Home2014 (Page 13)

Referendum_HP

Sei buoni motivi per un NO verde alla legge Svp sulla democrazia diretta 

  1. La Svp si è votata da sola questa legge, quando ancora aveva la maggioranza assoluta, senza neppure i voti del proprio partner di coalizione. È questo che intende la Svp per partecipazione e democrazia!
  2. Per poter convocare un referendum, la legge SVP prevede una soglia irraggiungibile di firme: 26.000!
  3. Ulteriore condizione perché queste firme per un referendum possano essere raccolte è che, prima, venga presentata al consiglio e alla giunta provinciale una “istanza” sullo stesso tema, accompagnata da 8.000 firme, che chiaramente si aggiungono alle 26.000!
  4. Su temi come gli stipendi dei politici o le tasse non si può votare.
  5. Non viene data la possibilità di votare su una legge prima che essa entri in vigore.
  6. I cittadini e le cittadine dovrebbero avere diritto a una corretta e completa informazione sui contenuti degli eventuali referendum. Su questo nella legge Svp neppure una parola!

Invitiamo tutti e tutte a votare NO al referendum del 9 Febbraio.

 [gview file=”http://www.verdi.bz.it/wp-content/uploads/2014/01/Plakat_februar-31.pdf”]

ProtocolloTrasportiIl tempo stringe: l’Alto Adige deve sostenere il ricorso dell’Austria contro l’„Alemagna“ e lo svuotamento del protocollo trasporti

Ormai 15 mesi fa, esattamente il 9 novembre 2012, l’Italia ha finalmente ratificato il Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi. Nell’occasione però è stata approvata anche una „nota interpretativa” che annacqua notevolmente i contenuti del protocollo tanto da rendere ancora possibile la realizzazione della „Alemagna“. È davvero urgente che il Presidente Kompatscher cerchi, insieme all’Austria, di opporsi a questa interpretazione. Fino al 6 febbraio è ancora possibile fare ricorso e la visita a Vienna in corso sembra essere l’occasione ideale per coordinare l’azione del Sudtirolo e dell’Austria.

Promemoria: Il 9 novembre 2012 il Capo dello Stato ha promulgato la legge che ratifica il Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi, dopo l’approvazione di Camera e Senato. L’Italia ha però corredato due articoli sostanziali (11 e 14) con una grave nota interpretativa, conseguenza di un ordine del giorno approvato, firmato da tutti i maggiori partiti (Centro destra, Lega, Pd).

Nell’ordine del giorno, il divieto di costruire strade di grande comunicazione per l’attraversamento delle Alpi, previsto nell’articolo 11, viene così interpretato: „ le disposizioni previste nell’articolo 11 non pregiudicano la possibilità di realizzare progetti stradali di grande comunicazione sul territorio italiano, comprese le infrastrutture necessarie per lo sviluppo degli scambi con i Paesi situati a nord dell’arco alpino„.

In parole povere, ciò non significa altro che il proseguimento della „Alemagna“ dal Cadore attraverso la Val Pusteria fino al confine statale è ancora possibile, una prospettiva che viene rifiutata con fermezza sia in Tirolo che in Sudtirolo. E per questo è ancora più importante che l’Austria consegni entro il 6 febbraio 2014 il ricorso contro l’integrazione italiana al Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi. Già un anno fa Cristina Kury, ex consigliera provinciale dei Verdi, aveva fatto riferimento a questa possibilità e informazioni più recenti l’hanno confermato.

Il parlamentare tirolese Georg Willi ha già sollecitato con forza il Ministro degli esteri Kurz e quello all’agricoltura Rupprechter a intervenire. Ora anche il nostro presidente Kompatscher, in visita a Vienna, dovrebbe sostenere con urgenza, insieme al suo collega tirolese, gli interessi di Tirolo e Sudtirolo.

Se entro il 6 febbraio 2014 non verrà consegnato alcun ricorso ufficiale da parte dell´Austria, non sarà più possibile opporsi al proseguimento della “Alemagna” dal Cadore attraverso la Val Pusteria fino al confine. L´Alto Adige, rappresentato ora dal Presidente Kompatscher, ha la possibilità di richiedere la “tutela” dell’Austria per un tema molto importante. Il termine per il ricorso non può essere lasciato scadere senza far nulla, magari solo per ragioni “diplomatiche”.

Hans Heiss

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Bolzano, 27. 1. 2014

 

INTERROGAZIONE

Inceneritore: è stata mai stipulata un’intesa ufficiale e scritta tra Provincia e Comune di Bolzano?

Muellverbrennungsanlage_artikelBoxNel comune di Bolzano si continua a discutere del nuovo inceneritore, della sua gestione, delle condizioni alle quali la stessa amministrazione comunale ha accettato a suo tempo la realizzazione dell’impianto sul proprio territorio e se queste condizioni siano rispettate oppure no. Spesso la discussione si svolge sulla base di ipotesi e opinioni, o su ricordi dei protagonisti di allora, e quasi mai su documenti ufficiali. Come si sa, la decisione sulla costruzione dell’inceneritore a Bolzano risale agli anni a cavallo del 2000. Esistono diverse delibere approvate dal consiglio comunale di Bolzano in cui si indicava coma da sottoscrivere, o già sottoscritta (e da verificare nella sua attuazione o da modificare) una citata “intesa con la Provincia”, di cui però non si riesce ad avere copia.

Si chiede:

  1. La Provincia e il Comune di Bolzano hanno mai sottoscritto una o più intese ufficiali e scritte sul tema della realizzazione e gestione dell’inceneritore di Bolzano?
  2. Se sì, in quale data e quali firme riportava/no l’intesa o le diverse intese? Nel caso tali intese siano state sottoscritte SE NE CHIEDE COPIA INTEGRALE.
  3. Se invece non esistono intese ufficiali e scritte tra le due amministrazioni, perché ciò non è avvenuto per un tema così rilevante?
  4. E allora, con quali atti e quando la Provincia ha preso accordi col Comune di Bolzano sul tema inceneritore e cosa prevedevano tali accordi?
  5. Altrimenti: con quali atti ufficiali e quando il Comune di Bolzano ha dato il suo sì alla costruzione dell’inceneritore? Facendo questo il comune ha sottoposto il suo sì a condizioni? Se sì, a quali condizioni? Sono poi state realizzate queste condizioni?

Bolzano, 23.1.2014

Cons. Provinciali

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hans Heiss

 

aereoportoIl vicepresidente della ABD Gianfranco Iellici ha confermato l’impegno ancora indiscusso della Giunta provinciale nel mantenimento dell’aeroporto di Bolzano. In questo modo viene dimostrato ciò che ambientalisti e cittadini residenti nell’area da tempo sospettano, cioè che anche il nuovo governo non cambierà linea per quanto riguarda il destino dell’aeroporto di Bolzano.

Durante la campagna elettorale e anche in interviste successive, il presidente Kompatscher, con aria tormentata, ha sempre rinviato la questione a un nuovo processo partecipativo dei cittadini. Solo dopo un effettivo chiarimento sui costi e sulla sostenibilità economica dell’aeroporto si potrà prendere una decisione definitiva.

Già la predisposizione di altri 20 Milioni stabilita nell’ultima riunione della Giunta Durnwalder ha smentito nettamente questi buoni propositi e le dichiarazioni del vice della ABD Iellici sono un ulteriore indizio che nella linea della provincia non cambierà nulla, nonostante le massicce e costanti proteste portate avanti da anni.

Chiediamo al Presidente Kompatscher di realizzare la tanto annunciata analisi della sostenibilità economica e nel frattempo di ritirare la delibera della Giunta dell’8 gennaio 2014.

Ulteriori investimenti in un aeroporto che, in questa forma, con ogni probabilità si rivelerà antieconomico non sono sostenibili.

Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss – Consiglieri provinciali

 

INTERROGAZIONE

Minori tolti alla famiglia e sistemati a centinaia di chilometri di distanza: qual è la situazione?

BambinoosoloSul giornale Alto Adige del 13 gennaio 2014 è uscita la seguente storia:

“BOLZANO. Una famiglia bolzanina sta vivendo un vero e proprio incubo. Dopo aver chiesto l’aiuto dei servizi sociali per assistere un figlioletto di 9 anni considerato problematico per «iper attività», due coniugi se lo sono visti strappare dal contesto famigliare ed ora sono stati costretti a rivolgersi ad un avvocato specializzato di Modena per cercare di ottenere la revoca del provvedimento disposto dal tribunale dei minorenni sette mesi fa.

Il piccolo venne prelevato a scuola da una pattuglia della polizia e trasferito, su disposizione come detto di un magistrato, in una comunità di Forlì, a 400 chilometri da casa. Il padre (meccanico in Alto Adige) e la madre (casalinga) sono già genitori di una figlia quasi maggiorenne con cui non hanno mai avuto alcun problema. Con il secondo figlio la musica è stata diversa. Il bambino si è reso protagonista di una serie di comportamenti problematici tanto che i genitori hanno chiesto aiuto, come detto, ai servizi sociali. La situazione è precipitata dopo che il bimbo ha minacciato a scuola una compagna di classe utilizzando un coltellino da campeggio. Il dirigente scolastico ha segnalato il caso e il tribunale dei minori, accogliendo una richiesta dei servizi sociali, ha disposto l’allontanamento del bimbo dal contesto famigliare.

Negli ultimi sette mesi papà e mamma (a cui è stato anche negato il diritto di verificare dove si trovi fisicamente e come venga trattato) hanno potuto incontralo soltanto tre volte e non all’interno del centro dove il piccolo è tenuto e seguito. Gli incontri si sono svolti ad una decina di chilometri e sotto il controllo a distanza degli stessi assistenti sociali. Pare che il centro di neuropsichiatria infantile non abbia assolutamente contestato la decisione dei giudici nonostante il minore (di lingua tedesca) sia stato completamente «sradicato» dal contesto famigliare e nonostante il bambino abbia più volte espresso il proprio dolore di vivere lontano dai genitori e il desiderio di tornare a casa.

Il decreto di allontanamento dal contesto famigliare ha una validità di due anni ma la famiglia sta cercando in tutte le maniere di far rientrare il provvedimento. Si è affidata all’avvocato Francesco Miraglia, del Foro di Modena, che sta facendo leva sui diritti linguistici del bambino sudtirolese”.

La vicenda come si vede è molto delicata. La soluzione di togliere un bambino dalla famiglia dovrebbe essere l’ultima ipotesi, quando proprio è accertato che non ci sia altro da fare. Anche nel caso di un allontanamento dalla famiglia, andrebbe poi ben ponderata la scelta di portare il minore a centinaia di chilometri di distanza, con un taglio netto di tutti i legami familiari e sociali.

Va considerato che è ormai un fatto consolidato che la tutela degli affetti risponde al superiore interesse del minore. Infatti, la protezione costituzionale degli affetti familiari – ove essi non siano “nocivi” al minore stesso, ma ciò va puntualmente comprovato – trova riconoscimento e tutela non solo a livello interno, nella Costituzione, ma trova rispondenza ed implementazione anche nella dimensione internazionale nella Convenzione sui diritti del fanciullo di New York del 20 novembre 1989 ratificata dalla Legge 27 maggio 1991, n. 176, Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, e nella dimensione europea, garantita dall’art. 8 CEDU e dall’art. 7 della Carta di Nizza.

A questo si aggiunge il fatto che questo minore è di madrelingua tedesca ed è stato sradicato dal proprio ambiente e dalla propria famiglia per essere trasferito a Forlì dove, oltre all’allontanamento geografico dalla propria famiglia, si trova ad affrontare delle evidenti problematiche dovute alla lingua di origine.

Se ciò accade vuol dire che le autorità preposte hanno valutato che tali legami familiari e sociali siano dannosi per il minore. Ma è davvero così? Ed è stato fatto davvero tutto il possibile per non arrivare a questo “estremo rimedio”?

Si chiede:

  1. La Provincia è a conoscenza di questo particolare caso? E’ stato davvero fatto tutto quello che si poteva per prevenire i comportamenti problematici del bambino? Come sono intervenuti la scuola e i servizi sociali?
  2. Come è stata motivata la scelta di allontanare il bambino dalla famiglia e dal suo contesto sociale? Si riteneva che i legami familiari-sociali fossero nocivi al minore? In questo caso, che cosa è stato fatto per “risanare” tali legami?
  3. Ci sono altri/e minori, e quanti sono, nella stessa condizione e in strutture lontane dall’Alto Adige? Perché non possono stare qui, almeno nell’ambito della Regione Trentino-Alto Adige-Südtirol, dove non perdono del tutto i legami familiari-sociali?
  4. In particolare, la sistemazione del minore in luoghi anche molto lontani dalla provincia di Bolzano è dovuta a valutazioni sul bene del minore, o dal fatto che solo in quei luoghi lontani esistono strutture con disponibilità di posti per accoglierli?
  5. Quante e quali strutture con la disponibilità teorica di quanti posti esistono in provincia di Bolzano per accogliere minori allontanati dalla famiglia? E quanti bambini vi sono effettivamente accolti in questo momento?

Bolzano, 16.1.2014

Cons. Provinciali

Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

Benko-KaufhausDurante la sua visita a Bolzano, l’imprenditore austriaco René Benko ha finalmente espresso a chiare lettere quello che sembrava quasi finito nel dimenticatoio, cioè la vera causa della forte pressione che si sta esercitando oggi sul progetto del centro commerciale di Bolzano. Benko ha affermato che in fin dei conti esiste una legge elaborata appositamente per il suo progetto e che va rispettata.

Così ricorda ai padri della città, che ora disperati si comportano come se questa legge fosse stata loro imposta, che sono stati loro stessi a far inserire nella legge urbanistica l’articolo 55/quinquies. È stato lo stesso sindaco Spagnolli a consegnare la proposta direttamente ai rappresentanti del PD in Giunta provinciale e l’assessore Tommasini l’ha poi fatta inserire nella legge.

È qui la vera radice della fretta che ora mette a dura prova il governo cittadino di Bolzano e con cui Benko fa forte pressione sulla città. Una fretta assolutamente fuori luogo, poiché parliamo di un pezzo del cuore di Bolzano, il cui futuro e il rinnovamento urbano devono essere ben ponderati.

Già durante l’elaborazione della legge avevamo avvertito sui pericoli di decisioni affrettate e del possibile scavalcamento delle istituzioni e dei processi democratici, ma non abbiamo avuto ascolto.

Ancora una volta chiediamo di togliere l’articolo 55/quinquies dalla legge urbanistica. A questo proposito abbiamo già consegnato un’apposita proposta di legge.

 

Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss – Consiglieri provinciali

 

MOZIONE

OrsoBrunoNon è solo a causa dell’ progetto della reintroduzione dell’orso in Trentiino (che dopo tutti questi anni è diventato animale autoctono a tutti gli effetti) che l’Alto Adige si trova, e si troverà sempre di più col passare del tempo, a far fronte al problema del ritorno dei grandi predatori nel suo territorio: non solo l’orso, ma presto e sempre di più la lince e il lupo. Un ritorno che certifica la salute del nostro ambiente naturale e che potrebbe costituire anche un’attrazione turistica, a patto che si sappia gestire la convivenza con questi animali e sostenere e tutelare chi ne subisce eventuali danni. L’esperienza di diversi paesi d’Europa ci dice che ciò è possibile, anche se – rispetto alle aree dove questi animali sono sempre stati presenti – il ritorno dei grandi predatori in zone come la nostra che ne sono state prive per molto tempo e dunque si sono sviluppate e antropizzate senza doverne più tenere conto, presenta una serie di problematiche dovute alla necessità di recuperare una cultura adeguata, di proteggere persone e cose e risarcire possibili danni.

Finora per la Provincia di Bolzano si è riunito dal 2007 un “gruppo di lavoro orso”, che poi è stato ribattezzato “Gruppo di lavoro sui grandi predatori” dal 20120, quando apparve sul territorio anche un lupo. Tale gruppo di lavoro non è però stato mai istituito in forma ufficiale e si è fondato sulla partecipazione a titolo gratuito da una parte da esponenti dell’amministrazione provinciale e dall’altra da rappresentanti di categorie potenzialmente “danneggiate” dai grandi predatori. Coordinato dal direttore Heinrich Holzer, il gruppo di lavoro comprende rappresentanti dell’Ufficio Caccia e Pesca, dell’assessorato agricoltura, del Parco Nazionale dello Stelvio e delle categorie interessate da possibili danni: l’Associazione Cacciatori, il Bauernbund, le associazioni degli allevatori e degli apicoltori, l’associazione albergatori.

E’ certamente giusto che siano coinvolte le categorie e i territori direttamente interessati, ma un gruppo di lavoro così composto può affrontare la questione solo – e in effetti con questo scopo è stato istituito – dal punto di vista dell’animale come portatore di danno, e non come occasione, può intervenire solo a danno fatto e non operare copn la prevenzione, l’informazione e l’educazione.

Considerando le sfide che la natura stessa ci riserva in futuro col ritorno anche nel nostro territorio dei grandi predatori, è importante preparare una strategia di prevenzione, di informazione e di gestione di questi animali anche dal punto di vista delle occasioni che essi possono costituire per l’indubbio interesse naturalistico, ambientale, turistico e dunque anche economico per la nostra provincia. Per questo va adesso istituito ufficialmente un “Comitato grandi predatori” che veda al suo interno anche la presenza di uno o più esponenti della cultura scientifica in materia.

Per questo motivo, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

a istituire un “Comitato grandi predatori” incaricato di gestire tutti gli aspetti derivanti dal ritorno di questi animali nel nostro territorio, nominando al suo interno, accanto a rappresentanti dell’amministrazione provinciale, delle categorie e dei territori interessati, anche uno o più esponenti del mondo scientifico, come ad esempio un teriologo specializzato in grandi carnivori.

Tale comitato, con funzione di consulenza verso la Provincia, dovrà darsi un programma di lavoro che affronti tutti gli aspetti che comporta il ritorno dei grandi predatori sul nostro territorio.

Bolzano, 13 gennaio 2014

Cons. provinciali

Riccardo Dello Sbarba
Hans Heiss
Brigitte Foppa

 

Giunta regionale sede Trento

Dopo che finalmente, in seguito a una lunga ed estenuante attesa, i posti del governo provinciale sembrano essere stati assegnati in maniera definitiva, guardiamo ora alla bagarre per i posti rimanenti nelle svendite della politica.

L’assessore uscente Widmann, articolo ormai fuori moda, verrà confinato alla Presidenza del Consiglio, cosa che abbiamo già avuto modo di commentare qualche settimana fa. Gli ultimi posti sono ora quelli, non proprio allettanti, della Giunta regionale. Con un certo stupore osserviamo come, ad oggi, ci siano in lizza solamente uomini (maschi). Nell’ultimo governo regionale, con Martha Stocker, c’era per lo meno una (1) donna. La rappresentanza di entrambi i sessi nelle istituzioni non è solo prevista dal decreto pari opportunità, ma dovrebbe essere da tempo ancorato come principio e priorità nelle teste e nei calcoli soprattutto di coloro che si spacciano per “innovatori”.

Chiediamo quindi già da ora ai partner della coalizione di formare una squadra di governo regionale equilibrata nella rappresentanza dei sessi.

Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss – Consiglieri provinciali

Bolzano, 08/01/2014