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Da giorni si discute sulla comparsa di orso e lupo in Alto Adige e sui numerosi attacchi susseguitisi nel corso dell’estate. Agitazione e rabbia da parte degli allevatori coinvolti sono più che comprensibili: anche se per ora è disponibile solo una parte dei risultati delle analisi, non ci sono dubbi che almeno alcune delle pecore e dei vitelli uccisi nelle zone del Sassopiatto, sul passo Fedaia, in Val di Fassa e in Val D’ultimo siano state uccise dai lupi. L’agitazione mediatica e il desiderio di giustizia fai da te sono però da arginare:
 

  • I danni provocati dagli orsi sono calati in modo evidente nella nostra provincia dal 2014 al 2016. In questi ultimi anni sono stati documentati solo danni minimi provocati da attacchi agli allevamenti e non sono state registrate aggressioni nei confronti delle persone. Con una gestione adeguata il “problema orso” può essere arginato facilmente e viene regolato in maniera corretta dall’ufficio competente.
  • Diversa è la situazione della crescente presenza del lupo: i ripetuti attacchi mettono in pericolo intere aree dedicate all’alpeggio al confine con il Trentino. Per questi casi sono necessari dei rilevamenti accurati per individuare dei provvedimenti adeguati.
  • Bisogna aver ben presente che il lupo è una specie autoctona anche sulle Alpi e il suo ritorno è un fenomeno naturale, non è dovuto a nessuna „reintroduzione forzata“ ed è il segno di una crescita della biodiversità. Esistono infatti efficaci strategie di prevenzione e riduzione del danno che in altre regioni, compreso il vicino Trentino, hanno dato risultati positivi: recinzioni elettrificate, raduno delle greggi nelle ore notturne, utilizzo di cani pastore, modifiche delle modalità del pascolo e così via. Non risulta che queste misure siano state ancora adeguatamente utilizzate nella nostra provincia.
  • Al contrario qui da noi viene addirittura rifiutato un accompagnamento scientifico del fenomeno. La proposta dei Verdi a questo proposito di adibire un tavolo di lavoro scientifico sui grandi predatori è stata bocciata nel 2014 per pochi voti. Eppure il discorso è più che mai attuale: occorre superare la logica dell’emergenza e la gestione affidata semplicemente all’ufficio caccia e pesca, che in queste condizioni è sovraccaricato di un compito troppo grande per un solo ufficio. Serve invece una sinergia tra diverse istituzioni volta a creare un servizio che metta in comunicazione e collaborazione le diverse competenze. Esemplare è l’esperienza del Trentino, dove collaborano diverse istituzioni, dall’amministrazione provinciale con il Servizio fuanistico affiancato dalla Fondazione Mach, fino al Museo di scienze naturali (MUSE), i Comuni interessati e il Parco Adamello Brenta.
  • Una risposta tecnico scientifica adeguata e l’adozione di misure di prevenzione e contenimento sono la condizione indispensabile per ogni ulteriore passo. Gli abbattimenti non sono un tabù insormontabile, tuttavia qualsiasi ipotesi di questo tipo non potrà mai essere indiscriminata e deve essere sottoposto alla precisa condizione che siano state adottate prima tutte le misure preventive possibili e che esse si siano rivelate inefficaci. Agitare dunque l’idea di un Sudtirolo “libero da lupi” e quindi sottovalutare la necessità di adottare le misure preventive a disposizione vuol dire coltivare una pericolosa illusione. E di illusione si tratta perché il lupo non conosce i confini della nostra Provincia e la legislazione, sia a livello statale che europeo, punta a rendere possibile la convivenza tra essere umano e lupo.
  • Al Südtiroler Bauernbund consigliamo perciò di abbassare i toni. È chiaro che sta utilizzando la questione di orsi e lupi come arma per tenere in scacco l’assessore.

 
Suggeriamo quindi, in questa atmosfera surriscaldata, un dibattito concreto e funzionale.  Un piano gestionale, sostegno per la prevenzione, protezione e risarcimenti di eventuali danni, monitoraggio scientifico, creazione di sinergie e comunicazione efficace sarebbero le pietre miliari su cui basare una strategia complessiva e sensata. E così ci aspettiamo si muova la Giunta provinciale.
Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa
Bozen, 31.08.2018

Oggi è l’ultimo mercoledì di questa estate in cui il Passo Sella resta chiuso al traffico motorizzato.
È la conclusione di un tentativo molto cauto e tentennante per venire incontro ad antiche richieste di ambientalisti e per cercare di riportare un po’ di calma e silenzio sulle Dolomiti, ormai tormentate da un forte inquinamento acustico e atmosferico.
Abbiamo apprezzato questa misura minima, ritenendola un primo passo nella giusta direzione.
Eppure deve essere chiaro che con questo non si raggiunge una vera soluzione – cosa che non era stata né pensata, né pianificata. La chiusura di un solo passo, in un solo giorno della settimana (per di più quello meno trafficato) non poteva provocare altro che uno spostamento temporale o geografico, verso altri giorni o altre tratte, del flusso turistico. Se il passo Sella è chiuso di mercoledì, ci si passa appunto di giovedì. L’intenzione era piuttosto quella di sondare il terreno e di misurare l’opposizione degli operatori economici e turistici (cosa che si è prontamente verificata).
La natura però non permette mezze misure.
Dopo questa prima fase è importante ora fare altri passi proseguendo nella giusta direzione. La chiusura dei Passi dolomitici deve essere ampliata e cioè nella misura tale da rendere necessario un cambiamento della richiesta e così dell’offerta turistica sulle Dolomiti. Solo nel momento in cui non ci sarà altra alternativa, che permetta di spostarsi in altri giorni o su altre tratte, solo allora si cercheranno modalità alternative di fare vacanza. E questo porterà gli operatori e le operatrici turistiche ad attrezzarsi con offerte sostenibili. Sul lungo periodo ne trarranno tutti beneficio: paesaggio, natura, abitanti e ospiti.
Affinché questo possa essere realizzato c’è bisogno di un progetto complessivo coraggioso e spalle larghe per portarlo avanti dal punto di vista politico. Ce lo aspettiamo dall’assessore Theiner, che in questa ultima fase del suo mandato non solo se lo può permettere, ma può anche essergli utile per lasciare un segno visibile della sua opera.
Bolzano, 30.08.2017
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba

Il 22 settembre la Convenzione per l’autonomia verrà chiusa con una presentazione in sordina, un’indegna conclusione per un processo di partecipazione.

Il collegio dei capigruppo in Consiglio provinciale ha deciso stamattina a maggioranza, su proposta dell’Ufficio di Presidenza, di concludere il processo della Convenzione sull’autonomia con una semplice e breve presentazione tecnica da parte dell’Eurac che si terrà venerdì 22 settembre nel pomeriggio. Le modalità e l’orario della presentazione (un venerdì pomeriggio!) sembrano scelti a posta per mettere la sordina all’avvenimento che dovrebbe concludere un processo partecipativo che ha visto coinvolte centinaia di persone in tutta la provincia con open spaces, incontri e poi i lavori del “Forum dei 100” e della Convenzione dei 33”.
Una conclusione dignitosa di un simile processo avrebbe voluto invece che almeno le persone che hanno redatto i documenti finali (le persone delegate dagli 8 gruppi di lavoro del Forum dei 100 e le persone firmatarie del documento di maggioranza e delle relazioni di minoranza) avessero la possibilità di presentarli al Consiglio provinciale, che poi ne avrebbe fatto oggetto di una prima discussione.
Questa modalità era prevista del resto dalla mozione n. 730/17 approvata dal Consiglio provinciale nel febbraio 2017 (con 21 sì, 12 astensioni e nessun contrario). Il gruppo Verde ha chiesto nel collegio dei capigruppo che a tale mozione fosse data attuazione, ma la maggioranza ha respinto questa proposta.
La presentazione che avverrà il 22 settembre in Consiglio provinciale, “tecnica” e senza dibattito, è dunque una conclusione non degna di un processo di partecipazione, è uno schiaffo in faccia alle centinaia di cittadine e cittadine che vi hanno partecipato, comprese le persone che hanno lavorato nel forum dei 100 e nella Convenzione dei 33, e viola quanto già deciso dallo stesso Consiglio provinciale con la mozione citata.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss
Bolzano, 29/8/2017

Sarebbe un grave danno per la storia e la cultura della memoria pubblica in Alto Adige e per la città.

source: https://de.wikipedia.org/wiki/Stadtarchiv_Bozen#/media/File:Altes_Rathaus_in_Bozen_-_S%C3%BCdseite_in_den_Lauben.JPG
author: Vollmond11
license: CC BY-SA 3.0, Attribution-ShareAlike 3.0 Unported, https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/


A quanto apprendiamo dai giornali, Hannes Obermair, storico e direttore dell’archivio storico di Bolzano ha presentato le sue dimissioni. Le motivazioni e i retroscena per questa decisione non sono stati resi pubblici, ma senza dubbio sarebbe un passo deplorevole e non privo di conseguenze, per la storia e la cultura della memoria in Alto Adige e soprattutto per la città di Bolzano.
Il Dr. Obermair lavora presso l’archivio storico della città di Bolzano dal 2002 e dal 2009 ne ricopre la carica di direttore. Già prima aveva dato un grande contributo all’attività dell’Archivio provinciale per cui ha lavorato dal 1993. Il riconosciuto medievalista ha dato all’Archivio storico di Bolzano un grande profilo scientifico e pubblico ed ha contribuito ad arricchire notevolmente la politica culturale della città e non solo.
Il suo impegno qualificato e deciso verso una cultura della memoria pubblica a Bolzano ha portato a importanti cambiamenti: è stato una delle colonne portanti e ideatore della trasformazione del monumento alla Vittoria in luogo della memoria; come pioniere e promotore di una cultura della memoria europea a Bolzano, Obermair ha dimostrato un impegno pubblico straordinario. Con grande coraggio civile e fiuto strategico si muove con abilità tra scienza e politica, intervenendo con competenza e chiarezza nel dibattito pubblico.
Il Comune di Bolzano non si può permettere di perdere una tale personalità, riconosciuta da entrambi i gruppi linguistici. La Giunta comunale deve fare di tutto per convincere Hannes Obermair a continuare in questo ruolo importante e necessario per tutta la città.
Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba, Cons. prov.
Brigitte Foppa, Co-portavoce dei Verdi e Cons. prov.
Tobias Planer, Co-portavoce dei Verdi e Consigliere comunale di Bolzano
Bolzano, 23.08.2017

Anche i candidati e le candidate alle elezioni del Bundestag si prendono una pausa estiva. Accanto alle altre personalità di spicco della politica tedesca, anche Cem Özdemir, uno dei candidati di punta dei Verdi alle prossime elezioni del Bundestag, ha scelto il Sudtirolo per un soggiorno con la sua famiglia.
Dopo aver incontrato Reinhold Messner, Cem Özdemir ha incontrato a pranzo i Verdi sudtirolesi: “L’Alto Adige è una terra splendida. In montagna mi si libera subito la mente”. La comunanza con i Verdi altoatesini è emersa chiara: “Per noi al centro c’è la natura e la qualità di aria, acqua e suolo. Clima, paesaggio, biodiversità e risorse sono i tesori dell’arco alpino”. Cem Özdemir ha raccontato poi come con lo scandalo Diesel sia stato inserito un tema ambientale nell’agenda della campagna elettorale: “È ora di avviarci con decisione verso un futuro libero da emissioni e per questo abbiamo bisogno di segnali e obiettivi chiari”. E non sono mancate le critiche alla Cancelliera Merkel, anche lei in vacanza in Alto Adige: “Angela Merkel è troppo affezionata alla strategia dell’attesa, tutto viene affrontato con lentezza e in ritardo… e ora ne paghiamo le conseguenze”.
Già nel 2012 Cem Özdemir aveva accettato l’invito a Bolzano da parte del suo collega al Parlamento Europeo Sepp Kusstatscher. Ancora una volta abbiamo avuto conferma che i Verdi dei vari Paesi sono molto simili, soprattutto per quello che riguarda l’orientamento verso l‘Europa, la difesa della natura e dell’ambiente e l’atteggiamento solidale verso la questione dei profughi.
Dopo l’incontro la famiglia Özdemir si è goduta una passeggiata in centro per poi reimmergersi nella sfera privata, prima di ripartire verso l’ultimo sprint della campagna elettorale.
Brigitte Foppa e Tobias Planer, Co-portavoce Verdi Grüne Vërc

Le elezioni provinciali 2018 si avvicinano in fretta. E proprio a questo tema noi Verdi Grüne Vërc abbiamo dedicato la nostra tradizionale clausura estiva che ha avuto luogo il 5 agosto sull’assolato Elsenhof a Montagna. In primo piano: un bilancio dell’attuale legislatura, l’individuazione dei temi chiave a cui dedicare la campagna e i passi fondamentali da fare verso le prossime elezioni.

I sei gruppi di lavoro interni al partito (Sociale, Economia, Ambiente, Sostenibilità Digitale, Donne e Giovani) si sono confrontati sui temi che a loro preme promuovere nel corso della campagna elettorale e su quelli che a loro avviso troveranno risonanza tra la popolazione. Una cinquantina di persone impegnate (di tutte le parti della provincia, di tutti i gruppi linguistici, molti consiglieri comunali e vari simpatizzanti) hanno così elaborato le basi fondamentali del programma elettorale. I contenuti principali emersi sono stati l’ambiente e il sociale, valori irrinunciabili per ogni partito Verde. Inoltre troviamo nell’area socialdemocratica uno spazio politico deserto nella nostra provincia e intendiamo colmare questa lacuna.

In conclusione abbiamo riflettuto su come sarà il cammino verso la composizione della lista. Nelle ultime 3 legislature i Verdi hanno scelto sempre metodologie diverse, per cercare di stare sempre al passo coi tempi.

Dopo una mattinata intensa e produttiva, la giornata si è conclusa con una grigliata e libere discussioni all’aperto. Un inizio di periodo preelettorale promettente e una traccia importante per il futuro politico dei Verdi in Alto Adige/Südtirol. 

Per i Verdi sarà tutto a discapito di democrazia e innovazione.

Il direttore generale della SIAG Stefan Gasslitter ha spiegato in questi giorni che il passaggio del sistema informatico dell’amministrazione pubblica a Microsoft è stato voluto, tra le altre cose, per „risparmiare“.
Ricordiamo: per anni si è lavorato all’interno dell’amministrazione provinciale a una soluzione open-source e la cosa è sempre stata comunicata apertamente. L’intenzione era quella di limitare la dipendenza dalle multinazionali dei software e così ottenere un corrispondente risparmio economico. All’improvviso però, il 12 aprile 2016, la Giunta ha approvato una delibera volta in una direzione completamente contraria: con la delibera 388, infatti, sono state poste le basi per una soluzione cloud che al momento non è compatibile con gli strumenti open-source.
Il 22.04.2016 è stato dato l’incarico alla SIAG di ordinare attraverso Telecom Italia della licenze Microsoft. Con la convenzione Consip sono stati acquistati tutti i contratti d’uso per i pacchetti Microsoft che erano già in uso nell’amministrazione, in più sono stati firmati dei contratti per quei pacchetti necessari all’utilizzo online di Office 365 (incluso i servizi Cloud).
Le 16.164 licenze complessive per tre anni scadranno il 31.05.2019. In tutto i costi ammontano a 5.522.524,86 Euro più IVA. Tutte queste informazioni ci sono state fornite in risposta a una nostra interrogazione n.2028/16. Nella stessa risposta ci era stato comunicato che l’obiettivo della Giunta era quello di chiudere la fase di sperimentazione delle vecchie licenze entro il 2016 e di immettere le nuove licenze ancora nello stesso anno.
Dalle dichiarazioni di ieri sembra che il progetto sia ora concluso, un anno dopo il termine annunciato. Nel frattempo, così come comunicato dalla assessora Deeg, 421 collaboratrici e collaboratori hanno utilizzato il pacchetto Office 365 completo, mentre “tutte le collaboratrici e i collaboratori dell’amministrazione ne hanno utilizzato alcune parti”.
Noi Verdi abbiamo criticato questi provvedimenti e ribadito a più riprese che abbandonare l’orientamento open-source significa perdita di democrazia: in questo modo viene perso il potenziale di innovazione e allo stesso tempo di sostenibilità digitale di cui l’amministrazione pubblica dovrebbe essere esempio.
La lamentela di Gasslitter, secondo il quale in Alto Adige esistono troppo poche competenze nel mondo IT per lo sviluppo di soluzioni open-source, è assurda. È invece proprio la procedura della Giunta provinciale e della SIAG verso un distacco consapevole dall’open-source che porta alla diminuzione di competenze in questo ambito strategico.
Se forse inizialmente comporterà qualche “risparmio”, alla lunga ci verrà a costare molto caro.
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss
e il gruppo di lavoro Digital Sustainability dei Verdi Grüne Vërc