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In merito alla tragica morte a Bolzano del minore disabile e profugo curdo-iracheno, il Gruppo Verde in Consiglio provinciale ha presentato questa interrogazione urgente per chiedere alla Giunta provinciale una dettagliata ricostruzione dei fatti e delle responsabilità, il perché una famiglia così vulnerabile non sia stata accolta nelle strutture pubbliche, se ciò è stato dovuto alle circolari restrittive del 2016 che riguardavano proprio i soggetti vulnerabili e se la Giunta ritiene a questo punto di imprimere una decisa svolta alla propria politica di accoglienza.

INTERROGAZIONE D’ATTUALITÁ
L’ennesimo dramma dell’accoglienza negata
Nella notte tra sabato 7 e domenica 8 ottobre un minore disabile curdo-irakeno è morto dopo aver riportato delle fratture dovute alla caduta a causa di una barriera architettonica e dopo aver passato insieme alla famiglia (genitori con altri 3 fratellini più piccoli) diverse notti all’addiaccio o in sistemazioni precarie, senza avere mai avuto possibilità di accesso alle strutture di accoglienza.
 
Si chiede alla Giunta:

  1. Quando, in che forma e in quali termini la Provincia è venuta a conoscenza del caso di questa famiglia e del minore disabile?
  2. Qual è la ricostruzione dei fatti da parte della Provincia?
  3. Quali e di chi sono le responsabilità politiche e amministrative delle decisioni prese per questo caso specifico, in particolare della non accoglienza in strutture pubbliche?
  4. Perché il minore disabile, i suoi genitori e i fratellini non sono stati accolti, pur risultando tra i soggetti vulnerabili con diritto alla piena accoglienza? La negazione all’accoglienza è stata determinata dalle circolari della Ripartizione politiche sociali della Provincia del 29 settembre e 3 ottobre 2016 sui soggetti vulnerabili?
  5. Se sì, la Provincia ha intenzione di ritirarle?
  6. Non ritiene la Giunta che come indirizzo politico sia da adottare il principio che il soccorso umanitario debba avere la precedenza rispetto a tutti gli aspetti e cavilli burocratici?
  7. Che misure verranno prese ora per la famiglia del minore morto? E per tutti i soggetti vulnerabili ancora esclusi dalle strutture di accoglienza e costretti a dormire al freddo?

 
Bolzano, 9 ottobre 2017
Cons. prov.
 
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

Ingorgo sull’Autobrennero: la protesta dei camionisti è comprensibile, ma il disagio di chi vive lungo l’a22 è molto più grande.
I camionisti dell’Alto Adige e la Camera di commercio protestano all’unisono contro l’ingorgo creatosi nel fine settimana per la festa dell’unità nazionale in Germania e che ha messo KO il traffico di camion e tir. Anche la direzione della A22 ha criticato la decisione dell’Austria di limitare il traffico di camion sul versante austriaco. I critici di parte altoatesina sono arrivati a chiedere che in Tirolo siano eliminati il divieto di transito notturno e dei giorni festivi e il divieto di transito settoriale.
Il tutto suona assurdo, se si pensa che giusto una settimana fa, il 29 settembre, la direzione dell’Autobrennero ha annunciato trionfalmente ingorghi e code superiori ai 2 km nel 2017 sono diminuiti del 44% rispetto al 2016. Nel complesso quindi, sebbene il traffico sia aumentato sensibilmente, è stato comunque molto più scorrevole. La situazione generale è quindi migliore di quanto non faccia intuire l’ondata di proteste.

  • Bisogna piuttosto ricordare qual è il vero problema lungo l’Autobrennero, che camionisti e Camera di commercio sembrano dimenticare completamente: il continuo superamento delle emissioni inquinanti, soprattutto del diossido di azoto. Il limite annuale massimo consentito è di 40 microgrammi per metro cubo, ma a Egna nel 2016 ha raggiunto i 43, mentre a S. Pietro Mezzomonte i 62 microgrammi (dal 2017, come sappiamo, in questa zona non vengono più fatti i rilevamenti). Questo limite di 40 microgrammi al metro cubo vige per tutti gli Stati europei fin dal 2015, ma non si vedono finora segni di diminuzione delle emissioni lungo la nostra autostrada. Ciò ha come conseguenza l’apertura di una procedura d’infrazione dell’Unione Europea contro l’Italia. Non è accettabile che gli/le abitanti lungo l’asse dell’autostrada debbano sempre pagare la gran parte dei costi esterni del traffico di transito. Cittadine e cittadini sono stati finora davvero troppo pazienti!
  • Resta uno scandalo che l’asse del Brennero sia la tratta di transito delle Alpi più trafficata. Sarebbe ora di prendere sul serio un tetto massimo al numero di camion in transito proposto dal governo tirolese e di mettere finalmente in pratica strumenti efficaci come la Borsa dei traffici alpini per una ridistribuzione e una riduzione del traffico merci, da tutti sempre lodata ma solo a parole. Nel frattempo, anche a Sud del Brennero dovrebbe essere rafforzato il trasporto su treno dei Tir (Rola). È urgente un vertice sulla mobilità di tutta l’Euregio con il pieno coinvolgimento dei Presidenti Platter, Rossi, Kompatscher e le/i rispettive/i assessore/i alla mobilità.

In generale però, con tutto il rispetto delle proteste dei camionisti, al centro deve tornare il vero problema della questione: la salute di chi vive lungo l’asse di transito.
Bolzano, 6. 10. 2017
Hans Heiss; Brigitte Foppa und Riccardo Dello Sbarba, Cons. prov.


La nuova legge n. 135/17 sulla “Valutazione ambientale per piani e progetti”  offre la possibilità di marcare finalmente una chiara distinzione tra tecnica e politica, che finora si è riservata la possibilità di ribaltare arbitrariamente i pareri degli esperti in un campo sensibile come la tutela della natura e dell’ambiente. Ma questa confusione di ruoli ha portato all’incertezza del diritto e a un’infinita serie di ricorsi che alla fine hanno danneggiato anche gli stessi promotori dei progetti.
Casi eclatanti non  sono mancati, come quello del progetto del parco eolico al Brennero, prima bocciato dai tecnici, poi approvato dalla Giunta provinciale e poi di nuovo bocciato dai tribunali.
Noi Verdi pensiamo che se il Comitato Ambientale formato da otto esperti o esperte, tutti/e di nomina della Provincia, o la Conferenza dei Servizi, formata da rappresentanti di tutti gli uffici provinciali, arrivano alla conclusione che un’opera danneggi gravemente l’ambiente, questo parere debba essere rispettato.
Le procedure di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) garantiscono già un confronto preventivo con i proponenti, che hanno la possibilità di modificare gli aspetti più problematici dei loro progetti. Inoltre il Comitato ambientale può approvare prescrivendo le necessarie modifiche. Ci sono dunque tutte le garanzie per i proponenti di essere ascoltati e di ottenere un parere positivo con gli opportuni miglioramenti.
Non ha senso che alla fine di questo percorso la politica si riservi la possibilità di mettere le mani sul parere dei comitati tecnici provinciali, di ignorarli o addirittura ribaltarli. Se un progetto è incompatibile con l’ambiente, lo resta anche se la politica decide il contrario. Se poi la Giunta vuole approvare comunque un’opera per motivi non ambientali, ma economici o sociali, almeno lo scriva nero su bianco nella propria delibera, motivandone le ragioni: ma non renda “ecologico” ciò che ecologico non è.
 
Con diversi emendamenti al Disegno di Legge n. 135, il Gruppo Verde propone:

  • Che il Comitato ambientale venga nominato ogni tre anni e non all’inizio di ogni legislatura (art. 2, comma 6), in modo da garantirne l’indipendenza e impedire che ogni nuova Giunta nomini il “suo” Comitato ambientale (la durata di tre anni è prevista in tutto il resto d’Italia dal Testo Unico Ambiente).
  • Che per la Giunta provinciale il parere del Comitato ambientale sia vincolante (art. 20, 23 e 24). La Giunta provinciale non è un organo tecnico e non ha la possibilità di valutare diversamente dal Comitato ambientale.
  • In subordine, ove la Giunta faccia prevalere motivazioni economiche o sociali su quelle ambientali, che tali motivazioni siano chiaramente argomentate nella delibera di approvazione (art. 20, 23 e 24). Ciò consiglierà ridurrà il margine di arbitrio della Giunta e fornirà argomenti che potranno essere fatti valere anche davanti al TAR.
  • Che la possibilità del dibattito pubblico, prevista per la procedura VIA, venga estesa anche alla procedura AIA, che valuta le emissioni in aria acqua e suolo. Così chi è interessato, promotori compresi, può far sentire le proprie ragioni (art. 28).
  • Che sia eliminata la possibilità di ricorrere alla Giunta provinciale contro un parere del Comitato tecnico (art. 43). Contro una decisione della Conferenza dei servizi si può sempre ricorrere al TAR.

 
 
Bolzano, 3/10/2017
 
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss
 

Ordine del giorno DdL 135/17
La questione di un nuovo collegamento sciistico tra Vallelunga nell’Alta Val Venosta e Kaunertal in Tirolo si trascina da parecchio tempo. Si tratta di impianti di risalita che dovrebbero essere realizzati tra l’ancora intatta Vallelunga e l’area sciistica molto attrezzata e sfruttata di Kaunertal in Tirolo.
Alcuni abitanti di Vallelunga sperano nella creazione di posti di lavoro. In Kaunertal invece si punta all’ampliamento dell’area sciistica. Da una parte ci sono quindi da considerare possibili vantaggi economici e turistici sul lato sudtirolese, dall’altra il pericolo di un ampliamento che andrebbe a distruggere valli naturalisticamente intatte come la Val Melago/Melagtal fino al passo Karlesjoch.
La splendida Seitetal è anche sito di bellissimi habitat naturali. Con un progetto infrastrutturale di questo tipo andrebbero distrutti per sempre.
Le associazioni ambientaliste ripetono da sempre che Vallelunga è un territorio intatto il cui potenziale di sviluppo dovrebe andare in un’altra direzione, quella del rallentamento, della qualità, della regionalità, del ritorno alle radici, della consapevolezza, della natura, della salute, ecc.
La motivazione a favore del nuovo collegamento, per i gestori degli impianti (“Oberländer Gletscherbahnen AG”), non è quello della protezione degli habitat, ma un cavillo: giuridicamente non è consentito aprire nuove piste da sci, ma l’ampliamento di piste preesistenti sì. E in questo caso la “pista preesistente” sarebbe un piccolo skilift fermo da decenni.
L’esistenza virtuale di questo mini-impianto (in realtà ne restano solo i piloni) permetterebbe l’allungamento della tratta da Vallelunga in direzione del Tirolo e consentirebbe di realizzare il collegamento. In un primo progetto le tratte per gli impianti dovevano essere addirittura inserite su pendii a rischio di erosione e su zone di alto valore paesaggistico e per la biodiversità.
Questo progetto di grandi dimensioni, presentato nel 2016, è stato bocciato con grande nettezza dal Comitato ambientale il 16.2.2017. La valutazione è stata negativa poiché il progetto andava a cambiare drasticamente il carattere naturale e integro del paesaggio alpino e del sensibile ecosistema e non era compatibile con i principi dello sviluppo sostenibile.
Dopo questo primo rifiuto, i gestori si sono messi al lavoro per presentare una variante meno impattante. La problematicità del progetto però non è stata risolta, poiché l’intervento continua ad essere invasivo. La valutazione del Comitato ambientale su questa nuova versione del progetto riconosceva un ridimensionamento dei movimenti di terreno e dell’impatto con zone naturalisticamente rilevanti, ma la necessità di un ulteriore impianto sul lato austriaco comporterebbe altri interventi invasivi che ne lasciano così invariata la problematicità.
Così il Comitato ambientale si è espresso chiaramente anche contro la seconda versione del progetto. Ora sta alla Giunta concretizzare quanto promesso nella campagna elettorale del 2013, cioè di prendere sul serio le relazioni e le posizioni dei comitati e delle commissioni tecniche. Allora si voleva prendere chiaramente le distanze dall’era Durnwalder, quando troppo spesso venivano imposti dei veri e propri diktat dall’alto.
L’esempio di Vallelunga rappresenta una decisione simbolica in questo senso. Da questa ci sarà dato capire quale ruolo avranno le indicazioni di esperti ed esperte nelle delibere della Giunta provinciale. Adesso e in futuro.
Tutto ciò considerato, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale
in relazione al Disegno di legge 135/17, a riconoscere come base decisionale vincolante il parere del Comitato ambientale nella valutazione di impatto ambientale del progetto di collegamento delle zone sciistiche di Vallelunga e Kaunertalnertal (A) e quindi a respingere il progetto.
Bolzano, 2.10. 2017
Brigitte Foppa
Hans Heiss
Riccardo Dello Sbarba

Più di 2 milioni di sì per l’indipendenza della Catalogna sono un risultato impressionante. Anche se la sua legittimità giuridica è fragile, l’espressione democratica della volontà popolare è da prendere sul serio. La carenza di disponibilità a un confronto serio e aperto da parte del governo centrale spagnolo ha contribuito notevolmente a questo risultato. Dopo una tale escalation dello scontro, che ha portato al ferimento di numerose cittadine e cittadini, nessuno si può considerare vincitore. Al contrario, oggi i perdenti sono ben tre:

  • Il governo spagnolo e per primo il presidente Rajoy, la cui durezza, arroganza e miopia democratica avrà conseguenze amare non solo in Catalogna, ma anche nella politica interna spagnola.
  • Il governo regionale catalano, che ha portato a termine il referendum, nonostante la sentenza della Corte costituzionale e contro la violenza della polizia. Gli manca però in questo modo oltre alla legittimità costituzionale, anche quel consenso ampio e le garanzie necessarie all’attuazione di una decisione di questo tipo. Non è accettabile: perché alla fine dei conti non si tratta di una consultazione su un aeroporto e sulla partecipazione alle Olimpiadi, ma del futuro storico di una intera regione.
  • L’Unione europea si è tenuta elegantemente in disparte, quasi in maniera codarda, invece di offrirsi come mediatrice. La Commissione e il Parlamento avrebbero dovuto attivarsi con maggiore determinazione, e ci saremmo aspettati un segno di vita anche da parte del Comitato delle Regioni.

I segnali indicano quindi che lo scontro continuerà ad avvelenare il clima non solo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, ma anche in un futuro indeterminato.
I Verdi dell’Alto Adige/Südtirol ripetono la loro posizione: si capiscono le motivazioni che portano al desiderio di indipendenza della Catalogna, ma nel complesso restiamo scettici. Sarebbe un “salto nel vuoto”, che porterebbe sì alla sovranità della Catalogna, ma al costo di pesanti ipoteche – e, non da ultimo, cambierebbe l’equilibrio economico e sociale della Spagna, probabilmente non in modo positivo.
Per l’Alto Adige/Südtirol il caso della Catalogna offre una lezione univoca: forzare per l’autodeterminazione può provocare divisioni nefaste con conseguenze imprevedibili, persino in una regione aperta e cosmopolita come la Catalogna. La sua invocazione suona come un diritto sacrosanto, ma la sua attuazione, senza un consenso condiviso in modo ampio e su tutti i livelli, è presumibilmente svantaggiosa da tutti i punti di vista, politico, sociale e soprattutto da quello della convivenza delle persone. Noi siamo dalla parte dell’autonomia e della solidarietà.
Bolzano, 2. 10. 2017
Hans Heiss
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

I media riferiscono che l’assessore Schuler ha denunciato l’Umweltinstitut di Monaco e Alexander Schiebel per diffamazione.
Si tratta di una decisione inaccettabile. E a dir poco avventata.
Inaccettabile perché entrambi i soggetti denunciati hanno criticato – forse in modo drastico, un po’ esagerato e non condiviso da tutti – un aspetto che in Alto Adige è realtà: la maggior parte dell’agricoltura sudtirolese utilizza effettivamente pesticidi chimico-sintetici. L’assessore all’agricoltura dovrebbe essere garante per la diversità delle opinioni nel campo dell’agricoltura e non dovrebbe schierarsi da una parte sola – anche se forse questa scelta potrebbe essergli elettoralmente utile.
Inoltre Schuler, che ha dimostrato in altre occasioni di saper svolgere una apprezzabile funzione moderatrice, dimostra qui una certa miopia politica. Con questo provvedimento incentiva proprio quella polarizzazione di posizioni che finora lui stesso ha sempre cercato di evitare. La polarizzazione divide ed è controproducente.
Peccato che Arnold Schuler sia caduto nella trappola della provocazione, invece di prendere spunto anche dalle critiche più aspre per individuare strade nuove e rivolte al futuro.
Bolzano, 29.09.2017
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss

L’odierna Giornata mondiale del turismo arriva in un periodo molto positivo a livello europeo, in cui Italia, Spagna e Grecia, ma anche l’Europa centrale possono vantarsi di cifre di pernottamenti strabilianti. Anche l’Alto Adige è nel pieno di questo trend con numeri da record grazie al periodo di grande prosperità e al fatto di essere tra le mete turistiche politicamente sicure. Guadagni, posti di lavoro e investimenti tengono molti esercizi turistici a un livello costantemente alto, sostenuto spesso da una qualità eccellente delle aziende in tutti di range, dalle ferie sul maso agli hotel di lusso. Tre punti di domanda però intorbidiscono lo sviluppo turistico sudtirolese:

  • Il numero dei posti letto è in continua crescita. Secondo l’ASTAT è salito in un anno da 220.595 (2016) a 222.605 (2017), cosa che fa temere una “bolla dei letti”. Questa crescita esplosiva porta all’iper-capienza che mette man mano all’angolo soprattutto le piccole aziende familiari.
  • Il settore turistico cerca disperatamente personale che però, soprattutto nelle zone rurali, è diventata cosa rara. La mancanza di personale in quasi tutti i settori economici obbliga anche il turismo a porre un limite al più presto a un’ulteriore espansione.
  • L’ambiente e la qualità di vita dell’Alto Adige soffrono visibilmente di questa volubile crescita: la slavina di traffico individuale è spaventosa anche a causa del turismo, soprattutto sulle strade di transito e dei passi; il consumo di suolo da parte di nuovi hotel con grandi superfici esterne (hotel a quattro stelle nel 2016: 443; fin’ora nel 2017: 464) e anche attraverso nuovi impianti di risalita è enorme; il costo della vita cresce anche a causa dei prezzi turistici gonfiati.

Non c’è quindi da meravigliarsi se in Alto Adige il 21,6% delle persone teme una svalutazione del paesaggio a causa del turismo (secondo i dati dell’ASTAT). Insieme al Trentino è il dato più alto tra tutte le regioni e province italiane (valore medio: 15,7%). In questo modo le cittadine e i cittadini ci dicono in modo sempre più chiaro che anche per loro è troppo.

Hans Heiss, Brigitte Foppa e Riccardo Dello Sbarba, Cons. prov.

Bolzano, 27/09/2017


L’odierna Giornata mondiale del turismo arriva in un periodo molto positivo a livello europeo, in cui Italia, Spagna e Grecia, ma anche l’Europa centrale possono vantarsi di cifre di pernottamenti strabilianti. Anche l’Alto Adige è nel pieno di questo trend con numeri da record grazie al periodo di grande prosperità e al fatto di essere tra le mete turistiche politicamente sicure.
Guadagni, posti di lavoro e investimenti tengono molti esercizi turistici a un livello costantemente alto, sostenuto spesso da una qualità eccellente delle aziende in tutti di range, dalle ferie sul maso agli hotel di lusso.
Tre punti di domanda però intorbidiscono lo sviluppo turistico sudtirolese:

  • Il numero dei posti letto è in continua crescita. Secondo l’ASTAT è salito in un anno da 220.595 (2016) a 222.605 (2017), cosa che fa temere una “bolla dei letti”. Questa crescita esplosiva porta all’iper-capienza che mette man mano all’angolo soprattutto le piccole aziende familiari.
  • Il settore turistico cerca disperatamente personale che però, soprattutto nelle zone rurali, è diventata cosa rara. La mancanza di personale in quasi tutti i settori economici obbliga anche il turismo a porre un limite al più presto a un’ulteriore espansione.
  • L’ambiente e la qualità di vita dell’Alto Adige soffrono visibilmente di questa volubile crescita: la slavina di traffico individuale è spaventosa anche a causa del turismo, soprattutto sulle strade di transito e dei passi; il consumo di suolo da parte di nuovi hotel con grandi superfici esterne (hotel a quattro stelle nel 2016: 443; fin’ora nel 2017: 464) e anche attraverso nuovi impianti di risalita è enorme; il costo della vita cresce anche a causa dei prezzi turistici gonfiati.

Non c’è quindi da meravigliarsi se in Alto Adige il 21,6% delle persone teme una svalutazione del paesaggio a causa del turismo (secondo i dati dell’ASTAT). Insieme al Trentino è il dato più alto tra tutte le regioni e province italiane (valore medio: 15,7%). In questo modo le cittadine e i cittadini ci dicono in modo sempre più chiaro che anche per loro è troppo.
Bolzano, 27. 09. 2017
Hans Heiss, Brigitte Foppa e Riccardo Dello Sbarba, Cons. prov.
 
 

Da quanto ci è dato sapere, il coltivatore di mele Ägidius Wellenzohn, un coltivatore biologico impegnato della Val Venosta, è stato vittima da poco dell’avvelenamento sistematico dei suoi campi con il glifosato. Wellenzohn, che da ormai 30 anni coltiva esclusivamente con metodo biologico e si impegna per Malles libero da pesticidi, ha dovuto constatare durante le prove di deriva che la sua coltivazione è stata attaccata in maniera sistematica e mirata con il famoso e velenoso pesticida.

Un’aggressione così subdola e cattiva è da condannare con grande decisione. Chi mina l’esistenza e l’impegno di un coltivatore e procede con una volontà distruttiva di questo tipo, deve essere guidato da una cattiveria estrema. Una tale azione non deve avere solo conseguenze giuridiche e di risarcimento danni, ma va chiaramente condannata da parte della politica e delle associazioni di categoria, primi fra tutti l’assessore competente e il Bauernbund.
L’assessore Schuler e il presidente del Bauernbund Tiefenthaler devono avvertire urgentemente che con azioni di questo tipo, così come con attacchi avvenuti a Parcines in agosto, si supera una linea rossa. Chi si schiera contro orsi e lupi, deve impegnarsi anche contro la natura selvatica degli uomini che sfogano il loro odio nei modi più velenosi, nascondendosi nella notte e nella nebbia.
Bolzano, 25.09.2017
Hans Heiss
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

Le elezioni appena conclusesi in Germania cambiano il panorama politico, confermano la stabilità della democrazia tedesca e sono un segnale per tutta Europa. Il crollo clamoroso di CDU/CSU e SPD arriva inaspettato, ma è l’evidente conseguenza dell’affaticamento della Große Koalition e della sua credibilità, nonostante tutti i successi.

La tattica sedativa di Angela Merkel ha fallito; ignorare gli avversari – in primo luogo la Afd – invece di controbattere con forza e argomenti validi è stato un errore fatale. E ancor meno fruttuosi sono stati i tentativi della CSU di combattere gli estremisti della Afd con posizioni di destra.
Eppure, nonostante tutti questi stravolgimenti, la Germania mostra stabilità: nella CDU/CSU inizia ora il declino ordinato di Angela Merkel e il rinnovamento necessario all’interno del partito (forse di nuovo con una donna al comando); anche la SPD avrà modo di rigenerarsi all’opposizione con programma, persone e immagine diversi.
La presenza in Parlamento darà alla Afd grande visibilità, ma il loro risentimento e la mancanza di proposte concrete verranno presto smascherati. I Verdi, nella loro stabilità, e i Liberali verranno messi alla prova dalla cosiddetta coalizione giamaicana, ma promuoveranno anche il rinnovamento della Bundesrepublik tra digitalizzazione e politiche climatiche.
Per l’Alto Adige/Südtirol si possono estrapolare cinque lezioni:

  • Contro il populismo di destra – sia questo chiamato AfD o Freiheitliche – ignorare non aiuta, ma solo una posizione chiara e la contrapposizione diretta sulle domande fondamentali per il futuro: sicurezza, migrazione, fuga da fame e conflitti.
  • I tentativi di superare i partiti di destra con durezza ostentata di solito falliscono; alla fine viene eletto sempre l’originale come in questo caso la Afd e non la CSU in affanno.
  • L’agitazione e la rabbia della rete sono da affrontare con chiarezza e argomentazioni decise, sui social-media, ma soprattutto nel contatto diretto con cittadine e cittadini.
  • Cittadine e cittadini hanno bisogno di visioni e risposte coraggiose: con una politica climatica rivolta al futuro, la rimodulazione dell’economia fossile, il rafforzamento della giustizia e dello stato sociale, una Europa aperta e una strategia della digitalizzazione. E sono richieste risposte coraggiose e senza alcuna riserva sui rischi e le opportunità dell’integrazione.
  • Cittadine e cittadini chiedono però soprattutto impegno e politica concreta: che vengano prese sul serio le loro preoccupazioni, risposte e soluzioni ai loro problemi.

Bolzano 25. 09. 2017
Brigitte Foppa e Tobe Planer, co-portavoce e Consigliera provinciale
Hans Heiss e Riccardo Dello Sbarba, Consiglieri provinciali