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ArealeBolzanoSecondo la Tiroler Tageszeitung, Renè Benko si è ritirato dall‘avventura del „Centro commerciale a Bolzano“. A quanto pare sta addirittura pensando di presentare richiesta di risarcimento danni al comune di Bolzano. Negli ultimi mesi è stata a dir poco impressionante la campagna di marketing ad opera del Gruppo Signa. Il Sudtirolo non aveva mai visto nulla di simile ed è stata così forte da produrre una eccezionale polarizzazione tra politica e popolazione.
In tutta quella discussione così esagitata si è sempre omesso e poi completamente perso di vista il vero problema della questione, cioè la concorrenza del progetto Centro commerciale, soprattutto nell‘ordine di grandezza proposto da Benko, con il progetto davvero prioritario per la città di Bolzano della riqualificazione dell‘areale ferroviario (ARBO). Quest’ultimo, infatti, soprattutto nella prima fase, verrebbe finanziato attraverso lo Shopping-Center della stazione e una mall commerciale nel centro storico di Bolzano vanificherebbe completamente questo intento. Come verrebbero poi armonizzati entrambi i progetti dal punto di vista urbanistico, ma soprattutto per quello che riguarda il finanziamento tenendo presente anche la proposta Oberrauch, non è ancora stato chiarito.
Tutto ciò mostra in tutta la sua brutalità quali conseguenze comporta una legislazione definita ad-hoc e come tale procedura metta sotto pressione sia l’amministrazione che la politica, impedendo quindi di fatto una pianificazione complessiva e pensata. Nel caso di Bolzano, bisogna dirlo, si tratta di una pressione autoprovocata: lo stesso Benko aveva avvertito ancora a gennaio che c’era una legge fatta appositamente per il suo centro commerciale e che il comune doveva rispettarla. In quell’occasione ricordava ai “padri” della città (e sottolineiamo “padri”) come fossero stati loro a far inserire l’articolo 55/quinquies nella legge sull’urbanistica, mentre gli stessi si comportavano improvvisamente come se fosse stata loro imposta.
E proprio contro quell’articolo ha sbattuto il naso il comune di Bolzano. Il continuo remare contro, il mercanteggiare e il dibattersi durato mesi ha coperto di ridicolo davanti all’opinione pubblica tutta la giunta comunale, a eccezione della nostra assessora che fin dall’inizio aveva fatto presenti le problematiche della proposta Benko.
Se Bolzano è stato il primo comune a doversi confrontare con la procedura dell’articolo 55/quinquies, in futuro questo potrebbe mettere in difficoltà anche altri comuni della provincia.
Già durante l’elaborazione della legge abbiamo fatto presenti i pericoli che la fretta e lo scavalcamento degli organi democratici possono provocare, ma abbiamo incontrato solo orecchie da mercante.
Ancora una volta chiediamo quindi di eliminare dalla legge l’articolo 55/quinquies. Un emendamento apposito è già stato consegnato.
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss – Landtagsabgeordnete

Secondo la Tiroler Tageszeitung, Renè Benko si è ritirato dall’avventura del “Centro commerciale a Bolzano”. A quanto pare sta addirittura pensando di presentare richiesta di risarcimento danni al comune di Bolzano. Negli ultimi mesi è stata a dir poco impressionante la campagna di marketing ad opera del Gruppo Signa. Il Sudtirolo non aveva mai visto nulla di simile ed è stata così forte da produrre una eccezionale polarizzazione tra politica e popolazione. In tutta quella discussione così esagitata si è sempre omesso e poi completamente perso di vista il vero problema della questione, cioè la concorrenza del progetto Centro commerciale, soprattutto nell’ordine di grandezza proposto da Benko, con il progetto davvero prioritario per la città di Bolzano della riqualificazione dell’areale ferroviario (ARBO). Quest’ultimo, infatti, soprattutto nella prima fase, verrebbe finanziato attraverso lo Shopping-Center della stazione e una mall commerciale nel centro storico di Bolzano vanificherebbe completamente questo intento. Come verrebbero poi armonizzati entrambi i progetti dal punto di vista urbanistico, ma soprattutto per quello che riguarda il finanziamento tenendo presente anche la proposta Oberrauch, non è ancora stato chiarito. Tutto ciò mostra in tutta la sua brutalità quali conseguenze comporta una legislazione definita ad-hoc e come tale procedura metta sotto pressione sia l’amministrazione che la politica, impedendo quindi di fatto una pianificazione complessiva e pensata. Nel caso di Bolzano, bisogna dirlo, si tratta di una pressione autoprovocata: lo stesso Benko aveva avvertito ancora a gennaio che c’era una legge fatta appositamente per il suo centro commerciale e che il comune doveva rispettarla. In quell’occasione ricordava ai “padri” della città (e sottolineiamo “padri”) come fossero stati loro a far inserire l’articolo 55/quinquies nella legge sull’urbanistica, mentre gli stessi si comportavano improvvisamente come se fosse stata loro imposta. E proprio contro quell’articolo ha sbattuto il naso il comune di Bolzano. Il continuo remare contro, il mercanteggiare e il dibattersi durato mesi ha coperto di ridicolo davanti all’opinione pubblica tutta la giunta comunale, a eccezione della nostra assessora che fin dall’inizio aveva fatto presenti le problematiche della proposta Benko. Se Bolzano è stato il primo comune a doversi confrontare con la procedura dell’articolo 55/quinquies, in futuro questo potrebbe mettere in difficoltà anche altri comuni della provincia. Già durante l’elaborazione della legge abbiamo fatto presenti i pericoli che la fretta e lo scavalcamento degli organi democratici possono provocare, ma abbiamo incontrato solo orecchie da mercante. Ancora una volta chiediamo quindi di eliminare dalla legge l’articolo 55/quinquies. Un emendamento apposito è già stato consegnato.

Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss – Landtagsabgeordnete

Interrogazione sui temi di attualità

gravidanza3In questi giorni si è discusso di nuovo della possibilità di chiudere i centri nascita negli ospedali periferici. Come criterio viene presa in considerazione una sola cifra, quella del numero minimo di nascite all‘anno, così come previsto dalla legge nazionale. Se questo ha senso da un punto di vista strutturale, da quello della salute delle donne è invece di importanza secondaria. Il momento del parto è uno dei momenti assolutamente eccezionali nella vita di una donna, anche dal punto di vista della salute. Una assistenza medica, psicologica e sociale di qualità prima, durante e dopo il parto è importante tanto quanto la distanza dal luogo di residenza. Come si sa, a volte le nascite avvengono anche in tempi piuttosto rapidi e in quei casi non è ragionevole obbligare le puerpere a viaggi di 50 km, oltre a essere un pericolo per madre e bimbo. Infine la distanza è un criterio molto importante per la compatibilità tra quotidianità e famiglia nella assistenza prima e dopo il parto.
Si chiede dunque alla Giunta provinciale:

  1. Quali obiettivi e quale visione ha la Giunta rispetto al tema dei Centri nascita negli ospedali sudtirolesi?
  2. Quali cifre sulle nascite negli ospedali altoatesini e quelle a domicilio degli ultimi anni sono a disposizione?
  3. Come è evoluta la percentuale di tagli cesarei negli ultimi anni?
  4. Che percentuali di „nascite a rischio“ ci sono nei singoli ospedali?
  5. A quanto ammontano i costi dei singoli Centri nascita in provincia?
  6. Come viene rilevato il grado di soddisfazione delle puerpere e quali dati dai singoli ospedali sono a disposizione a tal proposito?

BZ, 01.08.2014
Brigitte Foppa
Hans Heiss

Interrogazione sui temi di attualità

In questi giorni si è discusso di nuovo della possibilità di chiudere i centri nascita negli ospedali periferici. Come criterio viene presa in considerazione una sola cifra, quella del numero minimo di nascite all‘anno, così come previsto dalla legge nazionale. Se questo ha senso da un punto di vista strutturale, da quello della salute delle donne è invece di importanza secondaria. Il momento del parto è uno dei momenti assolutamente eccezionali nella vita di una donna, anche dal punto di vista della salute. Una assistenza medica, psicologica e sociale di qualità prima, durante e dopo il parto è importante tanto quanto la distanza dal luogo di residenza. Come si sa, a volte le nascite avvengono anche in tempi piuttosto rapidi e in quei casi non è ragionevole obbligare le puerpere a viaggi di 50 km, oltre a essere un pericolo per madre e bimbo. Infine la distanza è un criterio molto importante per la compatibilità tra quotidianità e famiglia nella assistenza prima e dopo il parto. Si chiede dunque alla Giunta provinciale:

  1. Quali obiettivi e quale visione ha la Giunta rispetto al tema dei Centri nascita negli ospedali sudtirolesi?
  2. Quali cifre sulle nascite negli ospedali altoatesini e quelle a domicilio degli ultimi anni sono a disposizione?
  3. Come è evoluta la percentuale di tagli cesarei negli ultimi anni?
  4. Che percentuali di „nascite a rischio“ ci sono nei singoli ospedali?
  5. A quanto ammontano i costi dei singoli Centri nascita in provincia?
  6. Come viene rilevato il grado di soddisfazione delle puerpere e quali dati dai singoli ospedali sono a disposizione a tal proposito?

Brigitte Foppa
Hans Heiss

Bolzano, 01.08.2014

palliativeInterrogazione su temi di attualità

Negli ultimi giorni i media hanno riportato che il reparto cure palliative dell‘ospedale di Bolzano sarà trasferito temporaneamente nel Centro per la reabilitazione in Via Fago per consentire la ristrutturazione del reparto nel padiglione W. La richiesta di un Hospice/Cure Palliative espresso anche dalla raccolta di 25.000 firme realizzata dall‘Associazione Il Papavero-DerMohn non viene così accolta.
In questa occasione chiediamo alla Giunta:

  1. Quale visione ha la Giunta per quanto riguarda il tema Hospice/cure palliative e accompagnamento al fine vita?
  2. Quali mezzi finanziari sono stati investiti tra il 2013 e il 2014 in questo ambito?
  3. Quanto verrà stanziato nel 2015 e con quali scopi?
  4. È vero che non è previsto l‘aumento del numero dei letti nel reparto cure palliative? Se è così, perchè?
  5. Quali misure di accompagnamento al fine vita vengono offerte negli altri poli sanitari?

BZ, 30.07.2014
Brigitte Foppa
Hans Heiss

punto-interrogativoLegge 6 del 2012 (sui vitalizi) e delibere attuative: Chi erano i consulenti e cosa hanno consigliato?

Come Gruppo Verde avevamo presentato al Presidente del Consiglio Regionale Moltrer nel marzo scorso alcune interrogazioni riguardo alla genesi della Legge 6 del 2012 e delle delibere attuative. In particolare avevamo chiesto, con interrogazione n. 24/XV, quali erano stati i consulenti incaricati dall’Ufficio di presidenza e che esiti avevano avuto le loro perizie.
Il Presidente Moltrer allora ci rispose in modo elusivo e incompleto. Inoltre non si è ancora degnato di rispondere alla nostra interrogazione (n. 29/XV) sull’effettivo risparmio apportato dalla legge 6/2012.
Chiediamo quindi al Presidente, alla luce degli articoli apparsi in questi ultimi giorni sui quotidiani e delle indagini della magistratura in corso, di colmare le lacune rimaste rispondendoalle seguenti domande:
Per quanto riguarda l’elaborazione della legge n. 6 del 2012 e tutti gli aspetti della sua attuazione, comprese le delibere attuative dell’Ufficio di presidenza del Consiglio Regionale:

  1. Chi è il professionista, citato sulla stampa, che avrebbe fornito un primo parere poi accantonato, preferendo l’Ufficio di presidenza lo studio del prof. Tappeiner?
  2. Cosa ha consigliato il dott. Giorgio Demattè nella sua consulenza per cui ha avuto l’incarico il 16.10.2013 e per cui ha ricevuto il compenso di 38.064,00 Euro?
  3.  Quando ha consegnato il suo parere il dott. Demattè?
  4. Perché nella Sua risposta il Presidente Moltrer non ha indicato la data di consegna del parere del dott. Demattè?
  5. E perché il Presidente Moltrer non ha risposto in nessun modo alla nostra domanda n. 4 della suddetta interrogazione in cui chiedevamo quale esito avesse avuto ciascun incarico (che tipo di materiale era stato presentato, in merito a quali argomenti, e a quale atto amministrativo o di legge era riferito o per quale era stato utilizzato)?
  6. Come mai non abbiamo mai ricevuto risposta alla nostra interrogazione (n. 29/XV consegnata il 28 marzo 2014), in cui chiedevamo un’altra volta esplicitamente su quali calcoli si fosse basato l’Ufficio di Presidenza per l’elaborazione degli effetti della legge e su chi avesse fatto questi calcoli?

A termini di regolamento si chiede risposta scritta.
F.to cons. regionali
Brigitte Foppa Hans Heiss Riccardo Dello Sbarba
Bolzano, 25.07.2014

PerniceBiancaLa pernice bianca è riuscita a convincere la Giunta provinciale ad approvare una parte della nostra mozione per salvare dai cacciatori questo bellissimo animale.
Da ora in poi sarà solo l’Ufficio Caccia e Pesca, sulla base di rilevazioni scientifiche sulla popolazione e la diffusione della specie, a decidere se consentire la caccia a se proibirla.
Negli ultimi anni l’Ufficio Caccia e Pesca ha più volte proposto lo stop alla caccia alla pernice bianca, ma la decisione definitiva la prendeva la “Commissione abbattimenti” in cui l’Associazione provinciale Cacciatori è fortemente rappresentata. Alla fine la Commissione dava sempre via libera alle doppiette, mettendo sempre in minoranza il rappresentante dell’Ufficio Caccia e Pesca. Questo da ora in poi non succederà più, ed è già un bel successo contro la lobby dei fucili, così forte nella nostra provincia (ma ora, dopo l’uscita di scena del capocaccia Durnwalder, evidente un po’ meno potente). Per salvare la pernice bianca si sono mobilitate l’anno scorso le associazioni protezioniste della Provincia raccogliendo migliaia di firme sotto una petizione pro-pernice.
Questa la parte della nostra mozione approvata all’unanimità dal Consiglio provinciale questa mattina:
“Il Consiglio provinciale impegna al Giunta a sottoporre qualsiasi decisione sulla caccia alla pernice bianca al parere vincolante dell’Ufficio Caccia e Pesca, in merito ai presupposti indispensabili di popolamento e diffusione della specie. A questo fine si incarica la Giunta provinciale di modificare l’articolo 6 comma 2 della norma di attuazione della legge nr. 14/1987”.
Bolzano, 10 luglio 2014
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

LandtagLIVELe mozioni dei Verdi hanno provocato ieri in Consiglio discussioni che andavano oltre il mero contenuto delle stesse. Interessi ed emozioni vi erano fortemente coinvolte: il Consiglio ha respinto così le proposte verdi di rendere più chiari i dati sullo smaltimento dei rifiuti, di rafforzare i controlli sulle derive dei pesticidi, di istituire degli incentivi per i comuni che rinunciano allo sfruttamento idroelettrico dei fiumi e di istituire un comitato per la gestione dei grandi predatori. Non per questo tali temi e i problemi a loro connessi smetteranno di occupare l’opinione pubblica.
La proposta dei Verdi di andare oltre il provvedimento già positivo avviato dall’assessore Schuler per un maggiore controllo delle derive dei pesticidi e tutelare così meglio l‘agricoltura biologica messa in seria difficoltà da quella convenzionale ha scosso gli animi, come già accaduto in altre occasioni. Esperienze e interessi personali hanno portato automaticamente a ignorare il merito della questione e i Verdi sono stati accusati di voler demonizzare l‘agricoltura convenzionale.
La richiesta di fare maggiore chiarezza sui dati relativi allo smaltimento dei rifiuti tramite un rapporto semplificato da parte della ASTAT è stata „fraintesa“ dall‘assessore Theiner come una pretesa di maggiori dati e quindi di più burocrazia.
Premiare i comuni che preferiscono mantenere intatti gli ultimi fiumi rimasti, piuttosto che sfruttarli dal punto di vista idroelettrico, è stato giudicato come provvedimento non compatibile con il sistema sudtirolese, perché sarebbe mutuato dalla vicina Svizzera, dove funziona egregiamente.
E richiedere un „Comitato grandi predatori” incaricato di gestire tutti gli aspetti derivanti dal ritorno di orsi e lupi nel nostro territorio, nominando al suo interno, accanto a rappresentanti dell’amministrazione provinciale, delle categorie e dei territori interessati, anche uno o più esponenti del mondo scientifico è stato inteso come la richiesta di favorire l‘ingresso di orsi e lupi nel nostro territorio e ha polarizzato la discussione sulla paura e sui danni inevitabili che dovranno subire i contadini. Secondo l‘assessore Schuler, gli esperti non sono utili per un tale comitato, mentre i contadini e gli amministratori locali con i loro interessi e le loro paure sono sufficienti. E così, in conclusione di giornata, anche questa mozione, per un soffio (14 sì, 14 no) è stata respinta.
I Verdi non si lasceranno scoraggiare da questa muraglia di opposizione da parte di Giunta a maggioranza a proposte più che ragionevoli, derivate anche da esigenze concrete di cittadini e cittadine e intendono continuare su questa strada: fare richieste propositive per agire e non solo reagire a problemi inevitabili, con cui il nostro territorio è costretto a confrontarsi giornalmente.
I consiglieri provinciali
Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss
Bolzano, 10. luglio 2014

Gentile signora Mair,
Il Comitato per le pari opportunità è stato nominato dalla Giunta e dal Consiglio provinciale e in quanto tale ha il compito di individuare e mettere in pratica dei provvedimenti in questo ambito. Lei, in quanto rappresentante dei Freiheitlichen, ha deciso di non nominare nessuno all’interno di questo comitato e deve farsene una ragione se ora il programma è impostato in questo modo.
Il femminismo non ha fatto nessuna guerra e non ha ucciso nessuno. Le richieste del femminismo sono una migliore educazione, migliori condizioni di lavoro, sicurezza, equilibrio sociale, una convivenza pacifica, giustizia. Di queste conquiste approfittano anche uomini, anti-femministe e partiti di destra.
Se prendesse davvero sul serio “le richieste importanti e giuste delle donne” da Lei citate, potremmo davvero realizzare molto anche qui in Sudtirolo.
In speranzosa attesa di una prossima conseguente votazione in Consiglio,
Le porgiamo cordiali saluti
Le portavoci delle Donne Verdi
Evelyn Gruber-Fischnaller
Caterina Maurer

SerenaRauziL’ARTE DELL’ASCOLTO

Da qualche mese, in qualità di coordinatrice del Gruppo Verde, seguo i dibattiti in Consiglio Provinciale e Regionale da una posizione privilegiata: posso chiedere chiarimenti in tempo reale, sento quello che succede dietro le quinte, fornisco suggerimenti e notizie dall’esterno ai Consiglieri Verdi occupati nei lavori d’aula, cerco di rilanciare all’esterno le azioni politiche del Gruppo verde. Per questo mi tocca ascoltare anche le parti più noiose, a volte anche fastidiose, di cui farei volentieri a meno. Troppo spesso ho l’impressione che il dibattito in aula non sia un’occasione di confronto, ma un continuo parlarsi contro o addirittura attraverso. Molte volte, infatti, non si discute sul merito delle proposte, ma si fanno sommari “processi alle intenzioni” di una mozione, un emendamento, o un disegno di legge. E non è semplice capire quando si tratti di strategia politica, quando di posizione imposta dal partito, quando di interesse per i cittadini e quando invece semplicemente non si comprenda o non si voglia comprendere l’argomento di cui si sta parlando.
Solo due esempi per dare l’idea.
La prima mozione del suo mandato politico presentata da Brigitte Foppa, riguardava la costruzione di edifici comuni per le scuole di gruppi linguistici diversi. Dunque in futuro, se si dovrà costruire la sede di un nuovo liceo scientifico, questo dovrà prevedere gli spazi per il liceo tedesco e quelli per il liceo italiano. Durante il dibattito, nonostante ritenesse la proposta molto sensata, il capogruppo dei Freiheitlichen Pius Leitner affermò che non poteva votare a favore della mozione, perché non era sincera, perché il vero obiettivo dei Verdi sarebbe la scuola plurilingue. Per fortuna, quella volta la SVP è rimasta sul merito della questione, ha scelto solo di vedere una proposta bella e concreta per una vera convivenza tra le nuove generazioni. E la mozione è stata approvata.
Durante l’ultimo Consiglio Riccardo Dello Sbarba ha portato la proposta di istituire un gruppo di lavoro che si occupi della gestione di tutti gli aspetti legati al ritorno dei grandi predatori sul territorio sudtirolese. Si sa che la natura non conosce confini. Dagli interventi di altre consigliere e consiglieri sembrava che la proposta avesse invece lo scopo di facilitare l’accesso di orsi e lupi sul nostro territorio, mettendo in pericolo la sicurezza di persone e animali da pascolo. Particolarmente contestata è stata la proposta di prevedere nel gruppo di lavoro – accanto a sindaci, contadini, allevatori, uffici provinciali – almeno un etologo, o un naturalista. Niente: “Quel che c’è da fare lo sappiamo da soli, senza bisogno di scienziati!” ha affermato l’assessore Schuler.
Ancora non so che cosa ci fosse dietro questa interpretazione fuorviata: paura? interessi della lobby contadina? ci si è dimenticati di ascoltare o si è voluto sentire quello che si voleva?
Suggerisco un corso di ascolto per i politici e le politiche: imparando l’ascolto reciproco potrebbero migliorare anche il loro rapporto con i cittadini e le cittadine che, anche se non riescono a capire che cosa succede dietro le quinte, vorrebbero avere almeno dei segnali che li si sta ascoltando.
Serena Rauzi
BZ, 11 luglio 2014