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INTERROGAZIONE.

Nella frazione di San Floriano nel comune di Egna la società San Floriano GmbH coltiva dal lontano 1979 una cava di ghiaia di quasi 30.000 m2 tra la centrale elettrica, la zona residenziale e il “Klösterle”, uno dei 4 ospizi medievali meglio conservati d’Europa. In più, la cava è confinante con il parco naturale Monte Corno, zona di protezione Natura 2000.

La zona è tuttora classificata come “verde agricolo” perché, una volta terminato il periodo autorizzato per l’estrazione, tutta l’area deve essere ripristinata in questa destinazione d’uso, cosa che è già avvenuta per alcune parti della cava già completamente sfruttate.

Dal lontano 1979, l’attività di estrazione è già stata più volte prorogata e la scadenza definitiva è ormai da tempo fissata al 7 settembre 2022. La richiesta di rendere la cava permanente, avanzata dai gestori nel 2016, non è stata accolta dal comune di Egna che ha chiesto più volte che sia rispettata la scadenza definitiva del 2011.

Nel 2017 anche la popolazione si mobilitò e furono raccolte oltre 500 firme in calca a una petizione che chiedeva di “non approvare richieste o mettere in atto azioni che permettano attività produttiva, di estrazione e di lavorazione sull’areale della San Floriano Srl oltre la data attualmente prevista del 7.9.2022”.

Tutto a posto, dunque? Non sembra.

Il 19 febbraio 2019, infatti, il sindaco di Egna Horst Pichler ha scritto una preoccupata lettera ufficiale all’assessora competenze Maria Kuenzer, alla direttrice della ripartizione beni culturali Karin Della Torre, all’assessore all’economia Philipp Achammer e alla direttrice della Ripartizione economia e turismo Manuela Defant per ribadire questa volontà.

Il Comune infatti teme il prolungamento dell’autorizzazione e la respinge nettamente: “Dieses Szenario – scrive il sindaco – muss vermieden werden. Die Anrainer warten sehnsüchtig auf die Einstellung der Arbeiten. Die seit 1979 anhaltende Belastung durch Feinstaub und Lärm schien zu Ende zu gehen, während jetzt die Einwohner von St. Florian eine Verlängerung dieser unerträglichen Schikane bis 2030 fürchten müssen“.

Ma che cosa sta preoccupando così tanto il sindaco e la popolazione? Due fatti che combinati tra loro potrebbero portare la Provincia a prolungare la concessione:

  • Nell’aprile 2018 viene proposta dalla Giunta provinciale e approvata dalla maggioranza del Consiglio provinciale una legge Omnibus, la n. 158, che all’articolo 50 modificava la legge sulle cave proprio sul tema della durata delle concessioni, introducendo il seguente passo: “Quando ricorrano particolari motivi di pubblico interesse di tutela di beni costituzionalmente protetti, l’autorizzazione può essere prorogata fino ad un massimo di 16 anni.”
  • Nell’agosto del 2018 veniva resa nota la scoperta in una sezione della cava di San Floriano di una tomba dell’età del rame e di una necropoli di epoca romana con circa 70 inumazioni, che fu salutata dalla stampa come un ritrovamento di “eccezionale importanza”.

Il timore è quindi che la scoperta venga in connessione con la nuova versione della legge sulle cave porti alla richiesta di una nuova proroga, che pare sia stata già depositata a fine aprile 2018 (in concomitanza con l’approvazione della modifica di legge), e che la Provincia prolunghi la concessione se non di 16, magari di 8 anni (di qui la data 2030 temuta dal comune).

Il sindaco di Egna conclude la sua lettera chiedendo una soluzione che scongiuri la possibile ulteriore proroga, pur nel rispetto della scoperta archeologica: “Entweder die archäologischen Funde baldmöglichst zu entnehmen, oder das Grundstück zu enteignen, bzw eine andere verträgliche Lösung zu finden“:

Tutto questo premesso, si chiede alla Giunta provinciale:

  1. E’ già stata presentata una domanda di ulteriore proroga oltre il 7.9.2022 per la cava di San Floriano? Se sì, chi l’ha presentata, in quale data l’ha presentata, fino a quando viene richiesta la proroga, quali sono i motivi addotti e in base a quale normativa?
  2. Qual è lo stato dei lavori che interessano la necropoli scoperta? Che cosa è già stato fatto per riportarla alla luce e che cosa ancora resta da fare?
  3. La Giunta provinciale intende trovare una soluzione che rispetti la volontà fermamente espressa sia dal Comune di Egna che dalla popolazione, e cioè che venga tassativamente rispettata la data di scadenza dello sfruttamento della cava fissata al 7 settembre 2022? Se sì, ci sono già ipotesi di soluzioni e quali?
  4. Se invece la Giunta intende accogliere in tutto o in parte la richiesta di proroga, ove fosse già stata presentata, per quali motivi la Provincia dovrebbe concedere la proroga, fino a quale data verrebbe concessa e in base a quale normativa?
  5. Ammesso che la richiesta di proroga sia già stata presentata, a che punto è la procedura per la sua valutazione, quali passaggi restano e quando, presumibilmente, si concluderà con una decisione della Giunta?

Bolzano, 07.05.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE.

Il risanamento energetico degli edifici costa e i risparmi si vedono col tempo. Per questo, soprattutto nel caso dei condomini, sorgono spesso difficoltà a prendere la decisione di un investimento inizialmente oneroso.

Una soluzione è la formula di Energy Contracting: qualche impresa anticipa l’investimento per il risanamento e poi viene rimborsata nel corso del tempo “girandole” i risparmi in bolletta. Nel periodo di discussione sulla ristrutturazione del settore energetico provinciale e della fusione SEL-AEW noi Verdi avevamo proposto di mettere questa tra le missioni centrali della nuova società: aiutare le famiglie a risanare gli edifici e dare un contributo alla salvezza del clima.

Alperia avrebbe dovuto anticipare gli investimenti per la ristrutturazione e poi, incamerando una parte dei risparmi in bolletta (che per gli utenti sarebbe rimasta un po’ più alta dei costi effettivi, in modo da rimborsare a rate Alperia) recuperare la somma investita. La cosa sarebbe agevolata dal fatto che da parte sua, per simili risanamenti, lo stato dà già agevolazioni fiscali (in forma di detrazioni “spalmabili” su 10 anni) nell’ordine del 75%. Anche Casaclima potrebbe forse impegnarsi in questa direzione (ovviamente con un’altra modalità di finanziamento e recupero).

Per adesso non ci risulta che Alperia (e neppure Casaclima) abbia adottato una simile formula, né che il modello dell’ Energy Contracting sia accessibile per altre vie alle famiglie nel nostro territorio.

Tuttavia, il 16/4/2019 la Giunta provinciale ha approvato la delibera n. 299 intitolata: “Ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio della Provincia autonoma di Bolzano”. In questa delibera si prevede una sorta di “Energy Contracting” per gli edifici di proprietà della Provincia. Nella delibera si autorizza un “programma planivolumetrico per la riqualificazione di 27 edifici per una somma complessiva pari a 56.222.320,00 €, che potrà essere realizzato anche tramite il ricorso parziale o totale a capitali di terzi”.

La cosa dovrebbe funzionare così: l’impresa che finanzia (e svolge?) i lavori di risanamento si tiene (per alcuni anni, si presume) la somma risparmiata in riscaldamento come compenso. Più alta è la somma risparmiata, più alto il compenso: questo è l’incentivo a garantire il massimo risparmio energetico.

Viene dunque da chiedersi perché la Provincia non approfondisce la possibilità di mettere a disposizione la formula dell’Energy Contracting anche per le famiglie e i condomini.

Tutto questo premesso, si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Non ritiene opportuno la Provincia elaborare formule di Energy contracting da mettere a disposizione delle famiglie per il risanamento energetico degli edifici, in special modo dei condomini dove è complicato reperire l’investimento iniziale?
  2. Ha mai esaminato la Provincia, finora, la possibilità di muoversi – come Provincia o attraverso società, enti o agenzie provinciali – nella citta direzione dell’Energy Contracting per le famiglie, le imprese e i privati? Se sì, quali i risultati dell’esame?
  3. Ha mai esaminato la società Alperia, finora, la possibilità di muoversi nella citata direzione dell’Energy Contracting per le famiglie, le imprese e i privati? Se sì, quali i risultati dell’esame?
  4. Ha mai esaminato l’agenzia Casaclima, finora, la possibilità di muoversi nella citata direzione dell’Energy Contracting per le famiglie, le imprese e i privati? Se sì, quali i risultati dell’esame?
  5. Che cosa intende fare concretamente da ora in poi la Provincia – come Provincia o attraverso società, enti o agenzie provinciali – per mettere a disposizione delle famiglie per il risanamento energetico degli edifici, in special modo dei condomini dove è complicato reperire l’investimento iniziale?

Bolzano, 07.05.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

MOZIONE

La variegata offerta turistica altoatesina vanta una serie di strutture specializzate nell’accogliere e ospitare comitive di giovani e gruppi scolastici. Si trovano soprattutto nelle Valli di Tures e Aurina, dove circa 60 strutture si concentrano sulla fascia più giovane di ospiti. Altre strutture sono situate in Vallelunga (scuola d’avventura), in Val Senales, nella zona del Passo della Mendola, al Passo degli Oclini, a Racines, Maranza, Naz/Sciaves e a Dobbiaco (Grandhotel) – quindi spesso nelle zone periferiche del territorio provinciale.

Complessivamente si tratta di circa 150 strutture specializzate nell’accoglienza di gruppi di giovani. Per avere un’idea dei pernottamenti: secondo uno studio dell’Eurac riferito al 2009-2011, nelle Valli di Tures e Aurina i gruppi di giovani (indipendentemente dalla loro età) hanno fatto registrare all’incirca 270.000 pernottamenti all’anno. La percentuale dei minori di 18 anni e quella dei minori di 14 anni più o meno si equivalgono.

Con la legge provinciale 16 maggio 2013, n. 9, è stata introdotta l’imposta comunale di soggiorno. Il decreto del presidente della Provincia 2 ottobre 2013, n. 28, aveva esentato le scolaresche da questa imposta fino a tutto il 2014. Dall’inizio del 2015 si è così dovuto cominciare a pagarla anche per gli studenti e le studentesse dai 14 anni in su.

Le classi ospiti provengono in gran parte dalla Germania, dove i viaggi scolastici sono iniziative ufficiali alle quali è obbligatorio partecipare, in cui si bada molto ai costi e alle quali a seconda del Land viene imposto un tetto di spesa che non può essere sforato. E nel caso di viaggi all’estero si fa presto a raggiungere questo limite. La riscossione dell’imposta anche dai giovani ospiti farà saltare il ridotto margine di spesa e c’è il rischio concreto di perdere questo segmento di mercato. Altri Paesi e altre regioni sono più flessibili. In Austria le classi sono esentate dal pagamento dell’imposta di soggiorno e complessivamente i prezzi non sono più alti che in Alto Adige, cosa che ha già determinato un notevole svantaggio concorrenziale per le nostre strutture.

Gli operatori turistici fanno continuamente notare che il turismo giovanile ha una certa importanza per la nostra economia, anche perché si pone solo di rado in concorrenza con gli altri settori turistici. Inoltre, è proprio così che molti giovani arrivano per la prima volta in Alto Adige per poi ritornarci da adulti con le loro famiglie, motivo per cui l’intero comparto turistico ne trae vantaggio. In Austria le classi sono esentate dal pagamento dell’imposta di soggiorno e complessivamente i prezzi non sono più alti rispetto all’Alto Adige. Oltretutto, i prezzi molto vantaggiosi praticati ai giovani e agli studenti dagli impianti di risalita austriaci soprattutto in inverno contribuiscono alla conquista di questo segmento di mercato, anche nel tentativo di rendere nuovamente popolare lo sport dello sci fra i giovani. Questo costituisce un altro svantaggio concorrenziale per le nostre imprese.

Pertanto, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  • di prevedere l’esenzione dal pagamento dell’imposta di soggiorno per gli ospiti minorenni degli esercizi ricettivi di categoria inferiore alle 4 stelle

o, in alternativa

  • di prevedere l’esenzione dal pagamento dell’imposta di soggiorno per gli ospiti degli esercizi ricettivi della provincia di età inferiore ai 16 anni.

Bolzano, 07.05.2019

Consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

 

 

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ

Il 2/5/19 la Comunità della Bassa Atesina (18 comuni) ha approvato il documento “07012/A1/0500 Ampliamento aeroporto Bolzano, Presa di posizione”, in cui chiede alla Giunta provinciale:

  1. che il Masterplan ABD del 2013, compreso il prolungamento della pista, venga archiviato;
  2. che venga stabilito con legge il futuro dell’aeroporto di Bolzano;
  3. che vengano creati i presupposti per il trasferimento dell’intera area nel dominio provinciale;
  4. che fino ad allora sia sospesa la cessione ai privati delle quote ABD della Provincia.

Noi Verdi abbiamo già presentato il 16 gennaio scorso il Disegno di Legge n. 6/19 partendo dalla stessa esigenza di regolare con legge il futuro dell’aeroporto, rispettando il referendum del 2016, e quindi condividiamo le richieste della Comunità della Bassa Atesina.

Si chiede pertanto:

  1. Che cosa intende fare la Giunta provinciale su ognuna delle 4 richieste citate?
  2. In particolare, a proposito della 4° richiesta, ritiene la Giunta provinciale di rinviare la cessione delle proprie quote in ABD a quando verranno soddisfatte le condizioni richieste ai punti 1, 2 e 3, e in caso lo ritenga, di quanto tempo si prevede il rinvio?
  3. Diversamente, se non ritiene di farlo, se ne chiede i motivi.

Bolzano, 06.05.2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

Qui puoi scaricare la risposta della Giunta.

Negli ultimi tempi si sono verificati diversi episodi di sospetta discriminazione in base al colore della pelle, o alle origini, o al genere e all’orientamento sessuale delle persone colpite.

Il più recente ha interessato un bolzanino di origine tunisina, funzionario di banca e capitano della squadra di calcio del Neugries, cui è stato impedito di entrare in una discoteca mentre sono stati lasciati entrare i suoi amici dalla pelle bianca. Anche prendendo spunto da questo fatto verso cui i media hanno giustamente rivolto l’attenzione, 27 associazioni che lavorano sul contrasto del razzismo e per la convivenza hanno chiesto al Presidente del Consiglio provinciale l’istituzione del “Centro di tutela contro le discriminazioni”.

In questo modo hanno richiamato il Consiglio a un dovere già previsto dalla legge provinciale in vigore fin dal lontano 2014, ma che nessun Presidente del Consiglio da allora (Thomas Widmann, Roberto Bizzo, Sepp Noggler) e nessun Ufficio di presidenza (sono questi gli organi competenti cui spetta l’iniziativa) hanno fin qui avuto la volontà di istituire.

Per chiarezza, ripercorriamo la storia di questa istituzione restata finora sulla carta.

Il 10 ottobre 2014 fu approvato il Disegno di Legge provinciale n. 19/14: “Modifiche di leggi provinciali in materia di edilizia abitativa agevolata, integrazione, parificazione, servizi sociali, invalidi civili, sanità, famiglia e sudtirolesi nel mondo”. Tale Disegno di legge (una sorta di “Omnibus sociale”) all’articolo 2 introduceva nella legge provinciale del 28 ottobre 2011, n. 12, “Integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri”, un nuovo articolo 5 intitolato appunto: “Centro di tutela contro le discriminazioni”. Esso diventava uno degli istituti fondamentali della politica provinciale non solo sull’integrazione delle persone immigrate, ma in generale per il contrasto di ogni tipo di discriminazione “fondata su razza, colore della pelle od origine etnica, genere, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, nazionalità o appartenenza ad una minoranza nazionale” (comma 1, art. 5).

Vogliamo tra l’altro ricordare che questo articolo era stato introdotto in Commissione Legislativa grazie a un emendamento presentato dal nostro gruppo Verde e poi era stato rafforzato nell’aula del Consiglio da un ulteriore emendamento sulle procedure di nomina concordato tra gruppo Verde e assessore Achammer, con un forte dibattito tra consiglieri e consigliere per l’opposizione radicale della destra di lingua tedesca e italiana.

Una volta approvata, la legge fu pubblicata sul Bollettino Ufficiale del 28 ottobre 2014 e da allora è in vigore.

La legge prevede l’istituzione del “Centro di tutela contro le discriminazioni” presso il Consiglio provinciale. Il primo atto è la nomina della persona responsabile. La legge prevede che: “Le modalità di designazione della persona responsabile del Centro di tutela sono stabilite con la procedura di cui all’articolo 18, comma 2, lettera e), del regolamento interno del Consiglio provinciale.”

Tale norma del Regolamento prevede che l’Ufficio di presidenza “formula proposte, sottoponendole all’approvazione del Consiglio…”. Dunque tocca all’Ufficio di presidenza, sotto la guida del Presidente del Consiglio, dare attuazione alla legge. Da allora come gruppo Verde abbiamo in ogni modo fatto pressione, con interventi e interrogazioni, perché si procedesse all’istituzione del “Centro di tutela” e anche le associazioni del settore hanno più volte sollecitato la Presidenza del consiglio provinciale.

Ma finora il “Centro di tutela” è rimasto sulla carta. I 5 anni trascorsi sono stati impiegati in verifiche e consultazioni con le diverse “difese” istituite presso il Consiglio provinciale e con la Giunta provinciale. I Presidenti e gli uffici di presidenza si sono mossi fino ad ora, in sostanza, come se il “Centro di tutela contro le discriminazioni” fosse un oggetto indefinito la cui natura e configurazione dovesse essere ancora definita.

In realtà sul “Centro di tutela contro le discriminazioni” c’è poco da inventare, poiché gli aspetti fondamentali di esso sono già definiti per legge. Infatti nell’articolo 5 della legge, che alleghiamo a questa interrogazione:

  • Il comma 1 istituisce il Centro di tutela e lo insedia presso il Consiglio provinciale;
  • Il comma 2 ne definisce esattamente i compiti;
  • Il comma 3 stabilisce che il centro è presieduto da una persona che ne è titolare e responsabile e che viene nominata dal Consiglio provinciale su proposta del Presidente e dell’ufficio di presidenza ai sensi della procedura prevista dal regolamento interno del Consiglio stesso.

Le ragioni per cui sono passati 5 anni di inerzia vanno dunque ricercate altrove: nel timore dei singoli politici cui toccava l’iniziativa di esporsi troppo sui temi dell’integrazione e del contrasto alle discriminazioni, nella scarsa volontà a riconoscere che anche nel nostro territorio il tema della discriminazione – razzista, sessista, religiosa, verso la diversità ecc… – è un tema attuale e urgente.

Questi timori però non devono assolutamente impedire che una legge in vigore da 5 anni venga finalmente attuata.

Nell’incontro con le associazioni il Presidente Noggler – scrivono i giornali – ha garantito che l’istituzione del “Centro di tutela” rappresenta una sua “priorità”. Benissimo: vanno allora definiti precisi tempi e modi.

Tutto questo premesso,

si chiede al Presidente del Consiglio provinciale:

  1. Intende il Presidente assumere un preciso impegno e quindi dichiarare entro quali tempi, e se sì entro quale data, intende dare attuazione all’articolo 5 della  legge provinciale del 28 ottobre 2011, n. 12, “Integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri”, circa la nomina della persona responsabile del Centro di Tutela antidiscriminazioni presso il Consiglio provinciale?
  2. Intende il Presidente fissare un preciso calendario operativo, e se sì qual è, per arrivare entro la scadenza di cui alla domanda precedente alla nomina della persona responsabile del “Centro di Tutela”, in modo che stavolta la legge venga finalmente attuata?

Bolzano, 2 maggio 2019

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

LG 12-2011-Art.5-Antidiskriminierungsstelle
Legge Prov 12-2011, art 5 - Centro tutela contro discriminazioni

Le lavoratrici e i lavoratori del settore pubblico e di quello privato hanno il diritto di recuperare il potere d’acquisto perduto nell’ultimo decennio con sostanziosi aumenti nelle rispettive retribuzioni.

Le aziende sudtirolesi, invece, hanno il dovere di consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di partecipare e godere degli sviluppi economici positivi degli ultimi anni, provvedendo a un aumento di stipendi e salari.

Solo così sarà possibile in futuro creare posti di lavoro attrattivi e dare motivi in più ai cervelli sudtirolesi di restare nel mercato del lavoro locale. Nel settore pubblico gli stipendi devono essere aumentati di almeno il 10%, in quello pubblico abbiamo bisogno in alcuni rami di contratti integrativi territoriali, che tengano giustamente conto della situazione particolare del Sudtirolo.

Per il primo maggio e non solo ci impegniamo per stipendi e salari più equi. Solo quando il lavoro verrà giustamente riconosciuto e retribuito questa festa potrà diventare anche un momento di celebrazione della salute e della buona vita per tutte e tutti.