COMUNICATO STAMPA.

L’8 marzo, Giornata internazionale per i diritti delle donne, ci ricorda ogni anno che per i diritti delle donne bisogna lottare – dal riconoscimento delle pari opportunità fino al diritto di voto, passando per il diritto all’autodeterminazione sul nostro corpo e sul nostro stile di vita. È sempre occasione per rinnovare l’impegno contro le discriminazioni di genere. E siccome insieme si va più a fondo ed è meglio, quest’anno le donne Verdi hanno deciso di celebrare la sorellanza – la solidarietà tra sorelle, #sisterhood.

La fratellanza è un concetto affermato, lo conosciamo tutte e tutti, viene cantato negli inni. E la sorellanza? Che la parola si stia facendo spazio, lo possiamo vedere dall’esempio delle donne americane, come Kamala Harris e Michelle Obama, ma non sono solo loro a sostenere e ad aprire la strada ad altre donne e alle generazioni successive.

Noi Donne Verdi pensiamo che sia ora di affermare e valorizzare la sorellanza, soprattutto in questi tempi di crisi e pandemia. Molti dei temi attuali riguardano le donne in prima linea. E quando le donne esprimono opinioni differenti o hanno atteggiamenti divergenti, allora sembra che la causa femminile perda di credibilità: le donne discutono, pretendono molto da sé stesse e dagli altri, rompono i rapporti tra loro perché a volte i compromessi sono o semplicemente sembrano essere troppo duri da sostenere.

Ma non deve essere così. Così come i fratelli, anche le sorelle si accapigliano, prendono strade diverse, hanno caratteri e tendenze diverse e, sì, hanno addirittura opinioni differenti. E non per questo devono necessariamente rompere il legame di solidarietà e sorellanza che ci unisce. Se sappiamo di avere bisogni ed essenze diverse e se riusciamo a confrontarci, anche in discussioni dure, quello che facciamo e quello che siamo può solo diventare più forte.

Per questo con una piccola campagna sui social vogliamo reclamare il diritto alle differenze tra donne, pur restando sorelle. Siamo piccole e grandi, siamo bionde e more, siamo omo, bi ed eterosessuali, siamo simpatiche e antipatiche, siamo cocciute e arrendevoli, abbiamo opinioni divergenti e proprio per questo celebriamo la nostra sorellanza!

8.3.2021

Le donne verdi

MOZIONE.

Le discussioni sul tema del “brain drain” e le preoccupazioni per l’abbandono delle aree rurali sono da tempo arrivate anche nella nostra provincia.
La fuga dei cervelli è nel frattempo diventata un vero e proprio ambito di ricerca e si stanno elaborando misure per reagire al fenomeno. Lo studio dell’IRE del 2019 mostra che partendo da 1.100 persone nel 2012, in particolare laureate, l’emigrazione è negli anni aumentata costantemente, per arrivare a 1.500 persone nel 2017. I ritorni sono invece stati tra i 26 e gli 81 all’anno.

La metà dei cervelli emigrati è femminile.

Questo fatto ha pesanti conseguenze dal punto di vista demografico.

Lì dove giovani donne se ne vanno, la società è destinata a morire.

Se questa è la realtà, nel contempo le misure per favorire il ritorno in patria sono prevalentemente rivolte a uomini. E ciò succede in modo particolare per quanto riguarda le zone rurali. Se pensiamo ai motivi che portano le giovani generazioni a restare in paese oppure a cosa potrebbe indurle a tornare a vivere in paese si citano spesso i seguenti fattori:

  • la qualità del posto di lavoro
  • la vita associativa
  • lo spazio abitativo
  • il collegamento con i centri urbani.

Una ricerca dell’Eurac a cura di Philipp Corradini dell’Istituto per lo sviluppo regionale, presentata in occasione del convegno online organizzato dalla Piattaforma per il rurale il 26/1/2021 e in cui si analizzano i motivi che portano le altoatesine e gli altoatesini a vivere nelle aree rurali, a trasferirsi nelle aree rurali oppure a lasciare le aree rurali, conferma in modo evidente che i fattori succitati sono molto importanti quando si tratta di decidere se restare, andarsene o tornare, anche se molto di più per i giovani uomini e molto meno per le giovani donne.

Nell’interessante ricerca si parla solo brevemente delle differenze di genere. Bisogna comunque partire dal presupposto che le giovani donne danno la priorità ad altri fattori. La ricerca cita per esempio:

  • il rapporto di coppia e la propria famiglia
  • la qualità della vita
  • la natura e l’offerta per il tempo libero
  • la formazione e chi si prende cura dei figli

Le differenze sono evidenti e trovano conferma nelle interviste effettuate durante il convegno con donne che hanno deciso di emigrare. In particolare l’orario di lavoro flessibile e la possibilità di affidare i figli a qualcuno, ma anche l’apertura e il multiculturalismo (“cultura dell’accoglienza e volontà di restare”) sono stati citati come fattori importanti quando si tratta di decidere se restare all’estero oppure ritornare in patria.

Le differenze tra i desideri e le esigenze degli uomini e delle donne nel prendere decisioni di questo tipo hanno quindi una grandissima importanza strategica ai fini degli sforzi intrapresi per “riportare in patria” le giovani altoatesine e i giovani altoatesini.

Se vogliamo limitare l’emigrazione delle giovani donne dalle aree rurali verso i centri urbani, si tratta essenzialmente anche di mantenere o rendere attrattive le zone rurali.

Dove disponiamo di dati, il fenomeno è chiaramente quantificabile e ci sorprende per le sue dimensioni.

In Stiria in tre anni (dal 2017 al 2020) 1.800 giovani donne di 19-20 anni e con una buona formazione hanno lasciato le zone rurali per trasferirsi nel capoluogo Graz. Secondo il rapporto AdegDorfleben del 2020 ogni anno fino a 3.000 giovani donne provenienti da tutto il territorio austriaco si trasferiscono nell’area metropolitana di Vienna.

Nel quadro del progetto SEMIGRA – Selective Migration and Unbalanced Sex Ratio Structures in Rural Regions sono stato studiate cinque regioni interessate dall’emigrazione selettiva di giovani donne (la Sassonia-Anhalt, la regione di Kainuu nella Finlandia orientale, la contea di Västernorrland nella Svezia centrale nonché le regioni Észak-Alföld e Észak-Magyarország nella parte nord-est dell’Ungheria). Lo studio partiva dal fatto che in Germania e in molti altri Stati europei tra i giovani adulti in alcune regioni la percentuale delle donne o degli uomini è decisamente superiore.
Questi squilibri si registrano soprattutto tra le aree rurali e i centri urbani, e tra le aree economiche fiorenti e quelle in declino. Mentre le giovani donne sono molto attratte dalle grandi città, nelle aree rurali periferiche poco abitate si registra un numero superiore di giovani uomini. Nell’introduzione lo studio mette in guardia dal pericolo che nelle regioni periferiche dei nuovi Paesi si arrivi a una composizione diseguale della popolazione dal punto di vista socio-economico che avrebbe degli
effetti negativi sullo sviluppo regionale. La migrazione di giovani donne rischia di acuire ulteriormente i problemi economici, demografici e sociali delle regioni strutturalmente deboli e di innescare una spirale negativa. Per questo motivo lo scopo principale del progetto di ricerca SEMIGRA era quello di verificare possibili strategie di genere per lo sviluppo regionale e di elaborare indicazioni operative di rilevanza politica. (Vedi “Abwanderung junger Frauen und unausgewogene Geschlechterproportionen in ländlichen Regionen Europas” dell’Istituto Leibniz per la geografia regionale (IfL) di Lipsia, in collaborazione con il ministero per lo sviluppo regionale e il traffico (MLV) della Sassonia-Anhalt).

Anche lo studio della Stiria offre spiegazioni e propone strategie per non perdere le “portatrici di speranza per il futuro” come le chiamano i direttori e le direttrici della Camera dell’agricoltura e del commercio.

Lì dove ci si è occupati di questo tema si è giunti alla conclusione che è necessario:

  • anzitutto effettuare una rilevazione del fenomeno,
  • poi stabilire assieme alle donne le condizioni quadro adeguate alle loro specificità esistenziali
  • e infine passare alla messa in atto e alla realizzazione di queste condizioni generali.

Dai vari studi emerge che le giovani donne, pur apprezzando molto la qualità di vita esistente nelle aree rurali, spesso vi trovano condizioni generali difficilmente conciliabili con un progetto di vita ambizioso e aperto al mondo, e di conseguenza scelgono di andarsene.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di commissionare uno studio che analizzi gli aspetti di genere di emigrazione, immigrazione e rientro con riferimento all’Alto Adige e nello specifico alle sue zone rurali;
  2. di avviare, come accompagnamento ed eventualmente misura conseguente, un processo, anche in collaborazione con varie rappresentanze delle donne, dei giovani e del mondo rurale, per individuare le necessarie e possibili condizioni quadro;
  3. di introdurre le indicazioni derivanti dai punti 1 e 2 negli obiettivi strategici della Giunta provinciale e di agire ai fini di una loro attuazione.

 

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

 

Il 16.09.2021 il consiglio ha approvato la mozione con questo emendamento:

  1. di avviare un processo, anche in collaborazione con varie rappresentanze delle donne, dei giovani e del mondo rurale, per individuare le necessarie e possibili condizioni quadro, al fine di contrastare l’emigrazione dall’Alto Adige in generale e più specificamente dalle sue zone rurali;
  2. di recepire le azioni conseguenti al punto 1 nell’elaborazione degli obiettivi politici strategici della Giunta provinciale.

MOZIONE.

Metà della popolazione mondiale ce l’ha, l’ha avuto o prima o poi l’avrà: il ciclo mestruale è un processo fisiologico che accompagna ogni donna per molti anni nell’arco della sua vita.

Una cosa così normale non dovrebbe essere un lusso.

Invece lo è eccome, e ce ne accorgiamo ogni mese facendo la spesa. Gli assorbenti igienici sono costosi. In Italia, come in molti altri paesi, sono ancora soggetti all’aliquota IVA massima, nel nostro caso del 22%. A livello nazionale si sta cercando di rimediare, ma la strada da intraprendere è incerta. Nella sua vita, una donna spende in media più di 2.000 euro per questi prodotti.

Per molte donne, soprattutto per quelle più giovani, si tratta di una spesa considerevole.

Per questo negli ultimi anni sempre più Paesi, come ad esempio la Scozia o la Nuova Zelanda, hanno deciso di mettere a disposizione gratuita-mente gli “articoli per l’igiene femminile” nelle strutture pubbliche e nelle scuole. Così facendo, lanciano un messaggio di uguaglianza e di rispetto per le donne. Essere donna non dovrebbe costare più di quanto costi essere uomo.

Nel 21° secolo anche la Provincia di Bolzano potrebbe dare un analogo segnale.

Pertanto il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

di mettere a disposizione gratuitamente prodotti per l’igiene femminile in tutte le scuole e in altri edifici pubblici della provincia.

 

Bolzano, 02.03.2021

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Riccardo Dello Sbarba

La parte deliberativa è stata sostituita il 14.04.2021:

1. ad avviare un progetto pilota affinché nell’ambito dell’educazione sessuale e di una sensibilizzazione mirata vengano messi gratuitamente a disposizione prodotti per l’igiene femminile in tutte
le scuole medie della provincia.”

Consiglieri provinciali
Jasmin Ladurner
Brigitte Foppa
Sandro Repetto
Magdalena Amhof
Maria Elisabeth Rieder

COMUNICATO STAMPA.

La pandemia covid ci tiene sotto scacco ed è necessario unire tutte le forze per superare questa crisi che è insieme sanitaria, economica e sociale. Le altre crisi, come quella climatica e della biodiversità sono finite in secondo piano nella percezione dell’opinione pubblica, ma in realtà ci accompagneranno ancora a lungo, anche dopo la fine della pandemia, e per questo non possiamo permetterci di perderle di vista. Ce lo ricorda la Giornata per la tutela delle specie che si celebra mercoledì 3 marzo.

Da parecchi anni esperte ed esperti affermano che la tutela delle specie non è assolutamente funzionante in Alto Adige. Esiste certo una legge per la protezione di piante e animali selvatici che però di fatto viene regolarmente ignorata dalla giunta. Un triste esempio si è verificato due anni fa a Olang, dove con la concessione edilizia del sindaco è stata drenata una preziosa zona umida distruggendola. Nonostante gli uffici responsabili fossero stati informati per tempo non hanno impedito la distruzione di piante e animali rari. In questo modo non può funzionare bene una efficace tutela delle specie!

Turismo, boom edilizio e agricoltura intensiva mettono a serio rischio le specie selvatiche. A causa di pesticidi chimico-sintetici la quantità di insetti e api selvatiche sta diminuendo drasticamente. Anche l’ape da miele è in pericolo in Alto Adige, molti alveari sono talmente indeboliti dai pesticidi che altri fattori di stress come freddo, umidità e il parassita della verroa li stanno distruggendo.

“La tutela delle specie non è un lusso – afferma il Consigliere provinciale Hanspeter Staffler – ma l’intento di garantire ad animali e piante il pieno diritto a vivere in un ambiente sano.” Nell’agenda politica dei Verdi la tutela delle specie è in posizione prioritaria.
Tre sono le leve da attivare per più protezione delle specie di flora e fauna: una migliore applicazione della legge per la tutela della natura, una maggiore sensibilizzazione di cittadini e cittadine e pratiche agricole più ecologiche.

Bolzano, 02/03/2021

MOZIONE.

La Giunta provinciale intende fornire aiuti considerevoli a sostegno di singoli settori dell’economia altoatesina. Si parla di un ordine di grandezza di 500 milioni di euro per ammortizzare gli effetti
della crisi secondo l’esempio di Paesi quali Germania e Austria ovvero di singoli Länder. Gli aiuti sono diretti a compensare almeno parzialmente le perdite di fatturato e gli scarsi aiuti statali nonché ad ammortizzare le perdite di retribuzione.

Secondo le associazioni imprenditoriali, le somme andrebbero destinate per ca. 375 milioni di euro al turismo, per ca. 271 milioni di euro al commercio e per 220 milioni di euro all’artigianato, e verrebbero assegnate alle imprese colpite le cui perdite di fatturato superano un determinato importo. Anche se la Provincia non arriverà agli 866 milioni di euro richiesti, con i 500 milioni di euro previsti gli aiuti raggiungeranno comunque proporzioni considerevoli.

In linea di principio vanno apprezzati i consistenti aiuti alle imprese in generale e a quelle turistiche in particolare, ma a condizione che venga tenuta nell’adeguata e giusta considerazione la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti che si trovano in cassa integrazione o sono disoccupati. Gli aiuti concessi con denaro pubblico andrebbero vincolati a determinate condizioni volte a migliorare a lungo termine la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Oltre alle difficoltà che il turismo sta attraversando a causa della pandemia, si deve prestare particolare attenzione ai risvolti sociali per questo settore, specialmente per quanto riguarda i dipendenti stagionali. I lavoratori e le lavoratici stagionali che per via della crisi non trovano lavoro e finora hanno percepito l’indennità di disoccupazione ora si ritrovano senza garanzie finanziarie.

Anche se sembra che a Roma si stia profilando una soluzione, sono necessarie delle compensazioni anche da parte della Provincia. A medio termine servono misure di sostegno stabili affinché anche i lavoratori e le lavoratrici stagionali possano pianificare con certezza.

Si deve in ogni caso puntare a contratti della durata di un anno. Attualmente è consuetudine che, terminata la stagione, le ferie residue e le ore libere accumulate vengano liquidate, e grazie
all’indennità di disoccupazione i lavoratori e le lavoratrici dipendenti fanno fronte al periodo che intercorre fino alla stagione seguente.

I periodi di fermo vengono quindi coperti da tutti i contribuenti e le contribuenti attraverso il trasferimento di un’enorme mole di contributi al settore turistico. A breve e medio termine, si deve puntare a una ristrutturazione del settore turistico: si dovrebbe ad esempio prendere in considerazione un’apposita cassa per il turismo, sulla scorta della Cassa Edile, finanziata dal settore turistico, affinché la copertura economica dei periodi di fermo non vada a gravare su altri settori e non debba essere finanziata da questi ultimi. In tal modo si sgraverebbero gli altri settori alleviando l’attuale pressione sul sistema sociale.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di vincolare lo sviluppo di un pacchetto di aiuti a chiare condizioni in favore dei collaboratori e delle collaboratrici del settore turistico;
  2. di promuovere il passaggio dai contratti stagionali a quelli annuali;
  3. di predisporre l’introduzione di un’apposita cassa per il settore turistico sul modello della Cassa Edile

Bolzano, 02.03.2021

Consiglieri provinciali
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

I media riferiscono che 150 persone hanno inviato alla Provincia una lettera sul reclutamento degli insegnanti di musica, lamentando anche disparità di trattamento con chi a Innsbruck frequenta l’IGP.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. In Alto Adige si ottiene l’abilitazione all’insegnamento di musica dopo 5 anni di Conservatorio e una formazione didattica di altri 2 anni, attualmente sospesa. Quando e come verrà riattivata questa formazione? Intanto esiste un percorso alternativo per chi vuole insegnare?
  2. Sarebbe possibile modificare il corso di diploma di strumento presso il Conservatorio, includendo nel quinquennio anche la parte obbligatoria di formazione didattico-pedagogica?
  3. Potrebbe questo nuovo percorso formativo diventare direttamente abilitante, riducendo i tempi d’accesso a incarichi a tempo indeterminato da 7 (5+2) a 5 anni, costituendo così un’alternativa ai due anni di “formazione abilitante” o ai consueti concorsi a cattedra?
  4. Un diplomato del corso IGP di Innsbruck (di 4 anni) riceve l’abilitazione all’insegnamento in Alto Adige o questa persona deve frequentare i 2 anni di formazione aggiuntiva in didattica?
  5. In Austria i diplomati IGP possono insegnare solo nelle scuole di musica private. In Alto Adige anche nella scuola dell’obbligo. Per quale motivo la Provincia “conferisce” loro questa abilitazione e quale fondamento legale ha questa cosa?

Bolzano, 2 marzo 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Nel Comune di Brennero, in Val di Fleres, frazione Anichen, la Wipptaler Bau vorrebbe aprire una cava chiamata “Lochen”. Il progetto è già stato discusso a fine 2013, ma non è stato realizzato. Nel settembre 2020 è stato presentato il progetto esecutivo al Comune (progetto n. 13132PT), con dimensioni veramente notevoli di 7,5 ha e 280.000 m3. Gli abitanti di Anichen/Fleres a differenza del 2013 non sono stati informati e hanno preso atto della situazione a fatto compiuto, dopo la delibera di approvazione della Commissione edilizia. Adesso il progetto giace nell’ufficio Via. Nella frazione ci si preoccupa della dimensione della cava, il prevedibile aumento di camion e le polveri che minacciano l’agricoltura e in particolare colture biologiche avviate con successo nell’ultimo decennio.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Il progetto citato viene trattato secondo la vecchia legge urbanistica, oppure secondo la nuova legge Territorio e Paesaggio n. 9/2018?
  2. E’ conforme alla legge portare avanti un progetto di cava di queste dimensioni e di questo impatto senza prima aver elaborato e approvato un “programma di sviluppo comunale per il territorio e il paesaggio”?

Bolzano, 2 marzo 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

 

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

In attuazione della mozione n. 67/19, la Giunta provinciale ha incaricato l’Azienda musei provinciali di svolgere un’analisi, effettuata ora dalla Sinloc di Padova. Nei primi incontri ci risulta che l’azienda ha presentato ai suoi interlocutori (per es. la giunta comunale di Bolzano) alcune possibili sedi come il Virgolo, via Museo, il Carcere di Bolzano e un’area in zona castel Mareccio. Non risulta che siano state citate come possibili alternative l’edificio ex INA, o il nuovo polo bibliotecario. Inoltre, non è chiaro come si svolgerà il processo partecipativo previsto dalla mozione (“Il processo decisionale sarà accompagnato da processi partecipativi…”).

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Quale mandato la Provincia e/o l’Azienda musei provinciali hanno dato alla Sinloc circa i modi con cui condurre l’analisi e circa i contenuti della scelta da effettuare?
  2. In particolare, con quali criteri e soprattutto da chi sono state scelte le alternative di nuova sede, tra cui scegliere, che la Sinloc ha presentato ai soggetti che finora ha consultato?
  3. Che cosa è previsto in ordine ai “processi partecipativi” che dovrebbero accompagnare il processo decisionale? Chi e come è stato e verrà consultato? Ci saranno momenti di ascolto della cittadinanza, e come? E quali momenti partecipati vi avranno un carattere pubblico?
  4. I risultati del lavoro della Sinloc saranno resi pubblici, e come?

Bolzano, 1 marzo 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Nell’articolo 17 della L.p. n. 9 del 2018, Territorio e paesaggio, il comma 5 prevede quanto segue:
“(5) Salvo prescrizioni contrastanti del piano paesaggistico, gli edifici destinati ad abitazioni, esistenti dal 24 ottobre 1973 con una volumetria di almeno 300 m3 all’interno di superfici individuate quali verde agricolo e non appartenenti ad un maso chiuso, possono essere ampliati fino a 1.000 m3.”. Questa formulazione non specifica se i 1000 m³ aggiuntivi siano calcolati solo sopra terra, oppure facendo la somma della cubatura sopra e sotto terra. In una analoga norma che riguarda i masi chiusi, (art. 37 comma 4) la dizione “volumetria complessiva” suggerisce la somma di quanto viene realizzato sia sopra che sotto terra.

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. L’ampliamento di 1000 m³ di cui al comma 5 dell’articolo 17 della L.p. 9/2018 va calcolato solo considerando la nuova cubatura sopra terra (con la cubatura sotto terra esclusa, dunque “libera”), oppure va considerata sia la cubatura in più realizzata sopra terra che quella sotto terra? Oppure valgono altri criteri di calcolo per arrivare ai 1000 m³ e se sì, quali?
  2. In base a quale normativa è stata formulata la risposta alla domanda 1?

Bolzano, 24 febbraio 2021

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Chiunque può accedere a Internet e usare i mezzi di comunicazione social per lanciare messaggi, esprimere la propria opinione, raccontare storie, lanciare iniziative e proprio questo è il bello della rete. Purtroppo però ancora troppe persone sono poco consapevoli dell’effetto che un messaggio espresso in rete può provocare. E a volte gli effetti sono vere e proprie ondate di violenza. Seppur a parole, seppur filtrata da uno schermo, chi subisce questi attacchi vive un’esperienza di vera violenza fisica.

Bisogna dire basta e fare di tutto per creare uno scudo difensivo efficace a protezione di ogni persona che viene offesa, discriminata, attaccata sulla rete.

Ogni persona può essere vittima di questo odio, tuttavia esso colpisce di più donne e ragazze e contro di loro la violenza assume immancabilmente i caratteri del sessismo. Soprattutto le donne esposte nella sfera pubblica (politiche, giornaliste, docenti, ecc.) quando vengono criticate, vengono molto spesso attaccate sul loro aspetto e sul loro corpo con l’obbiettivo di umiliarle e di zittirle. Lo notiamo tutti i giorni: donne di destra e di sinistra, di qualsiasi professione, se esposte pubblicamente, prima o poi vengono colpite e sbeffeggiate per il loro aspetto fisico. Se poi osano prendere posizione su temi sensibili come diritti di genere, migranti, rifugiati e minoranze linguistiche o religiose, gli attacchi diventano sempre più violenti e sessisti. I social media sono il mezzo più rapido e meno controllato su cui questi attacchi vengono lanciati e diffusi. Sappiamo che anche tutte le donne presenti nel nostro Consiglio provinciale ne hanno fatto prima o poi esperienza sulla loro pelle e a tutte loro esprimiamo la nostra solidarietà.

Nel 2020 Amnesty International Italia ha reso pubblici i risultati di una ricerca chiamata Barometro dell’odio – Sessismo da tastiera. La ricerca è stata svolta tra novembre e dicembre 2019 e ha preso in analisi i contenuti relativi a 20 personalità note, 10 donne e 10 uomini, valutando complessivamente 42.143 commenti. Dall’analisi è emerso che il 14% dei commenti risulta essere offensivo, discriminatorio o hate speech. Quando però il tema oggetto della discussione è “donne e diritti di genere” l’incidenza dei commenti offensivi sale al 29%.

Le donne vengono attaccate più spesso, rispetto agli uomini e uno su tre di questi attacchi risulta essere di carattere sessista. Negli attacchi personali alle donne il tasso di hate speech è del 2,5%, mentre per gli uomini è del 1,6 per cento. Se si tratta di personaggi promotori dei diritti delle persone Lgbt, i commenti di odio sfiorano il 40%.

Il tema è quindi di attualità e sempre più pressante. In Alto Adige esistono progetti nelle scuole, coadiuvate da centri specialistici come il Forum Prävention, contro il cyberbullismo e per l’uso consapevole dei social media. Tuttavia, la scuola non può fare tutto e ogni progetto scolastico può moltiplicare la sua efficacia solo se al suo esterno si affermano il ripudio della violenza e una cultura del dialogo. Serve quindi un intervento a largo raggio nella società e nella pubblica opinione e qui la Provincia trova il suo spazio di azione.  Le persone offese non vanno lasciate sole e la stessa Provincia ha la possibilità di promuovere azioni per prevenire l’odio e scoraggiarlo, per promuovere una cultura del dialogo, per creare un ambiente solidale e protettivo, per diffondere esempi di solidarietà, non violenza e coraggio civile, per motivare uomini (questi particolarmente importanti, poiché le vittime in maggioranza sono donne!) e donne a fare da testimoni contro l’odio e il sessismo.

Tutto ciò considerato, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  1.  A realizzare – in stretta collaborazione con i diversi soggetti interessati, come ad esempio il comitato per le pari opportunità, rappresentanti dei media, comitato provinciale per le comunicazioni, artisti e artiste, persone attive per i diritti umani, Università di Bolzano, consulta degli studenti, consulta dei genitori, associazioni impegnate per i diritti e il rispetto, enti e centri di competenza e così via – una campagna di sensibilizzazione per una comunicazione rispettosa e non violenta, contro l’odio e la violenza sessista sul web.
  2. A coinvolgere, dal mondo della politica, della cultura, del giornalismo, dell’arte, uomini (soprattutto) e donne, disposti a rendersi testimonial per una tale campagna di sensibilizzazione.
  3. A diffondere la campagna di sensibilizzazione per una comunicazione rispettosa e non violenta, contro l’odio e la violenza sessista sul web su tutti i mezzi di comunicazione disponibili sul territorio provinciale (giornali, testate online, TV, radio, socialmedia, ecc.)

 

BZ, 15.02.2021

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler