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ORDINE DEL GIORNO al Disegno di Legge 25/19-XVI

Gli/le ambientalisti/e lo dicono da decenni. Gli esperti lo scrivono ormai ufficialmente dando tempi sempre più stretti (il rapporto IPCC-ONU dà tempo all’umanità fino al 2030 per limitare la crescita della temperatura globale a 1,5°). I/le giovani ce lo ripetono da mesi e scendono in massa per le strade per urlarlo: non c’è più tempo da perdere! A livello locale eventi climatici estremi e concentrati nel tempo, (inverni secchi, seguiti da tempeste furiose, cali improvvisi di temperature, violente raffiche di vento, ecc.) ce lo ricordano in modo sempre più evidente. Il clima è la nostra risorsa più preziosa e dobbiamo tutelarlo. Non possiamo permettere che le temperature continuino a salire, ne va della sopravvivenza di tutto il pianeta e l’Alto Adige/Südtirol può e deve fare la sua parte.

Già nel 2011 la giunta ha approvato un piano per il clima, da attuare entro il 2050, che contiene obiettivi e misure per uno sviluppo sostenibile del Sudtirolo. Una strategia e un piano d’azione dunque in buona parte già esistono. Ma i tempi e gli obiettivi non sono più adeguati, il 2050 è troppo distante, gli obiettivi lì espressi non sono abbastanza ambiziosi e non corrispondono a quanto deciso a Parigi (secondo l’IPCC nel 2050 bisogna arrivare ad avere un footprint climatico di 0 tonnellate di CO2 a persona, il piano così com’è invece punta a un footprint climatico di 1,5 tonnellate di CO2 a persona) e le misure previste e messe in opera fino a ora non sono sufficienti. È tempo di rielaborare il piano del 2011, adeguandolo alla situazione in rapido cambiamento. In una risposta a una interrogazione consiliare si legge che una prima valutazione del piano è già stata fatta nel 2016 e nell’estate 2019 ci sarà un passaggio intermedio prima della seconda valutazione prevista nel 2021. A noi sembra un’ottima occasione per abbreviare i tempi e rafforzare tutte le misure possibili per affrontare l’emergenza climatica il più presto possibile.

Il Consiglio provinciale impegna pertanto la Giunta provinciale:

  1. A riconoscere e dichiarare lo stato di emergenza climatica e ambientale.
  2. A rielaborare il Piano per il clima 2050 rivedendone gli obiettivi e le misure, prevedendo un congruo finanziamento per i prossimi 2 anni per contribuire alla limitazione dell’aumento della temperatura globale a 1,5° entro il 2030 e per ridurre a 0 tonnellate di CO2 l’impronta ecologica di ogni persona entro il 2050.
  3. A dare priorità nel piano a misure per il risparmio energetico, alla diminuzione dell’uso di plastica usa e getta, alla riduzione drastica del trasporto individuale e di merci su gomma.
  4. A incentivare i Comuni ancora privi di piano climatico a dotarsi di uno e a coinvolgere tutti i Comuni nell’implementazione di misure climatiche e ambientali di loro competenza, valutando la possibilità di assegnare un premio ai Comuni più virtuosi.

Bolzano, 11.07.2019

Cons. prov.

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

Oggi 11 luglio 2019, la prima commissione legislativa ha bocciato la proposta di legge Verde che prevedeva di aggiungere al sistema attuale un’offerta scolastica plurilingue. “È stato un dibattito molto interessante e variegato, cosa che mi sembra già essere un progresso” dichiara Brigitte Foppa, alla conclusione dei lavori.

Tuttavia i tempi non sembrano ancora essere abbastanza maturi per questo passo nel sistema scolastico sudtirolese. L’argomentazione principale della maggioranza mostra chiaramente quanto le posizioni contrarie poggino su piedi d’argilla: a quanto pare non si vuole avviare un modello aggiuntivo di questo tipo per non creare una scuola di prima e di seconda categoria. Con argomentazioni di questo tipo hanno fatto eco ad Achammer anche Sven Knoll e Ulli Mair. Secondo noi ciò significa che sanno di dover prevedere un grande successo della scuola plurilingue e che quindi bisogna scansare questo “pericolo”. Un’argomentazione paradossale, ritiene la prima firmataria Foppa. Se un modello viene richiesto dalla società e se questo può contribuire a migliorare le conoscenze linguistiche attualmente problematiche, allora la politica non deve opporsi.

Foppa cita lo studio Kolipsi, secondo il quale 60% delle e dei giovani di lingua tedesca e 54% delle e dei giovani di lingua italiana hanno paura e vergogna a esprimersi nell’altra lingua. Per scardinare queste paure, che dipendono dall’ansia di prestazione e dalla distanza tra i gruppi linguistici, abbiamo bisogno di più opportunità d’incontro e meno stress. Stare in classe insieme, ogni giorno, sarebbe un grande passo in quella direzione. Tante famiglie fanno già scelte di questo tipo, iscrivendo i loro figli e le loro figlie nella scuola dell’altra lingua. Ciò dimostra che è tempo di intervenire sistemicamente, senza lasciare che scuole, personale docente e famiglie si debbano arrangiare, dovendo gestire da soli un sovraccarico di impegno e lavoro.

Dalla serietà della discussione in prima commissione è emerso che la maggioranza politica magari non è ancora pronta a procedere in questo senso, ma anche che la scuola plurilingue è ormai sull’agenda politica. Noi non molliamo.

(Risultato della votazione in prima commissione: 2 sì [Ploner, Urzì], 6 no [Amhof, Lanz, Ladurner, Vettori, Mair, Knoll]).

Allegati il disegno di legge e la relazione.

Bolzano, 11/07/2019

consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

Domani, 11 luglio 2019, verrà discusso in prima commissione del Consiglio provinciale il disegno di legge del Gruppo Verde “Diritto al plurilinguismo nel sistema d’istruzione e formazione della provincia” prima firmataria Brigitte Foppa. La bozza di legge prevede l’istituzione di un’offerta scolastica aggiuntiva e volontaria in cui le diverse materie vengano insegnate sia nella lingua italiana che in quella tedesca. Questa offerta è pensata come aggiuntiva rispetto a quella attuale, in cui l’insegnamento avviene o in lingua italiana oppure in quella tedesca, la quale non va toccata. Poiché sono molte le famiglie che chiedono un’offerta scolastica plurilingue, i Verdi vogliono dare questa possibilità a tutti e tutte coloro che la desiderano.
“Sono molto curiosa di vedere su come sarà il dibattito in commissione, e soprattutto sarà interessante vedere se la classe politica è pronta a spianare la strada al vero plurilinguismo. Perché, di questo sono certa, le cittadine e i cittadini del Sudtirolo lo sono da tempo”, conclude la prima firmataria Brigitte Foppa.

Scuola plurilingue: non è mai troppo presto!

Bolzano, Bozen, 10.07.2019

Cons. prov.

Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

MOZIONE

La permacultura, detta anche “agricoltura permanente”, indica un’agricoltura e un’orticoltura sostenibili basate sull’osservazione e la riproduzione degli ecosistemi e dei cicli naturali.

L’idea centrale della permacultura è quella di ridurre le tecnologie agricole a forte intensità energetica e inquinanti ovvero di sostituirle impiegando risorse biologiche e riproducendo gli ecosistemi
naturali. Per creare habitat indipendenti, resistenti e distribuiti equamente, la permacultura propone metodi basati sull’osservazione degli ecosistemi naturali, sul sapere tradizionale e sui principi di osservazione e della sperimentazione. Gli habitat impostati secondo la permacultura sono sistemi in cui tutte le parti – persone, animali e piante, ma anche suolo, acqua, energia, ecc. – sono combinate tra loro in modo tale che il sistema si sostenga e si integri da sé, risparmi manodopera ed energia e abbia una resa ottimale. L’insediamento di piante e animali differenti promuove la biodiversità. L’obiettivo della pianificazione permaculturale è la creazione, attraverso cicli produttivi chiusi, di ecosistemi stabili nel tempo, che si preservino autonomamente e richiedano un intervento soltanto minimo da parte dell’uomo.

Alcuni dei principi etici sono:

  • prendersi cura del suolo e creare habitat antropizzati sostenibili. Il suolo è considerato la fonte di tutta la vita, che va protetta in maniera particolare; prendersi cura delle persone. Tutte le persone dovrebbero avere lo stesso diritto di accesso all’alimentazione di base;
  • condividere equamente ovvero consumare in modo limitato risorse quali il tempo, il denaro, l’energia, le risorse del sottosuolo. Si tratta di creare sistemi economicamente sostenibili che non sfruttino né inquinino l’ambiente, ma generino invece un humus prezioso, importante anche in funzione della protezione del clima.

La permacultura non fornisce risposte pronte, ma aiuta a porre le domande giuste e a trovare soluzioni adeguate impiegando principi e metodi. La permacultura si basa sulle migliori pratiche e le
competenze specifiche di vari settori e sviluppa al contempo una profonda comprensione dell’essenza dei processi creativi e interattivi. Vengono sfruttate la resistenza e l’intelligenza dei sistemi naturali.

La permacultura è quindi una via possibile per un’agricoltura che sia rispettosa del clima e sostenibile nel tempo. Se le piante sono più resistenti, le aziende agricole sono meno esposte a rischi e possono lavorare a costi inferiori. La permacultura è un movimento che nel frattempo è molto diffuso in tutto il mondo. In Francia, l’istituto nazionale agricolo di Parigi ne sta monitorando diversi esempi.  Se ne occupano molte persone, dal Giappone, dove Masanobu Fukuoka è diventato famoso come contadino senza aratro né fertilizzanti, fino all’Austria, dove Sepp Holzer è considerato un agricoltore ribelle.

In diversi Paesi sono stati fondate accademie e istituti dedicati alla permacultura, ad esempio l’accademia di permacultura (PIA) nell’arco alpino, l’accademia di permacultura in Austria, l’istituto-accademia di permacultura in Germania e l’accademia italiana di permacultura. A livello europeo è stata sviluppata la rete europea di permacultura: European Permaculture Network.

In Alto Adige sono in particolare le contadine ad occuparsi di permacultura. L’Associazione delle Donne Coltivatrici Sudtirolesi organizza spesso manifestazioni che contribuiscono ad approfondire e a diffondere la permacultura. Esistono già diversi masi che si occupano di permacoltura, come il Paulwirterhof a Marlengo, il Permakulturgarten Guggenberg in Val d’Ultimo, la coltivazione di piante e sementi di Elisabeth Kössler a Merano, il Giardino dell’incontro a Ora e la coltivazione in permacultura presso la Salewa, e fra questi alcuni sono addirittura progetti sociali esemplari.

La scuola invernale in Val d’Ultimo in collaborazione con la PIA offre un percorso di formazione in permacultura sempre più frequentato e apprezzato.

La definizione più calzante e bella di permacultura è quella di Bill Mollison, il fondatore di questo concetto: “La permacultura è la creazione di piccoli paradisi sulla terra”. La permacultura offre agli individui approcci e soluzioni per lavorare con la natura e favorire la convivenza di esseri umani, animali e piante in modo tale da far emergere sistemi autoregolatori.

L’assessore Schuler ha ripetutamente sottolineato che l’agricoltura sostenibile è uno dei suoi obiettivi. Nel comunicato stampa dello scorso aprile sull’Agenda 2030 per l’agricoltura dichiarava ad esempio che l’obiettivo della nostra agricoltura è di continuare a produrre alimenti di ottima qualità, soddisfacendo al contempo le esigenze economiche, ambientali e sociali. Un territorio che vuole rendere la sua agricoltura sostenibile nel tempo, rispettosa e adattabile al clima dovrebbe sostenere e promuovere un approccio come quello della permacultura.

Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica pertanto la Giunta provinciale

  1. di introdurre la permacultura nei programmi di istruzione e formazione degli istituti tecnici agrari in Alto Adige;
  2. di avviare un progetto pilota basato sulla permacultura in uno dei masi di proprietà della Provincia per monitorarne la redditività, e di pubblicarne poi i risultati;
  3. di avviare una campagna di sensibilizzazione sulla permacultura nell’orticoltura e in agricoltura;
  4. di istituire un premio per progetti ecologici particolarmente innovativi e sostenibili nel tempo in agricoltura.

Bolzano, 08.07.2019

Consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

La proposta dei Verdi prevedeva che chi ottenesse una laurea presso la Libera Università di Bolzano con un percorso di studi plurilingue, ottenesse automaticamente il patentino di bilinguismo. Abbiamo portato questa mozione oggi in Consiglio provinciale.

Secondo noi significava valorizzare l’università e un progresso nella concezione del bilinguismo che vada oltre la certificazione. In Alto Adige/Südtirol oltre che con l’esame classico, si ottiene il patentino anche assolvendo diplomi scolastici e di studio in due separate e diverse istituzioni mololingua. Ad esempio facendo la maturità in una scuola italiana e la laurea in una università austriaca. Chi però si laurea presso unibz è escluso da questa possibilità: „È come se per avere una doccia calda ci si dovesse prima sottoporre a un getto gelato e poi a uno bollente. Il nostro sistema infatti non prevede la possibilità di regolare il miscelatore del bilinguismo già dall’inizio” commenta Riccardo Dello Sbarba.

Purtroppo gli sforzi dei Verdi sono rimasti senza successo e la mozione è stata bocciata. Nel dibattito è stato interessante osservare le motivazioni esposte per spiegare la contrarietà alla proposta. “Prendiamo atto con sorpresa il giudizio negativo espresso nei confronti di unibz durante la discussione in aula” così Brigitte Foppa “che più consiglieri e consigliere, compreso il presidente Kompatscher, sostengano quasi all’unisono che la proposta non può essere accettata perché secondo loro unibz non può garantire l’effettivo plurilinguismo è impressionante… nel senso negativo del termine”.

Noi pensiamo che unibz valga di più e siamo convinti che un percorso di studi di 5 anni in più lingue sia in grado alla fine di creare laureati plurilingui.

 

Bolzano, 03/07/2019

 

consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo Dello Sbarba

Hanspeter Staffler

La terza commissione ha approvato oggi, con il voto favorevole di SVP e Lega-Salvini, la legge per l’assestamento di bilancio con fondi complessivi di 550 milioni di Euro. La considerevole somma è stata distribuita in modo proporzionale alle diverse ripartizioni, anche i capitoli per le trattative del contratto collettivo sono stati dotati di 21 milioni di Euro per il 2019 e di 96 milioni per il 2021. È da accogliere con favore il fatto che con questi fondi si punta a compensare una parte della perdita del valore d’acquisto subita dai contratti collettivi.

I fondi previsti saranno però solo a favore dei dipendenti provinciali e sanitari. Secondo quanto comunicato dal Presidente Kompatscher, collaboratori e collaboratrici di Comuni, Comunità comprensoriali e case di riposo verranno considerati attraverso i rispettivi programmi di finanziamento.

Per noi questo non è comprensibile, anche perché la Giunta non è riuscita a spiegarci in maniera comprensibile da dove intende prendere i fondi per le/i dipendenti di Comuni, Comunità comprensoriali e case di riposo. Per questo temiamo che dei circa 40.000 dipendenti pubblici, solo 20.000 siano stati presi in considerazione nell’assestamento di bilancio 2019.

La perdita di valore d’acquisto per l’arco di tempo 2019-2021 è stata valutata del 4,8%, anche se gli aumenti verranno elargiti gradualmente. Per il resto dell’anno in corso 1,5%, per l’anno prossimo 1,6% e 1,7% per il 2021.

Del tutto inaccettabile è invece che i/le dipendenti del pubblico impiego non potranno godere degli anni di boom economico in atto dal 2016. La legge provinciale sul personale prevede in modo esplicito che il personale pubblico goda dello sviluppo economico positivo.
Per tenere conto in maniera adeguata di questo sviluppo ci sarebbe bisogno di ulteriori 40 milioni di Euro sul capitolo dei contratti collettivi 2019.

Bolzano, 02.07.2019
Cons. Prov.
Hanspeter Staffler
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba

Soluzioni pragmatiche devono poter essere pensabili anche nella terra della proporzionale e dell’obbligo di bilinguismo.

Negli ultimi mesi gli animi intorno al tema del bilinguismo in Alto Adige / Südtirol si sono di nuovo scaldati. Il fatto che non si trovi sufficiente personale medico-sanitario che padroneggi entrambe le lingue ufficiali della Provincia mostra le ombre del sistema della proporzionale e dell’obbligo di bilinguismo e porta a galla i tanti tabù, le situazioni paradossali e i limiti mentali che questi obblighi hanno portato con sé.

  1. Madrelingua nella sanità

In Alto Adige / Südtirol esiste giustamente l’obbligo del bilinguismo nel servizio pubblico, che garantisce a tutte le persone il diritto a potersi esprimere e a ricevere informazioni nella propria lingua. Accanto all’obbligo esiste però anche il dato di fatto che in molti casi il bilinguismo NON viene garantito. Per molto tempo si è preferito evitare di parlarne. La carenza di personale nella sanità ha fatto però infiammare la ferita perché non si riesce a trovare sufficiente personale che sia in grado di esprimersi in entrambe le lingue. In modo disperato si continua a smanettare a vuoto intorno alla proporzionale e all’obbligo di bilinguismo, un metodo che abbiamo potuto osservare ripetutamente negli ultimi anni.

E in tutto questo ci si dimentica di soluzioni che da altre parti sono del tutto normali se non banali. In tutto il mondo si compensano le carenze linguistiche ingaggiando interpreti e traduttori, anche nella sanità. L’ospedale di Monaco (das Städtische Klinikum München) offre un servizio interno di interpretariato in 35 lingue. Da una interrogazione abbiamo saputo che in Alto Adige / Südtirol questo servizio viene offerto a persone di tante altre madrelingue attraverso i mediatori culturali che permettono la comunicazione necessaria tra medico e paziente. Per chi invece parla italiano o tedesco ci si arrangia grazie ad altro personale presente che si fa carico della traduzione quando il medico o la medica non parla la lingua del/la paziente. Con tanta buona volontà funziona anche questo sistema, ma il personale qualificato in ambito sanitario non ha competenze in traduzioni e interpretariato. Eppure, proprio in un ambito così delicato come la salute bisognerebbe puntare sempre più su una comunicazione accessibile e di qualità.

Il tutto ha una logica evidente: l’importante è potersi esprimere nella propria madrelingua, non un (spesso finto) bilinguismo della sanità.

Per questo proponiamo di ammettere la realtà, cioè riconoscere che esistono situazioni in cui de facto il bilinguismo non può essere garantito. Solo così si può oggettivare il tema rendendo normali anche nella nostra provincia delle “semplici” soluzioni pragmatiche.

La nostra proposta che verrà discusso in Consiglio provinciale questa settimana prevede dei corsi di formazione e di aggiornamento facoltativi per il personale infermieristico e medico in ambito di traduzioni e interpretariato. Nel frattempo però devono poter essere ingaggiati degli interpreti professionisti che rendano possibile la comunicazione tra personale medico e pazienti quando il personale non sia in grado di parlare la lingua del/la paziente. E questo si sa è il caso di 343 medici in tutta la provincia.

  1. Un’università trilingue merita il “patentino”

Grazie alle riforme degli ultimi anni, il tradizionale esame provinciale di bilinguismo non è oggi l’unica strada per conseguire il “patentino”. Infatti:

  • Si può conseguire tramite la certificazione europea rilasciata da istituti come il Goethe Institut o il TestDaF per il tedesco e il CELI (Università di Perugia) o il CILS (Università di Siena) per l’Italiano.
  • Chi si diploma in una scuola superiore di lingua italiana e si laurea in un’università di lingua tedesca o viceversa ottiene il patentino senza alcun esame.

Quasi la metà delle persone ottiene oggi l’attestato di bilinguismo senza bisogno del vecchio esame:

ANNO 2017 NR.
Patentino col vecchio esame provinciale 2.528
Patentino con altre certificazioni europee 1.690
Patentino senza esame con percorsi scolastici plurilingui 209

Il tutto ha una logica evidente: l’importante è essere bilingui, non il modo in cui si dimostra.

È paradossale che da questa impostazione siano escluse la laurea presso l’università trilingue di Bolzano, lo studio bilingue della Scuola Superiore di Sanità Claudiana e lo studio bilingue integrato di giurisprudenza presso l’Università di Innsbruck. Sono tutti percorsi plurilingui di alta formazione, cui però non consegue il riconoscimento del patentino di bilinguismo. Quasi che frequentare due separati corsi monolingui di studio garantisca il bilinguismo, mentre frequentare un’Università plurilingue per cinque anni non abbia lo stesso risultato.

L’Alto Adige-Südtirol ha bisogno di persone laureate e noi, invece di “invitare” le tante ragazze e i ragazzi che si laureano nelle nostre istituzioni universitarie a restare nel territorio, sbattiamo loro la porta in faccia obbligandoli dopo la laurea al vecchio esame di “patentino”, come se non credessimo neppure noi al carattere bilingue degli studi che hanno fatto.

Riconoscere il loro bilinguismo reale significa invece aprire loro la strada per restare e al contempo valorizzare la qualità più importante delle nostre istituzioni universitarie: il plurilinguismo.

Per questo proponiamo che la laurea presso l’università di Bolzano, la Scuola Superiore di Sanità Claudiana e lo studio integrato di giurisprudenza presso l’Università di Innsbruck comportino l’attribuzione dell’attestato di bilinguismo, a condizione ovviamente che il percorso di studi abbia previsto un certo numero di esami nelle diverse lingue.

Bolzano, 01/07/2019

 Cons. prov.

Brigitte Foppa            Riccardo Dello Sbarba                      Hanspeter Staffler