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Le giovani donne sono essenziali per lo sviluppo della società

MOZIONE.

Le discussioni sul tema del “brain drain” e le preoccupazioni per l’abbandono delle aree rurali sono da tempo arrivate anche nella nostra provincia.
La fuga dei cervelli è nel frattempo diventata un vero e proprio ambito di ricerca e si stanno elaborando misure per reagire al fenomeno. Lo studio dell’IRE del 2019 mostra che partendo da 1.100 persone nel 2012, in particolare laureate, l’emigrazione è negli anni aumentata costantemente, per arrivare a 1.500 persone nel 2017. I ritorni sono invece stati tra i 26 e gli 81 all’anno.

La metà dei cervelli emigrati è femminile.

Questo fatto ha pesanti conseguenze dal punto di vista demografico.

Lì dove giovani donne se ne vanno, la società è destinata a morire.

Se questa è la realtà, nel contempo le misure per favorire il ritorno in patria sono prevalentemente rivolte a uomini. E ciò succede in modo particolare per quanto riguarda le zone rurali. Se pensiamo ai motivi che portano le giovani generazioni a restare in paese oppure a cosa potrebbe indurle a tornare a vivere in paese si citano spesso i seguenti fattori:

  • la qualità del posto di lavoro
  • la vita associativa
  • lo spazio abitativo
  • il collegamento con i centri urbani.

Una ricerca dell’Eurac a cura di Philipp Corradini dell’Istituto per lo sviluppo regionale, presentata in occasione del convegno online organizzato dalla Piattaforma per il rurale il 26/1/2021 e in cui si analizzano i motivi che portano le altoatesine e gli altoatesini a vivere nelle aree rurali, a trasferirsi nelle aree rurali oppure a lasciare le aree rurali, conferma in modo evidente che i fattori succitati sono molto importanti quando si tratta di decidere se restare, andarsene o tornare, anche se molto di più per i giovani uomini e molto meno per le giovani donne.

Nell’interessante ricerca si parla solo brevemente delle differenze di genere. Bisogna comunque partire dal presupposto che le giovani donne danno la priorità ad altri fattori. La ricerca cita per esempio:

  • il rapporto di coppia e la propria famiglia
  • la qualità della vita
  • la natura e l’offerta per il tempo libero
  • la formazione e chi si prende cura dei figli

Le differenze sono evidenti e trovano conferma nelle interviste effettuate durante il convegno con donne che hanno deciso di emigrare. In particolare l’orario di lavoro flessibile e la possibilità di affidare i figli a qualcuno, ma anche l’apertura e il multiculturalismo (“cultura dell’accoglienza e volontà di restare”) sono stati citati come fattori importanti quando si tratta di decidere se restare all’estero oppure ritornare in patria.

Le differenze tra i desideri e le esigenze degli uomini e delle donne nel prendere decisioni di questo tipo hanno quindi una grandissima importanza strategica ai fini degli sforzi intrapresi per “riportare in patria” le giovani altoatesine e i giovani altoatesini.

Se vogliamo limitare l’emigrazione delle giovani donne dalle aree rurali verso i centri urbani, si tratta essenzialmente anche di mantenere o rendere attrattive le zone rurali.

Dove disponiamo di dati, il fenomeno è chiaramente quantificabile e ci sorprende per le sue dimensioni.

In Stiria in tre anni (dal 2017 al 2020) 1.800 giovani donne di 19-20 anni e con una buona formazione hanno lasciato le zone rurali per trasferirsi nel capoluogo Graz. Secondo il rapporto AdegDorfleben del 2020 ogni anno fino a 3.000 giovani donne provenienti da tutto il territorio austriaco si trasferiscono nell’area metropolitana di Vienna.

Nel quadro del progetto SEMIGRA – Selective Migration and Unbalanced Sex Ratio Structures in Rural Regions sono stato studiate cinque regioni interessate dall’emigrazione selettiva di giovani donne (la Sassonia-Anhalt, la regione di Kainuu nella Finlandia orientale, la contea di Västernorrland nella Svezia centrale nonché le regioni Észak-Alföld e Észak-Magyarország nella parte nord-est dell’Ungheria). Lo studio partiva dal fatto che in Germania e in molti altri Stati europei tra i giovani adulti in alcune regioni la percentuale delle donne o degli uomini è decisamente superiore.
Questi squilibri si registrano soprattutto tra le aree rurali e i centri urbani, e tra le aree economiche fiorenti e quelle in declino. Mentre le giovani donne sono molto attratte dalle grandi città, nelle aree rurali periferiche poco abitate si registra un numero superiore di giovani uomini. Nell’introduzione lo studio mette in guardia dal pericolo che nelle regioni periferiche dei nuovi Paesi si arrivi a una composizione diseguale della popolazione dal punto di vista socio-economico che avrebbe degli
effetti negativi sullo sviluppo regionale. La migrazione di giovani donne rischia di acuire ulteriormente i problemi economici, demografici e sociali delle regioni strutturalmente deboli e di innescare una spirale negativa. Per questo motivo lo scopo principale del progetto di ricerca SEMIGRA era quello di verificare possibili strategie di genere per lo sviluppo regionale e di elaborare indicazioni operative di rilevanza politica. (Vedi “Abwanderung junger Frauen und unausgewogene Geschlechterproportionen in ländlichen Regionen Europas” dell’Istituto Leibniz per la geografia regionale (IfL) di Lipsia, in collaborazione con il ministero per lo sviluppo regionale e il traffico (MLV) della Sassonia-Anhalt).

Anche lo studio della Stiria offre spiegazioni e propone strategie per non perdere le “portatrici di speranza per il futuro” come le chiamano i direttori e le direttrici della Camera dell’agricoltura e del commercio.

Lì dove ci si è occupati di questo tema si è giunti alla conclusione che è necessario:

  • anzitutto effettuare una rilevazione del fenomeno,
  • poi stabilire assieme alle donne le condizioni quadro adeguate alle loro specificità esistenziali
  • e infine passare alla messa in atto e alla realizzazione di queste condizioni generali.

Dai vari studi emerge che le giovani donne, pur apprezzando molto la qualità di vita esistente nelle aree rurali, spesso vi trovano condizioni generali difficilmente conciliabili con un progetto di vita ambizioso e aperto al mondo, e di conseguenza scelgono di andarsene.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di commissionare uno studio che analizzi gli aspetti di genere di emigrazione, immigrazione e rientro con riferimento all’Alto Adige e nello specifico alle sue zone rurali;
  2. di avviare, come accompagnamento ed eventualmente misura conseguente, un processo, anche in collaborazione con varie rappresentanze delle donne, dei giovani e del mondo rurale, per individuare le necessarie e possibili condizioni quadro;
  3. di introdurre le indicazioni derivanti dai punti 1 e 2 negli obiettivi strategici della Giunta provinciale e di agire ai fini di una loro attuazione.

 

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

 

Il 16.09.2021 il consiglio ha approvato la mozione con questo emendamento:

  1. di avviare un processo, anche in collaborazione con varie rappresentanze delle donne, dei giovani e del mondo rurale, per individuare le necessarie e possibili condizioni quadro, al fine di contrastare l’emigrazione dall’Alto Adige in generale e più specificamente dalle sue zone rurali;
  2. di recepire le azioni conseguenti al punto 1 nell’elaborazione degli obiettivi politici strategici della Giunta provinciale.

Author: Serena

Kommunikationsbeauftragte der Grüne Fraktion.

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