfr. in particolare, l’art. 256 del d.lgs. n. 163/2006; e l’art. 217 del d.lgs. n. 50/2016).

Pertanto, sulla base dell’art. 69, la gara “… è dichiarata deserta ove non ne siano presentate almeno due (di offerte, ndr), salvo il caso in cui l’amministrazione abbia stabilito, avvertendolo nell’avviso d’asta, che, tenendosi l’asta coi sistemi delle offerte segrete, si procede all’aggiudicazione anche se venga presentata una sola offerta”.

Tale norma costituisce espressione di un principio generale a presidio dell’evidenza pubblica per consentire alle stazioni appaltanti la selezione del migliore contraente attraverso un effettivo confronto concorrenziale tra più offerenti, possibile soltanto in presenza di una pluralità di partecipanti alla gara.

In sostanza, richiamando le disposizioni del vigente Codice e leggendole in combinato disposto con l’art. 69 del R.D. n. 827, appare ammissibile per il committente – ma solo a condizione che preveda espressamente nel bando la relativa opzione – riservarsi la facoltà di procedere ugualmente all’aggiudicazione nel caso in cui sia stata presentata una sola offerta valida.

Al contrario, laddove il bando nulla stabilisce, la Stazione appaltante non potrà affidare l’appalto al soggetto offerente nel caso in cui sia stata presentata una sola offerta, avendo partecipato alla gara un solo concorrente: in questo caso non è possibile procedere all’aggiudicazione, a meno che – come già spiegato – tale facoltà non sia stata preventivamente e diversamente stabilita nella disciplina di gara (cfr. Cons. Stato, sez. VI, sentenza 6/5/2008 n. 2016).

In ogni caso, la scelta finale dovrà essere improntata al rispetto dei principi che governano l’azione amministrativa, tra cui l’economicità (la gara rappresenta un costo), la proporzionalità ed adeguatezza in rapporto alle caratteristiche del caso concreto, nonché la ragionevolezza (cfr. anche, Parere Anac n. 184 del 20 ottobre 2015) e la protezione dell’affidamento dei terzi, da tradurre in seno al provvedimento mediante congrua motivazione che abbia come fine ultimo la protezione dell’interesse pubblico.

 Per questo motivo si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Nel bando di gara in oggetto, era prevista una clausola esplicita in cui la Provincia si riservava la è possibilità di assegnare la gara stessa anche in presenza di un solo offerente (ad es. con una clausola di rito del tipo: la stazione appaltante si riserva la più ampia facoltà di procedere all’aggiudicazione nel caso di una sola offerta”)?
  2. Se questa clausola c’era, in quale punto esattamente e con quale dizione?
  3. Se questa clausola non era compresa nel bando in oggetto, per quali motivi la gara è stata ugualmente assegnata, pur in presenza di una sola offerta e dunque in pratica senza concorrenza?
  4. La scelta di assegnare comunque la gara anche in presenza di un solo efferente è stata motivata in qualche modo? Se sì, come è stata motivata e in quale atto risulta tale motivazione?
  5. Se l’assegnazione nonostante un solo offerente non è stata in alcun modo motivata, e mancava nel bando la clausola sulla facoltà di assegnare anche in presenza di un solo offerente, che cosa rende la procedura giuridicamente garantita da possibili obiezioni di illegittimità?
  6. In aggiunta: Se l’assegnazione nonostante un solo offerente non è stata in alcun modo motivata, e mancava nel bando la clausola sulla facoltà di assegnare anche in presenza di un solo offerente, che cosa rende la procedura giuridicamente garantita da possibili obiezioni sul fatto che la mancata concorrenza abbia impedito di valorizzare al meglio il patrimonio messo all’asta con un conseguente danno erariale per la Provincia?

Bolzano, 1 agosto 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE.

Nel bando di gara sul fallimento della ex Solland Silicon Srl di Sinigo è scritto che chi acquista l’area e gli immobili si obbliga a risanarla in modo che “almeno il 70%” di essa “sia restituito al pieno utilizzo produttivo”, mentre “il restante 30% sarà destinato al deposito e alla messa in sicurezza del terreno inquinato del sito”. La vicenda viene attentamente seguita dall’intera comunità di Sinigo giustamente preoccupata che l’area non si trasformi in una discarica, ma invece venga al meglio risanata e riutilizzata per offrire buoni nuovi posti di lavoro e un’ottima qualità ambientale. In particolare, non piace alla popolazione quel 30% di area destinata alla “messa in sicurezza” di materiale inquinato e preoccupa che un’area dove già è stato depositato un simile materiale possa poi essere utilizzata per ospitare depositi o discariche o impianti di trattamento di sostanze pericolose o inquinanti da trattare o da smaltire. Anche sul resto dell’area non sarebbe certo positivo che si insediassero attività simile, avendo la popolazione già convissuto per troppo tempo con lavorazioni e impianti sottoposti alla “Direttiva Seveso” inerente i rischi derivanti dal trattamento di sostanze pericolose.

Per questo motivo si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Perché i materiali inquinati destinati al 30% dell’area non vengono trasferiti altrove, per essere opportunamente trattati, in modo da risanare non il 70%, ma il 100% dell’area?
  2. Quanto misurano in metri quadri quel 70% e quel 30% dell’area della ex Solland?
  3. L’espressione “almeno il 70%” significa che potrebbe essere più ampia l’area restituita al pieno uso produttivo, e più ridotta l’area destinata a deposito di materiale inquinato? Ci sono stime su queste possibili variazioni che consentirebbero un migliore recupero dell’aera?
  4. Quali materiali verranno “messi in sicurezza” nel 30% dell’area ad essi destinato?
  5. Ci sarà un pre-trattamento di questo materiale? Se sì, quale? In particolare, al momento del deposito il materiale sarà reso inerte, oppure continuerà nel tempo a subire processi di trasformazione?
  6. Al momento del deposito, quale sarà la composizione del materiale?
  7. Cosa significa concretamente “deposito e messa in sicurezza”? Come avverrà tutto ciò, quali sono le garanzie per la salute e l’ambiente (compresa la falda che in quella zona è piuttosto alta essendo una zona di bonifica)?
  8. A fine lavori, come apparirà quel 30% di area? Sarà ri-naturalizzata, oppure il deposito sotterraneo comporterà impianti di monitoraggio, o drenaggio, o altri tipi di impianto caratteristici di discariche che sono state chiuse, ma di cui si deve sorvegliare l’evoluzione?
  9. A fine lavori, è previsto che sul 30% dell’area usata come deposito si svolgano attività di qualche tipo, oppure che possa ospitare edifici o strutture utili, e se sì, quali? Oppure resterà un’area inutilizzabile per altri usi, se non quello di conservare in modo sicuro il materiale inquinato?
  10. Il materiale inquinato dovrà restare in eterno là dove viene deposto, o c’è la possibilità in un secondo momento di trasferirlo altrove per essere definitivamente smaltito, restituendo l’area a migliori utilizzi? Se sì, quanto tempo deve passare prima della “riesumazione”?
  11. Intende la Provincia coinvolgere e informare la popolazione di Sinigo del procedere dei lavori, in modo da fugare dubbi e preoccupazioni che legittimamente le persone possono avere?
  12. La Provincia ha poteri di controllo su quanto accadrà nell’area durante il processo di bonifica, previsto per un periodo di ben 7 anni? Se sì, quali poteri ha, in che modo e con quale ufficio lo eserciterà la Provincia?

Bolzano, 1 agosto 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della Giunta. 

Secondo il “Dolomiten” anche il capo di Assoimprenditori ammonisce sull’approvazione di nuove zone turistiche. La Giunta deve assumersi le proprie responsabilità.

La settimana scorsa l’associazione provinciale Heimatpflege e il Dachverband für Natur- und Umweltschutz hanno avvertito che lo sfruttamento turistico del Sudtirolo sta facendo saltare tutti i criteri e ha superato da tempo i limiti della sostenibilità. A sorpresa nel fine settimana anche il quotidiano “Dolomiten” finora sostenitore dello sviluppo turistico, ha aggiunto delle informazioni e ha espresso delle perplessità sull’elevato numero di 46 richieste per nuove aree turistiche o ampliamenti in 30 comuni. Ora si unisce al coro degli ammonitori anche il capo di Assoimprenditori che dichiara „Non esageriamo“, sostenuto da Manfred Pinzger capo del HGV che richiama alla cautela degli operatori turistici.
D’altronde questo sviluppo era prevedibile e il Gruppo Verde aveva ammonito da tempo. Nel corso della discussione sulla nuova legge urbanistica nel 2018 lo avevamo sottolineato in vari modi e con forza: l’ondata edilizia in moto ormai dal 2016 non solo mette sotto pressione il paesaggio e l’ambiente, ma la stessa branca economica che si trova ad affrontare una forte concorrenza interna a caccia di ospiti e di forza lavoro.
Sta ora alla Giunta smorzare gli appetiti – con un deciso stop ed eventuali cambiamenti di legge. L’assessora competente Maria Hochgruber Kuenzer sembra recepire i segnali, ma l’eccessivo sfruttamento in molti punti purtroppo non è più reversibile. Anche se tardivo, un segnale forte da parte della Giunta e dell’amministrazione è necessario, anche per una nuova consapevolezza in tempi di crisi climatica. Parliamo in definitiva del futuro del paesaggio e della qualità di vita del Sudtirolo.

Riccardo dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Con il termine 5G si indicano le tecnologie e gli standard di quinta generazione nel campo della telefonia mobile. Tali tecnologie consentono la trasmissione di un volume di dati fino a mille volte superiore a quello attuale. Il numero di dispositivi collegati in rete sarà circa cento volte superiore a quello attuale e il tempo di reazione sarà ridotto a pochi millisecondi. La tecnologia 5G è strettamente collegata al cosiddetto “Internet delle cose” (Internet of Things), che consente l’automazione di molti settori della vita e della produzione grazie alla rete mobile.

Nella telefonia mobile, i campi elettromagnetici ad alta frequenza vengono utilizzati per la trasmissione di dati senza fili. Quanto più ampia è la banda di frequenza utilizzata, tanto maggiore è la quantità di dati che possono essere trasmessi. La rete LTE (4G) utilizza bande da 20 a 50 MHz. La tecnologia 5G, invece, richiede da 20 a 80 (fino a 3,7 GHz) e 200 MHz (a 26 GHz – onde millimetriche), disponibili solo per le frequenze più alte.

Quindi con la tecnologia 5G aumenterà notevolmente l’inquinamento elettromagnetico. Poiché la nuova tecnologia sfrutta frequenze ancora più alte di quelle utilizzate finora, essa ha un raggio di copertura molto più limitato rispetto alle stazioni base attualmente in uso. Pertanto essa non rappresenta una soluzione al ben noto problema delle zone prive di copertura. In compenso aumenterà a dismisura il numero di celle radio necessarie per garantire la copertura. Per questo motivo la Telekom tedesca, che sta testando la tecnologia 5G a Berlino-Schöneberg, sta costruendo 71 nuove stazioni base montate su tralicci in una fascia della lunghezza di soli circa 5 km, che è quella scelta per la sperimentazione. Un’eventuale espansione su larga scala richiederà decine di migliaia di nuove stazioni base.

L’attuazione del 5G “minaccia di provocare effetti gravi e irreversibili sugli esseri umani”. Così si legge in un appello sottoscritto – alla data di questa mozione – da 100.091 firmatari di 187 nazioni, nel quale medici e scienziati, fra cui Ernst-Ulrich von Weizsäcker, biologo tedesco noto per il suo lungo impegno in politica a favore della causa ambientalista, mettono in guardia dall’espansione della tecnologia 5G.
Nell’appello si fa notare che non è ancora noto con certezza se la tecnologia mobile di trasmissione dati comporti rischi per la salute, ma che non lo si può nemmeno escludere. Vi sono state inoltre segnalazioni di persone che avrebbero subito danni alla salute in seguito all’installazione di antenne 5G nelle vicinanze delle loro abitazioni, ad esempio a Basilea o a Berlino.

In vista dell’espansione della rete 5G, la Commissione Europea ha invitato ciascuno Stato membro a dotare una città del nuovo standard; per l’Italia è stata scelta Torino. Tuttavia, i valori limite vigenti in Italia sono “troppo bassi” e “dovrebbero” quindi essere innalzati. Nel frattempo il Belgio e la Svizzera hanno bloccato analoghi progetti in attesa di ottenere garanzie di sicurezza da fonti indipendenti.

Anche nella nostra regione pare che diversi comuni siano in procinto di installare la nuova rete. L’AgCom (Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni), con delibera n. 231/18/CONS, ha stabilito che 120 comuni italiani sono tenuti a consentire la realizzazione di nuove stazioni base sul loro territorio. Per la nostra regione, nella delibera AgCom figurano quattro comuni del Trentino (Valfloriana, Sover, Castel Condino e Terragnolo). Allo stesso tempo, tuttavia, circolano voci secondo cui anche nella nostra provincia sono previsti alcuni comuni pilota 5G; ad esempio, Fastweb prevede di installare 2.000 stazioni base a Bolzano. Dalla risposta alla nostra interrogazione consiliare n. 316/19 risulta che finora (all’8 luglio 2019) non sono pervenute richieste di installazione di stazioni base per la rete 5G in provincia di Bolzano e tanto meno ne sono state installate. Per contro, i media riportano che i lavori per la realizzazione delle stazioni base 5G a Bolzano dovrebbero iniziare già nel luglio 2019.

La Provincia ha la competenza in materia di realizzazione di nuovi siti per impianti ricetrasmittenti, che necessitano dell’approvazione da parte dell’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima, ai sensi della L.P. 18 marzo 2002, n. 6, nonché del decreto del presidente della Provincia del 13 novembre 2013, n. 36. Su richiesta del consigliere provinciale Masè, la Provincia di Trento ha tenuto un convegno per discutere le possibili conseguenze delle tecnologie 5G, analogamente a quanto accaduto in provincia di Bolzano il 29 aprile 2015 su richiesta di diversi consiglieri provinciali.

Pertanto si incarica il Consiglio provinciale

di organizzare al più presto un convegno nel corso del quale esperti ed esperte illustrino nel dettaglio gli aspetti tecnici, sanitari, economici e giuridici della tecnologia 5G, i suoi effetti e le eventuali
possibilità di tutela, per poi passare la parola alla Giunta provinciale affinché prenda posizione in merito a eventuali progetti in questo settore.

Tale manifestazione andrà concordata in seno al collegio dei capigruppo. Per quanto riguarda la scelta dei relatori e delle relatrici, dovranno essere coinvolti il Centro tutela consumatori e varie strutture pubbliche al fine di garantire un’informazione la più oggettiva e ampia possibile.

Bolzano, 25.07.2019

Capigruppo dell’opposizione

Brigitte Foppa

Andreas Leiter Reber

Sandro Repetto

Diego Nicolini

Paul Köllensperger

Sven Knoll

Gerhard Lanz

L’intera opposizione ha presentato oggi in Consiglio provinciale due ordini del giorno per portare all’attenzione della maggioranza la difficile situazione dei dipendenti pubblici. Per i dipendenti del servizio pubblico l’opposizione chiede la compensazione della perdita del potere d’acquisto di più del 10% e la loro compartecipazione allo sviluppo economico positivo verificatosi dal 2015. Purtroppo abbiamo dovuto constatare che la Giunta manca di consapevolezza riguardo la situazione degli stipendi delle persone nel pubblico impiego.

“Grazie al ricco bilancio provinciale è arrivato il momento di porre le basi per il futuro del pubblico impiego e quindi dell’intera collettività” sottolinea Hanspeter Staffler, primo firmatario dell’ordine del giorno n. 4 sulla compartecipazione dei dipendenti pubblici allo sviluppo dell’economia sudtirolese dal 2015.

La richiesta: verificare se nella vendita ai privati si possa configurare un danno erariale. 

L’esposto – spedito ieri pomeriggio – ricostruisce tutta la vicenda attraverso le risposte ufficiali della Giunta a nostre interrogazioni, l’analisi del bando di gara, la verifica precisa del valore di ABD iscritto nel bilancio provinciale. E pone domande sulla congruità del prezzo di vendita.

Qui il testo completo dell’esposto e la documentazione allegata.

Allegati:

  1. Aeroporto di Bz trasferito alla Provincia. Interrogazione, risposta.
  2. Vendita delle quote ABD – il prezzo. Interrogazione, risposta, domanda aggiuntiva interrogante.
  3. ABD: 32 milioni valgono zero? Interrogazione attualmente senza risposta.
  4. ABD – quanto vale nel bilancio della Provincia? Interrogazione, risposta, domanda aggiuntiva interrogante.
  5. Spese per l’aeroporto. Interrogazione, risposta.
  6. ABD Holding a New Energy Power. Interrogazione attualmente senza risposta.

Il giorno successivo alla consegna dell’esposto, la Giunta ci ha inviato una delle risposte ancora mancanti:

  • ABD: 32 milioni valgono zero? Risposta

Tutte le colleghe e i colleghi consiglieri di madrelingua tedesca si sono uniti nel ricorso contro la decisione dell’Ordine dei Medici e Dentisti (delibera nr. 9/2019) di escludere dall’Ordine dei medici che non abbiano conoscenza della lingua italiana. Il ricorso al TAR sarà presentato ai sensi dell’art. 92 dello Statuto di autonomia, che prevede che i consiglieri di un gruppo linguistico possono presentare ricorso contro atti amministrativi qualora vedano lesi i diritti di persone appartenenti allo stesso gruppo.
Come consiglieri di madrelingua italiana non possiamo firmare questo ricorso ma ci teniamo a ribadire che ne condividiamo lo spirito. La salvaguardia dei diritti delle minoranze è un diritto di tutte le persone e nella nostra terra, una base dell’autonomia e della convivenza – valori che difendiamo insieme alle colleghe e ai colleghi di madrelingua tedesca.
Facciamo questa dichiarazione anche perché vogliamo che la questione nella sua gravità venga considerata per quello che è, evitando facili strumentalizzazioni etniche. Di queste l’Alto Adige Südtirol ne ha già viste abbastanza.

Bolzano, 24.07.2019

Riccardo Dello Sbarba, Gruppo Verde
Sandro Repetto, Partito Democratico

La Quarta commissione legislativa del Consiglio provinciale guidata dalla SVP ha bocciato oggi il disegno di legge dei Verdi “Tutela del clima, limitazione del traffico aereo e trasferimento alla Provincia dell’aeroporto di Bolzano”. La proposta di legge prevedeva di rilevare la proprietà dell’aeroporto secondo il decreto statale n. 201/2015 e nel caso di concessione dell’azienda a privati, di limitare il traffico aereo, di non prolungare la pista e di costituire un comitato d’intesa che coordinasse e sorvegliasse le attività dell’aeroporto.

“Il nostro disegno di legge dà reale esecuzione alla volontà della popolazione espressa con il referendum del 2016” dichiara Riccardo Dello Sbarba (oggi assente per motivi di salute). Il risultato del voto da parte del gruppo SVP lascia in un certo modo perplessi, visto che Locher, Renzler e Vallazza in una prima fase della trattazione si erano espressi chiaramente a favore. Ieri il partito deve essere intervenuto con chiaro piglio disciplinare – seguendo la linea delle dichiarazioni degli ultimi giorni da parte del Presidente Kompatscher. È evidente infatti che ripetere ostinatamente che con la vendita dell’aeroporto si dà seguito „punto per punto“ (Kompatscher) al risultato referendario del 2016 è solo una tattica difensiva. Il Presidente sa benissimo che il 70% della popolazione ha votato no non solo per dire no al finanziamento pubblico, ma per dire no a tutto il suo progetto di sviluppo – compreso il numero di passeggeri, i tempi di volo e la classificazione dell’aeroporto. E anche se Kompatscher negli ultimi giorni se l’è presa con i Verdi, noi continueremo a dire che il risultato di una consultazione popolare si può manipolare oppure ridimensionare, ma che questo tipo di operazione può avere effetti enormi sulla credibilità politica di una giunta.

“La strategia delle SVP per il futuro ci appare ad ogni modo misera, improvvisata e ingenua”, così la componente della commissione Brigitte Foppa. Si vuole cercare il dialogo con gli acquirenti privati. “Ma nessun privato rinuncerebbe alle opzioni acquistate per fare un affare in perdita. Per noi della Bassa Atesina e della conca bolzanina non è una soluzione”, continua Foppa. Particolarmente interessante è il cambiamento radicale della posizione degli esponenti SVP in commissione legislativa. “Partiti da tigri, atterrati da scendiletto” – questo vecchio detto politico sembra essere particolarmente calzante per i “ribelli di un giorno” della Volkspartei.

Risultato della votazione: 3 sì (Foppa, Nicolini, Ploner), 4 no (Ladurner, Vallazza, Locher, Renzler).

Bolzano, 23.07.2019

Cons. Prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler