Hotspot al Brennero? Più urgente una migliore assistenza ai profughi
L‘agitazione per un possibile „hotspot“ al Brennero, così come pensato dal governo a Roma, si è un po’ placata dopo che il ministro degli interni Alfano ha dichiarato di non vedere il bisogno di allestire un centro di accoglienza sul luogo di confine più importante d’Italia. E il punto più a Nord del Paese non sarebbe nemmeno un luogo di permanenza ideale per profughi che prima hanno attraversato tutta la penisola, come afferma giustamente in Presidente Kompatscher. Ma è anche facilmente prevedibile che alla fine dell’inverno arriveranno al Brennero sempre più profughi e migranti, il cui passaggio verso l‘Austria sarà sempre più difficile.
- A maggior ragione è importante rafforzare l’assistenza diurna da parte della Provincia al Brennero e prevedere anche degli alloggi. L‘offerta attualmente attiva si limita al minimo indispensabile e lascia numerosi profughi nell‘incertezza anche a causa della mancanza di informazioni.
- Meno che inutili sono poi le affermazioni del parlamentare SVP Daniel Alfreider, in quale spiega che il 50% dei profughi provenienti dal Nord Africa sono migranti economici. Da dove tragga tale sapienza non è dato sapere: ma le sue affermazioni fomentano pregiudizi nei confronti di profughi che provengono principalmente da Paesi dilaniati da guerre civili come Somalia, Eritrea o Mali e che in Europa non cercano una sdraio, ma una via d’uscita da minacce e pericoli.
L’Alto Adige/Südtirol, che finora ospita un numero piuttosto gestibile di profughi (1000), nel 2016 dovrà sostenere sfide ben più grandi, ma di certo ben lontane da quelle sostenute dal Land Tirol che attualmente fa fronte a ben altre cifre, ospitando a oggi 6000 richiedenti asilo.
Hans Heiss
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Bolzano, 27. gennaio 2016