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MOZIONE.

Lo scandalo del giugno 2020 attorno al focolaio di Covid-19 esploso nel mattatoio Tönnies nel Nord-reno-Vestfalia in Germania ci ha purtroppo mo-strato quali possano essere le condizioni di lavoro e di vita delle persone e degli animali in quei luoghi. Le condizioni simili alla schiavitù, in cui lavoravano le operaie e gli operai di quell’azienda, hanno indotto tutta l’Europa a riflettere sui modi in cui viene prodotta la carne che finisce sulle nostre tavole, spesso anche più di una volta in settimana.

Abbiamo inoltre appreso che la carne della ditta Tönnies arriva anche in provincia, dove viene tra-sformata in “Speck Alto Adige IGP” oppure venduta nei banchi macelleria dei supermercati. Per molte altoatesine e molti altoatesini è stata una notizia sconvolgente, in quanto sino ad oggi molti ritenevano, peraltro del tutto comprensibilmente, che la carne di maiale, manzo, pollo, pecora, capra ecc. comprata in Alto Adige provenisse da animali allevati e macellati nel nostro territorio.

Questo perché i certificati di qualità dei prodotti animali danno un falso senso di sicurezza. Nella selva dei marchi, e con tutti i vari certificati esistenti, risulta ancor più difficile riconoscere la qualità.

E invece per molte persone è sempre più impor-tante sapere ciò che consumano, e chiedono trasparenza per quanto riguarda la provenienza degli alimenti. Possono comprare e mangiare prodotti locali o provenienti da fuori regione. L’unica differenza sta nel fatto che sanno cosa fanno e questa è una grande libertà.

Per le produttrici e i produttori non è assolutamente uno svantaggio. Le aziende che puntano sulla trasparenza e dichiarano apertamente la provenienza dei loro prodotti animali suscitano molto interesse.

In passato gli esperti hanno evidenziato in varie occasioni – come convegni tenuti anche a Bolzano e dintorni – l’importanza proprio nella ristorazione collettiva di aumentare l’utilizzo di alimenti prodotti in modo sostenibile e di contrassegnarli chiaramente.

Il piano d’azione nazionale sul Green Public Procurement (GPP) prevede il rispetto dei criteri ambientali minimi (CAM). Attualmente l’Italia è l’unico Stato membro dell’Unione europea che ha intro-dotto il GPP obbligatorio. Un’altra norma importante in materia è il regolamento di esecuzione (UE) n. 1337/2013 che prevede l’obbligo di indicare con una etichetta il Paese di origine o di macellazione per la carne suina, ovina, caprina o di volatili destinata alla vendita.

Dichiarare la provenienza dei prodotti di origine animale che sono impiegati nelle mense pubbliche è un primo passo in questa direzione. Sempre più consumatrici e consumatori chiedono una maggio-re trasparenza sull’origine dei prodotti alimentari (di origine animale) e cresce la consapevolezza delle persone riguardo all’importanza del cibo per la propria salute e quella dei loro figli.

In questo contesto la ristorazione collettiva svolge un ruolo molto importante. Anzitutto perché nelle mense si servono i pasti a persone che vanno a mangiare nello stesso posto più volte a settimana. Poi anche perché spesso si tratta di persone che per via della loro età o del loro stato di salute han-no esigenze e/o sensibilità particolari come bam-bini, anziani, persone malate o non autosufficienti ecc.

Il Comune di Bolzano ha già iniziato dando il buon esempio. Nei menù delle mense scolastiche ac-canto a ogni pietanza sono indicati gli ingredienti provenienti da coltivazioni biologiche e dal commercio equosolidale. Questa pratica andrebbe diffusa maggiormente. Sulla base dell’obbligo di etichettatura, in futuro i consumatori dovrebbero essere anche informati sul luogo di provenienza ovvero di allevamento dell’animale o dei suoi deri-vati e sulle relative condizioni. Chi gestisce mense pubbliche deve aggiungere obbligatoriamente queste indicazioni nel menù.

Altri Paesi in cui questo principio è già stato esteso alla ristorazione, vedi per esempio in Svizzera, ci dicono che l’onere aggiuntivo è limitato in massima parte alla fase iniziale.

Del principio per cui è obbligatorio indicare la provenienza non trarranno vantaggio solo il consumatore, la consumatrice e l’azienda che lavora in modo trasparente, ma soprattutto la nostra agri-coltura locale. La fiducia nei prodotti locali produce un consenso che favorisce l’acquisto di prodotti regionali per le cucine delle mense. E infine un nuovo tipo di domanda genera anche un’offerta ancor più diversificata, con tutti i vantaggi che ne derivano per l’agricoltura locale.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale:

  1. di favorire maggiore trasparenza nel consumo dei pasti nelle mense pubbliche introducendo l’obbligo per i gestori di aggiungere le seguenti indicazioni nel menù con riferimento ai prodotti di origine animale:
    a. il luogo di provenienza dei prodotti di origine animale e le condizioni di allevamento
    b. l’indicazione se gli alimenti proposti contengono organismi geneticamente modificati
    c. l’indicazione se gli alimenti contengono micror-ganismi geneticamente modificati.

BZ, 13.04.2021

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

 

EMENDAMENTO:

La parte dispositiva è così sostituita:

“Tutto ciò premesso, il Consiglio della Provin-cia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale ad adoperarsi affinché

1) sia resa obbligatoria l’indicazione dell’origine per le seguenti categorie di prodotti offerti in tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e be-vande, al fine di garantirne la tracciabilità:

  • prodotti a base di carne: prosciutto, Speck, fet-tine di carne pronte, salami e insaccati (indica-zione del principale ingrediente, presente in una percentuale superiore al 50%);
  • prodotti a base di latte: latte, burro, ricotta, for-maggi, altri prodotti in cui il latte è l’ingrediente principale (in percentuale superiore al 50%);
  • uova e prodotti a base di uova;
  • frutta e verdura, succhi;

2) l’origine degli ingredienti sia indicata nei menù o resa nota mediante avvisi o fogli informativi. L’indi-cazione dell’origine deve essere precisata tra parentesi accanto all’ingrediente principale nel-l’elenco degli ingredienti ovvero immediatamente vicino. Nel caso delle uova, deve essere indicato anche il metodo di allevamento;

3) il rispetto della disposizione sull’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari sia verificato nel corso dei controlli d’igiene;

4) l’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti alimentari in tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande sia attuata entro il 2022;

5) le organizzazioni turistiche e l’IDM sostengano tutti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande nell’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari.”

 

BZ, 12.05.2021

Cons. prov.

Manfred Vallazza

Brigitte Foppa

Josef Noggler

Riccardo Dello Sbarba

Franz Locher

Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

La pandemia non ha solo cambiato la vita di tutte e tutti noi. Ci ha anche mostrato i punti deboli della nostra organizzazione sociale. E ci ha messo di fronte a tutta la nostra vulnerabilità.

Già nelle prima sedute di Consiglio provinciale dopo il primo lockdown, il Gruppo Verde ha richiamato l’attenzione sul pericolo di un accentuarsi di problemi psicologici e psichiatrici dovuti alla riduzione dei contatti, alla solitudine, all’isolamento, al disgregarsi delle abitudini quotidiane, alla paura, al dolore e al lutto, ecc.

In quelle occasioni la Giunta ci aveva risposto che si stava già facendo abbastanza e che non c’era bisogno di rafforzare i servizi in questo senso, nemmeno i centri d’assistenza medico-sanitaria a bassa soglia e neanche quelli decentralizzati.

Più però dura la crisi, più chiaro diventa l’emergenza psichica e psicologica di molte persone. „Secondo uno studio Astat di gennaio 2021 lo spirito e l’umore della popolazione è decisamente peggiorato rispetto allo scorso anno. Leggiamo dell’aumento di problemi legati a dipendenze e disturbi alimentari. Nel 2020 l’attività di sostegno e consulenza del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare INFES è aumentata del 20%. Se si osserva solo l’ultimo terzo dell’anno si tratta di un aumento del 30%. Vista quindi la situazione abbiamo deciso di portare in Consiglio provinciale la mozione in cui proponiamo l’istituzione di un Pronto soccorso psicologico” spiega la capogruppo e prima firmataria Brigitte Foppa.

Di fronte a un’emergenza sanitaria ci si rivolge al proprio medico di famiglia o al pronto soccorso di uno degli ospedali dell’Alto Adige, quasi sempre per disturbi di natura fisica. Le situazioni di grave malessere psichico competono ai reparti psichiatrici.

Accanto a queste problematiche, ne esistono tante altre che possono colpire improvvisamente le persone di qualsiasi età: stati di panico o di ansia, pensieri suicidi, crisi legate alle dipendenze e all’astinenza, traumi e stress postraumatici, mobbing, stati d’animo depressivi, esaurimenti nervosi, escalation di conflitti legati alla coppia, alla famiglia o all’abbandono, aggressività, decessi, ecc.

Spesso in un’emergenza psicologica acuta non si sa a chi rivolgersi. Le strutture di pronto soccorso negli ospedali dispongono di pochi psicologi e psicologhe che, se presenti, sono disponibili solo in determinate ore del giorno. Tuttavia, la percentuale di persone che per queste situazioni (quindi non su indicazione di un medico) si reca al pronto soccorso non è affatto trascurabile.

Per questo motivo in varie città è stato istituito un pronto soccorso psicologico, quale ad esempio il Pronto Soccorso Psicologico (PSP) di Roma, una struttura sociosanitaria per le emergenze psicologiche aperta e liberamente accessibile alle cittadine e ai cittadini quotidianamente e nei fine settimana. Il servizio può essere utilizzato da tutte le persone indipendentemente dal luogo di residenza e senza prenotazione e viene applicata una tariffa inferiore al normale ticket per i servizi sanitari.

Gli esperti e le esperte presenti forniscono un primo consulto e, a seconda del caso, inviano la persona ai reparti psichiatrici o ad altre strutture. La cosa tuttavia più importante è offrire colloqui facilmente accessibili, che in questi casi sono di primaria importanza.

Proprio nella nostra provincia, dove sono molti i casi di problemi psicologici, per non parlare dei suicidi e delle aggressioni, la necessità di agire appare urgente.

La mozione prevede quindi che la Giunta

  • verifichi la necessità e la possibilità di istituire un pronto soccorso psicologico;
  • preveda nelle strutture di pronto soccorso dei principali ospedali la presenza, 24 ore al giorno, di psicologi e psicologhe specializzati, eventualmente anche nel quadro di progetti pilota;
  • preveda la necessità e la possibilità di una presenza continuativa di psicologhe e psicologi anche in altre strutture quali residenze per anziani, centri per lungodegenti, ecc.

Che cosa vogliamo aspettare ancora?

 

BZ, 12/04/2021

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

La protezione del clima è diventata una delle priorità dell’Unione Europea e della comunità internazionale. Alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è svolta a Parigi il 12 dicembre 2015, i firmatari dell’UNFCCC – all’epoca 195 Paesi e l’Unione Europea – hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi.

Con l’Accordo di Parigi si stabiliva di contenere il riscaldamento globale antropogenico ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 °C. Nel dicembre 2020, i capi di Stato e di Governo dell’UE hanno concordato di ridurre, entro il 2030, del 55% le emissioni rispetto al 1990. Secondo il Green Deal Europeo (GDE) tutti i Paesi dell’UE dovranno raggiungere la neutralità climatica (le cosiddette emissioni zero) entro il 2050.

I Paesi aderenti si sono impegnati ad attuare le parti vincolanti dell’Accordo con l’ausilio di piani nazionali per l’azione per il clima. Tuttavia, proteggere il clima non deve solo essere compito
dello Stato, ma anche i vari enti, le Province, le Regioni e i Comuni sono, nel quadro delle loro molteplici competenze, corresponsabili per l’attuazione degli obiettivi climatici nazionali e internazionali.

Nell’Accordo di Parigi si riconosce esplicitamente il ruolo importante dei “soggetti interessati che non sono parti dell’Accordo nell’affrontare i cambiamenti climatici”. Accanto alle istituzioni regionali e comunali già citate vi rientrano anche la società civile e le imprese private.

Tutti questi soggetti sono chiamati ad aumentare gli sforzi, sostenere misure per ridurre le emissioni, aumentare la resilienza e promuovere la collaborazione regionale e internazionale.

Cosa può fare la Provincia per quanto riguarda le politiche climatiche?

Benché la protezione dell’ambiente e del clima non rientrino tra le competenze primarie della Provincia autonoma di Bolzano, l’autonomia speciale offre comunque molte possibilità di promuovere azioni per il clima. Anche se a livello nazionale si è impostata la rotta con l’introduzione di una tassa sulle emissioni di CO2, è proprio in materia di politica energetica, economica, agraria e di mobilità nonché rispetto alle infrastrutture pubbliche che la Provincia può dare un segnale attuando con decisione una politica a favore del clima.

Ogni anno la Provincia autonoma di Bolzano eroga al settore produttivo consistenti somme di denaro sotto forma di sovvenzioni, attingendo dai fondi del proprio bilancio. Il commercio, l’artigianato, il turismo e l’agricoltura sono così gestiti con un’ottica economica e gli obiettivi di politica sociale spesso non sono definiti chiaramente. In futuro – come previsto dall’Accordo di Parigi – le misure per la riduzione delle emissioni dovranno avere anche il pieno appoggio degli enti locali. E qui entra in gioco la nostra autonomia speciale con le sue molteplici competenze, e così appare evidente che l’autonomia speciale comporta anche una responsabilità particolare per quanto riguarda le politiche climatiche.

Ogni anno più di un miliardo di euro escono dal bilancio provinciale come spese per investimenti. Questi fondi sono trasferimenti di capitale alle imprese private o vengono impiegati per infrastrutture pubbliche di trasporto e per l’edilizia pubblica di vario genere. Se questo miliardo investito ogni anno va a vantaggio del clima oppure no, al momento nessuno è in grado di dirlo. Vista l’urgenza della situazione è necessario sottoporre tutte le spese per investimenti in generale, e in particolare i finanziamenti pubblici destinati al settore privato, a una verifica della loro compatibilità climatica

Verifica della compatibilità climatica delle spese per investimenti e delle sovvenzioni al settore produttivo

Nel contesto del cambiamento climatico e nel quadro delle strategie internazionali e nazionali per il clima la Provincia autonoma di Bolzano deve, nell’ambito dei suoi numerosi poteri politici, fare
qualcosa per contribuire attivamente alla protezione del clima. Attualmente si sta rivedendo il documento strategico “Energia Alto-Adige 2050” per adeguarlo alle linee generali dell’Accordo di Parigi e del Green Deal Europeo. È l’occasione per valutare la politica energetica e climatica sinora perseguita dalla Provincia e nel contempo sondare le future possibilità di governance.

Tutti gli attori politici della Giunta e del Consiglio provinciali hanno la necessità di capire quali sovvenzioni e investimenti pubblici comportino un aumento di gas serra oppure evitino la loro produzione. La politica delle sovvenzioni e degli investimenti è politica climatica applicata. Per questo motivo bisogna verificare l’idoneità climatica di ogni linea di sovvenzioni o investimenti, il che richiede un’accurata analisi scientifica. In futuro le attività economiche che incidono negativamente sul clima non dovranno più ricevere sostegni dalla mano pubblica. La cosa avrebbe un duplice risvolto positivo, perché da un lato si eviterebbero investimenti sbagliati a danno del clima e nel contempo i fondi resisi disponibili potrebbero essere impiegati per una politica climatica efficace.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di commissionare uno studio per verificare la compatibilità climatica dei flussi finanziari dalla mano pubblica al settore produttivo, in cui venga analizzata l’idoneità climatica degli strumenti
    economici e finanziari della Provincia;
  2. di presentare al Consiglio provinciale i risultati dello studio e
  3. di stabilire in seguito, sulla base di questi risultati, criteri vincolanti per la futura politica delle sovvenzioni nell’ottica della protezione del clima.

BZ, 09.04.2021

Consiglieri provinciali
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

ANFRAGE ZUR AKTUELLEN FRAGESTUNDE.

Man berichtet uns, dass in der Bozner Industriezone ein Gebäude für die Verwaltung des Südtiroler Sanitätsbetriebes angemietet wird, in dem 200 Mitarbeitende untergebracht werden. Anscheinend soll für dieselbe Betriebseinheit am anderen Ende der Stadt, am Bozner Boden, auf einem Gelände im Landesbesitz ein Bau ausgeschrieben worden sein.

Im dieser Angelegenheit richten wir folgende Fragen an die Südtiroler Landesregierung:

  1. Stimmt diese Darstellung grundsätzlich?
  2. Wenn ja, bitten wir um folgende Auskünfte:
    a) Welches Gebäude wird für sabes in der Industriezone angemietet?
    b) Wer ist Besitzer:in des Gebäudes und welcher Mietbetrag muss entrichtet werden?
    c) Welche Fristen hat der Mietvertrag?
    d) Welcher Bau soll am Bozner Boden entstehen? Wo genau und mit welcher Zweckbestimmung?
    e) Welche Kosten sind für den Bau vorgesehen?
    f) Wann rechnet man mit der Fertigstellung?

BZ, 05.04.2021

Landtagsabgeordnete
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Hier könnt ihr die Antwort der Landesregierung herunterladen.

COMUNICATO STAMPA.

Le attività umane mettono in serio pericolo la sopravvivenza di api e tanti altri insetti importanti per l’impollinazione e per la sopravvivenza del nostro ecosistema. Il Gruppo Verde porta in Consiglio provinciale una mozione per contribuire alla tutela di queste preziose creature.

Le temperature rigide di questi giorni hanno un po’ rallentato i tempi, ma la primavera è ormai arrivata, i ciliegi sono in fiore, i meli tra un po’ riempiranno le valli dei loro fiori rosa e gli insetti impollinatori sono già belli indaffarati. Oltre alle api mellifere, in Sudtirolo ci sono più di 500 specie di api selvatiche, di cui spesso non sappiamo nemmeno dell’esistenza.

Anche le api selvatiche sono, proprio come quelle mellifere, delle lavoratrici instancabili e impollinano innumerevoli piante. Per le persone sono poco pericolose, perché, a differenza dell’ape mellifera, quelle selvatiche hanno un pungiglione poco sviluppato che usano di rado. Questi animaletti sono un segno della biodiversità e negli ecosistemi hanno un ruolo importante.

In Europa, e anche in Alto Adige, la popolazione degli insetti si sta riducendo quantitativamente ma anche qualitativamente. La morìa delle api e degli insetti è un dato scientificamente provato, e note sono ormai anche le cause. Le attività umane distruggono gli habitat naturali dove sono solite riprodursi (muretti a secco, legno morto, cumuli di sassi, cespugli, ecc.), il massiccio uso di pesticidi in agricoltura li tormenta e distrugge. cambiamento climatico accelerato e inquinamento luminoso li confondono e uccidono.

“Ognuno e ognuna di noi, però, può fare qualcosa per proteggere sostenere la sopravvivenza di api e insetti: nel proprio giardino, ad esempio, basta lasciare un angolo selvatico, con pietre, pezzi di legno e piante spontanee. Oppure si può collocare un hotel per gli insetti su un balcone ben soleggiato” spiega Hanspeter Staffler, primo firmatario della proposta.

Anche gli agricoltori possono fare molto, ad esempio riducendo l’uso dei pesticidi, oppure lasciando delle aree di compensazione ecologica, così come previsto nelle direttive Agrios.

E anche i Comuni hanno una grande responsabilità: superfici non usate o “improduttive” non devono essere cementificate, perché offrono delle preziose possibilità di nidificazione per alcuni tipi di api, come le andrene.

“Il Gruppo Verde si impegna da sempre per la tutela dell’ambiente e della biodiversità – sottolinea Riccardo Dello Sbarba – con questa proposta andiamo a tutelare gli esseri più piccoli del nostro ecosistema”.

Tutte e tutti siamo responsabili per una transizione ecologica della nostra terra. Iniziamo da qui. Con un opuscolo e un video divulgativi il Gruppo Verde spiega che cosa possiamo fare anche nel nostro piccolo. “La Giunta e le istituzioni devono però fare la loro parte – conclude Staffler – un piano di tutela e più fondi alla ricerca sono solo un primo passo”.

 

BZ, 09/04/2021

Cons. prov.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

INTERROGAZIONE.

Con Delibera n. 301 del 30.03.2021 la Giunta provinciale ha approvato il “Regolamento edilizio tipo” previsto dall’art. 21 comma 5 della legge provinciale n. 9 del 2018, “Territorio e paesaggio”. Tale regolamento deve poi essere deliberato da ciascun Consiglio comunale e da esso dipendono molte decisioni in grado di definire lo sviluppo del territorio comunale e la sua stessa identità. E’ dunque un documento fondamentale per il futuro di ogni comune. Per questo, la esigenza presente nella Lp 9/18 di avere regole omogenee per tutta la Provincia, al fine di evitare disparità di trattamento al varcare di ogni confine comunale, deve essere contemperata con una certa autonomia riconosciuta ai Comuni di fare meglio, se ne hanno la volontà, rispetto a quanto dettato dal “Regolamento tipo”. Quest’ultimo non dovrebbe impedire disposizioni migliorative di standard urbanistici e paesaggistici, volte a perseguire con più rigore, coraggio e coerenza gli obbiettivi che la stessa legge provinciale “Territorio e paesaggio” indica al suo articolo 2, che qui vogliamo citare:

Art. 2 (Finalità)

(1) La presente legge persegue la finalità di garantire:

a)       alla popolazione un’elevata qualità di vita e di lavoro,

b)      una pianificazione territoriale funzionale allo sviluppo sociale ed economico sostenibile del territorio urbano e rurale con particolare considerazione delle esigenze del capoluogo della Provincia;

c)       la tutela e la valorizzazione del paesaggio e delle risorse territoriali naturali;

d)      la valorizzazione dello spazio pubblico al fine di creare luoghi di incontro dove può generarsi “comunità”, dove si realizza coesione sociale creando qualità urbana e ambientale;

e)      la protezione dai pericoli naturali e la loro prevenzione;

f)        l’incentivazione della competitività di tutti i settori economici;

g)       la valorizzazione del territorio rurale in considerazione delle esigenze particolari dell’agricoltura e della silvicoltura;

h)      il miglioramento della qualità di vita tramite la disponibilità di servizi di vicinato di qualsiasi tipo e di servizi collettivi essenziali su tutto il territorio;

i)        la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e della qualità insediativa, l’utilizzo efficiente delle aree già urbanizzate e la promozione di una struttura insediativa compatta per evitare la dispersione edilizia;

j)        la disponibilità di infrastrutture per formazione, cultura e ricreazione;

k)       l’incentivazione di abitazioni economicamente accessibili;

l)        il soddisfacimento delle esigenze di mobilità e di comunicazione della popolazione;

m)    il contenimento del consumo di suolo e di energia e l’incentivazione dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.

 

E’ certamente positivo che su alcune scelte il “Regolamento tipo” lasci spazi di scelta ai comuni, come ad esempio in tema di verde o di inquinamento luminoso, anche se anche su questi punti qualche chiarimento in più serve (e sarà oggetto di questa interrogazione). Ma, oltre ai punti lasciati volutamente aperti dalla delibera della Giunta provinciale, l’autonomia dei singoli comuni dovrebbe e potrebbe esercitarsi anche su altri argomenti, sempre con l’esclusiva finalità di perseguire in modo più efficace gli obbiettivi indicati dalla stessa Legge provinciale n. 9/18.

Esempi di singoli “Regolamenti edilizi comunali” più avanzati esistono già e i comuni che finora se ne erano dotati rischiano di dover fare passi indietro.

Per questo urge un chiarimento su diversi aspetti della citata delibera della Giunta provinciale. Per rendere più concrete le domande di questa interrogazione, abbiamo fatto un confronto tra quanto prevede l’attuale regolamento edilizio di un comune come Merano e quanto potrebbe consentire in futuro il “Regolamento edilizio tipo”.

 

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Il comma 5 dell’art. 21 della Lp 9/18 prevede che la Provincia adotti il Regolamento edilizio tipo “d’intesa con il Consiglio dei Comuni”. La delibera 301/2021, che approva il citato “regolamento tipo”, dice che “la Giunta provinciale ha preso visione della bozza di delibera elaborata e trasmessa all’amministrazione provinciale dal Consorzio dei Comuni della Provincia di Bolzano (…) e rilascia apposita intesa”. Il soggetto dell’intesa, indicato dalla Lp 9/18 nel “Consiglio dei Comuni”, può essere considerato equivalente al soggetto “Consorzio dei Comuni” indicato invece nella delibera 301/21? Se sì, in base a quale normativa? Se no, il “Regolamento edilizio tipo” approvato con DGP 301/21 deve essere approvato anche dal “Consiglio dei comuni”, affinché la prevista intesa sia valida e il “Regolamento” non sia esposto a futuri ricorsi?
  2. La Lp 9/18 prevede che il consiglio comunale delibera il proprio regolamento edilizio “sulla base (auf der Grundlage)” del Regolamento edilizio tipo; la delibera n. 301/2021 dice invece che il Regolamento tipo “è vincolante (verbindlich) per i Comuni”, tranne i passaggi lasciati esplicitamente aperti nella delibera stessa. La delibera è difforme dalla legge, oppure la Giunta provinciale giudica le espressioni “sulla base” e “vincolante” come equivalenti? In questo secondo caso, sulla base di quali considerazioni giuridiche che mettano il “regolamento tipo” (e i conseguenti regolamenti comunali) al riparo da futuri ricorsi?
  3. Il “Regolamento edilizio tipo” approvato dalla Giunta provinciale prevede l’istituzione (ci pare di capire obbligatoria) di una “Sezione edilizia della Commissione comunale per il territorio e il paesaggio”, lasciando al comune la facoltà di definirne la composizione, ma dettagliando con cura le sue competenze. In quale punto della Lp n. 9/18 è prevista l’istituzione di questa “Sezione edilizia della CCTP”? Se il Regolamento tipo fa riferimento all’art. 4 comma 7 della Lp 9/18, in cui viene detto che “Il Comune può prevedere l’istituzione di sezioni differenziate della CCTP, definendone la composizione e le competenze”, perché non viene lasciata al comune la decisione sulle eventuali sezioni della CCTP?
  4. L’art. 3 comma 3 del Regolamento tipo parla in italiano di “presunta parzialità” e in tedesco di “Befangenheit” del Presidente della CCTP. I due termini sono diversi, quello italiano molto più generico, soprattutto se accompagnato dall’aggettivo “presunta”. Inoltre, non sono citate norme di legge cui fare riferimento per stabilite e gestire questo possibile “conflitto di interessi”. Il tema è delicato e a rischio di ricorsi. Vuole la Giunta riformulare questo comma e inserirvi riferimenti a chiare norme di legge?
  5. Il “Regolamento edilizio tipo” definisce “facoltativo” l’allegato 2, “Tutela del verde e degli alberi”. In che senso è facoltativo? Il Consiglio comunale può semplicemente adottarlo o non adottarlo, oppure – in caso di adozione – può modificare il testo proposto al fine di meglio perseguire le finalità indicate dall’art. 2 della Lp 9/18, ad esempio al punto c), “la tutela e la valorizzazione del paesaggio e delle risorse territoriali naturali”?
  6. Il “Regolamento edilizio tipo” definisce “facoltativo” anche l’allegato 5, “Disposizioni in tema di inquinamento luminoso”, ma, al contrario che nel caso del verde, nella delibera 301/21 (almeno nella versione scaricabile dal sito internet della Provincia) per questa materia non è proposto alcun allegato. Ciò vuol dire che i comuni possono definire un allegato 5 sull’inquinamento luminoso a propria discrezione?
  7. Vi sono alcuni regolamenti edilizi comunali che dettano norme più stringenti su alcuni argomenti, perseguendo in modo più efficace gli obbiettivi fissati all’art. 2 della Lp n. 9/18. Ad esempio, il regolamento edilizio del comune di Merano prevede che i nuovi edifici siano provvisti al piano terra di un apposito spazio comune dedicato a carrozzine e biciclette. Uno spazio privo di barriere architettoniche, collegato al giro-scale e della stessa qualità del resto dell’edificio. Dal “Regolamento edilizio tipo” sembra potersi però dedurre che per lo stesso scopo sia in futuro sufficiente una semplice area. Chiunque abbia mai sollevato un passeggino su per le rampe delle scale, oppure abbia parcheggiato la bicicletta in un solitario garage sotterraneo a tarda notte, oppure ancora debba mettere in carica il proprio mezzo elettrico, conosce e comprende l’importanza di uno spazio pubblico e accessibile a tutti i condomini come quello immaginato e prescritto dal regolamento edilizio meranese. Domanda: il consiglio comunale di Merano ha la possibilità di inserire nel proprio nuovo “Regolamento edilizio comunale” la norma finora vigente, che definisce la materia in modo migliorativo rispetto alla previsione del “Regolamento tipo”, perseguendo in modo più efficace alcuni degli obbiettivi fissati all’art. 2 della Lp n. 9/18, ad esempio: punto a) “un’elevata qualità di vita”; punto h) “disponibilità di servizi di vicinato di qualsiasi tipo”? Se il comune non può inserire nel proprio regolamento edilizio una norma del genere, esistono soluzioni alternativi per mantenerla comunque in vigore?
  8. Gli obbiettivi di qualità della vita citati nella domanda precedente riguardano ad esempio anche i bambini e le bambine. A Merano, chiunque costruisca una casa con più di cinque appartamenti deve destinare parte dello spazio libero (il 15 per cento) a parco giochi per bambini. Questo dà a tutti i bambini della casa un posto dove giocare all’aperto, compresi quelli che vivono ai piani superiori. Questa regola vale per tutta Merano. Il “Regolamento edilizio tipo” della Provincia, invece, sembra applicare solo il relativo decreto del Presidente della Giunta provinciale, che prevede parchi giochi solo per le strutture con più di 10 appartamenti e solo per le zone con un piano di attuazione. Questo restringe enormemente il campo d’applicazione, rispetto a un regolamento come quello di Merano. Domanda: anche in questo caso potrebbe il consiglio comunale di Merano trasferire nel suo nuovo regolamento edilizio comunale la norma presente nel suo regolamento attuale? Se il comune non può inserire nel proprio regolamento edilizio una norma del genere, esistono soluzioni alternativi per mantenerla comunque in vigore?
  9. Altro esempio: il regolamento edilizio del comune di Merano contiene un interessante articolo per incentivare il co-housing, una forma avanzata di modelli abitativi intergenerazionali. Nel “Regolamento edilizio tipo” non siamo riusciti a trovarne traccia. Domanda: Può il consiglio comunale di Merano, alla luce del “Regolamento tipo” e al fine di perseguire gli obbiettivi citati all’art. 2 della Lp 9/18 ( ad esempio: a) “elevata qualità di vita”, b) “sviluppo sociale”, d) “generare comunità dove si realizza coesione sociale creando qualità urbana”…), conservare questa norma anche nel nuovo regolamento edilizio comunale? Se il comune non può inserire nel proprio regolamento edilizio una norma del genere, esistono soluzioni alternativi per mantenerla comunque in vigore?
  10. I comuni possono prevedere nei propri regolamenti edilizi sanzioni più alte di quelle previste dal regolamento tipo, ovviamente giustificandolo a maggiore tutela delle proprie caratteristiche, o di situazioni di maggiore sensibilità? Per esempio: il regolamento edilizio di Merano disciplina le sanzioni sulla base di tre tipologie di infrazioni edilizie, con un importo pari a € 900, € 1.500 o € 3.000 (ridotte a un terzo in caso di pagamento entro 60 giorni) a seconda della gravità dell’illecito perpetrato. La multa più alta è prevista nei casi in cui si metta a repentaglio l’incolumità delle persone lasciando nel degrado edifici fatiscenti o non intervenendo su piante malate e a rischio crollo. Il regolamento edilizio proposto dalla Provincia prevede invece per qualsiasi violazione una multa da € 50 a € 500 euro (che si riduce a 100 € in caso di pagamento entro 60 giorni), importi che – quando ne va della sicurezza delle persone – potrebbero apparire inadeguati. Domanda: potrebbe il comune di Merano mantenere, almeno per casi più gravi e giustificati, le sanzioni più alte previste finora dal suo regolamento edilizio? Se il comune non può inserire nel proprio regolamento edilizio una norma del genere, esistono soluzioni alternative per mantenerla comunque in vigore?
  11. Esistono norme che alcuni comuni si sono dati ma che non siamo riusciti a trovare nel “Regolamento edilizio tipo”. Ad esempio, il comune di Merano ha un esauriente articolo sulla regolamentazione delle antenne di trasmissione basato su un decreto del 2013. Può il consiglio comunale di Merano, alla luce del “Regolamento tipo”, conservare questa norma anche nel nuovo regolamento edilizio comunale? Se il comune non può inserire nel proprio regolamento edilizio una norma del genere, esistono soluzioni alternative per mantenerla comunque in vigore?
  12. Altro esempio sulla spazzatura. Lo stesso comune di Merano ha regolamentato dove e come devono essere conservati i contenitori dei rifiuti. Può il comune di Merano, alla luce del “Regolamento tipo”, conservare questo regolamento? Se può conservarlo, chi però controlla questo regolamento se non la commissione comunale? E’ possibile prevedere questa funzione della CCTP nel futuro regolamento edilizio comunale? Se il comune non può inserire nel proprio regolamento edilizio una funzione del genere, esistono soluzioni alternative?
  13. In generale, potrebbe un comune inserire nel proprio regolamento edilizio standard più alti rispetto a quelli previsti dal “Regolamento tipo”? Se sì, per quali standard potrebbe esercitarsi questa facoltà?
  14. Entro quale data i comuni devono approvare il proprio Regolamento edilizio comunale?

 

Bolzano, 9/4/2021

 

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

 

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Grazie a un accordo tra Provincia e banche, queste hanno posticipato le scadenze delle rate dei mutui nella primavera del 2020, in considerazione dell’emergenza Covid. Si è trattato di una importante misura, che tuttavia aveva il problema di essere il rinvio di una scadenza che prima o poi bisognava onorare. La scadenza è arrivata il 31 marzo 2021, quando la pandemia non è passata e la situazione economica di famiglie e imprese si è semmai aggravata. La liquidità manca, oggi più che nel 2020. Ci è stato riferito da diverse imprese che esse hanno chiesto alle banche un ulteriore rinvio dei pagamenti e che questo è possibile, ma stavolta non senza conseguenze: le banche applicheranno norme penalizzanti previste per normali casi di morosità, come il peggioramento del rating di chi non paga a scadenza. Molte imprese hanno lavorato anni per avere buoni ratings e questo lavoro rischia di andare in fumo. Alcune stanno pensando addirittura di chiedere un nuovo mutuo per pagare la rata del vecchio, finendo però in una spirale di indebitamento senza fine.

Si chiede alla Giunta provinciale:

Ha preso la Provincia iniziative, o intende prenderle nei prossimi giorni (e in questo caso quando e quali), presso le banche locali, affinché esse accettino di nuovo di rinviare il pagamento delle rate di mutuo per tutto o parte l’anno 2021 senza conseguenze per famiglie e imprese riguardo alle condizioni di finanziamento attuali e future, ad esempio senza modifica dei relativi ratings?

Bolzano, 24 marzo 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della Giunta.

ANFRAGE ZUR AKTUELLEN FRAGESTUNDE.

Über ein Jahr leben wir nun schon mit dem Corona-Virus. Immer mehr lernen wir Umgang damit dazu. Dass zum Beispiel Menschen mit Vorerkrankungen einen schwereren Verlauf des Virus durchmachen müssen. Ihnen kann durch Prävention geholfen werden. Dafür braucht es gezielte Maßnahmen.

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Wie viel hat das Land Südtirol bis dato für die Bekämpfung von Covid-19 ausgegeben?
  2. Wie viele dieser Gelder flossen in die Prävention von Covid-19?
  3. Welche Präventionsprojekte zur Coronapandemie haben die einzelnen Ressorts ausgearbeitet (Sanität, Bildung, Landwirtschaft, Umweltschutz usw.)?

Bozen, 07.04.2021

Landtagsabgeordnete
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

La Giunta provinciale ha presentato alle parti sociali la proposta di diversificare il valore del canone provinciale, attualmente circa 6,63 € al m2, riducendolo per le località a minor tensione abitativa e alzandolo nei centri a maggiore tensione, con aumenti fino a 9 € (+35%) a Bolzano. Ciò è incomprensibile in un periodo difficile per le famiglie e rischia di scatenare una corsa al rialzo degli affitti, poiché il canone provinciale rappresenta un riferimento per tutto il mercato della casa.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Qual è esattamente la proposta della Giunta di diversificazione del valore del canone provinciale e su quali motivi e dati si fonda?
  2. La diversificazione è stata sollecitata da qualche associazione o rappresentanza di interessi?
  3. Non teme la Giunta che l’aumento scateni una corsa al rialzo degli affitti sul mercato?
  4. L’aumento proposto è collegato all’applicazione della Lp 9/2018, art. 40, “abitazioni a prezzo calmierato”? Alzando il canone provinciale si vuole incentivare i costruttori a realizzare questi alloggi, consentendo loro maggiori guadagni?
  5. Intende l’assessora discutere questa proposta almeno nella competente commissione legislativa, o meglio nel Consiglio provinciale stesso?

Bolzano, 30 marzo 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della Giunta.

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

La Provincia ha investito ingenti somme per permettere a moltissime famiglie di avere la casa di proprietà, con l’agevolazione dell’acquisto, della costruzione o del recupero della prima casa. Dal 1999 al 2018, solo per queste tre categorie di agevolazione, sono stati spesi oltre un miliardo e 283 milioni per 40.128 famiglie. Si è costituito un ingente patrimonio immobiliare sottoposto a vincolo sociale, che prevede che l’alloggio possa essere affittato solo a persone in possesso dei requisiti generali per essere ammesse alle agevolazioni edilizie provinciali e a un canone di locazione pari al 75 per cento del canone provinciale.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Può un alloggio agevolato essere lasciato vuoto a tempo indeterminato, o chi ha ricevuto l’agevolazione, se non lo occupa, è obbligato a affittarlo a persone che ne hanno diritto?
  2. Quali sono i casi in cui il beneficiario può assentarsi dall’alloggio agevolato per un lungo periodo senza violare la normativa vigente? Tra questi casi può rientrare il periodo necessario per trovare una persona che legittimamente affitti il suddetto alloggio? Se sì, quanto può durare questo periodo in cui l’alloggio agevolato viene lasciato vuoto?
  3. Sono stati scoperti casi in cui l’alloggio sia stato lasciato vuoto illegittimamente? Se sì, quanti sono i casi all’anno in media e le tipologie più frequenti di questa violazione?

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

 

Qui potete scaricare la risposta della Giunta.