L’autorevole manager turistico si schiera a favore di una politica impegnata dalla parte dei profughi.
Ospitalità-GastlichkeitFino a oggi, al di fuori della Chiesa, di parti (limitate) della politica e delle organizzazioni umanitarie, quasi nessun rappresentante dei gruppi d’interesse e del mondo economico sudtirolese si è espresso a favore di una politica attiva e umana nei confronti della tragedia dei profughi. Questo viene lasciato a una parte dei media e soprattutto alle tante cittadine e ai tanti cittadini della società civile che però, accanto al loro impegno attivo, non sventolano grandi discorsi.
Ancor più apprezzabili quindi le recenti dichiarazioni di Thomas Aichner, direttore di Merano Marketing MGM che ha richiamato alla co-responsabilità del turismo suditirolese nei confronti di questo fenomeno epocale. Thomas Aichner non è un signor-nessuno, ma uno dei rappresentanti di categoria di maggior successo della nostra terra e le sue parole hanno particolare peso. Aichner valuta i profughi che raggiungono la nostra provincia non come elemento di disturbo per il turismo, ma vede nell’impegno della nostra provincia un contributo per „un Alto Adige-Südtirol solidale e per la sua immagine positiva“. Ospitalità non a senso unico e mera fonte di guadagno quindi, ma complesso e ampio compito per il futuro. Con queste dichiarazioni Aichner dimostra molta più lungimiranza di certi politici che si autosqualificano con i loro attacchi populisti contro il “buonismo” e con proposte provocatorie come una tassa per i profughi.
Hans Heiss
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Bolzano, 27. 8. 2015

Che la catastrofica „Lex Benko“ continui ad essere applicata o no (non solo per consentire a Benko un „secondo giro“ in Consiglio comunale a Bolzano, ma anche per qualsiasi altro progetto) non dipende solo da argomentazioni giuridiche, ma soprattutto dalla volontà della politica. Per i Verdi la politica, sia in Provincia che a Bolzano, si è espressa chiaramente: la legge non funzione e va profondamente cambiata.
Per fare chiarezza i Verdi, già la scorsa settimana, hanno presentato questa mozione in Consiglio provinciale e la porteranno al voto nella sessione di metà settembre.
[gview file=”http://www.verdi.bz.it/wp-content/uploads/2015/08/2015-08-19-moratoria-55-quinquies.pdf”]

Nel luglio di vent’anni fa moriva Alexander Langer, dieci anni prima era morta improvvisamente Andreina Emeri. Quest’estate noi Verdi li ricordiamo entrambi, con un evento pubblico, la distribuzione dei libri e dei gadget con i loro pensieri ed i loro testi per raccontare le due personalità che diedero un grande contributo alla storia dei Verdi sudtirolesi.
Il Gruppo dei Verdi in Consiglio provinciale e regionale ha realizzato in occasione degli anniversari una borsa di stoffa e una cartolina con alcuni pensieri dell’ex consigliera e dell’ex consigliere. Le presentiamo su questo sito insieme ai testi che abbiamo scritto in ricordo di Andreina Emeri e Alexander Langer.

Save the date: 11/9/2015 In memoria di Andreina Emeri

Sich die Freiräume stehlen und in bestimmten Dingen unbeugsam sein

Avvocata, femminista, Consigliera provinciale e regionale, attivista combattiva: Andreina Emeri moriva il 30 luglio di 30 anni fa.
In sua memoria, amiche ed amici e compagni di viaggio si incontreranno
Venerdì 11 settembre 2015
Alle ore 18.00
In via Andreina Emeri
Bolzano
Qui trovate informazioni più dettagliate. Vi aspettiamo!
Evelyn Gruber-Fischnaller & Caterina Maurer
Co-portavoce Donne Verdi

AndreinaAlexander

Andreina Ardizzone Emeri (01.12.1936-30.07.1985)

Sich die Freiräume stehlen und in bestimmten Dingen unbeugsam sein

Avvocata, femminista, Consigliera provincia e regionale, attivista combattiva: Andreina Emeri moriva il 30 luglio di 30 anni fa.
Grazie allo spunto offerto dal libro “Andreina Emeri, scritti e ricordi/Schriften und Erinnerungen”, pubblicato nel 2005 in occasione del ventennale della morte (a cura di Ingrid Facchinelli ed Edi Rabini), nel corso degli ultimi mesi le Donne Verdi hanno contattato amiche, amici e compagne/i di strada di Andreina Emeri: „Volevamo conoscere persone che avessero condiviso con Andreina un tratto delle loro vita. Questa donna così forte, impegnata e generosa non deve essere dimenticata“ dichiarano Evelyn Gruber-Fischnaller e Caterina Maurer.
Emeri fu co-fondatrice del collettivo femminista Kollontaj a Bolzano che negli anni `70 lottava per il diritto all‘aborto e per le case per le donne. Si impegnò in qualità di presidente per il consultorio AIED, che ancora oggi è punto di riferimento per molte donne. Nel 1983 Andreina Emeri venne eletta in Consiglio provinciale e regionale. Morì nel 1985 per un colpo apoplettico durante un viaggio in Norvegia.
„Tutte le persone che abbiamo incontrato per farci raccontare i loro ricordi su Andreina lo hanno fatto con parole affettuose e con grande malinconia. Andreina Emeri e le sue compagne di strada hanno fatto molto per Bolzano, hanno lottato per diritti oggi per noi scontati. Andreina Emeri, le cui esperienze e il cui sapere in buona parte purtroppo ci rimangono ancora sconosciuti, ci è di grande ispirazione“ continuano le due co-portavoce Gruber-Fischnaller e Maurer.
Breve biografia di Andreina Emeri
Evelyn Gruber-Fischnaller, Caterina Maurer
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss
Pubblicato 29 luglio 2015
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Alexander Langer (22.02.1946-03.07.1995)

Vent’anni fa Alexander Langer, parlamentare europeo dei Verdi, scelse di porre fine alla sua vita sulle colline di Firenze.
Gli innumerevoli scritti lasciati dal fondatore della Neue Linke/Nuova Sinistra – da cui germogliarono i Verdi-Grüne-Vërc e le prime Liste verdi in Italia – rappresentano a tutt’oggi una lezione politica preziosa per molte e molti di noi, non solo in Sudtirolo.
Rileggere Alexander Langer ci permette di ricordare da dove veniamo, i principi fondamentali su cui si fonda il nostro movimento.
Ricordare che i Verdi del Sudtirolo sono innanzitutto inter-etnici: per aprire quelle “gabbie” anche mentali che ancora imprigionano la politica e la società sudtirolese in gruppi linguistici serve il nostro impegno quotidiano – e la fatica – alla convivenza, al plurilinguismo, all’interculturalità.
Ricordare che la politica non è finalizzata unicamente né all’esercizio del potere in sé, né a sterili esercizi di stile: all’interrogativo tra lotta e governo, noi rispondiamo stando dalla parte delle persone e dell’ambiente, di chi non ha voce e diritti, anziché da quella del “sistema dei partiti”.
Ricordare che prima di “agire localmente” occorre “pensare globalmente”, alzare lo sguardo oltre i nostri confini regionali: non c’è questione politica che sia sconnessa dal resto del mondo.
Il nostro continente è difronte a scelte cruciali. “L’Europa muore o rinasce a Sarajevo” denunciò Alexander Langer allo scoppio della guerra in Bosnia, proponendone l’ingresso nell’Unione Europea. 20 anni dopo l’Europa muore o rinasce ad Atene, al centro di uno scontro senza precedenti tra le istituzioni finanziarie internazionali e un paese messo in ginocchio dalle misure di austerità, minacciato con l’uscita dall’euro. L’Europa muore o rinasce al Brennero, dove alla libera circolazione delle merci non corrisponde quella di chi fugge da conflitti, povertà e crisi ambientali. Il Mediterraneo, stretto tra crisi del debito e flussi migratori globali, è il simbolo di un’Europa debole, che rinuncia alla sua missione originale.
A noi resta la responsabilità di resistere alle sirene del “non ci sono alternative”, ai politicismi, a governi sempre più distanti dai rappresentati, con milioni di elettrici ed elettori allontanati dalle urne. Continuare la giusta opera di Langer significa restituire fiducia alla politica, come luogo nel quale si immagina e democraticamente si costruisce un mondo – e quindi un’Europa – migliore.
I/le Verdi dell’Alto Adige/Südtirol
(Testo di Valentino Liberto)
Pubblicato 2 luglio 2015

europäischer passIl Sudtirolo ha per l’Austria e per la politica estera europea di Vienna un valore centrale. L’autonomia dell’Alto Adige e la funzione di tutela dell’Austria verso il Sudtirolo non possono essere messe in dubbio. La pacifica convivenza, il sostegno allo sviluppo culturale dei gruppi linguistici, la costruzione dell’autonomia e il futuro della regione nel quadro dell’Unione europea sono le colonne portanti della politica estera e della politica verso il Sudtirolo dei Verdi in Austria.
Per Tanja Windbüchler e Georg Willi, l’una portavoce per la politica estera dei Verdi austriaci e l’altro membro della commissione speciale per il Sudtirolo al parlamento di Vienna, non si tratta di prendere decisioni sulla testa delle cittadine e dei cittadini della provincia di Bolzano. Così chiariscono l’orientamento del loro lavoro politico: „Per noi si tratta di correggere le false rappresentazioni che circolano a proposito della doppia cittadinanza e dello sviluppo della autonomia della Regione Trentino-Alto Adige- Südtirol, per portare un po’ di chiarezza in questa discussione“.
Per questo i due parlamentari sono venuti a Bolzano e qui hanno ascoltato diverse voci. E’ stata approfondita la richiesta ricorrente di una doppia cittadinanza: „Insieme ai Verdi del Sudtirolo siamo convinti che un rafforzamento dell’autonomia regionale all’interno dell’Unione Europea non può realizzarsi attraverso una doppia cittadinanza, ma attraverso lo sviluppo ulteriore dell’idea di una cittadinanza comune europea“, ha spiegato Tanja Windbüchler durante la conferenza stampa congiunta dei Verdi sudtirolesi e austriaci oggi all’Hotel Luna.
Riccardo Dello Sbarba ha descritto l’attuale situazione in Sudtirolo. „La proposta della doppia cittadinanza, per chi la fa, ha la funzione di indebolire l’autonomia e di avvicinare l’autodeterminazione, ma il risultato sarebbe una profonda divisione nella società tra chi può e chi non può chiederla – e tra chi può, tra chi la chiederà e chi non lo farà. Una nuova divisione tra „autentici sudtirolesi“ e „rinunciatari“. E nulla risolverà dei nostri veri problemi, come ad esempio la crescita delle disuguaglianze in Alto Adige come in Italia”.
Florian Kronbichler ha riferito delle tendenze centralistiche del governo Renzi. „La Svp continua a seguire la linea, finora di successo, di strappare sempre nuove competenze a Roma. La verità è che le forze al governo al di qua e al di là del Brennero sono convinte che tutto debba restare com’è. Ma allora dovrebbero avere il coraggio di dirlo chiaramente!“ ha concluso Kronbichler.
Georg Willi l’ha confermato descrivendo il confronto in atto nella commissione speciale per il Sudtirolo: „Io ho insistito perché la commissione dia finalmente una risposta chiara ai promotori della richiesta della doppia cittadinanza. E la realtà è questa: nel Parlamento austriaco non c’è nessuna maggioranza favorevole alla doppia cittadinanza per il Sudtirolo. L’Italia ne verrebbe molto irritata e l’Austria finirebbe per dover combattere di nuovo per difendere la propria funzione di tutela, proprio in una fase di profonde riforme costituzionali”.
Insieme, Verdi del Sudtirolo e dell’Austria si sono pronunciati a favore dello sviluppo di una cittadinanza comune dell’Unione europea. La soluzione non è la moltiplicazione di doppie cittadinanze né la riproposizione degli stati nazionali, ma invece il rafforzamento di una più larga cittadinanza che in parte già esiste, quella dell’Unione europea.
Brigitte Foppa ha spiegato come questa cittadinanza europea potrebbe funzionare: “Se fosse presa sul serio l’idea originaria dell’unità europea, allora ciò potrebbe avere effetti diretti nella vita quotidiana di ogni cittadina e cittadino del continente: dalla libertà di circolazione e domicilio alla riduzione della burocrazia nella ricerca del lavoro, dai sistemi assicurativi al diritto allo studio fino alla partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla politica non solo dell’Unione, ma anche delle singole regioni”.
Mostrando con orgoglio un possibile “passaporto europeo”, i Verdi al di qua e al di là del Brennero hanno ribadito uniti che non si può costruire un futuro comune su una nuova divisione della società sudtirolese, ma piuttosto su un nuovo “entusiasmo europeo”. Qui si misurerà anche l’identità e il senso di appartenenza delle nuove generazioni. Questa strada va percorsa a cominciare da oggi.
Tanja Windbüchler e Georg Willi, per i Grünen nel Nationalrat austriaco
Brigitte Foppa e Riccardo Dello Sbarba, per i Verdi-Grüne-Vërc nel Consiglio provinciale di Bolzano
Florian Kronbichler, deputato dei Verdi/SEL nel Parlamento italiano
Bolzano, 20 Agosto 2015

Presentata interrogazione al Consiglio Provinciale

Zigzagando intorno a ABD

aereoportoLo scorso 11 giugno il Consiglio provinciale ha approvato all‘unanimità una mozione in cui si prevede l’elaborazione di un progetto per lo sviluppo dell‘aeroporto entro ottobre 2015 compresa la data per un referendum. Il presidente Kompatscher ha dichiarato di essere d‘accordo al 100%.
Alla nostra interrogazione n. 13/luglio 2015 ci viene confermato dal Presidente che entro il 30 novembre 2015 verranno realizzate opere di risanamento per un totale di 4,5 milioni di Euro.
Si pone ora una domanda di principio sul perché si investa ancora nell‘aeroporto, se a breve (secondo l‘informazione alla radio già nel 2016) potrebbe esserne decisa la chiusura.
Un‘ulteriore domanda riguarda le alternative all’aeroporto. La popolazione dovrebbe poter valutare quale potrebbe essere l‘alternativa all‘aeroporto e come i soldi pubblici, che oggi vengono versati nell‘aeroporto, potrebbero essere investiti in altre soluzioni per la mobilità.
Perciò si domanda alla Giunta provinciale:
1. È corretta l‘informazione che il referendum popolare potrebbe avvenire nella primavera 2016?
2. Perché l‘aeroporto viene sanato poco prima della decisione sul suo destino?
3. La previsione di redditività comprenderà anche aspetti di economia politica, impatti sulla salute e sull‘ambiente e una loro valutazione (uso e costi per la collettività, inquinamento acustico e dell‘aria, effetti sull‘attrattività turistica dell‘area coinvolta, ecc.?)
4. Verrà presentato alla popolazione anche un progetto alternativo, da cui si possa capire verso quali investimenti di mobilità pubblica verranno destinati i soldi dell‘aeroporto, nel caso questo venga bocciato?
Bolzano, 30.07.2015
Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss

Andreina_Emeri“Sich die Freiräume stehlen und in bestimmten Dingen unbeugsam sein”

Avvocata, femminista, Consigliera provincia e regionale, attivista combattiva: Andreina Emeri moriva il 30 luglio di 30 anni fa.
Grazie allo spunto offerto dal libro “Andreina Emeri, scritti e ricordi/Schriften und Erinnerungen”, pubblicato nel 2005 in occasione del ventennale della morte (a cura di Ingrid Facchinelli ed Edi Rabini), nel corso degli ultimi mesi le Donne Verdi hanno contattato amiche, amici e compagne/i di strada di Andreina Emeri: „Volevamo conoscere persone che avessero condiviso con Andreina un tratto delle loro vita. Questa donna così forte, impegnata e generosa non deve essere dimenticata“ dichiarano Evelyn Gruber-Fischnaller e Caterina Maurer.
Emeri fu co-fondatrice del collettivo femminista Kollontaj a Bolzano che negli anni `70 lottava per il diritto all‘aborto e per le case per le donne. Si impegnò in qualità di presidente per il consultorio AIED, che ancora oggi è punto di riferimento per molte donne. Nel 1983 Andreina Emeri venne eletta in Consiglio provinciale e regionale. Morì nel 1985 per un colpo apoplettico durante un viaggio in Norvegia.
„Tutte le persone che abbiamo incontrato per farci raccontare i loro ricordi su Andreina lo hanno fatto con parole affettuose e con grande malinconia. Andreina Emeri e le sue compagne di strada hanno fatto molto per Bolzano, hanno lottato per diritti oggi per noi scontati. Andreina Emeri, le cui esperienze e il cui sapere in buona parte purtroppo ci rimangono ancora sconosciuti, ci è di grande ispirazione“ continuano le due co-portavoce Gruber-Fischnaller e Maurer.
30 anni AndreinaEmeriIl Gruppo Verde in Consiglio provinciale e regionale ha realizzato in occasione del ventennale della morte di Alexander Langer e del trentennale della morte di Andreina Emeri una borsa di stoffa e una cartolina con alcuni pensieri dell‘ex consigliere e dell‘ex consigliera. In ricordo di Andreina Emeri, giovedì 30 luglio, alle ore 7:30, verranno distribuite dalle Donne Verdi di fronte alla Stazione di Bolzano. In settembre ci sarà un incontro organizzato insieme ad alcune donne che hanno lavorato insieme ad Andreina Emeri.
Link: Breve biografia di Andreina Emeri http://www.alexanderlanger.org/it/325/1548
Bozen, 29.07.2015
Evelyn Gruber-Fischnaller, Caterina Maurer
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss

ArealeBolzano
In questi giorni, dopo il voto sul piano di riqualificazione urbana di via Alto Adige si è sentito spesso commentare che ora Bolzano starà ferma. Probabilmente molti non sono ancora a conoscenza del fatto che a Bolzano si cerca da tempo di far partire un progetto davvero grande e che che significherà tutt’altro che stare fermi: “Areale Bolzano“ infatti prevede il rifacimento della stazione ferroviaria e la trasformazione dell’enorme areale ferroviario verso i Piani di Bolzano.
Nella nuova stazione dovrebbe sorgere anche un centro commerciale, anzi, la vendita di queste aree commerciali dovrebbe addirittura essere lo starter finanziario per far partire finalmente il progetto. Costruire un altro centro commerciale vicino alla stazione molto probabilmente lo avrebbe impedito e questo era uno dei principali motivi per cui noi Verdi eravamo contro il progetto „Benko“. Invece sosteniamo decisamente „Areale Bolzano“, poiché persegue un vero obbiettivo urbanistico, cioè l’ammodernamento e la rivalutazione – ambi urgentissimi – della stazione e la trasformazione dell’areale ferroviario in zona residenziale e di servizi (v. anche risposta alla nostra interrogazione 22/dicembre 2014).
Purtroppo questo progetto viene spesso dimenticato nel dibattito pubblico e si potrebbe pensare che gli stessi promotori abbiano smesso di crederci. Certamente negli ultimi mesi il lavoro per il progetto „Benko“ ha assorbito tutte le energie politiche e amministrative.
Queste ora si potranno nuovamente liberare ed essere rivolte finalmente al progetto „Areale“ e quindi chiediamo esplicitamente alla Provincia e al Comune di riavviarlo. Che smentiscano tutte le previsioni catastrofiste rimettendosi subito al lavoro per realizzare il progetto. Così facendo giustificheranno anche le spese – sempre due milioni – già sostenute dalla Provincia per il progetto.
Cons. Prov. Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss
Nostra Interrogazione riguardo alla messa in atto della delibera nr. 31:
[gview file=”http://www.verdi.bz.it/wp-content/uploads/2015/07/2015-07-27-Areal-Bozen-Konferenz.pdf”]

benKOIeri il Consiglio Comunale di Bolzano si è espresso con una maggioranza risicata contro la realizzazione del cosiddetto „progetto Benko“. Come Verdi siamo soddisfatti, poiché è dal momento della sua „nascita“ che ci esprimiamo contro questo progetto. Fin dal momento in cui venne inserito l’ormai famigerato articolo 55/quinquies nella legge sull’urbanistica come norma ad hoc, il nostro gruppo consiliare fece presente che l’assurda accelerazione delle procedure e la votazione in consiglio comunale prevista solo a fine iter avrebbero portato imprescindibilmente a problemi non indifferenti. I moniti verdi allora non vennero ascoltati.
A livello pratico la nostra rappresentanza cittadina ha fatto notare instancabilmente i vari nodi problematici della realizzazione. L’assessora Trincanato aveva votato contro e allo stesso tempo lavorava per una „riduzione del danno“ in caso di accettazione del progetto.
Prima delle elezioni il sindaco Spagnolli ha voluto e cercato la rottura con i Verdi bolzanini. Dopo il risultato delle elezioni abbiamo puntato con coerenza e senso di responsabilità allo svolgimento della votazione democratica. Ieri abbiamo visto che non eravamo proprio soli con i nostri dubbi.
Purtroppo il sindaco Spagnolli con un atteggiamento da elefante politico sembra voler concludere definitivamente la relazione con i Verdi. Peccato. Dopo dieci anni di governo comune della città capoluogo avremmo auspicato uno stile diverso. Una maggiore apertura e correttezza avrebbero facilitato le cose, anche per lo stesso sindaco che forse avrebbe potuto trovare una via d’uscita dal pasticcio in cui si è messo con le sue stesse mani. Invece ieri ha scelto di scavare nuove trincee tra noi e lui.
Ciò nonostante vogliamo tenere aperte le porte per una riflessione razionale sul futuro della nostra città di Bolzano. E intendiamo iniziare dalla nostra base di elettori ed elettrici e simpatizzanti che inviteremo a un’assemblea cittadina dopo ferragosto, per raccogliere le opinioni sulla futura giunta – sempre se ce ne sarà ancora una.
Intanto ci sembra di massima urgenza cambiare immediatamente l’articolo 55/quinquies della legge sull’urbanistica. Mai più dovrà essere possibile portare un comune in un vicolo cieco così preoccupante con tanto di blocco dello svolgimento decisionale democratico, come abbiamo visto paventarsi all‘orizzonte in queste settimane.
Brigitte Foppa, Giorgio Zanvettor, Cecilia Stefanelli, Tobe Planer, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss

UnioniOmosessualiMOZIONE VERDE RIVOLTA AL PARLAMENTO ITALIANO
L’Italia deve affrettarsi a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo che con un pronunciamento del 21 luglio 2015 (“Case of Oliari and others vs Italy”, applications no. 18766/11 and 36030/11) ha accolto il ricorso presentato da tre coppie di cittadini italiani per la violazione delle proprie prerogative di legge. Nella vicenda c’è anche un po’ della nostra provincia: infatti l’iniziatore della causa è, con altre 5 persone, Enrico Oliari, presidente dell’associazione Gaylib, originario di Merano, cresciuto in Alto Adige e poi da qualche anno trasferitosi a Trento.
Secondo l’organo di giustizia comunitario, l’Italia è colpevole del mancato rispetto dell’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’Uomo, dove si stabilisce che: “Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza (….) Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto…”
Naturalmente la Corte ritiene che anche una situazione di disuguaglianza nell’esercizio dello stesso diritto tra categorie diverse di cittadini configuri la violazione del diritto stesso per le categorie svantaggiate. In questo senso, il fatto che le unioni tra persone omosessuali non abbiano lo stesso riconoscimento e gli stessi diritti delle unioni tra persone eterosessuali – siano esse coppie “more uxorio” o veri e propri matrimoni – configura per la Corte una violazione dei diritti sanciti dal citato art. 8 della Convenzione dei diritti dell’Uomo.
La Corte europea ha dunque ammonito l’Italia per il mancato rispetto dei diritti delle coppie omosessuali secondo queste parole:
“La Corte ha considerato che la tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile”. Per la Corte dunque “un’unione civile o una partnership registrata sarebbe il modo più adeguato per riconoscere legalmente le coppie dello stesso sesso”.
La sentenza entra nel merito dei diritti da riconoscere. I giudici della Corte europea (le cui decisioni sono vincolanti per la legge italiana) parlano di «vita familiare» e «famiglie» gay e affermano che non può bastare la tutela delle unioni omosessuali attraverso i soli registri comunali, contratti privati (per esempio dal notaio) o il riconoscimento di diritti individuali, senza una chiara normativa statale.
Gli elenchi istituiti a livello municipale, infatti, “non hanno effetti sullo stato civile e in nessun modo conferiscono diritti alle coppie omosessuali, mentre gli strumenti di diritto privato falliscono nel rispondere a bisogni basilari che sono fondamentali per regolare i rapporti di una coppia in una relazione stabile e responsabile, come per esempio, tra gli altri, i diritti e gli obblighi reciproci come il sostegno morale e materiale, l’obbligo di mantenimento e i diritti ereditari”.
Anche per questo, rilevano i giudici, è necessario colmare il vuoto legislativo in cui sono state lasciate le persone omosessuali. “Le coppie dello stesso sesso — scrive infatti la Corte — sono in grado di stabilire relazioni stabili e responsabili proprio come le coppie di sesso diverso, e sono in una situazione significativamente simile a quelle delle coppie eterosessuali per quanto concerne il loro bisogno di riconoscimento legale e la tutela delle loro relazioni”.
I giudici di Strasburgo dicono insomma chiaramente che la tutela giuridica delle coppie omosessuali è un diritto umano.
Del resto il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali è ormai legge nella maggior parte delle democrazie europee e occidentali, a cominciare da quell’Irlanda che di recente si è espressa a favore della legge con un referendum. Ancora più fresca, poi, la pronuncia della Corte Suprema americana che di fatto ha legalizzato le unioni omosessuali in tutti gli Stati degli Usa.
La Corte europea ricorda che dei paesi membri del Consiglio europeo, 11 stati (Belgio, Danimarca, Francia, Islanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Svezia, Portogallo Spagna, Gran Bretagna) hanno istituito il vero e proprio matrimonio tra persone omosessuali, mentre 18 Stati (Andorra, Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Olanda ,Slovenia, Spagna, Svizzera e Gran Bretagna) hanno istituito (in aggiunta o in alternativa al matrimonio omosessuale) il riconoscimento delle unioni civili. Ricorda infine che anche la Corte costituzionale italiana nel 2010 ha invitato il Parlamento a legiferare, istituendo una forma di riconoscimento e protezione legale delle coppie omosessuali.
Tutto ciò considerato, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano si riconosce
nelle argomentazioni della Corte europea espresse nella sentenza del 21 luglio 2015 sulla tutela dei diritti delle coppie omosessuali, che, come scrive la Corte, “sono in grado di stabilire relazioni stabili e responsabili proprio come le coppie di sesso diverso e sono in una situazione significativamente simile a quelle delle coppie eterosessuali per quanto concerne il loro bisogno di riconoscimento legale e la tutela delle loro relazioni (…) come per esempio, tra gli altri, i diritti e gli obblighi reciproci come il sostegno morale e materiale, l’obbligo di mantenimento e i diritti ereditari” e dunque
invita il Parlamento Italiano e i parlamentari eletti nelle circoscrizioni elettorali della provincia di Bolzano
ad approvare nei tempi più brevi possibili una legge che garantisca il riconoscimento legale e la tutela dei diritti e delle relazioni delle coppie omosessuali, che abbia effetti sullo stato civile delle persone interessate e regoli in modo efficace i diversi aspetti di una relazione stabile e responsabile, come per esempio, tra gli altri: i diritti e gli obblighi reciproci, il sostegno morale e materiale, l’obbligo di mantenimento, i diritti ereditari, la casa, la salute.
Cons. Provinciali
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss
Bolzano, 22 luglio 2015

strada dello stelvio; source: www.resegoneonline.it

Strada dello Stelvio; source: www.resegoneonline.it


Lo smantellamento del Parco nazionale dello Stelvio ha già dato il via all’assalto alle risorse naturali di quell’area protetta? Da Milano ci arrivano notizie preoccupanti.
Dalla Lombardia infatti abbiamo ricevuto il testo della Deliberazione della Giunta regionale nr. 3609 approvata nella seduta del 21 maggio 2015 che ha come oggetto “PROTOCOLLO D’INTESA CON LA PROVINCIA DI BOLZANO PER LA VALORIZZAZIONE DELL’AREA DELLO STELVIO”. La delibera approva appunto questo protocollo d’intesa, allegato alla delibera stessa, che porta le firme del Presidente Maroni e del Presidente Kompatscher.
Il protocollo d’intesa ha al centro il progetto della costruzione di un “traforo stradale” da costruirsi sotto il passo dello Stelvio, tra l’alta Valtellina e la Val Venosta, con collegamento verso la val Mustair e i Grigioni.
Il protocollo, con allegata una scheda tecnica, giustifica il progetto con argomenti di impronta esclusivamente economica, con poco riferimento alla tutela della natura e dell’ambiente, fin qui missione fondamentale del Parco.
Si dice infatti che l’area dello Stelvio ha un’importanza economica decisiva per le popolazioni locali, che le Alpi devono cessare di essere un ostacolo allo sviluppo e alle comunicazioni e dunque vanno “aperte all’Europa” e che le popolazioni devono poter decidere in prima persona su che cosa fare del proprio territorio.
Viene ricordato anche che il progetto per quanto riguarda la Lombardia risale al 2002, anno in cui è stato predisposto dal comune di Bormio un primo studio.
Tale progetto, tra l’altro, per la Lombardia sarebbe alternativo alla realizzazione di un collegamento ferroviario tra Tirano ed Edolo, con tunnel di Mortirolo, progetto già inserito negli strumenti urbanistici ma che ora la Giunta Maroni pare voler abbandonare.
Quindi, strada invece che rotaia.
Altri dettagli:
• il finanziamento del tunnel stradale sotto lo Stelvio, e fin da subito delle diverse fasi di progettazione, verrebbe garantito dal Fondo Comuni Confinanti, dunque a carico della Provincia di Bolzano;
• la realizzazione del tunnel verrebbe affidata a “Infrastrutture Lombarde Spa”, che curerebbe tutte le procedure di appalto;
• nei prossimi due anni dovrebbe essere portato a termine il primo studio di fattibilità, interamente finanziato dal Fondo per i Comuni Confinanti;
• il protocollo ha validità di 3 anni, poi si tratterebbe, in base ai risultati dello studio di fattibilità, di passare all’elaborazione del progetto preliminare; questa fase verrebbe finanziata per quota dalle amministrazioni interessate, laddove per la Lombardia ancora una volta verrebbe utilizzato il Fondo Comuni Confinanti.
Non sappiamo se questo protocollo sia poi stato firmato anche dal Presidente Kompatscher.
Ci sembrerebbe paradossale che si intraprenda questa strada senza che, in Sudtirolo, nessuno ne sappia nulla.
Certo è che, comunque sia, va fatta chiarezza e che – firmato o no il protocollo – la Delibera della Giunta regionale Lombarda esprime certamente le intenzioni della Giunta Maroni e certamente il Presidente Kompatscher, e/o l’assessore competente, e/o la Giunta provinciale ne devono essere al corrente.
Su questo progetto va fatta assoluta chiarezza, poiché una simile opera avrebbe un impatto enorme che cambierebbe totalmente – nel bene o nel male va valutato attentamente – l’economia, la società e l’ambiente dell’area dello Stelvio e la stessa missione del Parco.
Si chiede:
1. Il Presidente Kompatscher ha firmato questo protocollo d’intesa con la Regione Lombardia? Se sì, per quali ragioni economiche, sociali e ambientali la Giunta provinciale considera la possibilità di un’opera simile?
2. Se il Presidente Kompatscher non ha firmato tale protocollo d’intesa, quali sono le ragioni della mancata firma? Il progetto è comunque sul tavolo del confronto tra Regione Lombardia e Alto Adige? Come si prevede che si sviluppi il confronto tra le due amministrazioni su questo argomento?
3. Come ritiene la Giunta provinciale di informare e far partecipare la popolazione altoatesina, e in particolare quella della Val Venosta, alla valutazione di questo progetto, o comunque su questa richiesta della Lombardia? E perché finora l’informazione è mancata?
4. La Giunta provinciale ritiene che anche per il Sudtirolo un tunnel stradale sotto lo Stelvio sia un’opera da valutare e che potrebbe avere vantaggi per il nostro territorio, oppure ritiene di dover fin d’ora scartare questo progetto in quanto non interessante e forse anche nocivo per il nostro territorio? In un caso o nell’altro, se ne chiede le ragioni.
Bolzano, 15 luglio 2015
Firmato Cons.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss
Delibera della Giunta regionale della Lombardia n. 3609 del 21.5.2015 e allegati protocollo d’intesa col Sudtirolo e scheda tecnica:
[gview file=”http://www.verdi.bz.it/wp-content/uploads/2015/07/21052015-protocollo-stelvio.pdf”]