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La Camera delle cravatte

Riflessioni sulla futura composizione del Senato

Il piano delle riforme di Renzi comprende come ben noto la trasformazione del Senato in una Camera delle Regioni. In linea di principio questo intento è sicuramente da apprezzare, anche perché riduce il numero dei componenti a 100.
Mentre a Roma infuria la lotta tra maggioranza e opposizione, o meglio all’interno della stessa maggioranza, pare passare inosservato il fatto che, così come impostata ora la riforma, il futuro Senato verrà composto quasi esclusivamente da uomini.
Guardiamo un po’ le cifre:
Di 100 Senatori previsti 21 saranno sindaci/sindache, 74 consiglieri/e regionali e 5 saranno personalità nominate dal Presidente della Repubblica per i loro particolari meriti.
Se si dà solo un‘occhiata alle composizioni dei Consigli regionali ci si accorge ben presto che le prospettive di una rappresentanza di genere equilibrata sono piuttosto magre.
Nel Consiglio regionale della Basilicata ci sono 0 (zero) donne, in quelli dell‘Abruzzo e della Calabria due, tre nel consiglio della Puglia e quattro in quelli del Veneto e della Sardegna. Nel migliore dei casi possiamo fare affidamento sulle 16 donne del Consiglio regionale della Campania che su 61 membri raggiungono una percentuale del 26%, un quarto dunque.
Anche solo da un mero punto di vista statistico, le probabilità che i Consigli regionali nominino la loro rappresentanza in Senato tra questa debole minoranza, sono molto scarse.
Si potrebbe sperare nelle sindache, ma , sembra impossibile, su quel fronte la situazione è addirittura peggiore. Tra i 21 sindaci dei capoluoghi di Regione troviamo UNA sola donna (Valeria Mancinelli, sindaca di Ancona).
E possiamo pure toglierci dalla testa di ottenere una rappresentanza maggioritaria tra le 5 personalità nominate dal Presidente della Repubblica. La cosa migliore è prepararsi fin da ora alla prospettiva di dover vedere ancora più cravatte in Senato di quanto non sia già ora il caso. Anche perché il tiepido tentativo di inserire nell‘articolo 55 il principio della rappresentanza paritaria di uomini e donne nelle leggi elettorali serve solo a lavarsi la coscienza e non sortirà alcun effetto.
Oltre a creare una situazione ingiusta (la metà della popolazione non verrà rappresentata) si perde anche la grande opportunità, specialmente in tempo di crisi, di puntare sul potenziale di rinnovamento e sulle risorse delle donne.
Così in Italia rimane tutto com‘era e in Europa il Paese continuerà a fare una figura molto arretrata, nonostante il suo brillante premier. Un vero peccato!
Chiediamo dunque ai parlamentari sudtirolesi di prendere posizione su questo.
Brigitte Foppa, Evelyn Gruber-Fischnaller, Caterina Maurer – per le Donne Verdi

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