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INTERROGAZIONE.

Nella risposta alla nostra interrogazione di attualità n. 19/luglio/2019, relativa a un bando dell’unibz per un/a collaboratore/collaboratrice per il coordinamento dell’attività didattica in lingua tedesca, si afferma che “Requisito professionale per l’adempimento dei compiti legati alle posizioni sopra indicate, è il possesso della madrelingua nel rispettivo ambito linguistico di lavoro”. Questa risposta veniva data per giustificare la richiesta della dichiarazione di appartenenza linguistica al censimento nel citato bando. Ci chiediamo se così non si confondano due cose diverse.
Infatti, la giurisprudenza ha accertato da tempo che la dichiarazione di appartenenza a un gruppo linguistico rilasciata a fini di censimento e proporzionale etnica non è affatto dimostrazione della madrelingua del soggetto che la fa, e infatti è noto il fenomeno di persone di madrelingua italiana che si dichiarano appartenenti al gruppo tedesco e viceversa. Anche le persone con background migratorio si dichiarano appartenenti ai tre gruppi ufficiali, italiano, tedesco e ladino, ma questo nulla dice sulla loro madrelingua. Insomma, se si vuole accertare la conoscenza di una lingua come madrelingua, non è certo la dichiarazione al censimento lo strumento adeguato!
Non va inoltre dimenticato che secondo la giurisprudenza italiana e europea, la dichiarazione di appartenenza linguistica rientra tra i dati sensibili e può essere richiesta solo nei casi – e solo in quelli – in cui una legge lo preveda espressamente.
Infine, facciamo notare che tra i posti previsti all’università per il coordinamento dell’attività didattica, è anche previsto quello per la lingua inglese: e per questa non ci risulta che esista una dichiarazione al censimento di appartenenza al gruppo linguistico inglese in Alto Adige.

Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

  1. Secondo quale legge è stata richiesta nel bando per il posto di coordinatore/coordinatrice didattico/scientifica per la lingua tedesca pubblicato nel giugno 2019 la dichiarazione di appartenenza linguistica rilasciata a fini di censimento e proporzionale?
  2. Se non esiste una legge specifica che lo preveda per l’Università di Bolzano, non ritiene la Giunta provinciale che sia suo dovere informare l’amministrazione dell’Università che la richiesta di dati sensibili non autorizzata da una legge rappresenta una violazione delle norme sulla tutela dei dati personali?
  3. La Giunta ritiene che la dichiarazione di appartenenza linguistica sia uno strumento adatto per attestare la conoscenza di una lingua a livello di madrelingua? Non ritiene la Giunta che confondere i due piani (conoscenza di una lingua e dichiarazione di appartenenza a un gruppo) sia sbagliato?
  4. La Giunta non ritiene che la conoscenza di una lingua, e addirittura la “familiarità” con essa a livello di lingua madre, possa essere verificata in altri modi più efficaci, come un colloquio o una prova ad hoc?
  5. Se la dichiarazione di appartenenza linguistica viene considerata strumento adeguato di attestazione di conoscenza linguistica, quale dichiarazione di appartenenza linguistica viene richiesta nel caso di un posto in cui venga richiesta una conoscenza da madrelingua della lingua inglese?

Bolzano, 19.11.2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Leggiamo sul sito di unibz che “I cittadini non-UE residenti all’estero non possono richiedere subito le borse di studio della Provincia Autonoma di Bolzano. Potrai richiederla solamente dopo un anno di residenza regolare registrata in Alto Adige.”

Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Quanti cittadini/e non UE si sono iscritti a unibz negli ultimi 5 anni?
  2. Quante borse di studio sono previste ogni anno per cittadini non UE?
  3. Quante di queste sono state assegnate negli ultimi 5 anni? Quante per anno?
  4. Con quale motivazione si permette ai cittadini non UE di fare richiesta di borsa di studio solo dopo un anno di residenza regolare in Alto Adige?

Bolzano, 11.11.2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta. E la nostra replica.

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ
Leggiamo sul sito di unibz che per il posto di coordinatore/coordinatrice didattico/scientifica per la lingua tedesca sono ammessi solo persone appartenenti al gruppo linguistico tedesco o ladino. Il tutto nel “rispetto della proporzionale etnica”. Si veda il bando pubblicato in data 7.6.2019 con scadenza 21.6.109 dal sito dell’università.

Vi si legge: “Sono ammessi ai colloqui sia candidati appartenenti al gruppo linguistico tedesco che candidati appartenenti al gruppo linguistico ladino. La posizione è tuttavia riservata al gruppo linguistico tedesco. Qualora la posizione non potesse essere conferita ad un candidato appartenente al gruppo linguistico tedesco, la stessa verrà attribuita ad un candidato idoneo appartenente al gruppo linguistico ladino nel rispetto della proporzionale etnica.”

Da quello che ci risulta la Libera Università di Bolzano, non essendo istituzione pubblica, non è vincolata alla proporzionale etnica.
Si chiede quindi alla Giunta provinciale:

  • La Libera Università di Bolzano è vincolata al principio della proporzionale etnica nelle assunzioni del personale?
  • Se lo è, da quando? E secondo quale normativa?
  • Se non lo è, perché nel bando suddetto si fa riferimento al rispetto della proporzionale etnica?
  • Se non lo è, la richiesta di tale requisito non presenta secondo la Giunta un elemento di discriminazione nei confronti delle persone appartenenti al gruppo linguistico escluso e delle persone non iscritte ad alcun gruppo linguistico?

Bolzano, 18.06.2019

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Qui la risposta della giunta ricevuta in data 11.07.2019.

MOZIONE

Con delibera n. 307/2018 la Giunta provinciale ha determinato i criteri per ottenere un posto letto nelle case per gli studenti e le studentesse universitarie in provincia di Bolzano, confermando come criterio di assegnazione l’ordine cronologico: chi per primo presenta domanda, per primo entra, fino a esaurimento dei posti (agli/alle iscritti/e del primo semestre viene data la precedenza). Criteri come quello della condizione economica invece non sono presi in alcuna considerazione.

Diverse le norme in vigore nelle altre università europee:

  • Nelle case dello studente austriache, per esempio, vigono i seguenti criteri: la condizione socio-economica, il profitto negli studi e la distanza dell’università dall’abitazione dello/a studente/ssa.
  • Situazione simile nelle università italiane. A Trento per esempio i criteri sono: la condizione economica, la composizione del nucleo familiare, i requisiti di merito (solo per studenti iscritti ad anni successivi al primo).

L’ordine cronologico della presentazione delle domande non ci risulta essere considerato come determinante in nessuna università, tranne Bolzano.

Le case per studenti/sse sono realizzate e mantenute con investimenti pubblici e hanno come primo scopo quello di offrire pari opportunità a studenti/sse meritevoli ma in condizioni economiche svantaggiate. Soprattutto in periodi di grave crisi economica come questo, non è sostenibile continuare a ignorare criteri di giustizia sociale in nessun genere di sostegno agli studi universitari.

Il 27 novembre 2012 il Consiglio provinciale discusse dell’argomento è approvò una mozione che impegnava la Giunta provinciale a introdurre tali criteri nel caso in cui le domande eccedessero i posti disponibili.

Da allora però nulla è cambiato, anzi: anche per l’anno accademico 2018/2019 è stato confermato il criterio cronologico, nonostante che, per esempio nell’anno 2018 questa eccedenza si sia davvero verificata: solo a Bolzano, ci ha comunicato l’ufficio per il diritto allo studio, ci sono state 839 domande per 520 posti disponibili. E a Bressanone e Brunico le domande sono state il doppio dei posti disponibili.

Va infine considerato che è stato deciso di introdurre l’accertamento della condizione economica degli studenti e delle studentesse che richiedono borse di studio universitarie, attraverso la richiesta di presentazione del Durp. Nel momento in cui ciò sarà realizzato (doveva essere già l’anno accademico 2017-2018) sarà anche molto semplice applicare il criterio della condizione economica accertata attraverso il Durp come criterio di accesso alla assegnazione dei posti letto. L’accertamento della situazione economica consentirebbe inoltre di fare un altro passo nella direzione della giustizia sociale in campo universitario: differenziare il canone d’uso dei posti letto. Attualmente è di 300 euro per una stanza e 230 per un letto in stanza doppia. Uguali per tutti. Giustizia vorrebbe che gli studenti e le studentesse più abbienti paghino di più dei meno abbienti.

Per questi motivi, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

A partire dall’anno accademico nel quale verrà richiesto il Durp per poter ottenere una borsa di studio universitaria:

  1. A modificare anche i “Criteri per la fruizione dei servizi abitativi nell’ambito del diritto allo studio universitario” introducendovi il criterio della condizione economica dello/a studente/ssa tra gli elementi fondamentali che determinano i criteri di assegnazione dei posti letto nell’ambito del diritto allo studio universitario.
  2. A considerare la data della domanda solo come criterio di esclusione per presentazione fuori dei termini previsti
  3. A differenziare il canone d’uso di stanze e posti letto in base alla condizione economica dello studente e della studentessa beneficiaria.

Bolzano, 10 gennaio 2018

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Nel 2017 ricorreva il 40° compleanno dell’esame di patentino di bi- e trilinguismo. Dalla sua istituzione questo strumento è stato più volte riformato, ma soprattutto sono state aperte nuove strade per ottenere la certificazione per il bilinguismo. Una di queste è la certificazione europea rilasciata da vari istituti, come il Goethe Institut o il TestDaF per il tedesco e il CVCL (Università di Perugia) o il CILS (Università di Siena) per l’Italiano.

Un’altra alternativa per ottenere l’attestato di bilinguismo è offerta a chi si diploma in una scuola superiore di lingua italiana e si laurea in un’università di lingua tedesca o viceversa. Secondo l’Astat, nel 2017:

  • a fronte di 2528 persone che hanno superato il tradizionale esame in due lingue,
  • a ben 1690 è invece bastato l’esame in una sola lingua, presentando per l’altra l’attestato ottenuto da un istituto internazionalmente riconosciuto,
  • e altre 209 persone hanno ottenuto il patentino senza esame, grazie a titoli di studio conseguiti nelle due lingue.

Di fronte a questa realtà, dove quasi la metà dei patentini di bilinguismo è stata conseguita con esami in una sola lingua o senza esame, è paradossale che la laurea presso l’università trilingue di Bolzano non comporti l’ottenimento del patentino di bilinguismo.

La logica di questa esclusione sembra essere l’assurdo principio che frequentare due separati corsi monolingui di studio garantisca come risultato il bilinguismo, mentre frequentare una Università plurilingue per cinque anni, seguendo insegnamenti e sostenendo esami sia in italiano che in tedesco in un ambiente di studio completamente plurilingue, non garantisca lo stesso risultato. A chi ci guarda da fuori, ciò può apparire come una mancanza di fiducia verso la formazione trilingue della nostra università.

E’ necessario invece difendere il valore del plurilinguismo trasmesso dall’università di Bolzano, poiché esso rappresenta la sua più importante “carta di identità e di qualità”, anche nel confronto internazionale. Il tema tra l’altro non riguarda solo l’Università di Bolzano, ma anche lo studio bilingue della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure lo studio bilingue integrato di giurisprudenza  presso l’Università di Innsbruck (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”).

Per questi motivi,

il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale:

  1. A intraprendere tutti gli sforzi possibili per garantire, attraverso le necessarie modifiche normative, che il conseguimento di una laurea presso la Libera Università di Bolzano – a condizione che il percorso di studi abbia previsto un certo numero di esami sostenuti nelle diverse lingue previste dall’attestato di bilinguismo – consenta l’automatico conseguimento dell’attestato di bilinguismo corrispondente.
  2. A verificare la possibilità dell’automatico conseguimento  dell’attestato di bilinguismo corrispondente anche per chi porta a termine il corso di studi della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure dello studio bilingue integrato di giurisprudenza presso l’Università di Innsbruck (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”).
  3. A concordare con i vertici della Libera Università di Bolzano – e della Scuola Superiore di Sanità Claudiana, come pure dello studio integrato di giurisprudenza (“integriertes Diplomstudium der Rechtswissenschaften”) presso l’Università di Innsbruck. – misure mirate a innalzare sempre di più il livello di bilinguismo realmente ottenuto dagli/lle studenti/esse alla fine del corso di studi.

Bolzano, 15.12.2018

Firmato Consiglieri

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler