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Interrogazione.
Slegalo-240x240Mercoledì 19 ottobre 2016 alle ore 20 si doveva tenere al centro di riabilitazione “Gelmini” di Salorno la presentazione del libro “E tu slegalo subito” di Giovanna del Giudice, edizioni Alpha Beta. A quanto ha dichiarato ai media Claudio Tommasini, bibliotecario a Salorno che aveva organizzato l’evento, la presentazione non si è potuta tenere in quella sala a seguito di una telefonata allo stesso bibliotecario da parte del primario di Psichiatria Andreas Conca. Le parole di Tommasini alla stampa non sono state finora smentire.
La censura verso un libro che affronta il tema delicato della contenzione in psichiatria non è accettabile, soprattutto vista la situazione in Alto Adige, dove la contenzione viene a quanto ci risulta praticata. Da dati pubblicati nel 2002 dal ministero della salute risultava che in Sudtirolo su 4 SPDC provinciali (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) in 3, cioè Bolzano, Bressanone e Brunico, veniva praticata la contenzione verso pazienti. Lo stesso quadro veniva confermato in una risposta a una nostra interrogazione del 2008 (nr. 5531/08).
In più, in diversi SPDC non esisteva in quel momento un registro o quaderno dove venissero registrati i casi in cui veniva praticata la contenzione.
Se la situazione fosse rimasta tale (o magari si fosse allargata anche a Merano, fino a poco tempo fa unico SPDC “libero da contenzione”) verrebbe da pensare che il “divieto” di presentazione di un libro che critica aspramente questo metodo e propone trattamenti alternativi non disturbasse tanto i pazienti (questa risulta la motivazione portata dal dott. Conca), ma piuttosto i vertici di una struttura sanitaria che pratica la contenzione.
L’uso della contenzione in reparti di psichiatria non va considerata una scelta scontata. Infatti va ricordato che la legge 180/78, la cosiddetta legge Basaglia, dichiarò superato il trattamento tradizionale della malattia mentale a favore di un percorso di assistenza, cura e riabilitazione che deve avvenire il più possibile senza ricovero, segregazione o contenzione, ma nel contesto sociale che ha provocato il disagio mentale.
In coerenza con questo, fissò l’obbiettivo di mettere al bando i metodi di contenzione con mezzi meccanici (cinghie ecc…) in quanto metodi superati e contrari ai diritti della persona.
Ricordiamo che l’articolo 32 della Costituzione stabilisce che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
In Provincia di Bolzano esistono Linee Guida sulla contenzione fisica in ambito ospedaliero, promulgate – a quanto ci risulta – nel giugno 2009. Esse citano come “principale riferimento di legge specifico sulla contenzione” l’articolo 60 del Regio Decreto n° 615 del 1909. A parte l’evidente scarsa modernità del riferimento (oltre un secolo fa), risulta che il citato Regio Decreto era un decreto attuativo della Legge sui Manicomi del 1904, abrogata dalla legge 180/78. Dunque, viene a cadere il “principale riferimento di legge” per l’applicazione di metodi di contenzione.
Ciò considerato, si chiede alla Giunta provinciale:
Sulla presentazione del libro:

  • Se risulta vero che alla vigilia della presentazione del volume “E tu slegalo subito” di Giovanna del Giudice, edizioni Alpha Beta, il primario di Psichiatria Andreas Conca abbia telefonato a Claudio Tommasini, bibliotecario a Salorno che aveva organizzato l’evento, dicendo che la presentazione non poteva tenersi al centro di riabilitazione “Gelmini”, dove era stata programmata.
  • Se ciò è accaduto, quali ragioni ha addotto il dott. Conca per questa sua richiesta?
  • Il dott. Conca ha vietato di tenere la presentazione, oppure il bibliotecario Tommasini avrebbe potuto comunque tenerla nel centro di riabilitazione “Gelmini” anche dopo la telefonata?
  • Comunque sia, ritiene la Giunta provinciale che il dott. Conca abbia fatto bene o male a chiedere lo spostamento della presentazione del citato volume?

Sull’uso della contenzione negli SPDC dell’Alto Adige, specificando la risposta per singolo SPDC:

  • Quanti interventi di contenimento affidati a mezzi meccanici sono stati praticati negli SPDC della nostra provincia negli anni dal 2010 al 2016 compreso, distinguendo la risposta per singolo anno?
  • Di quali mezzi di contenimento sono forniti i singoli SPDC, e quali sono quelli più frequentemente utilizzati?
  • Qual’è stata la durata media della contenzione applicata a pazienti per singolo SPDC? E per quante volte viene in media applicata per singolo/a paziente?
  • In quali SPDC provinciali dove si pratica la contenzione con mezzi meccanici esiste un registro o quaderno delle contenzioni?
  • Se in uno o più SPDC non esistesse un quaderno o registro delle contenzioni, ritiene la Giunta ciò ammissibile e cosa intende fare affinché ogni SPDC si doti di un registro o quaderno delle contenzioni?
  • Per quali motivi, per ogni singolo SPDC, vengono utilizzati gli interventi di contenzione a mezzo di strumenti meccanici? Da chi sono autorizzati? Vengono regolarmente controllati?
  • Se la Giunta non consideri la contenzione a mezzo meccanico un metodo superato e contrario ai diritti della persona, da ridurre progressivamente fino ad eliminarlo come hanno fatto molti SPDC in altre regioni d’Italia. Se no, per quali motivi; se sì, entro quando e con quali iniziative si intende raggiungere questo obbiettivo.
  • Se la Provincia non ritiene che il Regio Decreto n° 615 del 1909 non sia più in vigore, in quanto abrogato dalla legge 180/78insieme alla Legge sui Manicomi del 1904, e che dunque venga a cadere il “principale riferimento di legge” sulla contenzione; in caso affermativo, come che cosa si intende fare.

Bolzano 27 ottobre 2016
Firmato cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

Secondo un annuncio del gestore della struttura ferroviaria RFI, i canoni di utilizzo dell‘infrastruttura ferroviaria per i treni internazionali a lunga distanza, e solo per questi, verranno rincarati a partire dal 1 gennaio 2018 del 65%. Ciò prevede un rispettivo provvedimento da parte del ministero.OBB_Trasporto
Questa misura metterà in serio pericolo tutti i collegamenti ferroviari internazionali tra l‘Italia e l‘estero.
Il prezzo per le categorie coinvolte sulle tratte RFI (Open Access International) salirà da € 2,70 all’anno nel 2016 a € 4,48 all’anno nel 2018. Il 65,9 % in più. Il rincaro riguarderà solo i treni a lunga percorrenza, non i treni regionali. Questo significa che l’inasprimento delle tariffe si riverserà tutto sui treni internazionali. Per l’Alto Adige Südtirol e i suoi collegamenti con il mondo, evocati in continuazione negli ultimi mesi, questa prospettiva è a dir poco catastrofica. Il rincaro dei prezzi della ferrovia avrà come conseguenza un aumento del traffico automobilistico e dei mezzi pesanti.  con o senza BBT.
Secondo informazioni forniteci dal nostro collega dei Verdi austriaci, la ÖBB sta preparando un ricorso contro RFI e ART (Autorità di regolazione dei trasporti) per contrapporsi a questo rincaro deciso unilateralmente e molto dubbioso sul piano giuridico europeo. La consegna di tale ricorso deve essere effettuata entro il 28/10. Ulteriori soggetti colpiti sono tra gli altri anche la Deutsche Bahn e Trenord, la Società delle imprese per il trasporto merci FerCargo, Trenitalia e le ferrovie francesi SNCF.
Da un punto di vista ambientale la minaccia di tale rincaro è un duro colpo dalla portata doppia: i treni a lunga percorrenza verso l‘Italia sono ben utilizzati. Nel momento in cui diventeranno insostenibili dal punto di vista economico, perché l‘Italia aumenta il canone infrastrutturale di due terzi, questi treni ci saranno ancora? Rotaie vuote e accanto ancora più camion sulle tratte stradali? Sarebbe un vero e proprio incubo.
Bisogna reagire subito. Se questo proposito passa, la prossima vittima saranno i treni merci. Il trasporto merci è comunque sotto forte pressione economica, proprio perché il trasporto su strada – a causa dei bassi prezzi per il carburante e pedaggi più a buon mercato rispetto al canone ferroviario – è così economico.
L’aumento smisurato dei canoni ferroviari indeboliscono il trasferimento del trasporto su rotaia e sono un segnale sbagliato e assolutamente inaccettabile. Anche l‘Alto Adige/Südtirol si deve ribellare!
25.10.2015
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba
Interrogazione provinciale allegata

Mozione.
DemoPiazzaMagnagoSul territorio della provincia di Bolzano si trovano circa 1.000 persone richiedenti asilo accolte nei centri già allestiti nel programma di accoglienza e quasi 500 non accolte in tali strutture, ma presenti sul territorio, che hanno avviato la domanda di asilo o protezione internazionale in Alto Adige-Südtirol. Una parte di queste persone ha ricevuto una “assistenza umanitaria” in strutture tipo “emergenza freddo”, quelle che ricadono nella categoria di “soggetti vulnerabili” (donne con figli e figlie) sono state accolte in garni e alberghi economici di Bolzano, mentre molte altre hanno dovuto trovare sistemazioni di fortuna, presso privati o volontari, presso qualche chiesa, oppure hanno dormito semplicemente all’addiaccio.
Sulle persone che hanno presentato domanda di asilo in provincia di Bolzano si è sviluppato un confronto con lo Stato. Finalmente, nell’incontro tra il Presidente Kompatscher e il ministro Alfano il 7 ottobre 2016, lo Stato ha accettato la richiesta della Provincia, che queste persone siano riconosciute come parte della quota di redistribuzione assegnata all’Alto Adige, che è stata quantificata a 1474 persone, che include appunto tutte le persone arrivate autonomamente sul nostro territorio e hanno diritto all’accoglienza. La Questura di Bolzano ha l’elenco di queste persone, lo aggiorna in tempo reale e ha già individuato, caso per caso, chi ha diritto a rientrare nei programmi di accoglienza sul nostro territorio. Ci risulta che il loro numero si aggiri attorno alle 453 persone aventi diritto.
Adesso la Provincia e i Comuni devono darsi da fare.
Infatti è necessario chiarire che le persone richiedenti asilo sul territorio, di cui la Questura ha l’elenco completo e che ci sono state assegnate come quota provinciale, hanno diritto all’immediata accoglienza secondo gli standard garantiti dai vari centri di accoglienza già operanti sul territorio. Queste persone, del resto, sostituiscono un eguale numero di richiedenti asilo che – in loro assenza – ci sarebbero inviate dallo Stato fino al raggiungimento della quota assegnata.
Inoltre, con l’accordo Kompatscher Alfano del 7 ottobre, lo Stato ha garantito alla Provincia la copertura finanziaria dell’accoglienza per le persone rientranti nell’intera quota a noi assegnata.
Queste persone quindi rientrano a tutti gli effetti nelle norme internazionali e comunitarie in materia di asilo, come la direttiva 2013/33 del Parlamento e del Consiglio europeo. Ad esse è riconosciuto il diritto intangibile e immediato all’accoglienza, in attesa del risultato della loro domanda di protezione.
Questi diritti non possono essere negati nei fatti da lentezze burocratiche o difficoltà organizzative. Né possono essere ridotti da regolamenti o circolari provinciali.
Tutto ciò premesso,
Il consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
impegna la Giunta provinciale

  1. Ad acquisire immediatamente, qualora non lo abbia ancora fatto, dalla Questura e/o dal Commissariato del Governo l’elenco delle persone aventi diritto all’accoglienza fino al completamento della quota di 1474 a noi assegnata, inclusiva di quelle che hanno fatto domanda presso la questura di Bolzano. Le persone dell’elenco devono immediatamente essere prese in carico dalla Provincia.
  2. A provvedere all’immediato allestimento di centri di accoglienza per persone richiedenti asilo con una capacità di posti per 1474 persone, che è la quota assegnata al nostro territorio.
  3. Tali centri devono essere ben distribuiti tra i diversi comuni e devono corrispondere agli standard di accoglienza dei centri già ben funzionanti sul nostro territorio.
  4. Qualora per motivi organizzativi, e per una breve fase transitoria, non potesse essere possibile allestire centri definitivi di accoglienza per tutte le 1474 persone, a predisporre un programma di accoglienza provvisorio trovando soluzioni rapide ed efficaci, di adeguato standard di qualità, anche ricorrendo alle risorse di cui dispone la Protezione Civile provinciale e gli altri enti di protezione e soccorso (Croce Rossa, Croce Bianca ecc…).
  5. Se gli attuali gestori Caritas e Volontarius non fossero in grado di garantire la gestione di tutti i nuovi centri di accoglienza, ad avviare immediatamente un’azione per individuare nuovi soggetti interessati che siano all’altezza del compito.
  6. A concertare con Caritas e Volontarius, con i gruppi di volontariato, con i servizi sociali, con il Consorzio dei Comuni e in particolare col Comune di Bolzano, con il Commissariato del Governo e con tutti gli altri eventuali soggetti coinvolgibili in questa problematica, le misure necessarie a garantire alle 1474 persone richiedenti asilo finora assegnateci l’accoglienza che loro spetta.

Bolzano, 24 ottobre 2016
Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

Il progetto per il collegamento sciistico tra Vallelunga e Kaunertal è economicamente discutibile e un brutto colpo per il futuro ecologico delle valle e del suo habitat.

Gruppenbild Langtaufers
Vallelunga, a 1900 m di altitudine, con la cima Palla Bianca sullo sfondo, è un territorio pressoché intatto, di grande qualità paesaggistica e dalle buone condizioni di vita per i ca. 450 abitanti.
Ora, dopo 30 anni di discussioni, torna sul tavolo il progetti per la realizzazione di un impianto che colleghi Vallelunga con l’area sciistica austriaca di Kaunertal: i promotori, accanto all’imprenditore tirolese Hans Runatscher, sono principalmente alcuni speculatori del comune di Curon e della frazione di Vallelunga. Così è stata costituita una nuova società al fine di realizzare il collegamento, è stato presentato uno studio di fattibilità agli uffici per l’ambiente e il progetto è stato raccomandato vivamente ai governi di Innsbruck e di Bolzano come iniziativa di importante sinergia transfrontaliera.
Ieri, il Gruppo Verde in Consiglio provinciale, con Brigitte Foppa, Riccardo dello Sbarba e Hans Heiss, durante una escursione sul luogo, ha potuto constatare di persona la bellezza del territorio, e si è convinta della problematicità ecologica così come del ridotto valore economico di tutto il progetto.
Il collegamento previsto sarebbe certo su un territorio dall‘innevamento naturale assicurato, ma necessiterebbe di interventi molto costosi per mettere gli impianti in sicurezza dall’instabilità e dall’erosione che caratterizza il terreno. Ma soprattutto questi provvedimenti danneggerebbero in modo irrecuperabile un paesaggio dall’altissimo valore. Interi habitat di piante e animali verrebbero distrutti, senza vantaggi rilevanti per i/le residenti.
A beneficiarne sarebbe soprattutto il partner austriaco delle Kaunertal, insieme ai danni collaterali dovuti alla concorrenza di cui soffrirebbero anche le vicine aree sciistiche vicine della Haider Alm e di Schöneben. Per cui c’è solo da sperare che, sulla base della perizia degli uffici provinciali, si arrivi a una valutazione che potrà essere solo di questo tenore: giù le mani da una delle ultime valli d’alta montagna intatte dell’Alto Adige.
Vallelunga non è un territorio economicamente svantaggiato e con un’attenta valorizzazione dei suoi pregi paesaggistici e regionali potrebbe diventare un luogo eccezionale: un centro per le escursioni estive e per lo sci d’alpinismo di grande fama, un piccolo gioiello turistico dal panorama di rara bellezza.
Un intervento fortemente invasivo come l’impianto di collegamento progettato distruggerebbe in modo duraturo queste sue caratteristiche uniche e ideali.
19.10.2016
Gruppo Verde in Consiglio provinciale

Dialogo sugli orti terapeutici
sabato 05.11.2016 ore 9.30 -13.00
Martinsbrunn Centro cure palliative – Pavillon

Orti e giardini non sono solo pezzi di terra in cui si coltivano piante, ortaggi e fiori, ma veri e propri luoghi di benessere e terapia. Tutti e tutte, Giovani e anziani, persone sane e ammalate, disagiate o meno possono trarne vantaggio. Anche la politica deve tenerne conto.
Il Gruppo di lavoro Social&Green organizza insieme al Gruppo Verde in Consiglio provinciale un evento-dialogo per saperne di più.
Perché il nostro benessere ha bisogno di un orto? Edith Verginer, ortoterapeuta
L’effetto benefico di musica, suoni e colori sui pazienti Martinsbrunn, Merano
Il giardino dei sensi nella Residenza di cura e per anziani a Laces Iris Cagalli, direttrice
Un orto per il reinserimento Centro di training professionale C.c. Burgraviato
Un giardino per la musica sopra il reparto di Oncologia a Bolzano Gruppo TERRAE
Obiettivo dell’evento: capire, fare rete ed elaborare insieme delle richieste concrete alla politica. Le tue esperienze, i tuoi progetti e altre idee innovative sono benvenute.

Moderazione: Katharina Erlacher – blufink
Alle ore 13:00 Buffet conclusivo

MeinungsvielfaltA proposito dell’acquisizione del quotidiano Alto Adige da parte di Athesia.
Questa mattina il Presidente della Società Athesia Michl Ebner ha descritto l’operazione di acquisizione dei quotidiani „Alto Adige“ e „Trentino“ da parte del suo gruppo come un „provvedimento ecologico“: ora che entrambi i quotidiani verranno stampati nella tipografia di casa, le distanze per il trasporto saranno ridotte e si darà quindi un contributo importante all’economia locale… Con tutto il rispetto, signor Ebner, persino noi paladini e paladine della natura e dell‘ambiente troviamo che in questa storia tale aspetto sia assolutamente secondario. Riteniamo invece che non ci sia nulla di più antiecologico della concentrazione di potere nel settore dell’informazione.
Negli ultimi vent’anni, l’Italia ci ha mostrato chiaramente che cosa significhi per una politica sana e un’opinione pubblica informata quando i mezzi di comunicazione vengono concentrati nelle mani di poche persone, per di più ammanicate con la politica. L’Alto Adige Südtirol sta andando proprio in quella direzione. Da partito di opposizione, la cui visibilità sulle pagine del Dolomiten è ridotta al lumicino, non possiamo che essere preoccupati dalla direzione che sta prendendo il controllo dell’informazione locale, che ora si allarga anche all’altro gruppo linguistico.
Nelle prime interviste, il signor Ebner assicura che verrà rispettata l’indipendenza delle redazioni. Lo misureremo su questo. Resta il fatto che per la partecipazione democratica e per il pluralismo dell’informazione, questa concentrazione è un colpo molto forte, un altro passo indietro, dalla democrazia delle cittadine e dei cittadini al dominio sui media.
13.10.2016
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba

BrennerO 3/10/2016Mozione.
Sul territorio della provincia di Bolzano si trovano in questo momento poco più di 1.000 persone richie­denti asilo accolte nelle strutture allestite nel pro­gramma di accoglienza e circa 400 non accolte in tali strutture, ma presenti sul territorio, che hanno avvi­ato la domanda di asilo o protezione internazionale in Alto Adige-Südtirol e che finora hanno ricevuto una “assistenza umanitaria” fatta di vitto e alloggio in strutture molto spartane (ad es. i magazzini ex Le­mayr o Salewa nella zona industriale di Bolzano). Una parte di queste persane, che ricadono sotto la categoria di “soggetti vulnerabili” (ai sensi dell’art. 17 del Decreto Legislativo n. 142 del 2015, che a sua volta recepisce la direttiva 2013/33 del Parlamento e del Consiglio europeo) sono state invece accolte in strutture più protette come garni e alberghi econo­mici di Bolzano.
Queste 400 persone che hanno presentato domanda di asilo in provincia di Bolzano sono da tempo og­getto di un confronto con lo Stato. La richiesta della Provincia, che queste persone siano riconosciute dallo Stato come parte della quota di redistribuzione assegnata alla nostra provincia, è giustificata e con­tribuirebbe ad andare oltre la pura assistenza uma­nitaria per una vera e propria accoglienza. A quanto ci risulta, di queste 400 persone lo Stato ne ha rico­nosciute circa 350 nella quota a noi assegnata, ma solo dal punto di vista numerico (la nostra quota di redistribuzione statale è di poco più di circa 1400 persone), mentre non ri­sulta che a questo riconosci­mento segua da parte dello Stato anche la copertura finanziaria (che per le quote riconosciute è prevista e doverosa). Fa bene dunque la Provincia a chiedere un completo ricono­scimento.
Tuttavia, la divergenza su questo aspetto non può essere pagata dalle persone richiedenti asilo e non può trasformarsi addirittura in restrizioni perfino della assistenza umanitaria finora garantita dalla Provin­cia. Al primo posto va messa la persona e il nostro dovere di garantire in modo dignitoso i più elementari diritti umani a chiunque in stato di bisogno si trovi sul nostro territorio.
Ciò vale soprattutto per l’assistenza offerta alle co­siddette “categorie vulnerabili”, che godono di una protezione rafforzata ai sensi dell’art. 17 del citato Decreto Legislativo n. 142/2015: minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne in gravidanza, famiglie con figli minori, vittime di tratta, persone malate o vittime di tortura, stupri o altre forme di violenza. Risulta che in provincia di Bolzano, tra le 400 persone sopra citate, i casi di questo genere siano un centinaio. A queste persone una Provincia civile non può voltare le spalle.
A questo scopo non risultano idonee le indicazioni restrittive contenute nelle circolari della Ripartizione politiche sociali della Provincia inviate il 29 settembre e il 3 ottobre al “nucleo di accoglienza”, alle associa­zioni Caritas e Volontarius e al SIS (Servizio Integra­zione Sociale).
Tutto ciò premesso,
il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale

  1. a continuare a richiedere allo Stato l’inserimento delle persone che hanno fatto richiesta di asilo sul territorio della provincia all’interno della quota di redistribuzione assegnata a livello statale all’Alto Adige-Südtirol non solo numericamente, ma an­che garantendo la doverosa copertura finanziaria, anche con l’obbiettivo di passare al più presto dal­la fase della assistenza umanitaria a quella del­la vera e propria accoglienza secondo le nor­me eu­ropee e statali.
  2. Nel frattempo, a continuare a garantire alle per­sone che hanno fatto richiesta di asilo sul territorio della provincia almeno l’assistenza umanitaria as­sicurata finora, revocando le indicazioni restrittive previste dalle circolari della Ripartizione politiche sociali della Provincia del 29 settembre e 3 otto­bre 2016.
  3. A concertare con Caritas e Volontarius, con i gruppi di volontariato, con i servizi sociali, con il Consorzio dei Comuni e in particolare col Co­mune di Bolzano, con il Commissariato del Go­verno e con tutti gli altri eventuali soggetti coin­volgibili in questa problematica, le misure neces­sarie a garantire alle persone richiedenti asilo, comprese quelle che hanno presentato domanda sul territorio della provincia, l’accoglienza che loro spetta.
  4. A insistere per arrivare a un’equa distribuzione tra tutti i comuni della provincia del compito di acco­glienza delle persone richiedenti asilo, comprese quelle che hanno fatto richiesta di asilo sul territo­rio della provincia.

f.to consigliere provinciale
dott. Riccardo Dello Sbarba
dott.ssa Brigitte Foppa
dott. Hans Heiss