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Le elezioni provinciali si sono concluse, la giunta sta prendendo forma, le elezioni europee sono ormai alle porte. Per questo è un buon momento per aggiustare la mira e la posizione dei Verdi. Il tema è stato affrontato sabato 15 dicembre all’ultima assemblea provinciale. Più che mai la nostra società ha bisogno di una voce ecosociale che porti riporti l’attenzione e l’impegno su ambiente, rispetto e giustizia sociale.

L’assemblea è stata aperta con un’analisi attenta dei risultati ottenuti alle elezioni del 21 ottobre. Riccardo Dello Sbarba ha sottolineato come una parte del nostro elettorato di lingua tedesca abbia optato per altre liste tedesche, mentre in modo evidente abbiamo guadagnato voti nel settore italiano. “L’obiettivo di raggiungere l’elettorato deluso del PD nelle città è stato raggiunto, mentre ancora molto resta da fare per migliorare il consenso nel mondo rurale”, ha concluso Dello Sbarba. La vocazione verde di essere allo stesso tempo un movimento interetnico e presente su tutto il territorio ha bisogno di grande attenzione nel prossimo periodo. In questo erano concordi sia il coportavoce Tobias Planer che il neo eletto Hanspeter Staffler. “In questa direzione lavorerà con energia il rilanciato „Forum dei comuni“ con cui vogliamo mettere in rete consiglieri comunali delle liste ecosociali e simpatizzanti da tutta la provincia” ha ribadito Staffler.

Brigitte Foppa ha sottolineato l’importanza del momento attuale. Mai siamo stati così vicini a essere parte della giunta come nell’ultimo mese. Dopo le elezioni i Verdi hanno segnalato chiaramente la loro disponibilità a prendersi la responsabilità di governo. “La decisione della SVP di avviare le trattative per una coalizione con la Lega grava sullo sviluppo della nostra provincia. Faremo un’opposizione attenta e in Consiglio provinciale saremo punto di riferimento sui temi ambientali e di giustizia sociale”, così Foppa, nuova portavoce del Gruppo in Consiglio.

L’onda della solidarietà, soprattutto dopo la decisione della SVP di allearsi con la Lega, è stata particolarmente forte e ci sono state addirittura nuove iscrizioni al partito.

Una rappresentanza verde forte è importante anche in vista delle prossime elezioni europee. Da tempo i Verdi sudtirolesi seguono gli sforzi del partito verde europeo per costruire anche in Italia un movimento di questo tipo. L’obiettivo è quello di mandare di nuovo un rappresentante verde sudtirolese al parlamento europeo, nonostante tutti gli ostacoli posti dalla legge elettorale. E con questo intento lavoreremo nei prossimi mesi.

L’”onda verde” indica il futuro, in Europa e in Alto Adige.

MOZIONE.

Nel 2017 ricorreva il 40° compleanno dell’esame di patentino di bi- e trilinguismo. Dalla sua istituzione questo strumento è stato più volte riformato, ma soprattutto sono state aperte nuove strade per ottenere la certificazione per il bilinguismo. Una di queste è la certificazione europea rilasciata da vari istituti, come il Goethe Institut o il TestDaF per il tedesco e il CVCL (Università di Perugia) o il CILS (Università di Siena) per l’Italiano.

Un’altra alternativa per ottenere l’attestato di bilinguismo è offerta a chi si diploma in una scuola superiore di lingua italiana e si laurea in un’università di lingua tedesca o viceversa. Secondo l’Astat, nel 2017:

  • a fronte di 2528 persone che hanno superato il tradizionale esame in due lingue,
  • a ben 1690 è invece bastato l’esame in una sola lingua, presentando per l’altra l’attestato ottenuto da un istituto internazionalmente riconosciuto,
  • e altre 209 persone hanno ottenuto il patentino senza esame, grazie a titoli di studio conseguiti nelle due lingue.

Di fronte a questa realtà, dove quasi la metà dei patentini di bilinguismo è stata conseguita con esami in una sola lingua o senza esame, è paradossale che la laurea presso l’università trilingue di Bolzano non comporti l’ottenimento del patentino di bilinguismo.

La logica di questa esclusione sembra essere l’assurdo principio che frequentare due separati corsi monolingui di studio garantisca come risultato il bilinguismo, mentre frequentare una Università plurilingue per cinque anni, seguendo insegnamenti e sostenendo esami sia in italiano che in tedesco in un ambiente di studio completamente plurilingue, non garantisca lo stesso risultato. A chi ci guarda da fuori, ciò può apparire come una mancanza di fiducia verso la formazione trilingue della nostra università.

E’ necessario invece difendere il valore del plurilinguismo trasmesso dall’università di Bolzano, poiché esso rappresenta la sua più importante “carta di identità e di qualità”, anche nel confronto internazionale. Il tema tra l’altro non riguarda solo l’Università di Bolzano, ma anche lo studio bilingue della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure lo studio bilingue integrato di giurisprudenza  presso l’Università di Innsbruck (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”).

Per questi motivi,

il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  1. A intraprendere tutti gli sforzi possibili per garantire, attraverso le necessarie modifiche normative, che il conseguimento di una laurea presso la Libera Università di Bolzano – a condizione che il percorso di studi abbia previsto un certo numero di esami sostenuti nelle diverse lingue previste dall’attestato di bilinguismo – consenta l’automatico conseguimento dell’attestato di bilinguismo corrispondente.
  2. A verificare la possibilità dell’automatico conseguimento  dell’attestato di bilinguismo corrispondente anche per chi porta a termine il corso di studi della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure dello studio bilingue integrato di giurisprudenza presso l’Università di Innsbruck (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”).
  3. A concordare con i vertici della Libera Università di Bolzano – e della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure dello studio integrato di giurisprudenza (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”) presso l’Università di Innsbruck. – misure mirate a innalzare sempre di più il livello di bilinguismo realmente ottenuto dagli/lle studenti/esse alla fine del corso di studi.

Bolzano, 15.12.2018

Firmato Consiglieri

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

DISEGNO DI LEGGE PROVINCIALE n. 3/18

Negli ultimi anni il settore turistico ha avuto una crescita notevole, superando nel 2017 i 32 milioni di pernottamenti e i 7 milioni di ospiti. Per l’economia altoatesina questo è un risultato molto importante, ma ha anche effetti preoccupanti cui va posto rimedio:

  • un aumento del traffico e del conseguente inquinamento,
  • la realizzazione di sempre maggiori cubature con conseguente consumo di suolo e di ambiente naturale,
  • l’aumento dei consumi energetici dovuti all’offerta di sempre più sofisticati servizi di benessere,
  • la crescita dei prezzi delle abitazioni a livelli irraggiungibili per una normale famiglia,
  • una crescita diseguale del settore, con la concentrazione attorno ad alcuni comprensori e alle tipologie più alte dell’offerta ricettiva e la contemporanea crisi delle strutture medio-piccole a gestione familiare, tipiche del nostro modello turistico.

La corsa ad aumentare il numero e la dimensione delle strutture ha avuto negli ultimi anni ritmi impressionanti. Solo tra il 2016 e il 2017 sono stati costruiti 260.000 m3 in più a fini turistici, più di quanto non si sia costruito negli ultimi 10 anni nel settore dell’edilizia sociale (252.000 m³, pari a 1201 appartamenti). Ma questa corsa non è per tutti.

La crescita di dimensioni ha creato una polarizzazione tra imprese turistiche sempre più grandi e multi-servizi, e una vasta platea di aziende familiari piccole e medie, cuore del turismo sudtirolese, che versano in crescenti difficoltà. Gli operatori più lungimiranti lo sanno e invitano a fissare dei limiti per salvaguardare non solo l’ambiente (che del turismo è la base vitale) ma anche la redditività economica a lungo termine del settore e un certo equilibrio nella tipologia delle imprese. L’occasione per farlo sarebbe stata la nuova legge urbanistica provinciale, ora denominata “Territorio e paesaggio”: la nr. 9 del 2018.

Qui trovate il disegno di legge e la relazione in versione completa.

Bolzano, 12.12.2018

Consigliere provinciale

Riccardo dello Sbarba

 

Il disegno di legge è stato respinto in commissione il 28.03.2019 e verrà ridiscusso in aula.

 

INTERROGAZIONE

La nuova legge “Territorio e paesaggio” prevede la approvazione da parte della giunta provinciale di numerose norme di attuazione ai diversi articoli.

Per questo motivo si chiede alla giunta provinciale:

  1. Quali sono le norme/regolamenti di attuazione previsti dalla nuova legge “territorio e paesaggio” e a quali articoli ciascuna di esse è riferita?
  2. Quali norme/regolamenti di attuazione sono già state elaborate finora?
  3. Quali norme/regolamenti di attuazione sono stati approvati dalla Giunta provinciale finora?
  4. Qual è la tempistica prevista per l’approvazione delle norme/regolamenti di attuazione che devono essere ancora approvate? Per quali è già stato elaborato un testo, e per quali il lavoro deve ancora cominciare?

Bolzano, 10 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE

Le norme che la nuova legge “Territorio e paesaggio” prevede per le attività di esercizio pubblico fanno per molti aspetti riferimento alla classificazione del grado di sviluppo delle aree turistiche. Si tratta di un settore in continua trasformazione che negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo.

Per questo motivo si chiede alla giunta provinciale:

  1. A quando e a quale atto risale l’attuale classificazione dei comuni tra quelli turisticamente non sviluppati, sviluppati e altamente sviluppati?
  2. La Giunta provinciale ritiene che tale classificazione corrisponda alla situazione reale e attuale? Se sì, sulla base di quali valutazioni e dati?
  3. Se invece la Giunta riconosce che l’attuale classificazione non rispecchia più, o rispecchia solo in parte, la situazione reale e attuale, intende la Giunta procedere a una nuova classificazione? Se no, perché?
  4. Se sì, entro quando la Giunta intende procedere alla nuova classificazione e con quale metodologia?

Bolzano, 10 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE

Il 2 gennaio 2016 è entrato in vigore il Decreto del Presidente della Repubblica 17 Settembre 2015, nr. 201, „Regolamento recante l’individuazione degli aeroporti di interesse nazionale, a norma dell’articolo 698 1° comma del codice della navigazione“. Tra gli aeroporti di “interesse nazionale” non compare quello di Bolzano, che dunque ricade tra gli “aeroporti di interesse regionale” contemplati al  comma 11:

11. Gli aeroporti di interesse regionale o locale appartenenti al demanio aeronautico civile statale e le relative pertinenze, diversi da quelli di interesse nazionale, individuati, in base all’articolo 698 del codice della navigazione, dal presente decreto,  sono trasferiti alle Regioni, ai sensi degli articoli 3 e 5 del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85. Per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome, il trasferimento è attuato in conformità alle previsioni degli Statuti speciali e delle relative norme di attuazione. Con i provvedimenti di trasferimento è disciplinato altresì il regime finanziario dei servizi”.

Sul trasferimento dei beni patrimoniali è probabilmente già applicabile la  norma di attuazione n.115 del 20 gennaio 1973 (“In materia di trasferimento alle Province autonome di Trento e di Bolzano dei beni demaniali e patrimoniali dello Stato e della Regione”).  Ma l’entrata in vigore del citato DPR 201/2015 sposta a favore della Provincia le competenze sull’aeroporto di Bolzano.

L”articolo 117 della Costituzione prevede in materia una competenza concorrente tra Stato e Provincia, ma essa assume una valenza completamente nuova se messa in relazione sia alla definizione di Bolzano tra gli “aeroporti di interesse regionale e locale”, sia al previsto trasferimento di tali aeroporti alle Regioni e Province autonome, disposto dal DPR 201/2015.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

  1. Il citato decreto DPR 201/2015 è ancora in vigore?
  2. Se sì, l’aeroporto di Bolzano è quindi definito “aeroporto di interesse regionale o locale”?
  3. Quali conseguenze ha questa definizione, in riferimento al fatto che per tali aeroporti il Decreto prevede che siano “trasferiti alle Regioni”?
  4. Poiché il Decreto prevede che “Per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome, il trasferimento è attuato in conformità alle previsioni degli Statuti speciali e delle relative norme di attuazione”, esistono già nel nostro statuto e nelle relative norme di attuazione i presupposti per questo trasferimento?
  5. Che cosa cambierebbe concretamente, rispetto alla situazione attuale, sia per quanto riguarda i beni materiali che per quanto riguarda la competenza legislativa e amministrativa, il “trasferimento” dell’aeroporto alla Provincia autonoma?
  6. In caso di trasferimento, quali poteri e competenze conserverebbe l’Enac?
  7. Come intende la Provincia dare concreta attuazione al suddetto “trasferimento”? Con quali passi concreti e con quali tempi?
  8. Intanto già oggi l’aeroporto è inserito tra quelli “di interesse regionale o locale”. Che cosa comporta questa definizione per quanto riguarda le competenze della Provincia autonoma sull’aeroporto di Bolzano, sulla sua attività, sulla sua classificazione tipologica?
  9. Come intende la Provincia esercitare in pieno le proprie competenze? E come le sta esercitando attualmente?
  10. Per ipotesi, la Provincia avrebbe la possibilità giuridica di de-classificare l’aeroporto, rinunciando alla classe “2c” e optando per un aeroporto dedicato a sole attività di “aviazione generale” e di protezione civile, chiedendo poi alla società di gestione di elaborare un nuovo Masterplan che tragga le conseguenze da questa nuova classificazione dell’aeroporto?

Bolzano, 10 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

DISEGNO DI LEGGE PROVINCIALE n. 2/18

Richiesta di offerta plurilingue nella scuola altoatesina

Già da molto tempo parti della società altoatesina chiedono un’offerta supplementare plurilingue, a partire dall’asilo e dalle scuole elementari e medie fino alle superiori e professionali. Le iniziative in tal senso vanno dalle associazioni di genitori (Convivia, Genitori per il Bilinguismo/Eltern für die Zweisprachigkeit, MixLing) fino a interventi politico-culturali come il Manifesto Alto Adige 2019. Comunque è facilmente intuibile che nella società queste aspettative sono ben più diffuse.

Già nel 2008 un sondaggio fra i presidenti delle rappresentanze dei genitori e dei consigli d’istituto svolto dal Landeselternbeirat für die deutsche Schule (LBE, comitato provinciale dei genitori nella scuola tedesca) aveva rivelato che la maggioranza di queste rappresentanze valuterebbe positivamente un’offerta supplementare plurilingue: in quel momento, infatti, il 57,9% sarebbe stato “del tutto” o “tendenzialmente” favorevole a una tale offerta.

Qualche anno dopo, il punto di vista di genitori (tedeschi) era ancora simile. Da un sondaggio della LBE del 2015 risulta infatti che più di un quinto sarebbe addirittura favorevole ad accorpare le scuole tedesca e italiana. Complessivamente il 77% dei genitori intervistati vorrebbe che la scuola desse più spazio alla lingua italiana.

Anche l’attuale consulta provinciale dei genitori fa spesso presente la richiesta di più plurilinguismo proveniente dalle famiglie. (Vedi p.e. l’articolo su Salto del 22.08.2018).

Questo orientamento si è mantenuto, come risulta chiaramente dall’ultimo sondaggio dell’Astat sulle lingue. Il 69% delle altoatesine e degli altoatesini sarebbe molto o abbastanza favorevole a introdurre l’insegnamento precoce della seconda lingua, e sempre il 69% sarebbe molto o abbastanza favorevole a introdurre l’insegnamento di alcune materie in un’altra lingua. (Barometro linguistico dell’Alto Adige. Uso della lingua e identità linguistica in provincia di Bolzano 2014. Collana Astat n. 211).

Qui trovate il disegno di legge e la relazione completi.

Bolzano, 10.12.2018

Consigliera provinciale

Brigitte Foppa

INTERROGAZIONE

Come è noto, per assumere un lavoro di dipendente pubblico in Alto Adige è necessario presentare la dichiarazione di appartenenza o aggregazione a un gruppo linguistico e così rientrare nella distribuzione proporzionale dei posti disponibili.

Ove tale dichiarazione non sia stata resa entro un anno dal compimento della maggiore età, essa può essere rilasciata anche successivamente in tribunale ma essa, per i residenti in provincia di Bolzano, ha efficacia solo dopo 18 mesi. Per chi viene da fuori invece la prima dichiarazione, in giusta ottemperanza con le norme europee sulla circolazione della forza-lavoro all’interno dei paesi dell’Unione, può essere rilasciata in qualsiasi momento ed essa ha efficacia immediata.

Questa normativa, contenuta nella norma di attuazione relativa, si basa ancora sul sospetto che il cittadino o la cittadina possano raggirare l’ente pubblico rilasciando dichiarazioni “opportunistiche” quando e come fa comodo, ma in questo suo spirito punitivo (e differenziato tra residenti e non) contrasta con lo spirito dell’ultima riforma del sistema dichiarazione-proporzionale che si basava sul principio che ciascuno rilascia (o meno) la dichiarazione linguistica solo se e quando serve, evitando dunque la “schedatura etnica di massa” verso cui l’Unione europea aveva fatto a suo tempo rilevare il fatto che tale schedatura universale non era proporzionata (e dunque violava la normativa sui dati sensibili) in quanto obbligava alla dichiarazione etnica tutti i cittadini benché solo una parte poi la utilizzasse effettivamente. Per superare questa obiezione si fece la riforma della norma, prevedendo la libertà di dichiararsi quando si volesse. Tuttavia questa riforma fu “corretta” da un sistema di penalizzazioni per chi non si dichiarava entro un anno dalla maggiore età (con la sospensione di 18 mesi della efficacia della dichiarazione) che in parte vanificava lo spirito della riforma. Si intendeva con queste penalizzazione far rientrare dalla finestra quello che il diritto europeo aveva cacciato dalla porta, cioè l’obbligo di fatto della schedatura etnica universale.

Era chiaro però che questo obbligo non poteva essere applicato a persone che assumevano un lavoro pubblico in provincia di Bolzano venendo da fuori provincia, come è permesso loro dalla norma europea sulla libera circolazione. A queste perone doveva essere concesso di rilasciare la prima dichiarazione, e essa doveva per orza essere immediatamente efficace. Si è creata così una differenza di trattamento tra persone residenti (penalizzate) e persone non residenti (liberalizzate).

Il gruppo Verde ha provato a farsi carico di questa situazione, presentando ripetutamente una mozione (l’ultima n. 418 del 2015) in cui si proponeva “una modifica dell’articolo 20-ter del D.P.R. n. 752/1976, in modo tale che almeno la prima dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico possa essere resa nel momento liberamente scelto da ogni persona e, una volta resa, sia immediatamente efficace“. In questo modo si rendeva davvero libera ogni persone, residente o meno, di fare la prima dichiarazione quando e come lo riteneva opportuno, eliminando qualsiasi penalizzazione e ritardo nella sua efficacia. Ciò andava anche incontro alle esigenze di diversi settori pubblici, primo tra tutti la sanità, che per colpa del sistema dichiarazione-proporzionale hanno difficoltà a reperire personale qualificato. La maggioranza ha più volte respinto questa nostra mozione, lasciando il problema immutato.

Su questa mancata soluzione si innesta ora una sentenza della giudice del lavoro Francesca Muscetta, che ha condannato l’Azienda Sanitaria in una causa intentata da una dottoressa irlandese ma residente a Bolzano. La dottoressa, già in servizio in sanità con forme di lavoro precarie, era stata esclusa dal concorso per un posto a tempo determinato poiché aveva fatto la propria dichiarazione linguistica in tribunale ma, dovendo aspettare 18 mesi, tale dichiarazione non aveva efficacia. La giudice del lavoro ha annullato la selezione, sostenendo che, almeno per le assunzioni a tempo determinato, la dichiarazione di appartenenza etnica non sia più dovuta.

Questo caso dimostra che lasciando i problemi irrisolti, si rischia che la normativa sulla dichiarazione etnica e la proporzionale venga modificata nei fatti a colpi di sentenze senza che il sistema venga organicamente riformato.

Per questo motivo si chiede alla giunta provinciale:

  • E’ corretta, per quanto riguarda l’obbligo o meno della dichiarazione linguistica, la descrizione fatta in premessa del caso che ha portato alla sentenza della giudice Muscetta?
  • Qual’è la ricostruzione dei fatti e l’interpretazione della sentenza che dà la Provincia?
  • Quali sono le conseguenze concrete che la sentenza avrà sul sistema delle assunzioni pubbliche in generale, e in particolare su quelle della sanità?
  • Quali soluzioni vuole dare la Giunta al problema emerso con la sentenza della giudice Muscetta? Da ora in poi per tutte le assunzioni pubbliche a tempo determinato non sarà più richiesta la dichiarazione linguistica?
  • Non ritiene la Giunta che la soluzione più corretta, equa, semplice ed efficace, sarebbe quella di rendere libera e immediatamente efficace la prima dichiarazione linguistica per chiunque la faccia, sia residente o meno?
  • Intende la giunta provinciale offrire una soluzione alle contraddizioni crescenti del sistema della dichiarazione e della proporzionale, in generale e in particolare nella sanità? Se sì, in quale direzione?
  • Se invece si vuole lasciare tutto com’è, perché? E come si vuole comunque ovviare ai problemi che dichiarazione e proporzionale creano nel reperire personale per il settore pubblico, e in particolare per la sanità?

Bolzano, 7 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE

Nei comuni della provincia di Bolzano non è ancora possibile ricevere la carta di identità elettronica, realtà ormai usuale in gran parte del resto d’Italia. Da noi ci sono difficoltà derivanti dall’inserimento delle diverse lingue nel documento, ma si tratta di problemi che dovrebbero essere risolvibili con le moderne tecnologie, un po’ di fantasia e la volontà di offrire anche alla popolazione locale un importante strumento che può diventare veicolo di nuovi servizi e l’eliminazione di inutili pratiche burocratiche.

Per questo motivo si chiede alla giunta provinciale:

  1. Quali sono stati i motivi dell’attuale ritardo nell’introduzione anche nei comuni della provincia di Bolzano della carta di identità elettronica?
  2. Che cosa intende fare la giunta provinciale per offrire in tempi brevi anche alla popolazione dell’Alto Adige questo importante servizio?
  3. Quali passi concreti si sta facendo in questa direzione ed entro quale data indicativamente i comuni della provincia potranno cominciare a fornire alle cittadine e ai cittadini la carta di identità elettronica?
  4. Quali ulteriori servizi civici potranno essere “caricati” e/o offerti tramite la carta di identità elettronica in provincia di Bolzano? Tali servizi verranno subito o ci vorrà ancora tempo, e quanto?

Bolzano, 7 dicembre 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

MOZIONE.

I profughi nel mondo, secondo l’ultimo rapporto dell’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, sono oltre 65 milioni. La maggior parte si concentra nei campi profughi dei paesi vicini, dove la situazione è molto difficile. Per questo molte persone decidono di riprendere il viaggio e a migliaia muoiono nel deserto, nel mare, nelle prigioni dei dittatori o nei lager dei trafficanti.

Per fermare questa assurda strage e garantire il soccorso alle persone che ne hanno il diritto, sarebbe necessario creare corridoi umanitari dai territori a rischio: invece che attendere che le persone arrivino in qualche modo da noi, dovremmo essere noi ad andare a prendere chi davvero è in pericolo là dove si trova, in particolare nei campi profughi intorno alle zone di guerra. Un piccolo passo in questa direzione è stato fatto da diverse organizzazioni religiose ed è importante incoraggiarlo, come già sta facendo il vicino Trentino.

Il 15 dicembre 2015 è stato sottoscritto un accordo tra il Governo italiano e i soggetti promotori, cioè la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, l’associazione Papa Giovanni XXIII, la Tavola valdese e i corpi civili di Pace dell’Operazione Colomba.

L’accordo prevede di aprire un canale umanitario straordinario, il primo in assoluto in Europa, e mettere in protezione immediata famiglie di profughi che si trovano in campi profughi assistiti dalle Nazioni Unite in Libano, a poca distanza dal confine siriano, persone registrate e conosciute dall’UNHCR, selezionate in base a diversi criteri, come la durata della loro fuga e la loro particolare vulnerabilità (bambini, persone in gravi condizioni di salute, persone che hanno subito violenze ecc…).

Questa iniziativa di corridoio umanitario aperto dall’Italia prevede in prima fase di applicazione l’arrivo di 2000 persone non solo dal Libano, ma anche da Marocco ed Etiopia. Al dicembre 2018 già 1.400 persone scelte tra quelle che hanno diritto all’asilo sono arrivate in Italia e sono state ospitate in diverse province, tra cui Trento, Reggio Emilia, Torino, Aprilia, Bologna. Soggetti promotori e governo italiano hanno già programmato di prolungare l’iniziativa e di allargarla ad altri territori. I costi sono coperti interamente dallo Stato a partire dal secondo anno di permanenza delle persone accolte, mentre per il primo anno i costi devono essere coperti dai soggetti attuatori.

Il vicino Trentino ci fa capire come il progetto funziona. Finora il Trentino ha accolto diverse famiglie siriane (60 persone circa) che hanno ottenuto un visto umanitario a territorialità limitata rilasciato dall’ambasciata italiana in Libano.

I costi, come detto, sono a carico dei soggetti promotori, nel caso del Trentino della Diocesi, che ha messo a disposizione a titolo gratuito, ad esempio, la struttura di Villa S. Nicolò, nei pressi di Ravina, un tempo residenza estiva dell’Arcivescovo. Le modalità di assistenza sono analoghe a quelle previste per la generalità dei richiedenti protezione internazionale: vitto e alloggio, beni di prima necessità, sostegno psico-socio-sanitario, mediazione linguistico-culturale, orientamento giuridico sulla protezione, corsi di lingua e cultura italiana, percorsi di facilitazione alla vita comunitaria, corsi di formazione al lavoro e al volontariato.

anche la Provincia di Trento ha deciso di fare la sua parte, coprendo finanziariamente i costi dell’assistenza per il primo anno, periodo in cui non interviene lo Stato. Il numero di persone accolte attraverso questo progetto è stato riconosciuto dallo Stato come facente parte della “quota” assegnata al Trentino nell’ambito della distribuzione nazionale delle persone richiedenti asilo. Quindi nessun onere in più, ma una quota di accoglienza gestita nell’ottica dei corridoi umanitari e non dell’assegnazione casuale di persone arrivate con mezzi di fortuna.

Si tratta di una esperienza piccola, ma esemplare di come si può governare il fenomeno dei profughi. Per questo sarebbe importante che anche la Provincia di Bolzano si inserisse in questo progetto e sostenesse chi, dotato delle necessarie garanzie, volesse realizzare anche sul nostro territorio un esperimento di accoglienza di persone provenienti da questo primo “corridoio umanitario” europeo.

Per questo motivo, il Consiglio provinciale

giudica l’iniziativa del “corridoio umanitario” previsto nell’intesa sottoscritta il 15 dicembre 2015 tra il Governo italiano e la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, l’associazione Papa Giovanni XXIII, la Tavola valdese e i corpi civili di Pace dell’Operazione Colomba come una buona pratica nell’affrontare in modo positivo il tema dell’accoglienza delle persone richiedenti asilo e auspica la sua prosecuzione oltre il biennio previsto;

e impegna la Giunta provinciale

  1. A verificare se esistano in Alto Adige/Südtirol soggetti interessati a inserirsi in questa iniziativa e, al contempo, a prendere contatto con la Provincia di Trento e con i soggetti promotori dell’iniziativa, come la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, l’associazione Papa Giovanni XXIII, la Tavola valdese e i corpi civili di Pace dell’Operazione Colomba, per conoscere i dettagli e le modalità del progetto.
  2. Nel caso la verifica di cui al punto precedente sia positiva, a mettere a disposizione la copertura finanziaria, per il periodo in cui non interviene lo Stato a copertura dei costi, a favore di chi, dotato delle necessarie garanzie che la Giunta provinciale verificherà con attenzione, voglia realizzare anche sul nostro territorio l’accoglienza di persone provenienti da questo primo progetto europeo di “corridoio umanitario” previsto nell’intesa sottoscritta il 15 dicembre 2015 tra il Governo italiano e la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, l’associazione Papa Giovanni XXIII, la Tavola valdese e i corpi civili di Pace dell’Operazione Colomba.

Bolzano, 6.12.2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler