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Bronzolo: centrale a pompaggio ad alto rischio idrogeologico

bronzolo2Già bocciato prima sul Renon e poi a Laives, il progetto di una centrale elettrica a pompaggio privata rispunta ora a Bronzolo ed Aldino.

Con una novità: l’acqua per alimentarla verrrà prelevata non dal fiume, ma dalla falda sotterranea che serve anche acquedotti e pozzi. Si tratta di un gigantesco prelievo di 830.000 metri cubi d’acqua, che metterà a forte rischio l’equilibrio idrogeologico di un’area che ha già problemi di approvvigionamento.

Sia a Bronzolo che ad Aldino stanno nascendo iniziative civiche sul tema.

In questa interrogazione-dossier, i Verdi analizzano alcuni aspetti dell’opera e chiedono trasparenza e chiarezza sul progetto, sul suo finanziamednto e sulle procedure di valutazione.

INTERROGAZIONE

Bronzolo-Aldino: Centrale a pompaggio ad alto rischio idrogeologico. Il progetto è arrivato in Provincia?

Nelle scorse settimane si sono svolte nei comuni di Bronzolo e di Aldino assemblee pubbliche in cui i promotori (riuniti nella la società Iters Srl) hanno presentato il loro progetto di centrale a pompaggio da realizzare nel territorio dei due comuni. Da quel che è uscito sulla stampa, la centrale dovrebbe essere totalmente in caverna, con diversi chilometri di tunnel scavati nella montagna sia a monte che a valle, e dovrebbe utilizzare 830.000 m3 di acqua (equivalenti a 830 milioni di litri) che verrebbe prelevata dalla falda.

I dati principali dell’impianto, almeno come sono stati presentati alla riunione di Bronzolo, sarebbero i seguenti:

  • Capacità: 850 000 m3 di acqua
  • 2 tunnel di 7,5 km e di 113 m2 di sezione. Se il profilo è circolare, il diametro è di 12 m. In confronto, una canna BBT ha diametro 8,1 m, Gottardo 7,7 m.
  • 450 MW di potenza installata
  • 5 ore funzionamento continuo alla massima potenza
  • 2250 MWh di energia equivalente accumulata
  • 80% di efficienza stimata (tipica per impianti di questo tipo)
  • investimento dichiarato: 500 milioni di €
  • periodo di ammortamento: 25 anni

Noi non scartiamo a priori la soluzione delle centrali a pompaggio, come un mezzo per lo stoccaggio e poi il successivo utilizzo di energia in sovrappiù (in un circuito che comunque produce tra il 20% e il 30% di energia in meno di quanta ne consuma per pompare l’acqua in alto), ma riteniamo che tali impianti abbiano senso solo se viene garantito che l’energia utilizzata per il pompaggio è energia da fonti rinnovabili: altrimenti si tratterebbe semplicemente di “riciclaggio di energia sporca” che, se è in sovrappiù, deve semplicemente smettere di essere prodotta.

Riteniamo dunque che l’effettiva realizzazione di questo tipo di centrale sia da giudicare caso per caso, valutando attentamente l’impatto ambientale e la reale economicità dell’opera, nonché i vantaggi che possano o meno venire per la collettività, sia in termini di compensazioni ambientali che di pagamento di diritti.

Soprattutto, nella decisione se realizzare o no l’opera va garantito il massimo della trasparenza e il coinvolgimento della popolazione, che deve essere messa non solo davanti a affermazioni verbali e promesse di ogni tipo, ma deve anche poter disporre di tutta la documentazione necessaria: progetto, piano finanziario, eventuali convenzioni con soggetti terzi (i promotori hanno parlato di contatti coi sindacati e con la Procura della Repubblica per quanto riguarda le norme di sicurezza e quelle sulla legalità dei cantieri), eventuali certificazioni (la stampa ha riferito di verifiche sul piano finanziario e di ricerca dei finanziatori affidate alla KPMG Spa di Roma, società nota in provincia di Bolzano per aver accompagnato diversi momenti della storia di SEL, nonché società di consulenza di Enel).

I valori che sono in gioco sono innanzitutto quelli ambientali. Risulta infatti che l’enorme massa degli 830.000 m3 di acqua, pari a 830 milioni di litri, utilizzati dall’impianto sarebbero prelevati dalla falda sotterranea.

Questo pare il punto più critico: solitamente infatti l’acqua necessaria per questi impianti viene prelevata da laghi o fiumi (in passato sono state proposte centrali a pompaggio che pescavano nell’Isarco e nel lago di Garda), ma è alquanto insolito il caso di centrali che peschino nella falda che alimenta anche tutti gli altri usi idrici, da quello potabile a quello agricolo.

A questo vanno aggiunti i 14 km di enormi tunnel nella montagna, dove sarebbero realizzati sia i serbatoi sia le sale per le turbine, e che potrebbero interferire sulle falde e le sorgenti.

Il rischio dunque per l’equilibrio idrogeologico dell’area interessata è enorme e va valutato attentamente.

Infine ci sono gli aspetti finanziari. La motivazione dei promotori del progetto è evidentemente commerciale e consiste nel ricavare profitto dal differenziale dei prezzi tra l’energia di sfondo meno cara acquistata per pompare l’acqua e l’energia di picco prodotta rilasciando l’acqua.

Occorre considerare innanzitutto che gli impianti di pompaggio e accumulo non sono assimilabili a impianti a energia rinnovabile, ma, al contrario, sono impianti che servono principalmente a mantenere la stabilita della rete e sono pertanto sotto il controllo diretto del gestore di rete. Nella maggior parte dei casi non è il proprietario dell’impianto a decidere autonomamente quando scaricare acqua e produrre e vendere elettricità, in momenti di convenienza economica, ma piuttosto il gestore di rete a scegliere quando ricorrere all’energia accumulata per coprire improvvisi picchi di carico.

Similmente, gli impianti di accumulo sono messi in funzione quando occorre collegare rapidamente dei carichi, anche qui per compensare fluttuazioni di rete. Gli impianti di accumulo sono pertanto strumenti “di sistema”. Proprio per questo motivo l’esercizio commerciale di impianti di pompaggio è molto critico e non è garantito il loro rientro economico se non in termini di sicurezza della rete.

Secondo informazioni statistiche di Terna sugli impianti di generazione per il 2011 [sito www.terna.it, doc. 2011_It_3-IMPIANTI_GEN.pdf] in Italia la potenza installata di impianti di pompaggio “puri” (simili a quello proposto per Bronzolo) è 4 017 MW. La loro producibilità media annua, cioè la quantità massima di energia elettrica che sarebbe possibile produrre o invasare supponendo un’utilizzazione completa degli impianti alla massima efficienza, è 6 651,0 GWh.

Nel 2010 e 2011, sempre secondo le statistiche di Terna [sito www.terna.it, doc. 2011_It_5- PRODUZIONE.pdf] la produzione di energia elettrica da apporti di pompaggio è stata invece solo di 3 249,2 GWh e 1 903,2 GWh. Gli impianti sono stati cioè utilizzati al 48,8% e al 28,6% rispetto al loro potenziale massimo.

Oltre a ciò va considerato il fatto che il differenziale tra i prezzi di picco e di sfondo va costantemente diminuendo, fatto che rende sempre più critico il conto economico di queste centrali.

Ci limitiamo a riportare l’andamento dei prezzi negli ultimi 7 anni, espressi in € per Mwh:

 

  2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005
Baseload € 72,23 € 64,12 € 63,72 € 86,99 € 70,99 € 74,75 € 58,59
Picco € 82,71 € 76,77 € 83,05 € 114,38 € 104,90  € 108,73 € 87,80
Fuori picco € 66,71 € 57,34 € 53,41 € 72,53 € 52,95 € 57,06 € 43,17
Differenza € 16,00 € 19,43 € 29,64 € 41,85 € 51,95 € 51,67 € 44,63

Come si vede, il differenziale tra energia di picco ed energia di sfondo è tendenzialmente diminuito negli ultimi anni, riducendosi di due terzi rispetto al 2005. Si riducono così i margini di profitto di questo tipo di centrali, che infatti in questo momento in Europa praticamente nessuno più propone come impianti a se stanti.

Normalmente infatti tali centrali a pompaggio sono realizzate su impianti già esistenti di generazione idroelettrica con l’aggiunta di pompe per fare risalire l’acqua in periodi di basso costo dell’elettricità e sfruttarla in caduta quando c’è domanda di picco. L’investimento “tipico” in un impianto di pompaggio è quindi solo un investimento aggiuntivo per modificare un impianto idroelettrico già esistente, ed è quindi piuttosto contenuto. Al contrario, sono rari gli impianti costruiti esclusivamente per l’accumulo e che richiedono bacini, invasi, tubature ecc.

Occorre dunque, per giudicare il progetto, conoscere il piano finanziario nei dettagli, cioè capire su quali parametri sono stati quantificati gli investimenti necessari e le spese di gestione, le previsioni di esercizio sull’energia prodotta e sulle previsioni di prezzo, le modalità di finanziamento ecc…

Infine, occorre avere chiarezza su chi siano i finanziatori del progetto.

Sono conoscendo con esattezza questi dati, gli enti pubblici possono valutare la reale economicità del progetto e dunque:

  1. se esso potrà venire portato a termine e poi gestito senza rischi di un fallimento che lascerebbe dietro di sé un’opera di notevole impatto ambientale ma priva di margini economici sufficienti per andare avanti;
  2. se le promesse di compensazioni finanziarie a favore dei comuni potranno essere mantenute oppure no, e di quale entità saranno (soprattutto se fossero stabilite come una percentuale sugli utili).

Per tutti questi motivi

si chiede:

  1. Il progetto di centrale elettrica a pompaggio nei comuni di Bronzolo e Aldino è stato già presentato ai competenti uffici provinciali?
  2. Se sì, quali sono le caratteristiche principali del progetto?
  3. Com’è risolto il problema dell’approvvigionamento idrico dell’impianto?
  4. E’ allegata un’analisi idrogeologica e se sì, chi l’ha fatta e con quali risultati?
  5. E’ allegato al progetto un piano finanziario e, se sì, quali caratteristiche ha?
  6. E’ dichiarato quali saranno i finanziatori e, se sì, chi saranno?
  7. Se non è stato presentato alcun progetto agli uffici competenti, è stato almeno comunicato entro quando ciò verrà fatto, visto che il progetto è stato già illustrato ai comuni?
  8. Il progetto è stato illustrato alla Giunta provinciale? Se sì, la Giunta ha potuto ricevere informazioni di cui alle domande nr. 2, 3, 4, 5 e 6 e se sì, quali?
  9. La società elettrica provinciale SEL ha mai avuto intenzione o progettato un simile impianto, cioè una centrale a pompaggio a se stante non collegata a un impianto idroelettrico già esistente? Se non l’ha fatto, per quali motivi? Ha forse valutato che tali impianti non danno certezze in termini di utili e di conto economico?
  10. Se è già stato – o se venisse in futuro – presentato ufficialmente agli uffici, quale iter attraversa un progetto di questo tipo e da quale norma di legge è regolato? (si prega di illustrare brevemente le diverse tappe e i soggetti competenti per ogni tappa, fino alla realizzazione).

Consiglieri provinciali

Riccardo Dello Sbarba
Hans Heiss

 

 

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