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INTERROGAZIONE.

Nella Legge provinciale n. 2 /2919 “Variazioni del bilancio…”, in vigore dall’aprile 2019, è stato inserito all’ultimo momento in aula l’articolo 23, che introduceva importanti modifiche alla LP n. 17/1993 “Disciplina del procedimento amministrativo”, aggiungendo all’articolo 6 di questa legge i nuovi commi 26, 27, 28, 29, 30.

Questo il testo dei suddetti commi:

(26) È vietata l’associazione in partecipazione sia durante la procedura di gara sia successivamente all’aggiudicazione. Salvo quanto disposto ai commi 27, 28, 29 e 30, è vietata qualsiasi modificazione alla composizione dei raggruppamenti temporanei e dei consorzi di concorrenti rispetto a quella risultante dall’impegno presentato in sede di offerta.
(27) Salvo quanto previsto dall’articolo 110, comma 5, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e successive modifiche, in caso di fallimento, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione controllata, amministrazione straordinaria, concordato preventivo, incluso il concordato con continuità aziendale ai sensi dell’articolo 186-bis del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e successive modifiche, ovvero procedura di insolvenza concorsuale o di liquidazione del mandatario ovvero, qualora si tratti di imprenditore individuale, in caso di morte, interdizione, inabilitazione o fallimento del medesimo ovvero in caso di perdita, in corso di esecuzione, dei requisiti di cui all’articolo 80 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e successive modifiche, ovvero nei casi previsti dalla normativa antimafia, la stazione appaltante può aggiudicare la gara agli altri operatori economici del raggruppamento, o proseguire l’appalto con gli operatori medesimi, uno dei quali sia costituito quale nuovo mandatario, e con facoltà di modificare le quote indicate nell’offerta originaria, compatibilmente con i requisiti di qualificazione richiesti dal bando, da verificarsi al momento della modifica, e senza necessità del consenso del precedente mandatario; non sussistendo tali condizioni, la stazione appaltante deve escludere il raggruppamento o recedere dal contratto.
(28) Salvo quanto previsto dall’articolo 110, comma 5, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e successive modifiche, in caso di fallimento, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione controllata, amministrazione straordinaria, concordato preventivo, incluso il concordato con continuità aziendale ai sensi dell’articolo 186-bis del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e successive modifiche, ovvero procedura di insolvenza concorsuale o di liquidazione di uno dei mandanti ovvero, qualora si tratti di imprenditore individuale, in caso di morte, interdizione, inabilitazione o fallimento del medesimo ovvero in caso di perdita, in corso di gara o di esecuzione del contratto, dei requisiti di cui all’articolo 80 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e successive modifiche, ovvero nei casi previsti dalla normativa antimafia, la stazione appaltante può aggiudicare la gara agli altri operatori economici del raggruppamento, o proseguire l’appalto con gli operatori medesimi che hanno facoltà di modificare le quote indicate nell’offerta originaria, compatibilmente con i requisiti di qualificazione richiesti dal bando, da verificarsi al momento della modifica, e senza necessità del consenso del precedente mandante.
(29) Le previsioni di cui ai commi 27 e 28 trovano applicazione anche con riferimento ai soggetti di cui all’articolo 45, comma 2, lettere b), c) ed e), del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.
(30) Le disposizioni di cui ai commi 26, 27, 28 e 29 trovano applicazione alle procedure di gara e ai contratti i cui bandi o avvisi siano stati pubblicati successivamente alla data di entrata in vigore della legge provinciale 17 dicembre 2015, n. 16.

Tutto ciò premesso,
Si chiede alla Giunta provinciale:

  1. Per quali casi concreti, cioè per quali soggetti e per la realizzazione di quali opere oppure per la fornitura di quali servizi è stato applicato finora il citato comma (26)? E per quali motivi?
  2. Per quali casi concreti, cioè per quali soggetti e per la realizzazione di quali opere oppure per la fornitura di quali servizi è stato applicato finora il citato comma (27)? E per quali motivi?
  3. Per quali casi concreti, cioè per quali soggetti e per la realizzazione di quali opere oppure per la fornitura di quali servizi è stato applicato finora il citato comma (28)? E per quali motivi?
  4. Per quali casi concreti, cioè per quali soggetti e per la realizzazione di quali opere oppure per la fornitura di quali servizi è stato applicato finora il citato comma (29)? E per quali motivi?

Bolzano, 28.02.2020

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

MOZIONE.

Non è una novità, e lo si sente dire regolarmente: le donne interrompono spesso la loro carriera lavorativa per riuscire a conciliare famiglia e lavoro, e per questo motivo escono dal mercato lavorativo, in molti casi anche per lunghi periodi. Così facendo le donne finiscono per guadagnare meno nel corso della loro carriera, e di conseguenza nella vecchiaia ricevono una pensione che arriva solo alla metà di quella degli uomini. Questo fenomeno viene chiamato “gender pay gap” (divario retributivo di genere) e in parole povere significa che le donne percepiscono retribuzioni più basse.
In termini statistici si tratta della differenza tra i salari orari lordi di uomini e donne espressi in percentuale rispetto ai salari maschili. Stando ai dati forniti dall’IPL in occasione dell’equal pay day 2016, in Alto Adige il differenziale salariale medio (riferito solo a chi lavora a tempo pieno) è del -17,2 % se calcolato sul salario giornaliero, e del -27 % sul salario annuale.
In Alto Adige l’equal pay day si tiene da tempo nel mese di aprile. Questo perché una donna deve lavorare fino all’aprile dell’anno in corso per guadagnare quanto un uomo ha già ottenuto il 31
dicembre dell’anno prima. Il gender pay gap risulta spesso da un insieme di fattori: gli stereotipi di genere per cui si ritiene che rispetto alle donne gli uomini siano più in grado di svolgere compiti dirigenziali e i premi di produttività vanno preferibilmente ai maschi, le scelte formative e professionali delle giovani donne che le portano a scegliere professioni di per sé retribuite meno bene e il fatto che in media gli uomini fanno più straordinari, vanno più spesso in missione e si vedono assegnare più compiti aggiuntivi, e per questo ricevono più indennità (spesso anche perché le donne li sgravano dei compiti legati alla vita quotidiana familiare).
Un aspetto importante in questo contesto è però la scelta che compiono molte coppie nel momento in cui hanno figli, vale a dire che la donna resta a casa per un periodo di tempo più o meno lungo
oppure sceglie il part-time. Ci preme qui sottolineare che si tratta di una scelta che devono compiere ENTRAMBI i partner. In genere però viene presentata come una scelta che ricade unicamente sulla donna o almeno viene percepita come tale dalla società, ed è persino descritta in questi termini nelle ricerche svolte in ambito lavorativo.
A prima vista questa decisione può sembrare anzitutto un contributo per alleggerire i ritmi familiari, ma spesso invece implica che chi lavora parttime ha meno opportunità di carriera, e quindi, a conti fatti, anche nel caso di un ritorno al tempo pieno se “l’organizzazione della famiglia” lo consente, continua a comportare una minore retribuzione del lavoro femminile.
Anche quando in famiglia c’è una persona non autosufficiente assistiamo spesso ad analoghi meccanismi nel prendere questo tipo di decisioni. E anche in questo caso sono in genere le donne ad occuparsi dei loro famigliari sacrificando la professione. Le conseguenze per la vita lavorativa, e qui stiamo parlando soprattutto dal punto di vista retributivo, sono le stesse come nel caso della nascita di un figlio.
Ma la scelta compiuta da giovani genitori arriva a incidere in modo particolare quando iniziamo a parlare di pensione: a lungo andare gli effetti del divario saranno che le donne percepiranno pensioni dimezzate rispetto agli uomini. Tutto ciò comporta una serie di conseguenze negative per le donne, e in età avanzata sono soprattutto loro ad essere esposte al rischio di povertà.
Nonostante le campagne in corso, molte giovani famiglie non sono consapevoli di queste implicazioni o lo sono solo in parte. In particolare, il fatto di ridurre tutto a una scelta della donna fa sì che l’argomento venga allontanato e ridotto a mera questione femminile. Questa situazione deve cambiare.

Pertanto il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di fare tutto il possibile affinché il tema della conciliabilità tra famiglia e lavoro venga presentato e percepito come qualcosa che interessa e tocca tutti i componenti della famiglia;
  2. di aumentare gli sforzi di sensibilizzazione per una responsabilità condivisa soprattutto nella fase in cui si decide di fondare una famiglia e si pensa all’accudimento dei figli e/o alla cura dei
    famigliari, con le differenze di reddito che ne derivano, soprattutto nell’età della pensione;
  3. di sostenere finanziariamente e/o con altre misure le famiglie e unioni che dimostrano di non privilegiare uno dei due partner nella fase in cui si fonda una famiglia e ci si occupa dell’accudimento dei figli e/o della cura dei famigliari;
  4. di avviare e svolgere campagne di sensibilizzazione in ambito economico affinché l’attenzione alla famiglia venga considerata sempre più un fattore che rende attrattiva un’azienda, e le misure a favore della famiglia caratterizzino la politica aziendale. Seguendo l’esempio della Svezia, l’obiettivo da perseguire è quello di fare in modo che le aziende sollecitino i loro dipendenti – sia uomini che donne – a usufruire del congedo parentale e che la società non solo accetti ma ritenga auspicabile che anche i padri si occupino dei figli;
  5. di porre particolare attenzione alle difficoltà che incontrano i genitori single.

BZ, 17.02.2020

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA.
Oggi giovedì 27 febbraio 2020 a Palazzo Widmann si è tenuto il Convegno “5G: veniamo al dunque – Tra aspettative e rischi” organizzato dai gruppi consiliari provinciali dei Verdi, Team K, Freiheitliche, Süd-Tiroler Freiheit, PD e Movimento 5 Stelle.
Nonostante le condizioni avverse, panico da Corona virus e relatori impossibilitati a venire per questo motivo, il Convegno è stato un successo. Un pubblico interessato e partecipe ha contribuito alla riuscita del dibattito gestito con maestria dalla moderatrice Sabina Frei, anche grazie alla tecnologia che ha permesso a due relatori di intervenire dalla distanza.

Le relatrici Patrizia Gentilini e Fiorella Belpoggi hanno portato gli aspetti problematici e le preoccupazioni relative alle ripercussioni del 5G su ambiente e salute “Non possiamo dire che il 5G faccia bene, come non possiamo dire che faccia male, semplicemente non abbiamo abbastanza dati per saperlo – ha concluso il suo intervento la dottoressa Belpoggi – servono soldi e investimenti nella ricerca per poter dare agli amministratori le informazioni corrette con cui poter agire”. La dottoressa Gentilini ha lanciato un appello: “’Impegnatevi affinché venga mantenuto a livello dello Stato il limite dei 6 volt per metro. Il principio di cautela lo dobbiamo soprattutto ai bambini e alle persone più deboli”. Anche Luca Verdi, che ha presentato la situazione dell’inquinamento elettromagnetico in Alto Adige – Südtirol ha condiviso l’appello, come anche quello rivolto alle aziende private: “Producete cellulari più sicuri e auricolari più pratici”.

Elmar Grasser si è concentrato di più sulle esigenze del mercato e non ha nascosto una chiara posizione molto più favorevole a rendere questa tecnologia accessibile prima possibile. E anche Martin Röösli ha dichiarato di preferire di gran lunga la presenza di più antenne, perché meno pericolose di tanti singoli cellulari in ricerca di un’antenna più distante.

L’audizione ha arricchito anche gli organizzatori:

“Il futuro dell’Europa è digitale, ma il principio di cautela deve valere sempre per salvaguardare adeguatamente la salute delle persone e dell’ambiente. Importante quindi continuare ad essere vigili e a porci domande su quello di cui davvero abbiamo bisogno” ha concluso la mattinata la consigliera provinciale e iniziatrice del convegno Brigitte Foppa.

Il consigliere provinciale M5S Diego Nicolini: “Io sono un entusiasta delle nuove frontiere tecnologiche e ottimista riguardo alle possibilità promesse dal 5G, soprattutto in relazione ad una nuova concezione di amministrazione pubblica, di partecipazione democratica e di mobilità sostenibile. Sono relativamente poco preoccupato, perché ho fiducia nelle istituzioni, ma è bene sgombrare ogni dubbio quando si tratta della nostra salute e per questo trovo di fondamentale importanza qualsiasi iniziativa volta a fare chiarezza sulla pericolosità/sicurezza di questa nuova tecnologia.”

„L’introduzione in Europa della nuova tecnologia 5G ha riattivato la controversia sui possibili rischi per la salute. L’audizione in Consiglio provinciale su questo dibattito, spesso molto emozionale, nel quale abbiamo invitato esperte/i nazionali e internazionali dalla ricerca, dalla medicina e dal mondo tecnologico, vuole dare un aiuto a coloro che devono prendere decisioni politiche corrette” così Franz Ploner.

“La partecipazione del Gruppo PD a questo evento è determinata dalla voglia di raccogliere informazioni più chiare possibili, soprattutto per quanto riguarda le implicazioni del 5G sull’inquinamento ambientale, aldilà dell’efficacia tecnologica. Quello che mi ha colpito di più è stata l’affermazione di Fiorella Belpoggi – No data, no market – con cui rimarcava l’importanza da parte delle amministrazioni di richiedere alle aziende più dati possibili sulla sicurezza dei loro prodotti.” – Sandro Repetto.

“Una connessione Internet veloce ed efficiente è di importanza centrale per il Sudtirolo come centro economico. Spero davvero che i progetti pilota per il 5G effettuati in altre regioni sottolineino le opportunità di questa tecnologia e possano smorzare le perplessità. L’inquinamento di radiazioni e campi elettromagnetici può venire ridotto se si fa un uso corretto di smartphone e connessioni wifi.” – Andreas Leiter Reber.

“Nemmeno gli esperti sono unanimi sugli effetti del 5G. Avremo dei veri risultati seri solo tra almeno dieci anni. Questo significa che al momento siamo noi le cavie. Di base innovazione e progresso non sono negativi, ma dobbiamo continuare a stare attenti, con cautela, dando voce ai dubbi. „ – Myriam Atz Tammerle.

Tante le domande da affrontare dopo questa prima discussione: Abbiamo davvero bisogno di più velocità? Questo sviluppo tecnologico ha un prezzo da pagare in termini di salute e benessere? Anche le posizioni politiche restano variegate, ma è confortante sapere che l’attenzione e la consapevolezza sono molto accese.

Bolzano, 27/02/2020

Nella foto:
Franz Ploner, Sabina Frei (moderatrice), Riccardo Dello Sbarba, Myriam Atz Tammerle, Brigitte Foppa, Fiorella Belpoggi, Luca Verdi, Patrizia Gentilini, Andreas Leiter Reber, Hanspeter Staffler, Maria Teresa Fortini, Alex Ploner.

COMUNICATO STAMPA.

Causa coronavirus uno dei relatori non potrà partecipare fisicamente al convegno 5G. Si terrà ugualmente, con collegamento in remoto con Elmar Gasser e Martin Röösli.

In questi giorni abbiamo tenuto il fiato sospeso, temendo che per le misure precauzionali sul Corona Virus il Convegno sul 5G, organizzato dai gruppi consiliari dei Verdi, Tema K, Freiheitliche, Süd-Tiroler Freiheit, Movimento 5 Stelle e PD, venisse cancellato. Invece si terrà come da programma, domani 27 febbraio 2020 alle ore 10:00 a palazzo Widmann a Bolzano. Ma un segno il virus, o meglio tutto il meccanismo preventivo che gli è stato messo intorno, lo lascerà sul convegno: il relatore Elmar Grasser, CTO della compagnia svizzera di telecomunicazione Sunrise ha avuto indicazioni dalla sua azienda di evitare trasferte in Nord Italia.
Per fortuna la tecnologia ci permetterà di avere il suo intervento per videoconferenza. Certo per il dibattito e l’interazione tra pubblico e relatori non sarà la stessa cosa. Speriamo comunque che le persone interessate non si facciano frenare dalla paura e che verranno in molti a informarsi sul 5G.

Bolzano, 26.02.2020

COMUNICATO STAMPA

Si parla di nuovo di trasporti che portano vitelli e altri animali d’allevamento in Paesi in cui gli animali vengono maltrattati e macellati nella maniera più brutale e disumana. Il tema è di attualità internazionale e l’Alto Adige – Südtirol, che lo sappia o meno, ne è parte.

Già nel 2018 e nel 2019 abbiamo cercato informazioni tramite diverse interrogazioni poste alla Giunta provinciale sui trasporti di animali d’allevamento, soprattutto vitelli, che attraversano l’Alto Adige, ovvero che partono dall’Alto Adige verso altri Paesi. Così siamo stati informati che nel 2018 sono avvenuti in totale 170.432 trasporti di bovini dall’Alto Adige – Südtirol e che nello stesso anno sono stati contati 15.206 vitelli nel centro di raccolta a Renon che dall’Austria, dalla Baviera e dall’Alto Adige sono stati portati in altre aziende nel nord Italia, oppure in altri Paesi come Spagna e Polonia.
Poiché, secondo quanto riferito dalla Giunta, non è previsto che animali che attraversano l’Alto Adige senza farci tappa debbano essere dichiarati, non sappiamo evidentemente nulla sul numero complessivo di animali che attraversano la nostra provincia.
Questa “ignoranza” diventa sempre più problematica, visto che sempre più spesso la destinazione finale di questi trasporti sono Paesi in cui gli animali vengono maltrattati e macellati in maniera brutale. Il tema è di dimensioni internazionali e l’Alto Adige – Südtirol, che lo sappia o meno, ne è parte.

Il 18 febbraio 2020 l‘ORF Vorarlberg (https://vorarlberg.orf.at/stories/3035229/) ha mandato un servizio su delle organizzazioni animaliste internazionali che sono riuscite a ricostruire esattamente il viaggio di vitelli esportati dall’UE e a documentare la macellazione in Libano.
Nei documenti di trasporto dall’Austria alla Spagna vengono riportate esattamente 18,9 ore di viaggio. Trasporti di questo tipo possono durare al massimo 19 ore, secondo la legge.
Un trasporto organizzato per scopi pubblicitari realizzato dalla Rinderzucht Austria è durato ben di più di 20 ore fino alla meta finale. Se questo sia legale è ora al vaglio degli inquirenti.

Gli animalisti denunciano da anni i trasporti di animali verso Paesi terzi, dove sono ben note le modalità brutali di allevamento e di macellazione, e lamentano che le autorità e la politica distolgano lo sguardo senza prendere posizione. Secondo gli animalisti, che si arrivi a tutto questo, al trasporto in tutte le direzioni di migliaia di vitelli, deriva dalla produzione massiva di latte, per cui i vitelli maschi diventano di fatto scarto da eliminare.

Nella risposta alla nostra interrogazione n. 354/19 l’assessore Schuler scrive: “Oggi non vengono trasportati animali da allevamento dall’Alto Adige in macelli di altri Paesi UE o in macelli o allevamenti di Paesi terzi. In allevamenti dell’UE sono stati portati nel 2018 in tutto 2.528 vitelli.”

L’assessore ha confermato questa dichiarazione nella risposta a una interrogazione di attualità in Consiglio provinciale il 10.09.2019, tuttavia senza rispondere alla domanda su quale base poggiassero le sue dichiarazioni.

Pertanto, chiediamo alla Giunta provinciale:

  1. Si può (ancora?) con certezza escludere che animali d’allevamento vengano trasportati dall’Alto Adige verso Paesi terzi in cui non vengono praticati un allevamento e una macellazione adeguati?
  2. Chiediamo ancora una volta, su che cosa si basi questa affermazione.
  3. Da una organizzazione animalista, che fa ricerche sul trasporto di animali in Libano e a Gaza, ci è stato detto che ci sono due aziende anche in Alto Adige che si sono specializzate in trasporti nel Medioriente. La Giunta, ovvero il servizio veterinario della Provincia, è a conoscenza di questo sviluppo?
  4. Nella lista del Ministero della salute sono elencate 14 aziende altoatesine autorizzate per lunghi trasporti:
    • Rassler Manfred & Co Seestrasse – Renon (BZ)
    • Vieider & Co KG Bahnhofstrasse – Caldaro (BZ)
    • Viehtransporte Neulichedl Schlernstrasse, 28 – Fiè allo Sciliar (BZ)
    • Italmex s.r.l. Schwarz.Bach – Nova Ponente (BZ)
    • Steiner Gen. B.H. Rungg, 8 – Sarentino (BZ)
    • Tammerle Sabine Geyrerweg, 26 – Renon (BZ)
    • Gasser Julius Sauders, 44 – Villandro (BZ)
    • Agreiter Karl Gschliererweg, 4 – Luson (BZ)
    • Ennemoser Michael Rabenstein, 31 – Moso I.P. (BZ)
    • Unterholzner Ignaz KG G. Marconistr. 4 – Lana (BZ)
    • Riedl Oswald Mittelgasse, 1, Prato allo Stelvio (BZ)
    • Waldner Norbert St. Nikolausweg, 12 – Cermes (BZ)
    • Hörmann Andreas Laatsch, 26 – Malles (BZ)
    • Weger OHG St. Johann, 8 – Val Aurina (BZ)
    Questa lista risale al 18 maggio 2012. Nel frattempo, sono passati 8 anni. Questa lista di aziende di trasporti a lunga percorrenza autorizzate è stata aggiornata?
  5. Quali responsabilità ha l’Alto Adige come territorio di passaggio per il trasporto di animali? Responsabilità giuridiche, politiche, etiche? Chiediamo una presa di posizione chiara da parte della Giunta su questi tre aspetti.

“Anche noi abbiamo responsabilità su come vengono trattati gli animali che lasciano la nostra provincia o che semplicemente la attraversano – afferma la prima firmataria dell’interrogazione Brigitte Foppa – e dobbiamo decidere se essere parte o meno di questa pratica”.

Bozen, 20.02.2020

Disegno di legge 47/20. Modifica della legge provinciale 17 dicembre 2015, n. 16.

Quando nell’autunno 2017 venne posta in trattazione in Consiglio provinciale la legge collegata alla legge di stabilità 2018 (legge provinciale 20 dicembre 2017, n. 22) la discussione sul giardino vescovile di Bressanone era in corso ormai da anni.

Ecco una breve cronistoria: nel 2008 la città di Bressanone prese in affitto il giardino vescovile. Due anni dopo vennero presentati alla cittadinanza dei progetti che avrebbero trasformato il giardino vescovile in una sede di eventi facendone un’attrazione turistica. Successivamente, per contrastare tali proposte, si formò l’iniziativa “ProPomarium” che chiedeva una sistemazione e un utilizzo del giardino vescovile meno impattante.

Venne poi bandito un concorso di progettazione sulla risistemazione del giardino vescovile. Il progetto vincitore del 2015 degli studi di architettura “freilich landschaftsarchitektur” e “Höller & Klotzner” prevedeva il recupero delle origini storiche del giardino, con frutteti e prati fioriti nonché aree per le manifestazioni. Il progetto, presentato in occasione di un convegno sui frutteti storici di Bressanone, è stato descritto come un “progetto lungimirante, di importanza mitteleuropea” e ha ottenuto un riconoscimento trasversale grazie a un approccio che teneva conto sia della storia del giardino sia di una sistemazione funzionale, e che aveva costi moderati pari a 2,4 milioni di euro. Si trattava di un cosiddetto concorso di realizzazione corrispondente a un progetto realizzabile. Nel testo del bando di gara si affermava anche che i vincitori sarebbero stati incaricati dell’ulteriore progettazione non appena si fosse passati alla fase di sistemazione del giardino.

Dopo le elezioni amministrative nel 2015 si è cambiato rotta e si è posto sempre più l’accento sull’obiettivo di fare del giardino un luogo per eventi, ad esempio realizzando lo spettacolo “l’elefante Soliman” nel labirinto di granoturco. Si è contattato l’artista multimediale, di varietà e arti circensi nonché autore e progettista di giardini André Heller, con l’obiettivo di affidargli lo sviluppo del progetto riguardante il giardino vescovile.

Nel dicembre 2017 il Consiglio comunale di Bressanone ha approvato il progetto “Wundergarten” di André Heller e nel maggio 2019 ai vincitori del concorso del 2015 sono stati risarciti per la rinuncia al progetto in questione.

Tuttavia, il fatto che il nuovo progettista non sia stato selezionato attraverso un concorso pubblico ha sollevato qualche problema. Certo, è vero che la legge sugli appalti pubblici del 2015 (legge provinciale 17 dicembre 2015, n. 16, Disposizioni in materia di appalti pubblici) stabilisce, all’articolo 25, comma 1, che “le stazioni appaltanti possono aggiudicare appalti pubblici mediante una procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara.” E che – ai sensi del comma 1b, numero 1 ciò vale anche quando “lo scopo dell’appalto consiste nella creazione o nell’acquisizione di un’opera d’arte o rappresentazione artistica unica”. Ma tutto questo era originariamente possibile solo nel caso in cui “non esistano sostituti o alternative ragionevoli e l’assenza di concorrenza non sia il risultato di una limitazione artificiale dei parametri dell’appalto” (l.p. 2015, n. 16, articolo 25, comma 2).

Questa era la situazione nel 2017, quando il disegno di legge collegato alla legge di stabilità (l. p. n. 22/2017) è stato discusso in Consiglio provinciale.

Il consigliere Hans Heiss dei Verdi, originario di Bressanone, nella seduta del Consiglio provinciale del 7 dicembre 2017 ha ricordato con enfasi che il disegno di legge provinciale comprendeva un
comma problematico per il progetto del giardino vescovile di Bressanone:

“Questa modifica potrebbe anche servire ad affidare a un artista come André Heller l’incarico di progettazione, sistemazione e realizzazione del giardino vescovile di Bressanone ed evitare un ulteriore bando di gara per questo importante progetto della Provincia di Bolzano. Nel caso in questione non stiamo parlando di alcune centinaia di migliaia di euro, ma di almeno 10-15 milioni di euro (e si tratta di una stima prudente). Quindi non è solo ipotizzabile ma piuttosto probabile che andando a modificare semplicemente i numeri di un comma della legge sugli appalti pubblici si porti a segno, senza dare troppo nell’occhio, un colpo di ampia portata a favore dell’artista multimediale. In tal caso tuttavia, questa modifica sarebbe una “leggina Heller” e in termini di tecnica legislativa un “capolavoro di astuzia” nella migliore tradizione Durnwalder”, così il cons. Heiss nella seduta del 7 dicembre 2017.

Il citato passaggio al comma 4 dell’articolo 5 della legge provinciale 20 dicembre 2017, n. 22 prevede effettivamente una semplice modifica dei numeri apparentemente di poco conto: all’articolo 25, comma 2, della legge provinciale 17 dicembre 2015, n. 16, i numeri 1) e 2) sono sostituiti dai numeri 2) e 3)”.

Nei numeri 1), 2) e 3) dell’articolo 25, comma 2 della legge provinciale n. 16/2015 sono specificate le ragioni per cui i lavori, le forniture o i servizi possono essere forniti solo da un determinato operatore economico. Il numero 1) fa riferimento allo scopo dell’appalto che “consiste nella creazione o nell’acquisizione di un’opera d’arte o rappresentazione artistica unica”.  I numeri 2) e 3) riguardano altri motivi.

Tuttavia, originariamente per poter applicare quanto previsto ai numeri 1) e 2) e poter procedere effettivamente a una procedura negoziata senza previa pubblicazione non dovevano esserci “sostituti o alternative ragionevoli” (comma 2). Nel dicembre 2017, modificando semplicemente il numero 1) è stata eliminata la necessità di escludere la presenza di un sostituto o un’alternativa.

In questo modo le condizioni sopra descritte non riguardavano più la creazione o l’acquisizione di un’opera d’arte unica. Ed è stato quindi possibile spianare la strada per l’affidamento di servizi artistici e opere d’arte senza bando di gara e, soprattutto, senza dover indicare alcuna motivazione o condizione. Così è stato possibile favorire senza difficoltà artisti e artiste, ignorando il principio della leale concorrenza.

Per il giardino vescovile di Bressanone la norma sembrava fatta su misura. Ora, il nuovo progetto dell’artista multimediale André Heller, è in procinto di essere realizzato, dopo il beneplacito sia da
parte della Consulta museale (anche se si tratta solo di un assenso condizionato) che da parte del Consiglio comunale di Bressanone. Attualmente (al 17 febbraio 2020) manca solo più l’approvazione della Giunta provinciale. La modifica apportata all’articolo 25, comma 2 della legge provinciale n. 15/2015, nel dicembre 2017, potrebbe influenzare in maniera significativa questa
decisione.

Il motivo della modifica della legge sugli appalti pubblici dell’Alto Adige è stato, stando alla relazione accompagnatoria al disegno di legge, l’auspicato adeguamento agli standard dell’UE. Infatti, la direttiva UE n. 24 del 2014 regolamenta all’articolo 32, “Uso della procedura negoziata senza previa pubblicazione” la stessa materia. I passaggi importanti sono identici a quelli della legge provinciale sugli appalti pubblici: di conseguenza, gli incarichi di cui ai numeri 2) e 3) possono essere assegnati senza previa pubblicazione solo in assenza di “sostituti o alternative ragionevoli”.

Secondo il punto 1) lo scopo dell’appalto consiste “nella creazione o nell’acquisizione di un’opera d’arte o rappresentazione artistica unica”; anche la normativa UE prevede l’aggiudicazione senza bando di gara nonostante la presenza di “sostituti o alternative ragionevoli”.

Nel caso concreto si è trattato quindi a tutti gli effetti di un adeguamento al diritto UE vigente.

Tuttavia, la suddetta direttiva UE è estremamente corposa e contiene considerazioni alquanto dettagliate. Leggendo le motivazioni della direttiva, risulta chiaro che il “ricorso alla procedura negoziata senza pubblicazione preventiva” dovrebbe costituire un’eccezione assoluta e non dovrebbe esservi il benché minimo sospetto di arbitrarietà o nepotismo.

Nella motivazione n. 50 si legge, ad esempio, che si può affidare un incarico senza previa pubblicazione di un bando di gara soltanto in circostanze del tutto eccezionali. Ciò vale effettivamente nel caso di opere d’arte in quanto l’identità dell’artista determina intrinsecamente il carattere e valore unico dell’opera d’arte stessa.

L’unicità o esclusività – secondo la succitata direttiva UE – deve essere un’esclusività oggettiva. Solo in presenza di un’oggettività assoluta è consentito in casi eccezionali soprassedere a una gara pubblica. La succitata normativa UE stabilisce come criterio fondamentale che la situazione di esclusività non deve essere stata creata dalla stessa amministrazione aggiudicatrice in vista della futura gara di appalto.

E proprio questo punto che non viene rispettato nel caso del giardino vescovile. La situazione di esclusività è stata infatti creata per poter ricorrere all’artista prescelto. E il tutto senza alcun bando di gara. Il giardino vescovile di Bressanone non è intrinsecamente legato all’identità di André Heller. Affidargli l’incarico di risistemare il giardino vescovile senza indire un concorso è in contraddizione con il diritto comunitario vigente.

Per questo motivo la presentatrice del disegno di legge intende integrare la legge sugli appalti pubblici del 2015 in modo tale da reintrodurre per i numeri 2), 3) E 1) la condizione secondo cui per
poter procedere a una procedura negoziata anche senza previa pubblicazione di un bando di gara non vi debbano essere “sostituti o alternative ragionevoli” (LG 2015, n. 16, articolo 25, comma 2).

Ciò significa che la condizione di “sostituti o alternative ragionevoli” va applicata sia alla creazione o all’acquisizione di un’opera d’arte unica, sia alle due situazioni descritte ai numeri 2) e 3). In questo modo la legge sugli appalti pubblici dell’Alto Adige sarà conforme al diritto comunitario vigente e la Provincia di Bolzano farà un passo avanti in termini di correttezza e trasparenza.

Con il presente disegno di legge si intende quindi ampliare l’orizzonte dell’articolo 25 della legge provinciale “Disposizioni sugli appalti pubblici”:

Il disegno di legge consiste in un unico articolo sostitutivo dell’articolo 25, comma 2, della legge provinciale n. 16/2015, che stabilisce quanto segue: “2. Le eccezioni di cui al comma 1, lettera b), numeri 1), 2) e 3), si applicano solo quando non esistono sostituti o alternative ragionevoli e l’assenza di concorrenza non è il risultato di una limitazione artificiale dei parametri dell’appalto.’”

Con tale misura si integrano le disposizioni della legge provinciale n. 16/2015. Di conseguenza, sarà possibile evitare un bando di gara nel caso di creazione o acquisizione di un’opera d’arte unica o
di una performance artistica unica solo se non vi sono sostituti o alternative ragionevoli.

Così facendo, la presentatrice del disegno di legge intende escludere norme ad personam e garantire un concorso creativo, a priori equo e accessibile a tutti.

Consigliera provinciale
Brigitte Foppa

MOZIONE.

Il turismo, in costante crescita in provincia di Bolzano, continua a concentrarsi nei periodi di punta, soprattutto nei mesi di luglio e agosto, che generano attualmente oltre il 30% dei pernottamenti in un periodo pari al 16% dell’anno. I disagi che ne derivano sono sotto gli occhi di tutti: i picchi di traffico, gli ingorghi e l’impatto sul paesaggio e sui centri abitati sono all’ordine del giorno e colpiscono anche quei residenti che non vivono di turismo. Sebbene il “turismo lungo tutto l’arco dell’anno” sia ormai un imperativo e uno slogan molto in voga fra i responsabili del settore, non ci si impegna ancora abbastanza per realizzare questo obiettivo.

Uno dei modi migliori per incentivarlo sarebbe quello di favorire un rapido sviluppo del settore dei congressi, dei seminari e dei convegni, come già da tempo avviene nel Land Tirolo. Infatti, i convegni e i congressi si svolgono soprattutto nei mesi di novembre, gennaio e febbraio, periodi di bassa stagione per il turismo classico. Quando si parla del business dei congressi, spesso si pensa a megaeventi del calibro di Davos. In realtà un congresso conta in media da 120 a 140 partecipanti e
persino nelle grandi metropoli e nell’ambiente fieristico siamo in media sull’ordine delle 250 persone. Un tale volume di partecipanti può essere accolto in normali sale congressi ed è facilmente gestibile anche da strutture alberghiere di dimensioni modeste che collaborano fra loro.

Purtroppo in Alto Adige l’IDM, attualmente in fase di riorganizzazione, si occupa ancora solo marginalmente di questo promettente settore: nello specifico, esso dispone di una sola collaboratrice che si dedica a questa tematica. Il cosiddetto portale B2B , creato a tale scopo, vuole essere anche un punto di contatto per i viaggi di gruppo e gli eventi MICE. Viene da chiedersi se ciò sia sufficiente, vista la complessità del mercato turistico MICE. “MICE” è l’acronimo di Meetings (convegni), Incentives (viaggi premio organizzati dalle aziende per i dipendenti), Conventions (congressi) ed Exhibitions (mostre) ovvero Eventi.

C’è quindi la consapevolezza che “gli organizzatori di eventi, le sale congressi, gli edifici storici con spazi per conferenze, le imprese di catering e di trasporti” traggono vantaggio dal turismo congressuale. Questa tipologia di turismo “permette all’Alto Adige di accrescere gli introiti nella bassa stagione e di raggiungere un nuovo segmento di clientela: quello delle imprese, organizzazioni, enti e associazioni che organizzano conferenze o viaggi per i propri collaboratori.” Tuttavia, viste le
dimensioni attualmente modeste del progetto “MICE” nostrano, c’è il rischio che alla fine la montagna partorisca un topolino.

Per contro, le aziende, istituzioni e organizzazioni che richiedono offerte congressuali avrebbero bisogno di una potente unità di staff in grado anche di farsi carico in modo più proattivo della ricerca di partner, ad esempio con una propria presenza alle principali fiere europee come l’IMEX di Francoforte o l’IBTM World di Barcellona e con la creazione di una rete di moltiplicatori. Nel Land Tirolo, di questo si occupa in modo esemplare il Convention Bureau Tirol (www.convention.tirol)
con sede nella centralissima Maria-TheresiaStraße a Innsbruck, dove quattro addette si dedicano ormai da quasi 15 anni con impegno e imparzialità al settore del turismo congressuale in Tirolo in collaborazione con ben 60 partner ufficiali fra cui centri congressi e hotel. Nella nostra provincia, invece, progetti di questo tipo, come il “Convention Büro” lanciato da Hansjörg Viertler negli anni Novanta, si sono arenati.

Si direbbe che l’IDM preferisca concentrarsi su megaeventi di settore extraeuropei, incentrati sul turismo di lusso e invernale: per il 2020, ad esempio, ricordiamo il T-Fest di Dubai e il Mountain Travel Symposium in California, per citarne solo due.

Alla luce del dibattito in corso sugli eccessi del turismo e sul reale impatto che esso comporta, è giunto il momento di seguire con convinzione questa via maestra per una migliore distribuzione del turismo durante tutto l’arco dell’anno, dedicando maggiore attenzione al turismo congressuale.

Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica pertanto la Giunta provinciale

  1. di procedere a una rilevazione sistematica dei dati attuali e pregressi sul turismo congressuale e convegnistico in provincia di Bolzano e di effettuare un raffronto con le realtà del Tirolo e del Trentino;
  2. di rilevare il potenziale del settore congressuale e convegnistico dell’IDM in collaborazione con l’università, l’EURAC, i rappresentanti e i responsabili del turismo e dell’economia altoatesina, considerato che lo studio dell’EURAC e dell’Unione albergatori Alto Adige “Turismo in Alto Adige 2030” non fa alcun cenno all’importanza del turismo congressuale;
  3. di sviluppare sistematicamente e in tempi brevi il settore congressuale in termini di strategie e di personale, sulla base di quanto sopra esposto, dedicando così alla meeting industry anche in Alto Adige, in quanto importante ramo del turismo del futuro, l’attenzione di cui gode da tempo altrove.

BZ, 19.02.2020

Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

Tra aspettative e rischi

Il 27 febbraio si avvicina e con lui la nostra conferenza “5G-Veniamo al dunque”. Qui trovate il programma completo. Esperti ed esperte riconosciuti/e offriranno saperi, dati e chiarezza.
I sei gruppi consiliari organizzatori vi aspettano il 27/2/2020 dalle 10 alle 13 presso il Palais Widmann, in Piazza Silvius-Magnago (Bolzano) per un dibattito ricco e stimolante.

Luca Verdi, fisico e direttore del Laboratorio Analisi aria e radioprotezione, Fiorella Belpoggi, biologa e direttrice scientifica Istituto Ramazzini, Elmar Grasser, informatico e CTO dell’operatore mobile “Sunrise” Svizzera, Patrizia Gentilini, oncologa e Comitato Scientifico ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente e Martin Röösli, epidemiologo ambientale dell’Università di Basilea approfondiscono l’argomento e sono a disposizione per eventuali domande dal pubblico.

BZ, 19/0272020

 

Brigitte Foppa, Paul Köllensperger, Andreas Leiter-Reber, Sven Knoll, Sandro Repetto, Diego Nicolini

MOZIONE.

Il mercato del lavoro altoatesino sta cambiando

Dal 1900 l’aspettativa di vita della popolazione europea è cresciuta molto. Le moderne pratiche di igiene, un maggiore benessere, un’assistenza sanitaria più efficiente e un ottimo welfare hanno portato a un progressivo invecchiamento della popolazione.

In Alto Adige l’aspettativa media di vita è di 81 anni per gli uomini e 86 per le donne. Con all’incirca 10 nascite per 1000 abitanti, la nostra provincia può vantare il tasso di natalità più alto d’Italia, dove in media vengono alla luce 7,4 bambini per 1000 abitanti. Invece il nostro tasso di mortalità si attesta attualmente su 8,3 decessi ogni 1000 abitanti e mostra una tendenza in aumento (vedi ASTAT-Info n. 26, 04/2019, Andamento demografico 2018).

Nel 2018 l’età media della società altoatesina era di 42,8 anni, con un aumento di quattro anni rispetto al 1998. L’Alto Adige sta così andando verso una situazione mai conosciuta prima, per cui non ci si può basare sull’esperienza sinora acquisita. Il rapporto tra gli occupati e coloro che ancora non lavorano o non lavorano più si sta progressivamente spostando verso questa seconda categoria.

Se si considera l’andamento demografico, si va delineando una situazione difficile per il mercato del lavoro altoatesino. L’ondata dei pensionamenti della generazione dei baby boomer è già iniziata e andrà avanti fino al 2030. Già oggi è difficile sostituire chi va in pensione con nuovo personale giovane e qualificato. E probabilmente andremo avanti in questa direzione.

Quindi non si prospetta solo una carenza di personale qualificato, ma più semplicemente una carenza di personale. In futuro non mancheranno solo le competenze specifiche, ma le forze lavoro in generale. Ogni anno saranno sempre più le uscite dal mondo del lavoro di persone anziane rispetto agli arrivi di giovani leve. Questo fenomeno non si registra soltanto nella nostra provincia, ma in generale in tutto il mondo occidentale, per cui diventa sempre più difficile attrarre personale qualificato dagli altri Paesi europei.

Per mitigare gli effetti negativi di questa tendenza servono diverse misure come contratti lavorativi interessanti, un buon clima aziendale, alloggi a prezzi accessibili, una società aperta e accogliente oppure strategie di age management, per citare solo alcune direzioni in cui lavorare. Per alcune misure ci vuole tempo, mentre altre si possono impostare velocemente: iniziative nell’ambito dell’age management si possono predisporre in tempi molto brevi.

Buone politiche di age management alleggeriscono la situazione sul mercato del lavoro

L’age management non riguarda solo i lavoratori e le lavoratrici in età avanzata, ma ha lo scopo, con misure “volte a favorire un invecchiamento attivo”, di fare in modo che le lavoratrici e i lavoratori di tutte le generazioni si trovino bene sul loro posto di lavoro. In questa ottica si possono avviare diverse iniziative. Con il part time oppure con gli anni sabbatici si può bilanciare lavoro e vita privata (work life balance). Le misure per la salute devono avere lo scopo di ridurre al minimo gli sforzi fisici e mentali necessari allo svolgimento del lavoro. Tra queste misure rientrano la creazione di spazi in cui riposare oppure l’offerta di corsi di formazione. Un altro aspetto importante sono le misure ai fini di una maggiore qualificazione che non devono essere rivolte esclusivamente al personale giovane o più giovane. Le collaboratrici e i collaboratori in età più avanzata devono ricevere una formazione mirata per non rischiare di restare indietro nel nostro mondo lavorativo che cambia a ritmi vertiginosi. Queste misure, o iniziative simili, rivolte alle generazioni più mature di lavoratori e lavoratrici, rientrano tra le misure “adeguate all’età”.

Alla fine l’applicazione di queste misure adeguate all’età e al progressivo invecchiamento, prima illustrate con esempi concreti, va a beneficio dell’ambiente lavorativo, dove persone di età anagrafica ed estrazione diverse possono contribuire ad aumentare la produttività di ogni singola azienda.

L’age management presuppone così una nuova cultura sul posto di lavoro: imprenditori, dirigenti, rappresentanti sindacali, collaboratori e collaboratrici nel settore pubblico e privato dovrebbero al più presto seguire nuovi approcci mettendo in atto le relative misure. Solo in questo modo si riuscirà forse a rinviare di un po’ l’imminente uscita dal mondo del lavoro della generazione dei baby boomer. E questo sarebbe già un gran risultato per il mondo del lavoro altoatesino.

Per questi motivi, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di organizzare con le parti sociali un tavolo di lavoro permanente sul tema dell’age management, in cui effettuare analisi, definire
    obiettivi e decidere misure per il mercato del lavoro altoatesino;
  2. di concludere entro 18 mesi un contratto collettivo intercompartimentale per il pubblico impiego sul tema age management;
  3. di concludere entro tre anni i relativi contratti di comparto sul tema age management; di inserire l’age management come priorità di
    sviluppo nel piano della performance dell’amministrazione provinciale per gli anni 2021-23;
  4. di sostenere e accompagnare le unità organizzative dell’amministrazione provinciale nell’elaborazione di misure.

BZ, 17.02.2020

Consiglieri provinciali
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

COMUNICATO STAMPA.

Il progetto di collegamento tra Valle Lunga e Kaunertal è in mano a investitori esteri e se realizzato distruggerebbe il turismo dolce di successo sviluppato in Valle Lunga.
La ditta di impianti di risalita Oberländer Gletscherbahn AG con sede nel comune di Curon guida il progetto di collegamento tra Valle Lunga e Kaunertal per il quale è previsto un impianto di risalita da località Melag fino a 3000 m di altitudine. Il progetto è già stato bocciato dalla commissione ambiente nel 2017, ma la Giunta non ha ancora preso una decisione definitiva.
Il progetto sarebbe molto impattante su un paesaggio di alta montagna finora rimasto intatto e distruggerebbe la sua unicità. Per le cittadine e i cittadini del Comune di Curon significherebbe un enorme aumento di traffico con tutte le conseguenze. E a Melag, all’ingresso della valle, sorgerebbero grandi parcheggi di raccolta.
Dal registro delle imprese della Camera di commercio di Bolzano emerge inoltre che il capitale della Oberländer Gletscherbahn AG è per l’81% in mano a investitori esteri e solo il 19% ad aziende locali.
47 soci esteri hanno in mano l‘81% del capitale, mentre 155 soci locali partecipano con il 19% del capitale.
“Particolarmente notevole è il fatto che le funivie austriache del Kaunertal (Kaunertaler Gletscherbahnen G.m.b.H) tengono in mano i due terzi del capitale sociale complessivo e così possono permettersi di fare il buono e il cattivo tempo” commenta Hanspeter Staffler, Consigliere provinciale dei Verdi. Gli interessi di Kaunertaler andrebbero dunque a decidere sullo sviluppo di Valle Lunga.
E qui si pone la domanda: è sostenibile e al passo con i tempi distruggere il turismo dolce di una valle con capitali stranieri e al contempo distruggere un paesaggio d’alta montagna particolarmente prezioso e fragile? Queste e altre domande le abbiamo poste alla Giunta nell’interrogazione. Aspettiamo la risposta nella prossima seduta di consiglio (3-6 marzo) nella parte dedicata ai temi di attualità.
Il Gruppo Verde si esprime fermamente contro questo sacrilegio contro la natura e il paesaggio e ritiene che sarebbe un vero e proprio oltraggio se capitale straniero dovesse imporsi sullo sviluppo economico di Curon.

BZ, 18/2/2020

Cons. prov.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba