INTERROGAZIONE

A fine novembre il Parlamento ha convertito in legge il Decreto 4 ottobre 2018, n. 113, recante “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica ecc…”

La nuova norma peggiora notevolmente il sistema attuale di accoglienza, poiché, tra l’altro:

  • abroga, di fatto, il permesso di soggiorno per motivi umanitari e introduce una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare che non riconosce l’accesso alle misure di accoglienza;
  • non specifica se questi nuovi permessi di soggiorno permettano l’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), come invece garantiva il permesso per motivi umanitari;
  • riserva l’accoglienza nel sistema SPRAR ai soli titolari di protezione e minori stranieri non accompagnati, escludendo i richiedenti asilo e protezione internazionale e i titolari di protezioni complementari;
  • impedisce per i detentori di permesso di soggiorno per richiesta di asilo e protezione internazionale l’iscrizione all’anagrafe dei residenti;
  • di fatto, riporta il grosso delle persone richiedenti asilo nei centri di accoglienza straordinaria (CAS) e ridimensiona i centri di accoglienza del sistema SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) che nella nostra Provincia sono gestiti dalla fine del 2016 direttamente dalla Comunità comprensoriali in modo diffuso sul territorio con percorsi di integrazione reale ed efficace di piccoli numeri.

I rischi per il sistema di accoglienza costruito con grande fatica nella nostra provincia sono evidenti:

  • vengono compromessi i molti sforzi fatti sinora e in particolare negli anni 2017/2018 dal sistema di accoglienza provinciale volti ad un’equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio e non solo nella Città di Bolzano come era prima del 2017: il provvedimento nell’immediato favorirà nuovamente la concentrazioni di persone nei CAS, con minori possibilità di percorsi di integrazione e con impatti fortemente negativi per la percezione dei cittadini;
  • l’esclusione dai percorsi di integrazione, che adesso le ospitano, aumenterà ulteriormente, specialmente a Bolzano, le persone in strada in condizione di estremo disagio, potenzialmente preda di attività illecite e quindi con ripercussioni in termini di sicurezza;
  • è altrettanto prevedibile l’aumento delle persone in condizione di clandestinità esposte alla marginalità estrema.

Per tutti questo motivi il cosiddetto “decreto sicurezza” è stato ribattezzato “decreto insicurezza”, poiché otterrà l’esatto contrario delle intenzioni con cui è stato presentato.

Le associazioni di volontariato e diversi referenti comunali hanno calcolato che, alle attuali 200 persone senzatetto in strada a Bolzano, alcune anche richiedenti protezione internazionale, si aggiungeranno a causa del decreto ulteriori 250 persone prive di assistenza e dimora con conseguente ricaduta sui servizi di bassa soglia e con rischi per la legalità.

L’ANCI nazionale ha stimato in 280 milioni di Euro i costi amministrativi che ricadranno su Servizi Sociali e Sanitari territoriali e dei comuni in conseguenza del decreto, per l’assistenza di quei soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale.

Tutte queste criticità sono state presentate anche dal Presidente della Provincia Kompatscher nel suo recente incontro col Ministro Salvini, cui va il demerito di aver concepito e voluto il decreto (in)sicurezza.

Si tratta adesso di capire quali conseguenze immediate ci saranno per la nostra provincia a causa di questa pessima normativa.

Per questo motivo, si chiede alla giunta provinciale:

  1. Quante persone attualmente sono accolte negli Sprar attivati in provincia di Bolzano (si chiede l’elenco e l’ubicazione dei singoli Sprar con il numero di persone corrispondente);
  2. Che tipo di titolo di soggiorno hanno le persone attualmente accolte negli Sprar attivati in provincia di Bolzano
  3. Quanti/e operatori/trici lavorano attualmente negli Sprar attivati in provincia di Bolzano;
  4. Quanti Sprar, dove e per quanti posti sono stati già richiesti e sono ancora in attesa di autorizzazione da parte dello Stato (si chiede l’elenco e l’ubicazione dei singoli futuri Sprar con il numero di persone previsto);
  5. Quante persone attualmente sono accolte nei CAS attivati in provincia di Bolzano (si chiede l’elenco e l’ubicazione dei singoli CAS con il numero di persone corrispondente);
  6. Che tipo di titolo di soggiorno hanno le persone attualmente accolte nei CAS attivati in provincia di Bolzano.
  7. Quanti/e operatori/trici lavorano attualmente nei CAS attivati in provincia di Bolzano;
  8. Quali saranno le conseguenze del citato Decreto “sicurezza” sul sistema di accoglienza della nostra provincia?
  9. In particolare, come cambierà la situazione delle persone attualmente accolte nei citati Sprar in conseguenza del Decreto “sicurezza” (resteranno, dovranno uscirne, verranno spostate nei CAS o cosa altro?).
  10. E come a sua volta cambierà la situazione delle persone attualmente accolte nei citati CAS in conseguenza del Decreto “sicurezza” (resteranno, dovranno uscirne, verranno trasferiti in centri di espulsione o cosa altro?).
  11. Che cosa ha intenzione di fare, e cosa può fare con le proprie competenze e risorse, la Provincia di Bolzano per ovviare alle conseguenze negative del “Decreto sicurezza”?
  12. C’è già un piano operativo e una previsione finanziaria per intervenire nel senso della domanda precedente?

Bolzano, 15 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

Brigitte Foppa

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

MOZIONE.

Il trend delle case fatte di paglia si sta diffondendo anche in Alto Adige, ma vantano una lunga tradizione negli USA, in Canada, in Australia, dove le più antiche risalgono a oltre 100 anni fa. Con la paglia e il legno si possono realizzare edifici resistenti, confortevoli e su più piani. In Europa questa tecnica costruttiva ha nel frattempo preso piede in Francia, Gran Bretagna, Olanda, Austria e Svizzera. E anche in Germania sta crescendo l’interesse per questo tipo di costruzione.

La paglia è una materia prima rinnovabile, a basso costo, facilmente procurabile e che consente quindi la creazione di una filiera corta e ad alto valore aggiunto per il territorio. Le case costruite con la paglia, al contrario si quanto si crede, sono resistenti al fuoco e sismicamente sicure, anche perché la struttura portante deve essere in legno o in cemento armato.

La tecnica della costruzione con la paglia assicura un ridotto impatto ambientale contribuendo a tutelare il clima in tre modi diversi:

  • Durante la crescita, la pianta sottrae anidride carbonica all’atmosfera.
  • In fase di costruzione viene emessa molta meno CO2 rispetto alla produzione di altri materiali isolanti come la lana minerale o il polistirolo.
  • Grazie alle ottime caratteristiche di isolazione termica delle pareti realizzate con balle di paglia, l’edificio consuma meno energia per il comfort termico riducendo le emissioni inquinanti.

L’indice di impatto ambientale LCA (Life Cycle Assestment) della paglia è bassissimo, rispetto ad altri materiali isolanti molto diffusi come le fibre minerali e il polistirene: è un materiale di scarto dell’agricoltura, quindi richiede pochissima energia in fase di produzione della materia prima, i trasporti sono molto ridotti vista la produzione di paglia diffusa in tutta Italia e sono gli stessi contadini a imballare la paglia nella misura e compattezza adeguata agli scopi edili. E anche a fine ciclo di vita la paglia può essere portato al compostaggio perciò è un materiale da costruzione che si allinea perfettamente agli obiettivi dell’economia circolare.

I costi contenuti, rispetto a un edificio standard, e la salubrità degli ambienti interni costituiscono il vero valore aggiunto di questo materiale. In una casa di paglia si vive bene per il grande isolamento termico e acustico e per la qualità dell’aria. La paglia non rilascia nessuna sostanza nociva, in più, se abbiniamo un intonaco in argilla all’interno, questo assorbe parte degli inquinanti e regola l’umidità, aumentando il comfort idrotermico.

Nel 2015 presso il TIS era stato realizzato un laboratorio su questo tema da cui era emerso che questa materia prima e la relativa tecnica vengono troppo poco sfruttate in Alto Adige/Südtirol. Secondo gli esperti le case in paglia avrebbero grande potenziale di sviluppo nella nostra provincia, perché permetterebbero di combinare le esigenze locali di mantenimento della tradizione e l’apertura all’innovazione, punto di forza e di attrazione turistica di molte località.

Per questo motivo, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

  1. ad avviare in collaborazione con CasaClima, TIS, Laimburg e l’Università di Bolzano un percorso di ricerca, informazione e promozione delle costruzioni in paglia per la nostra provincia.
  2. A proporre dei corsi di formazione rivolti ad artigiani e progettisti sulle tecniche di costruzione con la paglia.
  3. A individuare delle misure concrete di sostegno anche economico per chi decide di costruire con questo tipo di materiale ecosostenibile.

Bolzano, 15.12.2018

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

La mozione è stata emendata e approvata il 16.05.2019.

Le elezioni provinciali si sono concluse, la giunta sta prendendo forma, le elezioni europee sono ormai alle porte. Per questo è un buon momento per aggiustare la mira e la posizione dei Verdi. Il tema è stato affrontato sabato 15 dicembre all’ultima assemblea provinciale. Più che mai la nostra società ha bisogno di una voce ecosociale che porti riporti l’attenzione e l’impegno su ambiente, rispetto e giustizia sociale.

L’assemblea è stata aperta con un’analisi attenta dei risultati ottenuti alle elezioni del 21 ottobre. Riccardo Dello Sbarba ha sottolineato come una parte del nostro elettorato di lingua tedesca abbia optato per altre liste tedesche, mentre in modo evidente abbiamo guadagnato voti nel settore italiano. “L’obiettivo di raggiungere l’elettorato deluso del PD nelle città è stato raggiunto, mentre ancora molto resta da fare per migliorare il consenso nel mondo rurale”, ha concluso Dello Sbarba. La vocazione verde di essere allo stesso tempo un movimento interetnico e presente su tutto il territorio ha bisogno di grande attenzione nel prossimo periodo. In questo erano concordi sia il coportavoce Tobias Planer che il neo eletto Hanspeter Staffler. “In questa direzione lavorerà con energia il rilanciato „Forum dei comuni“ con cui vogliamo mettere in rete consiglieri comunali delle liste ecosociali e simpatizzanti da tutta la provincia” ha ribadito Staffler.

Brigitte Foppa ha sottolineato l’importanza del momento attuale. Mai siamo stati così vicini a essere parte della giunta come nell’ultimo mese. Dopo le elezioni i Verdi hanno segnalato chiaramente la loro disponibilità a prendersi la responsabilità di governo. “La decisione della SVP di avviare le trattative per una coalizione con la Lega grava sullo sviluppo della nostra provincia. Faremo un’opposizione attenta e in Consiglio provinciale saremo punto di riferimento sui temi ambientali e di giustizia sociale”, così Foppa, nuova portavoce del Gruppo in Consiglio.

L’onda della solidarietà, soprattutto dopo la decisione della SVP di allearsi con la Lega, è stata particolarmente forte e ci sono state addirittura nuove iscrizioni al partito.

Una rappresentanza verde forte è importante anche in vista delle prossime elezioni europee. Da tempo i Verdi sudtirolesi seguono gli sforzi del partito verde europeo per costruire anche in Italia un movimento di questo tipo. L’obiettivo è quello di mandare di nuovo un rappresentante verde sudtirolese al parlamento europeo, nonostante tutti gli ostacoli posti dalla legge elettorale. E con questo intento lavoreremo nei prossimi mesi.

L’”onda verde” indica il futuro, in Europa e in Alto Adige.

MOZIONE.

Nel 2017 ricorreva il 40° compleanno dell’esame di patentino di bi- e trilinguismo. Dalla sua istituzione questo strumento è stato più volte riformato, ma soprattutto sono state aperte nuove strade per ottenere la certificazione per il bilinguismo. Una di queste è la certificazione europea rilasciata da vari istituti, come il Goethe Institut o il TestDaF per il tedesco e il CVCL (Università di Perugia) o il CILS (Università di Siena) per l’Italiano.

Un’altra alternativa per ottenere l’attestato di bilinguismo è offerta a chi si diploma in una scuola superiore di lingua italiana e si laurea in un’università di lingua tedesca o viceversa. Secondo l’Astat, nel 2017:

  • a fronte di 2528 persone che hanno superato il tradizionale esame in due lingue,
  • a ben 1690 è invece bastato l’esame in una sola lingua, presentando per l’altra l’attestato ottenuto da un istituto internazionalmente riconosciuto,
  • e altre 209 persone hanno ottenuto il patentino senza esame, grazie a titoli di studio conseguiti nelle due lingue.

Di fronte a questa realtà, dove quasi la metà dei patentini di bilinguismo è stata conseguita con esami in una sola lingua o senza esame, è paradossale che la laurea presso l’università trilingue di Bolzano non comporti l’ottenimento del patentino di bilinguismo.

La logica di questa esclusione sembra essere l’assurdo principio che frequentare due separati corsi monolingui di studio garantisca come risultato il bilinguismo, mentre frequentare una Università plurilingue per cinque anni, seguendo insegnamenti e sostenendo esami sia in italiano che in tedesco in un ambiente di studio completamente plurilingue, non garantisca lo stesso risultato. A chi ci guarda da fuori, ciò può apparire come una mancanza di fiducia verso la formazione trilingue della nostra università.

E’ necessario invece difendere il valore del plurilinguismo trasmesso dall’università di Bolzano, poiché esso rappresenta la sua più importante “carta di identità e di qualità”, anche nel confronto internazionale. Il tema tra l’altro non riguarda solo l’Università di Bolzano, ma anche lo studio bilingue della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure lo studio bilingue integrato di giurisprudenza  presso l’Università di Innsbruck (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”).

Per questi motivi,

il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  1. A intraprendere tutti gli sforzi possibili per garantire, attraverso le necessarie modifiche normative, che il conseguimento di una laurea presso la Libera Università di Bolzano – a condizione che il percorso di studi abbia previsto un certo numero di esami sostenuti nelle diverse lingue previste dall’attestato di bilinguismo – consenta l’automatico conseguimento dell’attestato di bilinguismo corrispondente.
  2. A verificare la possibilità dell’automatico conseguimento  dell’attestato di bilinguismo corrispondente anche per chi porta a termine il corso di studi della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure dello studio bilingue integrato di giurisprudenza presso l’Università di Innsbruck (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”).
  3. A concordare con i vertici della Libera Università di Bolzano – e della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure dello studio integrato di giurisprudenza (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”) presso l’Università di Innsbruck. – misure mirate a innalzare sempre di più il livello di bilinguismo realmente ottenuto dagli/lle studenti/esse alla fine del corso di studi.

Bolzano, 15.12.2018

Firmato Consiglieri

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

DISEGNO DI LEGGE PROVINCIALE n. 3/18

Negli ultimi anni il settore turistico ha avuto una crescita notevole, superando nel 2017 i 32 milioni di pernottamenti e i 7 milioni di ospiti. Per l’economia altoatesina questo è un risultato molto importante, ma ha anche effetti preoccupanti cui va posto rimedio:

  • un aumento del traffico e del conseguente inquinamento,
  • la realizzazione di sempre maggiori cubature con conseguente consumo di suolo e di ambiente naturale,
  • l’aumento dei consumi energetici dovuti all’offerta di sempre più sofisticati servizi di benessere,
  • la crescita dei prezzi delle abitazioni a livelli irraggiungibili per una normale famiglia,
  • una crescita diseguale del settore, con la concentrazione attorno ad alcuni comprensori e alle tipologie più alte dell’offerta ricettiva e la contemporanea crisi delle strutture medio-piccole a gestione familiare, tipiche del nostro modello turistico.

La corsa ad aumentare il numero e la dimensione delle strutture ha avuto negli ultimi anni ritmi impressionanti. Solo tra il 2016 e il 2017 sono stati costruiti 260.000 m3 in più a fini turistici, più di quanto non si sia costruito negli ultimi 10 anni nel settore dell’edilizia sociale (252.000 m³, pari a 1201 appartamenti). Ma questa corsa non è per tutti.

La crescita di dimensioni ha creato una polarizzazione tra imprese turistiche sempre più grandi e multi-servizi, e una vasta platea di aziende familiari piccole e medie, cuore del turismo sudtirolese, che versano in crescenti difficoltà. Gli operatori più lungimiranti lo sanno e invitano a fissare dei limiti per salvaguardare non solo l’ambiente (che del turismo è la base vitale) ma anche la redditività economica a lungo termine del settore e un certo equilibrio nella tipologia delle imprese. L’occasione per farlo sarebbe stata la nuova legge urbanistica provinciale, ora denominata “Territorio e paesaggio”: la nr. 9 del 2018.

Qui trovate il disegno di legge e la relazione in versione completa.

Bolzano, 12.12.2018

Consigliere provinciale

Riccardo dello Sbarba

 

Il disegno di legge è stato respinto in commissione il 28.03.2019 e verrà ridiscusso in aula.

 

INTERROGAZIONE

La nuova legge “Territorio e paesaggio” prevede la approvazione da parte della giunta provinciale di numerose norme di attuazione ai diversi articoli.

Per questo motivo si chiede alla giunta provinciale:

  1. Quali sono le norme/regolamenti di attuazione previsti dalla nuova legge “territorio e paesaggio” e a quali articoli ciascuna di esse è riferita?
  2. Quali norme/regolamenti di attuazione sono già state elaborate finora?
  3. Quali norme/regolamenti di attuazione sono stati approvati dalla Giunta provinciale finora?
  4. Qual è la tempistica prevista per l’approvazione delle norme/regolamenti di attuazione che devono essere ancora approvate? Per quali è già stato elaborato un testo, e per quali il lavoro deve ancora cominciare?

Bolzano, 10 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE

Le norme che la nuova legge “Territorio e paesaggio” prevede per le attività di esercizio pubblico fanno per molti aspetti riferimento alla classificazione del grado di sviluppo delle aree turistiche. Si tratta di un settore in continua trasformazione che negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo.

Per questo motivo si chiede alla giunta provinciale:

  1. A quando e a quale atto risale l’attuale classificazione dei comuni tra quelli turisticamente non sviluppati, sviluppati e altamente sviluppati?
  2. La Giunta provinciale ritiene che tale classificazione corrisponda alla situazione reale e attuale? Se sì, sulla base di quali valutazioni e dati?
  3. Se invece la Giunta riconosce che l’attuale classificazione non rispecchia più, o rispecchia solo in parte, la situazione reale e attuale, intende la Giunta procedere a una nuova classificazione? Se no, perché?
  4. Se sì, entro quando la Giunta intende procedere alla nuova classificazione e con quale metodologia?

Bolzano, 10 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE

Il 2 gennaio 2016 è entrato in vigore il Decreto del Presidente della Repubblica 17 Settembre 2015, nr. 201, „Regolamento recante l’individuazione degli aeroporti di interesse nazionale, a norma dell’articolo 698 1° comma del codice della navigazione“. Tra gli aeroporti di “interesse nazionale” non compare quello di Bolzano, che dunque ricade tra gli “aeroporti di interesse regionale” contemplati al  comma 11:

11. Gli aeroporti di interesse regionale o locale appartenenti al demanio aeronautico civile statale e le relative pertinenze, diversi da quelli di interesse nazionale, individuati, in base all’articolo 698 del codice della navigazione, dal presente decreto,  sono trasferiti alle Regioni, ai sensi degli articoli 3 e 5 del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85. Per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome, il trasferimento è attuato in conformità alle previsioni degli Statuti speciali e delle relative norme di attuazione. Con i provvedimenti di trasferimento è disciplinato altresì il regime finanziario dei servizi”.

Sul trasferimento dei beni patrimoniali è probabilmente già applicabile la  norma di attuazione n.115 del 20 gennaio 1973 (“In materia di trasferimento alle Province autonome di Trento e di Bolzano dei beni demaniali e patrimoniali dello Stato e della Regione”).  Ma l’entrata in vigore del citato DPR 201/2015 sposta a favore della Provincia le competenze sull’aeroporto di Bolzano.

L”articolo 117 della Costituzione prevede in materia una competenza concorrente tra Stato e Provincia, ma essa assume una valenza completamente nuova se messa in relazione sia alla definizione di Bolzano tra gli “aeroporti di interesse regionale e locale”, sia al previsto trasferimento di tali aeroporti alle Regioni e Province autonome, disposto dal DPR 201/2015.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

  1. Il citato decreto DPR 201/2015 è ancora in vigore?
  2. Se sì, l’aeroporto di Bolzano è quindi definito “aeroporto di interesse regionale o locale”?
  3. Quali conseguenze ha questa definizione, in riferimento al fatto che per tali aeroporti il Decreto prevede che siano “trasferiti alle Regioni”?
  4. Poiché il Decreto prevede che “Per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome, il trasferimento è attuato in conformità alle previsioni degli Statuti speciali e delle relative norme di attuazione”, esistono già nel nostro statuto e nelle relative norme di attuazione i presupposti per questo trasferimento?
  5. Che cosa cambierebbe concretamente, rispetto alla situazione attuale, sia per quanto riguarda i beni materiali che per quanto riguarda la competenza legislativa e amministrativa, il “trasferimento” dell’aeroporto alla Provincia autonoma?
  6. In caso di trasferimento, quali poteri e competenze conserverebbe l’Enac?
  7. Come intende la Provincia dare concreta attuazione al suddetto “trasferimento”? Con quali passi concreti e con quali tempi?
  8. Intanto già oggi l’aeroporto è inserito tra quelli “di interesse regionale o locale”. Che cosa comporta questa definizione per quanto riguarda le competenze della Provincia autonoma sull’aeroporto di Bolzano, sulla sua attività, sulla sua classificazione tipologica?
  9. Come intende la Provincia esercitare in pieno le proprie competenze? E come le sta esercitando attualmente?
  10. Per ipotesi, la Provincia avrebbe la possibilità giuridica di de-classificare l’aeroporto, rinunciando alla classe “2c” e optando per un aeroporto dedicato a sole attività di “aviazione generale” e di protezione civile, chiedendo poi alla società di gestione di elaborare un nuovo Masterplan che tragga le conseguenze da questa nuova classificazione dell’aeroporto?

Bolzano, 10 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

DISEGNO DI LEGGE PROVINCIALE n. 2/18

Richiesta di offerta plurilingue nella scuola altoatesina

Già da molto tempo parti della società altoatesina chiedono un’offerta supplementare plurilingue, a partire dall’asilo e dalle scuole elementari e medie fino alle superiori e professionali. Le iniziative in tal senso vanno dalle associazioni di genitori (Convivia, Genitori per il Bilinguismo/Eltern für die Zweisprachigkeit, MixLing) fino a interventi politico-culturali come il Manifesto Alto Adige 2019. Comunque è facilmente intuibile che nella società queste aspettative sono ben più diffuse.

Già nel 2008 un sondaggio fra i presidenti delle rappresentanze dei genitori e dei consigli d’istituto svolto dal Landeselternbeirat für die deutsche Schule (LBE, comitato provinciale dei genitori nella scuola tedesca) aveva rivelato che la maggioranza di queste rappresentanze valuterebbe positivamente un’offerta supplementare plurilingue: in quel momento, infatti, il 57,9% sarebbe stato “del tutto” o “tendenzialmente” favorevole a una tale offerta.

Qualche anno dopo, il punto di vista di genitori (tedeschi) era ancora simile. Da un sondaggio della LBE del 2015 risulta infatti che più di un quinto sarebbe addirittura favorevole ad accorpare le scuole tedesca e italiana. Complessivamente il 77% dei genitori intervistati vorrebbe che la scuola desse più spazio alla lingua italiana.

Anche l’attuale consulta provinciale dei genitori fa spesso presente la richiesta di più plurilinguismo proveniente dalle famiglie. (Vedi p.e. l’articolo su Salto del 22.08.2018).

Questo orientamento si è mantenuto, come risulta chiaramente dall’ultimo sondaggio dell’Astat sulle lingue. Il 69% delle altoatesine e degli altoatesini sarebbe molto o abbastanza favorevole a introdurre l’insegnamento precoce della seconda lingua, e sempre il 69% sarebbe molto o abbastanza favorevole a introdurre l’insegnamento di alcune materie in un’altra lingua. (Barometro linguistico dell’Alto Adige. Uso della lingua e identità linguistica in provincia di Bolzano 2014. Collana Astat n. 211).

Qui trovate il disegno di legge e la relazione completi.

Bolzano, 10.12.2018

Consigliera provinciale

Brigitte Foppa

INTERROGAZIONE

Come è noto, per assumere un lavoro di dipendente pubblico in Alto Adige è necessario presentare la dichiarazione di appartenenza o aggregazione a un gruppo linguistico e così rientrare nella distribuzione proporzionale dei posti disponibili.

Ove tale dichiarazione non sia stata resa entro un anno dal compimento della maggiore età, essa può essere rilasciata anche successivamente in tribunale ma essa, per i residenti in provincia di Bolzano, ha efficacia solo dopo 18 mesi. Per chi viene da fuori invece la prima dichiarazione, in giusta ottemperanza con le norme europee sulla circolazione della forza-lavoro all’interno dei paesi dell’Unione, può essere rilasciata in qualsiasi momento ed essa ha efficacia immediata.

Questa normativa, contenuta nella norma di attuazione relativa, si basa ancora sul sospetto che il cittadino o la cittadina possano raggirare l’ente pubblico rilasciando dichiarazioni “opportunistiche” quando e come fa comodo, ma in questo suo spirito punitivo (e differenziato tra residenti e non) contrasta con lo spirito dell’ultima riforma del sistema dichiarazione-proporzionale che si basava sul principio che ciascuno rilascia (o meno) la dichiarazione linguistica solo se e quando serve, evitando dunque la “schedatura etnica di massa” verso cui l’Unione europea aveva fatto a suo tempo rilevare il fatto che tale schedatura universale non era proporzionata (e dunque violava la normativa sui dati sensibili) in quanto obbligava alla dichiarazione etnica tutti i cittadini benché solo una parte poi la utilizzasse effettivamente. Per superare questa obiezione si fece la riforma della norma, prevedendo la libertà di dichiararsi quando si volesse. Tuttavia questa riforma fu “corretta” da un sistema di penalizzazioni per chi non si dichiarava entro un anno dalla maggiore età (con la sospensione di 18 mesi della efficacia della dichiarazione) che in parte vanificava lo spirito della riforma. Si intendeva con queste penalizzazione far rientrare dalla finestra quello che il diritto europeo aveva cacciato dalla porta, cioè l’obbligo di fatto della schedatura etnica universale.

Era chiaro però che questo obbligo non poteva essere applicato a persone che assumevano un lavoro pubblico in provincia di Bolzano venendo da fuori provincia, come è permesso loro dalla norma europea sulla libera circolazione. A queste perone doveva essere concesso di rilasciare la prima dichiarazione, e essa doveva per orza essere immediatamente efficace. Si è creata così una differenza di trattamento tra persone residenti (penalizzate) e persone non residenti (liberalizzate).

Il gruppo Verde ha provato a farsi carico di questa situazione, presentando ripetutamente una mozione (l’ultima n. 418 del 2015) in cui si proponeva “una modifica dell’articolo 20-ter del D.P.R. n. 752/1976, in modo tale che almeno la prima dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico possa essere resa nel momento liberamente scelto da ogni persona e, una volta resa, sia immediatamente efficace“. In questo modo si rendeva davvero libera ogni persone, residente o meno, di fare la prima dichiarazione quando e come lo riteneva opportuno, eliminando qualsiasi penalizzazione e ritardo nella sua efficacia. Ciò andava anche incontro alle esigenze di diversi settori pubblici, primo tra tutti la sanità, che per colpa del sistema dichiarazione-proporzionale hanno difficoltà a reperire personale qualificato. La maggioranza ha più volte respinto questa nostra mozione, lasciando il problema immutato.

Su questa mancata soluzione si innesta ora una sentenza della giudice del lavoro Francesca Muscetta, che ha condannato l’Azienda Sanitaria in una causa intentata da una dottoressa irlandese ma residente a Bolzano. La dottoressa, già in servizio in sanità con forme di lavoro precarie, era stata esclusa dal concorso per un posto a tempo determinato poiché aveva fatto la propria dichiarazione linguistica in tribunale ma, dovendo aspettare 18 mesi, tale dichiarazione non aveva efficacia. La giudice del lavoro ha annullato la selezione, sostenendo che, almeno per le assunzioni a tempo determinato, la dichiarazione di appartenenza etnica non sia più dovuta.

Questo caso dimostra che lasciando i problemi irrisolti, si rischia che la normativa sulla dichiarazione etnica e la proporzionale venga modificata nei fatti a colpi di sentenze senza che il sistema venga organicamente riformato.

Per questo motivo si chiede alla giunta provinciale:

  • E’ corretta, per quanto riguarda l’obbligo o meno della dichiarazione linguistica, la descrizione fatta in premessa del caso che ha portato alla sentenza della giudice Muscetta?
  • Qual’è la ricostruzione dei fatti e l’interpretazione della sentenza che dà la Provincia?
  • Quali sono le conseguenze concrete che la sentenza avrà sul sistema delle assunzioni pubbliche in generale, e in particolare su quelle della sanità?
  • Quali soluzioni vuole dare la Giunta al problema emerso con la sentenza della giudice Muscetta? Da ora in poi per tutte le assunzioni pubbliche a tempo determinato non sarà più richiesta la dichiarazione linguistica?
  • Non ritiene la Giunta che la soluzione più corretta, equa, semplice ed efficace, sarebbe quella di rendere libera e immediatamente efficace la prima dichiarazione linguistica per chiunque la faccia, sia residente o meno?
  • Intende la giunta provinciale offrire una soluzione alle contraddizioni crescenti del sistema della dichiarazione e della proporzionale, in generale e in particolare nella sanità? Se sì, in quale direzione?
  • Se invece si vuole lasciare tutto com’è, perché? E come si vuole comunque ovviare ai problemi che dichiarazione e proporzionale creano nel reperire personale per il settore pubblico, e in particolare per la sanità?

Bolzano, 7 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.