CONFERENZA STAMPA.

Avere un tetto sopra la testa. Potersi muovere. Sono veramente diritti di base fondamentali, no? La nostra prosperosa provincia ha un’estesa rete di protezione e di aiuto per situazioni difficili. Alcune determinate situazioni non vengono però ancora intercettate in modo adeguato. Su due di queste criticità vogliamo discutere in Consiglio provinciale nella seduta di gennaio 2020, in cui vogliamo anche proporre alcune soluzioni in forma di mozione.

Mozione n. 200/19: Mobilità semplice. Per un trasporto pubblico facilmente accessibile!

Dal 2015 l’Alto Adige ha una legge provinciale per persone con disabilità (legge provinciale del 14 luglio 2015, n. 7) che recepisce in molti punti la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Un aspetto molto importante della quotidianità delle persone diversamente abili è la mobilità. Nella legge provinciale viene anche stabilito che verranno prese delle misure efficaci per una mobilità autonoma attraverso il trasporto per raggiungere sedi di studio e di lavoro, l’accesso privo di barriere architettoniche ai mezzi pubblici, i servizi di accompagnamento e gli incentivi. Nel convegno dell’Osservatorio provinciale sui diritti delle persone con disabilità, nell’ottobre 2019, è emerso che molti di questi obiettivi ambiziosi e all’avanguardia non sono ancora stati raggiunti. Nella loro quotidianità molte persone con disabilità di vario genere devono tuttora fare i conti con numerose barriere che continuano a sussistere, cosa che limita o persino ostacola il loro diritto a muoversi in piena autonomia. Le persone devono riuscire a spostarsi senza bisogno di aiuto: questo deve essere il nostro obiettivo principale. In caso contrario le persone con disabilità continueranno a dipendere dalla disponibilità degli accompagnatori che sopperiscono alla mancanza di servizi. Deve essere comunque chiaro che la “carenza” non va attribuita alle persone, bensì ai servizi.

Tra le altre cose, le persone con disabilità ci fanno notare che

  • gli annunci negli autobus risultano spesso incomprensibili;
  • mancano i segnali acustici e visivi e che questi andrebbero ripetuti;
  • in molti posti continuano a mancare le rampe di accesso per le sedie a rotelle;
  • gli sportelli nelle stazioni sono troppo alti per chi si muove in sedia a rotelle;
  • per muoversi in alcune stazioni o per salire su alcuni treni (di Trenitalia) è necessario un preavviso di 12 ore;
  • nei bagni pubblici, ove esistenti, spesso si trovano ancora barriere che li rendono inaccessibili;
  • nel trasporto pubblico locale capita spesso di incontrare personale che dimostra chiaramente di non aver ricevuto alcuna formazione per rapportarsi a persone con disabilità;
  • per muoversi nel loro tempo libero devono ricorrere ai servizi di trasporto privato che in genere sono piuttosto cari;
  • gli orari e le informazioni dei servizi pubblici sono difficilmente comprensibili e/o leggibili, soprattutto per le persone con difficoltà di apprendimento;
  • in alcune stazioni della nostra provincia si trovano ancora barriere architettoniche (vedi per esempio la stazione di Vipiteno);
  • le persone con difficoltà di apprendimento hanno bisogno di iniziative di allenamento funzionale.

Tutte queste problematiche, che comunque rappresentano solo una piccola parte delle difficoltà che devono affrontare quotidianamente le persone con disabilità (ma non solo, basti pensare alle persone anziane, ai genitori con carrozzina ecc.), ci mostrano che bisogna intervenire con maggiore decisione.

La mozione del Gruppo Verde punta così sulle seguenti proposte:

  1. Tutta la segnaletica deve essere realizzata secondo il principio della sollecitazione di almeno due dei tre sensi vista, udito, e tatto. In questo modo molte più persone possono essere informate correttamente su fermate, ritardi, ecc.
  2. Attrezzare tutti gli autobus con pedane di accesso e rendere tutte le stazioni prive di barriere.
  3. rendere possibile l’accesso ai treni di Trenitalia e alle stazioni anche senza preavviso;
  4. sensibilizzare maggiormente le autiste e gli autisti del trasporto pubblico locale per quanto riguarda le esigenze delle persone con diverse disabilità;
  5. rendere possibile un servizio di trasporto privato a prezzi accessibili;
  6. fornire in lingua facile gli orari e tutte le informazioni concernenti il trasporto pubblico locale;
  7. sviluppare inoltre un’applicazione che fornisca, in lingua facile, le informazioni sulla mobilità e sia adeguata alle esigenze delle persone ipovedenti;
  8. mettere a disposizione la “eurokey” nelle toilette delle stazioni e delle fermate dell’Alto Adige.

Qui trovate la mozione completa e la versione in linguaggio facile tradotta dell’ufficio “okay” della Lebenshilfe.

 

Mozione n. 217/19: Senzatetto: serve un piano per sostenere i comuni e il volontariato.

Anche questo inverno si è riproposto il dramma di tante persone che vivono e dormono per strada, soprattutto nel capoluogo.

A novembre 2019 Bolzano accoglieva in strutture 450 persone ma altre 120 erano ancora per strada. Tra loro, senza tetto autoctoni, richiedenti asilo, persone che lavorano o che hanno ottenuto la protezione umanitaria, ma non riescono a trovare casa. Ci sono perfino famiglie con bambini piccoli.

A dicembre il comune di Bolzano ha aggiunto 54 posti nell’emergenza freddo e l’imprenditore Oberrauch ha messo a disposizione un palazzo con 45 posti, gestito da volontari che devono farsi carico in proprio di oneri e responsabilità.

Oltre tutto, L’emergenza freddo garantisce un livello minimo di assistenza: le persone entrano la sera tardi e devono uscire la mattina presto. E dove vanno per tutto il giorno al freddo? Di questo nessuno si cura.

Vivere senza dimora significa essere esposti a rischi per la salute e la sicurezza e non potersi costruire una normale esistenza. In diversi paesi nel Nord Europa sono attivi progetti di “housing first” che puntano a procurare prima di tutto un tetto per le persone a rischio e metterle così nella condizione di inserirsi nel tessuto sociale.

La competenza sui senzatetto è dei Comuni, ma questi non possono essere lasciati soli. Il Gruppo Verde in Consiglio provinciale chiede che anche la Provincia faccia la sua parte con 6 misure per affrontare il problema oltre l’emergenza: predisporre con i Comuni un piano provinciale per le persone senza dimora e finanziarlo adeguatamente, sostenere e tutelare le persone volontarie, progettare soluzioni abitative per chi lascia i centri di accoglienza con titolo di protezione o per chi pur lavorando non trova un alloggio, spingere sullo Stato per l’inserimento nei CAS dei richiedenti asilo ancora “fuori quota”.

Qui trovate la mozione completa.

Bolzano, 10/01/2020

 

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

In un comunicato dell’ufficio stampa della giunta abbiamo letto ieri che la Provincia ha aderito alla rete statale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere RE.A.DY.
Un segnale molto positivo secondo i Verdi, un passo nella giusta direzione per garantire a tutte e tutti la piena libertà di vivere il proprio orientamento e la propria identità sessuale senza paura. Alcuni Comuni, anche grazie all’impegno continuo die Verdi, sono già da tempo parte di questa rete. E finalmente ha seguito l’esempio anche la giunta provinciale.
Ora però leggiamo nella versione italiana del comunicato che si tratta solo di un’adesione simbolica. Ma questa rete vive di azioni concrete e non di misere dichiarazioni d’intenti.
Questa piccola, ma sottile differenza tra le due versioni dello stesso comunicato ci mostra nuovamente la discrepanza tra i due partner di governo. Ci si riconosce chiaramente la firma omofobica della Lega, che si oppone a un’adesione formale e vera alla rete. Lo ha ammesso lo stesso Vettorato dicendo che non volevano essere coinvolti in progetti gender o nulla di simile.
I Verdi Grüne Verc chiedono ora delucidazioni su come debba essere interpretata la presunta “adesione” da parte della Provincia alla rete contro le discriminazioni RE.A.DY.: si tratta di una mossa da alibi politico? O la Provincia si schiera davvero, non solo con le parole ma anche con i fatti, contro l’omofobia e le discriminazioni?

Felix von Wohlgemuth
Marlene Pernstich

COMUNICATO STAMPA.

Da quanto apprendiamo dai media, i nuovi proprietari di ABD iniziano subito con i preparativi per l’ampliamento dell’aeroporto di Bolzano.
Come temevamo e pensavamo si sta verificando quella opzione che la gente della conca di Bolzano e della Bassa Atesina proprio non voleva. Non ci stancheremo mai di ripetere: il NO emerso dalla consultazione popolare del 2016 era un NO a tutto il progetto di sviluppo del presidente Kompatscher, compreso l’aumento del numero di passeggeri, quindi un chiaro NO al rafforzamento dello scalo. Lo abbiamo ricordato al presidente anche durante il dibattito sul bilancio a dicembre.
All’inizio dell’anno, il presidente ha affermato che non è necessario avere i Verdi al governo per fare politica ambientale. “Ora si vede quanto annacquata sia la tinta verde di cui si tinge la giunta provinciale”, commenta Brigitte Foppa, capogruppo verde in Consiglio provinciale.
Camminano su ghiaccio molto sottile. La Corte dei Conti ha aperto un fascicolo sulla vendita della società aeroportuale. E la parte meridionale dell’Alto Adige, proprio in vista delle elezioni comunali, guarderà con attenzione a San Giacomo e valuterà senza remore la solidità delle promesse di sostenibilità tanto decantate dal presidente Kompatscher.

Bolzano, 08.01.2020

Cons.prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler

MOZIONE

Il riutilizzo di imballaggi e contenitori per bevande e alimenti è un sistema tutto sommato semplice.
Le bevande vengono messe in una bottiglia o un contenitore, trasportate, comprate e infine consumate. Per la bottiglia si paga una cauzione che viene restituita quando si riporta la bottiglia in negozio. La bottiglia viene quindi lavata e poi di nuovo riempita.

Fino a pochi decenni fa gli imballaggi e contenitori riutilizzabili erano ancora diffusissimi. Oggi invece si usano in genere quelli monouso fatti di plastica, alluminio o vetro. Le bottiglie riutilizzabili sono pian piano e un po’ alla volta sparite dagli scaffali dei negozi e supermercati: a parte poche eccezioni in Alto Adige restano ancora pochissimi prodotti che hanno un imballaggio riutilizzabile.

In tempi di inquinamento da plastica il sistema basato su prodotti monouso avrà conseguenze letali: secondo i dati forniti da Eurostat, nel 2016 in Germania, a persona, sono stati prodotti 220,5 kg di rifiuti da imballaggi, e in Italia sono stati 209,5 kg. A livello europeo, i due Paesi sono così tra i maggiori produttori di spazzatura. In tutto il mondo nel 2018 la produzione di plastica è arrivata a più o meno 359 milioni di tonnellate. Più di un terzo di questa plastica è stata impiegata come imballaggio che spesso viene gettato dopo un solo utilizzo.

Ci attende un futuro a tinte fosche, perché secondo le previsioni della Heinrich-Böll-Stiftung agli inizi degli anni 2050 la produzione di plastica sarà persino quadruplicata1 . E i rifiuti in plastica non inquinano solo gli oceani: microplastiche sono già state rinvenute nei laghi e nei fiumi, ma anche nelle nevi dell’arco alpino.

Ogni anno finiscono in mare più o meno dieci milioni di tonnellate di plastica. Con l’andare del tempo si disgrega in pezzi sempre più piccoli fino a diventare particelle di microplastica che si depositano ovunque. Le microplastiche sono microparticelle di plastica con una dimensione inferiore a 5 millimetri che si formano a seguito della degradazione e frammentazione di polimeri più grandi (prodotti come fibre durante il lavaggio oppure nel traffico stradale attraverso lo sfregamento dei pneumatici sull’asfalto) oppure si tratta di microplastiche primarie prodotte direttamente con dimensioni microscopiche che vengono impiegate nella produzione industriale di numerosi beni di consumo (particelle utilizzate nei cosmetici, detersivi e detergenti).

Ma le montagne di rifiuti prodotti non sono l’unica conseguenza ambientale degli imballaggi. La loro produzione richiede un’enorme quantità di energia, acqua e risorse naturali, e pure il trasporto, la raccolta dei rifiuti, il loro riciclo e il loro smaltimento hanno un prezzo in termini di consumo di energia. L’intero ciclo di produzione di questi imballaggi e le emissioni di CO2 ad esso collegate hanno una fortissima incidenza sul clima. Nella presente mozione ci limitiamo a considerare le bevande.

A confronto il consumo di acqua e detergenti per le bottiglie riutilizzabili è relativamente modesto. Grazie al vuoto a rendere si riduce inoltre la sporcizia negli spazi pubblici causata dalle bottiglie gettate o abbandonate con noncuranza.

In particolare, le bottiglie riutilizzabili in PET sono molto ecologiche e comportano anche altri vantaggi tra i quali il fatto che pesano poco, sono infrangibili e possono essere agevolmente impilate.

Nelle classifiche della sostenibilità i vari imballaggi sono analizzati e confrontati per quanto riguarda il loro impatto ambientale. Il CTCU (Centro Tutela Consumatori Utenti), il centro di consulenza ambientale in Austria (“Umweltberatung”) e l’organizzazione “Deutsche Umwelthilfe” sono concordi nell’affermare che gli imballaggi riutilizzabili sono vantaggiosi per l’ambiente e proteggono il clima.
Per citare un esempio, le emissioni di gas a effetto serra per produrre una lattina di birra sono tre volte superiori a quelle di una bottiglia riutilizzabile, mentre per una bottiglia in vetro monouso arrivano addirittura a cinque volte tanto.

In tutti gli studi gli imballaggi riutilizzabili distribuiti localmente hanno le valutazioni migliori. Sono l’alternativa più ecologica, visto che si
evita di produrre inutilmente rifiuti, si sprecano meno risorse (basta cambiare l’etichetta e la chiusura) e infine si sostiene l’economia locale. Se si lavano e riutilizzano più volte le bottiglie e se i tragitti per il trasporto sono quelli più brevi, contribuiamo a preservare le nostre risorse naturali ormai limitate. Un punto critico sono di fatto i lunghi percorsi di trasporto, dovuti per esempio a un’eccessiva distanza tra il luogo di imbottigliamento e il punto di vendita. Uno studio della “Deutsche Umwelthilfe” arriva alla conclusione che gli imballaggi riutilizzabili risultano vantaggiosi se il tragitto percorso non supera i 600 km.

In media le bottiglie riutilizzabili in PET vengono riempite 20 volte. Sono resistenti e visto il loro peso ridotto consumano poca energia nel trasporto e nella gestione logistica. Il consumo di acqua e detergenti non è determinante, in quanto anche la produzione di bottiglie di plastica monouso richiede grandi quantità di acqua. Il polietilene tereftalato (PET) appartiene alla famiglia dei poliesteri ed è resistente agli oli, ai grassi, all’alcool e agli acidi diluiti. È usato soprattutto come materiale per bottiglie monouso o riutilizzabili per bibite gassate,
ma spesso anche per contenitori da utilizzare nei forni a microonde e per i bicchieri di plastica.

Il vetro riutilizzabile garantisce invece la qualità migliore, mantenendo le caratteristiche e il gusto del prodotto. Nelle classifiche il vetro riutilizzabile ha un posto inferiore rispetto al PET riutilizzabile. Questo è dovuto al peso maggiore. Tuttavia, in media, le bottiglie in vetro possono essere riempite il doppio delle volte.

Dopo i contenitori riutilizzabili, i materiali che sisituano al secondo posto per quanto riguarda il ecologico sono il PET monouso e il cartone di materiale composito (tetra pak). Quest’ultimo però a condizione che venga raccolto e riciclato separatamente. Il vetro monouso e le lattine hanno l’impatto ambientale maggiore. Una volta utilizzati, tutti gli imballaggi monouso diventano rifiuti, il che comporta la produzione di montagne di spazzatura e un ingente consumo di risorse naturali. Proprio il vetro richiede, nonostante il riciclo, quantità esagerate di energia e risorse naturali, e per la produzione di alluminio servono numerose sostanze chimiche pericolose per l’ambiente. Bisogna quindi interrogarsi maggiormente anche sulla produzione di alluminio: per estrarre la bauxite si distruggono foreste tropicali e si sfruttano persone
che vivono nel sud del mondo.

L’Agenzia provinciale per l’ambiente ha riconosciuto i vantaggi del riuso e riciclo già dieci anni fa, e dal 2008 al 2010 ha dedicato a questo argomento un’apposita campagna di sensibilizzazione. È però lecito chiedersi se sia stata efficace, visto che proprio nello stesso periodo la più grande latteria dell’Alto Adige, la Mila, ha ritirato dal commercio il suo latte in bottiglia con vuoto a rendere.

Che però vi sia la richiesta, lo dimostrano due sondaggi effettuati di recente. In uno, commissionato da Greenpeace nel febbraio 2019, il 78%
degli intervistati in Austria si è espresso a favore di una reintroduzione del vuoto a rendere. Nell’autunno 2019 la stessa organizzazione non
governativa ha svolto un’inchiesta in Svizzera su un campione rappresentativo, dalla quale è risultato che il 95% degli intervistati comprerebbe prodotti con imballaggi riutilizzabili.

Ma anche il nostro mercato locale sembra essere sensibile al tema del riuso: il produttore di bevande Zipperle ha dedicato la sua più recente campagna “Il reso vincente” alla sua bottiglia riutilizzabile in cui si confezionano i succhi (cfr. vuotoarendere.zipperle.it)

Per tutti questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale

  1. di commissionare all’Agenzia provinciale per l’ambiente una nuova campagna informativa e di sensibilizzazione rivolta alle consumatrici e ai
    consumatori;
  2. di commissionare all’Agenzia provinciale per l’ambiente una nuova campagna informativa e di sensibilizzazione rivolta alle produttrici e ai produttori;
  3. di introdurre un contributo speciale a sostegno degli imballaggi riutilizzabili prodotti in loco e così creare un incentivo affinché produttrici e produttori locali introducano gli imballaggi riutilizzabili nel loro assortimento;
  4. di verificare, assieme ai produttori più importanti di vino e bevande nonché assieme alle rappresentanze commerciali, l’opportunità di introdurre un sistema unificato di imballaggi riutilizzabili con bottiglie a rendere;
  5. di promuovere l’Alto Adige come “terra del riuso e riciclo”, introducendo il concetto nella strategia di marketing e così attrarre turisti ecoresponsabili;
  6. di avviare una campagna nell’ambito della quale in determinate occasioni vengano
    distribuite, a turisti e residenti, bottiglie riutilizzabili.

Bolzano, 30.12.2019

f.to consiglieri provinciali

Brigitte Foppa

Riccardo dello Sbarba

Hanspeter Staffler

DISEGNO DI LEGGE N. 44/19-XVI.

Fin dall’inizio la Libera Università di Bolzano ha avuto come propria missione quella di essere un ateneo internazionale, in grado di attrarre persone di qualità da tutto il mondo e qui formarle nella speranza che una volta laureate scelgano di restare a lavorare in provincia. La società e l’economia provinciale infatti hanno un forte bisogno di personale altamente qualificato e il solo sviluppo demografico interno non è sufficiente a coprirlo.
La richiesta di un anno di residenza per studenti provenienti da paesi extraeuropei per accedere ai benefici previsti per il diritto allo studio rischia di ostacolare l’internazionalizzazione della Libera Università di Bolzano. Il primo anno è infatti quello dell’inserimento ed essere esclusi dai diritti che hanno gli atri studenti e studentesse non è certo un fattore che può motivare l’iscrizione alla nostra università, soprattutto per persone che provengono da paesi lontani del mondo.
In nessun altro ateneo in Italia è previsto questo tipo di vincolo.
Ciò non può essere nell’interesse dell’Alto Adige: non dimentichiamo infatti che qui si tratta di persone dotate di alta formazione, che per iscriversi alla unibz prima devono superare la selezione richiesta dal numero programmato vigente per tutti i corsi e mostrare di possedere le conoscenze linguistiche richieste in un ateneo plurilingue.
Chi studia alla unibz deve inoltre affrontare un costo della vita superiore a molte altre sedi universitarie. Per questo chi supera l’iter di ammissione deve poter accedere fin da subito alle misure di diritto allo studio, anche se proviene da paesi extra europei.

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba

Qui potete vedere il disegno di legge.

MOZIONE.

Come ogni inverno, anche nel 2019/2020 si è riproposto il dramma delle persone senza dimora che vivono per strada. Il problema è particolarmente acuto nei centri maggiori e soprattutto nel capoluogo Bolzano, dove si riversa la maggior parte dei senza fissa dimora. Il fenomeno ha assunto anno dopo anno dimensioni crescenti.
A fine novembre, come indicato nella Relazione al Consiglio comunale di Bolzano, dalla Referente per i richiedenti asilo, circa 450 persone erano accolte nelle strutture per senza fissa dimora esistenti sul territorio del comune capoluogo. Nonostante questo, erano in lista d’attesa per un ricovero notturno o sul territorio, circa altre 120 persone senza fissa dimora.

Il profilo di queste persone è variegato: senza tetto, anche autoctoni, richiedenti asilo “fuori quota”, ex richiedenti asilo che hanno ricevuto diniego di protezione e sono in fase di ricorso, ma anche persone che hanno ricevuto una protezione umanitaria o l’asilo, ma hanno dovuto lasciare i centri di prima accoglienza senza trovare altra soluzione abitativa, fino a persone che lavorano regolarmente, oppure frequentano corsi di formazione, ma non riescono a trovare (o pagare) un alloggio, o persone con permesso di soggiorno scaduto che non possono rinnovarlo perché non possono indicare un domicilio.

Tra le persone senza dimora sono comparse a più riprese numerose famiglie con bambini.
La situazione ha portato il Comune di Bolzano a incrementare a dicembre 2019 di ulteriori 54 posti l’offerta per senzatetto in particolare per migranti lavoratori e per donne e bambini.

Nonostante ormai il fenomeno sia ampiamente prevedibile, con la sua acutizzazione nei periodi freddi, esiste ancora una gestione emergenziale con una situazione non completamente coperta dalle istituzioni e a cui il volontariato e il settore privato si è sentito in dovere di far fronte.

In questo autunno, ad esempio, per accogliere le persone che non trovavano altrimenti posto, nella città di Bolzano l’imprenditore Heiner Oberrauch ha messo di nuovo a disposizione un palazzo di sua proprietà in via Carducci che ospita fino a marzo 45 persone.

Con gli ultimi interventi del Comune di Bolzano e del settore privato e del volontariato la lista di attesa si è un po’ ridotta, ma rimangono persone in strada e servono misure definitive per un passaggio da una gestione emergenziale ad una gestione ordinaria.

Per quanto riguarda l’impegno della società civile, la Casa di via Carducci funziona grazie al lavoro di numerose persone volontarie, che svolgono il loro compito senza copertura assicurativa, assumendosi per intero la responsabilità di quanto eventualmente possa accadere e operando senza sostegno pubblico. Queste persone vanno ringraziate e meritano di più da una provincia che ha un forte sistema sociale.

Trovare soluzioni abitative e impedire che la gente resti per strada e sotto i ponti è d’altra parte un interesse pubblico di tutta la società.
Lo stato di senza dimora è infatti particolarmente drammatico, non solo perché espone le persone a gravi rischi per la loro salute e la loro sicurezza, ma anche perché – come ci insegnano i tanti progetti “housing first” attuati in diversi paesi del nord Europa – l’alloggio è la premessa indispensabile per aver un primo domicilio, per cercare un lavoro, per presentare domanda di protezione, per richiedere in prospettiva la residenza, per rinnovare i permessi di soggiorno, per ricevere regolari documenti di identità, per essere intercettati dai servizi pubblici, per essere inseriti nelle reti di integrazione.

Sappiamo che la competenza sui senzatetto spetta ai comuni, ma – per le dimensioni assunte dal fenomeno – i comuni non possono essere lasciati soli. Anche perché il crescente numero delle persone senza dimora è alimentato anche dall’uscita di tante persone dai centri di accoglienza provinciali (per scadenza del periodo o a causa delle recenti restrizioni nella politica di accoglienza), che finiscono per strada.
Occorre quindi una maggiore cooperazione Stato-Provincia-Comuni, un sostegno, un coordinamento delle azioni. Occorre un vero e proprio piano sostenibile per uscire dalla logica emergenziale.

Per questo motivo, Il consiglio della Provincia autonoma di Bolzano incarica la Giunta provinciale provvedere a quanto segue:

  1. A definire insieme ai Comuni interessati, in collaborazione con le organizzazioni di volontariato e con il Commissariato del Governo, un piano provinciale sostenibile per affrontare la situazione dei senza dimora presenti sul territorio dell’Alto Adige.
  2. A mettere a disposizione le risorse finanziarie e amministrative per attuare il piano concordato, offrendo ai comuni il sostegno di cui hanno bisogno, individuando anche gli opportuni canali di finanziamento.
  3. A sostenere le persone che operano nel volontariato per il soccorso delle persone senza dimora, come nel caso dell’edificio di Via Carducci a Bolzano. A queste persone volontarie va garantita una protezione, una copertura assicurativa e, se da loro richiesto, una formazione adeguata. Per i volontari va individuato per il futuro un luogo adatto dove potersi riunire e offrire i sevizi a chi vive in strada (coperte, altro materiale, sostegno per la ricerca casa lavoro…).
  4. Ad attuare programmi in collaborazione con i Comuni per la ricerca di soluzioni abitative rivolte alle persone che stanno per uscire dai centri di accoglienza con titolo di protezione, o comunque che abbiano una attività lavorativa, ma non un alloggio.
  5. A richiedere allo Stato e al Commissariato del Governo l’immissione in quota dei richiedenti asilo e famiglie attualmente “fuori quota”, al fine di liberare posti nei centri di bassa soglia per senzatetto ed “emergenza freddo” allestiti dai Comuni.
  6. Per le persone che devono lasciare i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), ad attivare meccanismi di passaggio ai centri per senzatetto in accordo con i Comuni.

Bolzano, 19/12/2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

COMUNICATO STAMPA

Non è vero che a Natale diventano tutti più buoni. Questa mattina la maggioranza Svp della 1° Commissione legislativa ha bocciato il Disegno di legge del Gruppo Verde volto ad aumentare i fondi della Cooperazione internazionale.
Il paradosso: questo voto smentisce platealmente l’impegno preso dal Presidente Kompatscher a inizio legislatura e scritto nero su bianco nel programma di Giunta SVP-Lega per il periodo 2018-2023. “La Giunta provinciale – si legge nell’accordo SVP-Lega – punta a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dalle Nazioni Unite (UN sustainable development goals). Per il perseguimento di tali obiettivi l’Alto Adige si assume responsabilità a livello sovraregionale ed internazionale, mediante la partecipazione attiva a progetti di cooperazione e collaborazione allo sviluppo”.
Evidentemente la Svp non sa che cosa prevede l’Onu nei suoi “Sustainable Development Goals”: l’ultimo obbiettivo (il 17°) chiede infatti ai paesi avanzati come il nostro di “destinare lo 0,7% del PIL all’aiuto pubblico allo sviluppo ai paesi in via di sviluppo e comunque fornire almeno lo 0.20 % di PIL per i paesi meno sviluppati ”. Prendendo come riferimento il PIL dell’Alto Adige (circa 23 miliardi) l’impegno chiesto dall’ONU (e fatto proprio a parole da Kompatscher!) oscillerebbe tra i 161 milioni (lo 0,7%) e i 46 milioni (lo 0,2%). Ma la nostra Provincia investe ogni anno solo 3,5 milioni (dato 2018, e così per il resto della legislatura, mentre erano stati investiti 4 milioni nel 2016 e 2017), che equivalgono a un misero 0,015% del PIL. Il nostro disegno di legge prevedeva un investimento annuale di almeno lo 0,25% del bilancio, cioè circa 12 milioni, equivalenti allo 0,05% del PIL: non certo gli ambiziosi obbiettivi dell’Onu, ma almeno un passo avanti.

La Svp ha votato contro questa nostra proposta, dimostrando dunque che quel che c’è scritto nel programma di Giunta sono parole al vento. Per la presidente di Commissione Magdalena Amhof un brutto inizio del suo mandato di presidente della corrente sociale della Svp.

BZ, 18.12.2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Con i suoi oltre 13.000 alloggi l’Ipes è il più grande padrone di casa dell’Alto Adige e così le sue scelte costruttive devono fare i conti col mutamento dei modelli di famiglia e di convivenza.

Si chiede pertanto:

  1. Con quali criteri (tipologia, dimensione, m2/persona…) l’Ipes costruisce i propri alloggi?
  2. Considerando il suo intero patrimonio edilizio, quali dimensioni hanno gli alloggi Ipes? (si chiede una statistica distinta tra le varie classi di dimensione degli alloggi stessi).
  3. Di quali dimensioni sono stati costruiti i nuovi alloggi realizzati dall’Ipes negli ultimi 10 anni?
  4. Esistono tuttora appartamenti Ipes troppo grandi per il numero di persone che li abitano, cioè sottoutilizzati? Se sì, quanti sono e perché si crea una situazione di sotto-utilizzazione?
  5. Come affronta l’Ipes i casi d’alloggi che, per diversi motivi, diventano troppo grandi per chi li abita?
  6. Ha costruito, o intende costruire l’Ipes alloggi secondo tipologie innovative che corrispondano meglio alle nuove forme dell’abitare, ad esempio: alloggi modulabili nel tempo col mutare del fabbisogno e del numero di persone che li abitano, appartamenti multigenerazionali, micro-appartamenti per persone giovani ecc…?

Bolzano, 11.12.2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa
Hanspeter Staffler

Qui potete scaricare la risposta della giunta e la nostra replica.

INTERROGAZIONE SU TEMI DI ATTUALITÀ.

Sempre più spesso i comuni deliberano la trasformazione di aree boschive in altre destinazioni. Tali varianti vanno monitorate poiché comportano impatti sugli equilibri ecologici e sullo sviluppo del territorio e del paesaggio. Sappiamo che gli alberi danno un contributo notevole alla riduzione delle emissioni di CO2 e dunque alla tutela del clima.

Si chiede pertanto:

  1. A quanto ammonta la superficie boschiva trasformata, negli ultimi 5 anni in Alto Adige, in un’altra destinazione d’uso, con la conseguente perdita del bosco?
  2. Com’è variata, sia nella quantità che nella qualità, negli ultimi 20 anni la copertura boschiva del territorio della provincia di Bolzano?
  3. Ha fatto la Provincia una valutazione sugli effetti che le variazioni della superficie boschiva in Alto Adige hanno avuto negli ultimi anni e potrà avere nei prossimi sull’ambiente e sugli obbiettivi di politica climatica che la Provincia stessa si è data?
  4. Di quale tutela godono in provincia di Bolzano i boschi cedui o boschi misti che non siano vere e proprie foreste di conifere?

Bolzano, 13.12.2019

Cons. prov.
Riccardo Dello Sbarba
Brigitte Foppa

Qui potete scaricare la risposta della giunta.

COMUNICATO STAMPA.

Mercoledì 18 la prima commissione legislativa tratterà i due disegni di legge presentati dal Gruppo Verde per un ampliamento delle competenze della difesa civica: da una parte il controllo preventivo dei diritti umani, dall’altro la difesa delle istanze della natura e dell’ambiente.

Disegno di legge “Controllo preventivo del rispetto dei diritti fondamentali”.

In teoria tutte le persone hanno diritto alla libertà e a una vita autodeterminata. Ma in alcune situazioni, questo diritto è limitato. La forma più grave è quella della pena carceraria. Ci sono però anche alcuni momenti o situazioni nella vita in cui di fatto avviene o può avvenire una limitazione della nostra autodeterminazione: quando ad esempio siamo ricoverati in ospedale, o non siamo più autosufficienti, quando invecchiamo e siamo ospiti di una casa di riposo, quando non siamo (più) coscienti, quando abbiamo un disagio psichico o sociale e viviamo in un alloggio protetto o in una struttura di accoglienza.

Anche in condizioni di libertà limitata i diritti fondamentali devono essere garantiti.

In Austria la difesa civica è responsabile del controllo del rispetto dei diritti umani nelle strutture in cui le persone vivono in una condizione di limitazione delle proprie libertà personali. Funziona così: la difesa civica nomina una commissione che effettua regolarmente delle visite a carceri, caserme, strutture psichiatriche, case di riposo, alloggi protetti, così come strutture in cui vivono persone con disabilità. Carenza di personale, turni, sovraccarico lavorativo, carenze organizzative, strutture antiquate sono solo alcuni dei motivi alla base del problema.  Il fatto stesso però che tali visite vengano effettuate comporta una maggiore presa di coscienza rispetto alla problematica e un miglioramento generale della situazione.

In Italia e in Alto Adige la questione è regolata solo in parte dal punto di vista giuridico. Per quanto riguarda i diritti dell’infanzia esiste la garante per l’infanzia e l’adolescenza, la quale ha incarico per legge di controllare che vengano rispettati i diritti umani nei confronti dei minori.

Per i diritti fondamentali delle persone adulte che vivono in situazioni di libertà limitata invece non esiste alcuna prassi preventiva. La difensora civica sarebbe la figura predestinata al compito di controllare preventivamente il rispetto dei diritti umani, ma non ha ancora un mandato ufficiale. Questo disegno di legge vuole coprire il vuoto legislativo in materia.

Qui  il disegno di legge completo, la relazione e il parere del Consiglio dei Comuni.

 

Disegno di legge “Ampliamento dei compiti della Difesa civica alla materia ambientale”.

Vivere in un ambiente sano e pulito, per noi e per le generazioni future, è un diritto civico. L’ambiente però troppo spesso non ha voce e in Italia ancora non esiste un quadro legislativo come quello austriaco, il quale prevede invece da anni tra le diverse “difese” civiche anche la cosiddetta Umweltanwaltschaft.

Difendere l’ambiente e i suoi diritti vuol dire difendere gli esseri umani e i loro diritti.

Il Land Tirol ci mostra come una Umweltanwaltschaft possa ben funzionare, mentre il Trentino, per ovviare alle carenze legislative statali, ha trovato una soluzione attribuendo alla difesa civica anche la competenza ambientale. Chi si occupa della difesa dei diritti della natura diventa così punto di riferimento di persone e associazioni che temono o assistono a interventi o progetti che mettono a rischio l’integrità della natura. Per fare un esempio: in un caso di intervento “bagatella”, come quello che abbiamo denunciato a Olang, con la difesa civica investita della competenza ambientale ci sarebbe un’istituzione a cui affidare la difesa dei diritti di un habitat naturale prezioso come quello di una torbiera e che potrebbe fare pressione su chi approva certi progetti e su chi deve fare i giusti controlli.

Dislocare la difesa dell’ambiente in un’istituzione, in cui al centro sono per definizione le ansie e le preoccupazioni di coloro che altrimenti avrebbero scarsa possibilità di essere ascoltati è coerente, un passo indispensabile e che si doveva fare già da tempo. Con questo disegno di legge intendiamo riempire questa lacuna.

Qui  il disegno di legge completo, la relazione e il parere del Consiglio dei Comuni.

 

Centro antidiscriminazioni: l’Ufficio di presidenza ignora le associazioni e lo riduce a un semplice ufficio.

Nel quadro delle “Difese” provinciali registriamo anche una brutta notizia sul “Centro di tutela contro le discriminazioni”, previsto per legge provinciale fin dal 2014 ma finora mai istituito. Il “Centro” altoatesino costituiva l’attuazione in Alto Adige della direttiva europea n. 2000/43/CE, che impone a ciascun Stato di creare un organismo per combattere ogni forma di discriminazione. In Italia l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni esiste dal 2003 e centri regionali sono stati creati già in Veneto, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Calabria, Marche, Puglia, Sicilia.

Dopo 5 anni di inerzia, la scorsa settimana l’Ufficio di presidenza del Consiglio ha approvato una delibera che riduce il “Centro” a un ufficio della Difesa civica. Oltre 30 associazioni che lavorano sul campo sono state informate a cose fatte e solo all’ultimo momento hanno potuto presentare una loro proposta, ma è stato loro risposto che ormai la decisione era presa.

Non solo: il Presidente Noggler ha comunicato che la delibera non dovrà neppure essere approvata dal Consiglio provinciale, nonostante che la legge preveda una procedura in cui “l’Ufficio di presidenza formula proposte, sottoponendole all’approvazione del Consiglio…”.  Ricordiamo che l’Ufficio di Presidenza non rispecchia la composizione politica del Consiglio, poiché è composto da 6 persone di cui 5 della maggioranza e una sola dell’opposizione, che ha votato contro la delibera (Maria Rieder), mentre tra la maggioranza Helmuth Renzler si è astenuto. Non è a colpi di maggioranza (e neppure tutta) che si decide su un organo così importante!

Il Gruppo Verde chiede che la delibera dell’Ufficio di presidenza sia ritirata e sia aperto un tavolo di dialogo con le associazioni, le cui proposte vanno prese in seria considerazione. Chiediamo inoltre che la decisione finale sia sottoposta al voto del Consiglio provinciale.

Bolzano, 17/12/2019

Cons. prov.
Brigitte Foppa
Riccardo Dello Sbarba
Hanspeter Staffler