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Le proposte dei Verdi per la riforma dello Statuto

La “Convenzione per l’autonomia” discuterà oggi, venerdì 24 febbraio, sul tema della “Tutela delle minoranze”.
Il rappresentante dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba, ha depositato una serie di proposte che saranno discusse nella seduta di questa sera all’Eurac.
Dal 1972, anno dello Statuto, molte cose sono cambiate sia nella società che nelle istituzioni. E’ quindi finalmente possibile pensare a una forma più moderna e europea di autonomia.
Noi Verdi, insieme a molte persone della società civile, abbiamo da molto tempo riflettuto ed elaborato proposte sui temi della convivenza, del pluralismo democratico e dei diritti civili. Adesso i tempi sono maturi perché questi desideri e queste richieste che già da tanto arrivano dalla popolazione entrino a far parte del nostro Statuto. In questo modo la politica può adempiere al suo compito di rappresentare la volontà popolare.
ECCO UNA SINTESI DELLE NOSTRE PROPOSTE:
Primo, la società sudtirolese da statica è diventata mobile.
Non c’è solo il fenomeno, rilevante, della migrazione. La scolarità si è innalzata, le donne sono entrate massicciamente nel lavoro, l’economia e le imprese si sono internazionalizzate. La società locale richiede mobilità per funzionare: è il caso sia delle professioni elevate (vedi medici) sia delle mansioni più basse. Chi è giovane studia all’estero, viaggia, va e torna, e spesso si scontra con un sistema che privilegia ancora la stabilità della residenza. Certe rigidità sono diventate anacronistiche. Fare i conti con la mobilità delle persone significa:

  • Riconoscere nello Statuto l’esistenza di nuove comunità minoritarie.
  • Rendere libera almeno la prima dichiarazione linguistica.
  • Ridurre gli anni di residenza per il diritto di voto.

Secondo: i poteri sono passati dallo Stato alla Provincia.
Nel 1972 dominavano ancora Stato e Regione. Lo Statuto ha spostato questi poteri sulla Provincia. E’ il successo dell’autonomia: oggi a tutelare la minoranza linguistica è soprattutto il fatto che la Provincia esercita la piena sovranità sul territorio, e non gli anacronistici sistemi di divisione. Al crescere dei poteri autonomi dovrebbe corrispondere più democrazia, più diritti e più libertà per le persone, oltre la logica del “gruppo”. Alcuni strumenti hanno ormai avuto il loro effetto “riparatore” e possono essere riconsiderati. Va prestato maggior attenzione alla divisione dei poteri indispensabile in democrazia. Per questo motivo:

  • La “proporzionale”, può essere alleggerita superandola ove sia ormai realizzata (salvo la possibilità di ripristinarla in caso di squilibri eccessivi).
  • Almeno la metà dei/delle giudici del TAR deve essere sottratta alla nomina politica e va reclutata con concorso pubblico locale.

Terzo: in Europa si è affermato un nuovo concetto di tutela delle minoranze.
Esso è fondato sul principio di “libertà di scelta” (vedi la “Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali” del 1994). Gli strumenti di tutela (es: scuola in madrelingua) devono essere garantiti, ma ogni persona deve avere la possibilità di scegliere se avvalersene oppure percorrere strade diverse, più confacenti al suo progetto di vita. Il plurilinguismo non è un problema, ma un valore, ed è desiderato da gran parte delle cittadine e dei cittadini. Non esiste un solo metodo, e tutti possono portare buoni frutti. Ma non è più tollerabile che da noi, che ne avremmo tutte le risorse, vengano vietati modelli praticati nel resto d’Europa. Proposte:

  • Dare base statutaria ai metodi innovativi di apprendimento linguistico (già in corso in molte scuole)
  • Garantire l’offerta aggiuntiva di una scuola comune plurilingue per chi la vuole, come progetto non solo di apprendimento linguistico, ma di socializzazione in un “Sudtirolo indiviso”.
  • Rendere possibile un uso più esteso della lingua ladina.

Siamo convinti che queste proposte stanno a cuore a gran parte della popolazione. Nel percorso di riforma della nostra autonomia queste voci non possono essere dimenticate.
Bolzano, venerdì 24 febbraio 2017
Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa, Hans Heiss
Le proposte di emendamento allo Statuto d’Autonomia:
[gview file=”http://www.verdi.bz.it/wp-content/uploads/2017/02/2017-02-23-Tutela-minoranze-Monderheitenschutz-Vorschläge-Proposte-Riccardo-Dello-Sbarba-1.pdf”]

Diciamo basta alla “valanga di fango”. Serve un sussulto collettivo per il coraggio civile.
Anche in Sudtirolo è arrivato il metodo della “valanga di fango”, del mobbing e dell’umiliazione contro chi la pensa diversamente. I media elettronici moltiplicano l’azione di pochi cyberbulli, galvanizzati forse dai successi che all’estero hanno avuto la volgarità e la menzogna. Ma questa china può avere un solo risultato: la negazione di ogni libertà di pensiero e alla fine la distruzione di tutte le parti in causa.
Per questo, tutti e tutte siamo colpiti/e da questa nuova forma di intolleranza. Ma l’umiliazione e la manipolazione grafica è una nuova forma di abuso che si scatena soprattutto contro il corpo delle donne, con fotomontaggi e insulti pari a vere e brutali violenze (come dimostra la campagna contro la portavoce dei Verdi, Brigitte Foppa).
E’ ora di dire basta. Basta al fango, basta alla violenza, basta all’umiliazione. Basta!
Invitiamo le persone colpite a non rispondere personalmente a questi attacchi, perché queste provocazioni sono fatte apposta per essere moltiplicate in rete.
Al posto delle persone colpite e umiliate dobbiamo essere tutte e tutti noi a reagire, a prendere la parola.
Il coraggio civile deve diventare movimento collettivo e la parola d’ordine deve essere: RISPETTO.
Rispetto per le persone, cultura del dialogo, ascolto, curiosità per le ragioni altrui, cooperazione anche nella diversità delle opinioni, libertà di pensiero.
L’Europa ci ha messo secoli per affermare questi principi. Non possiamo permettere a un pugno di bulli di distruggerli.
Per aderire, scrivere una e-mail (soggetto: RISPETTO) a [email protected]
Zum Unterschreiben eine E-mail (Betreff: RESPEKT)an diese Adresse senden: [email protected].

Riccardo Dello Sbarba
Cristina Kury
Hans Heiss
Maria Laura Lorenzini
Karl Tragust
Madeleine Rohrer
Florian Kronbichler
Evelyn Gruber-Fischnaller
Sepp Kusstatscher
Ulrike Spitaler
Markus Frei
Corinna Lorenzi
Erica Fassa
Jacopo Fo
Maria Hochgruber-Kuenzer
Veronika Stirner
Oktavia Brugger
Luisa Gnecchi
Martin M. Lintner
Reinhard Demetz
Paul Renner
Francesco Palermo
Reinhard Bütikofer
Monica Frassoni
Mar Garcia Sanz
Liliana Di Fede
Nadia Mazzardis
Hans Karl Peterlini
Benno Simma
Gerhard Mumelter
Tila Mair
Aldo Mazza
Günther Götsch
Selma Mahlknecht
Kurt Gritsch
Maria Kußtatscher
Tobias (Tobe) Planer
Michil Costa
Stephan Ortner
Waltraud Mittich
Martin Sanin
Ulrike Oberhammer
Franca Toffol
Michela Morandini
Eva Lichtenberger
Andreas „Rufus“ Geier
Geena B. (Barbara Trenti)
Reinhold Giovanett
Hannes Rechenmacher
Elisabeth Gasser
Christine Losso
Evi Mittersteiner
Luis Spath
Harald Knoflach
Patrizia Trincanato
Giorgio Zanvettor
Adriana Cattaruzza
Elisabeth Ladinser
Hanspeter Staffler
Elisabeth Tauber
Franco Nones
Marcella Pirrone
Ivo Carli
Franco Bernard
Cornelia Dell’Eva
Marco Mariotti
Matteo Borzaga
Norbert Lantschner
Susanne Elsen
Edi Rabini
Nicol Mastella
Thomas Kager
Martin Fink
Elmar Perkmann
Greta Klotz
Cristian Olivo
Felix von Wohlgemuth
Barbara Rottensteiner
Roman Zanon
Albert Willeit
Hanno Mayr
Rosina Ruatti
Annalisa Corrado
Christoph Moar
Carla Leverato
Cäcilia Wegscheider
Johanna Donà
Mauro De Pascalis
Adolf Engl
Chiara Rabini
Linda Perlaska
Heinrich Tischler
Luca Di Biasio
Violetta Plotegher
Loredana Motta
Evi Ferrarini
Silvia Camin
Gerda Gius
Sieghard Gostner
Massimiliano Galli
Damian Foppa
Helene Seppi
Heidi Hintner
Ingrid Windisch
Armin Mutschlechner
Peter Foppa
Christian Troger
Raffaela Vanzetta
Hubert Frasnelli
Elisabeth Thaler
Elda Letrari Cimadom
Marion Maier
Daniele Azzolini
Anita Rossi
Helmuth Moroder
Paolo Zenatti
Renate Folie
Matthias Oertel
Eva Cescutti
Marco Dalbosco
Josef Pfattner
Luca Giovanni Di Bartolomeo
Cornelia Brugger
Renate Mumelter
Gregor Beikircher
Ingrid Karlegger
Brigitta Haas
Simone Wasserer
Sabina Frei
Gabriella Job
Gernot Gruber
Ingrid Franzelin
Martina Goller
Ingrid Spitaler
Armin Moser
Andrea Tomasi
Francesca Penner
Salvatore Cavallo
Dorothea Daum
Elena Farruggia
Franz Egger
Theolinde Völser
Gianfranco Idini
Thomas Hanifle
Simon Constantini
Lukas Roland Döcker
Andrea Maffei
Roberta Rigamonti
Heidi Egger
Wolfgang Oberparleiter
Claudia Knering
Franz Hillebrand
Erich Foppa
Giulia Galera
Johannes Fragner-Unterpertinger
Iris Zelger
Nadja Schuster
Catja Monteleoni
Herta Foppa
Thomas Rainer
Flavia Basili
Walter Colombi
Katharina Erlacher
Claudio Volcan
Edith Zanotti
Arno Teutsch
Michael Bockhorni
Sigrid Ohnewein
Monica Margoni
Walther Clementi
Cecilia Stefanelli
Tiziana Pippa
Lisa Beqiri
Liana Scarano
Giorgio De Vuono
Irene Hell
Günther Patscheider
Klaudia Resch
Monika Mallojer
Helga Mock
Marlene Huber
Michael Keitsch
Alberto Stenico
Benedikt Sauer
Alberto Clò
Sonja Prinoth
Florian Thaler
Hanspaul Holzmann
Elisabeth Kußtatscher
Alessia Michela Politi
Karl Trojer
Manuela Tessaro
Toni Ladurner
Prisca Prugger
Nikolaus Mayr
Fabiano Mornatta
Laura Senesi
Elisabeth Tribus
Roberta Mattei
Pia Profanter
Martin Rederlechner
Johanna Böhm
Inge Pircher
Alessandra Marrocolo
Erwin Demichiel
Oswald Eisenstecken
Urban Nothdurfter
Ingrid Runggaldier
Melitta Pitschl
Franco Mugliari
Cristina Masera
Anna Hupel
Serena Rauzi
Judith Gögele
Benedetta De Marte
Angela Paradiso
Silvia de Martino
Eva Burger
Günther Andergassen
Helmut Bachmayer
Markus Moling
Nazario Zambaldi
Anna Rastner
Barbara Gruber-Fischnaller
Edith Ploner
Heidi Kaufmann
Ida Lanbacher
Paola Claut
Marta von Wohlgemuth
Emilio Insolvibile
Martin Aufderklamm
Erica Corbellini
Verena Frei
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Alexandra von Hellberg
Antonella Mueck
Christine Baur
Sabine Gruber
Christoph Franceschini
Petra Veneri
Rossella Finato
Federico Splendore
Arianna Knering
Arturo Knering
Andrea Rossi
Federica Franchi
Christoph March
Massimiliano Galbignani
Claudia Gamper
Roberta Lazzarotto
Josef Untermarzoner
Mattia Pavani
Jacopo Zannini
Ruth Gschleier
Martha Canestrini
Lukas Raffl
Marita Gasteiger
Ingrid Felipe
Dominik Plangger
Andreas Hilpold
Christine Foppa
Marita Gasteiger
Jonas Galli
Mathilde Galli
Roberto Copercini
Roberto Castorina
Katharina Hersel
Roberto Schiavo
Germana Nitz
Marlies Lüdtke
Franz Moling
Kircher Christoph
Enrico Lillo
Barbara Gruber
Daniela Mück
Friedrich Augscheller
Martha Stecher
Waltraud Lun
Cristina Herz
Klaus Lafogler
Wolfgang Obwexer
Micki Gruber
Jutta Wieser
Maximilian Lösch
Monika Delvai Hilber
Wilma Runggaldier
Marlene Messner
Lydia Scherer
Maria Sparber
Francesca Schir
Daniel Chizzali
Anita Strauß
Manfred Andergassen
Sandra Moszner
Andrea Dürr
Stefano Maio
Ivo Passler
Georg Peintner
Ulrike Schwarz
Oswald Mayr
Fanni Fazekas
Hansjörg Dell’Antonio
Katharina von Unterrichter
Rosmarie Burgmann
Heinz Senoner
Erika Hofstätter
Christine Stufferin
Martha Kob Thurner
David Augscheller
Verena Hafner
Maria Anegg
Rolanda Tschugguel
Margareth Fink
Doris Goller
Gerhard Kapeller
Anton Auer
Deborah Gruber
Marina Rossi
Marialuisa Bassi
Lorenzo Fritz
Kurt Duschek
Annamaria Saviolo
Walter Baumgartner
Guido Margheri
Maria Anegg
Chiara Calò
Elisabetta Giusti
Luca Capuano
Muriel Senoner
Klaus Vontavon
Wolfgang Prader
Wolfgang Mayr
Marco Angelucci
Karin Bachmann
Petra Werth
Marlies Gasser
Georg Leimstädtner
Reinhard Lazzeri
Markus Egger
Daniel Chizzali
Katherina Longariva
Nadja Thoma
Magdalena Amonn
Oskar Messner
Lorenzo Sola
Alexander Schiebel
Michael Ausserhofer
Christian Mair
Robert Hochgruber
Petra Malfertheiner
Alfred Frei
Helga Vieider
Hildegard Antholzer
Elisa Pavone
Franca Marchetto
Maria Paola Asson
Brigitte Gritsch
Marmsoler Ingrid
Alessandro Gabanella
Kurt Josef Knapp
Markus Pichler
Jutta Kusstatscher
Angelika Ebner Kollmann
Sabine Kasslatter Mur
Erwin Mayr
Maria Reichhalter
Paolo Bill Valente
Norbert Zenleser
Ivo Maier
Brigitte Thurner
Evi Brigl
Willi Schenk
Gottfried Kühebacher
Franz Unterhofer
Kurt Villgrater
Anna Villgrater
Erna Demichiel
Evi Pircher
Margot Franzelin
Annelies Gruber
Luisa Kirchler
Johanna Pallhuber
Xhuljana Durmishi
Lisa Settari
Sebastian Kurz
Christine Messner
Rudi Irsara
Johanna Schmiedhofer Ganthaaler
Enrico De Paoli
Toni Frei
Alex Castellano
Johann Gruber
Markus Feichter
Reinhard Bachmann
Ulrich Gutweniger
Astrid Schònweger
Ursula Lüfter
Erika Rinner
Nirvana  Pedrazza
Margarethe Egger
Edith Moroder
Raimond Acajo
Hans Knapp
Silvia Moser
Bruno Montali
Barbara Wielander
Markus Prader
Dominik Prader
Iris Prader
Daniel L. Gunsch
Lucia Olivotto
Veronika Gruber
Ricardo Angelini
Helga Wallnöfer
Michael Hilpold
Luigi Mariotti
Brigitte Mair
Claudia Schrott
Irene Zanvettor
Florian Romagna
Hans Schmieder
Daniele Di Lucrezia
Judith Edler
Kilian Widmann
Herta Daldos
Erika Oberpertinger
Ulrich Stofner
Barbara Pichler
Uwe Staffler
Isidor Trompedeller
Laura Polonioli
Sergio Camin
Rosmarie Spornberger
Cristina Belloni
Werner Unterhauser
Maria Hofer
Fiorella Menini
Erwin Pfeifer
Roland Lang
Günther Pallaver
Alexander Bauer
Franz Fill
Berta Linter
Ruth Gibitz
Melitta Santer
Günter Röggla
Anna Romagna
Annalisa Pasqualotto
Karl Dallinger
Antje Messerschmidt
Leidlieb Pfattner
Laura Papadopoli
Irma von Guggenberg
Karl Lunger
Alfred Pineider
Cristina Sani
Helene Dorner
Gianna Dessì
Josef Vieider
Gianpaolo Franchi
Fliri Carmen
Christof Freiberger
Martin Daniel
Civetta Fabrizio
Giulio Donazzan
Leopold Steurer
Barbara Denicolò
Christina Niederkofler – Cont
Gilberto Cavalli
Paolo Talamoni
Norbert Dejori
Florian Mayr
Franca De Pasquale
Elide Mussner Pizzinini
Benedetto Dordi
Lia Nadalet
Helmut Bologna
Carmen Steiner
Jutta Staffler
Christine Baumgartner
Felicita Pedevilla
Johanna Cassar
Matthäus Kircher
Marialuise Wallnöfer
Ida Prinoth
Evi Mayer
Stefanie Unterweger
Martina Zambelli
Ulli (Ulrike) Egger
Martha Kob
Verena Buratti
Silke Raffeiner
Sara Bazzanella
Kurt Klotz
Stefano Giusti
Margot Paoli
Helene Huber

Sul coordinamento tra sanità e sociale accolte due proposte dei Verdi

Dopo le agitazioni notturne, i lavori della IV Commissione legislativa si sono improvvisamente rasserenati e tra le 13 e le 16 sono state approvate le due leggi di riforma sanitaria (n. 118 e n. 119).
La montagna ha partorito un topolino burocratico e centralizzato: divisa al proprio interno tra interessi contrastanti, la maggioranza, in particolare la Svp, non è stata in grado di proporre la “grande riforma” che aveva promesso. Nei testi approvati, soprattutto in quello sulla “Struttura organizzativa del servizio sanitario provinciale” (n. 119), c’è poco sui bisogni e i problemi dei e delle pazienti. La tanto decantata “assistenza sul territorio” è ridotta a un articoletto di 15 righe, le due leggi non prevedono alcun nuovo investimento (di solito indispensabile per cambiare qualcosa) e il settore resta regolato da due diverse leggi, la 119/17 e la 7/2001. La Giunta provinciale non ha avuto neppure la forza di proporre un testo unificato per la sanità.
A dominare tutta la struttura della sanità sarà un onnipotente direttore generale, che fa tutte le nomine in tutti i settori e prende tutte le decisioni. A questa centralizzazione fa da debole contrappeso la sopravvivenza dei direttori di comprensorio, mentre la nuova “Unità centrale di governo clinico”, col suo direttore/direttrice e col “Collegio per il governo clinico”, crea una diarchia nel settore sanitario e contende il ruolo al direttore/direttrice sanitaria. Il risultato è un appesantimento della struttura, con ruoli sovrapposti e confusi.
Con oltre 30 proposte di modifica i Verdi hanno tentato alleggerire la struttura della sanità attraverso un sistema a tre colonne: sanità, assistenza e amministrazione.
Il direttore generale avrebbe fatto solo le nomine dei vertici aziendali, ma poi chi dirige la sanità avrebbe nominato e diretto la sanità e altrettanto sarebbe successo nel settore dell’assistenza.
In questo modo sanità e assistenza avrebbero goduto di piena autonomia e responsabilità. La maggioranza ha respinto questo modello, pur ammettendo che inizialmente esso fosse quello considerato più razionale.
In aula ripresenteremo queste proposte, per garantire almeno un maggior peso di sanità es assistenza nelle decisioni del direttore generale. Su alcune, se riformulate, l’assessora Stocker ha manifestato la sua disponibilità.
Due emendamenti proposti dai Verdi sono invece stati approvati dalla commissione in tema di valorizzazione del territorio e coordinamento tra sanità e sociale.
Grazie al primo emendamento, nella “Conferenza dei presidenti delle comunità comprensoriali” ci saranno anche due dirigenti dei servizi sociali comprensoriali, più il direttore della ASSB di Bolzano.
Grazie al secondo emendamento, sarà obbligatorio coordinare la programmazione sanitaria e quella sociale a livello provinciale.
Sull’annosa questione degli “ospedali con due sedi”, i Verdi hanno presentato un emendamento che prevedeva di garantire, entro questo schema, pari dignità, equilibrato sviluppo e decisioni condivise tra le due sedi, in modo da garantire la qualità e la continuità di entrambe, con attenzione particolare alle sedi minori (Silandro, San Candido e Vipiteno). L’emendamento verrà riproposto in aula.
Bolzano, 21.02.2017
Riccardo Dello Sbarba
Rappresentante del Gruppo Verde nella IV Commissione Legislativa

Apriamogli la porta!
Il nostro sostegno all’iniziativa del senatore Palermo.

Francesco Palermo ha portato in questi giorni in Senato una richiesta storica dei Verdi, cioè la possibilità di offrire nelle scuole anche classi plurilingui.
Alla proposta molto cauta e ponderata del senatore Palermo, il Sudtirolo conservatore ha reagito subito con un atteggiamento difensivo e di rifiuto, dipingendo nuovamente uno scenario minaccioso verso il disfacimento della minoranza tedesca.
Particolarmente sconcertante in questa occasione è l’atteggiamento della SVP. Ancora sabato scorso alla conferenza della Consulta provinciale dei genitori, l’assessore Achammer si è espresso a favore di un Alto Adige plurilingue. Ora invece ci si chiude di nuovo a riccio contro la libertà di scelta delle famiglie, ormai sempre più richiesta.
Lo stesso atteggiamento lo abbiamo potuto constatare quando nel 2016 abbiamo discusso in commissione legislativa il nostro disegno di legge provinciale sulla scuola plurilingue*. Allora la nostra proposta è stata bocciata con la motivazione che non si voleva creare una corsia preferenziale.
Ci spiace vedere che il Sudtirolo governativo sia pietrificato dalla paura nei confronti dei partiti di destra e si barrichi contro una strada richiesta a gran voce da più parti e ormai provata e riconosciuta in molti altri Paesi. Il coraggio e la volontà della giunta a provare nuove strade sono ora alla prova del nove.
La modernità e l’apertura mentale collegate a questa strada sarebbero urgentemente necessarie per la nostra provincia, anche per poter utilizzare al meglio la nostra ricchezza interiore. Sull’uscio di casa abbiamo la possibilità del plurilinguismo e della padronanza di più lingue. È proprio lì, a portata di mano. Lasciamola entrare.
Cons. prov.
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss
21.02.2017
*”Grazie” all’assurdo regolamento interno del Consiglio provinciale, anche questo nostro disegno di legge non riuscirà a essere trattato in aula, poiché di iniziativa della minoranza.

Il Parlamento Europeo ha approvato ieri l’Accordo economico e commerciale globale (CETA) con il Canada. I parlamentari verdi hanno votato contro l’accordo di libero scambio perché in questi termini affossa i valori basilari di una economia ecologica, sociale e democratica.
D’altra parte, l’accordo commerciale con il Canada, partner transatlantico affidabile, avrebbe un grande potenziale e sarebbe potuto essere un buon esempio per altri accordi simili, liberi dal protezionismo, ma rivolti a condizioni eque per tutti i soggetti coinvolti.
CETA e altri accordi di libero scambio come il TTIP con gli USA non riguardano solo burocrati ed esperti, ma toccano profondamente cittadini e cittadine di tutta Europa, poiché riguardano i loro diritti di consumatori e consumatrici. Così un’iniziativa popolare diffusa in tutta Europa ha raccolto già tre milioni di firme contro il CETA.
La lotta contro il CETA non è però ancora conclusa. Nelle prossime settimane si esprimeranno in proposito i parlamenti regionali e nazionali. Le voci contrarie continueranno a esprimersi e a fare pressione per pretendere dei cambiamenti. Nel migliore dei casi, l’accordo verrà ridiscusso.
Cons. prov.
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss
16.02.2017

source: http://www.buergernetz.bz.it/vote/landtag2013/pre/downloads/mod12-StimmzetteFacsimile.pdf


Il 16 febbraio la proposta di legge elettorale della svp va in commissione legislativa. I Verdi presenteranno in quella sede 20 emendamenti che riprendono i temi già sollevati nella conferenza stampa della scorsa settimana.

  1. Nessun seggio ladino in più regalato alla svp.
    Se un/ ladino/a non viene eletto direttamente, il ladino o la ladina più votata deve prendere il posto dell’ultimo o ultima eletta della propria lista, non della lista di un altro partito: altrimenti il risultato del voto verrebbe alterato in modo intollerabile.
  2. Un vero limite alle spese elettorali
    Va bene limitarle al massimo di 30.000 per persona, ma questo limite deve essere vero: no alle scappatoie per le “cordate” che possono intestare le spese al partito (senza limiti).
  3. Una volta per tutte, divieto di fare campagna elettorale ad associazioni, sindacati e categorie.
    Abbiamo inserito questo divieto già nella legge regionale (e ne attendiamo la puntuale attuazione), adesso proponiamo di introdurlo anche nella legge provinciale, comprese le sanzioni per chi non lo rispetta.
  4. Facilitare il pluralismo democratico.
    Meno e non più firme per poter presentare una lista (350 invece di 500) e 8 candidature come soglia minima per la validità di una lista (invece di 24).
  5. Spazio alle donne
    Il sostanziale annullamento della quota rosa, contenuto nella legge svp, deve essere cancellato. Almeno un terzo delle effettive candidature deve essere riservato alle donne. È il minimo! Noi andiamo anche più avanti e proponiamo un rafforzamento della presenza femminile anche ai vertici della provincia, con una donne tra i due vicepresidenti (ma ciò garantisce anche gli uomini, il giorno in cui Presidente sarà una donna).

La discussione in commissione legislativa ci dimostrerà quanta modernità sul piano delle regole elettorali si vorrà concedere la nostra provincia.
Cons. prov.
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss
14.02.2017

La legge elettorale Svp è figlia legittima di questa legislatura: nessuna novità, poco coraggio, molta amministrazione – e, nascosta tra gli articoli, qualche perfidia

E’ dal lontano 2001 che il Consiglio provinciale avrebbe dovuto prendere sul serio i propri poteri e approvare una legge elettorale per l’Alto Adige. Dal 2001 infatti i due Consigli provinciali non sono più “articolazioni del Consiglio regionale”, ma è il Consiglio regionale che è “costituito dai due Consigli provinciali”: e così anche la competenza sulle regole della loro elezione sono passate dalla Regione alle due Province.
Il Trentino ne ha tratto subito le conseguenze e si è dato un sistema elettorale provinciale nuovo, che ha ritenuto più adeguato alle proprie esigenze, come l’elezione diretta del governatore e la formazione di coalizioni intorno a chi si candida come Presidente.
Il Sudtirolo, al contrario, nonostante la pretesa di essere “la provincia più autonoma d’Italia”, non è mai riuscito ad approvare una propria legge elettorale provinciale e così, per ben tre legislature, ha dovuto “resuscitare” una legge regionale ormai abrogata, la n. 7, che risale al 1983.
Lo ha fatto ogni volta approvando in fretta e furia, a pochi mesi dalle elezioni, una “leggina tecnica”, dopo che i tentativi ripetuti di una legge organica erano stati affondati dalle divisioni interne alla SVP.
Il 2018 doveva essere la volta buona. Sepp Noggler, che in occasione della modifica della legge elettorale per il Comune di Bolzano si è presentato come “l’inventore del minimo comun denominatore”, ha guidato i lavori per una nuova legge provinciale.
Adesso l’abbiamo davanti, e più che “comune”, la legge sembra proprio “minima”.
Positivo: resta il sistema proporzionale.
L’idea di eleggere direttamente ilPresidente della Provincia è fallita sia per la contrarietà dell’opposizione che per i dubbi dentro la stessa Svp. Anche noi Verdi ci eravamo dichiarati contrari, perché non riteniamo che la figura del Presidente, in una situazione come l’Alto Adige in cui è già troppo forte, debba essere ulteriormente rafforzata.
In Trentino possiamo già vedere bene come un Presidente eletto direttamente può ricattare tutta la sua maggioranza e mettere le diverse correnti una contro l’altra. Non crediamo alla filosofia dell’”uomo forte”, ma alla necessità di introdurre nella politica provinciale più democrazia, più partecipazione e più cultura del dialogo.
Pertanto, la decisione di mantenere il sistema proporzionale è positiva – a meno che non sia compromessa in futuro dalla “legge ladina” che ha già passato la prima lettura in Parlamento, a favore di correzioni maggioritarie.
Restando nel presente, nel testo attuale si nascondono alcune cose inaccettabili:
1. Il trucco col seggio ladino.
I presentatori si giustificano con l’esigenza statutaria di riservare almeno un seggio per una persona dichiarata ladina. Ma la legge Svp prevede che se nessun ladino o ladina è eletta con seggio pieno, allora entri il candidato o candidata ladina con il maggior numero di preferenze al posto non dell’ultima persona della sua lista, ma al posto dell’ultima persona eletta tra tutte le liste, quindi probabilmente a carico di un’altra lista diversa dalla sua. In concreto: visto che la Svp è quel partito con i risultati di preferenza più alti, la persona ladina che passerà sarà certamente quella della Svp togliendo il seggio a una delle altre liste minori, certamente di opposizione e molto probabilmente di lingua italiana. Insomma, con il “trucco del seggio ladino” la Svp si aggiudica un seggio in più che non le spetta sottraendolo a un partito concorrente e così falsificando il risultato elettorale e la volontà popolare. Da non dimenticare: se un caso simile si fosse verificato nell’attuale legislatura, la Svp avrebbe avuto probabilmente la maggioranza dei seggi (pur avendo il 45% dei voti)!
2. Diventa più difficile presentare una lista.
Evidentemente per la SVP oggi c’è troppa democrazia e pluralismo in provincia. Solo così si spiega la regione per cui, come numero minimo di candidature perché una lista sia valida, si debba passare da  tre persone (che era effettivamente poco) addirittura a 24 (ventiquattro!). In tempi in cui è molto difficile per ogni partito trovare candidati, questa è davvero una penalizzazione inutile e senza senso. Per liste espressione di minoranze o di nuova formazione potrebbe essere impossibile trovare un numero sufficiente di persone – a meno che non mettano in lista intere famiglie.
Inoltre, non si capisce perché venga ulteriormente aumentato (da 400 a 500) il numero di firma necessarie alla presentazione, ovviamente solo per nuove liste o per chi compete con un simbolo nuovo o modificato. Anche questa è una persecuzione contro il “piccolo” e il “nuovo”.
3. Per le donne si restringono di nuovo gli spazi.
Mentre in Europa la presenza delle donne in politica è vista come un arricchimento e di conseguenza viene promossa, in Alto Adige con questa legge elettorale si fa un passo indietro. La norma che garantiva a ogni genere almeno 1/3 dei posti viene abolita, sostituita dalla previsione – davvero diabolica, perché suona simile, ma ne è la negazione – che nessun genere dovrebbe occupare più di 2/3 dei seggi disponibili nella lista. Ciò significa che, in teoria, è possibile presentare una lista di 23 uomini e 1 donna. Certi partiti saranno felici: finalmente non dovranno più fare  fatica per trovare donne candidate!
4. Mancato l’obbiettivo di limitare realmente le spese elettorali.
A prima vista, la riduzione del limite massimo per le spese elettorali a 30.000 Euro è un miglioramento. Ma poiché sono state mantenute tutte le scappatoie dell’ultima legge elettorale (n ° 5 dell’8 maggio 2013), la misura ha un’efficacia limitata. Inoltre per le “cordate” la cui pubblicità è pagata dal partito non è previsto alcun limite. Le donazioni devono essere rendicontate solo se superano i 5.000 euro. E per chi trasgredisce, (o non rendiconta) è prevista una multa pari a due volte la somma in eccesso. Conclusione: chi ha abbastanza soldi potrà permetterselo.
5. Meglio incompatibile che ineleggibile.
La legislatura 2008-2013 aveva conosciuto più di un caso di ineleggibilità e così i presentatori della legge hanno voluto mettere a posto le cose. Un riordino serviva, ma qui si è sistematicamente trasformato le ineleggibilità in incompatibilità: alcune funzioni devono essere abbandonate solo se una persona viene eletta. Nello specifico, si tratta di vertici di società che hanno importanti contratti o appalti con la Provincia, di società che ricevono incarichi permanenti dalla Provincia, di vertici di società con partecipazione maggioritaria provinciale e dei consulenti di tutte queste società.
Curiosità a margine: In futuro, chi siede nel Consiglio di Stato diventa eleggibile, mentre il “city manager” di Bolzano è ineleggibile.
A dir la verità, un passo avanti positivo nella legge c’è: la possibilità di presentarsi con il cognome del compagno o della compagna, esteso alle unioni civili.
Nel complesso, tuttavia, questa legge elettorale è una tipica figlia di questa legislatura. C’è poco di nuovo. Si è persa l’occasione per facilitare la partecipazione democratica (ad esempio riducendo le pratiche richieste per presentare una lista o facilitando la raccolta delle firme) o per arricchire la vita democratica, (per esempio consentendo il voto disgiunto, o il cosiddetto “cumulo di preferenze”).
Con l’introduzione del passo sui ladini e l’annacquamento della quota di genere non solo non vi è alcun progresso, ma un enorme passo indietro.
È la vecchia musica: per il rinnovamento il tempo non arriva mai. Soprattutto quando c’è il potere da mantenere.
 
10.02.2017
Cons. prov.
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba

Nella seduta del 9 febbraio 2017 il Consiglio provinciale ha approvato alcune proposte verdi per sostenere le aziende a misura di bicicletta.
La giunta si impegna quindi a:

  • perseguire l’obiettivo di una cultura aziendale a misura di bicicletta
  • intensificare i contatti con le istituzioni di formazione e ricerca per promuovere e sviluppare la mobilità in bicicletta
  • facilitare e promuovere il trasporto con bici al seguito in treno e in autobus
  • rendere (più) a misura di bicicletta le strutture pubbliche e le aziende a partecipazione provinciale

La maggioranza non ha invece approvato i seguenti punti:

  • considerare l’istituzione di agevolazioni fiscali (ad es. IRAP) per le aziende che comprovino d’aver avviato un progetto in questo senso;
  • concedere, in aggiunta o in alternativa al punto precedente, contributi provinciali alle aziende e istituzioni che promuovono l’uso della bicicletta;
  • di svolgere, nell’ambito della mobilità verde o di progetti simili, opera di promozione e informazione per le aziende, e opera di sensibilizzazione per i soggetti interessati e la popolazione;
  • di introdurre un premio o concorso per l’azienda che più promuove la mobilità a pedali in provincia, e/o di istituire un organo preposto a rilasciare questo tipo di certificazione;
  • di sostenere il cicloturismo anche esentando dalla tassa sul turismo i turisti che arrivano con la bicicletta;
  • di destinare nuovamente, nella ristrutturazione di piazza Silvius Magnago, una parte della superficie a parcheggio per biciclette come segno visibile di questo orientamento.

Allegata la mozione completa, così come presentata.

Attivisti/e digitali ed interessati/e di Bolzano, Trento, Verona e Milano si sono incontrati lo scorso weekend nel “Monastero del Bene Comune” di Sezano per approfondire il tema della “Conoscenza nell’era digitale”.

Il “colloquio invernale” del Gruppo Verde “Sostenibilità Digitale” ha visto la partecipazione di attivisti del progetto “sportello open” di Trento, della “Officina S3 per la decrescita digitale” di Sommacampagna, della cooperativa sociale “Galileo Onlus” di Verona e dell’associazione “Monastero del Bene Comune” di Sezano (VR). Insieme a ca 30 partecipanti sono stati affrontati aspetti pratici e teorici della “conoscenza nell’era digitale”, si sono confrontate esperienze e progettate nuove iniziative. Partendo da esperienze varie e pluriennali intorno al digitale (“trashware”, “linux installation parties”, “guerilla digitale”, “matematica dolce”) e progetti dell’economia dei beni comuni, è emerso un largo consenso sul fatto che “la conoscenza” anche nelle sue forme e modalità di diffusione digitali costituisce un bene comune dell’umanità.

Ne consegue la fondamentale importanza di avere garanzie di libero accesso al sapere nella forma di contenuti e formati liberi.

Mario Agostinelli (“Il mondo ai tempi dei quanti”) ha illustrato le connessioni tra mondo reale, dati digitali e fisica quantistica. La velocità incontrollata dei processi digitali entra in conflitto con la lentezza biologica della vita con conseguenze gravi per la qualità della vita, il mondo del lavoro e la politica.

I partecipanti svilupperanno le loro iniziative comuni in occasione del “Colloquio digitale di primavera” che tratterà di “L’importanza di standard digitali aperti” e verrà fatto a Bolzano

Altri risultati del colloquio invernale riguardano la “Scuola dei beni comuni” che si svolge da anni a Sezano, e che inserirà nel suo curriculum il “Vivere insieme il digitale”.

A Bolzano partirà tra breve uno “sportello digitale” con il Linux User Group (LUGBZ).

Attivisti/e digitali ed interessati/e di Bolzano, Trento, Verona e Milano si sono incontrati lo scorso weekend nel „Monastero del Bene Comune“ di Sezano per approfondire il tema della „Conoscenza nell’era digitale“.

Il „colloquio invernale“ del Gruppo Verde „Sostenibilità Digitale“ ha visto la partecipazione di attivisti del progetto „sportello open“ di Trento, della „Officina S3 per la decrescita digitale“ di Sommacampagna, della cooperativa sociale „Galileo Onlus“ di Verona e dell’associazione „Monastero del Bene Comune“ di Sezano (VR). Insieme a ca 30 partecipanti sono stati affrontati aspetti pratici e teorici della „conoscenza nell’era digitale“, si sono confrontate esperienze e progettate nuove iniziative.
Partendo da esperienze varie e pluriennali intorno al digitale („trashware“, „linux installation parties“, „guerilla digitale“, matematica dolce“…) e progetti dell’economia dei beni comuni, è emerso un largo consenso sul fatto che „la conoscenza“ anche nelle sue forme e modalità di diffusione digitali costituisce un bene comune dell’umanità.

Ne consegue la fondamentale importanza di avere garanzie di libero accesso al sapere nella forma di contenuti e formati liberi.

Mario Agostinelli („Il mondo ai tempi dei quanti“) ha illustrato le connessioni tra mondo reale, dati digitali e fisica quantistica. La velocità incontrollata dei processi digitali entra in conflitto con la lentezza biologica della vita con conseguenze gravi per la qualità della vita, il mondo del lavoro e la politica.

I partecipanti svilupperanno le loro iniziative comuni in occasione del Colloquio digitale di primavera“ che tratterà di L’importanza di standard digitali aperti“ e verrà fatto a Bolzano

Altri risultati del colloquio invernale riguardano la „Scuola dei beni comuni“ che si svolge da anni a Sezano, e che inserirà nel suo curriculum il „Vivere insieme il digitale“.

A Bolzano partirà tra breve uno „sportello digitale“ con il Linux User Group (LUGBZ).