COMUNICATO STAMPA.

Bilancio provinciale 2023.

L’Alto Adige ha una delle quote di investimento più alte della zona UE. Si tratta di quei fondi liberi nel bilancio che sono disponibili per infrastrutture come strade, edifici pubblici, linee ferroviarie, condutture per l’acqua potabile, fognature, ecc. e che quindi stimolano anche l’economia privata. Le quote di investimento risultano sottraendo dal totale del bilancio tutte le spese correnti per istruzione, sanità, assistenza e amministrazione.

Le quote di investimento non dovrebbero essere troppo basse perché questo renderebbe le infrastrutture non funzionali nel tempo, ma d’altra parte non dovrebbero nemmeno essere troppo alte perché ciò rischierebbe di surriscaldare l’economia.

Da anni la giunta provinciale tiene una delle quote di investimento più alte dell’UE: in Alto Adige la regola è di solito del sei per cento del PIL (prodotto interno lordo), spesso anche di più. La media dell’UE è del 3% (vedi tabella allegata).

I miliardi di denaro dei contribuenti altoatesini confluiscono quindi nella costruzione di strade e funivie, nell’industria del turismo o nella costruzione di bacini di innevamento. Da un lato questa scelta va a svantaggio dei dipendenti del servizio pubblico, che oggi guadagnano troppo poco, ma va anche a discapito di tutte le cittadine e i cittadini che usufruiscono di servizi pubblici come la sanità, l’assistenza e l’istruzione.

È urgente ridistribuire questo denaro: via dalle strade e più verso le persone. Il personale delle istituzioni pubbliche educative, sanitarie e assistenziali ne ha bisogno!

Bolzano, 10.12.2022

Cons. prov.

Hanspeter Staffler

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

INTERROGAZIONE.

Sui media leggiamo in questi giorni che, nonostante le crescenti richieste, i fondi per i progetti di educazione sessuale nelle scuole sono stati tagliati drasticamente. Se queste notizie fossero vere, si tratterebbe di uno sviluppo molto preoccupante, poiché l’educazione sessuale nelle scuole è di grandissima importanza per tutte le fasce d’età. Anche per gli anziani. Infatti, la nuova legge provinciale sull’invecchiamento attivo prevede l’educazione sessuale. Anche queste offerte devono essere finanziate!

Pertanto, chiediamo alla Giunta provinciale:

  1. quali sono stati i recenti tagli ai progetti di educazione sessuale nelle scuole?
  2. perché sono stati effettuati questi tagli?
  3. a quanto ammontava il budget per i progetti di educazione sessuale nelle scuole negli ultimi 5 anni? Chiediamo un elenco per ogni anno.
  4. quali sono le prospettive finanziarie dei progetti di educazione sessuale? C’è l’intenzione di finanziare nuovamente i progetti in futuro?
  5. la legge provinciale del 2022, n. 12 – “Promozione e sostegno dell’invecchiamento attivo in Alto Adige” – prevede anche ” ’offerta e consulenza in materia di sessualità e di educazione sessuale “: Come verranno finanziate queste offerte in futuro?

MOZIONE.

Il Piano clima Alto Adige 2040 parla chiaro: l’Alto Adige deve raggiungere la neutralità climatica entro il 2040. Entro il 2030, le emissioni di CO2 dovranno essere ridotte del 50% rispetto al 2019. Si tratta di obiettivi apprezzabili, ma al contempo molto ambiziosi, e per trasformarli in realtà è necessario puntare contemporaneamente sugli elementi giusti. Un settore importante in questo contesto è quello dell’energia e del calore. Riguardo a quest’ultimo, in Alto Adige c’è ancora del potenziale da sfruttare sotto l’aspetto della tutela ambientale. Contemporaneamente, la nostra provincia ha tutte le carte in regola per mettere in pratica i concetti del rispetto dell’ambiente e del clima, ad esempio con il teleriscaldamento.

Un modello da seguire è la città di Stoccolma, dove secondo i media tedeschi il 98% della rete di teleriscaldamento è alimentato con fonti rinnovabili o riciclate. La città scandinava punta sulle cosiddette pompe di calore di grandi dimensioni, in cui il calore proviene da impianti industriali, acque reflue, centri di elaborazione dati, ecc. Secondo la Commissione europea, la rete di teleriscaldamento esistente nell’UE copre l’11% del fabbisogno, ma il problema è il modo in cui si gestiscono gli impianti. A differenza di Stoccolma, in gran parte dell’UE si utilizzano ancora grandi centrali a gas naturale, carbone o petrolio. Il teleriscaldamento potrebbe rappresentare un alleato per il conseguimento degli obiettivi climatici, ma l’energia deve provenire da fonti meno dannose. La parola chiave è “decarbonizzazione”, ovvero la sostituzione dei combustibili fossili con materiali ecologici.

Anche l’Alto Adige dispone di alcuni impianti di teleriscaldamento – sono 77 -, la stragrande maggioranza dei quali sfrutta la biomassa, quindi cippato o residui di legno, ma anche rifiuti verdi o legname vecchio. La biomassa è considerata un combustibile neutro dal punto di vista della CO2, perché durante la combustione viene rilasciato solo il quantitativo di CO2 assorbito dalla pianta nel corso del suo ciclo di vita. A questo proposito, è particolarmente importante che il legname provenga da produzioni sostenibili, perché se il materiale è stato trasportato in tutta Europa e si tratta di legno che non avrebbe mai dovuto essere abbattuto, questo a sua volta si ripercuote negativamente sul bilancio di CO2. È quindi necessario considerare l’aspetto della sostenibilità della biomassa che si impiega e farne una condizione per la concessione di incentivi agli impianti di teleriscaldamento

Per questi motivi, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

di prevedere incentivi solo per gli impianti di teleriscaldamento che impiegano esclusivamente o prevalentemente legname secondario proveniente da boschi gestiti in modo sostenibile e situati entro un raggio di 500 chilometri.

Bolzano, 05.12.2022

f.to consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Da oltre un decennio l’Alto Adige attende una vera e radicale riforma dell’edilizia abitativa. Per anni la giunta provinciale ha promesso di realizzarla. Quest’anno sembrava che si fosse raggiunto il momento giusto. L’occasione è stata persa. Ciò è ancora più tragico se si considera l’attuale crisi e la drammatica situazione abitativa in Alto Adige. In Consiglio provinciale questa settimana è stato approvato il disegno di legge 116/22, che intende riformare l’edilizia agevolata.

Nel suo intervento in Consiglio provinciale Brigitte Foppa ha evidenziato cosa significhi questa legge per la nostra provincia.

L’abitare è e rimane LA QUESTIONE sociale in Alto Adige. Per i giovani che non riescono ad andarsene da casa, per gli anziani che si preoccupano di come sbarcheranno il lunario in futuro. Per le famiglie che non sanno come pagare i mutui. I soldi non bastano più per l’abitare cioè per la base della vita!

Questa riforma dell’edilizia è arrivata nel pieno dell’emergenza – ma è rimasta più che altro un tentativo di riforma. La domanda di fondo rimane: i problemi citati sono stati risolti ? Fa male dire la verità: purtroppo no. I problemi sono ancora presenti e probabilmente non saranno neppure ridotti da questa riforma.

Conclusione: la riforma non c’è stata. La legge rimane un colosso che può essere compreso solo dagli esperti. I sussidi saranno  accessibili più facilmente, ma non è ancora chiaro come verranno finanziati i costi aggiuntivi. Il problema dell’abitare  in Alto Adige, dove l’acquisto è troppo costoso e l’affitto è praticamente impossibile, rimane acuto. “Se oggi un appartamento sovvenzionato in una casa a schiera in un comune di medie dimensioni costa 700.000 euro, vuol dire che qualcosa non ha funzionato negli ultimi anni – e non sembra che usciremo da questa situazione nel prossimo futuro”, conclude Brigitte Foppa, che ha accompagnato il lungo periodo di gestazione di questa “riforma” nella IV Commissione legislativa.

I Verdi continueranno a vigilare sulla questione degli alloggi e a fare campagna affinché a questo diritto fondamentale venga restituito il senso che merita:  la casa, la prima necessità per una vita dignitosa.

 

Bolzano, 02.12.2022

Cons. prov.

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Bilancio provinciale 2023

Pochi giorni fa è stato raggiunto in Austria l’accordo salariale 2023 per il settore pubblico. A partire dal 1° gennaio 2023, i dipendenti pubblici riceveranno un aumento di stipendio del 7,32%. I negoziatori – tra cui il vicecancelliere verde Werner Kogler – sono così riusciti a ottenere un aumento permanente del potere d’acquisto per circa 400.000 dipendenti.

Tra il 2014 e il 2023, le retribuzioni del settore pubblico in Austria sono aumentate di circa il 25%. In confronto, nel ricco e costoso Alto Adige, l’aumento è stato di un misero 6%, e i dipendenti pubblici sudtirolesi sono stati lasciati indietro.

Poiché la Giunta provinciale è il datore di lavoro del servizio pubblico, dovrebbe essere nel suo interesse fornire fondi per le/i dipendenti nei settori dell’istruzione, della sanità, dell’assistenza, della mobilità e amministrativo. Purtroppo però nel bilancio provinciale 2023 c’è un vuoto incolmabile per quanto riguarda il contratto collettivo intersettoriale.

“È del tutto incomprensibile perché la Giunta non faccia di più per i/le propri/e dipendenti”, afferma Hanspeter Staffler. Solo un servizio pubblico ben pagato può fornire dei buoni servizi alla popolazione. Se l’Alto Adige non si impegna subito a creare posti di lavoro interessanti in provincia, nei comuni e nelle scuole, la gente scapperà. “E per evitare che questo accada dobbiamo pare tutto ciò che è umanamente possibile “, spiega Hanspeter Staffler.

Il confronto con l’Austria è molto significativo perché le due economie sono molto simili in termini di economia e mercato del lavoro. Il documento economico e finanziario della provincia di Bolzano mostra la congruenza del PIL di entrambe le aree. L’economia altoatesina fa chiaramente parte dell’area economica dell’Europa centro-alpina e quindi anche i nostri livelli salariali devono corrispondere di più a quelli dell’Austria o della Germania.

 

Bolzano, 02.12.2022

Cons. prov.

Hanspeter Staffler

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

 

COMUNICATO STAMPA.

Ogni anno ne dobbiamo parlare. Di violenza. Più precisamente, di violenza contro le donne. Perché le donne subiscono violenza ogni giorno. E in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre se ne ha un’attenzione particolare. Perché è necessario. Perché le donne subiscono violenza. Perché le donne vengono uccise (spesso per mano dei loro partner ed ex partner). Ogni giorno. Anche in Italia, anche in Alto Adige.

Di solito in questo dibattito ci si concentra su dove la spirale di violenza finisce. Quest’anno, il gruppo Verde ha voluto guardare lì dove la violenza inizia. Di solito inizia con le parole. Nella sfera privata, ma anche in quella pubblica. Una forma di questa violenza verbale è il cosiddetto catcalling, ovvero fischi, urla e commenti su donne che attraversano parchi, strade, piazze. Quasi tutte le donne ne fanno esperienza nella loro vita. Il catcalling implica una dimostrazione di potere maschile: nel catcalling c’è l’affermazione – certamente spesso inconscia – che la strada appartiene a loro. Il senso di sicurezza di molte donne e ragazze è disturbato da questa situazione. Le donne e le ragazze si sentono insicure, hanno paura o evitano determinate strade.

Eppure lo spazio pubblico appartiene a tutti, donne e uomini. Il gruppo Verde ha voluto richiamare l’attenzione su questo fenomeno e sensibilizzare l’opinione pubblica.

Dopo una discussione accesa in Consiglio provinciale, quasi tutte e tutti i capigruppo hanno accettato di firmare un emendamento per “riconoscere tutte le forme di violenza verbale/sessuale e di richiamare maggiormente l’attenzione su tali problemi”.

“Questo è un primo passo nella giusta direzione e un segno che l’Alto Adige è pronto a non distogliere lo sguardo. Questo è forse l’inizio di una nuova presa di consapevolezza”, ha dichiarato soddisfatta la prima firmataria Brigitte Foppa.

 

 

Bozen, 01.12.2022

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

 

INTERROGAZIONE.

Die Tierser Cabriobahn sorgt bereits seit einigen Monaten für Aufsehen. Am 23. November erfolgte nun das Urteil der Dienststellenkonferenz. Ein wichtiger Punkt: Das überschüssige und nicht genehmigte Bauvolumen muss nicht abgerissen werden. Für die Sanierung zählen auch Teile, die projektkonform errichtet worden waren. Landesrätin Hochgruber Kuenzer erklärte in der Tageszeitung „Dolomiten“, das Urteil der Dienststellenkonferenz würde auf staatlichem Recht (das Variantenprojekte vorsieht) basieren. Laut neuem Raumordnungsgesetz des Landes sind Varianten zur Sanierung widerrechtlicher Projekte hingegen nicht möglich. Doch die Landesrätin sagte, „das Land hat im Bereich der Raumordnung keine primäre Zuständigkeit. So greift das staatliche Baurecht […]” („Dolomiten“, 24. 11. 2022). Diese Interpretation wirft Fragen auf. Denn das Land hat eine Webseite, auf der die Kompetenzen der Autonomie erklärt werden und wo man folgendes liest: “Competenze primarie: I settori nei quali la Provincia ha competenze primarie possono essere regolati con provvedimenti legislativi propri. La Provincia ha competenza primaria, tra l’altro, in settori come la toponomastica (con l’obbligo della bilinguità), l’urbanistica o l’assunzione diretta di servizi pubblici. Le competenze primarie spettano solo alle regioni e alle province a statuto speciale“. Beruht diese Webseite des Landes also auf falschen Informationen?

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Hat Südtirol primäre Zuständigkeit bei der Raumordnung oder nicht?
  2. Falls die primäre Zuständigkeit entgegen diverser Medienberichte zur Causa Tiers doch da ist: Aus welchem Grund wurde nicht das Gesetz „Raum und Landschaft“ als Grundlage für die Sanierung der Tierser Seilbahn herangezogen?
  3. Welche Teile des Projektes der Cabriobahn in Tiers wurden für die Sanierung herangezogen?
  4. Wie viel Prozent der Sanierung betreffen das außerplanmäßige Projekt, wie viele das ursprünglich genehmigte Projekt?
  5. Was bedeutet „dauerhafte und stabile Verschließung“?
    1. Ist es theoretisch möglich, diese „dauerhafte und stabile Verschließung“ rückgängig zu machen?
    2. Wie möchte die Landesregierung garantieren, dass die dauerhafte und stabile Verschließung auch wirklich „dauerhaft“ bleibt?
  6. Mit wie vielen öffentlichen Beiträgen wurde die Tierser Seilbahn finanziert?
  7. Werden diese Beiträge angesichts der stattgefundenen Ereignisse neu berechnet?
    1. Falls ja, wie seht die definitive Beitragsfinanzierung aus?
    2. Falls ja, orientiert sich die neue Beitragssumme am Ausmaß der unrechtmäßigen Bautätigkeit?
    3. Falls nein, mit welcher Begründung?

 

Bozen, 28.11.2022

Landtagsabgeordnete

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

 

MOZIONE.

Un terzo del cibo delle refezioni scolastiche finisce nella spazzatura. Questo è lo sconcertante risultato di uno studio del 2018 che ha coinvolto diverse mense in tre regioni italiane. Si tratta del cosiddetto “Progetto Reduce” del Ministero dell’ambiente, che si è posto l’obiettivo di quantificare lo spreco alimentare in Italia. La provincia di Bolzano non ha partecipato a questo studio, ma si può ipotizzare che qui da noi la situazione non sia molto diversa. Un aspetto del problema è certamente da ricercare nella logistica. Per i gestori delle mense, che spesso devono sfamare centinaia di alunni e alunne, è più pratico servire un intero menù preconfezionato. Per i bambini e gli/le adolescenti, invece, i menu preconfezionati sono spesso controproducenti: infatti in questo modo si ritrovano nel piatto pietanze che non avrebbero mai scelto, oppure porzioni troppo abbondanti. Di conseguenza, gran parte del cibo finisce nella spazzatura.

A Ravenna, sulla base di questa analisi dei rifiuti, è stata introdotta la cosiddetta “io non spreco-bag”. Così, ad esempio, i ragazzi/le ragazze possono portarsi a casa dalle mense delle scuole elementari e medie pane, frutta (che, secondo lo studio di cui sopra, è il cibo che finisce più spesso nella spazzatura) o merendine confezionate. Si tratta di iniziative già praticate altrove. ma in modo tutt’altro che capillare e molto spesso solo su iniziativa del personale docente, di cucina e di supporto. Un’altra soluzione analoga, che consente di prendere tre piccioni con una fava, sarebbe quella di mettere a disposizione degli alunni e delle alunne durante la pausa del mattino la frutta e altri avanzi del giorno prima. In questo modo le famiglie non dovrebbero più preoccuparsi della merenda per i loro figli e figlie, che riceverebbero a scuola uno spuntino sano, evitando così lo spreco di cibo. Infatti, stando a quanto scrive Foodinsider (un’associazione di esperte ed esperti italiani che monitora le mense scolastiche e la loro qualità), lo spreco nelle refezioni scolastiche è spesso dovuto al fatto che i genitori, sapendo che i figli non mangiano volentieri in mensa, danno loro da portare a scuola merende esageratamente abbondanti. Così i bambini spesso arrivano in mensa con scarso appetito e di conseguenza mangiano poco o niente. Insomma, il gatto si morde la coda.

Riconoscere che lo spreco alimentare è un problema e fare qualcosa per evitarlo è già un primo passo. Perché non si tratta di un problema solamente sociale, ma anche climatico. Secondo Foodinsider, i rifiuti alimentari sono responsabili dell’8% delle emissioni di gas serra. Non per niente il dimezzamento dello spreco alimentare entro il 2030 è uno dei 17 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” delle Nazioni Unite che anche la Provincia di Bolzano si è impegnata a raggiungere

Su richiesta del Gruppo Verde la Giunta provinciale ha confermato che la Provincia di Bolzano non ha ancora sfruttato appieno il suo potenziale di riduzione degli sprechi alimentari. Tale potenziale è evidente soprattutto per quanto riguarda le mense scolastiche, nelle quali gran parte dei rifiuti potrebbe essere evitata. La Giunta provinciale ha dichiarato che per ridurre gli sprechi alimentari occorrono dati, di cui la Provincia attualmente non dispone. Un primo passo per ottenere più dati consisterebbe nella cosiddetta analisi dei rifiuti presso le mense scolastiche. Lo studio citato in apertura, che ha interessato tre regioni italiane, ha condotto proprio un’analisi di questo tipo. Solo quando sapremo di più sui rifiuti, su dove vengono prodotti (in cucina o nel piatto), su quali alimenti vengono buttati via di più, ecc., potremo intraprendere azioni adeguate per affrontare il problema.

Nelle sue “Linee di indirizzo rivolte agli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti”, il Ministero della salute afferma che tra i criteri di aggiudicazione dei servizi di refezione può essere prevista anche la lotta allo spreco alimentare. Ciò è possibile già dal 2017. Da allora, nell’assegnazione dei servizi di mensa si tiene conto anche di aspetti qualitativi e non solo economici. Si tratta di un ulteriore passo avanti verso la riduzione degli sprechi alimentari nelle mense scolastiche. Chiedendo ai gestori di dotarsi di un piano per evitare gli sprechi e attribuendo a tale aspetto un’importanza fondamentale, si potrebbe contribuire a ridurre la spaventosa quantità di rifiuti nelle mense.

Anche il già citato preconfezionamento dei pasti è svantaggioso sotto diversi punti di vista, soprattutto per il fatto che bambini di 6 e 11 anni ricevono esattamente la stessa quantità di cibo. È evidente che all’interno di questa fascia d’età ci sono grandi differenze per quanto riguarda il fabbisogno calorico. Già il solo fatto che i bambini possano scegliere cosa e quanto mangiare ridurrebbe di molto lo spreco di cibo. Insomma, nella nostra provincia ci sono ancora margini di miglioramento. Tuttavia, anche altrove è già stato dimostrato come si potrebbe fare e quali misure sarebbero utili. Ora non ci resta che affrontare il problema.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di effettuare un’analisi esterna dei rifiuti nelle mense scolastiche della provincia di Bolzano, distinta per le seguenti aree:
  2. DOVE vengono prodotti gli avanzi o i rifiuti (in cucina o nel piatto?);
  3. QUALI prodotti o pietanze finiscono maggiormente nei rifiuti;
  4. QUALI QUANTITATIVI di generi alimentari o pietanze vengono buttati via (distinguendo tra sprechi alimentari evitabili e non evitabili);
  5. di integrare nei criteri di gara per la gestione delle mense scolastiche una strategia contro lo spreco alimentare e di tenerne obbligatoriamente conto nel processo di selezione;
  6. di adoperarsi affinché i gestori delle mense scolastiche rinuncino ai menù preconfezionati e permettano agli alunni e alle alunne di scegliere da soli le pietanze;
  7. di adoperarsi affinché i gestori delle mense scolastiche diano agli alunni e alle alunne da portare a casa la frutta, il pane e gli spuntini confezionati avanzati o li mettano a disposizione come merenda per la pausa mattutina del giorno successivo.

Bolzano, 30.11.2023

f.to consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Da oltre un decennio l’Alto Adige aspetta una riforma seria e radicale dell’edilizia abitativa. Da anni la Giunta promette di farla. Quest’anno sembrava la volta buona e invece l’occasione è stata mancata. Un fatto ancora più triste e grave, visti i tempi di crisi e la situazione abitativa sempre più tragica nella nostra provincia. Questa settimana va in discussione in Consiglio provinciale la legge 116/22 che dovrebbe riformare l’edilizia agevolata della nostra provincia.

Nella relazione di minoranza, Brigitte Foppa spiega molto bene che cosa è successo in questo processo di riforma, che cosa è stato ottenuto e che cosa manca. Qui elenchiamo brevemente solo alcuni punti salienti.

La casa è un problema sempre più grave nella nostra provincia. Un po’ ovunque, ma soprattutto nel capoluogo di Bolzano, trovare alloggi in affitto è difficilissimo e i prezzi sono esorbitanti. Secondo l’ASTAT, il 41% delle uscite delle famiglie finisce nella casa (e questo prima della crisi energetica in atto).

Sembrava che quest’anno sarebbe stata la volta buona e che finalmente si mettesse mano come si deve alle norme che regolano l’edilizia abitativa sociale e agevolata. Invece i risultati sono stati:

  1. scorporare dalla legge sull’edilizia abitativa n.13/1998 la parte relativa all’edilizia pubblica e sociale (50 articoli) creando una legge propria (la “legge IPES”, n.5/22) molto poco convincente
  2. lasciare in piedi la legge-colosso del 1998 per la parte relativa all’edilizia agevolata, apportando con il disegno di legge firmato da Renzler n.116/22 cambiamenti solo su piccole parti o settori marginali

Tra una fase e l’altra abbiamo anche assistito a cose “curiose”, come il tentativo di rendere impossibile un confronto serio e costruttivo all’interno della 4° commissione legislativa, quando quest’estate l’assessora Deeg ha provato a riformare questa materia così complessa con un solo articolo di 53 commi (!) inserito nella legge omnibus. E per non farci mancare nulla il tutto è stato contornato da conflitti e spaccature all’interno della SVP, partendo dallo scandalo Vallazza, fino all’atto finale quando il Presidente Kompatscher ha negato sorprendentemente la copertura finanziaria della legge che andrà in discussione in aula questa settimana.

Nel complesso, così com’è stata condotta, la riforma dell’edilizia abitativa è un chiaro esempio di processo politico non riuscito. E da molti è stato descritto come un vero e proprio “parto difficile”.

Tra gli elementi positivi che possiamo elencare citiamo la facilitazione della cancellazione del vincolo sociale che porta a un importante sgravio burocratico; la possibilità da parte della Giunta provinciale, in caso di inerzia da parte di un Comune, di destinare d’ufficio le aree edificabili per l’edilizia agevolata. Il risultato più significativo ottenuto durante il dibattito in commissione è stata la riduzione del punteggio da 23 a 21 punti per avere accesso alle agevolazioni.

Nella direzione sbagliata va invece la creazione di un fondo di garanzia a tutela dei locatari, in caso di mancato pagamento del canone da parte degli inquilini. Secondo noi si dovrebbero sostenere maggiormente gli affittuari che diventano morosi senza colpa, ma non siamo stati ascoltati.

In conclusione: la riforma non c’è stata. La legge resta di difficile comprensione, anche se le agevolazioni saranno più facilmente accessibili. Questo comporterà la necessità di più fondi, ma come tutto questo verrà finanziato non è ancora chiaro. Il problema della casa in Provincia di Bolzano, dove comprare costa troppo e affittare è praticamente impossibile, resta acuto. “Se oggi un alloggio agevolato in una casa a schiera situata in un comune di medie dimensioni costa ben 600.000€, allora sono andate storte parecchie cose in questi anni e non ci sembra proprio che usciremo a breve da questa situazione” conclude Brigitte Foppa, membro della 4° commissione legislativa, che ha seguito il tortuoso e tormentato iter di questa “riforma”.

Bolzano, 29/11/2022

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

ANFRAGE ZUR AKTUELLEN FRAGESTUNDE.

Südtirols Schigebiete benötigen für den Betrieb der Aufstiegsanlagen und der Pistenbeschneiung sehr große Strommengen, die seit Jahren ansteigen. Für die Pistenpräparierung werden dieselbetriebene Pistengeräte (Schneekatzen) eingesetzt, welche erhebliche Treibstoffmengen verbrauchen.

Daher richten wir folgende Fragen an die Landesregierung:

  1. Wieviel „Schneekatzen“ sind auf Südtirols Pisten im Einsatz?
  2. Wieviel Treibstoff benötigen diese Maschinen pro Jahr?
  3. Wird der Treibstoff für die „Schneekatzen“ vom Land oder vom Staat finanziell unterstützt?
  4. Falls ja, wieviel Geldmittel werden für die Treibstoffsubventionierung vom Land und/oder von Staat jährlich an Südtirols Schigebietsbetreiber ausbezahlt?

 

Bozen, 17.11.2021

Landtagsabgeordnete

Hanspeter Staffler

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba