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Negli ultimi giorni abbiamo potuto, o dovuto, assistere a un’accesa disputa tra la maggioranza e l’opposizione, scatenata dalla proposta di una nuova norma di attuazione per la nomina politica dei giudici presso la Sezione di Controllo della Corte dei conti.

Mentre alcuni parlavano di un chiaro tentativo di “occupazione ostile” della Corte dei conti da parte della politica, di un’operazione segreta e torbida a scapito di un controllo trasparente, altri l’hanno vista come un passo inevitabile verso un organismo di controllo più efficiente, già prassi in altre regioni e che veniva comunque richiesto dalla stessa Corte dei conti.

Naturalmente, in questa disputa – come purtroppo accade quasi sempre nella nostra provincia – non poteva mancare la componente etnica; a seconda dell’atteggiamento “patriottico” degli interpellati, alcuni vedono la norma di attuazione proposta come un attacco all’unità dello Stato e alla Costituzione, altri invece la vedono come una necessaria estensione dell’autonomia che tutti devono sostenere.

Ma in tutto questo battibecco politico è stato completamente perso di vista il vero problema che si cela dietro la polemica.

Con il sistema delle Commissioni dei 6 e dei 12 e con le norme di attuazione  da loro elaborate, e che in origine erano pensate solo per l’attuazione dei provvedimenti concordati all’interno del “Pacchetto”, oggi si creano di fatto “nuovi ambiti di autonomia” a cui le madri e i padri della nostra autonomia non avevano mai pensato.

Tuttavia, questa nuova funzione di elaborazione delle norme di attuazione richiede una maggiore trasparenza e un chiaro mandato democratico. Se si considera che oggi i consiglieri e le consigliere provinciali non ricevono nemmeno l’ordine del giorno delle commissioni dei 6 e dei 12 (per non parlare delle bozze delle norme di attuazione proposte), allora conflitti come quello che ora coinvolge la Corte dei Conti sono praticamente inevitabili.

Nello Statuto della Valle d’Aosta questa lacuna è stata da tempo colmata, prevendendo che le bozze delle norme di attuazione vengano presentate al Consiglio regionale per un parere. Già anni fa, durante i lavori della Convenzione per l’Autonomia, il nostro Riccardo Dello Sbarba aveva chiesto con insistenza che ci fosse un coinvolgimento attivo del Consiglio provinciale e che venissero così legittimate democraticamente le nuove norme di attuazione. Ora questa richiesta sembra più che mai attuale!

Lo sviluppo della nostra Autonomia può avvenire solo in modo trasparente, democratico, trasversale e con l’accordo di tutti i gruppi linguistici.

La situazione attuale, invece, in cui il dibattito politico sta procedendo a colpi di scoop mediatici, sta danneggiando la nostra provincia e i suoi abitanti, per non parlare della cattiva immagine che la politica, e quindi la democrazia, sta dando di sé.

Solo insieme possiamo padroneggiare le sfide del futuro. Questo richiede coraggio e onestà – da tutte le parti.

Felix von Wohlgemuth
Co-Portavoce Verdi Grüne Vërc

comunicato stampa

Questa mattina la proposta di legge dei Verdi per più biodiversità e meno liquami sui prati di montagna è stata bocciata dalla SVP: la solita abitudine può continuare!

“È piuttosto deprimente constatare quanto poco importi della natura ai consiglieri SVP presenti nella 2° commissione legislativa” commenta così Hanspeter Staffler la bocciatura della legge presentata dal Gruppo Verde la quale prevedeva una migliore tutela per animali e piante selvatiche e il divieto di spargimento di liquami su prati di montagna ricchi di biodiversità.

In tutto il mondo, in tutta Europa e anche in Alto Adige/Südtirol la biodiversità è sotto una fortissima pressione. Inquinamento, consumo di suolo e agricoltura intensiva sono i motivi principali per cui specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione. In Alto Adige sono soprattutto i prati di montagna a soffrire per un’eccessiva concimazione: prima vengono create strade forestali, pagate dalla mano pubblica, e poi i contadini di valle portano in altura i loro liquami in eccesso e li versano sui prati di montagna.

Le conseguenze per flora e fauna sono disastrose: i fiori, le erbe e gli insetti spariscono. La legge per la tutela della natura oggi in vigore in teoria vieta tutto questo, ma è priva di mordente nella sua parte attuativa. Per questo volevamo rafforzarla e renderla più efficace. “Purtroppo anche l’assessora Maria Hochgruber-Kuenzer, che ha le competenze sulla tutela della natura, si è dichiarata contraria alla nostra proposta, cosa che non riesco proprio a capire” conclude Staffler amareggiato dal risultato della votazione finale.

Con questo tipo di politica è la nostra natura a pagarne sempre le spese.

Bolzano, 09/07/2020

Cons. prov.

Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

Da giardino da favola a storia infinita: così si sta evolvendo il caso del Giardino vescovile di Bressanone.

Da quando il Comune ha deciso di affidare il rifacimento del parco per assegnazione diretta ad André Heller, ignorando così i vincitori del bando emesso nel 2012, le polemiche e le discussioni intorno al futuro del giardino non si fermano un secondo. A ragione ora l’ordine degli architetti sale sulle barricate e contesta l’assegnazione diretta dell‘incarico a Heller.

Ora il Gruppo Verde in Consiglio provinciale ha preparato un disegno di legge, con il quale situazioni di questo tipo in futuro non dovrebbero più accadere. “Perché indire prima un bando per poi ignorare il vincitore e puntare su un nome famoso e altisonante è ben un’operazione poco carina, per non dire scorretta” commenta la prima firmataria del disegno di legge Brigitte Foppa.

Nella proposta, il Gruppo Verde mette mano alla legge sugli appalti del 2015: con questa variazione, per la realizzazione di un’opera d’arte o di una prestazione artistica sarà obbligatorio indire sempre un bando. A oggi infatti, come si può evincere dall’esempio di Bressanone, un bando di questo tipo si può benissimo aggirare o ignorare.

La resistenza espressa a più riprese da una gran parte della popolazione brissinese contro un tale parco eventi – per la cui progettazione si è pensato più ai turisti piuttosto che alla popolazione locale – dovrebbe essere un chiaro segnale per il Comune. Invece l’amministrazione si attacca in maniera quasi disperata a questo progetto approvato in modo così dubbio e la cosa dice molto.

Il disegno di legge del Gruppo Verde verrà trattato in commissione legislativa a settembre. Fino ad allora seguiremo con attenzione questa storia infinita e insopportabile.

Bolzano, 09.07.2020

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

CONFERENZA STAMPA.

Giovedì 9 luglio, la seconda commissione tratterà un disegno di legge dei Verdi che intende rafforzare la tutela della biodiversità in Alto Adige|Südtirol.

Nel 2019 è stato pubblicato per la prima volta il rapporto sulla biodiversità nel mondo. Il rapporto stima che circa un milione di specie vegetali e animali sono a rischio di estinzione nei prossimi anni e decenni. In Europa i principali fattori di rischio per gli ecosistemi terrestri sono, oltre all’uso intensivo del suolo, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la diffusione di specie invasive. Anche in Alto Adige la situazione è critica e non c’è quindi un minuto da perdere, visto che la bellezza e la varietà del nostro patrimonio naturale e paesaggistico rappresentano la carta da visita con cui ci presentiamo nel mondo. E la cosa non è da dimenticare, né da sottovalutare in questo periodo di crisi e di incertezza.

In Alto Adige, la perdita di biodiversità viene documentata nelle cosiddette liste rosse. Purtroppo, le pubblicazioni a nostra disposizione sono già molto datate. I dati sulle specie vegetali risalgono al 2006 e già allora ci dicevano che il 27% delle specie vegetali selvatiche era in qualche modo a rischio. Sulle specie animali invece i dati risalgono addirittura al 1994 e già allora affermavano che il 41% delle specie animali era considerato a rischio.

Sul nostro territorio i prati di alta montagna sono preziosi spazi di biodiversità. Questi però, al momento, sono tutelati solo se situati nei siti Natura 2000. “Dove questi non godono di tale tutela vengono spesso concimati con liquami troppo ricchi di azoto che li trasformano in monotoni prati da fieno” commenta il primo firmatario del disegno di legge Hanspeter Staffler.

Per questo nel nostro disegno di legge proponiamo di aggiornare e approvare con delibera della Giunta provinciale le liste rosse delle specie animali e vegetali del nostro territorio. Diventeranno così uno strumento importante e punto di riferimento per il lavoro di salvaguardia della natura. In più chiediamo di estendere la tutela dei prati di montagna ad alta biodiversità anche a quelli situati al di fuori dei siti Natura 2000: è ora di dire basta alla dispersione dei liquami sui prati d’alta montagna!

 

Bolzano, 08.07.2020

Cons. prov
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

MOZIONE.

Lo scandalo del giugno 2020 attorno al focolaio di Covid19 esploso nel mattatoio Tönnies nel Nordreno-Vestfalia in Germania ci ha purtroppo mostrato quali possano essere le condizioni di lavoro
e di vita delle persone e degli animali in quei luoghi. Lasciando da parte che le lavoratrici e i lavoratori di quell’azienda vivessero in condizioni analoghe alla schiavitù e che la ditta guadagnasse soprattutto dallo sfruttamento delle persone, in tutta Europa sono molti coloro che a seguito di questa vicenda hanno iniziato a riflettere sui modi in cui viene prodotta la carne che – in molti casi più volte in settimana – finisce sulle loro tavole.

Nel frattempo abbiamo pure appreso che la carne della ditta Tönnies arriva anche nella nostra provincia e che qui viene trasformata in “speck Alto Adige IGP” oppure viene venduta nei banchi macelleria dei supermercati. Per molte altoatesine e molti altoatesini è stata una notizia sconvolgente, in quanto sino ad oggi molti ritenevano, in modo del tutto comprensibile, che la carne di maiale, manzo, pollo, pecora, capra ecc. comprata in Alto Adige provenisse da animali allevati e macellati nel nostro territorio.

Questo perché i certificati di qualità dei prodotti animali trasmettono un falso senso di sicurezza. Nella selva dei marchi, e con tutti i vari certificati, risulta ancora più difficile riconoscere lo standard di qualità, e molte etichette non sempre mantengono ciò che promettono o lasciano intendere.

Di conseguenza per molte persone è sempre più importante sapere ciò che consumano. Questo desiderio comporta vantaggi per tutti, sia per chi produce sia per chi consuma. Le produttrici e i
produttori che puntano sulla trasparenza e dichiarano apertamente la provenienza dei loro prodotti animali sono molto più interessanti per la loro clientela. Chi consuma ha, d’altro canto, la certezza di sapere cosa ha acquistato. Può comprare e mangiare prodotti locali o provenienti da fuori regione. L’unica differenza è che sa cosa fa. E questa è una grande libertà.

In passato gli esperti hanno evidenziato in varie occasioni – come convegni tenuti anche a Bolzano e dintorni – l’importanza di aumentare l’utilizzo di alimenti prodotti in modo sostenibile proprio nella ristorazione collettiva.

Anche il piano d’azione nazionale sul Green Public Procurement (GPP) prevede il rispetto dei criteri ambientali minimi (CAM). Attualmente l’Italia è l’unico stato membro dell’Unione europea ad
aver introdotto in modo vincolante il GPP. Un’altra norma importante in materia è il regolamento di esecuzione (UE) n. 1337/2013 che prevede l’obbligo di indicare il Paese di origine o di macellazione per la carne suina, ovina, caprina o di volatili destinata alla vendita.

Dichiarare la provenienza dei prodotti di origine animale impiegati nelle mense pubbliche è un primo passo in questa direzione. Le consumatrici e i consumatori chiedono con crescente insistenza
una maggiore trasparenza sull’origine dei prodotti alimentari, e soprattutto della carne. Sempre più persone si rendono conto dell’importanza del cibo per la propria salute e quella dei loro figli.

Da questo punto di vista la ristorazione collettiva svolge un ruolo molto importante, perché in questi servizi si offre cibo a persone che più volte in settimana mangiano nello stesso posto, e nel contempo si tratta spesso di persone che per via della loro età o del loro stato di salute hanno esigenze e/o sensibilità particolari come bambini, anziani, malati, persone non autosufficienti ecc.

Il Comune di Bolzano ha già dato il buon esempio. Nei menù delle mense scolastiche accanto a ogni pietanza è indicato quali ingredienti provengono da coltivazioni biologiche e quali dal commercio equosolidale. Questa pratica andrebbe più ampiamente diffusa.

Sulla base dell’obbligo di etichettatura bisogna sollecitare i gestori di mense pubbliche a indicare nel menù la provenienza della carne e dei prodotti di origine animale che sono stati utilizzati nonché come l’animale da cui provengono è stato ovvero è allevato e nutrito.

Come sappiamo da altri stati e regioni in cui questo principio è già stato esteso alla ristorazione, l’onere aggiuntivo è limitato in massima parte alla fase iniziale.

Del principio per cui è obbligatorio indicare la provenienza non trarranno vantaggio solo il consumatore, la consumatrice e l’azienda che lavora in modo trasparente, ma in maniera particolare la
nostra agricoltura locale. La fiducia nei prodotti locali produce un consenso che favorisce l’acquisto di prodotti regionali per le cucine delle mense. E infine un nuovo tipo di domanda genera anche
un’offerta ancor più diversificata, con tutti i vantaggi che ciò comporta per l’agricoltura locale.

Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale 

di prendere tutte le misure necessarie affinché i gestori di mense pubbliche siano tenuti a indicare nei menù la provenienza e le condizioni di allevamento per i prodotti di origine animale che vengono utilizzati.

Bozen, 08.07.2020

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA DELLE MINORANZE.

Oggi, 07.07.2020 si è svolta una scena piuttosto bizzarra. Il Consigliere Gert Lanz, in funzione di capogruppo della SVP, ha indetto una conferenza stampa in cui ha rimarcato le conseguenze del “boicottaggio” delle commissioni legislative da parte delle minoranze. È sicuramente suo diritto. C’è solo un “piccolo” particolare: il boicottaggio non ci sarà.

Vi ricordiamo la sequenza dei fatti:

Negli ultimi due mesi, la Commissione d’inchiesta sull’acquisto e la distribuzione di materiale di protezione ha lavorato regolarmente. Le prima audizioni hanno avuto luogo seguendo un calendario concordato insieme. Venerdì 26 giugno erano stati invitati gli/le assessori/e Widmann, Schuler, Deeg e Vettorato, i quali (con l’eccezione di Vettorato) non si sono presentati, senza nessuna giustificazione. Il giorno prima il Presidente Kompatscher aveva inviato alla commissione d’inchiesta una lettera con la seguente dichiarazione: “I presidenti e i membri della commissione d’inchiesta devono valutare, se non sia opportuno posticipare le audizioni e i lavori della commissione d’inchiesta fino alla conclusione delle indagini da parte della procura”.

L’opposizione avrebbe accettato per il momento di non ascoltare quei/quelle funzionari/e che al momento sono coinvolti nelle indagini. La proposta è stata rifiutata da parte della maggioranza e Lanz ha continuato a insistere affinché i lavori della Commissione d’inchiesta venissero sospesi. A questo punto l’opposizione ha lasciato la sala per impedire che la proposta venisse votata.

Dopo un’ulteriore escalation degli avvenimenti nella settimana di Consiglio provinciale, nel collegio die/della capigruppo riunitosi ieri, finalmente ci si è avviati verso una possibile soluzione. Ieri sera, una delegazione (Noggler, Ploner, Lanz, Foppa) ha finalmente raggiunto un compromesso che dovrebbe permettere alla commissione di continuare i lavori dopo la pausa estiva. Vale la parola tra “persone d’onore” che questo accordo verrà formalizzato venerdì 10/7 alla prossima riunione della Commissione.

A maggior ragione ci sorprende che oggi il nostro collega Lanz debba ancora infierire con forza e faccia una conferenza stampa su uno stato dell’arte che non sussiste più. Non se ne ricorda più? O ci tiene tanto a tenere vivo un conflitto da cui, seppur con grande fatica, abbiamo trovato una via d’uscita?

Per noi membri della minoranza politica è importante una cosa: fare il nostro lavoro e poter adempiere la nostra funzione di controllo. Pensiamo che sia quello che la gente si aspetta da noi. Per questo abbiamo accettato di partecipare alla trattativa per trovare una soluzione di compromesso. E con questo spirito continueremo a lavorare. Le guerre di trincea tra fronti politici non sono sostenibili e non hanno futuro.

 

Bolzano/Bozen, 07/07/2020

Le/I rappresentanti dei partiti di minoranza in Consiglio provinciale.

Fraktionsvorsitzende/Capigruppo (in ordine alfabetico)
Brigitte Foppa, Sven Knoll,  Paul Köllensperger, Andreas Leiter Reber, Diego Nicolini, Sandro Repetto, Alessandro Urzì

Präsident UA/Presidente Commissione d’inchiesta
Franz Ploner

COMUNICATO STAMPA.

Quando nelle vicinanze di un rifugio si verifica una frana se ne parla di solito con grande concitazione. Soprattutto poi se la causa dell’evento sono dei lavori di scavo in alta montagna. Stranamente, la settimana scorsa nessuno ha detto niente quando dopo un temporale è partita una grande frana vicino al rifugio Fronza alle Coronelle.

Ma andiamo con ordine: negli ultimi anni diverse associazioni ambientaliste e iniziative popolari avevano definito sovradimensionato l’ampliamento dell’impianto di risalita dislocato tra la malga Frommer e il rifugio Fronza alle Coronelle e avevano messo in guardia rispetto a interventi così pesanti e invasivi nel prezioso e sensibile paesaggio ai piedi del Catinaccio.

Le proteste erano rivolte non solo verso il nuovo impianto, ma anche contro il progetto della torre di vetro.

Nel frattempo, la Giunta ha deciso e ha approvato l’ampliamento dell’impianto. I lavori per la realizzazione sono iniziati alcune settimane fa e vicino alla stazione di monte del rifugio Fronza sono stati realizzati grandi movimenti di terra. La copertura di vegetazione della zona ripida è stata rimossa, il terreno sottostante è stato scavato e depositato sul pendio.

Ed è accaduto quello che doveva succedere. È bastato un temporale per mettere in moto migliaia di metri cubi di materiale di scavo che sono franati verso la valle travolgendo tutto quello che incontravano. Per fortuna senza nessun danno alle persone. Ciò non toglie che le autorità dovranno indagare con attenzione sull’accaduto.

Questo evento mostra molto chiaramente quanto sia sensibile e delicato il territorio in alta montagna e quanto possano essere pericolosi interventi così invasivi. “Speriamo che da questa quasi-catastrofe la Giunta impari la lezione e che non conceda più in futuro permessi edilizi per impianti di risalita in aree sensibili” afferma il Consigliere provinciale Hanspeter Staffler.

Colpisce constatare che sotto la Giunta Kompatscher sia notevolmente aumentata la realizzazione di impianti di risalita. Con questi progetti non solo vengono rovinati e distrutti tratti di paesaggio prezioso, ma vengono sperperati anche milioni di Euro.

BZ, 06.07.2020

Cons. prov.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

INTERROGAZIONE.

Con delibera n. 494 del 10 giugno 2020 l’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC) ha stabilito che “l’ingresso del socio privato nella compagine societaria per effetto dell’acquisizione dell’intero pacchetto azionario determina di fatto una modifica del profilo soggettivo del titolare della concessione della società già gestita dalla mano pubblica”. La conseguenza è che l’acquisizione da parte del privato del 100% delle azioni ABD non comporta automaticamente il trasferimento della concessione per la gestione dell’aeroporto stesso. In particolare, ci sembra di poter dedurre dalla delibera ANAC che per “concessione” si intende tutto ciò che è correlato con la gestione dell’aeroporto sia attuale (la “gestione a titolo precario per anticipata occupazione”, svolta oltretutto in regime di proroga) che futura (la domanda per la gestione totale presentata da ABD pubblica nel 1999, per la quale ENAC aveva già autorizzato il Direttore Generale alla firma della preventiva convenzione, firma poi mai apposta da ABD).

Tutto ciò considerato, Si chiede:

  1. Quali effetti concreti, e in quali tempi, ha la delibera 494/2020 di ANAC? Quali conseguenze ne trae la Provincia? Adesso la Provincia è obbligata a fare qualcosa? E come intende farlo?
  2. È ancora valida la procedura con la quale la Provincia ha ceduto al socio privato il 100% della propria partecipazione in ABD? Se sì, perché? Se no, che deve fare la Provincia adesso?
  3. È ancora valida per la ABD in mano al socio privato la “gestione a titolo precario per anticipata occupazione” rilasciata a suo tempo alla ABD pubblica? Se sì, in base a quali normative?
  4. Se invece tale “gestione a titolo precario” non è trasmissibile automaticamente dalla ABD in mano pubblica alla ABD in mano privata, a che titolo, da chi e per quali attività può essere legittimamente gestito l’aeroporto di Bolzano?
  5. Se non può essere gestito dall’attuale gestore, cioè da ABD privata, poiché non più titolare della “gestione a titolo precario”, chi e come deve muoversi per garantire una gestione legittima (considerando anche tutte le responsabilità che comporta una gestione aeroportuale)?
  6. La ABD in mano al socio privato è ancora titolare della domanda per la gestione totale presentata da ABD pubblica nel 1999, per la quale ENAC aveva già autorizzato il Direttore Generale alla firma della relativa convenzione (mai firmata finora)? Se sì, in base a quali norme?
  7. Se invece la ABD in mano al socio privato NON è Più titolare della domanda per la gestione totale presentata da ABD pubblica nel 1999, che cosa deve accadere adesso per l’assegnazione della citata “gestone totale” che può durare fino a 40 anni? Deve essere indetta una gara pubblica per assegnarla? E chi è il soggetto che indice la gara, giudica le offerte e assegna la concessione?
  8. In quali tempi deve avvenire la procedura di cui al punto precedente?

Bolzano, 06.07.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Agli “Stati generali dell’economia” organizzati dal Governo italiano a Roma per individuare nuove strade per un futuro sostenibile, i e le rappresentanti del movimento “Fridays For Future” hanno presentato un dettagliato documento intitolato “Ritorno al futuro”. In questo documento un punto fondamentale è quello della eliminazione delle materie plastiche soprattutto nel ciclo del commercio e della fornitura di alimenti, disincentivando in ogni modo – si legge – “il massiccio utilizzo di materie plastiche nel settore alimentare e delle bevande.”

Le bottiglie di plastica in Pet, per esempio, hanno una vita media stimata di circa mille anni. Non sono biodegradabili e solo una piccola parte di esse viene raccolta e avviata al riciclo. La maggior parte viene dispersa nell’ambiente e ci resta per secoli. Gli oceani sono invasi da oltre 150 milioni di tonnellate di plastica, in buona parte costituite proprio da bottiglie Pet monouso.

Se si aggiunge che la produzione stessa di questo materiale richiede l’utilizzo di grandi quantità di acqua e di petrolio, si capisce subito che si sta percorrendo una via non più sostenibile. Prendiamo l’esempio concreto dell’Italia, che è fra i primi consumatori di acqua in bottiglia al mondo: con 12,5 miliardi di litri d’acqua imbottigliati ogni anno in contenitori di plastica vengono prodotte 330mila tonnellate di Pet, pari a un utilizzo di 650 mila tonnellate di petrolio e 6 miliardi di litri d’acqua.

Certo, spesso le bottiglie vengono riutilizzate riempiendole con l’acqua del rubinetto di casa, che in Italia è buona. Ma riciclare le bottiglie di plastica non è la soluzione ottimale: come tutte le plastiche, anche il PET subisce l’aggressione di luce e calore e nel tempo potrebbe perdere resistenza e impermeabilità ed esporre il suo contenuto a contaminazione.

La via maestra è dunque quella di eliminare il più possibile l’uso della plastica. La Provincia potrebbe dare un importante contributo in questa direzione, se pensiamo a quante forniture di alimenti e bevande avvengono all’interno di edifici e istituzioni pubbliche come scuole, ospedali, edifici e luoghi propri dell’amministrazione. Provincia, Comunità comprensoriali e Comuni potrebbero introdurre uno speciale punteggio ottenibile grazie all’eliminazione o all’impiego il più ridotto possibile di plastica (contenitori, stoviglie ecc.…) nei bandi di fornitura di alimenti e bevande, di gestione di mense e bar, di istallazione di distributori automatici di prodotti alimentari e bibite che riguardino gli edifici pubblici di ogni tipo, dalle scuole all’università, dagli ospedali agli assessorati, dai distretti sociali ai servizi di ogni genere. Se si pensa all’importanza e alla dimensione del settore pubblico nella nostra provincia, si capisce quanto appalti pubblici plastic free potrebbero contribuire a un futuro più sostenibile. Se a questo aggiungiamo un’altra voce di punteggio per questi bandi, legata alla fornitura di prodotti alimentari a chilometro zero, ciò contribuirebbe ulteriormente a ridurre imballaggi di ogni genere.

Questi principi applicati al settore dell’alimentazione costituirebbero anche una garanzia per la salute di bambine e bambini, di studenti e studentesse e di tutte le persone che lavorano, studiano, si fanno curare o semplicemente frequentano le istituzioni pubbliche nel nostro territorio.

L’amministrazione provinciale negli ultimi anni si è mossa nella direzione auspicata, ma con lentezza e con parecchie differente tra situazioni anche analoghe, come dimostra la risposta data alla interrogazione di attualità n. 1/aprile/2020 del nostro gruppo Verde. In questa risposta, limitata alla sola situazione degli ospedali, ci è stato comunicato che “la gestione del bar dell’ospedale di Bolzano e Merano è stata assegnata a un’azienda privata, e secondo le disposizioni del bando l’aggiudicatario può vendere bottiglie di plastica”. Per i bar degli ospedali di Bressanone e Vipiteno, invece, la bottiglia di plastica non è prevista se non richiesta esplicitamente dal cliente. Al bar dell’ospedale di Brunico è prevista la bottiglia di plastica solo per l’uso esterno, ma il nuovo bando (2021) prevederà il divieto dell’uso di bottiglie di plastica.

Da questo quadro risulta dunque necessario e possibile uniformare le scelte della pubblica amministrazione portandole al livello delle pratiche più virtuose, quelle in cui la plastica è eliminata.

Per tutti questi motivi, il consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  1. A introdurre d’ora in poi, come condizioni che determinano una parte rilevante del punteggio, in tutti i bandi con cui la Provincia stessa indice gare che riguardano forniture di alimenti e bevande di ogni tipo, di gestione di mense bar e ristorazione, di installazione di distributori automatici di cibi e bibite per istituzioni pubbliche provinciali come scuole, università, ospedali, servizi sociali, edifici dell’amministrazione e simili, i due seguenti punti:
    • Eliminare del tutto, o comunque ridurre il più possibile, l’uso di bottiglie, contenitori o strumenti in plastica, PET, tetrapak dai servizi e dalle forniture oggetto della gara.
    • Utilizzare esclusivamente, o comunque il più possibile, prodotti a chilometro zero, regionali o del commercio equo e solidale.
  2. A cercare intese con il Consorzio dei Comuni affinché anche i Comuni e le Comunità comprensoriali facciano scelte analoghe nella predisposizione dei propri bandi di gara.

 

Bolzano, 06/07/2020

 

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa, Hanspeter Staffler

25 anni fa, il 3 luglio 1995, morì Alexander Langer. Noi Verdi dell’Alto Adige/Südtirol siamo ancora molto legati al nostro fondatore e le sue idee ci sono ancora di ispirazione e guida.

Alexander Langer ha preparato il terreno e ha lasciato tracce da tantissime parti: nel movimento ambientalista italiano ed europeo che ha contribuito a fondare, nel Parlamento europeo dove ha operato e naturalmente anche nella sua terra natìa, l’Alto Adige/Südtirol, dove ha segnato in maniera significativa il suo tempo.

Ancora oggi ci è di ispirazione.

Langer ha collegato fin dall’inizio la politica ambientale alla giustizia sociale e alla convivenza. La tutela dell’ambiente e la politica ambientale non devono mani essere fini a sé stesse, ma devono tenere presenti le realtà della vita delle persone.

Da Alexander Langer abbiamo imparato a sviluppare una particolare sensibilità nei confronti dei confini, delle barriere, dei limiti. Perché esistono confini che vanno rispettati e rafforzati – ad esempio i limiti della crescita, dello sfruttamento, della bramosia – e ci sono altri confini che vanno invece superati: i limiti nelle teste, le barriere tra le culture e i gruppi linguistici.

Ancora oggi sentiamo molto forte questo compito, continuando seguendo il suo esempio.

Da Langer abbiamo imparato che la politica nasce dal dialogo, che dobbiamo perseguire i nostri obiettivi senza farci dirottare – e che il pensiero base di ogni azione deve essere la pace. La colomba nel nostro simbolo lo esprime bene.

E lo continuiamo a portare – seguendo, speriamo, il pensiero e le intenzioni del nostro precursore.

I Verdi dell’Alto Adige/Südtirol