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Intervento sul bilancio 2016

Riccardo Dello SbarbaRiccardo Dello Sbarba – Gruppo Verde.
Citerò alla lettera tre frasi cruciali della relazione del Presidente Kompatscher per indicare dove sono d’accordo e dove invece ho una posizione critica.
PRIMA FRASE
“Il bilancio 2016, con 5,4 miliardi di euro, è il più consistente nella storia della Provincia”.
E’ un dato materiale incontestabile che dimostra che ha torto chi continua a dipingere il Sudtirolo come un “Land in Not”.
E dimostra l’efficacia della strategia di responsabilità ed autonomia nei rapporti con lo Stato, che noi Verdi abbiamo fin dall’inizio condiviso sostenendo ogni azione della Giunta provinciale che fosse coerente con questa linea.
Fare la nostra parte nel risanamento delle finanze pubbliche, ma farla a due condizioni: la stabilizzazione del nostro bilancio provinciale e l’acquisizione di nuove competenze.
E’ la strategia che ha portato prima all’accordo di Milano e poi al “Patto di garanzia”, atti certo perfezionabili, ma sufficienti a consentirci contemporaneamente di registrare il più alto bilancio della storia e l’acquisizione di ulteriori competenze.
Ultima quella sul Parco dello Stelvio, a cui spero davvero che sapremo far onore. Abbiamo gli occhi addosso dell’intero mondo ambientalista europeo.
Dobbiamo rispettare l’impegno che ci siamo presi a rilanciare il Parco dopo gli anni dell’abbandono statale, e a lavorare per mantenere tutele omogenee e unitarie per l’intero Parco, evitando lo spezzatino delle regole.
L’area del Parco è un’area ecologicamente unitaria: applicare regole differenziate dimostrerebbe solo che le ragioni dell’ambiente sono state sacrificate alle spinte degli interessi.
La Provincia di Bolzano deve invece assumersi – insieme alla Provincia di Trento – il ruolo di garante di un Parco trans-regionale, superando la definizione di “nazionale” – che per la sua storia ha avuto spesso un retrogusto amaro – non verso lo spezzatino delle tutele, ma verso dimensioni più grandi, semmai tras-nazionali.
Il Parco dello Stelvio deve funzionare da perno centrale per la realizzazione del progetto che i movimenti ambientalisti hanno denominato PEACE, Parco Europeo delle Alpi Centrali, progetto poggiato sull’intuizione visionaria lanciata alla fine degli anni ’80 da Alexander Langer. Il progetto comprende due parchi nazionali, Stelvio e Engadina, i cinque parchi regionali, Admello-Brenta, Adamello Lombardo, Orobie Valtellinesi, Orobie bergamasche, Parco del Garda, e due riserve Unesco della biosfera, Engadina e Alpi Ledrensi in Trentino, per un totale i 415.000 ettari. Al di là ci sono le aree protette dell’Austria e della Germania a cui il discorso può allargarsi. Ma sarà la Provincia di Bolzano, se vuole, ad essere il cuore pulsante di questa visione.
Torno all’argomento bilancio. Con il patto di Milano e quello successivo “di garanzia” ci siamo fatti carico anche del contributo al risanamento dei conti pubblici statali. E’ stata una scelta giusta, che ci ha dato credibilità. Non abbiamo pensato solo “agli affari nostri”. Abbiamo fatto un’offerta anche al resto della Repubblica. Abbiamo onestamente ammesso che anche noi abbiamo contribuito – anche se in piccola parte – alla formazione del debito pubblico, soprattutto nei 20 anni per noi dorati tra il 1989 e il 2009, in cui abbiamo goduto di regole finanziarie certamente vantaggiose.
Abbiamo compreso per primi noi stessi che l’autonomia del Sudtirolo non poteva fiorire nell’ambito di una Repubblica che andava a rotoli e che dunque il risanamento era anche nel nostro interesse.
Dico questo per introdurre una considerazione invece critica sulla parte del discorso del Presidente Kompatscher sulla riforma costituzionale.
Quella riforma è centralista, ha detto il Presidente. D’accordo. Sull’efficacia della “clausola di salvaguardia”, che dovrebbe proteggerci da questa svolta centralista si può avere qualche dubbio.
Ma soprattutto, vale il ragionamento fatto sulle finanze: non si può mettere al sicuro l’autonomia del Sudtirolo in un’Italia che svolta verso il centralismo. Qui vedo una contraddizione.
La clausola di salvaguardia ci dovrebbe proteggere dal centralismo, ma la via maestra sarebbe contrastare alla radice questo centralismo, respingerlo al mittente, e questo non solo per la nostra autonomia ma per l’autonomia di tutte le regioni italiane.
L’occasione ce l’abbiamo, perché al massimo nel settembre-ottobre 2016 si terrà in Italia il referendum costituzionale per confermare o respingere la riforma centralista.
Noi voteremo no, per respingerla. Non capisco come chi crede nell’autonomia potrà votare sì a quella riforma centralista.
Perché contiene la clausola di salvaguardia? Ma è razionale chi, potendo eliminare la malattia, si rassegna invece a vivere del farmaco?
Perché Vienna darà il suo accordo? Per favore, non scarichiamo la responsabilità sulla nostra “potenza tutrice”. Sappiamo benissimo che Vienna dirà di sì solo se da Bolzano arriverà il via libera.
O voterete sì alla riforma Costituzionale per mantenere un patto politico col governo Renzi? Sia chiaro, non sottovaluto l’esigenza di avere buoni rapporti con Roma. E tuttavia dovremmo far capire a Renzi che ci sono cose, come l’alternativa tra centralismo e autonomia, che non sono negoziabili.
Se il Sudtirolo e il Trentino prendessero questa posizione, avrebbero tanti alleati nelle diverse regioni d’Italia!
Noi Verdi voteremo no alla riforma costituzionale centralista e siamo curiosi di vedere come farete voi della maggioranza a convincere i e le sudtirolesi a votare invece sì.
SECONDA FRASE
“Il 21 dicembre Azienda Energetica e SEL confluiscono nella nuova azienda Alperia. Si tratta di un momento storico, perché dopo molti decenni l’energia idroelettrica è finalmente in mano altoatesina”.
Dichiaro di essere d’accordo con questa frase. Il 21 dicembre finisce un’epoca e ne comincia un’altra, completamente nuova. Come tutti sapete, il Gruppo Verde fin dall’inizio con Cristina Kury e, dall’ultima legislatura io personalmente insieme a Hans Heiss e Brigitte Foppa, abbiamo seguito questa vicenda da vicino, nel ruolo di una forza di opposizione che ha il dovere del controllo e dello stimolo.
Col 21 dicembre anche per noi si conclude una fase e se ne apre un’altra. Il 21 dicembre, anche se a quel tavolo noi non saremo invitati, brinderemo idealmente con voi alla nuova società e alla storia che si apre. Prendete pure questa dichiarazione, Presidente Kompatscher e assessore Theiner, come una dichiarazione di fine delle passate ostilità.
Questo il 21 dicembre. Oggi però è il 15 dicembre, e dunque – prima di chiudere definitivamente un ciclo durato 7 anni – lasciatemi mettere a verbale alcune considerazioni critiche. Del resto si fa così anche nei migliori trattati di pace.
Alcune delle considerazioni che farò riguardano il passato, e dunque spero di doverle nominare per l’ultima volta. Altre invece riguardano il futuro, e su questo continueremo a confrontarci con spirito costruttivo.
Prima considerazione. Noi ci congratuliamo con voi per l’esito di questa storia, ma voi dovreste congratularvi con noi per il lavoro di denuncia e di trasparenza che abbiamo fatto, per tanto tempo completamente da soli.
Siamo dovuti ricorrere al Tar e al Consiglio di stato per poter leggere quei contratti tra SEL, Enel ed Edison che la politica di allora voleva assolutamente mantenere segreti e lodava come fossero capolavori.
Grazie a noi, invece, sono venute alla luce e poste davanti all’opinione pubblica tutte le magagne nascoste, tutte quelle clausole capestro che erano state sottoscritte al chiuso delle stanze. Parlando delle scelte della politica energetica di allora, Presidente Kompatscher, Lei ha parlato di “disastro”. Bene, si ricordi che a quei tempi, cioè nel momento dei fatti e non solo a posteriori quando non costa più nulla – a quei tempi, dicevo, di disastro parlavamo solo e soltanto noi. E’ grazie a quella nostra decisa critica politica che poi voi, cioè la nuova generazione, la nuova Giunta, avete potuto presentarvi come rottura col passato e mettere mano al risanamento.
Dunque noi ci congratuliamo con voi per quella che il Presidente ha chiamato “soluzione responsabile”, ma per favore per una volta almeno congratulatevi anche voi con noi per la nostra azione di controllo e indirizzo, che ha creato i presupposti indispensabili – di verità, trasparenza e consapevolezza – per il vostro operare successivo.
Seconda considerazione. Avete riassegnato le concessioni che erano state manipolate, ma io sarei più prudente nel parlare di ripristino della “certezza del diritto”. Diciamoci la verità: non si è mai visto in un bando pubblico la stazione appaltante – in questo caso la Provincia – che si dà da fare per ricostruire a posteriori le offerte che uno dei concorrenti – casualmente la società della Provincia stessa – avrebbe presentato se avesse agito senza imbrogliare. Questa ricostruzione a posteriori dei progetti si è basata solo su pareri di un consulente nominato dalla stessa Giunta e su supporti “progetti originari” che oltre che essere semplici files trovati nei computer erano anche incompleti, per cui – grazie all’ennesimo parere del solito consulente – avete dovuto riempire le parti mancanti prendendo pezzi dei progetti manipolati.
Capisco le difficoltà che avete dovuto affrontare e lo sforzo di non mandare in bancarotta la società energetica provinciale e dunque la Provincia. Capisco tutto.
Ma per favore, non esagerate nelle lodi per la soluzione trovata. Se la riassegnazione regge, non è perché è stato ripristinato il diritto, ma perché nessuno ha interesse a contestarla, perché siete stati in grado di trovare una soluzione extragiudiziale accontentando tutti, e primo fra tutti il privato che – forte di sentenze – ha ottenuto alla fine la grande centrale cui mirava.
Non di diritto si deve parlare, ma della intelligenza che avete avuto – e questa sì l’ho davvero apprezzata – di mettere da parte l’arroganza del passato e sedervi al tavolo a trattare, riconoscendo le ragioni altrui e trovando l’accordo che ha chiuso la partita.
Dico “chiuso la partita”, anche se so che qualcuno ricorso l’ha comunque fatto, cioè Edison e il comune di Sarentino per la sola centrale di S. Antonio. Ho letto il ricorso di Edison e devo dire che non è fatto male. Alcune argomentazioni potrebbero valere anche per gli altri casi. Vedremo se è un ultimo fuoco (di paglia), oppure la scintilla di qualcosa di più grosso.
Terza considerazione. L’energia è finalmente in mano altoatesina, ma tutta la partita ci è costata molto cara. Qui la responsabilità non è vostra, ma della passata Giunta e del passato vertice SEL.
Avremmo potuto acquistare le centrali Enel nel 1999 per poco più di 700 milioni di euro. La val d’Aosta lo fece, Durnwalder no. Alla fine l’affare ci è costato molto di più, tra soldi sborsati per l’acquisto progressivo delle quote e profitti sull’energia che in tutti questi anni abbiamo lasciato ai giganti elettrici nazionali. Questo vale per Enel e ancora di più per Edison.
Per ricomprarci l’energia in mano a Enel ed Edison non abbiamo pagato solo il prezzo degli impianti della produzione, ma anche quello delle clausole capestro che avevamo accettato.
Ripeto, qui la responsabilità non è vostra, qui avete dovuto gestire una pesante eredità del passato. Avete avuto l’intelligenza di non farvi sfuggire per la seconda volta l’occasione per acquistare le quote e cacciare finalmente Enel ed Edison dal nostro territorio, e avete fatto bene. Che avete per questo pagato un prezzo assai salato, non va nascosto.
Lo dico sapendo che una partita è ancora in sospeso, quella con Edison. Ho notato che prudentemente il Presidente Kompatscher ha citato solo l’acquisto delle quote Enel nella sua relazione. Io spero che l’operazione Edison a questo punto vada in porto. Ma la prudenza è buona consigliera.
Quarta considerazione, e questa riguarda il futuro.
E’ un consiglio: vi consiglio di non cavalcare troppo la tigre della promessa dell’energia a basso prezzo per famiglie ed imprese. Lo sapete che è una promessa irrealistica, sia per la struttura del sistema dei prezzi dell’energia (per metà sono tasse e accise), sia per la rigidità dei costi di produzione, sia per le norme che regolamentano il mercato nazionale.
E lo regolamentano soprattutto per le Società Elettriche che assumono la forma delle Società per Azioni.
Esse sono costrette alle logiche del profitto. Inoltre, a una SPA è obbligata a passare dal mercato.
Voi stesi dite che già SEL sfrutta i margini disponibili per offerte vantaggiose. Dovreste aggiungere che più in basso sarà difficile andare.
Diverso sarebbe stato se la Giunta avesse preso in seria considerazione il modello cooperativo, che nella nostra provincia è vivo e vegeto e fornisce energia a un prezzo inferiore del 30-40%.
Ma quel modello – nonostante le promesse – l’avete scartato e avete preferito la strada certo meno creativa e anche meno amica degli utenti della società unica provinciale, praticamente monopolista, nella forma della Società per Azioni.
Peccato perché l’altro modello, cooperativo e più rispettoso delle diversità e delle possibili libere sinergie, poteva costituire un esperimento pilota di democrazia energetica che ci metteva al passo con le esperienze più avanzate in Europa e nel mondo. Un’occasione persa.
Comunque noi Verdi non ci uniamo al coro di chi invoca energia a basso prezzo per tutti. Il pensiero ecologico e la necessità di una svolta energetica per proteggere il clima del pianeta, non vanno d’accordo con l’invocazione di “più energia a basso prezzo per tutti”.
Non per questo siamo insensibili all’esigenza di sostenere i redditi delle famiglie e delle imprese, anzi! Ma scegliamo un’altra strada, quella basata sul principio che l’energia più a basso prezzo è quella che non si consuma. In una parola: il risparmio e l’efficienza energetica.
Qui vediamo il ruolo strategico della nuova società energetica provinciale.
Quello di reinvestire i propri profitti in un’azione efficace di promozione del risparmio e riduzione dei consumi energetici. Gli strumenti sono tanti, prima tra tutti quello del cosiddetto energy-contracting, cioè il meccanismo di finanziamento alternativo per la svolta energetica che consiste nel prestito anticipato a famiglie e imprese, da parte della società energetica, dei fondi necessari per ristrutturare edifici e adottare fonti rinnovabili, fondi che poi vengono gradualmente recuperati sulla bolletta degli anni successivi, in ogni caso inferiore a quella pre-ristrutturazione.
C’è poi da ristrutturare l’intero patrimonio pubblico e qui di nuovo la società energetica provinciale può avere un ruolo di rilievo. Per non parlare della svolta energetica nel campo più difficile, quello della mobilità.
Questa è l’epoca che si apre il 21 dicembre, e quando brinderete non dimenticate che un po’ del brindisi ce lo siamo meritati anche noi.
TERZA FRASE
“Eine gute Wirtschaftspolitik ist auch Sozialpolitik”.
Noi qui la vediamo un po’ diversamente. Noi crediamo piuttosto nel nesso tra politica sociale e politica ambientale e qui, in questo nesso, sta la nostra missione di forza politica.
Noi crediamo che non c’è politica ambientale senza politica sociale e non c’è politica sociale senza politica ambientale.
Le cito a questo proposito un testo in cui mi riconosco al 100%:
“Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”.
Sembra un testo di Alexander Langer, non trova Presidente? Invece è un capitolo dell’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco. Questo capitolo, centrale nell’enciclica, si intitola “Un’ecologia integrale” – parole che se le usassimo noi ci prenderemmo dei fondamentalisti.
E’ dall’inizio della crisi finanziaria, cioè almeno dal 2008, che gran parte degli Stati si dà da fare per far riprendere l’economia misurata attraverso l’indicatore dell’aumento del Prodotto Interno Lordo, dei tassi di crescita, delle percentuali di profitto, illudendosi che poi tutto ciò automaticamente si trasferisca alla società intera e al suo benessere. In questo modo però si rischia di fare ogni sforzo per rimettere in moto proprio quel meccanismo che ha provocato la crisi.
Questo accade nel mondo, accade in Europa, accade in Italia e accade anche nella nostra provincia. L’autocritica sugli errori del passato è durata poco, e subito è ripartita l’invocazione alla crescita qualsiasi essa sia, alla crescita dei consumi e del consumismo, alla crescita dei trasporti, alla crescita degli utili.
In questa corsa alla crescita l’ultima novità è stata l’inclusione nel calcolo del PIL anche delle attività economiche illegali come droga, prostituzione e contrabbando, che l’Istat ha calcolato – comprendendo anche l’indotto – in 59 miliardi, pari a un punto in più di PIL. L’espressione del Papa, secondo cui “questa economia uccide”, diventa meno metaforica.
Non è vero che se i profitti e il PIL riprendono si sta tutti e tutte meglio. Non so neppure se sia vero che dalla crisi stiamo uscendo. Una cosa è sicura: se stiamo uscendo, ne usciamo con una enorme crescita delle disuguaglianze. Chi aveva di più ha ricevuto di più, chi aveva di meno ha perso ancora. E non parlo solo a livello globale, ma anche di noi, qui in Sudtirolo.
Il settimanale ff ha pubblicato un mese fa la classifica delle 50 persone più ricche della nostra provincia. Sia notato a margine che di 50 di questa galleria, 48 sono uomini e due solo donne, e questo dice già molto su una prima disuguaglianza di opportunità, che non è affatto diminuita.
Il settimanale ci ha anche informato che dall’ultima classifica, pubblicata due anni fa, il patrimonio globale di queste sole 50 persone è cresciuto, in soli due anni, di ben 800 milioni di euro, raggiungendo il valore totale di 8,5 miliardi, somma che supera l’insieme degli stipendi annui di tutte e tutti i lavoratori dipendenti della nostra provincia, che rappresentano il 70% degli occupati.
L’analisi è stata svolta sullo stesso settimanale dal collaboratore dell’AFI-IPL Thomas Benedikter.
E a proposito di stipendi degli occupati: stagnano dal 2007. Con gli stipendi inferiori che hanno subito sensibili perdite del valore reale.
Di fronte a questo, le 50 persone più ricche hanno accresciuto in media il loro patrimonio di 16 milioni di euro all’anno in due anni. Stiamo tutti insieme uscendo dalla crisi? Non mi pare. Piove sul bagnato: chi è più ricco più riceve, chi è più povero tira la cinghia.
A perdere quote di stipendio sono stati soprattutto le e i dipendenti pubblici, i cui contratti sono bloccati da tempo. I sindacati ci fanno sapere proprio in queste ore che le risorse messe a disposizione in questa proposta di bilancio per il rinnovo dei contratti non bastano neppure a recuperare metà delle perdite dovute all’inflazione.
E intanto però questo è il Natale dell’apertura o del raddoppio dei centri commerciali, con connessi ingorghi del traffico. Il precetto del santificare le feste è sostituito da quello del mercificare le feste. Moralismo?
Non credo. La corsa al centro commerciale, o al negozio delle grandi catene, ha come altra faccia della medaglia i nuovi contratti con cui il settore assume centinaia di ragazzini e ragazzine: non solo stipendi bassi, ma soprattutto eliminazione di diritti e appropriazione totale del tempo di vita del dipendente. Certe clausole più vessatoria sono finite anche davanti alla commissione di conciliazione, dove è presente anche la Provincia. La Provincia dunque sa. Perché non grida allo scandalo?
Mentre pochi si arricchiscono, alla grande maggioranza viene riservata la felicità finta del consumismo, delle file prima in macchina e poi alle casse, dei carrelli riempiti dalle offerte speciali. E così, si riempiono i mercatini di Natale (ma solo quelli, mentre poco più in là – centri commerciali esclusi – è deserto) ma svettano anche i tassi dell’inquinamento dell’aria, che noi misuriamo solo sulla scorta dei limiti di legge, che sono il doppio di quelli consigliati per la nostra salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e che sono tenuti così alti per non disturbare l’economia.
Di fronte a questa febbre, che torna a riscaldare il pianeta, noi vogliamo ricordare che a tutto c’è un limite. A tutto c’è un limite. C’è un limite all’inquinamento, c’è un limite al traffico, c’è un limite al numero di turisti e di pernottamenti, c’è un limite alle piste da sci e agli impianti di risalita, c’è un limite al numero di negozi e superfici commerciali, c’è un limite ai profitti e alla concentrazione di patrimoni.
Questo limite o ce lo decidiamo autonomamente, oppure ci penserà il pianeta ad imporcelo con le cattive. Non è il futuro, è il presente: l’ondata i profughi che ha sorpreso l’Europa e rischia di farla saltare come progetto unitario e di pace è l’altra faccia dei disastri ambientali dovuti ai cambiamenti climatici e dei disastri sociali dovuti alla enorme distanza tra ricchi e poveri.
Ebbene, noi Verdi siamo quelli che pongono il problema del futuro, del limite, dell’uguaglianza – o meglio, della riduzione delle enormi disuguaglianze. Anche qui da noi, affatto isola felice per molte persone e famiglie.
La questione dell’aeroporto per noi rappresenta uno di questi limiti. E’ uno sfizio inutile e dannoso, sia per le casse pubbliche che per la salute. E’ quel limite che non deve essere superato. Ma su questo abbiamo già discusso e discuteremo nei prossimi mesi.
Apprezziamo – sia chiaro – ogni passo nella direzione di un sostegno sociale. L’innalzamento della no tax area a 28.000 euro, per esempio.
Ricordiamo però che dall’altra parte rimane irrisolta la questione della copertura del contributo per la non autosufficienza, per cui era previsto un fondo di garanzia che non è mai stato istituito.
Apprezziamo il raddoppio dei fondi per la solidarietà internazionale nell’anno dell’emergenza umanitaria. Benissimo, lo chiedevamo da anni. Ricordiamo però che nel bilancio presentato l’aumento vale solo per il 2016, mentre le cifre del 2017 e 2018 tornano ai soliti due striminziti milioni.
Ricordiamo, soprattutto, che l’Onu ci ha chiesto un ben altro sforzo per raggiungere gli obbiettivi del Millennio, che ormai sono stati mancati proprio perché i paesi ricchi come noi non hanno mantenuto gli impegni sottoscritti nel 2001 da tutti gli stati membri delle Nazioni Unite, e io penso che la libera Provincia di Bolzano si consideri parte di questo gruppo. L’impegno prevedeva lo stanziamento dello 0,7% del PIL di ogni territorio per la solidarietà internazionale. Per la Provincia di Bolzano ciò equivale a circa 12 milioni all’anno. E’ sei volte di più di quanto abbiamo dato finora. E anche il raddoppio previsto per il 2016 rappresenta un terzo di quanto dovremmo mettere a disposizione.
A questo proposito, venerdì verrà discusso dalla prima commissione un nostro disegno di legge che vuole introdurre una percentuale fissa di finanziamento per la cooperazione internazionale. Consta di un solo articolo e se fosse accolto ci metterebbe quasi al livello di quanto ci chiede l’ONU.
Alla Giunta abbiamo fatto anche una proposta, tramite un emendamento: che questo obbiettivo sia raggiunto non da un anno all’altro, ma gradualmente, con un impegno crescente e graduale nell’arco di 5 anni, anche per adeguare le strutture amministrative, ottime, di cui la Provincia dispone in questo campo. Speriamo che il Presidente Kompatscher apprezzi questa nostra offerta.
Vorrei concludere con una proposta.
Noi apprezziamo ogni passo che la Giunta e la maggioranza fanno nella direzione contemporanea del sostegno sociale e della tutela ambientale, due ambiti che ci paiono intimamente connessi.
Ci avviciniamo alla metà di questa legislatura. Nella prima parte il Presidente Kompatscher ha voluto riunire nella sua persona il ruolo di Landeshauptmann e di super assessore all’economia. Forse era necessario, vista la crisi che attraversava la provincia. Forse era anche necessario per fare ordine tra i cocci lasciati dalla precedente amministrazione.
A noi appare però che questo doppio ruolo, di presidente e di super assessore all’economia, faccia inclinare la figura del Presidente troppo dalla parte dell’economia.
Se davvero stiamo uscendo dalla crisi, allora ci vuole un riequilibrio, affinché dalla crisi escano davvero tutti e non solo una parte.
Per questo le proponiamo, Presidente, di liberarsi delle competenze economiche per la seconda parte della legislatura e assumere pienamente un ruolo super partes, di riequilibrio. Sarebbe un passo che farebbe bene a tutta la società, e anche – semi posso permettere – a Lei.
Non che poi ci illudiamo che questo basti per accrescere il peso delle istanze ecologiche e sociali nella politica della Provincia.
Questo è il compito nostro, e cercheremo di svolgerlo con tutte le nostre forze.
Bolzano, 15 dicembre 2016
Cons. Prov. Riccardo Dello Sbarba

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