HomeItalianoA caccia senza piombo: salviamo aquile, gipeti e altri rapaci dall’avvelenamento

A caccia senza piombo: salviamo aquile, gipeti e altri rapaci dall’avvelenamento

MOZIONE.

A partire dalla seconda età del XX secolo il piombo è stato gradualmente abbandonato in quasi tutti i suoi ambiti di applicazione, dalla benzina alle vernici, dalla tipografia alle tubature, perché materiale di elevatissima tossicità, con gravi ripercussioni sull’ambiente e la salute umana. Tra le poche eccezioni ancora rimaste troviamoi le munizioni che vengono utilizzate in particolar modo nella caccia.
Secondo il WWF, in Europa ogni anno 21.000 tonnellate di munizioni al piombo vengono disperse in natura. L’avvelenamento causato da piombo, il “saturnismo”, colpisce varie specie animali, in particolare gli uccelli. Il carattere fortemente problematico dei proiettili di piombo, appurato da approfondite ricerche, è stato già oggetto di numerose campagne per la loro messa al bando e sostituzione con metalli atossici.

La rete Stop al piombo sulle Alpi ha raccolto ultimamente oltre 21 mila firme.
In Europa Danimarca e Paesi Bassi sono i paesi più avanzati su questo tema con un divieto nazionale sui pallini di piombo. Negli altri paesi il regolamento UE n. 57/2021che entrerà in vigore nel 2023, prevede il divieto di munizioni al piombo in tutte le zone umide in quanto le munizioni per fucili sono utilizzate principalmente nella caccia alle anatre. Ogni anno in Europa si perde un milione di uccelli acquatici per avvelenamento da piombo. Famosa è stata la morìa di fenicotteri rosa del 2008 sul delta del Po.

In Italia il divieto è già previsto nelle “zona speciali di conservazione – ZSC” e nella “zona di protezione speciale – ZPS”, cioè nelle aree Natura 2000. Ma l’uso del piombo crea gravi danni ben oltre queste aree, in particolare agli uccelli rapaci.

Un team di scienziati tedeschi e britannici ha recentemente presentato uno studio secondo il quale 55.000 uccelli rapaci in Europa sono già caduti vittime di avvelenamento da piombo. Le popolazioni dell’aquila di mare e dell’aquila reale sono state ridotte rispettivamente del 14% e del 13%, a causa dell’avvelenamento da piombo, che si verifica quando i rapaci mangiano animali che sono stati colpiti con munizioni contenenti piombo.

La reazione del piombo con il PH acido interno all’organismo, finiva così per provocare una grave forma di avvelenamento conosciuta con il nome di saturnismo. Gli effetti riguardano perlopiù patologie cardiovascolari, renali, dell’apparato digerente e del sistema nervoso, a cui conseguono una serie di gravi alterazioni comportamentali, fino al coma e alla morte.

Si stima che in Europa l’uso del piombo nelle cartucce da caccia causa una perdita di circa 1 milione e 300 mila esemplari l’anno.

Il ciclo del saturnismo è ormai stato chiarito. Spesso vengono abbandonate in natura viscere di ungulati e anche intere carcasse di animali abbattuti con proiettili al piombo che nell’impatto si frantumano in centinaia di schegge che contaminano l’ambiente e i tessuti delle prede. Gli uccelli saprofagi (avvoltoi, nibbi, corvidi, poiane, aquile e falchi di palude) mangiando questi resti ingoiano le schegge di piombo. Così si avvelenano.

Le prime tracce di saturnismo sono state scoperte sul gipeto, che dal 1986, arrivato alla soglia dell’estinzione, viene sistematicamente reintrodotto nelle Alpi. La sua dieta è a base soprattutto di ossa.  Nel 2008 il Parco Nazionale dello Stelvio rilasciò gli ultimi degli 11 gipeti previsti nel progetto di reintroduzione della specie. Tra loro anche Ikarus, liberato con una grande festa in Val Martello e ritrovato quattro mesi agonizzante in Val di Rabbi. Catturato, risultò affetto da saturnismo acuto. Curato e rilasciato un anno dopo, poco dopo fu ritrovato morto in Svizzera. Le sostanze tossiche avevano saturato lo scheletro che riportava un valore di piombo di 58 mg/kg (valori di soglia: 8-16 mg/kg).

Dopo questo caso, una ricerca realizzata dall’ornitologo Enrico Bassi, responsabile scientifico dei progetti di monitoraggio dell’aquila reale e del gipeto per il Parco Nazionale dello Stelvio, ha raccolto e analizzato 252 carcasse (92 aquile reali, 112 grifoni, 19 avvoltoi monaci e 29 gipeti) provenienti dall’arco alpino e appenninico. Risultato: il 44% dei rapaci analizzati, cioè 111 esemplari, aveva almeno un tessuto contaminato in maniera significativa da piombo.

La maggior parte dei rapaci contaminati si concentrava in quello che Bassi chiamò il “quadrilatero della morte” tra le province di Bolzano, Trento, Brescia e Sondrio, risultate le aree più afflitte da saturnismo dell’Europa, assieme all’Austria.

In un’altra ricerca partita dal Parco Nazionale dello Stelvio è stato analizzato un campione di 153 visceri di ungulati per accertare l’entità della minaccia per i rapaci. Ne risultò che il 62% conteneva schegge di proiettile al piombo. Secondo l’ISPRA, considerando la sola caccia all’ungulato, sarebbero tra le 34.087 e le 44.266 le viscere contaminate da piombo che ogni anno vengono abbandonate sulle Alpi.

La Provincia di Bolzano vieta per legge l’utilizzo munizioni al piombo nelle zone umide delle aree Natura 2000 e nel Parco Naturale dello Stelvio. Pur non esistendo un divieto generalizzato, la normativa provinciale specifica che “nel prelievo degli Ungulati è auspicabile l’utilizzo di munizioni atossiche in sostituzione delle munizioni contenenti piombo”. Ma questo non sembra sufficiente.

Le ricerche di Enrico Bassi hanno dimostrato che il 50% delle aquile recuperate nella provincia di Bolzano sono risultate contaminate da piombo. 4 casi su 11 presentavano un quadro clinico di saturnismo acuto con valori tra i più alti registrati a livello alpino .Nel 2013, a Lasa, venne recuperata un’aquila reale che presentava chiari sintomi di avvelenamento. Le analisi successive alla sua morte per saturnismo hanno dimostrato valori letali nel fegato e nelle ossa, segnale di un’esposizione prolungata al piombo. Nello stomaco erano stati infatti rinvenuti 12 pallini, utilizzati solitamente non per gli ungulati ma per animali di piccola taglia, come la lepre, i cui resti sono stati ritrovati nell’aquila.

A dimostrare che il tema esiste ed è sentito, l’Amministrazione  provinciale  e  l’Associazione Cacciatori Alto Adige si erano candidate tempo fa per partecipare al progetto LIFE “AlpsLeadFree – Alpi senza piombo”, che prevedeva la sperimentazione dell’utilizzo di proiettili atossici per la caccia all’ungulato, ma questa candidatura non è stata ammessa al finanziamento europeo. Munizioni con materiali alternativi, come ad esempio il rame, sono già sul mercato e sono state ampiamente testate, anche nella nostra provincia. Il Parco Nazionale dello Stelvio, ad esempio, fa parte delle aree in cui non è consentito sparare con munizioni al piombo.

Ma la Provincia avrebbe i poteri di estendere questo divieto, per un Sudtirolo libero dal piombo. Lo consente la legge provinciale n. 14 del 1987, art. 9 bis. L’articolo, oltre a prevedere che “è vietato l’utilizzo di munizionamento a pallini di piombo” all’interno delle zone umide che fanno parte della rete ecologica europea (zone di protezione speciale ZPS e zone speciali di conservazione ZSC), aggiunge anche che il competente assessore provinciale “può (…) disporre ulteriori limitazioni o divieti in merito ai mezzi e ai periodi di caccia”.

La Provincia ha dunque la possibilità di estendere il divieto delle munizioni di piombo ad ulteriori parti del territorio, facendo leva sulle particolarità dell’ambiente alpino e delle specie che in esso vivono, assumendo così un ruolo pionieristico nel proteggere la fauna.

 

 

Tutto ciò considerato,

il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale:

  1. A disporre, in forza dei poteri conferitili dall’art. 9 bis della legge provinciale n. 14 del 1987, il divieto dell’utilizzo di munizionamento a piombo per l’intero territorio della provincia di Bolzano.

Bolzano, 15/06/2022

Cons. prov.

Riccardo Dello Sbarba

Brigitte Foppa

Hanspeter Staffler

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