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COMUNICATO STAMPA. 

Numerose e numerosi le/gli interessate/i che hanno partecipato all’incontro con i nuovi consiglieri provinciali dei Verdi tenutosi negli spazi di MIND all’ippodromo.

 Ha recentemente aperto i suoi battenti MIND, il centro per le startup e l’innovazione sito presso le strutture dell’ippodromo di Merano: uno spazio che era stato voluto e improntato dalla giunta a guida Verdi della città. In questo luogo di imprenditorialità creativa, che ben si coniuga con la storia raccontata dalle mura che lo ospitano, i consiglieri comunali della lista dei Verdi, i/le tre nuovi/e membri del consiglio provinciale hanno incontrato e dialogato con più di 60 persone, tra simpatizzanti e interessati. Obiettivo: condividere l’analisi del recente voto provinciale e delle prospettive politiche cittadine. Conclusione: è forte la necessità, in provincia come a Merano, di un governo dalla chiara connotazione eco-sociale.

In questo senso, gli spazi di MIND non sono l’unica eredità politica dell’amministrazione comunale a guida Verdi di Merano. Tra gli altri successi dell’era Rösch si possono ricordare una nuova residenza sanitaria assistenziale per anziani con una mensa pubblica in pieno centro cittadino, il collegamento della rete di teleriscaldamento all’impianto a biomassa in zona Rabbiosi, la prima, a livello provinciale, strategia di adattamento di una comunità alle conseguenze del cambiamento climatico, i primi studi concreti per dare soluzione al problema della falda a Sinigo, la nuova scuola di musica in lingua italiana. “I cinque anni e più di amministrazione comunale Rösch hanno dimostrato che i Verdi sanno governare. Con idee e progetti come quelli citati, e altri ancora, abbiamo dimostrato di saper dare un impulso decisivo e di qualità allo sviluppo sociale e sostenibile della nostra comunità”, ha affermato Madeleine Rohrer, attuale consigliera provinciale ed ex assessora comunale di Merano. “Abbiamo bisogno di impulsi e visioni di questa natura di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico e al progressivo allargamento del divario economico e sociale tra ricchi e poveri. E abbiamo bisogno di fare presto. Ecco perché i Verdi si candidano decisamente anche ad assumere un ruolo di responsabilità all’interno del futuro governo provinciale”.

“L’elezione in consiglio provinciale di una donna meranese è il risultato positivo del riuscito lavoro politico dei Verdi in città”, hanno sottolineato la consigliera provinciale Brigitte Foppa e il collega Zeno Oberkofler. “L’aumento di voti registrato dai Verdi dimostra che una concreta politica dalla chiara impronta eco-sociale sta incontrando un ampio consenso in questa nostra terra. Le persone vogliono un Alto Adige aperto, giusto e sostenibile. E noi vogliamo continuare a rappresentarlo vigorosamente all’interno del consiglio provinciale”.

Il focus della politica dei Verdi a Merano resta in primo luogo la trasformazione della città in una comunità a misura di famiglia, in tutte le sue componenti: dall’abbattimento delle barriere architettoniche all’ampliamento dei servizi di assistenza domiciliare e di assistenza all’infanzia. In secondo luogo, abitare a Merano deve tornare a essere economicamente sostenibile: il Comune non venda i suoi immobili ma li metta a disposizione come appartamenti in affitto o li ceda a IPES. “Le e i meranesi infine devono essere coinvolti nelle scelte su temi essenziali. Tra gli altri: come e verso quali obiettivi si andrà a sviluppare il futuro del turismo cittadino e il destino urbanistico delle aree dismesse delle ex caserme e della stazione ferroviaria”, hanno affermato in conclusione Julia Dalsant e Andrea Rossi, co-portavoce del gruppo consiliare dei Verdi in consiglio comunale.

Bolzano, 27/11/2023

 

Cons. prov

Madeleine Rohrer

Brigitte Foppa

Zeno Oberkofler

COMUNICATO STAMPA.

Accade troppo frequentemente, continua ad accadere: in Europa, in Italia, in Alto Adige. Le donne sono ancora vittime della violenza patriarcale. Nel peggiore dei casi, e drammaticamente non così di rado, vengono assassinate. Questa forma di omicidio ha purtroppo ormai una sua denominazione specifica: femminicidio. Una sua possibile definizione la fornisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “l’uccisione consapevole di una donna proprio e in quanto donna”. Il portato finale e più atroce della cultura patriarcale nella quale siamo ancora immersi.

Il femminicidio tuttavia prende le mosse molto prima del suo atto finale: ha inizio attraverso le manifestazioni di altre forme di violenza, da quella verbale a quella fisica, a quella economica e sociale. Una precondizione questa confermata anche a livello locale da due dati. Il primo: nel corso del 2022 ben 130 donne nella nostra provincia hanno cercato aiuto, sostegno e rifugio nei centri ad esse dedicati. Il secondo: nel corso dello stesso anno tuttavia sono state ben di più (600 il loro numero) le donne che si sono rivolte ai centri di consulenza per situazioni di minaccia e soprusi. Un percorso dunque di maltrattamenti che ha inizio molto prima del manifestarsi degli episodi di ferocia e che fortunatamente non in tutti i casi sfocia in femminicidio. Vale comunque e ancor di più l’assunto che ogni atto di violenza contro le donne è un atto di troppo e che ogni femminicidio è una sconfitta per l’intera società civile.

Nonostante il numero allarmante di femminicidi in Europa, in Italia e purtroppo anche in Alto Adige, non c’è molta consapevolezza sulla realtà e la natura di questo fenomeno. La stessa definizione di “femminicidio” si è affermata soltanto di recente a livello internazionale. È stato comunque un primo passo assolutamente necessario: appena infatti è possibile dare un nome, attribuire una definizione a un fenomeno, ecco che questo diviene visibile, assume carattere di realtà e costringe ad affrontarlo. Ma non è sufficiente. Il fatto stesso che esistano più definizioni di “femminicidio” che tra loro differiscono anche in termini di sostanza, suggerisce come ci siano ancora lacune nella nostra consapevolezza circa il fenomeno. È giunto quindi improrogabilmente il momento di cambiare prospettiva e di agire di conseguenza, partendo da una domanda ineluttabile: come possiamo contrastare il femminicidio? Come dobbiamo affrontare questa situazione? Per poter dare una risposta che a livello normativo sia adeguata a soddisfare questi quesiti, è necessario un surplus di informazioni. “Abbiamo urgentemente bisogno di un’audizione specifica presso la competente commissione legislativa per raccogliere le necessarie informazioni e indicazioni di base da tradurre poi in concreti procedimenti sul piano politico. “Non appena saranno istituite le commissioni, dovremo urgentemente affrontare questo problema”, ha affermato Brigitte Foppa, portavoce del gruppo consiliare provinciale dei Verdi. “Proprio in quanto elette ed eletti dal voto popolare dobbiamo saper ascoltare e metterci nella condizione di apprendere da quelle organizzazioni e da quelle persone che su questo tema lavorano quotidianamente e con grande impegno e dedizione. Solo chi conosce davvero l’avversario, può combatterlo efficacemente”, concorda Madeleine Rohrer. Ma non è tutto: “C’è una generale carenza di istruzione e di conoscenza: da qui la necessità di un’educazione all’affettività e alla sessualità, adeguate ognuna a ogni età dello sviluppo, ma a partire dai bambini e dalle bambine più piccoli/e. Come società dobbiamo finalmente liberarci da questo sistema patriarcale”, ha concluso Zeno Oberkofler.

Ogni singolo femminicidio è uno di troppo. Ogni singolo femminicidio avrebbe dovuto essere l’ultimo. Eppure si ripetono quasi giorno dopo giorno. È giunto allora il momento di intraprendere un’azione sistematica contro questa tragedia e di farlo a più livelli. Il consiglio provinciale dovrebbe in questo senso dare il buon esempio e combattere decisamente il fenomeno con gli strumenti che gli sono propri, quelli legislativi. Perché su questo tema le cose non possono più andare avanti così.

 

Consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Madeleine Rohrer

Zeno Oberkofler