VOTO.

In Italia l’assegno sociale (che è andato a sostituire la pensione sociale) spetta a tutte le persone bisognose che hanno almeno 65 anni e 3 mesi di età. Non è necessario avere la cittadinanza italiana, anche le cittadine e i cittadini dell’UE ed extraeuropei (in possesso di un permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo) hanno diritto a questo assegno se risiedono in Italia da almeno dieci anni.

Non si tratta di una pensione in senso stretto, quanto piuttosto di una misura sociale. Per questo motivo non presuppone il versamento di contributi, ma spetta alle persone che vivono in condizioni economiche disagiate. Il diritto alla prestazione è accertato sulla base del reddito personale ovvero del reddito del/della richiedente e del/della coniuge. Sono soprattutto le donne senza una propria pensione, ma non solo loro, a soddisfare i requisiti per ottenere l’assegno sociale.

L’assegno sociale è pertanto una classica prestazione sociale finanziata con il gettito fiscale, come la pensione per gli invalidi civili, i ciechi, i sordi ecc.
Rientra pertanto tra le nostre competenze primarie e andrebbe quindi trasferita dallo Stato alla Provincia. Questo agevolerebbe le beneficiarie e i beneficiari, che vedrebbero il carico burocratico notevolmente ridotto e potrebbero risparmiarsi alcuni spostamenti per sbrigare le pratiche.

Sarebbe un passo avanti nell’ottica dell’introduzione di un reddito sociale di base comprendente tutte le prestazioni del sistema di protezione sociale fornite dallo Stato e dalla Provincia. In questo ambito dovranno comunque avere luogo a breve trattative con lo Stato, anche per definire le relative norme finanziarie.

Pertanto il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano sollecita Governo e Parlamento

ad avviare le procedure per ottenere il trasferimento dallo Stato alla Provincia autonoma di Bolzano delle competenze per l’erogazione dell’assegno sociale.

Bozen, 04.09.2019

Cons.prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Gli aiuti statali alla disoccupazione costituiscono un importante sostegno finanziario per le persone prive di reddito. Sarebbe quindi opportuno gestirli contestualmente alle prestazioni economiche sociali come il reddito minimo di inserimento, il reddito di cittadinanza, le pensioni di invalidità civile nonché le pensioni sociali, in modo che le persone in situazioni di difficoltà possano contare su una gestione unificata.

Tale possibilità di fatto esiste, poiché il decreto legislativo 5 marzo 2013, n. 28, prevede che lo Stato deleghi alla Provincia la competenza sugli aiuti alla disoccupazione. Si tratta di un ambito che racchiude tutti i mezzi previsti dallo Stato per fronteggiare la disoccupazione.

Tuttavia fino ad oggi la Provincia non ha ottenuto tale competenza in quanto il decreto legislativo è rimasto inattuato. Sarebbe invece importante dargli attuazione anche ai fini della semplificazione delle procedure amministrative.

Pertanto il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di attuare il decreto legislativo 5 marzo 2013, n. 28, ai fini di attribuire alla Provincia di Bolzano la competenza necessaria per gestire autonoma mente le prestazioni statali a sostegno dei disoccupati.

Bozen, 04.09.2019

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Disegno di legge provinciale n. 31/19

Nel 2014 alla legge provinciale n. 13/1991 è stata apportata una modifica difficilmente giustificabile in uno Stato di diritto. Ai cittadini e cittadine è stata tolta la possibilità di presentare ricorso contro “la riduzione o negazione di prestazioni di assistenza economica a causa del mancato rispetto degli obblighi e dei progetti concordati in relazione ai propri doveri di autonomo sostentamento, così come la negazione di prestazioni a seguito dell’assenza dei beneficiari dal territorio provinciale” – stabilendo nel testo di legge che le decisioni dei comitati tecnici sono “definitive”. Eppure, la possibilità di ricorrere in via amministrativa contro le decisioni delle autorità è un principio fondamentale dello Stato di diritto. Ed è tanto più importante in ambiti nei quali gli interessati dispongono di pochi o di nessun mezzo per una costosa azione legale. Inoltre, qui si tratta di prestazioni per il “soddisfacimento delle esigenze fondamentali della vita”: quelle per le quali, per definizione, non si può attendere.

Un tale carattere “definitivo” delle decisioni restringe i diritti fondamentali di cittadine e cittadini. Nessuna autorità o comitato tecnico è infallibile. I beneficiari e le beneficiarie di aiuti sociali non
possono permettersi un costoso processo. Non è giusto costringerli a decidere se rivolgersi alla giustizia o accettare un errore delle autorità.

Purtroppo, però, l’articolo 4 della legge provinciale 16 ottobre 2014, n. 9, ha limitato proprio la possibilità di presentare un tale ricorso, peggiorando molto la posizione giuridica dei beneficiari e delle beneficiarie di assistenza economica sociale. Non tiene nemmeno la motivazione secondo cui in determinate situazioni gli interessati avrebbero violato l’obbligo dell’autoaiuto ovvero non soggiornerebbero in provincia. Anche in questi casi, infatti, sono possibili violazioni della legge in prima istanza. Conseguentemente la possibilità di rivolgersi a una seconda istanza deve costituire per tutti gli interessati un diritto fondamentale.

Col presente disegno di legge s’intende ripristinare appunto questo diritto, eliminando il citato comma 2 dell’articolo 4 dalla legge provinciale 30 aprile 1991, n. 13.

Uno Stato di diritto, un’amministrazione vicina alle esigenze dei cittadini non devono affatto temere eventuali ricorsi: se la motivazione è giusta saranno accolti; diversamente saranno respinti.
Comunque, negare ai cittadini questo importante strumento è la via sbagliata. Penalizzare in tal modo i più deboli nella società rivela qualcosa di più di un semplice errore di prospettiva. Il fine del
presente disegno di legge è ristabilire un equilibrio.

BZ, 04.09.2019

Consigliera provinciale
Brigitte Foppa

 

Qui potete scaricare il Disegno di legge e il  Parere del Consiglio dei Comuni.

COMUNICATO STAMPA:

Il wi-fi è davvero necessario nelle scuole elementari?

Il 5 settembre si torna a scuola. Didattica e apprendimento ormai vanno a braccetto con materiali di insegnamento multimediali, internet è una fonte di informazioni e di notizie e nessuno di noi, nemmeno il mondo della scuola può più farne a meno. Le conseguenze però sulla salute e sulla capacità di apprendimento delle onde elettromagnetiche sono tuttora controverse e gli studi le collegano alla comparsa e diffusione di tumori e altre malattie.

A maggio di quest’anno il Gruppo Verde ha presentato un’interrogazione alla giunta per sapere in quali scuole sia stato installato il wifi. Vi riproponiamo la tabella fornitaci e l’intera risposta. “Quello che notiamo e che più ci preoccupa è il numero di scuole elementari che usano il wifi – commenta Brigitte Foppa – per l’uso di tecnologie didattiche multimediali e di computer un’alternativa più sicura c’è, ed è quella via cavo. Basta attaccare i computer alla rete ed evitare inutili pericoli per i più piccoli. Perché allora nelle scuole elementari si preferisce il wifi, la cui innocuità non è provata al 100% I genitori saranno d’accordo?” si chiede Brigitte Foppa. Anche Riccardo Dello Sbarba e Hanspeter Staffler condividono i suoi dubbi.

La nostra vita è ormai vincolata alle nuove tecnologie, agli smartphone e alla connessione Internet sempre e ovunque. All’inizio della scorsa legislatura il Consiglio provinciale si era espresso per il principio di prudenza su questo tema, soprattutto nelle scuole. Verso la fine della legislatura però è passata una mozione della SVP che incentivava il wifi nelle scuole.

Le scuole hanno la loro autonomia, ma le famiglie devono sapere in quale ambiente le loro figlie e i loro figli passano buona parte della giornata.

Bolzano, 03/09/2019

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Ieri un partito politico, la Svp, si è incontrato privatamente a porte chiuse con il proprietario di una società privata che si è aggiudicata la gara per l’acquisto della società provinciale ABD SPA per un prezzo stracciato. Dato il carattere dell’incontro, l’opinione pubblica si deve accontentare dei comunicati diramati dai partecipanti, i quali sono mossi da un unico interesse: tranquillizzare le migliaia di elettrici ed elettori che al referendum del 2016 hanno votato no al potenziamento dell’aeroporto e adesso si sentono truffati dalla svendita di ABD.

La cordata di imprenditori privati che acquisterà ABD infatti questo potenziamento non solo è intenzionata a portarlo avanti, ma vi si dichiara costretta addirittura dalla stessa Giunta provinciale che nel bando di gara ha inserito l’obbligo a realizzare quel Masterplan del 2012 che prevede espressamente l’allungamento della pista dagli attuali 1296 metri a 1434 metri. Che tale allungamento si faccia per poter effettuare più voli con aerei più grandi per avere più passeggeri e più guadagni dall’attività aerea, lo capisce anche un bambino.

Per questo, le “rassicurazioni” diffuse nei comunicati finali dei partecipanti all’incontro di ieri non valgono di più della carta su cui sono scritte. Se la Svp avesse voluto garantire alla popolazione e ai comuni confinanti con l’aeroporto che la pista non sarebbe mai stata allungata e che l’attività di volo sarebbe stata limitata, avrebbe dovuto votare a favore del disegno di legge provinciale del Gruppo Verde, che conteneva proprio queste prescrizioni. Il fatto che invece, poco più di un mese fa, la Svp abbia affossato in commissione la nostra legge, senza proporre nessuna alternativa, toglie ogni credibilità alle rassicurazioni di ieri.

Se si leggono attentamente i comunicati diramati alla fine dell’incontro di ieri, l’unica affermazione concreta che vi è contenuta è l’intenzione dei privati, che si richiamano all’obbligo concordato con la Giunta provinciale, di potenziare l’aeroporto secondo il Masterplan 2012. Quando lo faranno, e come utilizzeranno questo potenziamento, dipenderà solo dai loro piani imprenditoriali che – legittimamente – risponderanno all’obbiettivo di massimizzare i ricavi derivanti dalle attività di volo.

Per questo i Verdi- Grüne-Vërc invitano l’opinione pubblica a non fare alcun affidamento su incontri privati come quelli di ieri.

I Verdi-Grüne-Vërc continueranno a contrastare in ogni modo questo inganno dell’aeroporto e sperano che un primo stop possa arrivare dal successo delle iniziative giudiziarie già attivate.

 Le ricordiamo:

–  il ricorso al TAR presentato un anno fa dal Comune di Laives, 

 – la segnalazione alla Autorità Anticorruzione inviata in primavera dal Dachverband,

–  l’esposto alla Corte dei Conti presentato in luglio dal gruppo consiliare provinciale dei Verdi-Grüne-Vërc,

– il ricorso al TAR presentato oggi dal gruppo consiliare del Team Köllensperger. 

Si tratta di iniziative diversificate ma unite negli obbiettivi comuni della tutela della salute e del clima e del rispetto della volontà popolare.

Bolzano, 03.09.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE.

UPDATE.  Il 30 agosto finalmente la risposta della Giunta: Stanno lavorando!

Negli ultimi tempi si sono verificati diversi episodi di sospetta discriminazione in base al colore della pelle, o alle origini, o al genere e all’orientamento sessuale delle persone colpite.

Il più recente ha interessato un bolzanino di origine tunisina, funzionario di banca e capitano della squadra di calcio del Neugries, cui è stato impedito di entrare in una discoteca mentre sono stati lasciati entrare i suoi amici dalla pelle bianca. Anche prendendo spunto da questo fatto verso cui i media hanno giustamente rivolto l’attenzione, 27 associazioni che lavorano sul contrasto del razzismo e per la convivenza hanno chiesto al Presidente del Consiglio provinciale l’istituzione del “Centro di tutela contro le discriminazioni”.

In questo modo hanno richiamato il Consiglio a un dovere già previsto dalla legge provinciale in vigore fin dal lontano 2014, ma che nessun Presidente del Consiglio da allora (Thomas Widmann, Roberto Bizzo, Sepp Noggler) e nessun Ufficio di presidenza (sono questi gli organi competenti cui spetta l’iniziativa) hanno fin qui avuto la volontà di istituire.

Per chiarezza, ripercorriamo la storia di questa istituzione restata finora sulla carta.

Il 10 ottobre 2014 fu approvato il Disegno di Legge provinciale n. 19/14: “Modifiche di leggi provinciali in materia di edilizia abitativa agevolata, integrazione, parificazione, servizi sociali, invalidi civili, sanità, famiglia e sudtirolesi nel mondo”. Tale Disegno di legge (una sorta di “Omnibus sociale”) all’articolo 2 introduceva nella legge provinciale del 28 ottobre 2011, n. 12, “Integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri”, un nuovo articolo 5 intitolato appunto: “Centro di tutela contro le discriminazioni”. Esso diventava uno degli istituti fondamentali della politica provinciale non solo sull’integrazione delle persone immigrate, ma in generale per il contrasto di ogni tipo di discriminazione “fondata su razza, colore della pelle od origine etnica, genere, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, nazionalità o appartenenza ad una minoranza nazionale” (comma 1, art. 5).

Vogliamo tra l’altro ricordare che questo articolo era stato introdotto in Commissione Legislativa grazie a un emendamento presentato dal nostro gruppo Verde e poi era stato rafforzato nell’aula del Consiglio da un ulteriore emendamento sulle procedure di nomina concordato tra gruppo Verde e assessore Achammer, con un forte dibattito tra consiglieri e consigliere per l’opposizione radicale della destra di lingua tedesca e italiana.

Una volta approvata, la legge fu pubblicata sul Bollettino Ufficiale del 28 ottobre 2014 e da allora è in vigore.

La legge prevede l’istituzione del “Centro di tutela contro le discriminazioni” presso il Consiglio provinciale. Il primo atto è la nomina della persona responsabile. La legge prevede che: “Le modalità di designazione della persona responsabile del Centro di tutela sono stabilite con la procedura di cui all’articolo 18, comma 2, lettera e), del regolamento interno del Consiglio provinciale.”

Tale norma del Regolamento prevede che l’Ufficio di presidenza “formula proposte, sottoponendole all’approvazione del Consiglio…”. Dunque, tocca all’Ufficio di presidenza, sotto la guida del Presidente del Consiglio, dare attuazione alla legge. Da allora come gruppo Verde abbiamo in ogni modo fatto pressione, con interventi e interrogazioni, perché si procedesse all’istituzione del “Centro di tutela” e anche le associazioni del settore hanno più volte sollecitato la Presidenza del consiglio provinciale.

Ma finora il “Centro di tutela” è rimasto sulla carta. I 5 anni trascorsi sono stati impiegati in verifiche e consultazioni con le diverse “difese” istituite presso il Consiglio provinciale e con la Giunta provinciale. I Presidenti e gli uffici di presidenza si sono mossi fino ad ora, in sostanza, come se il “Centro di tutela contro le discriminazioni” fosse un oggetto indefinito la cui natura e configurazione dovesse essere ancora definita.

In realtà sul “Centro di tutela contro le discriminazioni” c’è poco da inventare, poiché gli aspetti fondamentali di esso sono già definiti per legge. Infatti nell’articolo 5 della legge, che alleghiamo a questa interrogazione:

  • Il comma 1 istituisce il Centro di tutela e lo insedia presso il Consiglio provinciale;
  • Il comma 2 ne definisce esattamente i compiti;
  • Il comma 3 stabilisce che il centro è presieduto da una persona che ne è titolare e responsabile e che viene nominata dal Consiglio provinciale su proposta del Presidente e dell’ufficio di presidenza ai sensi della procedura prevista dal regolamento interno del Consiglio stesso.

Le ragioni per cui sono passati 5 anni di inerzia vanno dunque ricercate altrove: nel timore dei singoli politici cui toccava l’iniziativa di esporsi troppo sui temi dell’integrazione e del contrasto alle discriminazioni, nella scarsa volontà a riconoscere che anche nel nostro territorio il tema della discriminazione – razzista, sessista, religiosa, verso la diversità ecc… – è un tema attuale e urgente.

Questi timori però non devono assolutamente impedire che una legge in vigore da 5 anni venga finalmente attuata.

Nell’incontro con le associazioni il Presidente Noggler – scrivono i giornali – ha garantito che l’istituzione del “Centro di tutela” rappresenta una sua “priorità”. Benissimo: vanno allora definiti precisi tempi e modi.

Tutto questo premesso, si chiede al Presidente del Consiglio provinciale:

  1. Intende il Presidente assumere un preciso impegno e quindi dichiarare entro quali tempi, e se sì entro quale data, intende dare attuazione all’articolo 5 della legge provinciale del 28 ottobre 2011, n. 12, “Integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri”, circa la nomina della persona responsabile del Centro di Tutela antidiscriminazioni presso il Consiglio provinciale?
  2. Intende il Presidente fissare un preciso calendario operativo, e se sì qual è, per arrivare entro la scadenza di cui alla domanda precedente alla nomina della persona responsabile del “Centro di Tutela”, in modo che stavolta la legge venga finalmente attuata?

Bolzano, 02.05.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Alla fine ci siamo arrivati ai fatidici 229.088 posti letto. Il limite massimo stabilito per legge è di fatto raggiunto. Ora la Giunta deve fare sul serio.

Il limite massimo dei posti letto è fissato a 229.088 dalla legge urbanistica del 1997. Legge ancora in vigore fino al 1/1/2020, dato che la nuova legge “Territorio e paesaggio” approvata nel 2018 entrerà in vigore in quella data – o forse anche più tardi. Ricordiamo che la nuova legge NON prevede più il limite massimo dei posti letto. E qui si pone il problema.

Perché dal 2017 i posti letti aumentano inesorabilmente e ci si è avvicinati velocemente al limite massimo: nel 2016 i letti erano ancora 220.595 ma già nel 2018 erano arrivati a 223.987. A inizio 2019 si erano superati i 225.000 letti e il numero ha continuato a crescere: a fine giugno 2019 le statistiche riportano la cifra ufficiale di 228.744 letti. All’inizio dell’estate “mancavano” quindi solo 350 letti per raggiungere il limite massimo. Ora, verso la fine dell’estate, con la continua apertura di nuovi hotel e aziende il limite, tutt’ora valido, dovrebbe essere stato raggiunto.

La palla è ora nelle mani della Giunta. Si presume che vorrà rispettare le leggi ancora vigenti. Dovrà quindi bloccare ca. 46 progetti in 30 comuni. Alla luce di questa situazione ben documentata, una decisione di questo tipo è inevitabile.

Nell’interesse del paesaggio e dell’ambiente della nostra provincia (e anche nell’interesse di chi ha già presentato dei progetti e non sa se li potrà realizzare) urge una decisione rapida. Vedremo cosa prevale: la legge o gli interessi privati.

Hans Heiss, già cons. prov.
Brigitte Foppa, cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba, cons. prov.
Hanspeter Staffler, cons. prov.

L’estate 2019 sta volgendo al termine, picchi di caldo ed eventi climatici “eccezionali” hanno colpito in questi ultimi mesi l’intera provincia, la Foresta amazzonica, il polmone del pianeta, sta bruciando, i grandi della terra continuano a parlare senza far seguire fatti concreti e i/le giovani continuano instancabili a rivendicare il loro diritto ad avere un futuro. Cosa stiamo aspettando per dichiarare l’emergenza climatica?

Il Gruppo Verde in Consiglio provinciale prova di nuovo a scuotere la Giunta provinciale e, dopo averci provato invano in concomitanza con l’assestamento di bilancio in luglio, ha deciso di anticipare per la seduta di settembre la mozione “Emergenza climatica: non c’è tempo da perdere”. “Lo abbiamo comunicato ieri alla seduta delle/dei capigruppo – dichiara Brigitte Foppa – non c’è tempo da perdere, ce lo chiedono i giovani di tutto il mondo e la politica deve fare la sua parte attivandosi a ogni livello”.

Il Sudtirolo, nel suo piccolo deve dare un segnale, seguendo l’esempio del Vorarlberg, primo Land austriaco ad aver dichiarato l’emergenza climatica. Il governo francese ha dichiarato l’emergenza climatica ancora all’inizio dell’estate, in Italia sono ormai diverse le amministrazioni comunali ad averlo fatto (Varese, Torino, Siracusa, Lucca, Napoli, Milano, Acri) e in Alto Adige il primo comune è stato quello di Vipiteno. A Bolzano l’iter è stato avviato a fine luglio con l’approvazione da parte della Giunta comunale. “Dobbiamo porre un freno al cambiamento climatico entro il 2030, lo dobbiamo alle generazioni future” così Riccardo Dello Sbarba.

L’Alto Adige/Südtirol ha elaborato già nel 2011 il suo Piano clima 2050, ma allo stato dei fatti si sta rivelando troppo poco ambizioso e troppo poco concreto. È necessario provvedere almeno all’adeguamento del piano a quelli che sono gli obiettivi dell’accordo di Parigi e alla definizione di un nuovo pacchetto di misure per ridurre il consumo di energia, la produzione di rifiuti e per rafforzare la mobilità sostenibile. “È ora che alle parole seguano fatti concreti contro il cambiamento climatico” – commenta Hanspeter Staffler.

La tanto decantata sensibilità nei confronti dell’ambiente e per la lotta ai cambiamenti climatici della SVP avrà modo di essere messa alla prova nella seduta di Consiglio dal 10 al 13 settembre. Staremo a vedere. Noi non molliamo!

Bolzano, 27/08/2019

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Riccardo Dello Sbarba

Nei giorni dal 17 al 25 agosto Barbara Lemayr, Michael Keitsch e Zeno Oberkofler erano per i giovani verdi del Sudtirolo a Bad Leonfelden vicino a Linz al campo estivo della Grünen und Grünalternativen Jugend Österreich. “Mai più stati autoritari” era il tema del campo estivo di quest’anno, che ha condotto i/le partecipanti come un filo rosso attraverso i diversi workshop e le discussioni con importanti esperti.
In un momento in cui in Italia ed in Europa ci troviamo sempre più spesso confrontati con forze politiche che mettono in discussione la democrazia liberale, è importante affrontare queste tematiche. Basta guardare all’attuale situazione politica in Italia, dove ci sono ministri che vogliono avere i “pieni poteri”. È essenziale comprendere le relazioni tra economia, politica e società che portano allo sviluppo di dinamiche autoritarie”, così Zeno Oberkofler, coportavoce degli young greens southtyrol.
Barbara Lemayr, giovane attivista dei giovani verdi: “Abbiamo imparato molto e torniamo in Alto Adige carichi di tante nuove esperienze ed amicizie”.
Naturalmente, il campo estivo è stato anche un’ottima occasione per stabilire contatti e scambiare idee.
“Siamo stati particolarmente contenti di incontrare Adrijana Novakovic, presidente dell’unione studentesca austriaca per la GRAS il movimento studentesco verde austriaco. Ringraziamo i giovani verdi austriaci per l’ospitalità e auguriamo un grande successo alle giovani candidate e giovani candidati verdi nelle liste per e prossime elezioni parlamentari”, conclude Michael Keitsch.

Gli young greens southtyrol

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Leggiamo sul sito della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige Amministrazione: Acquisto prima casa.

“La Provincia Autonoma di Bolzano concede alle famiglie ed ai single agevolazioni per l’acquisto della prima casa.

Si tratta di un contributo a fondo perduto, da non restituire, che viene erogato in un’unica soluzione.

Per usufruire di quest’agevolazione per l’acquisto della prima casa, il richiedente deve essere in possesso di alcuni requisiti che riguardano tra l’altro il reddito ed il patrimonio, le proprietà immobiliari dei richiedenti stessi e le proprietà immobiliari dei genitori/suoceri/figli.

Il contributo a fondo perduto viene concesso a richiedenti, il cui reddito rientri in una delle quattro fasce di reddito. Inoltre devono raggiungere un punteggio minimo di 20 punti oltre ad un reddito minimo.”

Gli importi vanno da 13.000 (per un/a single) a 67.392 (Coniugi o conviventi con quattro figli di prima fascia) Euro, quindi un contributo consistente.

Per accedere all’erogazione del contributo è necessario consegnare una vera marea di documenti, tra cui per “I richiedenti che sono tenuti a dichiarare il gruppo linguistico” vale che “devono allegare tale dichiarazione alla domanda di agevolazione”.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

  1. Per chi vale questo obbligo?
  2. L’assegnazione del contributo è legato al gruppo linguistico?
  3. Se si`:
  4. come è stato distribuito negli ultimi 5 anni (tabella con il numero e la somma delle erogazioni ai singoli gruppi linguistici anni 2018/17/16/15/14)
  5. negli stessi anni, quali somme sono state assegnate a quanti aventi diritto che NON devono consegnare la dichiarazione al gruppo linguistico?
  6. Se no: perché viene richiesta la dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico?
  7. Cosa succede se qualcuna/o non ha a disposizione questa dichiarazione perché ha dimenticato di farla per tempo? In questi casi si nega il contributo?
  8. Se viene negato: di quanti casi si ha notizia negli ultimi 5 anni?

BZ, 22.08.2019

L.-Abg.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della Giunta. E la nostra replica.