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TURISMO? AL LIMITE!

La rivolta contadina in seconda commissione è un caso politico, oltre che economico ed ecologico.

L’articolo più atteso e importante della parte di Omnibus assegnata alla seconda commissione legislativa è – o meglio, era – quello sulla “Bettenobergrenze”, cioè la definizione di un limite massimo alla ricettività turistica sul nostro territorio. Su questo concentrerò la mia relazione, rinviando al dibattito le considerazioni su altri pur importanti temi.

L’articolo 8 del disegno di legge 111 condensava in due commi di poche righe (il 3 e il 6) mesi e mesi di discussione sull’eccesso di turismo, il famoso “Overturism” (nominato nel 2018 “parola dell’anno” dall’università di Oxford) e i suoi risvolti negativi: traffico, inquinamento, consumo eccessivo di suolo acqua ed energia, montagne e città ridotte a luna park, assalto ai luoghi resi famosi da cinema o Tv,  mancanza di personale per alberghi e ristoranti, prezzi delle case alle stelle per i residenti, esodo degli abitanti dalle aree ad alta intensità turistica. In una parola: monocultura. Il turismo fa la fortuna di un territorio, ma l’eccesso di turismo fa male alla natura e alla popolazione che lo subisce.

Con questi due commi dell’articolo 8 si tentava una prima risposta a questo complesso problema.

Il momento sembrava maturo, anche perché intanto si era fatta strada anche tra chi di turismo vive la convinzione che l’eccesso di turismo fa male al turismo stesso perché induce pericolose involuzioni sociali ed economiche in questo fondamentale settore.

A parlare sono i dati statistici degli ultimi anni: rapida estinzione degli esercizi a una e due stelle, stagnazione e inizio del declino perfino degli esercizi a tre stelle – cuore del turismo a conduzione familiare -, aumento delle quattro stelle, boom delle cinque stelle e dei grandi residence che offrono esperienze totalizzanti, aumento degli agriturismi nel verde agricolo, esplosione degli alloggi offerti su piattaforme come Airbnb (ufficialmente oggi circa 4000, di cui 2/3 nati espressamente con e per Airbnb). E al contempo: sempre più arrivi, sempre più pernottamenti, ma vacanze sempre più brevi. Nell’anno record 2019 gli arrivi hanno sfiorato gli 8 milioni, i pernottamenti i 34 milioni, ma la vacanza media è stata poco più di 4 giorni, dimezzandosi rispetto ad alcuni decenni fa. E il calo continua.

È naturale, dunque, che ci si ponga la domanda: quanto turismo, e quante turiste e turisti può accogliere la nostra società, la nostra natura e il nostro stesso turismo? Nel momento in cui questa domanda è entrata nella campagna sulla sostenibilità lanciata dal Landeshauptmann, la questione da socioeconomica è diventata anche politica. Sì o no all’”Obergrenze” è anche sì o no al programma Kompatscher per il Sudtirolo di oggi e di domani.

 

Quando un elefante ha la febbre.

Il fronte trasversale dei commissari di provenienza contadina di maggioranza e opposizione (Locher e Vallazza della Svp, Leiter Reber dei Freiheitlichen e Faistnauer di PFS) ha messo in minoranza la giunta provinciale e, votando  l’emendamento interamente sostitutivo dell’intero articolo 8 presentato dall’Obmann dei Freiheitlichen, ha sostanzialmente ridotto il tema del limite ai pernottamenti turistici a una semplice ricognizione statistica, rinviando la definizione dell’“Obergrenze” alle calende greche (e magari a “mai più rivederci”).

Subito prima di votare questo articolo sostitutivo la stessa commissione, ma a voti inversi, aveva bocciato due emendamenti (uno firmato Dello Sbarba per gli esercizi alberghieri, l’altro firmato Tauber per gli agriturismi) che accoglievano la proposta di noi Verdi di sottoporre a parere obbligatorio della commissione legislativa le norme di attuazione alla legge: parere positivo di Schuler e Hochgruber Kuenzer, sì di Tauber e Lanz insieme al sottoscritto e a Repetto, no dei quattro commissari Locher, Vallazza, Leiter Reber e Faistnauer. Risultato: emendamenti bocciati col voto decisivo del presidente Locher. Commissione spaccata a metà. Svp spaccata a metà. Contadini contro il resto del mondo.

A questo punto sono gli elementi politici a saltare agli occhi: metà della Svp che vota l’emendamento interamente sostitutivo presentato dall’Obmann dei Freiheitlichen. L’altra metà, cioè i colleghi Tauber e Lanz, che votano contro e addirittura Lanz, fino a poco tempo fa capogruppo Svp, che annuncia una “relazione di minoranza”. Una legge firmata Kompatscher che in una parte fondamentale viene ribaltata. L’assessore Schuler e l’assessora Hochgruber Kuenzer che danno un’indicazione di voto positivo per due emendamenti migliorativi e metà dei commissari Svp che vota contro. Il voto del presidente Svp della commissione, Locher, che a parità dei voti diventa ad ogni votazione decisivo per questo ribaltamento a tappe successive, che chiaramente ha seguito una regia precisa e coordinata.

Chi ha seguito il confronto politico degli ultimi mesi, lo ha visto dominato da una dura lotta interna alla Svp. Chi ha sperato che questa lotta si fosse conclusa, deve oggi ricredersi: il voto sul turismo in seconda commissione ne è la prosecuzione con altri mezzi e su altri piani.

Mi scuso di entrare in un dibattito che riguarda un altro partito. Il fatto è, care colleghe e colleghi della Svp, che per la vostra dimensione, la vostra storia e il vostro ruolo di governo, quello che succede da voi riguarda tutto il Sudtirolo e dunque anche noi. Quando un elefante ha la febbre, tutta la giungla trema.

Lo dico come consigliere provinciale, ma anche come uno che per vent’anni ha lavorato da giornalista ed è abituato a chiedersi qual è la notizia. Qui la notizia è politica, care colleghe e cari colleghi, almeno quanto socioeconomica ed ecologica. La notizia è politica anche se nei commenti dei giorni dopo, e mi pare anche in qualche servizio giornalistico, questo aspetto si è cercato di nasconderlo sotto il tappeto. Se ne è cercato di ridurre la portata. Si è cercato di limitarla a un alterco tra contadini e albergatori.

Non è così: nella commissione legislativa abbiamo assistito a una operazione ben articolata in più tappe per tagliare le gambe alla proposta di un limite al turismo, una proposta contenuta in un articolo dell’assessore Schuler all’interno di una legge firmata dal Presidente Kompatscher e difesa da persone come i colleghi Tauber e Lanz che, insieme a Schuler, sono notoriamente i più vicini al Landeshauptmann. La commissione si è spaccata a metà con voti che hanno visto convergere metà della Svp con Freiheitlichen e PFS e l’altra metà della Svp votare coi Verdi e il Pd. E poi c’è qualcuno che nega il significato politico di quanto è successo?

 

“Obergrenze” addio.

C’è anche chi ha affermato che in fondo tra nuova o vecchia versione dell’articolo poco cambia. Non è affatto vero. La versione originale era un tentativo serio, anche se molto da migliorare. La versione approvata è una pura contraffazione.

Che l’originario comma 6 sottoponesse anche agriturismi, affittacamere e Airbnb al limite massimo, che questo comma sia stato cancellato e che l’esclusione degli agriturismi da ogni limitazione fosse un obbiettivo esplicito proclamato già da settimane da chi poi ha votato la nuova versione – tutti questi sono fatti che parlano da soli.

Ma anche il nuovo comma 4 sulla rilevazione dei letti, che pure evoca nell’ultimo periodo anche il tema di un limite massimo ai posti letto, è semplicemente una manovra diversiva. Con la nuova versione infatti è radicalmente cambiato l’obbiettivo dell’articolo e questa è la chiave di tutto. Nel testo originale l’articolo cominciava così: “Per definire un limite massimo di turisti in Alto Adige sono introdotti un limite massimo di posti letto e una capacità ricettiva massima, rilevati e calcolati a livello provinciale, comunale e di singolo esercizio”. La versione approvata dalla commissione invece comincia così: Al fine di determinare i posti letto effettivamente disponibili per i turisti in Alto Adige, vengono rilevati tutti i posti letto per turisti e l’attuale capacità ricettiva reale delle strutture ricettive della provincia”.

A parte l’eleganza sintattica del testo, la differenza nell’obbiettivo è chiara: nella versione Schuler l’obbiettivo è determinare un limite massimo di turisti e l’articolo definisce la procedura finalizzata a questo, che inizia immediatamente e parte dalla dichiarazione che ogni singolo esercizio deve dare sul numero di turisti ospitati in un giorno preciso dell’anno record 2019. Poi si verificano le condizioni di ciascun esercizio e si stabilisce quanti posti letti effettivi gli possono essere riconosciuti.

Nel nuovo testo approvato dalla commissione, invece, la finalità della rilevazione è conoscitiva: si vuole sapere quanti letti ci sono sul territorio e, per di più, nulla si dice su chi e come fa questa rilevazione, rinviando tutto a una norma di attuazione che tra l’altro non si prevede passi dal Consiglio provinciale. Ma soprattutto, la valutazione se e come serve un limite viene rimandata a un secondo momento, quindi è separata dalla rilevazione che invece nel testo originario era un’operazione funzionale alla definizione del limite. Nella nuova versione, la rilevazione statistica costituisce una base tra le altre (“eine Grundlage”) per un limite che è tutto da valutare e da venire e che viene rimandato a chissà quando. Nel testo di Schuler la decisione sull’imposizione di un limite è già presa e viene attuata; nel testo della commissione invece si ricomincia da zero, la decisione è rimandata e intanto si contano i letti per chiarirsi le idee. E nel frattempo finisce la legislatura…

 

L’intesa sulla trasparenza.

Noi Verdi proponiamo dunque a quest’aula di rimediare a quanto successo in commissione e tornare a incardinare nella legge non solo il concetto di “Obergrenze”, ma la stessa procedura di definizione di un limite massimo all’accoglienza di turisti e turiste sul nostro territorio, per il bene della natura, del paesaggio, della popolazione e dello stesso turismo. Pur giudicando parziale l’articolo originario proposto da Schuler, lo consideriamo un primo passo nella giusta direzione e restiamo fedeli alla convergenza che abbiamo raggiunto con l’assessore Schuler e l’assessora Kuenzer in commissione.

Con questo spirito, abbiamo quindi riproposto per l’aula i due emendamenti già presentati in commissione. Forse lo hanno fatto anche i colleghi della Svp. L’importante è il contenuto e se questo viene confermato i nostri voti ci sono.

L’intesa raggiunta consente di correggere il punto più debole dell’articolo originario, su cui noi Verdi abbiamo insistito fin dal primo momento, dichiarando che “la Giunta ci chiede una cambiale in bianco” poiché la sostanza della legge è demandata a due norme di attuazione che saranno approvate con semplice delibera. Delibere che poi possono essere corrette ogni martedì dalla Giunta successiva. Delibere che saranno oggetto di continui bracci di ferro con le diverse lobby in campo.

Per poter condividere l’articolo Schuler noi Verdi abbiamo dunque chiesto fin dall’inizio una procedura più trasparente, che si è finalmente concretizzata con l’accettazione da parte dell’assessore della nostra proposta: che le norme di attuazione sul limite al turismo, prima di essere approvate, passino da una discussione in Consiglio, prevedendo un confronto aperto e pubblico e infine un parere obbligatorio da parte della Commissione legislativa competente.

In questo modo il Consiglio provinciale, e attraverso il Consiglio l’intera opinione pubblica, potrà esprimersi sui dettagli della definizione di un limite alla ricettività turistica, su come si autorizzano i letti e con quali criteri (spazi, servizi, personale, sostenibilità…), come si distribuiscono tra esercizi e tra comuni, in modo da rispettare la qualità della vita della gente e gli equilibri sociali e ambientali del territorio, nonché la solidità economica del turismo stesso.

Quella del parere obbligatorio del Consiglio è una procedura che noi Verdi abbiamo già proposto in diverse occasioni di leggi-quadro condite da troppe norme di attuazione. In più di una occasione abbiamo costruito il consenso necessario per approvarla: la prima volta nella legge “Territorio e paesaggio”, nel fondamentale articolo 17 sui criteri per definire il “consumo di suolo”. L’ultima volta nella legge di riforma dell’Ipes. La riproponiamo oggi come garanzia del Consiglio su questo importante articolo da cui dipende il futuro del turismo in Alto Adige.

Crediamo che in questo Consiglio la maggioranza per approvare il testo migliorativo già proposto in commissione ci sia e noi siamo pronti a farne parte. Ho sentito in alcune interviste che l’assessore desidera ritrovare i voti innanzitutto nella propria maggioranza, e questo è comprensibile. Tuttavia, il rischio è che, per accontentare tutti, delle intenzioni originarie resti poco o nulla. Sarebbe davvero un peccato.

 

Il rischio: dal “Bettenstop” alla “Bettenvermehrung”.

Poiché il terreno dei compromessi saranno le norme di attuazione, che a sommi capi ci sono state illustrate dall’assessore Schuler in Commissione, vogliamo riferire quanto abbiamo appreso e su alcuni punti mettere le mani avanti.

 

1° I LETTI “VERI”. Dalle valutazioni discusse in commissione emerge una prima constatazione negativa: in questi anni alla mano pubblica è sfuggito il controllo su ciò che realmente accade nel settore turistico. La cifra ufficiale di 229.000 letti comunicata all’Astat non corrisponde alla realtà. Neppure i numeri scritti sulle licenze corrispondono alla realtà.  C’è una vasta “area grigia”. In più, la Giunta ha già anticipato che verranno riconosciuti i letti concessi anche diversi anni fa dai comuni a singole imprese turistiche, ma che queste non hanno ancora realizzato. Il Consorzio dei comuni non riesce a quantificarli, perché alcuni comuni hanno deliberato letti, altri invece ampliamenti di cubature. Si parla comunque di 10.000 letti in più solo a questa voce. Inoltre, mentre gli esercizi alberghieri dovranno scegliere un giorno del 2019 per definire la loro capacità ricettiva, per agriturismi e affittacamere varranno le comunicazioni d’inizio attività fatte entro il 2022. Dai comuni ci dicono che da quando si è diffusa la notizia queste comunicazioni stanno arrivando a valanga. La capacità ricettiva reale risulterà quindi molto più alta dei dati fin qui noti e le dichiarazioni dei singoli esercizi sommate insieme ci riserverà un’amara sorpresa. Anche la cifra circolata da fonte HGV di 235.000 letti rischia di essere superata. Non ci sarebbe da stupirsi se alla fine i numeri andranno ben oltre i 250.000 letti (e le valutazioni pessimistiche sfiorano i 270.000).

 

2° IL RISCHIO SANATORIA. Se tutti questi letti fossero immediatamente “condonati” e diventassero ufficialmente autorizzati, sarebbe una sanatoria che vanificherebbe il concetto stesso di turismo sostenibile. Per questo saranno importanti i criteri che verranno fissati (anche questi in norma di attuazione!) perché un letto dichiarato possa rientrare nel contingente ammesso oppure no. Servono rigorosi criteri di sostenibilità ambientale e sociale, di rapporto tra letti e spazi complessivi, servizi offerti, personale e anche camere da riservare al personale. Questi criteri dovranno essere chiari, oggettivi e rigorosi, e altrettanto rigorosi dovranno essere i controlli e le sanzioni, perché in regime di “Obergrenze” chi userà letti oltre il contingente assegnato farà concorrenza sleale alle altre imprese. Inoltre, se verranno riconosciuti letti aggiuntivi bisognerà fissare un termine più breve possibile per la loro realizzazione, pena la decadenza del diritto: non come oggi, che non c’è nessun termine! Se tutte queste condizioni non si realizzeranno, la legge dello stop ai letti si trasformerà in una legge per la moltiplicazione dei letti.

 

3° – TROPPE ECCEZIONI. Si ipotizza ad esempio di escludere dalla definizione di un limite i centri storici, proprio lì dove prende piede il fenomeno Airbnb. Se per centro storico si intendono le vecchie “Zone A” dei piani urbanistici, queste attualmente coprono una superficie pregiatissima di 1024 ettari. Sono troppi! E anche se vengono esclusi i comuni ad alta tensione abitativa, restano ancora troppi! Per gli agriturismi, oltre ai masi tra 1,5 e 6 ettari o 5 mucche, si ipotizza di escludere quelli con etichetta “Gallo rosso”: solo questi sono 1.600 sui 2.900 agriturismi in totale. Fatte le somme, gli agriturismi sottoposti a limite finiranno per essere una percentuale minima.

 

4° – UN ANTICIPO CHE DIFFICILMENTE SARÀ RESTITUITO. Per affrontare la fase di transizione, la Giunta intende concedere un “anticipo” di 7.000 letti che distribuiranno i comuni e di 1.000 che distribuirà la Provincia. Come e a chi è tutto da definire. Si dice che questi letti dovranno “tornare indietro”, come un prestito da restituire, entro dieci anni. Ma chi può dire cosa succederà in dieci anni? E chi sarà tra dieci anni l’assessore? A meno che il mercato non determini un drastico ridimensionamento del settore, con estinzione “naturale” di imprese e letti, i letti anticipati e che sono diventati parte integrante dell’impresa non torneranno più indietro. Il prestito diventerà inesigibile.

 

5° – LA SOLIDARIETÀ VALE SOLO IL 5%. La Giunta ha dichiarato di voler adottare un meccanismo di redistribuzione che crei un giusto equilibrio tra aree territoriali e tra imprese, tenendo conto dei principi di perequazione e solidarietà, in modo da frenare chi ha già troppo e sostenere chi ha troppo poco, trasferendo capacità ricettive dalle aree congestionate a quelle meno sviluppate. Tutto bene, ma passo dopo passo il margine per la solidarietà si è assottigliato: dalla proposta iniziale della Giunta, che dei letti dismessi la metà resti nel comune di appartenenza e l’altra metà vada alla Provincia che li redistribuisce alle aree meno sviluppate, si è arrivati a un’ipotesi che lascia ai comuni addirittura il 95% dei letti dismessi nel loro territorio e solo il 5% li trasferisce al contingente provinciale. Bisogna dirlo chiaro: il 5% è nulla, e se davvero solo il 5% sarà messo a disposizione delle aree più deboli, a vincere non sarà la solidarietà ma l’egoismo.

 

Come si vede da queste brevi considerazioni, la normativa sul limite massimo alla ricettività turistica resta in gran parte da scrivere e sarà dettata più dalle norme di attuazione che da un articolo che indica solo il quadro, l’obbiettivo e la procedura. Per questo sarà fondamentale che tali norme passino da questo Consiglio per essere valutate e fatte oggetto di un parere obbligatorio della commissione.

Trasparenza, partecipazione e confronto democratico sono le condizioni indispensabili per una transizione ecologica equa e solidale.

 

Il relatore,

Riccardo Dello Sbarba

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