Noi Verdi Grüne Verc ci occupiamo da tempo con il fenomeno dell‘“Overtourism” in Alto Adige/Südtirol e sappiamo che c’è solo un modo di affrontarlo: analizzare la situazione in maniera dettagliata per poter poi trovare le misure adeguate per uno sviluppo moderato. E questo abbiamo fatto, e Hans Heiss è stato il nostro indiscusso esperto negli ultimi anni, abbiamo osservato con attenzione e poi riassunto in 10 punti le nostre idee per uno sviluppo turistico da cui sia ospiti che residenti possano trarre vantaggio.

1 – Mantenere il limite massimo di posti letto a 229.088

Un limite massimo per i posti letto è importante, soprattutto per un territorio turistico come l’Alto Adige. Non dobbiamo dimenticare che le persone che decidono di passare le ferie da noi lo fanno soprattutto per la quiete e il ristoro che sperano di trovare tra le montagne. Quando però il turismo diventa di massa, la tranquillità sull’Alpe di Siusi diventa un sogno e Ötzi una meta quasi irraggiungibile in cima a code chilometriche. I Verdi sono per mantenere un limite massimo di posti letto a 229.088 letti. La nuova legge urbanistica che vorrebbe toglierlo non è futuribile. I Verdi hanno presentato un disegno di legge per mantenerlo. La commissione legislativa lo ha bocciato, ora aspettiamo il dibattito in aula. 

2 – Definire una densità turistica massima per ogni Comune

Alcune zone dell’Alto Adige sono particolarmente amate da turisti e turiste di tutto il mondo e questo non può che farci piacere. Nessuno vorrebbe spostare le Tre cime o l’Ortler da qualche altra parte. Allo stesso tempo, però, mentre alcuni siti presentano una densità turistica a dir poco elevata, altri soffrono di presenze piuttosto magre. Un territorio piccolo come l’Alto Adige/Südtirol può ampliare il ventaglio dell’offerta. Per questo i Verdi propongono di definire per ogni comune quanti posti letto possono essere consentiti per km2.

3 – Limitare il numero dei grandi alberghi

Grandi aziende che operano nelle categorie più alte del settore sono necessarie, ma sono anche pericolose perché sotto la pressione della loro concorrenza le piccole aziende familiari tipiche dell’Alto Adige soffrono. Le aziende più grandi attuano sempre più spesso il dumping dei prezzi e incidono negativamente con le loro volumetrie su paesaggio e ambiente. I Verdi propongono di limitare con cautela il numero dei grandi alberghi per ogni Comune, per favorire le aziende più piccole a gestione familiare.

4 – Investire nelle basse stagioni: l’anno ha 12 mesi

In Alto Adige il 63% dei pernottamenti avviene nel semestre estivo, in quello invernale il 37%. In estate poi c’è un gran numero di presenze turistiche giornaliere e in inverno il picco natalizio. Dobbiamo cambiare qualcosa: la ridistribuzione deve essere fatta anche dal punto di vista stagionale. I Verdi propongono di rinforzare le presenze su mesi e stagioni per ora molto tranquille, per esempio quella autunnale. Un’idea potrebbe essere quella di investire nel turismo congressuale: è novembre il mese principe per conferenze e congressi.

5 – Creare collegamenti diretti a lunga distanza con il treno

Non succede solo in alta stagione: code chilometriche bloccano regolarmente non solo l’autostrada, ma anche strade statali e interne. Esistono per fortuna dei mezzi ecosostenibili, rispettosi dell’ambiente alternativi all’automobile. Affinché turisti e turiste arrivino con il treno i Verdi propongono di impegnarsi per attivare dei collegamenti diretti a lunga percorrenza con Berlino, Amburgo, Milano. E così contrastare l’uso di energie fossili nell’ambito della mobilità e del turismo.

6 – Sviluppare una mobilità ecosostenibile nelle destinazioni turistiche

Una volta arrivati in treno, si apre il problema su come arrivare nella località di destinazione scelta per le vacanze. I Verdi propongono di sviluppare, parallelamente all’offerta ferroviaria, un servizio di car-sharing con automobili elettriche e un servizio di shuttle per il trasporto di persone e valige. Auto e bici elettriche devono diventare un’offerta standard degli hotel più grandi e delle associazioni turistiche. Obiettivo: l’aumento entro il 2025 degli arrivi in treno del 20% e del 30-35% entro il 2030.

7 – Sostenere le Valli per il clima

Secondo dati forniti dal WWF turisti e turiste contribuiscono con il 5% di emissioni serra al surriscaldamento terrestre. E la tendenza è in crescita. La nostra provincia ha bisogno di un turismo amico del clima come un nuovo marchio di qualità che diventi attrazione come il paesaggio e il gusto alpino-mediterraneo. Per farlo, i Verdi propongono di sostenere miratamente le “Valli per il clima”. Sono valli in cui il settore turistico, le aziende e la vita già si muovono o intendono muoversi con modalità climasostenibili. Val di Funes, Val Martello e Vallelunga possono essere apripista, in prima fila per promuovere il marchio di qualità dell’Alto Adige. I Villaggi dell’Alpinismo come Mazia e Lungiarü lo stanno già facendo.

8 – Incentivare il passaggio all’agricoltura biologica: l’ospite preferisce il bio

La richiesta di prodotti biologici, di origine controllata e a km 0 continua a crescere. Ma l’offerta zoppica e non riesce a soddisfarla. Aziende alberghiere e non devono essere messe nella condizione di poter soddisfare le richieste dei clienti. I Verdi propongono di rinforzare gli incentivi per permettere il passaggio alla coltivazione biologica. La svolta bio parte anche dal turismo.

9 – Limitare lo stress: l’ospite è sacro, ma anche chi vive qui

Perché gli ospiti non “inizino a puzzare”, le loro richieste e i bisogni delle persone residenti devono essere considerati in maniera equilibrata. Pensiamo agli orari per la quiete o a eventi da proporre anche al di fuori della stagione turistica. I Verdi propongono di tematizzare regolarmente, e così limitare, lo stress turistico sopportato dai residenti, tramite consultazioni, o Consigli dei cittadini e delle cittadine (Bürgerräte) o altre forme di partecipazione.

10 – Contingentare l’accesso agli hotspot: una ricetta base

Alcune località turistiche più note, a volte famose in tutto il mondo anche grazie ai social media, sono ormai letteralmente prese d’assalto da masse di turisti. A volte sono turisti/e di passaggio che si recano in automobile fino a punti panoramici per fare una foto e poi ripartire. Questo tipo di turismo di massa mordi e fuggi infastidisce la popolazione locale, che subisce a volte una vera e propria invasione, e mette a dura prova gli equilibri ambientali di zone spesso di grande rilevanza naturalistica. I Verdi propongono di contingentare gli accessi con mezzi privati a queste località hotspot, istituendo dei limiti sia numerici che temporali. Solo un numero massimo di mezzi potrebbe così accedere e solo entro determinati orari.

COMUNICATO STAMPA.

Le competenze primarie sull’ordinamento dell’amministrazione provinciale e del suo personale è una delle conquiste più importanti dello Statuto d‘autonomia. I padri e le madri dell’Autonomia lo sapevano anche troppo bene che l’Autonomia sarebbe potuta durare a lungo solo con una amministrazione indipendente tanto quanto la nostra economia e la nostra cultura. Perché l’amministrazione pubblica è la spina dorsale dell’autonomia.

Se è vero che Roma voleva impugnare la legge di aggiustamento di bilancio a causa di un articolo sul contratto collettivo intercompartimentale BÜKV, allora la Giunta ha perso l’occasione di ricordare al Consiglio dei Ministri la nostra situazione giuridico-politica basata sull’autonomia. Un attacco frontale al nostro Statuto di autonomia. “Se questa versione passa, in futuro Roma potrebbe avere gioco facile e la nostra Autonomia perdere pericolosamente forza” – commenta Hanspeter Staffler.
Lo Statuto di autonomia, l‘Accordo di Milano, il patto di stabilità confermano la competenza primaria sul contratto collettivo del pubblico impiego (BÜKV) e danno mano libera alla Giunta per la distribuzione delle risorse finenziarie. Questa libertà va gestita bene e se è necessario va difesa. Poiché però la Giunta ha fatto tanta resistenza e solo dopo le proteste e un lungo dibattito in Consiglio provinciale ha acconsentito a mettere a disposizione i fondi per il personale dell’amministrazione pubblica, l’opposizione romana sembra esserle stranamente “provvidenziale”.

Per la concessione della A22 il Presidente Kompatscher va e viene da Roma più volte alla settimana. Allo stesso modo sarebbe importante se ci mettesse lo stesso impegno per le dipendenti e i dipendenti del pubblico impiego.

 

Bolzano, 02.10.2019

Landtagsabgeordnete
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

MOZIONE.

Fin dalla sua “Relazione sull’attività 2014” la Difensora Civica Dott.ssa Gabriele Morandell ha sottolineato un problema legato alla normativa vigente relativa alla dichiarazione di appartenenza o aggregazione al gruppo linguistico.
La Difensora Civica riferisce di ricevere spesso lamentele per il fatto che i cittadini e le cittadine devono attendere 18 mesi prima che la loro dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico diventi valida. Il problema sorge per tutte le persone di età superiore ai 18 anni che non fanno la dichiarazione entro un anno dal raggiungimento della maggiore età e sono quindi escluse dalla partecipazione ai suddetti concorsi. Una piccola disattenzione ha quindi “conseguenze tanto drastiche per i progetti futuri dei giovani adulti coinvolti.” Si tratta di parole molto chiare della Difensora Civica che dovrebbero spingere la politica ad agire per eliminare queste anacronistiche penalizzazioni.
Esse trovano origine nella norma di attuazione sulla dichiarazione linguistica, cioè nel Dpr 752 del 1976 nel testo vigente, frutto di diverse riformulazioni. Tali riformulazioni sono state necessarie – è bene ricordarlo – per allineare le regole del censimento linguistico alle norme europee sulla tutale dei dati personali, che stabiliscono che la raccolta di tali dati sensibili (e l’appartenenza linguistica è uno di questi) avvenga in forma proporzionale allo scopo. Applicate al censimento linguistico, tali norme hanno imposto di superare l’obbligo della “dichiarazione a tappeto per tutti”, introducendo il principio che si deve dichiarare in modo nominativo solo chi ne ha affettivo bisogno per gli usi previsti dalla legge (proporzionale).
L’ultima riforma ha dunque reso anonima la dichiarazione fatta da tutti i cittadini e le cittadine ai fini puramente statistici e invece totalmente facoltativa la dichiarazione nominativa, che rilascia solo chi ne ha bisogno. Ma quando si può sapere di averne davvero bisogno? In coerenza coi principi fissati dalla norma riformata, ogni persona avrebbe diritto di decidere liberamente se e soprattutto quando rilasciare la propria dichiarazione linguistica, senza subire penalizzazioni. Ma così non è: l’articolo 20/ter del Dpr 752/1976 prevede che la dichiarazione nominativa si possa rilasciare una volta compiuti i 18 anni entro un anno. Se una persona lascia passare questo termine, essa sarà “punita” con una attesa di 18 mesi prima che la sua dichiarazione diventi efficace.
Non è giusto – come ammonisce la Difensora Civica – che spesso per una semplice dimenticanza (cosa che accade di frequente negli anni degli studi universitari), tante giovani persone vengano poi “punite” con un anno e mezzo di sospensione quando decidono di dichiararsi e così perdano importanti occasioni per il proprio progetto di vita. In questo modo una misura volta a combattere l’opportunismo di qualcuno (contro cui neppure l’attuale norma garantisce al 100%) provoca un’ingiustizia molto più grande a un numero molto maggiore di giovani persone “innocenti”.
Almeno la prima dichiarazione linguistica dovrebbe essere libera e la persona dovrebbe avere il diritto di scegliere liberamente il momento per dichiararsi la prima volta, senza subire penalizzazioni di sorta. Questa riforma corrisponderebbe meglio allo spirito della nuova norma di attuazione che prevede che la dichiarazione di appartenenza linguistica venga fatta solo da chi ne ha effettivo bisogno: cioè presuppone che ciascuna persona abbia il diritto di fare tale dichiarazione (almeno la prima volta) solo quando tale bisogno effettivo si presenta.
La normativa attuale spinge invece a dichiararsi a prescindere dal bisogno, anzi a priori e in assenza di tale bisogno, per il timore di poter subire svantaggi nell’eventualità che tale bisogno in futuro si presenti.

Tutto ciò considerato, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  1. A proporre alla Commissione dei 6 una modifica dell’articolo 20/ter del Dpr 752/1976, in modo tale che almeno la prima dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico possa essere resa nel momento liberamente scelto da ogni persona e, una volta resa, sia immediatamente efficace.
  2. A invitare i rappresentanti eletti dal Consiglio provinciale nella Commissione dei Sei ad attivarsi affinché l’articolo 20/ter del Dpr 752/1976 venga modificato in modo che la prima dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico possa essere resa nel momento liberamente scelto da ogni persona e, una volta resa, sia immediatamente efficace.

Bolzano, 30/09/2019

Consiglieri provinciali
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

I sondaggi e l’atmosfera positiva delle ultime settimane sono stati confermati. I Verdi tornano in parlamento con un risultato fantastico. Con questo magnifico risultato i nostri amici e le nostre amiche verdi in Austria hanno dimostrato che i grandi quesiti ecologici e sociali di questo momento storico necessitano proprio delle risposte verdi.

Infatti sono proprio i voti delle elettrici e degli elettori giovani ad aver permesso un risultato elettorale che si riallaccia ai successi dei Verdi austriaci prima del 2018.

Sarà ora compito del team intorno a Werner Kogler l’affermare i temi ecologici di salvaguardia del clima e giustizia sociale nella nuova legislatura. Un compito onorevole che i molti nuovi deputati assolveranno con entusiasmo e convinzione.

E noi siamo felici con loro.

Congratulazioni, Grüne Österreichs!

I Verdi dell’Alto Adige Südtirol

COMUNICATO STAMPA.

Da molti anni il tema dell’assistenza alla prima infanzia polarizza il dibattito politico. Sulla pelle della “madre snaturata” e della “mamma chioccia” si scontrano le opposte visioni del mondo e così sul tema della sistemazione dei bimbi sono state sviluppate le diverse visioni di famiglia. Anche in Consiglio provinciale abbiamo potuto assistere ad amare discussioni e scenate sul tema. Parole come „Fremdbetreuung“ (assistenza da parte di estranei) e “scaricare“ erano di uso quotidiano nei dibattiti sulla famiglia.

Ora la realtà ha avuto il sopravvento sulla discussione ideologica. La “famiglia tradizionale”, che prevede padre lavoratore con stipendio, madre casalinga senza stipendio e uno o più bambini che vengono accuditi a casa, esiste ancora, ma è sempre più rara. Volenti o nolenti, molte famiglie oggi sono strutturate in maniera diversa. Le madri lavorano sempre di più fuori casa, i padri desiderano avere più tempo per i propri figli, nonni e nonne intervengono solo relativamente, anche perché spesso sono anche loro attivi lavorativamente.
Così oggi possiamo osservare le varie situazioni problematiche che si presentano, andando oltre il dibattito ideologico. Anzi, lo dobbiamo fare. Perché per decenni si è trascurato di fare il lavoro preliminare necessario. E così ci sono ancora paesi nella nostra provincia dove le famiglie hanno grandi difficoltà a trovare una sistemazione per i loro figli e le loro figlie. Il modello della Tagesmutter è molto amato, ma allo stesso tempo crea una libera professione precaria e spesso sottopagata. Nelle microstrutture lavorano donne che per uno stipendio imbarazzante offrono alla comunità un servizio immensamente importante. I nidi esistono solo nei centri cittadini. Genitori che restano a casa rinunciano a entrate che poi si ripercuotono negativamente sul benessere e sulle pensioni.

Prima conclusione: in Alto Adige siamo in ritardo. I problemi si accumulano e su molti aspetti c’è bisogno di fare chiarezza. Come partiti di opposizione ci siamo uniti per ascoltare le diverse persone direttamente coinvolte. Lunedì 30. settembre 2019 alle ore 10:00 presso Palazzo Widmann in Piazza Magnago a Bolzano parliamo di “Assistenza all’infanzia: Cantiere o modello ottimale?”. Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla discussione.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Da decenni i rapporti della Commissione intergovernativa sui cambiamenti climatici (IPCC), elaborati dagli esperti delle Nazioni Unite, parlano molto chiaro: l’eccezionale riscaldamento al quale è esposto il nostro pianeta avanza più in fretta del previsto ed ha cause umane. Tutti gli ultimi anni sono stati i più caldi rispetto al 1850, anno delle prime registrazioni. Fino al 2100 la temperatura potrebbe salire, a seconda degli scenari, tra 1,8°C e 6,4°C.
Le conseguenze del riscaldamento artificiale del clima sono gravissime: dall’innalzamento del livello del mare a eventi atmosferici estremi, dallo scioglimento dei ghiacciai a quello del permafrost, che ha provocato anche sulle Dolomiti crolli di interi fianchi di montagna. Le Alpi sono infatti un ecosistema particolarmente esposto al riscaldamento climatico, che qui ha avuto effetti tre volte superiori rispetto a quelli globali medi.
Nel dicembre 2015 a Parigi è stato firmato un nuovo accordo internazionale tra quasi 200 Paesi per la tutela del clima. L’obbiettivo è quello di “stabilizzare le concentrazioni nell’atmosfera di gas serra ad un livello tale da prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico”.
Questo accordo prevede che i Paesi firmatari facciano tutti gli sforzi possibili per mantenere al 2100 l’aumento di temperatura entro +1.5°C rispetto ai livelli pre-industriali. In questo senso l’accordo è più ambizioso dei precedenti che fissavano il traguardo ai 2°C e si parla anche di „Zero emissioni“ da raggiungere tra il 2050 e il 2100. Questi obiettivi sono tanto più importanti se si considera che Paesi come gli Stati Uniti e il Brasile hanno già annunciato l’intenzione di ritirarsi dal accordo di Parigi.
L’accordo fissa anche una „responsabilità differenziata“, attribuendo maggiori compiti ai paesi industrializzati storicamente responsabili della maggiore quantità di emissioni. Tra questi paesi c’è ovviamente l’Europa, provincia di Bolzano compresa. Che il limite dell’accordo sia la sua volontarietà è noto, ma ciò deve spingerci non ad una minore, ma ad una maggiore assunzione di responsabilità.
Da tempo la Provincia di Bolzano lavora per dare il proprio contributo alla tutela del clima ed ha varato il proprio “Piano clima – Energia Alto Adige 2050”.
Nel febbraio 2016 lo stesso Consiglio provinciale ha dato incarico all’Agenzia per l’Ambiente di “verificare se gli strumenti per il calcolo della Corporate Carbon Footprint (CCF) già reperibili sul mercato possano essere adattati alla realtà altoatesina e se tale certificazione ecologica possa essere inclusa nelle etichette Clima Factory e ComuneClima, rendendo eventualmente questi strumenti accessibili online alle aziende, alle organizzazioni non aziendali, ai comuni e all’amministrazione provinciale” (mozione n. 547/16).
Nella relazione sull’applicazione di tale mozione l’assessore Theiner ha comunicato che l’Agenzia per l’ambiente si è data da fare e che tale strumento di contabilità ambientale potrebbe essere messo a disposizione dall’inizio del 2017. Detto fatto: Questo calcolatore del bilancio di CO2, sviluppato dall’agenzia CasaClima, è stato messo online quell’anno e da allora è a disposizione dei sudtirolesi. E’ un’ottima notizia.
A questo punto anche l’amministrazione della Provincia autonoma quale soggetto pubblico può e deve fare tutto il necessario per calcolare e ridurre le proprie emissioni.
Per questi motivi,

il Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale

  1. A fare il bilancio dell’impatto ambientale ed energetico, in emissioni di Co2 equivalente, della Provincia, in tutte le sue attività amministrative ed operative, seguendo un metodo di calcolo trasparente, intelligibile e internazionalmente accreditato, ed a presentarlo al Consiglio Provinciale entro la fine del 2022.
  2. A presentare, unitamente al bilancio ambientale di cui al punto 1), un piano di risparmio energetico e ambientale da parte della Provincia, che riguardi tutte le sue attività amministrative ed operative, calcolato in emissioni di Co2 equivalenti.
  3. A presentare, unitamente al bilancio ambientale di cui al punto 1), un piano di compensazione delle emissioni residue dopo l’applicazione del piano di risparmio di cui al punto 2), indicando iniziative e progetti in applicazione dei principi della neutralità climatica.

Bolzano, 25/09/2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Primo importante successo della nostra iniziativa giudiziaria: la Procura regionale apre un fascicolo istruttorio per verificare se la svendita di ABD ha provocato un danno alle casse della Provincia.

La Corte dei conti ha preso sul serio gli esposti presentati dal Gruppo Verde contro la vendita di ABD ai privati ed ha iniziato “i necessari approfondimenti istruttori”. E’ quanto ci ha ufficialmente comunicato ieri, lunedì 23 settembre, il Procuratore regionale Paolo Evangelista. Già il 26 luglio scorso, in seguito al primo ricorso (rafforzato poi dal secondo del 17 settembre) la Corte ha aperto un “fascicolo istruttorio” cui è stato assegnato il numero “I00461/2019”.
È un passaggio fondamentale, che non era affatto scontato. Infatti, se la Corte dei Conti riceve esposti che ritiene infondati, li archivia subito senza aprire nessuna indagine. Per i nostri esposti, invece, nessuna archiviazione. Evidentemente la Corte ha ritenuto fossero fondati e da approfondire con indagini istruttorie, per verificare se la Provincia abbia subito un danno erariale con la vendita di ABD a un prezzo così basso (poco più di 3,8 milioni a fronte di un valore in bilancio provinciale di oltre 37 milioni).
L’apertura formale del fascicolo comporta precise procedure di indagine: la Corte acquisirà – direttamente o con l’aiuto della Guardia di Finanza – tutte le informazioni e la documentazione che riterrà necessaria per arrivare poi a una decisione che ci dirà se la vendita di ABD ha danneggiato o meno le finanze pubbliche. Il gruppo Verde, in quanto promotore degli esposti, verrà informato costantemente sull’istruttoria e sulle sue conclusioni.

Siamo molto contenti che i nostri esposti siano riusciti a far partire l’indagine istruttoria della Corte dei conti. Abbiamo piena fiducia che la Magistratura contabile farà piena luce su questa svendita voluta dalla Giunta provinciale per liberarsi della “patata bollente” aeroporto e far fare ai privati quel potenziamento che la popolazione aveva sonoramente bocciato nel referendum del 2016.

Bolzano, 24/09/2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler
Gruppo Verde in consiglio provinciale

 

Si allega:

Der “neue Wind” der Lega-SVP-Regierung hat den Deutschunterricht der alphabeta-Profis im Kindergarten weggeblasen. Die Entwicklung geht rückwärts. Finde ich.

Abbiamo visto l’assessore Vettorato che accompagnava i bambini a scuola. Bella immagine. I bambini funzionano sempre, nel linguaggio visivo della politica. Al di là della retorica però vorrei che ci chiedessimo se la sua camminata va in avanti o indietro. Se guardiamo nel vicino Trentino, dove la Lega non è l’ultima ruota del carro ma alla cabina di guida, vediamo bene quale sia la rotta. Fugatti si è vantato a Pontida delle sue prodezze. Sono parecchie: ha posto fine all’educazione di genere nelle scuole, che gli stava tanto antipatica. Ha drasticamente ridotto l’impegno nella cooperazione internazionale e per l’integrazione di rifugiati e donne immigrate. Ha detto basta a quei fastidiosi e secondo lui inutili programmi contro la violenza sulle donne. Ha fermato senza tanti problemi tutte quelle iniziative esemplari che evidentemente per la Lega sono robe inutili, dannose e portatrici di ideologie troppo progressiste.

Fermando questi progetti prende due piccioni con una fava. Non solo “salva” la popolazione dall’indottrinamento “di sinistra”, ma emargina e porta alla disoccupazione anche quelle persone, spesso donne, che si impegnano e trovano lavoro nel campo dell’integrazione e dei progetti di educazione di genere.
Ora anche in Alto Adige si inzia a sentire il “nuovo” vento che soffia. Il caso più clamoroso e triste è l’eliminazione di alphabeta dai corsi di tedesco nelle scuole materne. Operazione nel perfetto spirito di Fugatti e dei suoi ragazzi in Trentino. Ora i corsi di tedesco nelle scuole materne saranno affidati a un’agenzia trentina. Gli anni di esperienza, di acquisizione di conoscenze, di know-how, di presenza sul territorio, la stima e il prestigio che alphabeta si è costruita in tutta la provincia, tutto questo non vale più nulla. Si è scelto di fare vincere un bando di questa portata culturale sulla base del prezzo più basso. Verranno dal Trentino a insegnarci il tedesco. Bon.
Continuo a pensare che ci siano molte persone che si impegnano per un Trentino Alto Adige diverso. Quello della convivenza e della comprensione. Quello dell’apertura al mondo, delle lingue, della diversità. Quello del rispetto. Quello che guarda avanti e non indietro. Continuo a sperare in quel mondo lì. E non penso di essere sola.

23.09.2019

Brigitte Foppa

MOZIONE.

Due anni fa è stato presentato lo studio preliminare della Regione Lombardia per un traforo di collegamento tra Malles e Bormio. Lo studio ha valutato diverse ipotesi di tunnel stradale e ferroviario. Nello scorso dicembre 2018 la Lombardia poi ha fatto uno studio di fattibilità che contempla ben 7 varianti stradali e 6 varianti ferroviarie che tuttavia vengono messe al servizio della strada, con treni navetta per trasportare migliaia di auto, bus e camion da una parte all’altra dello Stelvio.
L’ipotesi stradale è da respingere decisamente, per evitare che la Val Venosta si trasformi in un nuovo corridoio nord-sud per il traffico su gomma tra Germania e Lombardia.
Negli scorsi mesi la Lombardia ha svolto una indagine socio-economica in val Venosta sui vantaggi che potrebbe portare un traforo sotto lo Stelvio. E’ l’ultimo passo di un cammino contrassegnato da troppe ambiguità.
Lo scorso dicembre 2018 la società lombarda “Mobility in Chain srl” ha contattato diverse persone e associazioni in provincia di Bolzano per una indagine “sugli effetti socioeconomici del nuovo traforo dello Stelvio”. Questa società agisce su incarico di Infrastrutture Lombarde per “condurre una serie di interviste semi-strutturate con stakeholder del territorio” altoatesino.
La base su cui viene condotta l’intervista è lo “Studio di pre-fattibilità”, composto da ben 20 elaborati e 700 pagine, predisposto da Infrastrutture Lombarde col finanziamento di 2 milioni messi a disposizione dalla Provincia di Bolzano (Fondo comuni confinanti). Lo studio viene inviato alle persone contattate prima di fare dell’intervista.
La soluzione presentata come preferita è quella di un traforo per un treno-navetta con auto bus e camion. Esso potrebbe essere presentato come un ecologico “tunnel ferroviario”. Ma si tratterebbe di un inganno: trasportando auto bus e camion il treno-navetta servirà, attirerà e moltiplicherà il traffico su gomma!
Come modelli per lo Stelvio, lo studio cita i due servizi di treno navetta già operativi in Svizzera. Questi sistemi hanno la possibilità di trasportare diversi tipi di veicolo su gomma, compresi i mezzi pesanti, con una capacità notevole: al Sempione per esempio sono stati 1,2 milioni i mezzi trasportati via treno-navetta nell’anno 2015.
Anche per lo Stelvio lo studio di pre-fattibilità prevede ingenti volumi di traffico: con la possibilità di un viaggio ogni 35-40 minuti, nel momento della sua piena operatività vengono valutati 7500 passeggeri al giorno di cui 3500 con veicolo su gomma al seguito.
In queste condizioni, dunque, il progettato traforo ferroviario Malles-Bormio funzionerebbe da treno-navetta per auto, bus e camion e si trasformerebbe in un magnete di nuovo traffico su gomma. La Provincia di Bolzano ha sempre considerato la rotaia come il mezzo per ridurre il traffico su gomma, spostandolo sulla ferrovia. Per questo è inaccettabile una galleria ferroviaria che al contrario finirebbe per moltiplicare il traffico su gomma in Alta Venosta. Questo ha ribadito anche in una risposta a una nostra interrogazione il Presidente Kompatscher:“Per la giunta provinciale il disegno futuro è chiaro e cioè la realizzazione di un collegamento ferroviario”. Bisogna però chiarire su quale tipo di collegamento ferroviario si punta.

Per questi motivi, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

  1. A respingere ogni ipotesi di tunnel stradale tra Malles e Bormio, tra l’Alta Val Venosta e la Valtellina.
  2. A respingere ogni ipotesi di collegamento ferroviario , tra l’Alta Val Venosta e la Valtellina che preveda il trasporto sul treno di auto, camion, bus e di ogni altro tipo di veicolo su gomma.
  3. A sottoporre l’ipotesi di un collegamento ferroviario per l’esclusivo trasporto di persone alla condizione che in Valtellina sia completata la linea ferroviaria con la realizzazione del collegamento tra Bormio e Tirano.

Bolzano, 23/09/2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.

Liquami sui prati di montagna: l’assessora risponde alla nostra interrogazione. I Verdi chiedono che la legge per la tutela della natura venga applicata senza se e senza ma.

Chiediamo alla Giunta di prendere finalmente sul serio la tutela della biodiversità e di attuare una seria protezione della natura. Una ricerca dell’Università di Vienna dimostra che solo sull’Alpe di Siusi sono scomparse 6 milioni di genziane a causa della concimazione intensiva con letame e liquami dei prati, una volta ricchi di questi fiori.

Questa concimazione intensiva dei prati di montagna ha portato alla perdita massiccia di specie vegetali e animali, le quali non sono in grado di elaborare la ricchezza di queste sostanze nutritive e quindi scompaiono. Il mondo della ricerca e dell’ambientalismo richiamano da decenni l’attenzione sulla diretta connessione tra concimazione intensiva e perdita di biodiversità e i risultati in Alto Adige/Südtirol si possono vedere a occhio nudo: gran parte dei prati dell’Alpe di Siusi o di Salto, una volta conosciuti in tutto il mondo per la ricchezza della loro biodiversità, sono oggi dei poveri prati di denti di leone.

Il Bauernbund e BRING continuano a concimare prati ricchi di biodiversità e cercano di giustificare questa pratica distruttiva facendo giochi di prestigio con i dati. In Tirolo e nei Grigioni la concimazione dei prati di montagna è una pratica che nessun contadino oserebbe mai fare.
“Anche in Alto Adige questi prati di montagna hanno una funzione importante per la tutela della natura – afferma Hanspeter Staffler – prima che sia troppo tardi e tutte le genziane scompaiano dai nostri prati di montagna, abbiamo bisogno di una urgente e radicale svolta bio”.

Chiediamo quindi alla Giunta di dare finalmente attuazione alla legge per la protezione della natura del 2010 per tutelare davvero i nostri prati di montagna. Come emerge dalla risposta della assessora Kuenzer alla nostra interrogazione, i contadini che versano liquami sui prati ricchi di biodiversità devono restituire i premi per la tutela del paesaggio. E questo è il minimo, ma ancora non sufficiente: i prati ricchi di biodiversità sono tutelati nella loro integrità dalla legge, indifferentemente dal fatto se i loro proprietari abbiano fatto richiesta di incentivi per la tutela del paesaggio o meno.

Bolzano, 23/09/2019

Consiglieri provinciali
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba