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Un nuovo sistema di monitoraggio a difesa della salute
Non piove e l’aria diventa sempre più inquinata. Il sistema di monitoraggio e di informazione dell’Agenzia provinciale per l’Ambiente è inadeguato alle esigenze di protezione della salute e deve essere assolutamente adeguato alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il Gruppo Verde ha presentato su questo argomento una mozione (vedi allegato) che indica con precisione i limiti del sistema attuale e le innovazioni necessarie.
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Riccardo Dello SbarbaRiccardo Dello Sbarba – Gruppo Verde.
Citerò alla lettera tre frasi cruciali della relazione del Presidente Kompatscher per indicare dove sono d’accordo e dove invece ho una posizione critica.
PRIMA FRASE
“Il bilancio 2016, con 5,4 miliardi di euro, è il più consistente nella storia della Provincia”.
E’ un dato materiale incontestabile che dimostra che ha torto chi continua a dipingere il Sudtirolo come un “Land in Not”.
E dimostra l’efficacia della strategia di responsabilità ed autonomia nei rapporti con lo Stato, che noi Verdi abbiamo fin dall’inizio condiviso sostenendo ogni azione della Giunta provinciale che fosse coerente con questa linea.
Fare la nostra parte nel risanamento delle finanze pubbliche, ma farla a due condizioni: la stabilizzazione del nostro bilancio provinciale e l’acquisizione di nuove competenze.
E’ la strategia che ha portato prima all’accordo di Milano e poi al “Patto di garanzia”, atti certo perfezionabili, ma sufficienti a consentirci contemporaneamente di registrare il più alto bilancio della storia e l’acquisizione di ulteriori competenze.
Ultima quella sul Parco dello Stelvio, a cui spero davvero che sapremo far onore. Abbiamo gli occhi addosso dell’intero mondo ambientalista europeo.
Dobbiamo rispettare l’impegno che ci siamo presi a rilanciare il Parco dopo gli anni dell’abbandono statale, e a lavorare per mantenere tutele omogenee e unitarie per l’intero Parco, evitando lo spezzatino delle regole.
L’area del Parco è un’area ecologicamente unitaria: applicare regole differenziate dimostrerebbe solo che le ragioni dell’ambiente sono state sacrificate alle spinte degli interessi.
La Provincia di Bolzano deve invece assumersi – insieme alla Provincia di Trento – il ruolo di garante di un Parco trans-regionale, superando la definizione di “nazionale” – che per la sua storia ha avuto spesso un retrogusto amaro – non verso lo spezzatino delle tutele, ma verso dimensioni più grandi, semmai tras-nazionali.
Il Parco dello Stelvio deve funzionare da perno centrale per la realizzazione del progetto che i movimenti ambientalisti hanno denominato PEACE, Parco Europeo delle Alpi Centrali, progetto poggiato sull’intuizione visionaria lanciata alla fine degli anni ’80 da Alexander Langer. Il progetto comprende due parchi nazionali, Stelvio e Engadina, i cinque parchi regionali, Admello-Brenta, Adamello Lombardo, Orobie Valtellinesi, Orobie bergamasche, Parco del Garda, e due riserve Unesco della biosfera, Engadina e Alpi Ledrensi in Trentino, per un totale i 415.000 ettari. Al di là ci sono le aree protette dell’Austria e della Germania a cui il discorso può allargarsi. Ma sarà la Provincia di Bolzano, se vuole, ad essere il cuore pulsante di questa visione.
Torno all’argomento bilancio. Con il patto di Milano e quello successivo “di garanzia” ci siamo fatti carico anche del contributo al risanamento dei conti pubblici statali. E’ stata una scelta giusta, che ci ha dato credibilità. Non abbiamo pensato solo “agli affari nostri”. Abbiamo fatto un’offerta anche al resto della Repubblica. Abbiamo onestamente ammesso che anche noi abbiamo contribuito – anche se in piccola parte – alla formazione del debito pubblico, soprattutto nei 20 anni per noi dorati tra il 1989 e il 2009, in cui abbiamo goduto di regole finanziarie certamente vantaggiose.
Abbiamo compreso per primi noi stessi che l’autonomia del Sudtirolo non poteva fiorire nell’ambito di una Repubblica che andava a rotoli e che dunque il risanamento era anche nel nostro interesse.
Dico questo per introdurre una considerazione invece critica sulla parte del discorso del Presidente Kompatscher sulla riforma costituzionale.
Quella riforma è centralista, ha detto il Presidente. D’accordo. Sull’efficacia della “clausola di salvaguardia”, che dovrebbe proteggerci da questa svolta centralista si può avere qualche dubbio.
Ma soprattutto, vale il ragionamento fatto sulle finanze: non si può mettere al sicuro l’autonomia del Sudtirolo in un’Italia che svolta verso il centralismo. Qui vedo una contraddizione.
La clausola di salvaguardia ci dovrebbe proteggere dal centralismo, ma la via maestra sarebbe contrastare alla radice questo centralismo, respingerlo al mittente, e questo non solo per la nostra autonomia ma per l’autonomia di tutte le regioni italiane.
L’occasione ce l’abbiamo, perché al massimo nel settembre-ottobre 2016 si terrà in Italia il referendum costituzionale per confermare o respingere la riforma centralista.
Noi voteremo no, per respingerla. Non capisco come chi crede nell’autonomia potrà votare sì a quella riforma centralista.
Perché contiene la clausola di salvaguardia? Ma è razionale chi, potendo eliminare la malattia, si rassegna invece a vivere del farmaco?
Perché Vienna darà il suo accordo? Per favore, non scarichiamo la responsabilità sulla nostra “potenza tutrice”. Sappiamo benissimo che Vienna dirà di sì solo se da Bolzano arriverà il via libera.
O voterete sì alla riforma Costituzionale per mantenere un patto politico col governo Renzi? Sia chiaro, non sottovaluto l’esigenza di avere buoni rapporti con Roma. E tuttavia dovremmo far capire a Renzi che ci sono cose, come l’alternativa tra centralismo e autonomia, che non sono negoziabili.
Se il Sudtirolo e il Trentino prendessero questa posizione, avrebbero tanti alleati nelle diverse regioni d’Italia!
Noi Verdi voteremo no alla riforma costituzionale centralista e siamo curiosi di vedere come farete voi della maggioranza a convincere i e le sudtirolesi a votare invece sì.
SECONDA FRASE
“Il 21 dicembre Azienda Energetica e SEL confluiscono nella nuova azienda Alperia. Si tratta di un momento storico, perché dopo molti decenni l’energia idroelettrica è finalmente in mano altoatesina”.
Dichiaro di essere d’accordo con questa frase. Il 21 dicembre finisce un’epoca e ne comincia un’altra, completamente nuova. Come tutti sapete, il Gruppo Verde fin dall’inizio con Cristina Kury e, dall’ultima legislatura io personalmente insieme a Hans Heiss e Brigitte Foppa, abbiamo seguito questa vicenda da vicino, nel ruolo di una forza di opposizione che ha il dovere del controllo e dello stimolo.
Col 21 dicembre anche per noi si conclude una fase e se ne apre un’altra. Il 21 dicembre, anche se a quel tavolo noi non saremo invitati, brinderemo idealmente con voi alla nuova società e alla storia che si apre. Prendete pure questa dichiarazione, Presidente Kompatscher e assessore Theiner, come una dichiarazione di fine delle passate ostilità.
Questo il 21 dicembre. Oggi però è il 15 dicembre, e dunque – prima di chiudere definitivamente un ciclo durato 7 anni – lasciatemi mettere a verbale alcune considerazioni critiche. Del resto si fa così anche nei migliori trattati di pace.
Alcune delle considerazioni che farò riguardano il passato, e dunque spero di doverle nominare per l’ultima volta. Altre invece riguardano il futuro, e su questo continueremo a confrontarci con spirito costruttivo.
Prima considerazione. Noi ci congratuliamo con voi per l’esito di questa storia, ma voi dovreste congratularvi con noi per il lavoro di denuncia e di trasparenza che abbiamo fatto, per tanto tempo completamente da soli.
Siamo dovuti ricorrere al Tar e al Consiglio di stato per poter leggere quei contratti tra SEL, Enel ed Edison che la politica di allora voleva assolutamente mantenere segreti e lodava come fossero capolavori.
Grazie a noi, invece, sono venute alla luce e poste davanti all’opinione pubblica tutte le magagne nascoste, tutte quelle clausole capestro che erano state sottoscritte al chiuso delle stanze. Parlando delle scelte della politica energetica di allora, Presidente Kompatscher, Lei ha parlato di “disastro”. Bene, si ricordi che a quei tempi, cioè nel momento dei fatti e non solo a posteriori quando non costa più nulla – a quei tempi, dicevo, di disastro parlavamo solo e soltanto noi. E’ grazie a quella nostra decisa critica politica che poi voi, cioè la nuova generazione, la nuova Giunta, avete potuto presentarvi come rottura col passato e mettere mano al risanamento.
Dunque noi ci congratuliamo con voi per quella che il Presidente ha chiamato “soluzione responsabile”, ma per favore per una volta almeno congratulatevi anche voi con noi per la nostra azione di controllo e indirizzo, che ha creato i presupposti indispensabili – di verità, trasparenza e consapevolezza – per il vostro operare successivo.
Seconda considerazione. Avete riassegnato le concessioni che erano state manipolate, ma io sarei più prudente nel parlare di ripristino della “certezza del diritto”. Diciamoci la verità: non si è mai visto in un bando pubblico la stazione appaltante – in questo caso la Provincia – che si dà da fare per ricostruire a posteriori le offerte che uno dei concorrenti – casualmente la società della Provincia stessa – avrebbe presentato se avesse agito senza imbrogliare. Questa ricostruzione a posteriori dei progetti si è basata solo su pareri di un consulente nominato dalla stessa Giunta e su supporti “progetti originari” che oltre che essere semplici files trovati nei computer erano anche incompleti, per cui – grazie all’ennesimo parere del solito consulente – avete dovuto riempire le parti mancanti prendendo pezzi dei progetti manipolati.
Capisco le difficoltà che avete dovuto affrontare e lo sforzo di non mandare in bancarotta la società energetica provinciale e dunque la Provincia. Capisco tutto.
Ma per favore, non esagerate nelle lodi per la soluzione trovata. Se la riassegnazione regge, non è perché è stato ripristinato il diritto, ma perché nessuno ha interesse a contestarla, perché siete stati in grado di trovare una soluzione extragiudiziale accontentando tutti, e primo fra tutti il privato che – forte di sentenze – ha ottenuto alla fine la grande centrale cui mirava.
Non di diritto si deve parlare, ma della intelligenza che avete avuto – e questa sì l’ho davvero apprezzata – di mettere da parte l’arroganza del passato e sedervi al tavolo a trattare, riconoscendo le ragioni altrui e trovando l’accordo che ha chiuso la partita.
Dico “chiuso la partita”, anche se so che qualcuno ricorso l’ha comunque fatto, cioè Edison e il comune di Sarentino per la sola centrale di S. Antonio. Ho letto il ricorso di Edison e devo dire che non è fatto male. Alcune argomentazioni potrebbero valere anche per gli altri casi. Vedremo se è un ultimo fuoco (di paglia), oppure la scintilla di qualcosa di più grosso.
Terza considerazione. L’energia è finalmente in mano altoatesina, ma tutta la partita ci è costata molto cara. Qui la responsabilità non è vostra, ma della passata Giunta e del passato vertice SEL.
Avremmo potuto acquistare le centrali Enel nel 1999 per poco più di 700 milioni di euro. La val d’Aosta lo fece, Durnwalder no. Alla fine l’affare ci è costato molto di più, tra soldi sborsati per l’acquisto progressivo delle quote e profitti sull’energia che in tutti questi anni abbiamo lasciato ai giganti elettrici nazionali. Questo vale per Enel e ancora di più per Edison.
Per ricomprarci l’energia in mano a Enel ed Edison non abbiamo pagato solo il prezzo degli impianti della produzione, ma anche quello delle clausole capestro che avevamo accettato.
Ripeto, qui la responsabilità non è vostra, qui avete dovuto gestire una pesante eredità del passato. Avete avuto l’intelligenza di non farvi sfuggire per la seconda volta l’occasione per acquistare le quote e cacciare finalmente Enel ed Edison dal nostro territorio, e avete fatto bene. Che avete per questo pagato un prezzo assai salato, non va nascosto.
Lo dico sapendo che una partita è ancora in sospeso, quella con Edison. Ho notato che prudentemente il Presidente Kompatscher ha citato solo l’acquisto delle quote Enel nella sua relazione. Io spero che l’operazione Edison a questo punto vada in porto. Ma la prudenza è buona consigliera.
Quarta considerazione, e questa riguarda il futuro.
E’ un consiglio: vi consiglio di non cavalcare troppo la tigre della promessa dell’energia a basso prezzo per famiglie ed imprese. Lo sapete che è una promessa irrealistica, sia per la struttura del sistema dei prezzi dell’energia (per metà sono tasse e accise), sia per la rigidità dei costi di produzione, sia per le norme che regolamentano il mercato nazionale.
E lo regolamentano soprattutto per le Società Elettriche che assumono la forma delle Società per Azioni.
Esse sono costrette alle logiche del profitto. Inoltre, a una SPA è obbligata a passare dal mercato.
Voi stesi dite che già SEL sfrutta i margini disponibili per offerte vantaggiose. Dovreste aggiungere che più in basso sarà difficile andare.
Diverso sarebbe stato se la Giunta avesse preso in seria considerazione il modello cooperativo, che nella nostra provincia è vivo e vegeto e fornisce energia a un prezzo inferiore del 30-40%.
Ma quel modello – nonostante le promesse – l’avete scartato e avete preferito la strada certo meno creativa e anche meno amica degli utenti della società unica provinciale, praticamente monopolista, nella forma della Società per Azioni.
Peccato perché l’altro modello, cooperativo e più rispettoso delle diversità e delle possibili libere sinergie, poteva costituire un esperimento pilota di democrazia energetica che ci metteva al passo con le esperienze più avanzate in Europa e nel mondo. Un’occasione persa.
Comunque noi Verdi non ci uniamo al coro di chi invoca energia a basso prezzo per tutti. Il pensiero ecologico e la necessità di una svolta energetica per proteggere il clima del pianeta, non vanno d’accordo con l’invocazione di “più energia a basso prezzo per tutti”.
Non per questo siamo insensibili all’esigenza di sostenere i redditi delle famiglie e delle imprese, anzi! Ma scegliamo un’altra strada, quella basata sul principio che l’energia più a basso prezzo è quella che non si consuma. In una parola: il risparmio e l’efficienza energetica.
Qui vediamo il ruolo strategico della nuova società energetica provinciale.
Quello di reinvestire i propri profitti in un’azione efficace di promozione del risparmio e riduzione dei consumi energetici. Gli strumenti sono tanti, prima tra tutti quello del cosiddetto energy-contracting, cioè il meccanismo di finanziamento alternativo per la svolta energetica che consiste nel prestito anticipato a famiglie e imprese, da parte della società energetica, dei fondi necessari per ristrutturare edifici e adottare fonti rinnovabili, fondi che poi vengono gradualmente recuperati sulla bolletta degli anni successivi, in ogni caso inferiore a quella pre-ristrutturazione.
C’è poi da ristrutturare l’intero patrimonio pubblico e qui di nuovo la società energetica provinciale può avere un ruolo di rilievo. Per non parlare della svolta energetica nel campo più difficile, quello della mobilità.
Questa è l’epoca che si apre il 21 dicembre, e quando brinderete non dimenticate che un po’ del brindisi ce lo siamo meritati anche noi.
TERZA FRASE
“Eine gute Wirtschaftspolitik ist auch Sozialpolitik”.
Noi qui la vediamo un po’ diversamente. Noi crediamo piuttosto nel nesso tra politica sociale e politica ambientale e qui, in questo nesso, sta la nostra missione di forza politica.
Noi crediamo che non c’è politica ambientale senza politica sociale e non c’è politica sociale senza politica ambientale.
Le cito a questo proposito un testo in cui mi riconosco al 100%:
“Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”.
Sembra un testo di Alexander Langer, non trova Presidente? Invece è un capitolo dell’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco. Questo capitolo, centrale nell’enciclica, si intitola “Un’ecologia integrale” – parole che se le usassimo noi ci prenderemmo dei fondamentalisti.
E’ dall’inizio della crisi finanziaria, cioè almeno dal 2008, che gran parte degli Stati si dà da fare per far riprendere l’economia misurata attraverso l’indicatore dell’aumento del Prodotto Interno Lordo, dei tassi di crescita, delle percentuali di profitto, illudendosi che poi tutto ciò automaticamente si trasferisca alla società intera e al suo benessere. In questo modo però si rischia di fare ogni sforzo per rimettere in moto proprio quel meccanismo che ha provocato la crisi.
Questo accade nel mondo, accade in Europa, accade in Italia e accade anche nella nostra provincia. L’autocritica sugli errori del passato è durata poco, e subito è ripartita l’invocazione alla crescita qualsiasi essa sia, alla crescita dei consumi e del consumismo, alla crescita dei trasporti, alla crescita degli utili.
In questa corsa alla crescita l’ultima novità è stata l’inclusione nel calcolo del PIL anche delle attività economiche illegali come droga, prostituzione e contrabbando, che l’Istat ha calcolato – comprendendo anche l’indotto – in 59 miliardi, pari a un punto in più di PIL. L’espressione del Papa, secondo cui “questa economia uccide”, diventa meno metaforica.
Non è vero che se i profitti e il PIL riprendono si sta tutti e tutte meglio. Non so neppure se sia vero che dalla crisi stiamo uscendo. Una cosa è sicura: se stiamo uscendo, ne usciamo con una enorme crescita delle disuguaglianze. Chi aveva di più ha ricevuto di più, chi aveva di meno ha perso ancora. E non parlo solo a livello globale, ma anche di noi, qui in Sudtirolo.
Il settimanale ff ha pubblicato un mese fa la classifica delle 50 persone più ricche della nostra provincia. Sia notato a margine che di 50 di questa galleria, 48 sono uomini e due solo donne, e questo dice già molto su una prima disuguaglianza di opportunità, che non è affatto diminuita.
Il settimanale ci ha anche informato che dall’ultima classifica, pubblicata due anni fa, il patrimonio globale di queste sole 50 persone è cresciuto, in soli due anni, di ben 800 milioni di euro, raggiungendo il valore totale di 8,5 miliardi, somma che supera l’insieme degli stipendi annui di tutte e tutti i lavoratori dipendenti della nostra provincia, che rappresentano il 70% degli occupati.
L’analisi è stata svolta sullo stesso settimanale dal collaboratore dell’AFI-IPL Thomas Benedikter.
E a proposito di stipendi degli occupati: stagnano dal 2007. Con gli stipendi inferiori che hanno subito sensibili perdite del valore reale.
Di fronte a questo, le 50 persone più ricche hanno accresciuto in media il loro patrimonio di 16 milioni di euro all’anno in due anni. Stiamo tutti insieme uscendo dalla crisi? Non mi pare. Piove sul bagnato: chi è più ricco più riceve, chi è più povero tira la cinghia.
A perdere quote di stipendio sono stati soprattutto le e i dipendenti pubblici, i cui contratti sono bloccati da tempo. I sindacati ci fanno sapere proprio in queste ore che le risorse messe a disposizione in questa proposta di bilancio per il rinnovo dei contratti non bastano neppure a recuperare metà delle perdite dovute all’inflazione.
E intanto però questo è il Natale dell’apertura o del raddoppio dei centri commerciali, con connessi ingorghi del traffico. Il precetto del santificare le feste è sostituito da quello del mercificare le feste. Moralismo?
Non credo. La corsa al centro commerciale, o al negozio delle grandi catene, ha come altra faccia della medaglia i nuovi contratti con cui il settore assume centinaia di ragazzini e ragazzine: non solo stipendi bassi, ma soprattutto eliminazione di diritti e appropriazione totale del tempo di vita del dipendente. Certe clausole più vessatoria sono finite anche davanti alla commissione di conciliazione, dove è presente anche la Provincia. La Provincia dunque sa. Perché non grida allo scandalo?
Mentre pochi si arricchiscono, alla grande maggioranza viene riservata la felicità finta del consumismo, delle file prima in macchina e poi alle casse, dei carrelli riempiti dalle offerte speciali. E così, si riempiono i mercatini di Natale (ma solo quelli, mentre poco più in là – centri commerciali esclusi – è deserto) ma svettano anche i tassi dell’inquinamento dell’aria, che noi misuriamo solo sulla scorta dei limiti di legge, che sono il doppio di quelli consigliati per la nostra salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e che sono tenuti così alti per non disturbare l’economia.
Di fronte a questa febbre, che torna a riscaldare il pianeta, noi vogliamo ricordare che a tutto c’è un limite. A tutto c’è un limite. C’è un limite all’inquinamento, c’è un limite al traffico, c’è un limite al numero di turisti e di pernottamenti, c’è un limite alle piste da sci e agli impianti di risalita, c’è un limite al numero di negozi e superfici commerciali, c’è un limite ai profitti e alla concentrazione di patrimoni.
Questo limite o ce lo decidiamo autonomamente, oppure ci penserà il pianeta ad imporcelo con le cattive. Non è il futuro, è il presente: l’ondata i profughi che ha sorpreso l’Europa e rischia di farla saltare come progetto unitario e di pace è l’altra faccia dei disastri ambientali dovuti ai cambiamenti climatici e dei disastri sociali dovuti alla enorme distanza tra ricchi e poveri.
Ebbene, noi Verdi siamo quelli che pongono il problema del futuro, del limite, dell’uguaglianza – o meglio, della riduzione delle enormi disuguaglianze. Anche qui da noi, affatto isola felice per molte persone e famiglie.
La questione dell’aeroporto per noi rappresenta uno di questi limiti. E’ uno sfizio inutile e dannoso, sia per le casse pubbliche che per la salute. E’ quel limite che non deve essere superato. Ma su questo abbiamo già discusso e discuteremo nei prossimi mesi.
Apprezziamo – sia chiaro – ogni passo nella direzione di un sostegno sociale. L’innalzamento della no tax area a 28.000 euro, per esempio.
Ricordiamo però che dall’altra parte rimane irrisolta la questione della copertura del contributo per la non autosufficienza, per cui era previsto un fondo di garanzia che non è mai stato istituito.
Apprezziamo il raddoppio dei fondi per la solidarietà internazionale nell’anno dell’emergenza umanitaria. Benissimo, lo chiedevamo da anni. Ricordiamo però che nel bilancio presentato l’aumento vale solo per il 2016, mentre le cifre del 2017 e 2018 tornano ai soliti due striminziti milioni.
Ricordiamo, soprattutto, che l’Onu ci ha chiesto un ben altro sforzo per raggiungere gli obbiettivi del Millennio, che ormai sono stati mancati proprio perché i paesi ricchi come noi non hanno mantenuto gli impegni sottoscritti nel 2001 da tutti gli stati membri delle Nazioni Unite, e io penso che la libera Provincia di Bolzano si consideri parte di questo gruppo. L’impegno prevedeva lo stanziamento dello 0,7% del PIL di ogni territorio per la solidarietà internazionale. Per la Provincia di Bolzano ciò equivale a circa 12 milioni all’anno. E’ sei volte di più di quanto abbiamo dato finora. E anche il raddoppio previsto per il 2016 rappresenta un terzo di quanto dovremmo mettere a disposizione.
A questo proposito, venerdì verrà discusso dalla prima commissione un nostro disegno di legge che vuole introdurre una percentuale fissa di finanziamento per la cooperazione internazionale. Consta di un solo articolo e se fosse accolto ci metterebbe quasi al livello di quanto ci chiede l’ONU.
Alla Giunta abbiamo fatto anche una proposta, tramite un emendamento: che questo obbiettivo sia raggiunto non da un anno all’altro, ma gradualmente, con un impegno crescente e graduale nell’arco di 5 anni, anche per adeguare le strutture amministrative, ottime, di cui la Provincia dispone in questo campo. Speriamo che il Presidente Kompatscher apprezzi questa nostra offerta.
Vorrei concludere con una proposta.
Noi apprezziamo ogni passo che la Giunta e la maggioranza fanno nella direzione contemporanea del sostegno sociale e della tutela ambientale, due ambiti che ci paiono intimamente connessi.
Ci avviciniamo alla metà di questa legislatura. Nella prima parte il Presidente Kompatscher ha voluto riunire nella sua persona il ruolo di Landeshauptmann e di super assessore all’economia. Forse era necessario, vista la crisi che attraversava la provincia. Forse era anche necessario per fare ordine tra i cocci lasciati dalla precedente amministrazione.
A noi appare però che questo doppio ruolo, di presidente e di super assessore all’economia, faccia inclinare la figura del Presidente troppo dalla parte dell’economia.
Se davvero stiamo uscendo dalla crisi, allora ci vuole un riequilibrio, affinché dalla crisi escano davvero tutti e non solo una parte.
Per questo le proponiamo, Presidente, di liberarsi delle competenze economiche per la seconda parte della legislatura e assumere pienamente un ruolo super partes, di riequilibrio. Sarebbe un passo che farebbe bene a tutta la società, e anche – semi posso permettere – a Lei.
Non che poi ci illudiamo che questo basti per accrescere il peso delle istanze ecologiche e sociali nella politica della Provincia.
Questo è il compito nostro, e cercheremo di svolgerlo con tutte le nostre forze.
Bolzano, 15 dicembre 2016
Cons. Prov. Riccardo Dello Sbarba

autobahn-stauProprio nei giorni in cui a Parigi ci si gioca forse l’ultima possibilità (globale) per limitare il riscaldamento della Terra, ci raggiungono due brutte notizie (locali).
Per prima cosa, a quanto pare, il nostro assessore alla mobilità Mussner ha dichiarato di essere contrario al Divieto di transito settoriale, che invece viene promosso e sostenuto con convinzione dal governo tirolese e che dovrebbe seguire il limite dei 100 km/h. Due provvedimenti questi che devono essere visti in combinazione e che solo così trovano l’appoggio della popolazione (si veda Tiroler Tageszeitung, 20/11/15). Con questo atteggiamento contrario la Giunta contraddice implicitamente tutte le belle dichiarazioni a favore del clima, della sostenibilità, del risparmio energetico, della verità dei costi. Ricordiamo che il traffico è responsabile di un buon terzo del bilancio climatico e che nella nostra Provincia le emissioni di CO2 e l’inquinamento di ossido di azoto derivano in gran parte dall’autostrada del Brennero.
Veniamo poi a sapere che l’Austria ha deciso di ridurre il pedaggio per i tir sul tratto austriaco dell’autostrada del Brennero. E questo per adeguarsi alla direttiva europea sui pedaggi. Noi temiamo soprattutto che con questo provvedimento si rafforzi ancora di più l’effetto calamita verso il tratto autostradale Verona-Monaco. Infatti, se il pedaggio in Italia non viene aumentato e in Austria i prezzi del carburante continuano e essere così bassi, la tratta del Brennero costerà sempre meno rispetto a quella attraverso il Gottardo e attrarrà sempre più traffico.
La nostra richiesta può essere solo una: dobbiamo aumentare il pedaggio sulla tratta italiana (l’Italia è addirittura SOTTO i limiti stabiliti dalla direttiva sopraccitata!), per non rendere l’Autobrennero ancora più attrattiva. Questo significa fare politica dei trasporti! e ci aspettiamo che la nostra Giunta si attivi in questo senso.
Brigitte Foppa, Hans Heiss, Riccardo Dello Sbarba – Cons. prov.

INTERROGAZIONE.
Inceneritore_incendioQuesta mattina alle ore 5,15 si è sviluppato un incendio all’interno dell’inceneritore di Bolzano, da cui è fuoriuscita una anomala nuvola di fumo nero. Sulla vicenda i media on line hanno subito riportato diverse notizie. Poi hanno riferito anche le radio nei loro giornali radio. In una edizione risulterebbe anche che un’emittente abbia consigliato di tenere chiuse le finestre. Non è stato notata l’attivazione di un sistematico sistema di allarme e di informazione verso la popolazione, se non tramite un comunicato stampa dell’Agenzia per l’Ambiente delle ore 8.44 col seguente testo:
“Il gestore del termovalorizzatore Eco-Center ha informato l’Agenzia, che questa mattina alle ore 05.15 è scoppiato un incendio nel trituratore rifiuti dell’impianto. I vigili del fuoco ed il personale di pronto intervento erano immediatamente in loco e sono riusciti a controllare l’incendio in tempi rapidi. L’estinzione finale dell’incendio avviene in questo momento con l’aiuto di un apposita schiuma, che comporterà lo sviluppo di fumi inerti.
Anche il pronto intervento dell’Agenzia per l’ambiente era da subito sul posto per accertare la formazione di emissioni dannose per la salute pubblica. Fino a questo momento non sono state rilevate emissioni nocive. Anche i rilevamenti sul camino eseguiti in continuo accertano, che sono stati e sono osservati i valori  limite previsti. Nelle cabine di rilevamento di Casanova e di Laives non si è superato nessun valore di attenzione.
A causa anche del basso livello di inversione termica, tipica della stagione, si sono formate nubi di fumo visibili vincino al termovalorizzatore.
Si è formato un leggero fastidio dovuto da cattivi odori, in particolare nei luoghi situati in direzione del vento.
Gli impianti di allarme del termovalorizzatore hanno funzionato come previsto. Immediatamente il gestore ha provveduto allo spegnimento del termovalorizzatore come previsto da protocollo.
L’Agenzia per l’ambiente è ancora in loco ad eseguire ulteriori rilevamenti per verificare possibili impatti. Appena saranno a disposizione nuovi dati ambientali, questi saranno comunicati dall’Agenzia”.
Alle 9,43 è seguito un altro comunicato per annunciare che l’incendio era stato domato.
Visto che non è la prima volta che all’inceneritore si sviluppano incendi o guasti con emissione di nuvole di fumo visibili da diverse parti della città, crediamo che sia necessario un preciso sistema di allarme e informazione diretto alla popolazione, con procedure tempestive, chiare e formalizzate in ogni aspetto, che non si limiti a semplici comunicati stampa, per di più in ritardo di 4 ore dal momento dell’incidente. La popolazione va informata direttamente e in tempo reale.
Si chiede:

  1. Quali sono state le cause dell’incendio scoppiato questa mattina all’inceneritore? C’è qualcosa che non funziona nell’impianto? Se sì, come si intende rimediare?
  2. L’incendio ha provocato anomalie nella rilevazione della qualità dell’aria e se sì, quali e per quanto tempo? Non si chiede solo se vi siano stati sforamenti, ma se comunque ci siano state conseguenze e/o alterazioni rispetto alle emissioni normalmente rilevate e previste per questo periodo. Si chiede cioè una valutazione tecnica delle conseguenze dell’incendio sulla qualità dell’aria.
  3. L’incendio ha provocato conseguenze nocive o rischi per la salute delle persone che lavorano all’interno dell’inceneritore? Si è accertato l’eventualità di tali danni o rischi? Quali interventi sono stati fatti a questo fine?
  4. Il gestore dell’impianto Eco-Center dispone di un sistema e/o procedura di allarme e di informazione tempestiva della popolazione? Se sì, come funziona e che cosa è previsto? Ed è stato mai attivato durante gli incidenti che sono accaduti più di una volta nel nuovo inceneritore?
  5. Se Eco Center non è dotato di tale sistema, questo compito è delegato all’Agenzia per l’Ambiente? Se sì, come funzionano le comunicazioni tra Eco-Center e Agenzia? Perché oggi l’Agenzia ha diramato il primo comunicato solo alle 8,44, cioè 3 ore e mezzo dopo che l’incendio era scoppiato? Eco-Center ha comunicato in ritardo, oppure il ritardo è da imputare all’Agenzia? In questi casi all’Agenzia c’è qualcuno reperibile 24 ore su 24, oppure bisogna attendere l’inizio del normale orario di ufficio?
  6. L’Agenzia ha un proprio protocollo/sistema di allarme e di informazione tempestiva della popolazione? Se sì, come funziona e che cosa è previsto? Ed è stato mai attivato durante gli incidenti che sono accaduti più di una volta nel nuovo inceneritore?
  7. Non ritiene la Provincia che vada implementato un preciso sistema di procedure di allarme e di informazione tempestiva della popolazione che chiarisca bene i compiti di gestore e Agenzia, che garantisca tempestività e immediatezza nella comunicazione diretta verso la popolazione, non bastando semplici comunicati stampa con ore di ritardo? Se sì, che cosa intende fare la Provincia per istituire tale sistema nel tempo più breve possibile?

Bolzano, 1 dicembre 2015
Firmato Cons.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hans Heiss

DSC_0323 Abbiamo bisogno di informazioni, un piano d’azione completo – e tanto coraggio ed entusiasmo per realizzarlo!
Oggi inizia a Parigi la COP21, la Conferenza internazionale per il clima, su cui sono rivolte le speranze di tutto il mondo. Da molto tempo ormai il movimento ambientalista internazionale parla con preoccupazione di cambiamento climatico globale e lancia avvertimenti sulla fragilità dell‘atmosfera terrestre. A forza di insistere, alcuni successi sono stati ottenuti: il divieto dei gas serra, lo sviluppo delle energie sostenibili, il controllo delle emissioni nocive da parte delle fabbriche, ecc. Negli ultimi anni, anche a causa degli effetti ormai innegabili dell‘effetto serra, è cresciuta molto la consapevolezza generale nei confronti del riscaldamento terrestre (chiamato eufemisticamente „cambiamento climatico“).
Ormai tutte/i conoscono le fatali conseguenze a lungo termine dell‘onnipresente combustione fossile (CO2) e delle emissioni di gas metano. Sulla necessità di agire e su come, al contrario, non sembra esserci grande accordo.
Persiste infatti ancora l’assurda contraddizione tra i bisogni e i ritmi della natura (di cui fa parte anche il clima mondiale) e il dettato della crescita economica. Potremo valutare il successo della Conferenza sul clima e le forze politiche internazionali dalla loro volontà di agire e dal grado di presa di responsabilità che dimostreranno nei confronti delle generazioni future.
Anche l’Alto Adige, che co2015 11 30 marcia clima bz - ric+florme è risaputo fa parte del mondo, terrà gli occhi puntati su Parigi nei prossimi giorni.
Ed è un’ottima occasione per verificare la nostra credibilità di regione alpina sostenibile (che si vorrebbe tanto essere a parole). Poiché, se da un lato ci siamo avviati sul sentiero positivo delle fonti di energia sostenibile e della raccolta differenziata (grazie alla consapevolezza della popolazione), dall’altro non sappiamo come raggiungere nei prossimi 4 anni il limite di CO2 a 4 t/persona/anno (previsto nel Piano provinciale per il clima 2050). Su Internet poi si trovano poche cifre, per di più contraddittorie sulla situazione attuale. L’ultimo valore sulle emissioni di CO2 in Alto Adige lo troviamo in un’indagine ASTAT del 2009: 6,3 t. Il piano per il clima della città di Bolzano parte invece dal presupposto che ci sia una produzione di 9,7 t/anno. La differenza è notevole e dipende dal fatto se vengano comprese o meno nel calcolo le emissioni dovute al traffico.
Secondo queste cifre, siamo ben lontani dall’obiettivo delle 4 t. Siccome le emissioni complessive dei cittadini e delle cittadine sudtirolesi sono da ricondurre per un terzo alla mobilità e all’energia elettrica e termica, è chiaro che è urgente attuare provvedimenti vari e su ampia scala.
Il Piano provinciale per il clima manca di concretezza , soprattutto per quello che riguarda le misure contro le emissioni di CO2 dovute al traffico pesante e individuale. Ogni anno vengono regolarmente superati i limiti di emissione di ossido di azoto. Il rafforzamento dell’aeroporto proposto dalla giunta provinciale contraddice completamente tutte le belle parole a favore della protezione del clima: gli aerei restano i mezzi di trasporto più inquinanti. (Alcune cifre di paragone forniti dalla giunta sulle emissioni: aereo 380 g/km/persona; treno 40 g/km/persona; Bus 20 g/km/persona).
DSC_0333E bisogna intervenire anche sui sistemi di riscaldamento degli edifici e sempre più anche su quelli di condizionamento, a causa delle estati sempre più calde. L’utilizzo del calore prodotto dall’inceneritore non ci convince, perché contraddice una politica sensata e sostenibile di riduzione dei rifiuti. Eppure anche in questo settore stiamo aspettando aggiornamenti: il piano di gestione dei rifiuti risale ancora al 2005!
Proteggere il clima non è compito solo della politica, ma della popolazione stessa. Grida d’allarme e dichiarazioni di solidarietà per il clima mondiale espresse in questi giorni mostrano che il problema è sentito. Ci aspettiamo quindi che la Giunta diffonda in modo chiaro e completo i dati sulle emissioni nocive al clima presenti in Alto Adige, in modo da rafforzare la presa di responsabilità di ognuno/a di noi.
Per raggiungere gli obiettivi del Piano provinciale per il clima 2050 abbiamo bisogno di una volontà politica vera e duratura. E per affrontare uno dei problemi più importanti per tutta la società ci vorrà anche tanto coraggio ed entusiasmo.
Allegati: Interrogazione sul livello di attuazione del Piano provinciale per il clima 2050 e due mozioni che chiederemo di approvare nel prossimo Consiglio provinciale.
30.11.2015
Consiglieri provinciali
Brigitte Foppa
Hans Heiss
Riccardo Dello Sbarba

fiocco-bianco-violenza-donneAzioni concrete per contrastare la tratta e lo sfruttamento della prostituzione: mozione del Gruppo Verde in occasione dell’odierna “giornata del fiocco bianco”.
Ieri l’istituto provinciale di statistica ci ha ricordato che in quanto a violenza contro le donne la nostra provincia non è affatto un’isola felice: il 30% delle donne dichiara di aver subito violenza fisica o sessuale da partner, ex partner, conoscenti, colleghi di lavoro, parenti o sconosciuti. Si tratta sempre di violenza esercitata da uomini sulle donne. Anche i media nazionali e internazionali ci raccontano ogni giorno di violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. Una recente ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo.
Contro la violenza sulle donne gli uomini devono prendere la parola e assumersi la responsabilità che loro spetta. Non può esservi complicità o silenzio: la violenza nasce anche dall’indifferenza di chi intorno sa e vede, ma tace.
In occasione dell’odierna giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il gruppo Verde in Consiglio provinciale ha presentato una mozione che tocca uno degli aspetti di questa terribile realtà: la violenza legata allo sfruttamento della prostituzione. Le donne prostitute, spesso straniere, sono tra le più esposte e più deboli.
E’ un’illusione pensare – come fanno purtroppo molti uomini – che la donna che si prostituisce lo faccia per libera scelta. La realtà è ben diversa: nella maggioranza dei casi la prostituzione è legata alla povertà, alla violenza, alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento. Gli uomini clienti di prostituzione di fronte a questa realtà spesso chiudono gli occhi, facendosi così oggettivamente complici della violenza.
La mozione dei Verdi propone alla Provincia un’azione di conoscenza e consapevolezza sulla realtà della prostituzione e della tratta e su quella del cliente di prostituzione in provincia di Bolzano, in modo che chi si trova di fronte a donne vittime di violenza, tratta e sfruttamento ne prenda coscienza e se ne assuma la responsabilità.
Bolzano Bozen, 25.11.2015
Riccardo Dello Sbarba
Hans Heiss
Brigitte Foppa

Il dossier dei verdi.

DSC_0438La sorpresa: lo scalo di San Giacomo presto passerà dallo Stato alla Provincia. Che potrà decidere che farne. Lo dice il “Piano aeroporti” approvato dal Governo Renzi il 27 agosto.
Un danno alla salute e all’ambiente, se davvero l’aeroporto verrà potenziato come propone la Giunta provinciale, oppure l’ennesima catastrofe finanziaria per le casse pubbliche, se il piano di sviluppo aeroportuale non funzionerà: a farne le spese saranno comunque le cittadine e i cittadini. I Verdi hanno presentato oggi il loro dossier per dire no alla legge Kompatscher sull’aeroporto e al suo previsto ampliamento. Da un confronto con i precedenti Masterplan è dimostrato che il piano approvato dalla Giunta prevede un salto di quantità rispetto al passato: più voli, più aerei, pista molto più lunga. Si tratta di un piano basato solo su calcoli economici: la salute della popolazione e l’ambiente non sono degni neppure di una parola.
Ciò è grave, poiché l’aeroporto si trova nell’area più densamente popolata della nostra provincia. Studi citati dai Verdi su aeroporti europei e americani dimostrano i danni da rumore e inquinamento dell’aria intorno agli aeroporti. Ipertensione, ictus, infarti, disturbi dell’attenzione, stress: indagini epidemiologiche accurate hanno dimostrato che gli aeroporti rovinano la salute delle popolazioni che abitano vicino. E l’aereo è il killer del clima per eccellenza, con le sue emissioni di gas serra.
Per l’economia l’aeroporto di Bolzano ha un’importanza minima, come i Verdi dimostrano cifre alla mano.
Il bilancio costi-benefici è chiaro: l’aeroporto porterà vantaggi per pochi e farà pagare un prezzo alto a tutte e tutti, in un momento in cui per risparmiare si chiudono reparti di ospedale.
Se l’aeroporto di Bolzano non ha mai funzionato ci sono motivi strutturali: l’orografia, il bacino di utenza troppo ristretto, la concorrenza di Verona, Innsbruck, Monaco, la crescente convenienza del treno per raggiungere mete come Roma.
Di fronte a questo bilancio negativo, i fautori dell’aeroporto rispondono: Se non lo usa la Provincia, l’aeroporto lo userà lo Stato, a cui appartiene.
A questo proposito il Dossier dei Verdi contiene una sorpresa.
Presto gli aeroporti regionali dovranno passare alle Regioni e Province autonome, che ne faranno quel che vorranno – finanziarli, tenerli in vita, ma anche chiuderli. La provincializzazione di San Giacomo è un obbiettivo a portata di mano, a cui la Provincia dovrebbe lavorare con tutte le sue forze.
Il 27 agosto 2015, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente lo “Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante l’individuazione degli aeroporti di interesse nazionale ai sensi dell’articolo 698 del codice della navigazione“. Al comma 11 di tale bozza di decreto, si legge:
“Gli aeroporti di interesse regionale o locale appartenenti al demanio aeronautico civile statale e Ie relative pertinenze (…) sono trasferiti alle Regioni. Per Ie Regioni a statuto speciale e Ie Province autonome, il trasferimento é attuato in conformità alle previsioni degli Statuti speciali e delle relative norme di attuazione”.
Questo decreto elimina l’ultimo alibi per la politica provinciale. L’inutile aeroporto di Bolzano torna alla Provincia, e sta a noi decidere che farne. I Verdi hanno al proposito le idee chiare.
L’alternativa a un aeroporto fallimentare e dannoso è a portata di mano e si chiama treno. Anche per raggiungere presto e comodamente gli aeroporti intorno a noi, per chi proprio non può far a meno di volare.
Qui la relazione di minoranza.

Paris #NousSommesUnisQuesta mattina l’Europa si risveglia diversa.
Siamo colpiti al cuore. È un’aggressione alle persone, alla loro vita quotidiana, la loro „normalità“.
La nostra solidarietà va quindi alle persone di Parigi e in Francia e il nostro cordoglio a tutti quelli che hanno perso qualcuno negli attentati di questo tragico venerdì sera.
Questo non è uno scontro di civiltà, ma una guerra dichiarata da alcuni fanatici a tutte le comunità civili e umane, di occidente come di oriente, cattoliche, musulmane e laiche.
Possiamo vincere questa guerra soltanto rafforzando proprio quei valori democratici a causa dei quali siamo sotto attacco, cioè la pace, la tolleranza, la solidarietà e il rispetto.
14.11.2015
Brigitte Foppa, Giorgio Zanvettor, Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss

Flughafen-Infografik 2
Si possono confrontare anche i costi dei vari mezzi di trasporto per la mano pubblica: Per coprire i costi d’esercizio la Provincia autonoma di Bolzano paga ogni anno ca. 50 milioni di euro per il treno, ca. 80 milioni di euro per l’autobus, ca. 5,8 milioni di euro per l’aereo e ca. 7,3 milioni di euro per il trasporto scolastico straordinario.

(Fonte: risposta da parte dell‘assessore dott.. Florian Mussner all‘interrogazione verde „Teure und billige Passagiere – Passagierzahlen – Entwertungen“)

 

-contro la diffamazione da parte del „Dolomiten“ e della destra tedesca.

PAlermo
Francesco Palermo non è solo un Senatore (eletto con i voti di PD, SVP e sostenuto anche da noi Verdi), ma anche un riconosciuto esperto di minoranze. A causa di presunte affermazioni contro le minoranze espresse durante una conferenza della OSCE a Vienna si è beccato pagine intere di accuse sul quotidiano “Dolomiten”. Avrebbe minato la tutela delle minoranze, in primis quelle del Sudtirolo, con affermazioni di questo tipo: “La sfida più grande è quella di tenere presente la società intera e non solo le singole parti (minoranze).
Per il quotidiano e per vari rappresentanti della destra tedesca queste sono affermazioni “scandalose” che metterebbero radicalmente in dubbio la credibilità scientifica e politica di Palermo. Da giorni assistiamo a uno spregevole tribunale dell’inquisizione che non sembra diminuire, ma che anzi si acuisce di giorno in giorno.
Chi conosce Palermo anche solo un po’, sa con quanta cautela tratti la tematica della tutela delle minoranze e quanto sia distante da lui qualsiasi attacco all’autonomia dell’Alto Adige/Südtirol e alle minoranze linguistiche. È invece più che comprensibile che uno studioso rifletta sul fatto che le società in Europa e nel mondo siano sempre più caratterizzate da un crescente individualismo e da “vecchie” e nuove minoranze.
Sostenere che la coesione tra società e Stati oggi, a queste condizioni, debba essere ridefinita senza per questo trascurare la tutela delle minoranze, è una riflessione da prendere sul serio. Ma sostenere da questo che Palermo voglia eliminare le minoranze, in primis quelle dell’Alto Adige/Sütirol, sciogliendole nel “brodo unitario” dello Stato, è una accusa ridicola.
L’attuale campagna mediatica non circola però tanto intorno al discorso della tutela delle minoranze, ma tende piuttosto a discreditare il patto concluso a Roma tra SVP e centro-sinistra. Che con questa azione si colpisca senza pietà la serietà di uno studioso riconosciuto a livello internazionale, è solo un danno collaterale.
È deplorevole che sia da parte della SVP, ma anche dalle fila dei docenti di diritto internazionale non si sia levata nessuna voce di solidarietà. Dovrebbero essere loro i primi a difendere un collega ingiustamente diffamato.
E il PD? Fa quello che sa fare meglio: tace.
Hans Heiss
Brigitte Foppa                                 
Riccardo Dello Sbarba