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MeinungsvielfaltA proposito dell’acquisizione del quotidiano Alto Adige da parte di Athesia.
Questa mattina il Presidente della Società Athesia Michl Ebner ha descritto l’operazione di acquisizione dei quotidiani „Alto Adige“ e „Trentino“ da parte del suo gruppo come un „provvedimento ecologico“: ora che entrambi i quotidiani verranno stampati nella tipografia di casa, le distanze per il trasporto saranno ridotte e si darà quindi un contributo importante all’economia locale… Con tutto il rispetto, signor Ebner, persino noi paladini e paladine della natura e dell‘ambiente troviamo che in questa storia tale aspetto sia assolutamente secondario. Riteniamo invece che non ci sia nulla di più antiecologico della concentrazione di potere nel settore dell’informazione.
Negli ultimi vent’anni, l’Italia ci ha mostrato chiaramente che cosa significhi per una politica sana e un’opinione pubblica informata quando i mezzi di comunicazione vengono concentrati nelle mani di poche persone, per di più ammanicate con la politica. L’Alto Adige Südtirol sta andando proprio in quella direzione. Da partito di opposizione, la cui visibilità sulle pagine del Dolomiten è ridotta al lumicino, non possiamo che essere preoccupati dalla direzione che sta prendendo il controllo dell’informazione locale, che ora si allarga anche all’altro gruppo linguistico.
Nelle prime interviste, il signor Ebner assicura che verrà rispettata l’indipendenza delle redazioni. Lo misureremo su questo. Resta il fatto che per la partecipazione democratica e per il pluralismo dell’informazione, questa concentrazione è un colpo molto forte, un altro passo indietro, dalla democrazia delle cittadine e dei cittadini al dominio sui media.
13.10.2016
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba

BrennerO 3/10/2016Mozione.
Sul territorio della provincia di Bolzano si trovano in questo momento poco più di 1.000 persone richie­denti asilo accolte nelle strutture allestite nel pro­gramma di accoglienza e circa 400 non accolte in tali strutture, ma presenti sul territorio, che hanno avvi­ato la domanda di asilo o protezione internazionale in Alto Adige-Südtirol e che finora hanno ricevuto una “assistenza umanitaria” fatta di vitto e alloggio in strutture molto spartane (ad es. i magazzini ex Le­mayr o Salewa nella zona industriale di Bolzano). Una parte di queste persane, che ricadono sotto la categoria di “soggetti vulnerabili” (ai sensi dell’art. 17 del Decreto Legislativo n. 142 del 2015, che a sua volta recepisce la direttiva 2013/33 del Parlamento e del Consiglio europeo) sono state invece accolte in strutture più protette come garni e alberghi econo­mici di Bolzano.
Queste 400 persone che hanno presentato domanda di asilo in provincia di Bolzano sono da tempo og­getto di un confronto con lo Stato. La richiesta della Provincia, che queste persone siano riconosciute dallo Stato come parte della quota di redistribuzione assegnata alla nostra provincia, è giustificata e con­tribuirebbe ad andare oltre la pura assistenza uma­nitaria per una vera e propria accoglienza. A quanto ci risulta, di queste 400 persone lo Stato ne ha rico­nosciute circa 350 nella quota a noi assegnata, ma solo dal punto di vista numerico (la nostra quota di redistribuzione statale è di poco più di circa 1400 persone), mentre non ri­sulta che a questo riconosci­mento segua da parte dello Stato anche la copertura finanziaria (che per le quote riconosciute è prevista e doverosa). Fa bene dunque la Provincia a chiedere un completo ricono­scimento.
Tuttavia, la divergenza su questo aspetto non può essere pagata dalle persone richiedenti asilo e non può trasformarsi addirittura in restrizioni perfino della assistenza umanitaria finora garantita dalla Provin­cia. Al primo posto va messa la persona e il nostro dovere di garantire in modo dignitoso i più elementari diritti umani a chiunque in stato di bisogno si trovi sul nostro territorio.
Ciò vale soprattutto per l’assistenza offerta alle co­siddette “categorie vulnerabili”, che godono di una protezione rafforzata ai sensi dell’art. 17 del citato Decreto Legislativo n. 142/2015: minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne in gravidanza, famiglie con figli minori, vittime di tratta, persone malate o vittime di tortura, stupri o altre forme di violenza. Risulta che in provincia di Bolzano, tra le 400 persone sopra citate, i casi di questo genere siano un centinaio. A queste persone una Provincia civile non può voltare le spalle.
A questo scopo non risultano idonee le indicazioni restrittive contenute nelle circolari della Ripartizione politiche sociali della Provincia inviate il 29 settembre e il 3 ottobre al “nucleo di accoglienza”, alle associa­zioni Caritas e Volontarius e al SIS (Servizio Integra­zione Sociale).
Tutto ciò premesso,
il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale

  1. a continuare a richiedere allo Stato l’inserimento delle persone che hanno fatto richiesta di asilo sul territorio della provincia all’interno della quota di redistribuzione assegnata a livello statale all’Alto Adige-Südtirol non solo numericamente, ma an­che garantendo la doverosa copertura finanziaria, anche con l’obbiettivo di passare al più presto dal­la fase della assistenza umanitaria a quella del­la vera e propria accoglienza secondo le nor­me eu­ropee e statali.
  2. Nel frattempo, a continuare a garantire alle per­sone che hanno fatto richiesta di asilo sul territorio della provincia almeno l’assistenza umanitaria as­sicurata finora, revocando le indicazioni restrittive previste dalle circolari della Ripartizione politiche sociali della Provincia del 29 settembre e 3 otto­bre 2016.
  3. A concertare con Caritas e Volontarius, con i gruppi di volontariato, con i servizi sociali, con il Consorzio dei Comuni e in particolare col Co­mune di Bolzano, con il Commissariato del Go­verno e con tutti gli altri eventuali soggetti coin­volgibili in questa problematica, le misure neces­sarie a garantire alle persone richiedenti asilo, comprese quelle che hanno presentato domanda sul territorio della provincia, l’accoglienza che loro spetta.
  4. A insistere per arrivare a un’equa distribuzione tra tutti i comuni della provincia del compito di acco­glienza delle persone richiedenti asilo, comprese quelle che hanno fatto richiesta di asilo sul territo­rio della provincia.

f.to consigliere provinciale
dott. Riccardo Dello Sbarba
dott.ssa Brigitte Foppa
dott. Hans Heiss

Motivi del NO Verde alla riforma costituzionale.

Membri Coordinamento Provinciale 2016 (d.s. Silvia Simoni, Gianluca Vignoli, Marlene Pernstich, Josef Untermarzoner, Anton Holzgethan, Markus Frei, Carla Leverato, Christian Troger, manca: Rosina Ruatti)


Appena è stata fissata la data del referendum costituzionale, il Coordinamento provinciale del Partito Verde si è riunito in una seduta straordinaria da cui è emersa una chiara posizione contraria alla riforma voluta dal Presidente del Consiglio Renzi e approvata in Parlamento. Il Coordinamento provinciale dei Verdi suggerisce quindi alle elettrici e agli elettori di votare NO al Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.
I Verdi Grüne Vërc dell’Alto Adige/Südtirol hanno partecipato con grande impegno alla discussione sulla riforma costituzionale su vari livelli istituzionali: in Consiglio provinciale a Bolzano, in Parlamento e nella Convenzione sull‘Autonomia.
Noi Verdi restiamo convinti che la democrazia italiana abbia bisogno urgente di una riforma delle proprie istituzioni. Vediamo però nella Riforma Renzi una „controriforma“: quella che si prospetta è peggio di quella che già abbiamo. Ecco i motivi:

  • Centralismo: lo Stato viene centralizzato e l’autonomia delle Regioni viene svuotata. Lo Stato centrale interverrà sull’autonomia delle Regioni “se l’unità economica e giuridica della Repubblica o l’interesse nazionale lo esigeranno”. È carta bianca per interventi arbitrari del governo sulle autonomie.
  • Tutela debole: la “clausola di tutela” per le cinque Regioni a Statuto speciale (tra cui la nostra) è una clausola di tutela per così dire. Non ci difende dall’ingerenza romana, semmai la proroga. La “clausola di tutela” ci garantisce solo per un po’ di tempo, nient’altro.
  • Riforma del bicameralismo solo apparente: il sistema bicamerale non viene eliminato. Il Senato verrà rimpicciolito, ma sarà più complicato e soprattutto meno democratico: i/le suoi/sue componenti infatti saranno nominati/e dall’alto e non più eletti/e dal basso.
  • Pericolo per la democrazia: in combinazione con la legge elettorale „Italicum“, la riforma costituzionale indebolisce la democrazia. Può infatti succedere che un partito minoritario ottenga la maggioranza dei seggi della Camera e così il Capo del governo, senza controbilanciamento, potrà nominare tutti gli organi costituzionali –e anche dichiarare lo stato di guerra per l’Italia!
  • Altre conseguenze negative: il Referendum permette solo un SÌ o un NO per 47 articoli costituzionali. Non si può votare sì per ciò che è positivo e no per gli aspetti negativi. Non è giusto. Ma ciò che è negativo è preponderante. Rimarchiamo anche il fatto spesso trascurato della rappresentanza femminile al Senato: poiché verranno delegati in buona parte sindaci e i primi cittadini in Italia sono per il 90% uomini, la presenza femminile sarà pressoché inesistente.

Noi Verdi altoatesini mettiamo in guardia da uno sguardo viziato da provincialismo della riforma costituzionale, come fa invece la Svp che dice che i Sudtirolesi debbono “guardare solo all’Alto Adige/Südtirol” e che in Alto Adige “non ci si deve interessare degli effetti a livello statale”. Oltre che poco solidale, riteniamo che questo atteggiamento sia autolesionista. La Costituzione ci deve interessare anche al di là della nostra autonomia. Senza la Costituzione e senza i diritti da essa sanciti la nostra autonomia non è immaginabile.
Chi si schiera a favore della riforma nascondendosi dietro alla “clausola di tutela” argomenta in modo negligente e contraddittorio. La miglior tutela per l’autonomia dell’Alto Adige/Südtirol sono Regioni vicine solidali. Dando più diritti speciali a Regioni speciali in mezzo a Regioni ordinarie svuotate di competenze, si provocheranno solo invidie e la nostra autonomia sarà sempre più difficile da difendere.
E se anche la clausola di tutela fosse davvero tale e non solo una clausola procrastinante: perché votare a favore di una riforma da cui cerchiamo di difenderci? Non è logico ed è addirittura cinico. È il solito modo di puntare sugli accordi tra partiti, piuttosto che sulla definizione di regole trasparenti. Ciò può anche essere vantaggioso in certe occasioni, ma alla lunga rende la nostra autonomia fragile e dipendente dalle relazioni politiche.
Noi Verdi diciamo quindi con convinzione NO a questa riforma costituzionale. Il vero problema di questo Stato non è una Costituzione non riformata. Di conseguenza questa riforma non può esserne la soluzione, anche se i suoi sostenitori tentano di convincerci del contrario. Non dobbiamo temere il ricatto, ma piuttosto una riforma il cui spirito centralizzatore e antidemocratico danneggerebbe anche l’Alto Adige/Südtirol.
Per il Coordinamento provinciale dei Verdi/ Für den Grünen Rat
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba, Florian Kronbichler
BZ, 27. 9. 2016

Per l’ennesima volta in Alto Adige si discute di prostituzione. È stato il sindaco Caramaschi a lanciare il tema sostenendo di voler affrontare il problema con divieti di sosta e l’apertura di bordelli. Noi Donne Verdi vediamo questi interventi come tentativi maldestri e proponiamo di cambiare prospettiva. Solo così possono emergere altre possibilità d’azione, più utili ed efficaci.

  1. La prostituzione è un fenomeno maschile. Normalmente al centro dell’interesse pubblico e politico si ritrovano sempre le donne che offrono prestazioni sessuali in cambio di denaro. Eppure in tutto il fenomeno della prostituzione le donne sono solo una parte minoritaria. In Italia su 27.000 prostitute si calcolano ca. 2,5 milioni di clienti. Prostituti uomini e clienti donne sono solo delle comparse in questo scenario. Sarebbe quindi più sensato spostare l’attenzione sui clienti. Siamo contro misure punitive contro i clienti di prostituzione, ma la clientela deve essere contata, analizzata, resa visibile e soprattutto deve essere informata su chi e che cosa finanziano con l’acquisto di prestazioni sessuali.
  2. La prostituzione come mestiere scelto liberamente (noi lo chiamiamo sex work) è solo una minima parte del fenomeno complessivo. Per le sex worker che vogliono offrire i loro servizi in modo autodeterminato, potremmo anche accettare una sorte di “bordello”, sempre che siano le donne stesse a richiederlo. Esperienze internazionali mostrano però che la presenza di queste strutture non riduce l’attività sulle strade. La stragrande maggioranza delle prostitute infatti non sono libere sex worker, ma schiave e donne sfruttate, portate in Europa attraverso il traffico di esseri umani e che non decidono certo liberamente su professione, luogo e tariffe.
  3. Spesso chi argomenta a favore dell’apertura dei “bordelli” si scherma parlando di sicurezza e salute delle donne. Chiediamo quindi che di conseguenza vengano coinvolte nella discussione le donne direttamente interessate: le sex worker e le schiave. I sindaci che fanno proposte per una “prostituzione sicura”, hanno l’obbligo morale di partire dalle esigenze delle donne. Sono loro a essere l’anello più debole di tutto questo fenomeno e quelle che devono essere tutelate. Forse così sarebbe possibile individuare altri provvedimenti più utili ed efficaci rispetto al divieto di sosta: ad esempio aree di attesa più sicure, migliore illuminazione, bagni, luoghi riscaldati e prodotti contraccettivi e per l’igiene personale.

Da questo veloce schizzo da un’altra prospettiva emerge in modo chiaro quanto sia distorto il dibattito attuale e come si continuino a ignorare i punti centrali del problema della prostituzione. Spostare in altri quartieri, nascondere dietro le porte di un “bordello”, sembrano essere a prima vista delle misure plausibili. In realtà non risolvono proprio niente e ancora meno migliorano la condizione di tante povere donne. Eppure sarebbe proprio qui, su questo tema, in questi luoghi, che dovrebbe iniziare una politica della città onesta, moderna e responsabile.

Brigitte Foppa e Evelyn Gruber-Fischnaller, per le Donne Verdi

I fondi di investimento pubblici devono rinunciare alle azioni legate alle energie fossili e puntare invece su quelle pulite e climasostenibili.

© Thüringe Grüne Brigitte Foppa, Reinhard Bütikofer, Johanna Donà

© Thüringe Grüne
Brigitte Foppa, Reinhard Bütikofer, Johanna Donà


Una delegazione dei Verdi europei (EGP) si trova in questi giorni nella nostra provincia per valutare una possibile ammissione dei Verdi sudtirolesi nelle proprie fila. Abbiamo approfittato di questa visita per parlare di “divestment”, un tema a cui Reinhard Bütikofer (europearlamentare e co-portavoce dei Verdi europei) si dedica da tempo. Ieri sera, 20 settembre 2016, interessati/e hanno potuto capire di cosa si tratta e partecipare a una bella discussione in proposito nella Casa Kolping a Bolzano.
Con “divestment” si intende l’uscita dagli investimenti nel settore dell’energia fossile. Questo movimento per la protezione del clima, nato da pochi anni, si sta lentamente diffondendo e unisce riflessioni etiche a strategie finanziarie per quello che riguarda la questione energetica. Non possiamo infatti frenare il cambiamento climatico e il riscaldamento della Terra, se continuiamo a investire i nostri soldi in energie fossili. Questa contraddizione diventa sempre più chiara e già associazioni, consorzi, istituzioni pubbliche e religiose iniziano a cambiare la tipologia dei loro investimenti. Tale presa di coscienza viene affiancata anche dai grandi gruppi economici che iniziano a dubitare della sensatezza degli investimenti economici nelle energie fossili. Il potenziale di CO2 contenuto nelle riserve di petrolio, gas e carbone non lascerà indifferenti i mercati finanziari. Se dobbiamo raggiungere gli obiettivi climatici – come è stato ribadito con forza dagli Stati anche durante l’ultima Conferenza sul clima di Parigi – allora una buona parte delle riserve fossili deve restare nel terreno. Ma più si investirà nelle energie fossili, più grande diventerà il pericolo di una “carbon bubble”, una “bolla del carbonio”, che ancora sta gonfiando i mercati finanziari e che prima o poi rischia di scoppiare. Questo fa sì che gli “investimenti fossili”, non solo non siano più sostenibili (non lo sono mai stati), ma anche sempre più a rischio. Grandi gruppi come Rockefeller e Allianz ne hanno già preso atto, così come grandi città (Stoccolma, Oslo, Bristol, Berlino…) e anche i fondi statali norvegesi. È compito di ogni persona, Comune, Provincia, Regione prendere atto di questa contraddizione intrinseca e di tale rischio – così Bütikofer – e iniziare così a “disinvestire”, cioè indirizzare gli investimenti su altre tipologie di energia.
Per il Gruppo verde in Consiglio provinciale e regionale, Brigitte Foppa ha anche presentato due interrogazioni, grazie alle quali abbiamo potuto esaminare gli investimenti nelle energie fossili a livello provinciale e regionale. Questi sono presenti essenzialmente in PensPlan Centrum S.p.A. nel cui portfolio si trovano tra 1,5 e 2% di azioni indirizzate ai settori di petrolio, carbone e gas. Inoltre, tramite Medio Credito, la Provincia ha partecipazioni in Alto Garda (6%), Enercoop (15 %) e Dolomiti Energia (0,27%). La Autostrada del Brennero S.p.A. da parte sua partecipa per il 52% alla Auto Plose Sadobre Srl.
Chiederemo quindi di rinunciare anche a queste partecipazioni. In questo modo la Provincia potrà rafforzare la sua strategia per la protezione del clima e la Regione potrà minimizzare il rischio finanziario. In un modo o nell’altro si tratta dei nostri soldi e del nostro futuro.
Bolzano, 21.09.2016
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba

La decisione della SVP contro una brochure informativa sul Referendum costituzionale è inspiegabile.
referendum-costituzionaleLa proposta di mettere a disposizione di tutti i cittadini e le cittadine una brochure informativa completa sul prossimo Referendum costituzionale è stata oggi bocciata dalla maggioranza. La motivazione? È lo Stato ad avere la responsabilità di informare in proposito e i partiti daranno la loro dichiarazione di voto.
Questo rifiuto e la motivazione stupiscono e deludono.
Dal punto di vista politico ci stupiamo della strategia della SVP, che si affida allo Stato italiano, invece di assumersi la responsabilità e il compito di informare sull’Autonomia e così di difenderla. Inoltre la SVP perde un’occasione ottima per rafforzarsi. Momentaneamente il partito di raccolta non riesce a trovare una linea unitaria su questo referendum e il tema viene dominato da lotte intestine, regolamenti di conti, dove prevarica l’arroganza. Non è solo una situazione indegna, ma anche molto imbarazzante, soprattutto perché si tratta di un referendum molto importante per la nostra Provincia. Quindi l’atteggiamento della SVP è doppiamente incomprensibile.
Il voto di oggi è però deludente soprattutto dal punto di vista dei cittadini e delle cittadine. L’esigenza di più informazioni su temi così complessi è fuori di dubbio. La Regione Aosta lo ha riconosciuto per tempo e ha elaborato una brochure molto chiara al servizio della cittadinanza. Dovrebbe essere buona prassi fornire per ogni consultazione del materiale che informi sulle ragioni a favore e su quelle contrarie. La giornata di oggi dedicata alla democrazia sarebbe stata un‘ottima occasione per fornire gli strumenti necessari e per andare un po’ avanti.
Cons. prov.
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss

Il problema è stato riconosciuto, la soluzione è ancora lontana, ma è un primo passo.
Dolomiti Passo SellaSabato, gli assessori Gilmozzi, Mussner e Theiner hanno concordato la chiusura del passo Sella per 10 giorni nel 2017.
Le giornate di chiusura, chiamate „Green Days“, sono da riconoscere senza dubbio come primo atto politico importante contro l‘invasione del traffico sui passi dolomitici: dopo anni di discussioni spesso accese e prive di effetti, la decisione mostra chiaramente come siano ineluttabili misure concrete contro l’inquinamento acustico e ambientale in continuo aumento. Organizzazioni ambientaliste, addetti a un turismo responsabile e l‘attenzione mediatica ne parlano da tempo, ma sono stati troppo spesso tacciati di essere dei fondamentalisti fuori dal mondo. Che ora autorevoli politici da Trentino e Alto Adige riconoscano l’urgenza di azioni concrete come le giornate di chiusura sotto la denominazione di „Green Days“ denota che la consapevolezza ha fatto finalmente breccia.
A questo primo passo, che serve soprattutto come atto di sensibilizzazione e come prova, devono seguire fino al 2022 altre fasi di una strategia metodica: chiusura temporanea, periodi di chiusura continuata durante tutta la stagione e su tutti i passi, affiancata da mobilità elettrica, offerte di mobilità pubblica sostitutiva e attività di sensibilizzazione a 360 gradi. Il tutto accompagnato da continue occasioni di scambio e accordo tra tutte le istituzioni e i gruppi target coinvolti. Solo in questo modo resterà credibile la denominazione di “Dolomiti patrimonio dell’UNESCO”. E soprattutto sarà finalmente possibile tutelare la natura e la qualità di vita dei centri abitati.
I sistemi di mobilità del 21° secolo sono poco impattanti, sia per l’inquinamento che per il rumore, sono pubblici e soprattutto tendono alla diminuzione. I passi dolomitici sono un caso di prova per un cambiamento generale che non si accontenta dei “green days”, ma punta a un “futuro verde”.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hans Heiss
Bolzano, 12. 9. 2016

Verena Frei porterà avanti il lavoro di Hanno Mayr.

Hanno Verena
L’attuale interesse mediatico sui cambiamenti all’interno del personale dirigente nei partiti sudtirolesi dà anche a noi Verdi l’occasione di rendere pubblico un importante passaggio di testimone nella segreteria organizzativa del partito. Dopo quattro anni e mezzo di impegno e numerosi obiettivi raggiunti, il capoufficio Hanno Mayr ci lascia per dedicarsi al maso di famiglia a Signato.
Tra il 2012 e il 1016, Hanno Mayr ha coordinato la preparazione di diverse campagne elettorali tra cui quelle per il Parlamento italiano, per il Consiglio provinciale, per le elezioni europee e quelle comunali. In più diversi sono stati gli appuntamenti per referendum e consultazioni popolari. I risultati raggiunti sono stati significativi, il nostro elettorato è cresciuto, a Bolzano e Merano siamo parte importante delle rispettive coalizioni di governo.
È grazie a una positiva collaborazione con i vari portavoce susseguitisi in questi anni (Foppa, Kusstatscher, Dello Sbarba, Zanvettor, Heiss) e all’impegno accorto, a volte volontario e sempre cordiale del nostro capoufficio se le finanze del partito sono oggi solidamente sotto controllo e se a breve potremo presentare anche il nuovo corporate-design del partito.
Dal 2015 Hanno Mayr è per di più Consigliere comunale dei Verdi del Comune di Renon.
Già dall’inizio dell’estate è attiva nell’Ufficio verde Verena Frei che dal 1 settembre 2016 sostituisce Hanno Mayr alla direzione della segreteria del partito. Frei (*1981) dispone di una solida esperienza di lavoro essendo stata in precedenza segretaria della Associazione delle Donne Coltivatrici Sudtirolesi e a lungo segretaria dell’Associazione SH/ASUS, rappresentanza degli studenti universitari sudtirolesi.
Questo passaggio di testimone garantisce ai Verdi una base solida per le sfide che ci aspettano nei prossimi anni.
31.08./01.09.2016
Brigitte Foppa e Hans Heiss

INTERROGAZIONE.
Come garantirne la rigorosa applicazione in provincia di Bolzano?
glifosate-no grazieIl 22 agosto 2016 sono entrate in vigore in Italia nuove restrizioni all’uso e al commercio del glifosato, l’erbicida brevettato dalla Monsanto nel 1974 che è il più diffuso al mondo ed è stato indicato come cancerogeno nel 2015 dall’International agency for research on cancer, l’organo dell’Organizzazione mondiale della sanità ritenuto la massima autorità in campo oncologico.
Le restrizioni sono state fissate dal Ministero della salute con Decreto Dirigenziale 16 agosto 2016, che rettifica l’allegato al decreto 9 agosto 2016 recante la “revoca di autorizzazioni all’immissione in commercio e modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glyphosate” (in attuazione del regolamento di esecuzione della Commissione n.1313 del 1 agosto 2016).
Il decreto del Ministero della salute stabilisce ad esempio la revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio di 85 prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva “glifosate” e che il glifosato non possa essere usato nella fase di pre-raccolta, “al solo scopo di ottimizzare il raccolto e la trebbiatura” e in aree sensibili come parchi, giardini, campi sportivi, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie.
Si chiede:

  1. Quanto è diffuso nell’agricoltura della Provincia di Bolzano l’uso del glifosato nella fase di pre-raccolta?
  2. Quali sono in Provincia di Bolzano le norme vigenti per l’uso del glifosato in aree sensibili come quelle citate del decreto dirigenziale del 16 agosto 2016?
  3. Le nuove norme emanate a livello nazionale col citato decreto trovano immediata applicazione anche in provincia di Bolzano, o la Giunta deve emanare un ulteriore provvedimento applicativo?
  4. Quali sono sul nostro territorio i soggetti , sia pubblici che privati, interessati dalle nuove disposizioni?
  5. Che cosa intende fare la giunta provinciale per garantire la più rigorosa applicazione anche sul territorio della provincia di Bolzano del Decreto Dirigenziale 16 agosto 2016 e per sorvegliare sul suo rispetto?
  6. In particolare, sono previste azioni di informazione verso gli utilizzatori, siano essi soggetti privati o enti pubblici? Se sì, che cosa è previsto di fare? Se no, come mai la Giunta ritiene di non dover mettere in campo iniziative mirate per informare sulla novità del decreto tutti coloro che lo devono rispettare?

Bolzano, 24 agosto 2016
Firmato Cons.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

Zivilschutz
Il fortissimo terremoto di questa notte che ha colpito l’Italia centrale nel triangolo tra Roma, Ascoli Piceno e Perugia ha provocato molte vittime. Già da un primo sguardo, l’entità dei danni è devastante, fino ad arrivare alla completa distruzione di interi paesi come Amatrice, Accumuli o Arquata.
I lavori necessari per la rimozione delle macerie e la ricostruzione superano le capacità delle forze della protezione civile, vigili del fuoco e volontari che al momento sono lasciati a loro stessi privi di coordinamento.
Visti i presupposti e l’emergenza, sarebbe un bel segnale se la Giunta offrisse aiuto valido ed efficiente alla popolazione colpita.
 
Bolzano, 24 agosto 2016
Hans Heiss              Riccardo Dello Sbarba                  Brigitte Foppa