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La consultazione popolare sull’autonomia in Veneto e Lombardia si è conclusa con una notevole partecipazione popolare, rispettivamente del 60% e del 39%. Un risultato, impressionante per il Veneto e considerevole per la Lombardia, che dà adito a interpretazioni in due diverse direzioni. Di un fatto non si possono avere dubbi: è stato espresso un chiaro desiderio di più autonomia rispetto a Roma e la cosa è da prendere sul serio.

  • Non il modello della secessione perseguita dalla Catalogna, ma più autonomia, competenze e mezzi finanziari sono notoriamente gli obiettivi a medio termine dei promotori di questa consultazione popolare. Dopo il referendum centralista di fine 2016, il vento è cambiato e all’ordine del giorno si ritrova un nuovo modello di federalismo sostenuto trasversalmente. Dal punto di vista sudtirolese osserviamo in modo positivo questa evoluzione. D’altra parte autodeterminazione e secessione non sono più un tema nemmeno per la Lega, la qual cosa dovrebbe smorzare notevolmente l’euforia dei supporter pro-secessione sudtirolesi. La strategia soft perseguita in Lombardia e Veneto è anche una conseguenza della situazione catalana, dove il il separatismo rischia di fallire non solo a causa della testardaggine e durezza brutale di Madrid, ma anche a causa della propria incapacità al compromesso.
  • Anche se si può vedere in modo positivo il nuovo slancio per un federalismo riformato e solidale, non possiamo illuderci sulle vere motivazioni delle Lega. La consultazione rappresenta anche un tentativo di smarcarsi dalla solidarietà verso altre regioni, prime fra tutte quelle del Sud e di lanciare una politica del „Lombardo-Veneto first!“. Nella prossima campagna elettorale per la rielezione del Parlamento, i toni pacati di Maroni e Zaia verranno presto coperti dagli slogan anti-immigrati e di „Roma-Ladrona“.

Perciò, dal punto di vista altoatesino, la via verso maggiore autonomia attraverso le consultazioni popolari previste dalla Costituzione può essere considerata molto positiva. Allo stesso tempo però dobbiamo guardare con attenta precauzione anche al lato problematico della medaglia, quello della politica leghista.
Bolzano, 23. 10. 2017
Brigitte Foppa e Tobe Planer, co-portavoce
Hans Heiss e Riccardo Dello Sbarba, Cons. prov.


Domani, giovedì 19 ottobre 2017 la prima commissione regionale tratterà il nostro disegno di legge n.34 con cui vogliamo affrontare l’increscioso tema della pubblicità elettorale da parte delle associazioni.
Ricordiamo: già qualche tempo fa il disegno di legge era riuscito a passare alla discussione dell’articolato [grazie ai voti dell’opposizione e di Walter Kaswalders]. In un secondo momento la trattazione era stata sospesa e domani torna all’ordine del giorno.
Il dibattito si svolge in un momento molto appropriato: l’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi “Bauernbund” ha istituzionalizzato la “sua” ricerca per i/le candidati/e alle provinciali 2018 con una sorta di primarie. Il Bauernbund sa benissimo che, secondo la legge regionale n. 7 del 13. agosto 1998, „le associazioni, unioni e sindacati ad utilità sociale, che si avvalgono delle agevolazioni previste da norme relative al volontariato, che svolgono servizi di patronato o ricevono finanziamenti pubblici sotto qualsiasi forma, non possono fare qualsiasi tipo di propaganda elettorale a favore di candidati o partiti nei sessanta giorni antecedenti la data fissata per l’elezione“.
La legge parla chiaro. Siccome però non sono previste sanzioni, in Alto Adige viene infranta da molti anni. I partiti di opposizione hanno sempre denunciato l’alterazione democratica che deriva da questo comportamento. Anche il fatto che ora il Bauernbund si rivolga anche a candidati non SVP non cambia il problema di fondo. Il segretario dei Freiheitlichen purtroppo non se ne è accorto. Annunciando la propria candidatura all’iniziativa del Bauernbund offre una legittimazione pseudopluralista a questo abuso, una foglia di fico blu per qualcosa che anche il suo partito ha sempre denunciato.
Proprio un anno prima delle elezioni è importante fare chiarezza e portare ordine alle regole del gioco. Il lavoro della commissione domani è un’ottima occasione. Sarebbe un passo importante per garantire più trasparenza e pari opportunità vere nelle elezioni della nostra Provincia.
I dettagli del disegno di legge:

  • Il divieto di pubblicità elettorale per associazioni, unioni e sindacati  viene inserito anche per le elezioni comunali.
  • Come sanzione per il mancato rispetto viene prevista una multa dell’ammontare del 50% dei contributi pubblici ricevuti l’anno precedente.
  • (Alternativa alle sanzioni): tutte le associazioni, unioni e sindacati vengono obbligati a rendere pubbliche eventuali attività di propaganda elettorale a favore di partiti o singoli candidati/e.
  • Ogni attività di propaganda elettorale da parte di associazioni, unioni e sindacati a favore di partiti o singole candidate/i viene pubblicata sul sito del Consiglio regionale.

18.10.2017
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba
 

I Verdi si impegnano già da molti anni contro l’obbligo di vaccinazione, quindi a favore della autodeterminazione delle famiglie. In parte coinvolti personalmente dalla situazione legislativa restrittiva, è per noi importante che per quanto riguarda il tema delle vaccinazioni si investa sulla sensibilizzazione e non sull’obbligo.

 
Alla base della nostra posizione ci sono i seguenti dubbi e le successive riflessioni:

Dieci vaccini obbligatori, dieci interrogativi

  1. Può davvero decidere meglio lo Stato rispetto a genitori ben informati se una bimba o un bimbo debba essere vaccinato o vaccinata?
  2. Non diventa un’ingerenza eccessiva quando lo Stato decide quali siano le malattie che una bambina o un bambino possono sopportare e quali no?
  3. L’obbligo di vaccinazione comporta davvero una copertura vaccinale più elevata?
  4. Non esiste il pericolo che come reazione all’obbligo per legge sempre più genitori vengano spinti verso la parte più fondamentalista degli antivax?
  5. La soluzione migliore non sarebbe puntare sulla Sensibilizzazione piuttosto che sull’obbligo?
  6. L’Italia deve essere per forza uno dei pochi Paesi europei che investono sull’obbligo invece che sulla prevenzione, imponendo l’obbligo di ben 10 vaccini?
  7. Si può parlare ancora di misure “adeguate” quando improvvisamente a bimbe e bimbi non vaccinati viene vietato l’accesso alla scuola materna?
  8. Non è in contraddizione con i compiti delle educatrici il compito di far rispettare delle misure sanitarie?
  9. Bambine e bambini ammalati significano anche assenza dei genitori dal posto di lavoro. Potrebbe essere che con l’obbligo vaccinale si vogliano arginare anche le assenze dovute alla malattia dei figli?
  10. Vogliamo davvero che i bambini e le bambine non imparino più a gestire la debolezza, le ferite e la malattia? Una società che disimpara queste competenze sviluppa nuove dipendenze e una mentalità di rimozione della malattia e della morte.

 
Non vogliamo però dimenticare alcuni fatti:

  • I vaccini proteggono da alcune malattie
  • La base deve essere il diritto all’autodeterminazione e libertà di decisione
  • Le 10 vaccinazioni obbligatorie non differenziano tra malattie pericolose e meno pericolose
  • I bambini non vaccinati non sono un pericolo per bambini vaccinati.
  • In Germania, Svizzera, Danimarca, Finlandia, Estonia, Grecia, Irlanda, Lituania e Austria al momento non c’è alcun obbligo per legge, solo raccomandazioni di vaccinazione.
  • Nonostante l’obbligo di vaccinazione per diverse malattie, l’Italia presenta una copertura vaccinale più bassa rispetto alla Germania.
  • La sensibilizzazione dà risultati migliori rispetto all’obbligo

 
Che cosa succede in Consiglio provinciale in proposito?


Gli stravolgimenti delle elezioni nazionali austriache hanno superato tutte le aspettative: la lista Kurz (una volta ÖVP) ha concluso alla grande con una campagna super-egocentrica, la FPÖ è ritornata alle vette dei tempi di Haider, la SPÖ ha chiuso molto meglio di quanto atteso grazie a un finale di campagna elettorale basato su serietà e competenza. Con la lista Pilz entra in Parlamento un nuovo movimento di sinistra populista e per i Verdi il calo previsto si è trasformato in una vera e propria debacle e il rischio è di restare fuori dal Parlamento. I Neos si sono invece rafforzati come forza nuova.
Ora molto probabilmente si prospetta per l’Austria un governo nero – pardon – turchese-blu, che non solo potrebbe cambiare lo scenario della Repubblica, ma che impressionerà anche la politica europea. Probabilmente ci sarà un governo Kurz in cui la figura del cancelliere verrà rafforzata, anche nel tentativo di governare indisturbato, evitando il controllo parlamentare e democratico, in uno stile misto tra Macron e Orban.  Le azioni di smantellamento sociale e di pugno duro contro l’immigrazione e contro i/le richiedenti asilo aumenteranno mimetizzate da sburocratizzazione e precisione sociale. Libero mercato e deregulation verranno rafforzati insieme all’abbassamento delle tasse.
In questo scenario, la voce dei Verdi sarebbe a maggior ragione importante. La loro posizione su clima, umanità e giustizia sociale sarebbe amaramente necessaria accanto a quella della SPÖ. La batosta subita ha diverse ragioni che solo in parte possono essere ricondotte a errori interni: i Verdi si sono sfiniti nella campagna per Van der Bellen e nello sforzo non sono riusciti a ripianare per tempo i conflitti interni. L’uscita polemica di Peter Pilz li ha indeboliti e demoralizzati. La campagna elettorale impegnata e basata su rispetto e dignità di Ulrike Lunacek è stata messa in un angolo ed esclusa dalla lotta a tre fra Kurz, Kern e Strache. Anche dal punto di vista della necessità di un modo “più femminile” di fare politica, queste elezioni sono un vero e proprio disastro, cosa che si può trarre dal risultato verde. Ma i Verdi torneranno di sicuro: i voti prestati alla SPÖ rientreranno e il necessario riassestamento verrà facilitato dalla forte presenza a livello regionale e comunale.
Per il futuro in Alto Adige, si può prevedere che la SVP seguirà in parte i trend austriaci: una forte tendenza verso destra è già ora inconfutabile, le posizioni liberali diventano sempre più dominanti, le dichiarazioni e le decisioni contro profughe/i e richiedenti asilo non hanno bisogno di commenti. Insieme a Freiheitlichen, STF e Bürgerunion, la SVP fa parte di un panorama partitico sudtirolese spostato sempre più a destra, constatabile anche da parte italiana. È quindi ancor meno comprensibile come mai Renzler, leader dell’area sociale della SVP, abbia reagito con soddisfazione al successo di Kurz, uno dei fautori della svolta a destra. Mentre la vicinanza a Kurz da parte di Achhammer è ormai nota.
In queste circostanze si apre per la politica ecologica e sociale del Sudtirolo uno scenario nuovo di forti responsabilità: più che mai c’è ora bisogno delle nostre posizioni verdi, umanitarie e socialdemocratiche e noi ce ne faremo portavoce.
Di una cosa possiamo tranquillizzare l’opinione pubblica: una spaccatura à la Pilz per noi Verdi non è all’ordine del giorno. Il risultato austriaco è invece a maggior ragione per noi motivo di nuova motivazione e di maggiore presa di responsabilità.
 
Bolzano, 16/10/2017

Gli stravolgimenti delle elezioni nazionali austriache hanno superato tutte le aspettative: la lista Kurz (una volta ÖVP) ha concluso alla grande con una campagna super-egocentrica, la FPÖ è ritornata alle vette dei tempi di Haider, la SPÖ ha chiuso molto meglio di quanto atteso grazie a un finale di campagna elettorale basato su serietà e competenza. Con la lista Pilz entra in Parlamento un nuovo movimento di sinistra populista e per i Verdi il calo previsto si è trasformato in una vera e propria debacle e il rischio è di restare fuori dal Parlamento. I Neos si sono invece rafforzati come forza nuova. Ora molto probabilmente si prospetta per l’Austria un governo nero – pardon – turchese-blu, che non solo potrebbe cambiare lo scenario della Repubblica, ma che impressionerà anche la politica europea. Probabilmente ci sarà un governo Kurz in cui la figura del cancelliere verrà rafforzata, anche nel tentativo di governare indisturbato, evitando il controllo parlamentare e democratico, in uno stile misto tra Macron e Orban.  Le azioni di smantellamento sociale e di pugno duro contro l’immigrazione e contro i/le richiedenti asilo aumenteranno mimetizzate da sburocratizzazione e precisione sociale. Libero mercato e deregulation verranno rafforzati insieme all’abbassamento delle tasse. In questo scenario, la voce dei Verdi sarebbe a maggior ragione importante. La loro posizione su clima, umanità e giustizia sociale sarebbe amaramente necessaria accanto a quella della SPÖ. La batosta subita ha diverse ragioni che solo in parte possono essere ricondotte a errori interni: i Verdi si sono sfiniti nella campagna per Van der Bellen e nello sforzo non sono riusciti a ripianare per tempo i conflitti interni. L’uscita polemica di Peter Pilz li ha indeboliti e demoralizzati. La campagna elettorale impegnata e basata su rispetto e dignità di Ulrike Lunacek è stata messa in un angolo ed esclusa dalla lotta a tre fra Kurz, Kern e Strache. Anche dal punto di vista della necessità di un modo “più femminile” di fare politica, queste elezioni sono un vero e proprio disastro, cosa che si può trarre dal risultato verde. Ma i Verdi torneranno di sicuro: i voti prestati alla SPÖ rientreranno e il necessario riassestamento verrà facilitato dalla forte presenza a livello regionale e comunale. Per il futuro in Alto Adige, si può prevedere che la SVP seguirà in parte i trend austriaci: una forte tendenza verso destra è già ora inconfutabile, le posizioni liberali diventano sempre più dominanti, le dichiarazioni e le decisioni contro profughe/i e richiedenti asilo non hanno bisogno di commenti. Insieme a Freiheitlichen, STF e Bürgerunion, la SVP fa parte di un panorama partitico sudtirolese spostato sempre più a destra, constatabile anche da parte italiana. È quindi ancor meno comprensibile come mai Renzler, leader dell’area sociale della SVP, abbia reagito con soddisfazione al successo di Kurz, uno dei fautori della svolta a destra. Mentre la vicinanza a Kurz da parte di Achhammer è ormai nota. In queste circostanze si apre per la politica ecologica e sociale del Sudtirolo uno scenario nuovo di forti responsabilità: più che mai c’è ora bisogno delle nostre posizioni verdi, umanitarie e socialdemocratiche e noi ce ne faremo portavoce. Di una cosa possiamo tranquillizzare l’opinione pubblica: una spaccatura à la Pilz per noi Verdi non è all’ordine del giorno. Il risultato austriaco è invece a maggior ragione per noi motivo di nuova motivazione e di maggiore presa di responsabilità.

Bolzano, 16/10/2017

La tragica vicenda del bambino profugo curdo morto a Bolzano ha sollevato in tutto l’Alto Adige una forte emozione. Ciò dovrebbe portare i responsabili politici e amministrativi a un profondo esame di coscienza. Al contrario, l’assessora Stocker continua a scaricare le responsabilità su altri, con argomenti che sono contraddetti dai fatti.

  1. In una intervista l’assessora oggi afferma che: “Da nessuna parte è venuta la richiesta che la famiglia fosse accolta in una struttura pubblica”. Questo non è vero. Non solo questa richiesta è stata fatta quotidianamente da volontarie e associazioni, ma è arrivata addirittura dalla Azienda Sanitaria al momento della dimissione del piccolo Adan dall’ospedale.
    Questi i fatti: la mattina del 4 ottobre 2017 alle ore 10:09 la Coordinatrice dell’ambulatorio STP e referente dell’Azienda Sanitaria per i profughi ha inviato una mail ai Servizi Sociali di Bolzano e all’ufficio distretti sociali della Provincia comunicando che in quel giorno il piccolo Adan sarebbe stato dimesso, che lui e la sua famiglia non avevano alcun posto per dormire, ma erano sulla strada. In base a tali fatti, la Referente dell’Azienda Sanitaria richiedeva per scritto a Servizi sociali e Provincia che fosse reperito un alloggio per la famiglia. Insieme a questa mail la Referente dell’Azienda Sanitaria allegava il certificato medico di dimissione firmato sempre il 4 ottobre 2017 dal dott. Federico Mercolini, in cui si legge che Adan “è affetto da distrofia muscolare di Duchenne, complicata da candiopatia dilatativa. Soffre inoltre di difetto di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi. La patologia di Abdullah è molto complessa, invalidante e necessita di stretto monitoraggio e cure continue”. Dunque fin dalla mattina del 4 ottobre la Provincia era informata della situazione e aveva ricevuto richiesta ufficiale di accoglienza in un alloggio adeguato.
  2. Durante la conferenza stampa di martedì 10 ottobre, sempre a proposito dell’uscita dall’ospedale del piccolo profugo curdo, l’assessora Stocker ha affermato per ben due volte che si è trattato di una “geschützte Entlassung„ cioè di una „dimissione ospedaliera protetta“. Se con queste parole l’assessora Stocker si riferisce alla procedura prevista sotto questo titolo, ciò non risulta ed è contraddetto dalla stessa mail della Referente dell’ambulatorio STP dell’ospedale. Ricordiamo che per “dimissione protetta“ si intende una precisa procedura programmata dall’Azienda Sanitaria in stretta collaborazione con il medico di famiglia, i servizi infermieristici sul territorio e la stessa famiglia ed ha come presupposto che il paziente così dimesso abbia un domicilio adeguato al fine di garantire la massima continuità dell’assistenza. Nessuna di queste condizioni era presente nel caso del piccolo Adan: La famiglia non aveva alcun domicilio sul territorio altoatesino, non aveva nessun medico di famiglia, non aveva nessun alloggio adeguato alle cure dovute a un paziente come questo.
  3. L’assessora afferma che la famiglia ha sempre avuto una sistemazione. Si dimentica di dire che tali sistemazioni non sono state fornite dalle istituzioni competenti, ma dalle volontari e dai volontari come potevano, attraverso una raccolta privata di fondi. Si dimentica di dire che tali sistemazioni erano provvisorie (una notte addirittura il pavimento di un centro giovanile) poiché un alloggio adeguato per un bambino con gravi patologie potevano e dovevano fornirlo solo le pubbliche istituzioni. E’ dunque inaccettabile che l’assessora Stocker ripeta di continuo che la mano pubblica non è intervenuta perché della famiglia si stavano occupando persone private volontarie. Chiunque, giornalisti o politici come Ulli Mair, dica che i volontari dovevano “avvertire prima l’opinione pubblica”, parla non conoscendo i fatti.
  4. “Ci ho messo sempre la faccia” dice l’assessora Stocker oggi in una intervista. Anche questo non è vero. In questa settimana l’assessora non ha mai accettato un confronto alla pari, tanto che si è perfino rifiutata di partecipare a un Pro&Contra alla RAI in cui era presente una volontaria che aveva seguito giorno per giorno il caso di Adan. Invece di questo confronto, l’assessora ha preferito comparire da sola il giorno dopo nel Mittagsmagazin della Rai.
  5. Infine: l’assessora ripete che la circolare provinciale del 2016, che limita l’accoglienza delle persone vulnerabili (il cui ritiro è stato chiesto persino dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati UNHCR) avrebbe consentito l’accoglienza di un caso come questo. Questo argomento è semmai un’aggravante, perché il fatto incontrovertibile è che l’accoglienza non c’è stata.

Non sappiamo oggi – e non compete a noi stabilirlo – quanto la mancata accoglienza abbia influito sulla sorte del piccolo Adan. Una cosa però è certa: la circolare era lo specchio dell’atteggiamento generale della Provincia nella politica di accoglienza, cioè quella di “accogliere il meno possibile, altrimenti arrivano tutti da noi”.
Di questa impostazione politica errata è responsabile non solo l’assessora Stocker, ma l’intera Giunta provinciale.
Bolzano, 12 ottobre 2017
Il Gruppo Verde in Consiglio provinciale

Girarci intorno, rimuovere, scaricare: sulla ricostruzione delle circostanze che sono costate la vita al giovane Adan. Così non può andare avanti, assessora Stocker! L’agenda profughi deve passare al Presidente Kompatscher.
Durante l’odierna conferenza stampa della Giunta provinciale l’assessora Stocker ha preso posizione sulla morte di Adan, tredicenne profugo curdo. L’assessora ha rigettato ogni responsabilità sua e della giunta provinciale e ha affermato che la famiglia, nonostante la famosa “Circolare Critelli”, avrebbe potuto almeno provvisoriamente essere accolta.
Con queste parole la tragedia di questo bambino sconfina ancora di più nell’assurdo e il simbolo del fallimento della politica per i profughi della Provincia di Bolzano.
Se per la Provincia il principio di umanità valesse prima di tutto, e senza se o ma, non si sarebbe verificata la catena di avvenimenti che è costata la vita al giovane Adan.
Non è assolutamente accettabile che nella sua ricostruzione dei fatti l’assessora scarichi verso il basso la responsabilità (“Il SIS è autonomo in questa sua prima valutazione”) e addirittura sembri dare la colpa alle volontarie e ai volontari (“In base alla comunicazione che a tutta la famiglia era stato procurato una sistemazione, non è stata fatta alcuna ulteriore ricerca di sistemazione. Se una simile necessità fosse stata comunicata, dal SIS, in base alle informazioni più aggiornate, sarebbe sicuramente stata fatta una ulteriore valutazione per l’accoglienza”), o paradossalmente chiami in causa perfino la famiglia (“Se poi qualcuno si è mosso autonomamente dall’Hotel Adria verso qualche altra parte, questa è una sua libera decisione”).
Noi vogliamo ricordare che – in mancanza di un’accoglienza da parte delle competenti istituzioni pubbliche! “ le volontarie e i volontari hanno raccolto denaro per garantire alla famiglia una sistemazione pur precaria e che le stesse persone volontarie sono state quelle che per un’intera settimana si sono occupate di questa famiglia in stato di grave difficoltà. Scaricare indirettamente su queste persone generose anche la minima responsabilità, addirittura da parte dell’onnipotente amministrazione provinciale che in base alle proprie normative sia politiche che burocratiche è in grado di decidere accoglienza o respingimento delle persone, è assolutamente inaccettabile e di bassissimo profilo.
E’ ormai chiaro che l’assessora non è in grado di gestire l’agenda profughi, o viene mal consigliata. Questo difficile fenomeno sociale non può essere affrontato con certe giustificazioni e il cinismo burocratico. Invece di scaricare la colpa verso il basso, l’assessora dovrebbe cedere le sue competenze verso l’alto: è tempo che la responsabilità delle politiche sui profughi se la assuma direttamente il Presidente Kompatscher!
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss

In merito alla tragica morte a Bolzano del minore disabile e profugo curdo-iracheno, il Gruppo Verde in Consiglio provinciale ha presentato questa interrogazione urgente per chiedere alla Giunta provinciale una dettagliata ricostruzione dei fatti e delle responsabilità, il perché una famiglia così vulnerabile non sia stata accolta nelle strutture pubbliche, se ciò è stato dovuto alle circolari restrittive del 2016 che riguardavano proprio i soggetti vulnerabili e se la Giunta ritiene a questo punto di imprimere una decisa svolta alla propria politica di accoglienza.

INTERROGAZIONE D’ATTUALITÁ
L’ennesimo dramma dell’accoglienza negata
Nella notte tra sabato 7 e domenica 8 ottobre un minore disabile curdo-irakeno è morto dopo aver riportato delle fratture dovute alla caduta a causa di una barriera architettonica e dopo aver passato insieme alla famiglia (genitori con altri 3 fratellini più piccoli) diverse notti all’addiaccio o in sistemazioni precarie, senza avere mai avuto possibilità di accesso alle strutture di accoglienza.
 
Si chiede alla Giunta:

  1. Quando, in che forma e in quali termini la Provincia è venuta a conoscenza del caso di questa famiglia e del minore disabile?
  2. Qual è la ricostruzione dei fatti da parte della Provincia?
  3. Quali e di chi sono le responsabilità politiche e amministrative delle decisioni prese per questo caso specifico, in particolare della non accoglienza in strutture pubbliche?
  4. Perché il minore disabile, i suoi genitori e i fratellini non sono stati accolti, pur risultando tra i soggetti vulnerabili con diritto alla piena accoglienza? La negazione all’accoglienza è stata determinata dalle circolari della Ripartizione politiche sociali della Provincia del 29 settembre e 3 ottobre 2016 sui soggetti vulnerabili?
  5. Se sì, la Provincia ha intenzione di ritirarle?
  6. Non ritiene la Giunta che come indirizzo politico sia da adottare il principio che il soccorso umanitario debba avere la precedenza rispetto a tutti gli aspetti e cavilli burocratici?
  7. Che misure verranno prese ora per la famiglia del minore morto? E per tutti i soggetti vulnerabili ancora esclusi dalle strutture di accoglienza e costretti a dormire al freddo?

 
Bolzano, 9 ottobre 2017
Cons. prov.
 
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

Ingorgo sull’Autobrennero: la protesta dei camionisti è comprensibile, ma il disagio di chi vive lungo l’a22 è molto più grande.
I camionisti dell’Alto Adige e la Camera di commercio protestano all’unisono contro l’ingorgo creatosi nel fine settimana per la festa dell’unità nazionale in Germania e che ha messo KO il traffico di camion e tir. Anche la direzione della A22 ha criticato la decisione dell’Austria di limitare il traffico di camion sul versante austriaco. I critici di parte altoatesina sono arrivati a chiedere che in Tirolo siano eliminati il divieto di transito notturno e dei giorni festivi e il divieto di transito settoriale.
Il tutto suona assurdo, se si pensa che giusto una settimana fa, il 29 settembre, la direzione dell’Autobrennero ha annunciato trionfalmente ingorghi e code superiori ai 2 km nel 2017 sono diminuiti del 44% rispetto al 2016. Nel complesso quindi, sebbene il traffico sia aumentato sensibilmente, è stato comunque molto più scorrevole. La situazione generale è quindi migliore di quanto non faccia intuire l’ondata di proteste.

  • Bisogna piuttosto ricordare qual è il vero problema lungo l’Autobrennero, che camionisti e Camera di commercio sembrano dimenticare completamente: il continuo superamento delle emissioni inquinanti, soprattutto del diossido di azoto. Il limite annuale massimo consentito è di 40 microgrammi per metro cubo, ma a Egna nel 2016 ha raggiunto i 43, mentre a S. Pietro Mezzomonte i 62 microgrammi (dal 2017, come sappiamo, in questa zona non vengono più fatti i rilevamenti). Questo limite di 40 microgrammi al metro cubo vige per tutti gli Stati europei fin dal 2015, ma non si vedono finora segni di diminuzione delle emissioni lungo la nostra autostrada. Ciò ha come conseguenza l’apertura di una procedura d’infrazione dell’Unione Europea contro l’Italia. Non è accettabile che gli/le abitanti lungo l’asse dell’autostrada debbano sempre pagare la gran parte dei costi esterni del traffico di transito. Cittadine e cittadini sono stati finora davvero troppo pazienti!
  • Resta uno scandalo che l’asse del Brennero sia la tratta di transito delle Alpi più trafficata. Sarebbe ora di prendere sul serio un tetto massimo al numero di camion in transito proposto dal governo tirolese e di mettere finalmente in pratica strumenti efficaci come la Borsa dei traffici alpini per una ridistribuzione e una riduzione del traffico merci, da tutti sempre lodata ma solo a parole. Nel frattempo, anche a Sud del Brennero dovrebbe essere rafforzato il trasporto su treno dei Tir (Rola). È urgente un vertice sulla mobilità di tutta l’Euregio con il pieno coinvolgimento dei Presidenti Platter, Rossi, Kompatscher e le/i rispettive/i assessore/i alla mobilità.

In generale però, con tutto il rispetto delle proteste dei camionisti, al centro deve tornare il vero problema della questione: la salute di chi vive lungo l’asse di transito.
Bolzano, 6. 10. 2017
Hans Heiss; Brigitte Foppa und Riccardo Dello Sbarba, Cons. prov.