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In fondo si tratta di una cosa molto semplice: pubblicare nei menù delle mense pubbliche (di scuole, case di riposo, ospedali, asili) la provenienza della carne offerta nei piatti. Perché è importante? Solo una piccolissima parte della carne che arriva nei nostri piatti è di provenienza regionale. La maggior parte viene invece importata da allevamenti intensivi della Pianura Padana, Germania, Polonia e Paesi Bassi. „Sempre più consumatrici e consumatori rifiutano con convinzione l’acquisto di carni provenienti da allevamenti di massa e tutte/i hanno il diritto di sapere da dove provenga la carne che si ritrovano nel piatto” spiega Brigitte Foppa. Obiettivo principale della mozione dei Verdi è assicurare trasparenza oltre che sostenere un percorso di sensibilizzazione.
Interessante è stata poi la polemica sorta durante la discussione in aula. „Siete sempre così cattivi contro la carne”, “Fate un pessimo servizio alla gastronomia”, “Non sapete fare i conti”… Questi i toni levatisi dalle fila dei Freiheitlichen e della SVP. Solo Maria Hochgruber Kuenzer è uscita dal coro. Non possiamo evitare di chiederci chi davvero qui non sappia fare i conti e chi non sia in grado di leggere. La proposta parla di etichette: nei supermercati è obbligatorio indicare la provenienza della carne. Siamo dell’idea che anche le mense debbano farlo.
La mozione è stata bocciata. Così alle/agli utenti delle mense pubbliche resta nascosta la provenienza della carne che loro o i loro figli si ritrovano nel piatto.
 
Bolzano, 09. 11. 2017
 
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba

Aeroporto: Kompatscher promette che “la pista non sarà allungata”.
Bene! E allora perché non fissare questo impegno nel piano urbanistico di Laives?
La maggioranza SVP-PD ha oggi votato contro la mozione dei Verdi che chiedeva di eliminare dal piano urbanistico di Laives la possibilità di allungare la pista dell’aeroporto dagli attuali 1292 metri a 1432 m. Tale possibilità è stata inserita d’ufficio nel 2013 dalla vecchia Giunta Durnwalder e la sua cancellazione è stata chiesta di recente dallo stesso comune di Laives.
Il no della maggioranza alla nostra mozione è incomprensibile poiché lo stesso presidente Kompatscher, nel suo intervento sulla mozione, ha affermato che – anche se venisse richiesto – la Provincia non darà mai più l’autorizzazione a allungare la pista, poiché considera questa la volontà popolare espressa nel referendum che la Giunta intende rispettare. Bene! Ma perché allora non fissare questo principio nelle norme urbanistiche del comune?
L’unica spiegazione è che la Giunta teme di indebolire la già debole procedura attualmente in corso per trasferire ai privati la gestione di un aeroporto che mai ha funzionato e mai funzionerà. Anche Kompatscher ha espresso perplessità sulle offerte arrivate finora, non escludendo la possibilità che alla fine “la gara vada a vuoto”.
In questo modo si sfata la propaganda fatta sui media nei mesi scorsi: si parlava infatti di “cordate”, di “investitori nazionali e europei”, ma alla fine solo tre singoli soggetti locali hanno mostrato un interesse sulla cui dimensione e solidità anche Kompatscher ha ammesso di “non avere ancora una concreta valutazione”.
Insomma, il rifiuto di una misura di buon senso (come l’eliminazione dal PUC di Laives della possibilità di allungare la pista) è lo specchio della debolezza di una situazione come quella dell’aeroporto di Bolzano: un affare che non ha suscitato interesse.
La Giunta, invece di coltivare illusioni su favolosi privati, farebbe bene a passare a un piano B, che non può che consistere che in un drastico ridimensionamento di questa inutile infrastruttura.
Bolzano, 08.11.2017
Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa, Hans Heiss

Sulla morte del piccolo Adan l’assessora si nasconde dietro un muro di burocratico silenzio.
Con una interrogazione del Gruppo verde la TRAGICA vicenda del profugo curdo irakeno è arrivata per la prima volta in Consiglio provinciale. Dall’assessora né chiarezza sui fatti, né una parola di cordoglio o di scusa verso la famiglia. Non resta che sperare che le inchieste giudiziarie in corso facciano quella chiarezza che la politica non sa o non vuole fare.
La risposta a una interrogazione di attualità del Gruppo Verde sulla tragica sorte del piccolo profugo curdo irakeno avrebbe dato alla assessora Stocker la possibilità di fare un po’ di chiarezza sulla vicenda, oltre, magari, a chiedere scusa di quanto accaduto e mostrare la volontà di una autocritica da parte delle istituzioni responsabili.
Niente di tutto ciò è accaduto. Nella sua brevissima e burocratica risposta l’assessora ha rimandato alla versione ufficiale fornita nell’ormai lontana conferenza stampa del 10 ottobre, una versione che ha mostrato di fare acqua in molti punti.
Nessuna riflessione autocritica, nessun chiarimento su norme, procedure o responsabilità che hanno portato al mancato accoglimento di questa famiglia vulnerabile in strutture pubbliche. In compenso, un generico rimando alle “previste consultazioni con gli organi statali”, che suona come uno scarico di responsabilità da parte della Provincia.
Di fronte a questa sconcertante, fredda e burocratica presa di posizione, il consigliere Dello Sbarba ha posto una ulteriore domanda a voce su un fatto preciso e circostanziato.
Poiché nella conferenza stampa del 10 ottobre l’assessora Stocker aveva affermato che non erano arrivate alla Provincia richieste formali di accoglienza per questa famiglia, Dello Sbarba ha citato la mail che il 4 ottobre alle ore 10.09 , tre giorni prima della morte di Adan, la responsabile per i profughi dell’Azienda Sanitaria aveva inviato ai Servizi sociali e alla Provincia (ufficio distretti sociali) in cui si chiedeva esplicitamente che fosse reperito un alloggio per la famiglia.
In particolare, a responsabile dell’Azienda Sanitaria comunicava che in quel giorno il piccolo Adan sarebbe stato dimesso, che lui e la sua famiglia non avevano alcun posto per dormire, ma erano sulla strada e per questo chiedeva che fosse reperito un alloggio. Allegato alla mail veniva inviato anche il certificato medico di dimissione in cui si legge che “la patologia di Abdullah è molto complessa, invalidante e necessita di stretto monitoraggio e cure continue”.
Dello Sbarba ha chiesto se all’assessora risultata che questa mail esistesse, se ad essa la Provincia aveva dato una risposta e chi, e quando, e come.
L’assessora ha di nuovo preferito svicolare, dicendo che questi fatti sono in corso di accertamento e che quando ci saranno novità saranno comunicate.
Noi Verdi riteniamo che questo modo di rispondere sia inaccettabile.
La Provincia ha il dovere di mettere le carte in tavola e ha tutti gli strumenti e le conoscenze per fare chiarezza sia da un punto di vista politico che amministrativo.
E’ inaccettabile che davanti a tutto ciò che è accaduto venga eretto un muro di silenzio. E’ inaccettabile che si cerchi ancora di scaricare le responsabilità. E’ inaccettabile che non si colga l’occasione in cui per la prima volta la vicenda viene portata in Consiglio provinciale, e dunque davanti all’opinione pubblica, la Giunta provinciale non trovi almeno qualche parola di cordoglio e non chieda scusa alla famiglia.
Non resta che sperare che le inchieste giudiziarie in corso facciano quella chiarezza che la politica non sa o non vuole fare.
Bolzano, 07.11.2017
Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss, Brigitte Foppa