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INTERROGAZIONE.

UPDATE.  Il 30 agosto finalmente la risposta della Giunta: Stanno lavorando!

Negli ultimi tempi si sono verificati diversi episodi di sospetta discriminazione in base al colore della pelle, o alle origini, o al genere e all’orientamento sessuale delle persone colpite.

Il più recente ha interessato un bolzanino di origine tunisina, funzionario di banca e capitano della squadra di calcio del Neugries, cui è stato impedito di entrare in una discoteca mentre sono stati lasciati entrare i suoi amici dalla pelle bianca. Anche prendendo spunto da questo fatto verso cui i media hanno giustamente rivolto l’attenzione, 27 associazioni che lavorano sul contrasto del razzismo e per la convivenza hanno chiesto al Presidente del Consiglio provinciale l’istituzione del “Centro di tutela contro le discriminazioni”.

In questo modo hanno richiamato il Consiglio a un dovere già previsto dalla legge provinciale in vigore fin dal lontano 2014, ma che nessun Presidente del Consiglio da allora (Thomas Widmann, Roberto Bizzo, Sepp Noggler) e nessun Ufficio di presidenza (sono questi gli organi competenti cui spetta l’iniziativa) hanno fin qui avuto la volontà di istituire.

Per chiarezza, ripercorriamo la storia di questa istituzione restata finora sulla carta.

Il 10 ottobre 2014 fu approvato il Disegno di Legge provinciale n. 19/14: “Modifiche di leggi provinciali in materia di edilizia abitativa agevolata, integrazione, parificazione, servizi sociali, invalidi civili, sanità, famiglia e sudtirolesi nel mondo”. Tale Disegno di legge (una sorta di “Omnibus sociale”) all’articolo 2 introduceva nella legge provinciale del 28 ottobre 2011, n. 12, “Integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri”, un nuovo articolo 5 intitolato appunto: “Centro di tutela contro le discriminazioni”. Esso diventava uno degli istituti fondamentali della politica provinciale non solo sull’integrazione delle persone immigrate, ma in generale per il contrasto di ogni tipo di discriminazione “fondata su razza, colore della pelle od origine etnica, genere, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, nazionalità o appartenenza ad una minoranza nazionale” (comma 1, art. 5).

Vogliamo tra l’altro ricordare che questo articolo era stato introdotto in Commissione Legislativa grazie a un emendamento presentato dal nostro gruppo Verde e poi era stato rafforzato nell’aula del Consiglio da un ulteriore emendamento sulle procedure di nomina concordato tra gruppo Verde e assessore Achammer, con un forte dibattito tra consiglieri e consigliere per l’opposizione radicale della destra di lingua tedesca e italiana.

Una volta approvata, la legge fu pubblicata sul Bollettino Ufficiale del 28 ottobre 2014 e da allora è in vigore.

La legge prevede l’istituzione del “Centro di tutela contro le discriminazioni” presso il Consiglio provinciale. Il primo atto è la nomina della persona responsabile. La legge prevede che: “Le modalità di designazione della persona responsabile del Centro di tutela sono stabilite con la procedura di cui all’articolo 18, comma 2, lettera e), del regolamento interno del Consiglio provinciale.”

Tale norma del Regolamento prevede che l’Ufficio di presidenza “formula proposte, sottoponendole all’approvazione del Consiglio…”. Dunque, tocca all’Ufficio di presidenza, sotto la guida del Presidente del Consiglio, dare attuazione alla legge. Da allora come gruppo Verde abbiamo in ogni modo fatto pressione, con interventi e interrogazioni, perché si procedesse all’istituzione del “Centro di tutela” e anche le associazioni del settore hanno più volte sollecitato la Presidenza del consiglio provinciale.

Ma finora il “Centro di tutela” è rimasto sulla carta. I 5 anni trascorsi sono stati impiegati in verifiche e consultazioni con le diverse “difese” istituite presso il Consiglio provinciale e con la Giunta provinciale. I Presidenti e gli uffici di presidenza si sono mossi fino ad ora, in sostanza, come se il “Centro di tutela contro le discriminazioni” fosse un oggetto indefinito la cui natura e configurazione dovesse essere ancora definita.

In realtà sul “Centro di tutela contro le discriminazioni” c’è poco da inventare, poiché gli aspetti fondamentali di esso sono già definiti per legge. Infatti nell’articolo 5 della legge, che alleghiamo a questa interrogazione:

  • Il comma 1 istituisce il Centro di tutela e lo insedia presso il Consiglio provinciale;
  • Il comma 2 ne definisce esattamente i compiti;
  • Il comma 3 stabilisce che il centro è presieduto da una persona che ne è titolare e responsabile e che viene nominata dal Consiglio provinciale su proposta del Presidente e dell’ufficio di presidenza ai sensi della procedura prevista dal regolamento interno del Consiglio stesso.

Le ragioni per cui sono passati 5 anni di inerzia vanno dunque ricercate altrove: nel timore dei singoli politici cui toccava l’iniziativa di esporsi troppo sui temi dell’integrazione e del contrasto alle discriminazioni, nella scarsa volontà a riconoscere che anche nel nostro territorio il tema della discriminazione – razzista, sessista, religiosa, verso la diversità ecc… – è un tema attuale e urgente.

Questi timori però non devono assolutamente impedire che una legge in vigore da 5 anni venga finalmente attuata.

Nell’incontro con le associazioni il Presidente Noggler – scrivono i giornali – ha garantito che l’istituzione del “Centro di tutela” rappresenta una sua “priorità”. Benissimo: vanno allora definiti precisi tempi e modi.

Tutto questo premesso, si chiede al Presidente del Consiglio provinciale:

  1. Intende il Presidente assumere un preciso impegno e quindi dichiarare entro quali tempi, e se sì entro quale data, intende dare attuazione all’articolo 5 della legge provinciale del 28 ottobre 2011, n. 12, “Integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri”, circa la nomina della persona responsabile del Centro di Tutela antidiscriminazioni presso il Consiglio provinciale?
  2. Intende il Presidente fissare un preciso calendario operativo, e se sì qual è, per arrivare entro la scadenza di cui alla domanda precedente alla nomina della persona responsabile del “Centro di Tutela”, in modo che stavolta la legge venga finalmente attuata?

Bolzano, 02.05.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Alla fine ci siamo arrivati ai fatidici 229.088 posti letto. Il limite massimo stabilito per legge è di fatto raggiunto. Ora la Giunta deve fare sul serio.

Il limite massimo dei posti letto è fissato a 229.088 dalla legge urbanistica del 1997. Legge ancora in vigore fino al 1/1/2020, dato che la nuova legge “Territorio e paesaggio” approvata nel 2018 entrerà in vigore in quella data – o forse anche più tardi. Ricordiamo che la nuova legge NON prevede più il limite massimo dei posti letto. E qui si pone il problema.

Perché dal 2017 i posti letti aumentano inesorabilmente e ci si è avvicinati velocemente al limite massimo: nel 2016 i letti erano ancora 220.595 ma già nel 2018 erano arrivati a 223.987. A inizio 2019 si erano superati i 225.000 letti e il numero ha continuato a crescere: a fine giugno 2019 le statistiche riportano la cifra ufficiale di 228.744 letti. All’inizio dell’estate “mancavano” quindi solo 350 letti per raggiungere il limite massimo. Ora, verso la fine dell’estate, con la continua apertura di nuovi hotel e aziende il limite, tutt’ora valido, dovrebbe essere stato raggiunto.

La palla è ora nelle mani della Giunta. Si presume che vorrà rispettare le leggi ancora vigenti. Dovrà quindi bloccare ca. 46 progetti in 30 comuni. Alla luce di questa situazione ben documentata, una decisione di questo tipo è inevitabile.

Nell’interesse del paesaggio e dell’ambiente della nostra provincia (e anche nell’interesse di chi ha già presentato dei progetti e non sa se li potrà realizzare) urge una decisione rapida. Vedremo cosa prevale: la legge o gli interessi privati.

Hans Heiss, già cons. prov.
Brigitte Foppa, cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba, cons. prov.
Hanspeter Staffler, cons. prov.

L’estate 2019 sta volgendo al termine, picchi di caldo ed eventi climatici “eccezionali” hanno colpito in questi ultimi mesi l’intera provincia, la Foresta amazzonica, il polmone del pianeta, sta bruciando, i grandi della terra continuano a parlare senza far seguire fatti concreti e i/le giovani continuano instancabili a rivendicare il loro diritto ad avere un futuro. Cosa stiamo aspettando per dichiarare l’emergenza climatica?

Il Gruppo Verde in Consiglio provinciale prova di nuovo a scuotere la Giunta provinciale e, dopo averci provato invano in concomitanza con l’assestamento di bilancio in luglio, ha deciso di anticipare per la seduta di settembre la mozione “Emergenza climatica: non c’è tempo da perdere”. “Lo abbiamo comunicato ieri alla seduta delle/dei capigruppo – dichiara Brigitte Foppa – non c’è tempo da perdere, ce lo chiedono i giovani di tutto il mondo e la politica deve fare la sua parte attivandosi a ogni livello”.

Il Sudtirolo, nel suo piccolo deve dare un segnale, seguendo l’esempio del Vorarlberg, primo Land austriaco ad aver dichiarato l’emergenza climatica. Il governo francese ha dichiarato l’emergenza climatica ancora all’inizio dell’estate, in Italia sono ormai diverse le amministrazioni comunali ad averlo fatto (Varese, Torino, Siracusa, Lucca, Napoli, Milano, Acri) e in Alto Adige il primo comune è stato quello di Vipiteno. A Bolzano l’iter è stato avviato a fine luglio con l’approvazione da parte della Giunta comunale. “Dobbiamo porre un freno al cambiamento climatico entro il 2030, lo dobbiamo alle generazioni future” così Riccardo Dello Sbarba.

L’Alto Adige/Südtirol ha elaborato già nel 2011 il suo Piano clima 2050, ma allo stato dei fatti si sta rivelando troppo poco ambizioso e troppo poco concreto. È necessario provvedere almeno all’adeguamento del piano a quelli che sono gli obiettivi dell’accordo di Parigi e alla definizione di un nuovo pacchetto di misure per ridurre il consumo di energia, la produzione di rifiuti e per rafforzare la mobilità sostenibile. “È ora che alle parole seguano fatti concreti contro il cambiamento climatico” – commenta Hanspeter Staffler.

La tanto decantata sensibilità nei confronti dell’ambiente e per la lotta ai cambiamenti climatici della SVP avrà modo di essere messa alla prova nella seduta di Consiglio dal 10 al 13 settembre. Staremo a vedere. Noi non molliamo!

Bolzano, 27/08/2019

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Riccardo Dello Sbarba

Nei giorni dal 17 al 25 agosto Barbara Lemayr, Michael Keitsch e Zeno Oberkofler erano per i giovani verdi del Sudtirolo a Bad Leonfelden vicino a Linz al campo estivo della Grünen und Grünalternativen Jugend Österreich. “Mai più stati autoritari” era il tema del campo estivo di quest’anno, che ha condotto i/le partecipanti come un filo rosso attraverso i diversi workshop e le discussioni con importanti esperti.
In un momento in cui in Italia ed in Europa ci troviamo sempre più spesso confrontati con forze politiche che mettono in discussione la democrazia liberale, è importante affrontare queste tematiche. Basta guardare all’attuale situazione politica in Italia, dove ci sono ministri che vogliono avere i “pieni poteri”. È essenziale comprendere le relazioni tra economia, politica e società che portano allo sviluppo di dinamiche autoritarie”, così Zeno Oberkofler, coportavoce degli young greens southtyrol.
Barbara Lemayr, giovane attivista dei giovani verdi: “Abbiamo imparato molto e torniamo in Alto Adige carichi di tante nuove esperienze ed amicizie”.
Naturalmente, il campo estivo è stato anche un’ottima occasione per stabilire contatti e scambiare idee.
“Siamo stati particolarmente contenti di incontrare Adrijana Novakovic, presidente dell’unione studentesca austriaca per la GRAS il movimento studentesco verde austriaco. Ringraziamo i giovani verdi austriaci per l’ospitalità e auguriamo un grande successo alle giovani candidate e giovani candidati verdi nelle liste per e prossime elezioni parlamentari”, conclude Michael Keitsch.

Gli young greens southtyrol

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Leggiamo sul sito della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige Amministrazione: Acquisto prima casa.

“La Provincia Autonoma di Bolzano concede alle famiglie ed ai single agevolazioni per l’acquisto della prima casa.

Si tratta di un contributo a fondo perduto, da non restituire, che viene erogato in un’unica soluzione.

Per usufruire di quest’agevolazione per l’acquisto della prima casa, il richiedente deve essere in possesso di alcuni requisiti che riguardano tra l’altro il reddito ed il patrimonio, le proprietà immobiliari dei richiedenti stessi e le proprietà immobiliari dei genitori/suoceri/figli.

Il contributo a fondo perduto viene concesso a richiedenti, il cui reddito rientri in una delle quattro fasce di reddito. Inoltre devono raggiungere un punteggio minimo di 20 punti oltre ad un reddito minimo.”

Gli importi vanno da 13.000 (per un/a single) a 67.392 (Coniugi o conviventi con quattro figli di prima fascia) Euro, quindi un contributo consistente.

Per accedere all’erogazione del contributo è necessario consegnare una vera marea di documenti, tra cui per “I richiedenti che sono tenuti a dichiarare il gruppo linguistico” vale che “devono allegare tale dichiarazione alla domanda di agevolazione”.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

  1. Per chi vale questo obbligo?
  2. L’assegnazione del contributo è legato al gruppo linguistico?
  3. Se si`:
  4. come è stato distribuito negli ultimi 5 anni (tabella con il numero e la somma delle erogazioni ai singoli gruppi linguistici anni 2018/17/16/15/14)
  5. negli stessi anni, quali somme sono state assegnate a quanti aventi diritto che NON devono consegnare la dichiarazione al gruppo linguistico?
  6. Se no: perché viene richiesta la dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico?
  7. Cosa succede se qualcuna/o non ha a disposizione questa dichiarazione perché ha dimenticato di farla per tempo? In questi casi si nega il contributo?
  8. Se viene negato: di quanti casi si ha notizia negli ultimi 5 anni?

BZ, 22.08.2019

L.-Abg.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della Giunta. E la nostra replica.

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Leggiamo sul sito della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol: Dichiarazioni di appartenenza o di aggregazione linguistica e relative certificazioni.

Il Decreto Legislativo 29 aprile 2015, n. 75, recante modifiche al DPR 26 luglio 1976, n. 752, prevede che dal 1° luglio 2015 i cittadini maggiorenni e non infermi di mente, residenti in provincia di Bolzano possono consegnare in ogni momento la propria dichiarazione di appartenenza o di aggregazione ad uno dei tre gruppi linguistici presso gli uffici del giudice di pace del luogo di residenza e non solo presso il Tribunale. Anche i cittadini con età dai 14 ai 18 anni possono rendere spontaneamente tale dichiarazione che, in tal caso, è immediatamente efficace.

La dichiarazione è resa sul foglio contrassegnato A/1 che va poi chiuso in apposita busta gialla riportante nome e cognome, luogo e data di nascita del dichiarante il quale la consegna all’ufficio esibendo un documento di identità ed eventualmente l’invito a rendere la dichiarazione ricevuto dal Comune di residenza, possibilmente con la busta riportante la data di ricezione di tale comunicazione. Quest’ultima data è importante al fine di definire se la dichiarazione produce effetto immediato o decorsi diciotto mesi dalla consegna. Le dichiarazioni rese entro un anno dall’invito spiegano infatti effetto immediato.

Anche gli uffici del giudice di pace possono ricevere, trascorsi, in via ordinaria, cinque anni dal momento dell’avvenuta consegna di una precedente dichiarazione la relativa richiesta di modifica. La revoca rimane invece di esclusiva competenza del Tribunale di Bolzano.

Per tutte le dichiarazioni rese da cittadini comunitari o extra-comunitari, residenti e non in provincia di Bolzano, è competente esclusivamente l’Ufficio per l’amministrazione delle dichiarazioni di appartenenza e di aggregazione linguistica presso il Tribunale di Bolzano.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

Perché questa distinzione?

BZ, 22.08.2019

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della Giunta e la nostra replica

Il liquame sui prati di montagna puzza e distrugge la biodiversità. Invitiamo la giunta a porre fine a questa pratica!

L’associazione Tutela Ambiente Val Venosta, in un comunicato stampa, segnala un singolare caso di politica agricola errata. Nel comune di Curon, il letame liquido è stato recentemente sparso su prati di montagna ricchi di specie, cosa che, come si è dimostrato scientificamente, nuoce al patrimonio della flora alpina e delle erbe medicinali.

I prati di montagna sono degli habitat altamente sensibili, creati da secoli di agricoltura accurata e scrupolosa. In passato i prati di montagna non venivano assolutamente concimati, e il fieno veniva ottenuto dalle erbe raccolte con riguardo.

Da decenni la politica agricola altoatesina promuove l’allevamento di mucche da latte con fondi pubblici. La conseguenza è che oggi si è arrivata a un numero eccessivo di bovini rispetto a prati e pascoli a disposizione. Circa la metà del foraggio necessario (fieno e mangimi concentrati) deve quindi essere importata dall’estero. I liquami e il letame in eccesso, tuttavia, devono essere smaltiti in loco.

La concimazione dei prati a valle è comprensibile, ma resta comunque problematica per le falde freatiche. Lo spargimento di liquame sui prati di montagna è un atto disperato perché gli agricoltori non sanno più come smaltirlo. La resa aggiuntiva del fieno può essere trascurabile, la distruzione della flora alpina è fatale. Innumerevoli specie di farfalle, api selvatiche e altri insetti, che dipendono dalle erbe e dai fiori, stanno infatti scomparendo.

La politica agricola altoatesina è finita su un binario morto, perché è in gran parte responsabile del massiccio deterioramento della biodiversità. Ci vuole un ripensamento immediato e radicale.

L’Alto Adige ha bisogno di una svolta ecologica – adesso!

Cons. prov.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

 

Foto: © Umweltschutzgruppe Vinschgau

Il premier Conte oggi ha annunciato le sue dimissioni in Senato. Nel suo discorso ha fatto severamente i conti con il suo ministro dell’Interno nonché logoratore del suo governo. Lo scontro in Senato, in cui si è inserito anche l’immortale Renzi, ha rivelato che al centro ci sono divergenze non tanto sui progetti di governo, quanto invece sui modi di fare politica e di attuare la democrazia. Lo scontro era tra fatto e simbolo, tra argomentazione e slogan, tra ragione e testosterone.

Un segno importante del fatto che siamo in un momento di significato storico. Bisogna prestare la necessaria attenzione.

La montata populista è evidente. Salvini oggi l’ha giocata in tutta la sua ustionante magnitudo. Il fatto che il MoVimento 5* venga travolto proprio dai mezzi e metodi di quel populismo – ora brutalmente e svergognatamente amplificati da Salvini –  da esso stesso usato e propagato per rompere l’odiato vecchio sistema, deve far riflettere. Il tiramolla su rosario e Madonna, la corsa per la miglior citazione biblica, le invocazioni di “famiglia” e “normalità” sono segni evidenti del vero scontro di mentalità che è in atto.

Ha ragione chi indica la possibilità di una deriva totalitaria. Siamo tutti chiamati a difendere i valori della democrazia e a non abbassare mai la guardia. Il momento non va sottovalutato. Una grande responsabilità sta ora nelle mani del Presidente della Repubblica.

E non solo nelle sue mani.

 

Brigitte Foppa, 20/08/2019

UPDATE: È arrivata risposta da parte della Giunta il 20 agosto, dopo due mesi di attesa!

INTERROGAZIONE consegnata il 7 giugno.

Sul “Corriere dell’Alto Adige” del 7 giugno è apparso un servizio intitolato: “BBT, in Austria esplodono i costi. Scontro sui lavori extra contratto”, che contiene notizie inquietanti su cui va fatta subito la massima chiarezza.

In sintesi, il quotidiano riferisce che nel cantiere Tulfes-Pfons sono stati autorizzati lavori aggiuntivi, non previsti, per circa 80 milioni, di cui l’ATI Strabag-Salini Impregilo ha chiesto il pagamento.

Il giornale riferisce inoltre che “i lavori sarebbero stati autorizzati dall’amministratore austriaco ma non dalla parte italiana né dal consiglio di sorveglianza, come invece prevede lo Statuto della BBT”. A leggere il servizio parrebbe che il pagamento avrebbe incontrato difficoltà (e forse ancora non sarebbe stato effettuato), tanto che l’ATI avrebbe minacciato “di aprire un procedimento giudiziario e di chiedere il pagamento di tutti gli interessi maturati nel frattempo”.

Il giornale riferisce anche il fatto che su questa vicenda “lo scontro interno è degenerato e i due amministratori, Raffaele Zurlo e Konrad Bergmeister, hanno in iniziato a incolparsi a vicenda”. In particolare, Zurlo sosterrebbe che “la parte austriaca avrebbe apertamente violato il regolamento interno autorizzando lavori non contrattualizzati”. Infatti “i lavori sarebbero stati autorizzati dall’amministratore austriaco ma non dalla parte italiana né dal consiglio di sorveglianza come invece prevede lo statuto dell BBT”.

La cosa sarebbe particolarmente grave anche dal punto di vista finanziario, poiché l’Europa non finanzierebbe spese per lavori non contrattualizzati e dunque i costi extra ricadrebbero sui paesi e le regioni partecipi del progetto.

Considerando che la Provincia di Bolzano partecipa alla società BBT SE, nel cui consiglio di sorveglianza siede per la Provincia di Bolzano il signor Martin Ausserdorfer,

si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Corrisponde al vero che in uno o più cantieri del BBT sono stati effettuati lavori in più al di fuori del capitolato d’appalto originario?
  2. Se sì, quando e dove sono stati effettuati tali lavori e per quali motivi?
  3. I motivi che hanno causato lavori aggiuntivi non erano prevedibili al momento della formulazione del capitolato d’appalto?
  4. A quanto ammontano le spese per questi lavori aggiuntivi?
  5. Tali costi sono già stati liquidati alle imprese che hanno effettuato i lavori, oppure no? Se non sono stati liquidati, qual’è il motivo?
  6. E’ stata avviata una o più controversie legali o giudiziarie sul pagamento di questi costi? Se sì, chi l’ha avviate e contro chi? A che punto sono i procedimenti?
  7. Da chi sono stati autorizzati questi lavori in più e quando sono stati autorizzati?
  8. E’ vero che questi lavori sono stati autorizzati dall’amministratore austriaco ma non dalla parte italiana né dal consiglio di sorveglianza come invece prevede lo statuto dell BBT?
  9. Qual’è la risposta dell’amministratore oggetto di questa critica?
  10. E’ vero che i due amministratori hanno presentato due diverse relazioni sulla vicenda? Si conosce il loro contenuto?
  11. Quali potrebbero essere le conseguenze di queste spese aggiuntive? Se ne farà carico per la metà l’Europa, o l’Europa non le riconosce? E in questo secondo caso chi vi dovrà fare fronte?
  12. Ove questi lavori e costi aggiuntivi fossero davvero stati autorizzati non rispettando le norme dello Statuto della BBT, o comunque in violazione di qualsiasi altra normativa, quali conseguenze potrebbero ricadere su chi li ha autorizzati?
  13. Da questa vicenda possono scaturire danni, o comunque costi aggiuntivi non previsti, anche per la Provincia di Bolzano?
  14. La Provincia di Bolzano è stata informata di questa vicenda e dei conflitti tra ATI e BBT e tra i due amministratori? Se sì, quando è stata informata, da chi e in quale forma?
  15. Se invece la Provincia non è stata informata, intende la Provincia chiedere ai due amministratori e al proprio rappresentante nel Consiglio di Sorveglianza le ragioni della mancata informazione? In particolare se neppure lui ne era al corrente, oppure, pur essendone al corrente, non ha informato la Provincia? In un caso o nell’altro, quali conseguenze intende trarne la Provincia dal fatto che non ha ricevuto queste importanti informazioni pur essendo parte integrante della società BBT?
  16. Quali passi ha fatto la Provincia, o comunque intende fare da ora in poi, per tutelare i propri interessi?
  17. Se tutta questa vicenda venisse confermata, intende la Provincia proporre un cambio al vertice della società BBT, compresi i propri rappresentanti?

 Bolzano, 7 giugno 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

 

MOZIONE.

Il 10 % della popolazione europea è esposto a un significativo inquinamento acustico dovuto al traffico ferroviario, in particolare quello merci. Il rumore compisce soprattutto le persone che vivono in prossimità delle linee ferroviarie.

Anche in Alto Adige-Südtirol, lungo tutto l’asse del Brennero, il rumore causato dal traffico ferroviario rappresenta uno dei principali danni per la salute soprattutto nelle zone densamente abitate. Le misurazioni del rumore lungo il tratto Salorno – Brennero evidenziano notevoli superamenti dei valori limite, soprattutto nelle ore notturne, poiché di notte viaggia un maggior numero di treni merci, che sono più rumorosi dei treni passeggeri.

Finora RFI, responsabile italiana della rete ferroviaria, ha concentrato i suoi interventi nella costruzione di barriere anti rumore. Con un protocollo di intesa Provincia-RFI sono state finanziate e realizzate barriere anti rumore in alcuni tratti limitati della linea ferroviaria.

Tuttavia, con le barriere non viene affrontata la sorgente principale del rumore, che è causato dal contratto ruota-rotaia e dal sistema frenante. È ormai assodato che la riduzione del rumore presenta il miglior rapporto costi-benefici quando è realizzata alla fonte, ovvero laddove il rumore è prodotto. Per esempio, la sostituzione dei freni a ceppi in ghisa con freni a ceppi costituiti da materiali compositi può consentire riduzioni del rumore fino a 10 dB.

Per questo motivo è fondamentale incoraggiare e favorire l’ammodernamento dei carri ferroviari con tecnologie a bassa rumorosità.

Ma oltre alla salute, presto anche l’economia verrà danneggiata dal grave ritardo accumulato dall’Italia nel creare una flotta di carri ferroviari a ridotto impatto acustico. Infatti, il Parlamento della Germania ha promulgato il 20 luglio 2017 una legge per la protezione da rumore provocato da ferrovie (Schienenlärmschutzgesetz vom 20. Juli 2017 – BGBl. I S. 2804). Detta legge è entrata in vigore il 29 luglio 2017 e all’articolo 3 prevede che dal giorno 13 dicembre 2020 sulla rete ferroviaria nel territorio tedesco non possono circolare carri ferroviari merci che non dispongono di una certificazione di corrispondenza al Regolamento (UE) Nr. 1304/2014 della Commissione del 26 novembre 2014 riguardo le specifiche tecniche per l’interoperabilità del settore “mezzi di trasporto-rumore” e a numerose altre normative europee (modifica della decisione 2008/232/EG e sospensione della delibera 2011/229/EU – Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 356 del 12.12.2014, pag. 421 – o della delibera 2011/229/EU della Commissione del 4 aprile 2011 riguardo le specifiche tecniche per l’interoperabilità del settore “mezzi di trasporto-rumore” del sistema ferroviario convenzionale trans europeo – Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 99 del 13 aprile 2011, pag. 1).

La posizione geografica della Germania rende necessario un adeguamento dei carri ferroviari merci che transitano al valico del Brennero in quanto la quasi totalità delle destinazioni si trova in Germania o deve transitare attraverso la Germania per raggiungerla. Senza questa certificazione, dal dicembre 2020 il traffico merci su rotaia attraverso il Brennero verso la Germania potrebbe subire gravi restrizioni, vanificando in gran parte anche l’obbiettivo del trasferimento del traffico pesante dalla strada alla ferrovia.

La Provincia di Bolzano non può restare spettatrice di questa situazione. Per tutelare l’ambiente e la salute delle popolazioni e per incentivare una economia sostenibile la Provincia deve attivarsi per spingere l’Italia a creare una flotta di carri ferroviari a basso impatto ambientale. Strumenti e finanziamenti ci sono e li mete a disposizione l’Europa.

Dal giugno 2015 è infatti in vigore il “Regolamento di esecuzione UE 2015/429 della Commissione del 13 marzo 2015, recante le modalità di applicazione dell’imposizione di canoni per il costo degli effetti acustici”.

Tale Regolamento invita gli stati membri ad adottare un sistema di incentivi per le imprese ferroviarie che utilizzano carri silenziosi, o ammodernano carri già in uso per ridurne la rumorosità, e un sistema di penalizzazioni per le imprese che invece utilizzano carri o treni a rumorosità elevata. Il Regolamento definisce precisamente criteri e entità sia delle penalizzazioni che degli incentivi: in sostanza, si tratta di un sistema di “bonus-malus” che aumenta i pedaggi per l’uso delle reti ferroviarie alle imprese che usano treni rumorosi e utilizza il ricavato per incentivare l’ammodernamento del parco ferroviario e per premiare le imprese che usano treni silenziosi. Le maggiorazioni tariffarie per i treni rumorosi possono essere commisurate alla “sensibilità delle tratte” (per esempio tratte ferroviarie in valli di montagna) e densità della popolazione dei territori interessati. Il tutto secondo il principio della verità dei costi e del “chi inquina paga”.

Questo sistema è molto adatto alle caratteristiche della linea ferroviaria del Brennero, sia nelle condizioni attuali, sia soprattutto in vista dell’aumento dei transiti merci con la realizzazione del progetto di potenziamento delle capacità della ferrovia.

A questo “Regolamento”, tra l’altro, è connesso anche il “Regolamento UE n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il meccanismo per collegare l’Europa” (CEF: Connecting Europa Facilities), che istituisce un fondo per finanziare la modernizzazione di vagoni ferroviari. Attingendo a questo fondo la Germania ha già risanato metà dei suoi vagoni circolanti e non è un caso che, forte di questa situazione, proprio la Germania dal 2020 non farà più transitare carri ferroviari che non corrispondono a caratteristiche dibasso impatto acustico.

Risulta invece che fino a poco tempo fa Trenitalia, che ha 15.000 vagoni circolanti, non avesse neppure fatto domanda e a tutt’oggi non risulta sufficientemente impegnata in questa direzione.

Tutto ciò considerato,

Il consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  • Ad assumere come obbiettivo fondamentale della Provincia la lotta al rumore da traffico ferroviario attraverso la modernizzazione e il risanamento dei vagoni che transitano lungo l’asse ferroviario del Brennero e delle altre tratte che attraversano il nostro territorio.
  • In particolare a intervenire con tutti i mezzi a propria disposizione e in tutte le sedi in cui la Provincia è presente:
  1. Affinché lo Stato e il Governo italiano si impegnino al massimo per attuare rapidamente il “Regolamento di esecuzione UE 2015/429 della Commissione del 13 marzo 2015, recante le modalità di applicazione dell’imposizione di canoni per il costo degli effetti acustici”, introducendo anche sul territorio della Penisola il sistema di incentivazione per le imprese ferroviarie che utilizzano carri e treni a bassa rumorosità, anche ammodernando la flotta esistente, e di penalizzazione delle imprese che invece utilizzano ancora carri a rumorosità elevata.
  2. Affinché RFI, come gestore della rete, applichi quanto previsto dal citato il “Regolamento di esecuzione UE 2015/429 della Commissione del 13 marzo 2015”, implementando anche in Italia il sistema di incentivazione e penalizzazione contro il rumore ferroviario, stipulando se necessario intese e convenzioni con le Regioni e le Province autonome, in particolare la Provincia di Bolzano e la Regione Trentino Alto Adige Südtirol.
  3. Affinché Trenitalia, come maggiore impresa a partecipazione pubblica del trasporto ferroviario in Italia (80% dei vagoni circolanti) avvii un programma di risanamento acustico della propria flotta di vagoni ferroviari, attingendo anche ai finanziamenti previsti dal “Regolamento UE n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il meccanismo per collegare l’Europa”.
  4. Affinché la Conferenza Stato-Regioni e Province autonome si faccia parte attiva presso il Governo, RFI e Trenitalia, per ottenere che ciascuno per le proprie competenze diano attuazione a quanto previsto dal “Regolamento di esecuzione UE 2015/429 della Commissione del 13 marzo 2015” e dal “Regolamento UE n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il meccanismo per collegare l’Europa”.
  5. Affinché Rail Traction Company Spa ( RTC) e Brennero Trasporto Rotaia Spa (STR), società controllate da Autobrennero Spa che operano nel settore ferroviario, ciascuna per le proprie funzioni e nei propri programmi, contribuiscano col massimo impegno a rispettare loro stesse e perché sia rispettato dai propri partner e clienti quanto previsto dal “Regolamento di esecuzione UE 2015/429 della Commissione del 13 marzo 2015” e dal “Regolamento UE n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il meccanismo per collegare l’Europa”.

Bolzano, 14.08.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler